“INTEGRAZIONE DEL PROTOCOLLO EMDR NELLA TERAPIA ...
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loro sono state bambine che si sono caricate o sono state sovraccaricate da un eccesso di<br />
regole e una disciplina severa. Come sottolinea M. Selvini nell'articolo:" Undici tipi di<br />
personalità" ciò che caratterizza tali pazienti sono il perfezionismo, la sacrificalità, il<br />
biasimo per gli altri, l'iper-responsabilizzazione nella gestione di se stesse. Per le pazienti<br />
con tratti evitanti ciò che le caratterizza sono la paura del giudizio, la predisposizione al<br />
vergognarsi di se stesse, la timidezza estrema.<br />
E' stato quindi molto importante individuare i tratti di personalità delle pazienti in quanto ci<br />
ha consentito di orientare la strategia terapeutica anche con l'<strong>EMDR</strong>. Le ossessive<br />
rischiavano di affrontare l'<strong>EMDR</strong> come "...l'ennesimo peso o dovere dove vivere nella<br />
paura di essere criticate"; mentre "...la scarsa capacità di riconoscere gli stati interni" delle<br />
evitanti tendeva a paralizzarle,mostrandosi compiacenti ai nostri occhi (Undici tipi di<br />
personalità, M.Selvini, 2007).<br />
In entrambe le tipologie di personalità delle pazienti, abbiamo osservato che l'applicazione<br />
dell'<strong>EMDR</strong> ha consentito loro di sperimentare un embrionale capacità di concedersi la<br />
possibilità di godere di uno spazio terapeutico leggero e piacevole.<br />
In particolare, durante la fase di elaborazione il ritagliarsi "...un'oasi emotiva..." è servita<br />
per un riposo temporaneo durante l'elaborazione, come aiuto per ridurre l'intensità del<br />
disturbo nel caso di una seduta incompleta e, come mezzo per gestire il materiale<br />
disturbante che poteva insorgere tra due sedute. (<strong>EMDR</strong>- Desensibilizzazione e<br />
rielaborazione attraverso movimenti oculari, 2000).<br />
Dalla nostra breve esperienza, l'<strong>EMDR</strong> con le pazienti anoressiche sembra agire una<br />
spinta e un rafforzamento già all'inizio del percorso terapeutico. Subito dopo la<br />
restituzione, come spiega Matteo Selvini "...focalizzata sulla sofferenza personale ed<br />
esistenziale della paziente che trova nei sintomi un faticoso tentativo di difesa e<br />
contenimento della sua sofferenza..."; nel percorso individuale con le pazienti, risultano<br />
fondamentali nell'applicazione dell'<strong>EMDR</strong> le fasi 2 ( preparazione-posto al sicuro) e la fase<br />
3 (assessment - identificazione della cognizione negativa) facilitano il processo di<br />
autoguarigione che ha consentito di installare l'esercizio di visualizzazione guidata del<br />
"Posto al sicuro" e "l'Installazione delle risorse".<br />
Le fasi 2 e 3 sono essenziali in quanto fissano "...le condizioni terapeutiche, mirate a dare<br />
una sensazione di sicurezza al paziente, che incoraggiano l'esposizione al ricordo anziché<br />
l'evitamento di esso..." (<strong>EMDR</strong> - F. Shapiro, 2000).<br />
In entrambe le situazioni, le pazienti trattate si sono sentite rassicurate dalla possibilità di<br />
recuperare rapidamente la propria stabilità emotiva e il loro livello di autostima è<br />
sensibilmente migliorato.<br />
Abbiamo dovuto comunque fare i conti con la fatica e la frustrazione che le pazienti<br />
anoressiche esprimono attraverso la distanza emotiva e la formalità del rapporto (almeno<br />
all'inizio). Per questo vale sempre la necessità di un solido ingaggio. E' fondamentale che<br />
le pazienti si sentano "...a proprio agio di fronte alla possibilità di sperimentare un elevato<br />
livello di vulnerabilità, mancanza di controllo e qualsiasi sensazione fisica legata all'evento,<br />
esperienze, queste, che possono essere associate al ricordo target" (<strong>EMDR</strong> - F. Shapiro,<br />
2000).<br />
Una delle difficoltà con le quali ci siamo subito imbattute, con questa tipologia di pazienti,<br />
sono state le "paure del cambiamento". Secondo F. Shapiro, "...la paura del cambiamento<br />
può essere quella più difficile da affrontare a livello clinico, perché bisognerà accertare e<br />
rielaborare gli aspetti relativi ai vantaggi secondari prima di ritornare ai target originari"<br />
(per esempio, la perdita di controllo, ignoto, fallimento, chi o che cosa bisognerà affrontare<br />
se la terapia ha successo, etc.). La difficoltà terapeutica principale posta da queste paure<br />
sta nel fatto che esse possono essere basate sull'antico materiale disfunzionale che dovrà<br />
essere affrontato con l'<strong>EMDR</strong>, ma anche che formano una rete insidiosa che rende il<br />
paziente riluttante a cooperare per il raggiungimento dell'obiettivo terapeutico". E' stato<br />
quindi fondamentale con alcune delle nostre pazienti, "...tentare di identificare le<br />
convinzioni disfunzionali che stavano dietro alla paura del cambiamento". Abbiamo<br />
ricercato le zone di resistenza, usando per esempio le metafore, o chiedendo alla