Riflessi - FSNews

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incontro
scrittore
quasi
per caso
Parola di Erri dE luca, chE nElla vita è stato muratorE,
oPEraio E tantE altrE cosE. l’autorE ci racconta il suo
raPPorto con naPoli, con facEbook E con il viaggio
di Federico Fabretti
Erri De Luca è napoletano,
ma “Erri” è l’eredità di una
nonna americana. «Mio
zio si chiamava con l’acca
e la ipsilon: Henry. Io sono
italiano e nel ’50 non
era ancora possibile mettere
nomi stranieri». Enrico (all’anagrafe) De
Luca, uno degli scrittori più quotati oggi in
Italia, è dunque figlio di una vecchia legge fascista
che gli ha trascritto il nome in italiano,
a lui che prima di diventare scrittore di professione
ha militato in Lotta Continua, ha condotto
camion umanitari in Africa, ha fatto il
muratore, l’operaio.
Vive nelle campagne vicino a Roma. «Ho coltivato
io tutte queste piante, le ho piantate io»,
mi dice e mi mostra rose, ginestre, fiori di mille
colori che imperlano il giardino su cui l’edificio
non lascia ombre. Mi invita ad entrare, ha
un sorriso pieno di cose ed una casa essenziale.
Mentre prepara il caffè, gli chiedo: «Chi è
Erri De Luca? È uno che fa il mestiere di scrittore?
Uno che osserva il mondo e lo racconta?»
R Posso dire che il mio reddito deriva da quello
che scrivo. Ma non è un lavoro. Ho fatto
l’operaio per vent’anni e ho imparato che è
quello il lavoro.
D E la scrittura dov’era in quei venti anni?
The almosT accidenTal wriTer. Erri dE luca is from
naPlEs, but his namE comEs from hEnry, as an amErican
unclE. Born in 1950, he is today a successful writer who made his debut in 1989, at the age
of almost 40. Before that he had tried his hand at almost everything: builder, factory worker, lorry
driver, and he also drove humanitarian aid trucks in Africa and ex-Yugoslavia. His novels are often
autobiographical: «for me that is the source of my writing» he explains, «everything I have lived through
has deeply affected my emotional education». In his latest book, Il giorno prima della felicità, he
writes about the popular insurrection in Naples in 1943. He taught himself ancient Hebrew and even
translated some books from the Bible: «it is a physical text which involves all the senses of a person
to whom divinity has revealed itself» he says. And what about travelling? «Travelling is a noble word.
When it was my turn, I left everything behind, and I took the train. I could have taken a boat, but boats
imply saying goodbye. The train, no».
R La scrittura c’era, c’e sempre stata, stava in
disparte nelle giornate. Era un resto salvato da
quella consumazione. Era il contrappeso al lavoro,
un tempo festivo.
D Quando nasce De Luca scrittore?
R Come tante cose nasce un po’ per caso. Il
primo libro è stato pubblicato nell’89 ma in
realtà era stato scritto qualche anno prima.
Era il regalo di Natale per i miei genitori.
D E lo mandarono loro a Feltrinelli?
R No, appunto, fu un po’ per caso. Una mia ex
compagna di Lotta Continua era stata assunta
come segretaria da Feltrinelli e così portò a
mia insaputa in casa editrice una fotocopia di
quel racconto che avevo a casa. Voleva sapere
se quelle carte che scribacchiavo sempre avevano
un qualche valore di scambio. In breve
tempo mi ritrovai con una proposta di pubblicazione
in mano che però non mi cambiò la
vita, allora. Facevo l’operaio, e continuai a farlo
fino al 1996.
D Nei suoi romanzi si sente tanto di autobiografico.
È una scelta o è inevitabile?