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Riflessi - FSNews

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74<br />

anniversari<br />

GiOVaNNi Maria flicK<br />

2 giugno, festa della Repubblica italiana. Dopo<br />

oltre sessant’anni di vita di una democrazia<br />

nata dalla Resistenza, da più parti ci si interroga<br />

per comprendere come sia cambiato il ruolo<br />

delle istituzioni repubblicane in un mondo<br />

messo a dura prova dalla globalizzazione e<br />

dalla crisi. E che cosa sia necessario per metterle<br />

al passo con i tempi. Un commento ci<br />

viene dato da Giovanni Maria Flick, ex presidente<br />

della Corte Costituzionale.<br />

F «Oggi la Repubblica deve misurarsi con una<br />

realtà storica, economica e sociale che neppure<br />

poteva essere pensata nel 1946. Globalizzazione<br />

dell’economia, federalismo, unità europea,<br />

istanze per l’affermazione di nuovi diritti<br />

sono solo alcuni degli elementi dello scenario<br />

con cui i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario<br />

devono confrontarsi. Uno degli insegnamenti<br />

che si ricavano dalla globalizzazione, ad<br />

esempio, è la perdita di potere dello Stato sia<br />

verso l’alto che verso il basso. È un tema molto<br />

importante, legato al principio di sussidiarietà,<br />

che impone la necessità di aprirsi verso<br />

l’ordinamento sopranazionale, e al tempo<br />

stesso deve dare attenzione alla dimensione<br />

locale, cioè la frontiera dove più si avverte il<br />

bisogno di tutela. È questo, a mio avviso,<br />

l’unico modo per guardare alla globalizzazione».<br />

R Valorizzazione dei ruoli delle Regioni o dei<br />

Comuni, quindi, come punto di forza imprescindibile<br />

per dare ai cambiamenti una concreta<br />

risposta istituzionale. Ma in che modo?<br />

F «Il riconoscimento delle autonomie locali è<br />

arrivato ad assumere una rilevanza tale da avviare<br />

il dibattito sulla riorganizzazione istituzionale.<br />

La seconda parte della Costituzione,<br />

quella dedicata all’ordinamento della Repubblica,<br />

risulta oggi molto influenzata dal momento<br />

storico in cui è stata emanata. Siamo in<br />

molti ormai a pensare che una revisione parziale<br />

sia necessaria per rimuovere gli inconvenienti<br />

di un bicameralismo perfetto, per garantire<br />

all’esecutivo stabilità, efficienza e capacità<br />

di decisione e per assicurare equilibrio<br />

fra centralismo e localismo. L’ipotesi, è noto,<br />

è quella di una Camera e di un Senato che<br />

svolgano compiti diversi e che una sia l’espressione<br />

proprio delle autonomie locali».<br />

R Riforma sì, dunque, e a gran voce, come<br />

adeguamento dell’organizzazione istituzionale<br />

alle condizioni della realtà nazionale. Ma non<br />

solo: alla Repubblica si pone il problema di<br />

individuare soluzioni anche sul fronte dell’aspirazione<br />

a vedere riconosciuti nuovi diritti.<br />

F «Quello dei diritti emergenti, veri o presunti,<br />

è un aspetto di grande rilievo. Parliamo, ad<br />

esempio, di questioni che attengono all’inizio<br />

e alla fine della vita, al testamento biologico,<br />

al trattamento terapeutico per malati terminali<br />

o incoscienti o all’unione tra persone dello<br />

stesso sesso. C’è una certa euforia nell’individuazione<br />

di nuovi diritti, che tendono a proliferare<br />

a causa soprattutto delle nuove possibilità<br />

poste a disposizione dalla tecnica. Penso<br />

alla procreazione assistita, o al cosiddetto diritto<br />

al “benessere” o “all’accesso all’acqua”.<br />

Sarebbero tutti impensabili senza lo sviluppo<br />

indefinito delle possibilità tecniche. Nell’affermazione<br />

dei nuovi diritti occorre quindi<br />

l’assunzione di responsabilità del legislatore;<br />

riflessi

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