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Riflessi - FSNews

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64<br />

incontro<br />

R Per me quella è la fonte della mia scrittura.<br />

Mi viene voglia di scrivere una storia quando<br />

me la ricordo. Non sono il proprietario della<br />

mia memoria, non posso consultarla come si<br />

fa con un archivio: quando questa mi rilascia<br />

qualche frammento, scrivo. E così la scrittura<br />

diventa una seconda volta della vita. Non può<br />

cambiare le carte in tavola, però può restituire<br />

gli scambi che si hanno, mettendo l’accento a<br />

volte su cose di cui nella vita spesso neanche<br />

ci si accorge. E tutto viene alla memoria più<br />

concentrato: i ricordi non perdono tempo.<br />

Vanno all’osso dello scambio.<br />

D Quanto hanno inciso su di lei gli anni della<br />

sua giovinezza?<br />

R Io appartengo al secolo scorso, quello delle<br />

rivoluzioni, il secolo che ha cambiato i rapporti<br />

di forza e la mia generazione è stata l’ultima<br />

iscritta a questa tempesta. Quindi, posso rispondere<br />

alla sua domanda dicendo che tutto<br />

quello che ho vissuto ha inciso molto sulla<br />

mia educazione sentimentale, sul mio modo<br />

di guardare le cose.<br />

D Napoli è una città di cui parlano tanto gli<br />

scrittori a cui questa ha dato i natali. L’ultimo<br />

è Saviano. Ma quella è una Napoli molto diversa<br />

dalla sua, no?<br />

R La camorra a Napoli è molto forte. Ma è parcellizzata,<br />

anarchica. È micidiale, intendiamoci,<br />

ma non ha quell’unità di comando, quella<br />

specie di consiglio di amministrazione, quella<br />

sorta di religione che hanno invece la mafia o<br />

la ‘ndrangheta. La mia Napoli, quella che io ho<br />

conosciuto, invece non c’è più. Quella era una<br />

città del Sud, e non solo d’Italia, ma del mondo.<br />

Si è trasformata in una delle tante città del<br />

Nord, è una sfumatura del Nord.<br />

D La sua Napoli è quella del suo ultimo libro,<br />

Il giorno prima della felicità. Che Napoli era?<br />

R È una Napoli che improvvisamente riesce a<br />

togliersi gli schiaffi dalla faccia. Dopo aver subito<br />

il maggior numero di bombardamenti della<br />

seconda guerra mondiale in Italia, per via<br />

del porto, nel settembre del ’43, con un’insurrezione<br />

riesce a sventare una catastrofe, cioè<br />

una battaglia aereo-navale in città. E pensi<br />

che nessun autore ha mai parlato di questo.<br />

R Lei poi ha vissuto in Africa. Là si è ammalato<br />

e ha visto «legare terra e cielo con uno spago»:<br />

che significa?<br />

«La mia Napoli, quella che io ho<br />

conosciuto, non c’è più. Quella era una<br />

città del Sud, e non solo d’Italia, ma del<br />

mondo. Si è trasformata in una delle tante<br />

città del Nord, è una sfumatura del Nord»<br />

R Oggi si ha la pretesa che la natura, il mondo,<br />

la terra, siano al nostro servizio, siano un nostro<br />

possesso. Poi capita un terremoto e ci accorgiamo<br />

che non è così, che la terra non è un<br />

giacimento da cui estrarre tutto quello che ci<br />

fa comodo ma un organismo vivente, che si<br />

muove, agisce e reagisce, e può fare a meno di<br />

noi in ogni momento. L’africano ha un rapporto<br />

con il proprio suolo più attento, sta più in<br />

ascolto del terreno che lo regge. Noi non siamo<br />

proprietari di questo luogo, siamo stranieri,<br />

inquilini di passaggio perché «mia è la terra»<br />

dice il titolare della scrittura sacra, la divinità.<br />

Questo sentimento di provvisorietà del<br />

genere umano e l’idea di doverne rendere conto<br />

ad un proprietario forse da noi si è estinto.<br />

D A proposito: è vero che lei si alza tutte le<br />

mattine alle 5 per tradurre la Bibbia dall’ebraico<br />

antico?<br />

R Mi alzo molto presto, anche prima delle 5.<br />

Quindi vuol dire che vado a letto prestissimo.<br />

La mattina mi piace tradurre, da anni lo faccio.<br />

Dall’ebraico antico, ma anche dall’yiddish e<br />

sporadicamente anche dal russo. Sono esercizi<br />

di ammirazione e in quanto tali voglio con-<br />

le opere<br />

Erri De Luca è nato il 20 maggio 1950<br />

a Napoli. Ha pubblicato il suo primo libro (Non<br />

ora, non qui, Feltrinelli, 1989) quando aveva<br />

quasi quarant’anni. In Francia ha vinto<br />

il premio France Culture con Aceto, arcobaleno<br />

(Feltrinelli,1992), il premio Laure Bataillon con<br />

Tre cavalli (Feltrinelli, 2000) e il Femina Etranger<br />

con Montedidio (Feltrinelli, 2002). Il suo ultimo<br />

romanzo è Il giorno prima della felicità (Feltrinelli).<br />

riflessi

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