n.57 - dicembre 2010 - Gruppo bancario Credito Valtellinese
n.57 - dicembre 2010 - Gruppo bancario Credito Valtellinese
n.57 - dicembre 2010 - Gruppo bancario Credito Valtellinese
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
editoriale<br />
A circa tre anni dall’inizio della crisi, il sistema economico<br />
non è ancora uscito dalla congiuntura avversa che interessa<br />
le principali economie avanzate. Siamo in presenza di una<br />
crisi strutturale, e non del termine di un ciclo economico a<br />
cui ne seguirà un altro molto simile.<br />
Purtuttavia la ripresa è avviata, anche se appare ancora<br />
fragile rispetto a quanto inizialmente previsto. Si registrano<br />
segnali positivi provenienti dagli ordini dell’industria e<br />
dalle esportazioni; le imprese con maggiore capacità di innovazione<br />
stanno segnando risultati positivi. Se questi sono<br />
certamente elementi di fiducia per il futuro, è importante<br />
però non cadere in un equivoco. La ripresa, infatti, non sarà<br />
un ritorno al passato; il sistema economico che abbiamo conosciuto<br />
fino al 2007/2008 non tornerà probabilmente più.<br />
Non possiamo quindi vivere nell’attesa – peraltro vana – che<br />
le condizioni generali “tornino come una volta” e con la<br />
convinzione che, in fondo, si tratta solo di avere un po’ di pazienza;<br />
non dobbiamo pensare che, come spesso è avvenuto,<br />
dopo la crisi tutto più o meno riprenda il normale corso.<br />
Pensare e vivere con questa modalità l’attuale scenario<br />
rischia di essere un serio errore di prospettiva; per un imprenditore,<br />
per chi governa le aziende e ha la responsabilità<br />
di molti posti di lavoro, può diventare uno sbaglio imperdonabile,<br />
con possibili riflessi sulla stabilità e il futuro delle<br />
imprese.<br />
Secondo l’etimologia greca del termine, “crisi” significa infatti<br />
“cambiamento” e possiamo senz’altro affermare che<br />
questo rispecchia esattamente la situazione attuale: ci troviamo<br />
di fronte ad un inevitabile cambiamento epocale, innanzitutto<br />
culturale e quindi personale, perché tocca ognuno di<br />
noi, ciascuno nel proprio ambito. È ragionevole che tutti ci<br />
poniamo una domanda: come, dove devo cambiare?<br />
Ma non possiamo sottacere che di fronte all’ipotesi del cambiamento<br />
ci sono due possibili atteggiamenti, che emergono<br />
e che ciascuno di noi può sperimentare.<br />
la sfida per il gruppo creval<br />
nel nuovo contesto di mercato:<br />
cambiamento e creazione di valore nel lungo<br />
termine, nel rispetto della nostra identità<br />
Miro Fiordi - Amministratore Delegato <strong>Credito</strong> <strong>Valtellinese</strong><br />
Da un lato il cambiamento può essere vissuto in senso sostanzialmente<br />
negativo. Cambiare punto di vista, cambiare<br />
modalità di approccio alle situazioni, cambiare mentalità<br />
nella risoluzione dei problemi, cambiare le modalità di lavoro,<br />
modificare il proprio punto di osservazione a fronte delle<br />
variazioni repentine della realtà può provocare un senso di<br />
disagio e di diffidenza, con un conseguente immobilismo.<br />
Il cambiamento, in questo modo, è inevitabilmente visto<br />
come un salto nel buio, come un evento temuto, che bisogna<br />
cercare di evitare a tutti i costi e da cui comunque difendersi;<br />
è perciò inevitabile la perdita di importanti opportunità.<br />
Come sosteneva la matematica statunitense Grace Hopper<br />
“La frase più pericolosa in assoluto è: «Abbiamo sempre fatto così»”;<br />
pericolosa perché fa scivolare rapidamente nell’errore di<br />
prospettiva cui si è accennato.<br />
Di fronte all’esigenza di cambiamento è necessario prima<br />
di tutto rimuovere le vecchie convinzioni; spesso è la cosa<br />
più difficile. Lo riconoscevano due importanti personalità:<br />
l’economista John Maynard Keynes - “La difficoltà non sta nel<br />
credere alle nuove idee ma nel rifuggire dalle vecchie” – e un grande<br />
imprenditore, Dee Hock, fondatore di Visa – “Il problema non<br />
è mai come farsi venire in mente qualcosa di nuovo e innovativo, ma<br />
come eliminare le convinzioni vecchie”.<br />
Occorre quindi una nuova prospettiva, che è propria di coloro<br />
che accettano il cambiamento, vissuto non come adeguamento<br />
inevitabile, quanto come apertura convinta alle<br />
nuove opportunità.<br />
Il <strong>Gruppo</strong> <strong>Credito</strong> <strong>Valtellinese</strong> ha deciso di accettare il<br />
cambiamento, di reagire positivamente a questa sfida che<br />
il mercato globale e la congiuntura negativa pongono, innovando<br />
le proprie modalità operative nell’interesse di tutti<br />
gli stakeholder (Azionisti, Soci, Clienti, Territori, Dipendenti<br />
e Comunità locali), nell’ottica di aumentare la propria capacità<br />
di creare valore sostenibile nel medio-lungo termine.<br />
Accettare la sfida significa interrogarsi e verificare tutti gli<br />
aspetti gestionali e strategici dell’azienda; identificare quelli<br />
Pleiadi | editoriale<br />
3