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“INTEGRAZIONE DEL PROTOCOLLO EMDR NELLA TERAPIA ...

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altri.<br />

c- tecniche per l'integrazione delle EP dissociate e degli evitamenti:<br />

- in presenza di “uno stato di compartimentazione strutturale della personalità in cui è<br />

ostacolata l'integrazione delle informazioni sulle variazioni dello stato corporeo generate<br />

dalle emozioni e le capacità rappresentazionali ed esecutive delle funzioni mentali<br />

superiori (Clayton, 2004;Decety, Moriguchi, 2007; van der Hart et al., 2006 cit.in Liotti), il<br />

riorientamento temporale può essere utile per stimolare la prospettiva dell'adulto<br />

collegando le reti neurali bloccate all'età del trauma con le reti neurali più adattive e più<br />

adulte. Questo viene fatto con interventi quali: “quanti anni ha questa parte, è giovane o<br />

vecchia? Vorrei chiedere a questa parte se sa che oggi ha tot anni? Etc.<br />

- Interventi cognitivi integrativi che intrecciano “deliberatamente affermazioni derivate o<br />

sollecitate dal terapeuta con il materiale generato dal paziente […] e che affrontano<br />

generalmente tre aspetti principali: responsabilità, sicurezza e scelta. (Shapiro, p.252-<br />

253).<br />

Con Elisabetta, una donna di 55 anni, ossessionata dall'immagine della sorella cianotica<br />

sul divano e dal senso di colpa per non essere accorsa con sufficiente solerzia alla sua<br />

richiesta d'aiuto (la sorella, allora trentenne, è morta dopo 20 giorni di coma) l'intervento<br />

cognitivo integrativo “come poteva sapere? Se avesse saputo cosa avrebbe fatto?” è stato<br />

necessario per permetterle di procedere con le associazioni e per elaborare il senso di<br />

colpa che la teneva incatenata a scelte di vita al limite del masochismo.<br />

LA <strong>TERAPIA</strong> DI ALESSIA<br />

Ho scelto di presentarvi il lavoro fatto fino a questo momento con Alessia perché a mio<br />

avviso illustra efficacemente come gli interventi sitemico-relazionali si possano integrare<br />

con il trattamento <strong>EMDR</strong> per stimolare fattori di cambiamento nei pazienti affetti da DCA.<br />

Alessia, oggi ventiduenne (1989), è arrivata al nostro centro a fine settembre del 2007,<br />

dopo avere interrotto una terapia individuale ad orientamento psicodinamico durata circa<br />

un anno.<br />

Alessia al momento della consultazione riferiva di abbuffarsi due-tre volte al giorno, con<br />

successivo vomito autoindotto, dopo un periodo di progressiva restrittività dall'inizio del<br />

2006 a giugno del 2007. Alessia era angosciatissima per questa perdita di controllo e<br />

diceva di sentirsi molto in colpa con i genitori, sia per il dispiacere che dava loro sia per la<br />

spesa economica.<br />

Pur non raggiungendo mai un sottopeso importante (prima dell'esordio sintomatico era<br />

63Kg x 1,65 BMI 23,15 mentre alla prima visita dal medico dietologo a febbraio del 2008<br />

aveva un BMI di 17) praticava attività sportiva tanto intensamente da avere un rapporto tra<br />

massa grassa e massa muscolare (15%) tale da rimanere amenorroica anche dopo avere<br />

recuperato stabilmente un BMI di 19,5.<br />

Abbiamo proposto una consultazione parallela familiare/individuale fino a luglio del 2008.<br />

Alla fine della consultazione abbiamo scelto di procedere con una terapia individuale molto<br />

dilazionata nel tempo (per lunghi periodi l'ho vista una volta al mese) a causa degli<br />

impegni universitari di Alessia che nel frattempo aveva brillantemente concluso la scuola<br />

superiore e si era trasferita all'università. Ogni 6-8 mesi vedevo i genitori per un<br />

aggiornamento. Alla fine del 2010 ho proposto l'utilizzo dell' <strong>EMDR</strong>, con l'accordo dei<br />

genitori.<br />

Alessia è sempre stata molto brava a scuola, si è diplomata con 100/100 e ora sta<br />

concludendo in corso la laurea triennale in ambito sanitario (media del 30). Fin dai 16 anni<br />

ha svolto con regolarità diversi lavori per contribuire alle sue spese. Al momento della

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