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Luglio 2018

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▲<br />

attualità<br />

3<br />

LIVORNOnonstop<br />

ceria e simili.<br />

In seguito, lo Chalet cambiò<br />

più volte proprietà, accusando<br />

però i primi sintomi di trascuratezza<br />

nel periodo della<br />

seconda guerra mondiale<br />

quando, ovviamente, c’era da<br />

pensare a cose più importanti<br />

e alla stessa sopravvivenza<br />

delle persone. Terminate le<br />

ostilità, fu determinante l’acquisto<br />

e il parziale restauro da<br />

parte del Cral Spica (il circolo<br />

ricreativo della nota fabbrica<br />

di componentistica auto di via<br />

San Martino che, negli anni<br />

d’oro - la massima espansione<br />

si ebbe nel 1982 -, dava<br />

lavoro a ben duemila dipendenti,<br />

con un’alta percentuale<br />

di tute rosa, poi, hainoi, tutti<br />

dispersi, nonostante il frazionamento<br />

dell’azienda in Deplhi<br />

e Trw) che riportò lo Chalet<br />

agli antichi splendori. La nuova<br />

direzione costruì una pista<br />

da ballo e volle dare al locale<br />

un’impronta di signorilità: era<br />

obbligatorio per gli uomini la<br />

giacca e la cravatta. A tal proposito<br />

racconto un aneddoto,<br />

capitato proprio al sottoscritto:<br />

negli anni ’55/’60 ero un<br />

acceso frequentatore, perché<br />

appassionato di ballo; una volta<br />

malgrado fossi elegantemente<br />

vestito con una costosa<br />

giacca di camoscio e un<br />

maglione girocollo, non fui fatto<br />

entrare perché “non vestito<br />

in maniera consona”.<br />

Dal 1953 l’area fu ancor più<br />

valorizzata dal Premio Rotonda,<br />

ideato da Mario Borgiotti,<br />

insieme agli amici Nedo Luschi<br />

e Renzo Casali, luogo tanto<br />

amato dai macchiaoli ma<br />

anche dai pittori delle nostre<br />

generazioni.<br />

Fino agli anni Novanta lo Chalet,<br />

sotto altre gestioni, ha continuato<br />

ad essere un elegante<br />

punto di ritrovo. Poi, pian piano,<br />

prese il sopravvento il degrado<br />

sempre più incombente<br />

tanto che nel 2003 il locale<br />

fu posto sotto sequestro per<br />

motivi igienici. Quel completo<br />

abbandono e quelle transenne<br />

che per lunghi anni ci<br />

▲<br />

Una storica foto di Giambruni degli anni Trenta dello Chalet, allora chiamato La Pineta, di proprietà di<br />

Francesco Ambrosini (nel riquadro).<br />

hanno accompagnato, rappresentavano<br />

un vero pugno allo<br />

stomaco per tutti i livornesi e<br />

per lo stesso decoro della città.<br />

Già nel 2005 si costituì un<br />

apposito Forum, a cui parteciparono<br />

ben 27 associazioni locali,<br />

auspicandone il recupero,<br />

ma i sempre più elevati costi<br />

dell’operazione e le lungaggini<br />

burocratiche hanno fatto ulteriormente<br />

allungare i tempi.<br />

C’è voluta allora la testardaggine<br />

e la spiccata voglia di fare<br />

impresa (anzi squadra) di alcuni<br />

imprenditori locali che<br />

hanno (finalmente) tolto il cosidetto<br />

“fuoco dalle castagne”.<br />

Il merito è del felice<br />

connubio (e imparentamento)<br />

di due eccellenti famiglie di<br />

pasticceri livornesi, la Labronica<br />

e Cristiani, ovvero Giorgio<br />

Arpesani e Sergio Cristiani<br />

con le rispettive consorti,<br />

le sorelle Francesca e Federica<br />

Garaffa, che hanno preso<br />

in gestione il rinnovato locale<br />

sotto le insegne della CDR srl<br />

(Chalet della Rotonda). Altrettanto<br />

merito va alla società<br />

vincitrice del bando di riqualificazione,<br />

la Chalet srl, amministrata<br />

dal dott. Alberto Ricci,<br />

e composta dalle società<br />

Programma costruzioni e Ginnastica<br />

livornese e dalle stesse<br />

Pasticceria Labronica e<br />

Sergio Cristiani.<br />

Cosa di non poco conto è anche<br />

il fatto che all’interno<br />

▲<br />

Foto di gruppo dei dirigenti del Cral Spica che nel dopoguerra presero in<br />

gestione lo Chalet, valorizzandolo con la costruzione di una sala da ballo.<br />

Il volto più brutto dello Chalet quando nel 2003 fu chiuso per motivi<br />

igienici e abbandonato al suo destino, fino a divenire quasi un rudere.<br />

I lavori di manutenzione, durati 18 mesi, per riportare a nuovo lo Chalet.

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