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n.57 - dicembre 2010 - Gruppo bancario Credito Valtellinese

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editoriale<br />

A circa tre anni dall’inizio della crisi, il sistema economico<br />

non è ancora uscito dalla congiuntura avversa che interessa<br />

le principali economie avanzate. Siamo in presenza di una<br />

crisi strutturale, e non del termine di un ciclo economico a<br />

cui ne seguirà un altro molto simile.<br />

Purtuttavia la ripresa è avviata, anche se appare ancora<br />

fragile rispetto a quanto inizialmente previsto. Si registrano<br />

segnali positivi provenienti dagli ordini dell’industria e<br />

dalle esportazioni; le imprese con maggiore capacità di innovazione<br />

stanno segnando risultati positivi. Se questi sono<br />

certamente elementi di fiducia per il futuro, è importante<br />

però non cadere in un equivoco. La ripresa, infatti, non sarà<br />

un ritorno al passato; il sistema economico che abbiamo conosciuto<br />

fino al 2007/2008 non tornerà probabilmente più.<br />

Non possiamo quindi vivere nell’attesa – peraltro vana – che<br />

le condizioni generali “tornino come una volta” e con la<br />

convinzione che, in fondo, si tratta solo di avere un po’ di pazienza;<br />

non dobbiamo pensare che, come spesso è avvenuto,<br />

dopo la crisi tutto più o meno riprenda il normale corso.<br />

Pensare e vivere con questa modalità l’attuale scenario<br />

rischia di essere un serio errore di prospettiva; per un imprenditore,<br />

per chi governa le aziende e ha la responsabilità<br />

di molti posti di lavoro, può diventare uno sbaglio imperdonabile,<br />

con possibili riflessi sulla stabilità e il futuro delle<br />

imprese.<br />

Secondo l’etimologia greca del termine, “crisi” significa infatti<br />

“cambiamento” e possiamo senz’altro affermare che<br />

questo rispecchia esattamente la situazione attuale: ci troviamo<br />

di fronte ad un inevitabile cambiamento epocale, innanzitutto<br />

culturale e quindi personale, perché tocca ognuno di<br />

noi, ciascuno nel proprio ambito. È ragionevole che tutti ci<br />

poniamo una domanda: come, dove devo cambiare?<br />

Ma non possiamo sottacere che di fronte all’ipotesi del cambiamento<br />

ci sono due possibili atteggiamenti, che emergono<br />

e che ciascuno di noi può sperimentare.<br />

la sfida per il gruppo creval<br />

nel nuovo contesto di mercato:<br />

cambiamento e creazione di valore nel lungo<br />

termine, nel rispetto della nostra identità<br />

Miro Fiordi - Amministratore Delegato <strong>Credito</strong> <strong>Valtellinese</strong><br />

Da un lato il cambiamento può essere vissuto in senso sostanzialmente<br />

negativo. Cambiare punto di vista, cambiare<br />

modalità di approccio alle situazioni, cambiare mentalità<br />

nella risoluzione dei problemi, cambiare le modalità di lavoro,<br />

modificare il proprio punto di osservazione a fronte delle<br />

variazioni repentine della realtà può provocare un senso di<br />

disagio e di diffidenza, con un conseguente immobilismo.<br />

Il cambiamento, in questo modo, è inevitabilmente visto<br />

come un salto nel buio, come un evento temuto, che bisogna<br />

cercare di evitare a tutti i costi e da cui comunque difendersi;<br />

è perciò inevitabile la perdita di importanti opportunità.<br />

Come sosteneva la matematica statunitense Grace Hopper<br />

“La frase più pericolosa in assoluto è: «Abbiamo sempre fatto così»”;<br />

pericolosa perché fa scivolare rapidamente nell’errore di<br />

prospettiva cui si è accennato.<br />

Di fronte all’esigenza di cambiamento è necessario prima<br />

di tutto rimuovere le vecchie convinzioni; spesso è la cosa<br />

più difficile. Lo riconoscevano due importanti personalità:<br />

l’economista John Maynard Keynes - “La difficoltà non sta nel<br />

credere alle nuove idee ma nel rifuggire dalle vecchie” – e un grande<br />

imprenditore, Dee Hock, fondatore di Visa – “Il problema non<br />

è mai come farsi venire in mente qualcosa di nuovo e innovativo, ma<br />

come eliminare le convinzioni vecchie”.<br />

Occorre quindi una nuova prospettiva, che è propria di coloro<br />

che accettano il cambiamento, vissuto non come adeguamento<br />

inevitabile, quanto come apertura convinta alle<br />

nuove opportunità.<br />

Il <strong>Gruppo</strong> <strong>Credito</strong> <strong>Valtellinese</strong> ha deciso di accettare il<br />

cambiamento, di reagire positivamente a questa sfida che<br />

il mercato globale e la congiuntura negativa pongono, innovando<br />

le proprie modalità operative nell’interesse di tutti<br />

gli stakeholder (Azionisti, Soci, Clienti, Territori, Dipendenti<br />

e Comunità locali), nell’ottica di aumentare la propria capacità<br />

di creare valore sostenibile nel medio-lungo termine.<br />

Accettare la sfida significa interrogarsi e verificare tutti gli<br />

aspetti gestionali e strategici dell’azienda; identificare quelli<br />

Pleiadi | editoriale<br />

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