21.03.2018 Views

Marzo 2018

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Livorno<br />

Anno 32 - N° 648<br />

<strong>Marzo</strong><br />

<strong>2018</strong><br />

non stop<br />

Omaggio<br />

FOTO ONORATI<br />

mensile indipendente «strettamente» livornese<br />

All’interno:<br />

I Postmacchiaioli<br />

La straordinaria, anzi normale, storia<br />

di Massimo Morelli, cieco dall’infanzia<br />

ma affermato docente di Economia<br />

negli Stati Uniti e alla Bocconi<br />

(b.d.) - Mentre andiamo in stampa apprendiamo la dolorosa notizia della<br />

scomparsa di Gianfranco Lamberti, il “nostro” primo cittadino dal<br />

1992 al 2004. Durante la sua legislatura ha vinto tante battaglie mettendo<br />

la firma a importanti opere (ristrutturazione Terrazza Mascagni; ampliamento<br />

Acquario; riapertura Teatro Goldoni; nuovo Palasport; rivalutazione<br />

quartiere ‘Venezia’; nascita Porta a Terra; trasformazione Cantiere<br />

navale con l’arrivo di Azimut Benetti; nascita Porta a Mare) che<br />

hanno reso Livorno più importante e più bella.<br />

Lo ricordiamo anche per la sua eleganza con cui rappresentava la città,<br />

rigorosamente in giacca e cravatta, per il sorriso, la gentilezza e la disponibilità<br />

verso tutti i cittadini (personalmente, nell’ormai lontano 1994 (nella foto),<br />

mi intrattenne un bel po’ di tempo all’interno del Museo Fattori per informarsi dettagliatamente sulla pur modesta<br />

nostra testata). Gli stringiamo nuovamente la mano. Con gratitudine ed affetto.


▲▲▲ ▲▲▲<br />

▲<br />

LIVORNOnonstop<br />

2 attualità<br />

editoria<br />

Cantata dai bambini prima che entrassero nelle camere a gas di Auschwitz, rimase nella<br />

memoria dei sopravvissuti come simbolo del massacro degli innocenti.<br />

La straziante (e penetrante)<br />

ninna nanna‘Wiegala’:<br />

Rievocata al Goldoni da docenti e alunni del Niccolini Palli<br />

di Michela Gini<br />

Fino a<br />

q u e l<br />

giorno lì<br />

avevo<br />

sentiti<br />

cantare<br />

e suonare<br />

solo<br />

durante<br />

l’ora di musica d’insieme, in<br />

quell’anonima stanza posta al<br />

terzo piano del liceo musicale<br />

livornese, in via Maggi. In<br />

quell’aula di musica dove,<br />

durante le prove e le esercitazioni,<br />

il caos la fa da padrone<br />

e non rende alcuna giustizia alle<br />

interpretazioni dei giovani allievi.<br />

Ma la mattina di giovedì 22<br />

febbraio scorso, seduta in un<br />

palchetto del teatro Goldoni,<br />

mi sono trovata ad ascoltare<br />

tutta un’altra musica, e non si<br />

tratta certo di un gioco di parole.<br />

Docenti e alunni della<br />

sezione musicale del Niccolini<br />

Palli hanno preso parte, infatti,<br />

al progetto “Memoria”,<br />

volto a commemorare la diaspora<br />

ebraica e la Shoah, attraverso<br />

contributi artisticomusicali<br />

che ne hanno affermato<br />

la rilevanza storica e focalizzato<br />

la riflessione sui principi<br />

di libertà e uguaglianza tra<br />

etnie e religioni.<br />

Promotori del progetto, Paolo<br />

Filidei e Rosaria Bruno, con<br />

la collaborazione di Sara Bacchelli<br />

ed altri docenti del liceo,<br />

della prof.ssa Monica Cuzzocrea,<br />

delle Associazioni Centro<br />

culturale Cassiodoro e VinOperArte,<br />

del Conservatorio<br />

P. Mascagni. L’iniziativa è stata<br />

realizzata grazie al patrocinio<br />

del Comune di Livorno e<br />

alla disponibilità del Teatro<br />

Goldoni.<br />

In un clima carico di pathos,<br />

dunque, gli allievi del musicale<br />

hanno dapprima recitato<br />

poesie e lettere tratte dal libro<br />

“Ilse Weber, l’ultimo Lied”;<br />

si tratta di una raccolta di<br />

scritti, liriche e filastrocche,<br />

composte dall’omonima poetessa<br />

e musicista ebrea tra il<br />

1942 e il 1944, nel ghetto di<br />

Ilse Weber con la madre Theresa e i due figli Hanuš e Tommy.<br />

Theresienstadt, in Cecoslovacchia.<br />

Prima che la dura legge<br />

di Auschwitz ponesse fine ai<br />

suoi giorni, a quelli del piccolo<br />

figlio Tommy e degli altri<br />

quindici bambini malati di cui<br />

la donna si prendeva cura nell’infermeria<br />

del lager. E se ne<br />

prendeva cura senza farmaci,<br />

che gli erano ovviamente negati,<br />

solo col suo amore, le sue<br />

filastrocche, le ninne nanne. Il<br />

libro, scritto in lingua tedesca,<br />

è stato tradotto dalla professoressa<br />

Rita Baldoni che insegna<br />

lingua e letteratura tedesca<br />

in un liceo linguistico delle<br />

Marche e che ha partecipato<br />

alla mattinata commemorativa.<br />

Così come Silvia Guetta,<br />

docente di Didattica della Shoah<br />

all’Università di Firenze.<br />

Momenti di altissima commozione<br />

si sono raggiunti durante<br />

la lettura delle parole di Ilse,<br />

l’esecuzione della straziante<br />

ninna nanna Wiegala, cantata<br />

dai bambini prima di entrare<br />

nelle camere a gas e rimasta<br />

nella memoria dei sopravvissuti<br />

come simbolo del massacro<br />

degli innocenti.<br />

“Voglio andare a casa”, “voglio<br />

andare a casa....”, parole<br />

che risuonano nella penombra<br />

del teatro, mirano dritte al<br />

cuore, specialmente se, chiudendo<br />

gli occhi, si immaginano<br />

quei piccoli innocenti affamati,<br />

braccati, terrorizzati, privati<br />

delle cose più semplici,<br />

dell’abbraccio di una madre,<br />

della loro dignità di fanciulli.<br />

Confortati solo dalle filastrocche<br />

di Ilse, madre altrettanto<br />

straziata che con la forza che<br />

La locandina della manifestazione<br />

svoltasi al Teatro Goldoni.<br />

ancora riesce a trovare, scrive<br />

canti e poesie per lenire un<br />

minimo le loro sofferenze.<br />

Come fossero tutti dei Tommy,<br />

degli Hanuš, l’altro figlio<br />

della Weber salvato perché fatto<br />

partire “... tutto solo... dalla<br />

stazione di Praga, gonfio di<br />

lacrime e impaurito... mentre<br />

implorava: fammi stare con<br />

te”.<br />

Quanto gli sarà sembrato duro<br />

e crudele quell’addio. Non poteva<br />

comprendere allora,<br />

Hanuš, l’infinito amore e la disperazione<br />

che spingevano sua<br />

madre a farlo salire sul treno<br />

che l’avrebbe messo in salvo,<br />

in Svezia da un’amica, prima<br />

di essere deportato nel ghetto<br />

ebraico di Praga.<br />

Nella seconda parte della mattinata<br />

sono stati eseguiti, invece,<br />

brani di quella “musica sopravvissuta”,<br />

nata a Theresienstadt<br />

ed egregiamente eseguita<br />

dai liceali del Niccolini Palli<br />

che con i loro strumenti hanno<br />

ricordato Pavel Hass, Gideon<br />

Klein, Victor Ulmann,<br />

Hans Krasa, compositori tutti<br />

deceduti ad Auschwitz. Ma la<br />

loro musica e le loro parole<br />

sono sopravvissute e rappresentano<br />

il frutto della speranza<br />

giunto a noi come messaggio<br />

di vita. Grazie ragazzi!!


▲▲▲<br />

▲<br />

attualità<br />

3<br />

LIVORNOnonstop<br />

di Stefania D’Echabur<br />

Voglio<br />

Non voglio più parlare il<br />

25novembre!<br />

Non voglio più leggere e ricevere<br />

mimosa l’8 marzo!<br />

Voglio uomini che usino gentilezza<br />

verso la donna.<br />

Voglio RISPETTO!<br />

Voglio che chi incontra<br />

l’amore non tolleri voci alte,<br />

supremazia, violenza psicologica.<br />

Voglio difendermi da tutto<br />

questo male, ma difesa non<br />

esiste.<br />

Un uomo, l’ennesimo, ogni<br />

giorno uccide. Uccide la<br />

compagna, uccide i loro figli<br />

per punire una donna che<br />

non lo vuole più. O esercita<br />

il potere assoluto sulla famiglia,<br />

o si cancella tutto.<br />

Non mi venite a dire che era<br />

fuori di testa. Tante donne<br />

lo sono, ma la modalità di<br />

resettare è UOMO! MA-<br />

SCHIO!<br />

La rabbia mi fa parlare così,<br />

poi però penso alla forza<br />

delle donne.<br />

Alla loro dignità nell’affrontare<br />

il dolore.<br />

Vedo la loro fragilità, la disponibilità,<br />

la loro perseveranza<br />

e tenacia.<br />

Penso a quante volte dicono<br />

“grazie” nonostante tutto.<br />

Penso a come affrontano la<br />

malattia, un sorriso come la<br />

migliore delle medicine. A<br />

come tengono in piedi maternità,<br />

lavoro, marito, difficoltà.<br />

Alda Merini non a caso<br />

scrisse “Sorridi donna”<br />

per sancire l’essere femminile.<br />

Oggi, nel <strong>2018</strong>, continua la<br />

strage di donne, scorre an-<br />

Rispetto!<br />

cora tanto sangue su nomi<br />

scritti di anagrafica della<br />

violenza femminile. Numeri,<br />

troppi, di vittime dirette<br />

e indirette di tanta brutalità.<br />

In cosa ha sbagliato questa<br />

donna e il mondo che la circonda?<br />

Perché quando smette di<br />

avere paura di parlare,<br />

spesso ha paura per sé, per<br />

i propri figli e la vita stessa?<br />

Come far cessare questo<br />

cancro di morte?<br />

Con pene più severe sicuramente.<br />

Con una corretta<br />

analisi dei ruoli.<br />

È difficile rinunciare ai privilegi<br />

di un mondo patriarcale<br />

per il maschio, un mondo<br />

che ha relegato la donna<br />

a determinati ruoli, dovremmo<br />

prendere in considerazione<br />

che il mondo lavorativo<br />

non ha fatto altro<br />

che oberarla di un impegno<br />

maggiore, ma, da un punto<br />

di vista etico, i passi da fare<br />

in avanti per raggiungere<br />

una maturità dove cessa la<br />

supremazia sono ancora<br />

tanti.<br />

Gli uomini e le donne hanno<br />

perso una grande possibilità<br />

di uguaglianza subito<br />

dopo il dopoguerra.<br />

Le case, le finanze, i raccolti<br />

e i figli sono stati compiti<br />

che la donna ha svolto<br />

molto bene quando i maschi<br />

sono partiti. Al loro ritorno<br />

insieme dovevano capire<br />

che tutto era cambiato. Ci<br />

sono stati in seguito i movimenti<br />

femministi, un’esasperazione<br />

dei ruoli, che<br />

durante la risacca qualcosa<br />

ha prodotto.<br />

Ma, c’è sempre un grande<br />

“ma”.<br />

Ogni anno per la Festa della<br />

Donna regalo una storia<br />

di donna.<br />

Un’eroina, o una figura che<br />

tocca un’emozione.<br />

Quest’anno il pensiero va a<br />

tutte noi e alla nostra FORZA.<br />

Concludo con una poesia di<br />

Patrizia Cavalli.<br />

E se mi guardi davvero e<br />

poi mi vedi?<br />

Io voglio che stravedi non<br />

che vedi!


▲▲▲<br />

▲<br />

LIVORNOnonstop<br />

4<br />

personaggi<br />

La straordinaria, anzi normale, storia di un professore livornese che ha vissuto la sua disabilità<br />

come una caratteristica della persona e non come un ostacolo tale da impedirgli di coltivare<br />

i suoi sogni e le sue ambizioni - La città gli ha conferito lo “Canaviglia” e il “Premio Lions”<br />

Massimo Morelli, cieco dall’infanzia<br />

ma affermato docente in Usa e alla Bocconi<br />

Buio è<br />

una parola<br />

di derivazione<br />

latina (da<br />

burus =<br />

bruciato,<br />

di colore<br />

scuro), sinonimo di oscurità<br />

e di tenebra, è l’assenza della<br />

luce. I sentimenti dell’uomo in<br />

assenza di luce sono stati fonte<br />

di metafore nell’ambito della<br />

letteratura e di simbolismo<br />

nell’arte. In quest’ultimo campo,<br />

con l’uso del chiaroscuro,<br />

l’oscurità enfatizza o contrasta<br />

la luce. Generalmente<br />

l’oscurità viene abbinata al male<br />

od al peccato. È possibile riscontrare<br />

il significato negativo<br />

dell’oscurità nella Divina<br />

Commedia di Dante: nei primi<br />

versi, infatti, il poeta toscano<br />

si ritrova in una selva oscura.<br />

Normale dunque che il buio<br />

faccia paura, e non solo ai bambini.<br />

Fortunatamente, al sorger<br />

mente il cielo, le foglie, i laghi,<br />

pensando al giorno in cui tali<br />

panorami non ci sarebbero più<br />

stati per lui, sconfisse la tristezza<br />

ricordando le parole di<br />

Ray Charles.<br />

L’obiettivo di queste mie righe<br />

non è comunque, l’analisi della<br />

cecità e dei suoi significati,<br />

argomento che richiederebbe<br />

una competenza ed una penna<br />

di gran lunga superiori alle mie,<br />

quanto quello di condividere<br />

con voi come uno di noi, un<br />

livornese, abbia sperimentato<br />

l’esperienza di divenir cieco attorno<br />

ai 12 anni e, ciononostante,<br />

sia riuscito a raggiungere<br />

livelli professionali di altissimo<br />

livello.<br />

Sto parlando di Massimo Morelli,<br />

non vedente dalle scuole<br />

medie, nato a Livorno nel<br />

1965, diplomatosi al Liceo<br />

Classico, poi laureato con lode<br />

all’Università Bocconi di Milano<br />

in Discipline economiche<br />

e sociali nel 1991 con relatore<br />

il celebre Mario Monti (fudi<br />

Marco Rossi<br />

del sole, od all’accendersi di<br />

una lampadina, il buio scompare<br />

con tutti i suoi significati<br />

impliciti od espliciti.<br />

Ma se non esistesse più alcun<br />

sole od alcuna lampadina? Se<br />

si è ciechi, intendo? Che significati<br />

assume il buio, nostro<br />

continuo compagno di vita?<br />

Come noto la cecità può essere<br />

congenita oppure acquisita<br />

per qualche trauma o malattia.<br />

Il portoghese Josè de Sousa<br />

Saramago (1922-2010) nel<br />

1998 ha pubblicato un celebre<br />

romanzo dal titolo Cecità in cui<br />

immagina che, ad un certo<br />

punto, tutti divengano ciechi<br />

(ma non vedono nero quanto,<br />

invece, tutto bianco) descrivendo<br />

concretamente cosa sia<br />

la cecità per chi non vi era nato.<br />

Ray Charles (1930-2004) il<br />

grande pianista e cantante non<br />

vedente statunitense che perse<br />

la vista ad 8 anni, ad un intervistatore<br />

che gli chiedeva<br />

se fosse vero che, se Dio gli<br />

1991, Università Bocconi: Massimo Morelli riceve la laurea in Discipline<br />

economiche e sociali dal relatore Prof. Mario Monti, futuro Presidente del<br />

Consiglio (dal 16 novembre 2011 al 28 febbraio 2013).<br />

23 marzo 2007 - Il Prof. Massimo Morelli riceve dal sindaco Alessandro<br />

Cosimi la Canaviglia, la massima onorificenza della città,<br />

avesse voluto restituire la vista,<br />

lui non avrebbe accettato,<br />

confermò aggiungendo:<br />

“Quando non si vede, si apprezzano<br />

di più gli altri e talvolta<br />

la tua vita viene toccata<br />

da persone meravigliose,<br />

che magari non sono confezionate<br />

meravigliosamente,<br />

ma se sei cieco non lo sai. Ad<br />

esempio, quando uno dei miei<br />

figli mi sale in grembo, io sento<br />

solo che c’è qualcuno lì che<br />

mi ama e che io amo. Se vedessi,<br />

probabilmente noterei lo<br />

sporco sui suoi vestiti o sulle<br />

sue scarpe. E forse direi: Vai<br />

a pulirti, prima di venirmi in<br />

braccio. Ma io non lo vedo<br />

come bianco o negro, pulito o<br />

sporco. Sento solo su di me 33<br />

chili d’amore”.<br />

Quest’aneddoto è stato reso<br />

noto dallo scrittore statunitense<br />

John Powell (1925-2009)<br />

il quale, a sua volta, non era<br />

nato cieco e, saputo che lo<br />

sarebbe divenuto, mentre cercava<br />

d’imprimersi bene nella<br />


▲▲▲<br />

▲<br />

personaggi<br />

5<br />

LIVORNOnonstop<br />

▲<br />

turo premier a cavallo tra<br />

il 2011 e 2012). Dottore in<br />

Economia all’Università di Pavia<br />

nel 1995 e, contemporaneamente,<br />

presso la famosa<br />

statunitense di Harvard, ha<br />

svolto intensa attività di docente<br />

incaricato negli USA,<br />

presso l’Istituto Universitario<br />

Europeo e, dal 2014, di Scienze<br />

Politiche alla stessa Bocconi.<br />

Autore di numerose pubblicazioni,<br />

è stato destinatario<br />

di molti premi e riconoscimenti<br />

e, nel 2016, ha ricevuto<br />

un contributo europeo di un<br />

milione e mezzo per finanziare<br />

una ricerca nei successivi<br />

cinque anni.<br />

Dopo il presidente Carlo Azeglio<br />

Ciampi, nel 2008 è stato<br />

il secondo livornese a ricevere<br />

la Canaviglia, la massima<br />

onorificenza della città.<br />

Quanto sopra era necessario<br />

per chiarire il livello di chi stiamo<br />

esaminando, ma non è mia<br />

intenzione parlarne della professionalità<br />

o dei risultati quanto<br />

della vita quotidiana e di<br />

come seppe superare il buio<br />

che gli cadde addosso da ragazzino.<br />

Tanto per darvi un’idea di cosa<br />

significhi il buio inizierò col<br />

raccontarvi come, per capire<br />

la geometria analitica, il nostro<br />

escogitò di spingere il padre<br />

Aldo o gli amici ad usare la<br />

sua schiena per disegnarvi sopra<br />

col dito le figure geometriche:<br />

sul semplice palmo della<br />

mano, infatti, lo spazio a disposizione<br />

era troppo scarso. Si,<br />

perché Massimo, al di là dell’indiscussa<br />

ed indiscutibile<br />

genialità, è sempre stato caratterizzato<br />

da una testardaggine<br />

e da un’inventiva a dir<br />

poco favolose.<br />

Ciò è talmente vero che la moglie,<br />

di fronte ai suoi continui<br />

Le nozze di Massimo Morelli e Giunia Gatta.<br />

Massimo Morelli con il figlio Leonardo appena nato.<br />

Massimo Morelli con Abdul Jeelani, il mitico campione di basket della<br />

Libertas Livorno dal 1981 al 1985.<br />

tentativi di stimolare i non vedenti<br />

a non assuefarsi agli aiuti<br />

cercando a tutti i costi la propria<br />

indipendenza ed autonomia<br />

assolute, non manca mai<br />

di fargli notare che chi l’ascolta<br />

può facilmente pensare<br />

come tutto, a lui, sia risultato<br />

facile perché, appunto, un autentico<br />

genio. Il chè, risponde<br />

lui, non è assolutamente vero:<br />

non solo tutti possono raggiungere<br />

la propria autonomia se<br />

solo lo vogliono veramente<br />

ma, soprattutto, l’accettar gli<br />

aiuti ne limita le possibilità realizzative<br />

portandoli ad aspettarsi<br />

l’aiuto sempre.<br />

Lui, una volta diplomato, volle<br />

andarsene a Milano, giusto<br />

per voler dipendere solo da se<br />

stesso: anche se fu doloroso<br />

dirlo al genitore lo ritenne necessario<br />

per non abituarsi all’abitudine<br />

di esser portato a<br />

Pisa da qualcuno.<br />

Scelse la Bocconi soprattutto<br />

perché aveva aule e dormitori<br />

vicino e così, all’inizio, lui<br />

avrebbe potuto spostarsi facilmente.<br />

All’università, come sempre,<br />

prendeva appunti nella scrittura<br />

per ciechi (quella fatta di<br />

punzonature della carta inventata<br />

nel 1821 dal francese<br />

Louis Braille (1809-1852) e da<br />

lui così chiamata) ed il pomeriggio<br />

chiedeva ad amici e<br />

compagni di leggergli i testi<br />

relativi: per non pesar troppo<br />

su di uno solo, ingaggiò una<br />

ventina di studenti che pianificava<br />

settimanalmente su base<br />

oraria.<br />

Già alle superiori aveva risolto<br />

alcuni problemi che, senza<br />

averlo conosciuto, non avrei<br />

neppur immaginato. In occasione<br />

dei compiti, ad esem-<br />


Vuoi realizzare un libro<br />

con i tuoi ricordi, storie,<br />

poesie, racconti?<br />

consegnaci i tuoi testi,<br />

al resto pensiamo noi!<br />

Stampa anche in numero limitato<br />

di copie a prezzi eccezionali<br />

- Chiedici un preventivo -<br />

Specializzati anche nella stampa di:<br />

Giornali, Depliant, Brochure,<br />

Manifesti, Volantini ecc<br />

Editrice «Il Quadrifoglio» - Via C. Pisacane 7 - Livorno<br />

Tel. 0586/814033


▲▲▲<br />

▲<br />

personaggi<br />

7<br />

LIVORNOnonstop<br />

▲<br />

pio, infatti spostava il suo<br />

banco vicino alla cattedra e<br />

scriveva il dettato in Braille.<br />

Poi ne scriveva lo svolgimento<br />

ancora in Braille e, alla fine,<br />

stendeva la bella sulla Olivetti<br />

lettera 22. Al ginnasio trovò<br />

grande comprensione anche<br />

nella professoressa di Latino<br />

e Greco Viggiani Galeoni,<br />

sempre disponibile su sua richiesta,<br />

a cercargli un vocabolo<br />

sul dizionario data l’assenza<br />

di vocabolari in Braille.<br />

Una volta al Liceo la successiva<br />

professoressa mostrò dell’insofferenza<br />

per quella che<br />

a lei sembrò una serie eccessiva<br />

di richieste ed il nostro<br />

gli depose il proprio banco<br />

sulla cattedra lasciando la<br />

classe. Dopo le risate, al sentir<br />

l’episodio, gli ho chiesto se<br />

ne ricevette un rapporto ma<br />

Massimo non mi ha risposto…<br />

In America, ad Harvard, appena<br />

arrivato senza nemmeno<br />

conoscere l’inglese, non<br />

aveva assolutamente alcuna<br />

idea su cosa fare e come farlo.<br />

Per niente intimorito chiese<br />

in segreteria se era stato<br />

preceduto da qualcuno come<br />

lui e se esistevano supporti per<br />

la sua categoria di handicappato.<br />

La risposta affermativa<br />

gli suggerì di utilizzare i fondi<br />

a sua disposizione per affittare<br />

lettori umani al fine di ripetere<br />

quanto, a Milano, aveva ottenuto<br />

da amici e conoscenti.<br />

Adesso Massimo usa il computer<br />

grazie a software particolari<br />

che gli sintetizzano acusticamente<br />

quanto gli è arrivato<br />

via posta elettronica od<br />

ha trovato in Internet. Sulla<br />

tastiera scrive a memoria ricordando<br />

i suoi inizi giovanili<br />

sulla Olivetti lettera 22 colla<br />

cuffia che gli riproduce sonoramente<br />

quanto scritto.<br />

Si sposta in aereo con grande<br />

facilità da solo e tutte le mattine<br />

se ne va da solo in palestra<br />

per gli esercizi che la sua<br />

malattia gli richiedono.<br />

La moglie Giunia Gatta, conosciuta<br />

in aereo, gli ha dato<br />

anche un figlio: Leonardo, che<br />

ora ha 17 anni.<br />

Non tutto, però, è stato facile<br />

come sto descrivendo, perché<br />

la malattia di Massimo (sindrome<br />

di Marfan) oltre alla<br />

cecità comporta anche una<br />

grande statura (Massimo è alto<br />

2,11 e porta il 51 di scarpe)<br />

nonché possibili problemi cardiaci<br />

e nel 2000 il nostro ha<br />

dovuto essere operato a cuore<br />

aperto.<br />

Del resto che la sua vita non<br />

sarebbe stata rose e fiori Massimo<br />

l’aveva saputo tanti anni<br />

fa’, ancora fanciullo, quando<br />

fu il suo atteggiamento a rincuorare<br />

una madre (Maria Teresa<br />

Merlani) disperata. Non<br />

ho osato chiedergli cosa provò,<br />

quel bambino, e dove trovò<br />

le risorse per lanciarsi così<br />

spavaldo in un’avventura in<br />

cui avrebbe avuto poche frecce<br />

al suo arco…me lo sono<br />

solo immaginato quando, dopo<br />

aver ricevuto il PREMIO LI-<br />

ONS nel 2017, propose a chi<br />

gliel’aveva assegnato di lanciare<br />

un progetto finalizzato a<br />

sostenere la massima scolarità<br />

dei ciechi e degli ipovedenti.<br />

Anche grazie ad un suo personale<br />

contributo economico<br />

quel progetto è oggi una realtà<br />

e produrrà a breve un primo<br />

appuntamento pubblico di presentazione<br />

delle possibilità a<br />

disposizione di chi, quanto lui,<br />

non voglia limitarsi ad accettar<br />

l’insegnante di sostegno ma<br />

chieda, assolutamente ed insistentemente<br />

come lui, cosa gli<br />

spetta per vivere autonomo ed<br />

indipendente. Occorrerà far<br />

crescere anche la scuola e le<br />

famiglie per questo, ma Massimo<br />

è tosto e saprà convincere<br />

tutti.<br />

Termino rendendomi conto<br />

che non è tutto rose e fiori<br />

nemmeno il presente perché,<br />

anche se ha raggiunto i suoi<br />

obiettivi di successo e di autonomia<br />

indipendente, Massimo<br />

Morelli resta un non-vedente<br />

che, almeno per un po’<br />

nella sua vita, la luce l’ha conosciuta.<br />

Per tali ricordi, infatti,<br />

ad una mia domanda in<br />

proposito mi ha risposto che,<br />

si, come molti ciechi non nativi,<br />

anche lui ha sognato a lungo<br />

a colori…i colori però, piano<br />

piano si stanno sbiadendo.<br />

18 marzo 2017 - Il Prof Massimo Morelli riceve il Premio Lions dal<br />

presidente Marco Rossi.<br />

C I R C O L O<br />

Petrarca<br />

Il vero ritrovo degli sportivi<br />

Viale Petrarca 178 - LIVORNO - Tel. 0586/852050<br />

Pensionato ‘La Provvidenza’<br />

Centro residenziale per anziani autosufficienti (uomini e donne)<br />

Camere singole e ampio giardino<br />

Via Baciocchi 15 - Tel. 0586/809.029 - Livorno<br />

LIVORNO - Via di Salviano, 27 - Tel. 0586


▲▲▲ ▲▲▲<br />

▲<br />

LIVORNOnonstop<br />

8 editoria<br />

storia<br />

Dopo la Liberazione del 25 aprile 1945 la struttura fu allestita dagli Americani<br />

tra Livorno e Pisa per ospitare i prigionieri tedeschi e gli italiani della Repubblica di Salò<br />

Oltre 32mila internati<br />

nel Campo di Coltano<br />

Ho sempre<br />

avuto<br />

conoscenza<br />

del vicino<br />

campo di<br />

concentramento<br />

di Coltano<br />

(battezzato dagli americani<br />

“PWE 337”), tra Livorno e<br />

Pisa, allestito al termine del secondo<br />

conflitto mondiale dagli<br />

Alleati, utilizzato, tra maggio e<br />

novembre del 1945, come centro<br />

di detenzione per prigionieri<br />

di guerra fascisti della ex Repubblica<br />

Sociale Italiana, militari<br />

germanici e collaborazionisti<br />

dell’esercito tedesco di<br />

altre nazionalità. Quello che mi<br />

ha sorpreso è invece il fatto di<br />

apprendere che vi erano internati<br />

oltre 32mila persone (in<br />

altri testi si parla di 35mila, cifre<br />

davvero impressionanti),<br />

uomini e donne di tutte le età,<br />

bambini e vecchi compresi,<br />

di Mario Lorenzini<br />

1945:Una panoramica sul Campo PWE 337 (Prisoner of War Encampment) di Coltano<br />

1945:Alcune baracche del Campo di concentramento di Coltano<br />

che furono sottoposti a condizioni<br />

di vita estremamente<br />

crude, al limite della sopravvivenza.<br />

In un foglio dattiloscritto, che<br />

mi è capitato fra le mani visitando<br />

la rinnovata sede della<br />

Proloco di Coltano, indirizzato<br />

al Presidente del Consiglio<br />

dei Ministri e, per conoscenza<br />

al Ministero degli Interni e<br />

della Guerra, si legge, tra le<br />

altre cose, quanto segue:<br />

“Come è stato già precedentemente<br />

comunicato nel campo<br />

di prigionia di Coltano<br />

337 vi sono oltre 32.000 prigionieri<br />

fra cui moltissimi ragazzi<br />

fra i 13 e i 17 anni e<br />

molti giovani delle classi ‘23,<br />

‘24, ‘25, sotto pena di fucilazione<br />

e di rappresaglia per<br />

le loro famiglie a prestare servizio<br />

nell’esercito repubblicano.<br />

Vi sono inoltre civili erroneamente<br />

rastrellati, partigiani<br />

internati soltanto perché privi<br />

di documenti di identificazione<br />

altri per aver usufruito<br />

degli automezzi che trasportavano<br />

i prigionieri in diversi<br />

campi di concentramento;<br />

altri, prigionieri in Germania<br />

che alla data della capitolazione<br />

tentavano di raggiungere<br />

le proprie famigle. Vi sono<br />

infine vecchi fino a 75 anni,<br />

grandi invalidi mancanti di<br />

un arto, tubercolotici, anche<br />

bisognevoli di urgenti cure e<br />

atti operatori.<br />

Tutta questa gente vive in<br />


▲▲▲<br />

▲<br />

storia<br />

9<br />

LIVORNOnonstop<br />

promiscuità, con elementi<br />

gravemente compromessi politicamente,<br />

molti dei quali<br />

colpiti da mandato di cattura...”.<br />

Furono troppi quelli che non<br />

ce la fecero. Ecco, al riguardo<br />

quanto scrive Pietro Ciabattini<br />

(autore del libro “Coltano<br />

1945. Un campo di concentramento<br />

dimenticato”,<br />

Mursia, Milano 1995), che in<br />

quel campo fu internato: «Il<br />

25 luglio 1945 tutti i prigionieri<br />

italiani concentrati nei<br />

vari PWE in Toscana erano<br />

già stati fatti affluire nel PWE<br />

337, più conosciuto come<br />

“campo di Coltano”. La sua<br />

triste esistenza fu taciuta all’opinione<br />

pubblica fino a<br />

metà settembre del 1945, dopo<br />

che gli americani il 30 agosto<br />

avevano trasferito alle<br />

autorità italiane la giurisdizione<br />

su quel campo di prigionia.<br />

Solo allora la stampa italiana<br />

si interessò di ciò che avveniva<br />

dietro quei reticolati<br />

in quella torrida pianura pisana,<br />

descrivendo la misera<br />

esistenza di migliaia di esseri<br />

umani, scalzi, nudi, laceri,<br />

malati e bisognosi di tutto,<br />

senza che nessuna autorità si<br />

decidesse ad addivenire ad<br />

una rapida soluzione del problema.<br />

Descrivere la disgraziata vita<br />

del PWE 337 è compito arduo<br />

nel timore di non essere<br />

▲<br />

creduto, ma più arduo è riuscire<br />

a convincere che ciò accadde<br />

davvero a prigionieri di<br />

guerra di un esercito ricco e<br />

vittorioso, e a conflitto ormai<br />

cessato.<br />

[...] I giornali si sbizzarrirono<br />

per una settimana a scrivere<br />

sulla drammatica vicenda<br />

di quei prigionieri, ma dei<br />

numerosi e misteriosi decessi<br />

per uccisioni, malattie e stenti<br />

nessuno ne scrisse una parola.<br />

Molti morirono nei<br />

“campi”, nel “lazaret”, altri<br />

nell’Ospedale da Campo n. 99<br />

WQ06, o nel 650 di riserva<br />

per militari italiani. Anche al<br />

Sanatorio, all’ospedale Militare<br />

di Livorno e al Manicomio<br />

di Volterra ci furono numerosi<br />

morti, ma i relativi<br />

documenti o non sono visibili<br />

o non esistono più. Nessuno,<br />

tranne gli archivisti USA, conoscerà<br />

mai il numero dei deceduti<br />

di Coltano. Mistero e<br />

silenzio anche sui luoghi dove<br />

venivano sepolte le salme.<br />

[...] E’ certo che, a distanza<br />

di cinquant’anni, sui decessi di<br />

Coltano, esiste ancora il “top<br />

secret” e anche da parte delle<br />

autorità preposte non vengono<br />

fornite notizie precise».<br />

Nel 1964, al campo sportivo<br />

di Castelfiorentino, all’epoca<br />

trasformato in cimitero clandestino,<br />

durante una bonifica,<br />

vennero scoperti i resti di 350<br />

persone.<br />

Sempre navigando su internet,<br />

Una medaglia reducistica comune degli internati dei Campi di concentramento<br />

211 di Algeri, 339 di San Rossore, 334 di Scandicci e 337 di Coltano.<br />

ho poi appreso che tra gli italiani<br />

«repubblichini» rinchiusi<br />

a Coltano, oltre ad una marea<br />

di sconosciuti, c'era anche<br />

gente nota, come gli attori<br />

Raimondo Vianello, Walter<br />

Chiari, Enrico Maria Salerno,<br />

il podista poi campione olimpionico<br />

Pino Dordoni, il calciatore<br />

Benito Lorenzi. E ancora<br />

il giornalista Enrico Ameri,<br />

il regista Luciano Salce, il<br />

deputato di Mirko Tremaglia,<br />

il senatore di Giuseppe Turini,<br />

Giovanni Prodi (fratello maggiore<br />

del futuro Presidente del<br />

Consiglio Romano Prodi) ecc.<br />

Raimondo Vianello<br />

La scritta apposta sulla lapide che oggi ricorda il Campo di concentramento<br />

di Coltano: “In questo luogo / dal maggio al novembre 1945 /<br />

sorgeva il campo americano P.W.E. 337 / dove 35000 soldati della R.S.I.,<br />

soffrino una dura prigionia / Ai caduti e ai dispersi / dichiariamo perenne<br />

ricordo / 22 settembre 1996”.<br />

Il “Foglio di via” di un internato al Campo di concetramento di Coltano.


▲▲▲<br />

▲<br />

LIVORNOnonstop<br />

10<br />

boia dé<br />

BOIA DÉ: - La pittura livornese (3ª puntata)<br />

Postmacchiaioli<br />

Riprendendo<br />

il<br />

discorso<br />

sui pittori<br />

livornesi<br />

interrotto<br />

il mese<br />

scorso e<br />

ricordando come lo avessimo<br />

iniziato assieme perché, primo<br />

boia dè, la terra labronica<br />

è considerata la progenitrice<br />

di qualcosa veramente e<br />

considerevolmente nuovo in<br />

territorio pittorico a partire<br />

dalla fine dell’ottocento e per<br />

tutta la prima parte del novecento,<br />

vorrei riprendere il discorso<br />

approfondendo la differenza<br />

della pittura inizialmente<br />

chiamata Postmacchiaiola<br />

e poi identificata col<br />

Gruppo Labronico, ed il maggior<br />

rappresentante dei pittori<br />

nati nella nostra città, Amedeo<br />

Modigliani. L’artista noto<br />

per le sue donne dal lungo<br />

collo, oltre che per la famosa<br />

beffa delle sue teste architettata,<br />

indipendentemente gli uni<br />

dall’altro, da tre geniali ‘mariuoli’<br />

ed un giovane pittore<br />

di Marco Rossi<br />

amaranto nel 1984, non produsse<br />

infatti una scuola nonostante<br />

il grande successo<br />

che, purtroppo soltanto postmortem,<br />

le sue opere hanno<br />

registrato. Il caso resta unico,<br />

apparentemente isolato<br />

dal suo stesso limpido stile,<br />

esclusivo ed inconfondibile,<br />

tragico nella ricerca di qualcosa<br />

di nuovo anche a costo<br />

di restar del tutto solo e non<br />

esser compreso da alcuno.<br />

Pure dal punto di vista umano<br />

la vita di Modigliani non<br />

ha lasciato molte tracce in<br />

città se è vero com’è vero<br />

che la stessa casa di nascita<br />

solo da lontani parenti è stata<br />

di recente riportata alla visitabilità<br />

dei molti che, scesi<br />

in porto nel corso di crociere,<br />

la cercano esplicitamente.<br />

Mario Puccini, invece, quello<br />

che, come abbiamo evidenziato<br />

il mese scorso (anche<br />

grazie alla tesi di laurea<br />

del 1980 della prof.ssa Daniela<br />

Bruzzone in Leonardini),<br />

è stato definito il van<br />

Gogh italiano, non solo spinse<br />

gli artisti che lo avevano<br />

conosciuto a fondare un’iniziativa<br />

tuttora in essere come<br />

il Gruppo Labronico ma, soprattutto,<br />

aprì la strada ad un<br />

nuovo modo di rappresentare<br />

con macchie il proprio vedere<br />

la realtà e le sue quotidianità.<br />

L’usar le macchie, come noto,<br />

era stato scoperto da quella<br />

ventina di frequentatori del<br />

Caffè Michelangelo a Firenze<br />

che accetteranno, proprio<br />

per questo, d’esser chiamati<br />

Macchiaioli.<br />

Formatosi a partire dal 1855,<br />

il movimento era nato come<br />

reazione all’inerzia formale<br />

delle Accademie anche in<br />

rapporto coi fermenti ideologici<br />

del Risorgimento. Alla<br />

sua base si trovava la teoria<br />

che la visione delle forme è<br />

creata dalla luce come macchie<br />

di colore distinte per una<br />

libertà formale perfettamente<br />

in linea coll’Impressionismo<br />

francese pressocchè<br />

contemporaneo.<br />

Teorico e critico fondamentale<br />

dei Macchiaioli era stato<br />

Diego Martelli (1839-1896),<br />

Giovanni Fattori: Autoritratto,<br />

1894, olio su tela, cm. 70x55 - Istituto<br />

Matteucci, Viareggio,<br />

castiglioncellese (in realtà,<br />

però, nato a Firenze) agiato<br />

che dilapidò quasi tutti i suoi<br />

averi, fra cui la casa paterna<br />

poi trasformata nell’attuale<br />

Castello Pasquini, nel sostegno<br />

degli amici pittori.<br />

Oltre al capostipite livornese<br />

Fattori, i principali esponenti<br />

della corrente furono i fiorentini<br />

Lega e Signorini col pisano<br />

Borrani, ma non tutti i<br />

Macchiaioli partirono assieme:<br />

alla prima ondata, diciamo<br />

così, oltre ai citati, appartennero<br />

anche il napole-<br />

▲<br />

Giovanni Fattori: La rotonda dei bagni Palmieri, 1866, olio su tavola, cm. 12 x 35 - Galleria d’Arte Moderna, Palazzo Pitti, Firenze.


▲▲▲<br />

▲<br />

boia dé<br />

11<br />

LIVORNOnonstop<br />

Giovanni Fattori: La battaglia di Magenta (1861-1862), olio su tela, cm. 232×384 - Galleria d’Arte Moderna, Palazzo Pitti, Firenze<br />

tano Giuseppe Abbati<br />

(1836-1868), il santacrocino<br />

Cristiano Banti (1804-1924),<br />

i fiorentini Ferdinando Buonamici<br />

(1820-1892), Adriano<br />

Cecioni (1836-1886), Luigi<br />

Bechi (1830-1919,) Stanislao<br />

Pointeau (1833-1907) e Raffaello<br />

Sernesi (1838-1866), il<br />

pisano Antonio Puccinelli<br />

(1822-1897), il pesarese Vito<br />

D’Ancona (1826-1884), il<br />

veronese Vincenzo Cabianca<br />

(1827-1902), il potentino<br />

Michele Tedesco (1833-<br />

1917) ed il livornese de Tivoli.<br />

In seguito frequentarono<br />

il movimento anche quelli<br />

che sono definiti i Secondi<br />

Macchiaioli: i fiorentini Niccolò<br />

Cannicci (1846-1906),<br />

▲<br />

Luigi Gioli (1854-1947, fratello<br />

di Francesco) ed Egisto<br />

Ferroni (1835-1912), il trentino<br />

Eugenio Paci (1842-<br />

1907), il pisano Francesco<br />

Gioli (1846-1922) ed il livornese<br />

Eugenio Cecconi. Non<br />

tutti i frequentatori del Caffè<br />

Michelangelo, infine, aderirono<br />

all’iniziativa Macchiaiola:<br />

il fiorentino Lorenzo Gelati<br />

(1824-1895), ad esempio, e il<br />

livornese Cesare Bartolena<br />

preferirono distinguersene.<br />

Nel lungo elenco precedente,<br />

avrete notato la presenza<br />

solo di pochi pittori labronici:<br />

Fattori, Bartolena, De Tivoli<br />

e Cecconi. Su Giovanni Fattori<br />

(1825-1908) c’è poco da<br />

dire per la sua fama ormai<br />

consolidata e chi non lo conosce<br />

non ha che da visitare<br />

il museo a lui intestato a Villa<br />

Mimbelli per vederne alcune<br />

opere assai interessanti, anche<br />

se le più belle, ovviamente<br />

sono altrove come la Rotonda<br />

Palmieri (antenata degli<br />

attuali Bagni Pancaldi) o la<br />

Battaglia di Magenta (entrambe<br />

conservate a Firenze<br />

alla Galleria d’Arte Moderna<br />

presso Palazzo Pitti). Anche<br />

del Bartolena, De Tivoli<br />

e Cecconi sono visibili alcune<br />

opere in Villa Mimbelli.<br />

Serafino De Tivoli (1825-<br />

1892), una volta tornato da<br />

Parigi dove aveva conosciuto<br />

la scuola di Barbizon che<br />

aveva lanciato le scene contadine<br />

e la pittura en-plein-air<br />

(all’aria aperta), fu uno dei<br />

primi ad aderire al movimento<br />

tanto da esser definito il<br />

papà della macchia. Eugenio<br />

Cecconi (1842-1903) risultò<br />

soprattutto interessato agli<br />

aspetti più popolari ed alla<br />

caccia: famoso il suo dipinto<br />

Le cenciaiole livornesi del<br />

1880 che si puòammirare al<br />

nostro Museo Fattori. Cesare<br />

Bartolena (1830-1903), invece,<br />

si affrancò dai Macchiaioli<br />

per la volontà di perseguire<br />

una maggiore aderenza<br />

alle immagini fotografiche<br />

e fu molto interessato<br />

agli eventi risorgimentali. Nel<br />

museo Fattori c’è forse la sua<br />

opera più famosa anche<br />


▲▲▲<br />

▲<br />

LIVORNOnonstop<br />

12<br />

boia dé<br />

Cesare Bartolena: Partenza dei Volontari Garibaldini (1872), olio su tela, cm. 110x241 - Museo Fattori, Livorno<br />

▲<br />

per motivi storici perché<br />

raffigurante la Partenza dei<br />

volontari garibaldini dal<br />

Calambrone il 9 giugno 1860<br />

(l’evento è ricordato da un<br />

cippo sul luogo) ed in proposito<br />

val la pena di un piccolo<br />

approfondimento, perché i<br />

garibaldini cittadini furono<br />

migliaia, secondo boia dè!<br />

La partecipazione labronica<br />

alla spedizione dei Mille avvenne<br />

in più ondate: la prima<br />

(in 35 unità), con a capo il livornese<br />

Jacopo Sgarallino<br />

(1823-1879), lasciò il porto<br />

labronico il 1° di maggio col<br />

piroscafo Etruria per recarsi<br />

a Genova e quindi a Quarto<br />

dove s’imbarcò con il grosso<br />

del contingente sul piroscafo<br />

Lombardo il cui comandante<br />

era Nino Bixio ed il direttore<br />

di macchina Giuseppe Orlando<br />

(poi fondatore del Cantiere<br />

omonimo). La seconda (in<br />

77), agli ordini del fratello di<br />

Jacopo, Andrea (1819-1887),<br />

lasciò Livorno il 2 di maggio<br />

sulla tartana Adelina, sbarcò<br />

a Talamone il 5 e fu ordinata<br />

assieme ad altri in più compagnie,<br />

una delle quali ricevette<br />

il nome Livorno. Prima<br />

della quarta (in circa 2.000,<br />

colla partecipazione di Giovanni<br />

Guarducci (1813-1863)<br />

che era stato a capo della difesa<br />

della città nel maggio del<br />

1849), infine, fu quella raffigurata<br />

da Bartolena e riguardò<br />

i 1.200 volontari (di cui<br />

800 livornesi) organizzati e<br />

guidati dal cittadino Vincenzo<br />

Malenchini (1813-1881),<br />

che aveva creato per l’occasione<br />

un centro di reclutamento<br />

in una trattoria di via<br />

della Rondinella.<br />

Tornado alla pittura, l’eredità<br />

dei Macchiaioli sarà raccolta<br />

dai cosiddetti Postmacchiaioli,<br />

pittori di origine soprattutto<br />

toscana che furono<br />

attivi tra il 1880 ed il 1930:<br />

oltre al pisano Gugliemo Lori<br />

(1869-1913), il viareggino<br />

Lorenzo Viani (1882-1936),<br />

il lucchese Filadelfo Simi<br />

(1849-1923), i fiorentini Galileo<br />

Chini (1873-1956), Cesare<br />

Ciani (1854.-1925),<br />

Giorgio Kienerk (1869-<br />

1948), Ruggero Panerai<br />

(1862-1923) e Gustavo Sforni<br />

(1888-1939), i ravennati<br />

Ugo Manaresi (1851-1917) e<br />

Massimo Torchi (1856-<br />

1915), il barese Gaetano Spinelli<br />

(1877-1945), soprattutto<br />

ben 23 livornesi, terzo<br />

boia dè, con cui una sino ad<br />

allora pigra Livorno sembrò<br />

voler delimitare un nuovo territorio<br />

della pittura in prosecuzione<br />

di quanto iniziato<br />

mezzo secolo prima dai Macchiaioli.<br />

Come già detto nella<br />

precedente puntata il via fu<br />

dato dal desiderio negli anni<br />

Ottanta dell’Ottocento di<br />

consacrare la nostra città<br />

come luogo di ricambio attivo<br />

del ristagno in essere nel<br />

costume artistico fiorentino.<br />

Ecco l’Esposizione Nazionale<br />

d’Arte “Illustrazione Italiana”<br />

tenutasi in riva al Tirreno<br />

nel 1886, che si propose una<br />

periodicità quale poi non<br />

ebbe, ma che fu uno dei primi<br />

casi di manifestazioni artistiche<br />

tenutesi in località turistiche:<br />

contrariamente al<br />

progetto originale che ne voleva<br />

la sede davanti ai Bagni<br />

Pancaldi, fu eretto un apposito<br />

padiglione in Piazza Mazzini:<br />

550 opere di 110 artisti<br />

per 48 giorni e 9.000 visitatori!<br />

Una grossa mano nell’organizzazione<br />

la diede Adolfo<br />

Belimbau (1845-1938), pittore<br />

nato al Cairo da genitori<br />

livornesi ed amico di Corcos<br />

e Ulvi Liegi, autore, tra l’altro,<br />

del bel dipinto Una fonte<br />

a Livorno del 1888.<br />

Esterno del padiglione dell’Espozione Nazionale d’Arte “Illustrazione<br />

Italiana” del 22 agosto 1886 a Livorno in piazza Giuseppe Mazzini.<br />


▲▲▲<br />

▲<br />

boia dé<br />

13<br />

LIVORNOnonstop<br />

I diplomati Macchinisti dell’anno scolastico 1963-64 con il Prof. Domenico Spanò.<br />

Cesare Bartolena: La partenza del coscritto (1874).<br />

Eugenio Cecconi: Le cenciaiole livornesi (1880), olio su tela, cm. 88x170. - Museo Fattori, Livorno


▲▲▲<br />

▲<br />

LIVORNOnonstop<br />

14<br />

boia dé<br />

▲<br />

Il primo quadro Postmacchiaiolo<br />

fu Il fienaiolo dipinto<br />

dal livornese Plinio Nomellini<br />

(1866-1943) nel 1888,<br />

presentato poi all’Esposizione<br />

Universale delle Belle Arti<br />

di Parigi nel 1890, aspramente<br />

criticato da Fattori in una<br />

lettera a Nomellini in cui il<br />

vecchio maestro avvertiva il<br />

secondo dei rischi che avrebbe<br />

corso portando avanti una<br />

pittura appiattita su quella<br />

degli impressionisti. Nomellini,<br />

però sapeva il fatto suo<br />

avendo anche conosciuto il<br />

nascente Divisionismo (che<br />

estremizzava la tendenza della<br />

separazione dei colori in<br />

unità distinte) di cui divenne<br />

uno dei principali rappresentati<br />

italiani assieme ai più famosi<br />

Giovanni Segantini<br />

(trentino, 1858-1899, autore<br />

degli stupendi Traghetto all’Ave<br />

Maria del 1882-6 e Le<br />

due madri del 1889) ed il poi<br />

futurista Umberto Boccioni<br />

(calabrese, 1882-1916, autore<br />

dei celebri La città che<br />

sale e Rissa in galleria, entrambi<br />

del 1910).<br />

Di Plinio Nomellini il Museo<br />

Fattori espone un Incipit<br />

nova aetas del 1924, ma<br />

sono più celebri ed apprezzati<br />

per la loro suggestione<br />

emotiva Cantiere e Bambine<br />

al mare.<br />

La pittura Postmacchiaiola<br />

fu caratterizzata da un maggior<br />

interesse verso la cultura<br />

dell’Impressionismo francese<br />

ed il livornese Müller, di<br />

ritorno da un viaggio in Francia,<br />

introdusse in Toscana<br />

anche le novità pittoriche dei<br />

tardo-impressionisti. Si aprì<br />

un mondo in cui si tuffarono<br />

Giovanni Bartolena, Benvenuti,<br />

Bicchi, Cappiello, Corcos,<br />

de Witt, Gambogi, Ghiglia,<br />

Liegi, Lloyd, Pellegrini,<br />

Servolini, Pagni, i 3 Tommasi,<br />

Vinzio e Sommati… ma di<br />

questo parleremo la prossima<br />

volta.<br />

(3. continua)<br />

Plinio Nomellini: Incipit nova aetas, 1924, olio su tela, cm. 408x310.<br />

Museo Fattori, Livorno<br />

Adolfo Belimbau: Una fonte a Livorno,(1888) - Real Casa Palazzo Pitti, Firenze


▲<br />

▲<br />

boia dé<br />

15<br />

LIVORNOnonstop<br />

Plinio Nomellini: Bambine al mare (1912-1913), olio su tela, cm 144X70 - Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma<br />

Plinio Nomellini: Il cantiere (1909), olio e tempera su tela, cm 300x600 - Galleria Nazionale di Palazzo Spinola, Genova


▲▲▲<br />

▲<br />

LIVORNOnonstop<br />

16<br />

scuola<br />

“Viaggio tra le scuole pubbliche livornesi”: 6ª puntata<br />

L’Istituto Tecnico Commerciale<br />

“Amerigo Vespucci”<br />

di Luciano Canessa<br />

Dopo<br />

l’esperienza<br />

negativa<br />

del preside<br />

Pietro<br />

Noto Badge,<br />

di<br />

cui abbiamo<br />

parlato trattando le origini<br />

del “Nautico”, il Ministero di<br />

Agricoltura Industria e Commercio<br />

decise di inviare alla guida<br />

dell’Istituto di Marina Mercantile<br />

di Livorno un uomo di<br />

sicura affidabilità, anche se, ahimè,<br />

di salute precaria: Dino Carina.<br />

Nato a Lucca il 6 maggio<br />

1836, cultore delle discipline<br />

economiche e pedagogiche oltre<br />

che di quelle fisico-matematiche,<br />

aveva anche esperienza<br />

nell’insegnamento. Insomma,<br />

l’uomo ad hoc per la situazione.<br />

Ricevuta la nomina nel settembre<br />

1869, chiese subito al Ministero<br />

l’istituzione della sezione<br />

commerciale a partire dall’a.s.<br />

1869/70 e in data 15 ottobre ricevette<br />

l’approvazione. Stante<br />

la difficoltà di avere, in tempi<br />

brevi, la nomina degli insegnanti,<br />

chiese e ottenne la collaborazione<br />

dei docenti del funzionante<br />

Istituto di Marina Mercantile<br />

che si prestarono ad assumere<br />

gli insegnamenti per l’apertura<br />

del corso commerciale. Ciò si<br />

potè realizzare, oltre che per la<br />

disponibilità dei professori, in<br />

virtù del prestigio di cui godeva<br />

il Carina.<br />

Per il primo anno si iscrissero<br />

cinque alunni più diciannove<br />

uditori. Questi ultimi erano allievi<br />

che frequentavano le lezioni<br />

di alcune materie del corso,<br />

non di tutte. Al secondo anno<br />

gli iscritti furono dieci più ventiquattro<br />

e al terzo anno undici<br />

più quarantatre.<br />

La sezione commerciale nacque<br />

in corso Amedeo, poi nel febbraio-marzo<br />

1871 prese alloggio<br />

al piano terra e successivamente<br />

al piano superiore e al mezzanino<br />

di Palazzo Granducale, in<br />

piazza d’Arme, unitamente all’Istituto<br />

Nautico, di cui era una<br />

costola.<br />

Va chiarito che, in precedenza,<br />

una sezione commerciale funzionò<br />

nel 1867/68, istituita dal Comune<br />

di Livorno il quale volle<br />

sostituirsi al governo del regno<br />

che non concesse a Livorno, nel<br />

1863, un corso di studi amministrativo.<br />

Il corso comunale ebbe<br />

però brevissima vita, infatti chiuse<br />

nell’anno scolastico successivo,<br />

il 1868/69, per mancanza di<br />

iscrizioni, in quanto il ministero<br />

competente non dette riconoscimento<br />

ufficiale al corso di studi<br />

comunale.<br />

Ma tornando al nostro Carina,<br />

questi denunciò la grave carenza<br />

dell’istruzione in generale e<br />

in particolare di quella tecnica,<br />

così chiese e ottenne, grazie al<br />

suo prestigio, l’apertura della<br />

sezione fisico-matematica dal<br />

1871/72 e di quella industriale<br />

dal 1873/74. Ma, ahimè, non<br />

poté vedere completata l’opera<br />

sua meritoria perché morì, a solo<br />

36 anni, nella sua abitazione di<br />

Pisa, il 10 marzo 1872, lo stesso<br />

giorno in cui morì, sempre a Pisa,<br />

Giuseppe Mazzini. Eppure in soli<br />

due anni e cinque mesi riuscì a<br />

trasformare la scuola livornese<br />

e a garantirne i destini.<br />

Con la sezione industriale si<br />

completò l’organizzazione dell’Istituto<br />

Tecnico livornese in<br />

quanto funzionarono, oltre a<br />

quella, la sezione nautica, quella<br />

commerciale e quella fisicomatematica.<br />

▲<br />

L’Istuto Tecnico “A. Vespucci” come si presentava nel giorno dell’inaugurazione avvenuta il 28 ottobre 1928.


▲▲▲<br />

▲<br />

scuola<br />

17<br />

LIVORNOnonstop<br />

L’ala del ‘Vespucci’ bombardata dagli eventi bellici e la ricostruzione.<br />

▲<br />

Al Carina successe, alla presidenza,<br />

Piero Donnini che garantì<br />

stabilità, perché la sua direzione<br />

durò fino al 5 marzo 1897.<br />

Fu anche sindaco della città, due<br />

volte. Al Donnini seguì Gaetano<br />

Petrosemolo fino al 4 dicembre<br />

1913.<br />

Paolo Zalum, un alunno della<br />

scuola in quel periodo, scrisse<br />

che al piano terra di Palazzo Granducale<br />

le stanze erano anguste e<br />

tetre e, comunque, tutto il piano<br />

era un labirinto di stanze maleodoranti.<br />

Aggiungeva anche che<br />

la stessa piazza d’Armi non era<br />

molta diversa da come l’aveva<br />

vista un secolo prima Napoleone,<br />

anche se per la verità, almeno<br />

dal 1892 la statua di Vittorio<br />

Emanuele II già troneggiava, poi,<br />

più tardi fu collocata anche la<br />

fontana, davanti ai Tre Palazzi.<br />

La presidenza si trovava al primo<br />

piano di Palazzo Granducale,<br />

scriveva ancora Zalum, e riguardo<br />

al preside così si esprimeva<br />

“…quel Giove ottimo e massimo<br />

che rispondeva meglio al<br />

nome del beneamato preside<br />

Petrosemolo, ex garibaldino,<br />

facile a commuoversi nelle rituali<br />

cicche inflitte agli scolari<br />

discoleggianti”.<br />

L’inaccessibilità alla presidenza<br />

era garantita dai due segretari,<br />

prof. Mazzanti e prof. Bizzarrini,<br />

oltre che dal capo bidello, Omero<br />

Prettoni, terribile cerbero,<br />

sempre in abito blu, cranio completamente<br />

calvo, voce nasale<br />

e un tintinnar di chiavi che gli<br />

conferiva grande autorità.<br />

Al nostro ex garibaldino seguirono<br />

alla presidenza Giovanni<br />

Targioni Tozzetti, facente funzioni,<br />

nel 1913/14, e Gerolamo<br />

Occoferri dal 1914 al 1920.<br />

Nel 1877 gli istituti tecnici passarono<br />

sotto il Ministero della<br />

P.I. quindi il Vespucci con tutti i<br />

suoi corsi (nautico, commerciale,<br />

industriale e fisico-matematico)<br />

passò sotto la giurisdizione<br />

di quel Ministero.<br />

Due anni più tardi, a Roma, si<br />

tenne il primo congresso nazionale<br />

dei ragionieri e fu avanzata<br />

richiesta al governo del riconoscimento<br />

della professione di ragioniere,<br />

dato che fino a quel<br />

momento, in assenza di regole<br />

scritte, chiunque poteva esercitare<br />

la professione, anche in assenza<br />

di titolo di studio.<br />

Non è dato sapere quando la<br />

scuola è stata intitolata al navigatore<br />

fiorentino Amerigo Vespucci<br />

però ho potuto circoscrivere<br />

il periodo. Ne “La Gazzetta<br />

Livornese” del 9.11.1884 sono<br />

riportati i nomi di alunni del Vespucci<br />

premiati a Torino. Poiché<br />

ne “La Gazzetta Livornese” del<br />

26.6.1882, Giuseppe Bandi propone<br />

di intitolare l’Istituto Tecnico<br />

e Nautico di Livorno, ancora<br />

senza nome, a Francesco<br />

Domenico Guerrazzi, si deve<br />

dedurre che l’intitolazione è avvenuta<br />

tra il mese di giugno 1882<br />

e novembre 1884.<br />

A seguito del passaggio degli<br />

istituti nautici al Ministero della<br />

Marina, il Nautico di Livorno si<br />

separò nell’ottobre 1921, ma il<br />

nome di Amerigo Vespucci rimase<br />

alla sezione commerciale che<br />

insieme agli indirizzi fisico-matematico<br />

e industriale aveva il<br />

maggior numero di iscritti.<br />

Suona strano che il nome di un<br />

navigatore sia abbinato a un istituto<br />

scolastico per ragionieri;<br />

forse era più logico si chiamasse<br />

Dino Carina, che fu il fondatore<br />

e molto fece per l’istruzione<br />

pubblica. Ma tant’è!<br />

Con la legge Gentile nacquero il<br />

Liceo Scientifico, che assorbì la<br />

sezione fisico-matematica, e<br />

l’Istituto Tecnico Industriale che<br />

assorbì la sezione industriale del<br />

Vespucci e la Scuola di Arti e<br />

Mestieri. L’Istituto “Vespucci”<br />

rimase con il solo indirizzo commerciale<br />

e fu suddiviso in quadriennio<br />

inferiore, corrispondente<br />

all’attuale scuola media, e in<br />

quadriennio superiore. Con provvedimento<br />

del re, il 31 agosto<br />

1931 il R. Istituto Tecnico Amerigo<br />

Vespucci fu trasformato in<br />

Regio Istituto Tecnico Commerciale<br />

Amerigo Vespucci. Di lì a<br />

poco il quadriennio superiore<br />

si trasformò in quinquennio.<br />

Ma non andiamo troppo avanti;<br />

finalmente dopo quasi sessantanni,<br />

l’istituto di cui si tratta<br />

ebbe una bella sede scolastica,<br />

progettata dal livornese<br />

Gino Cipriani e da Giuseppe Machin<br />

nella attuale via Chiarini che<br />

fu inaugurata il 28 ottobre 1928.<br />

In verità quel giorno la sede non<br />

era pronta e le lezioni poterono<br />

cominciare l’8 maggio 1929.<br />

La splendida Aula Magna del “Vespucci” andata distrutta dai bombardamenti dell’ultima guerra.<br />


▲▲▲<br />

▲<br />

scuola<br />

18<br />

LIVORNOnonstop<br />

Era preside a quel tempo il<br />

livornese Alberto Razzauti (era<br />

succeduto a Siro Martini 1921-<br />

1927), un autentico studioso,<br />

letterato e “uomo di scuola”<br />

come fu definito, che andò alla<br />

presidenza del “Classico” nel<br />

1941, sostituito da Baldo Baldi<br />

che del “Vespucci” era stato<br />

anche allievo.<br />

La bellissima aula magna del<br />

Vespucci con gli affreschi di<br />

Corrado Michelozzi e i vetri delle<br />

finestre decorati con soggetti<br />

di industria e di scienza da<br />

Mario Ciano, fu inaugurata il 9<br />

giugno 1932. Purtroppo le bombe<br />

la colpirono in pieno e di essa<br />

è rimasta solo una bella foto di<br />

Schendi.<br />

Nell’a. s. 1935/36, sedette tra i<br />

banchi del Vespucci nientemeno<br />

che Gianfranco Zeffirelli, in<br />

2° A, quadriennio inferiore<br />

(scuola media). Si tratta di una<br />

mia scoperta di cui ho voluto<br />

capire la motivazione. Gianfranco,<br />

orfano di madre e con il padre,<br />

Corsi, che ancora non l’aveva<br />

riconosciuto, viveva con gli<br />

zii, Alaide Becattini e Gustavo<br />

Socci. Quest’ultimo, che era nella<br />

riserva della Marina, fu trasferito<br />

all’Accademia Navale di<br />

Livorno e Gianfranco per un<br />

anno visse in città e frequentò<br />

il Vespucci .<br />

Durante la guerra la sede fu abbandonata<br />

e le lezioni proseguirono<br />

a villa Maria di Montenero,<br />

Le Quattro Palle, villa Bicchierai<br />

con una sede staccata a<br />

Bibbona. Al rientro, le lezioni<br />

ripresero in via Bonaini.<br />

Poco prima, con l’ a.s. 1937/38<br />

era nata, come costola del Vespucci,<br />

la sezione geometri, sotto<br />

la presidenza di Alberto Razzauti.<br />

Livorno era rimasta, unica<br />

in Toscana, a non avere quel<br />

corso di studi per cui chi voleva<br />

intraprendere quella carriera<br />

doveva iscriversi nelle scuole<br />

delle province limitrofe. La sezione<br />

per geometri si staccò dal<br />

Vespucci nell’a. s. 1970/71.<br />

L’aumento vertiginoso delle<br />

iscrizioni che interessò la sezione<br />

ragionieri, nel dopoguerra,<br />

spinse la Provincia di Livorno a<br />

progettare la sopraelevazione di<br />

un terzo piano che fu ancora<br />

▲<br />

Franco Zeffirelli nell’a.s. 1935/36<br />

ha frequentato il “Vespucci”<br />

disegnato dal livornese Gino<br />

Cipriani (che si trovava a Roma)<br />

insieme a Piero Barucci. Il terzo<br />

piano fu inaugurato con l’a.s.<br />

1960/61. Non si contano le succursali<br />

che furono necessarie<br />

per il continuo crescere delle<br />

iscrizioni: Banco di Napoli, via<br />

Crispi, Gavi, Grabau, palazzo<br />

Rosciano, scali delle Barchette,<br />

via Fagiuoli, via S.Anna, via<br />

Marradi, piazza Vigo.<br />

Il Ministero della P.I. decise lo<br />

sdoppiamento dell’istituto e<br />

così nacque nell’a.s. 1978/79<br />

l’Istituto Tecnico Commerciale<br />

“P. Calamandrei” che nel 1996,<br />

con il decrescere generalizzato<br />

delle iscrizioni, rientrò nel grande<br />

ventre del “Vespucci”.<br />

Dopo Baldo Baldi, alla presidenza<br />

è arrivato nel 1967/68 Paolo<br />

Pizzardi, quindi Luciano Merlini,<br />

Gerardo Orlando, Maria<br />

Mazzarino Sfriso, Francesco<br />

Daidone, Helia Ciampi Polledri,<br />

Cristina Grieco. Simonetta Costagliola<br />

è l’attuale dirigente<br />

scolastico.<br />

Appare di tutta evidenza la<br />

stretta connessione tra il Vespucci<br />

e la realtà cittadina che<br />

si è manifestata per centocinquant’anni<br />

fornendo i propri diplomati<br />

alle banche, alle agenzie<br />

marittime, alle attività produttive<br />

livornesi, oltre che alla<br />

libera professione. Tra i commercialisti<br />

possiamo annoverare,<br />

tra i primi, Leone Caro, Paolo Zalum<br />

per arrivare a Gastone Lessi,<br />

Giuseppe Malatesta, Athos<br />

Squicciarini, Giovanni Carosini,<br />

Brandino Brandi, Veniero Ceccarini,<br />

Vinicio Ferracci, ecc.<br />

Ma come non ricordare, osservando<br />

gli altri indirizzi di studio,<br />

oltre al citato Zeffirelli, anche<br />

Silvano Filippelli, presidente<br />

della Provincia di Livorno e assessore<br />

regionale, Aldo Santini,<br />

Carlo Lulli e Giuseppe Isozio,<br />

giornalisti, Giorgio Gualandi e<br />

Arrigo Melani, principi del Foro,<br />

Roberto Gentini, il medico militare<br />

più decorato d’Italia, tutti<br />

frequentanti la sezione quadriennale<br />

inferiore, corrispondente<br />

all’attuale scuola media!<br />

La 2ª A Ragionieri dell’anno scolastico 1984/85.<br />

E poi il pittore Plinio Nomellini,<br />

il calciatore Alfredo Pitto (sezione<br />

fisico-matematica), Costanzo<br />

Ebat, Giorgio Pazzini, Angelo<br />

Berti, Luciano Montelatici, ecc.<br />

Un mondo che più variegato<br />

non si può.<br />

Tra i docenti del primo periodo<br />

si ricordano Luigi Bodio (direttore<br />

Ufficio Centrale Statistica<br />

Italiana e presidente dell’Istituto<br />

Internazionale Statistica), Pietro<br />

Vigo (maggiore storico livornese),<br />

Giovanni Arcangeli (botanico,<br />

che salì alla cattedra dell’Università<br />

di Pisa), Pio Mantovani<br />

(fondatore del Museo di<br />

Storia Naturale), Giovanni Targioni<br />

Tozzetti e Guido Menasci<br />

che furono i librettisti di Cavalleria<br />

Rusticana, Angiolo Main<br />

(geografo), Giuseppe Levantini<br />

Pieroni (poeta), Guglielmo Micheli<br />

(pittore di chiara fama), Giuseppe<br />

Schiavazzi, Lorenzo Cecchi.<br />

Alberto Calza Bini (fondatore<br />

dell’Istituto Nazionale di<br />

Urbanistica).<br />

Oggi, a seguito degli accorpamenti<br />

degli istituti scolastici, la<br />

scuola è denominata I.I.S. “Vespucci-Colombo”.<br />

Fonti: Luciano Canessa: “L’istruzione<br />

pubblica a Livorno – L’Istituto<br />

Tecnico A. Vespucci e dintorni” –<br />

Provincia di Livorno, 2010; successive<br />

ricerche di archivio.


▲▲▲<br />

▲<br />

LIVORNOnonstop<br />

19<br />

livornesità<br />

La storia delle nostre strade<br />

...a spasso<br />

per la città<br />

dallo Stradario Storico di Livorno,<br />

antico, moderno e illustrato di Beppe<br />

Leonardini e Corrado Nocerino (Editrice<br />

Nuova Fortezza, Livorno).<br />

Via Orazio Paretti - Da via F.<br />

Filzi e via N. Bixio. Fu così<br />

intitolata nel 1934 al benemerito<br />

livornese (1878-1932)<br />

della previdenza sociale che<br />

diresse per molti anni l’INPS.<br />

Via Giulio Anzillotti - Dalla<br />

via Ferraris al via Vecchia di<br />

Salviano. Denominata così nel<br />

1970 per onorare il medico<br />

chirurgo (Pisa 1874 - Livorno<br />

1959) che per lunghi anni operò<br />

nel nostro Ospedale a partire<br />

dal 1909. Alla sua morte<br />

ricevette dalle autorità e dal<br />

popolo grandi onoranze.<br />

Proverbi<br />

livornesi<br />

✔ Meglio lei a letto che te<br />

al chilo.<br />

✔ A certa gente, ni da noia<br />

le ‘arrozze a Montenero.<br />

✔ Vento alle Gamaie, tempo<br />

bono; vento alle<br />

Bocche tempo ‘attivo<br />

✔ La donna è come la riotta,<br />

o cruda o cotta è<br />

sempre dura da digerì.<br />

✔ L’uccel dell’omo ‘un fa<br />

ova.<br />

✔ Cencio disse male di<br />

straccio.<br />

✔ Lavoro ammazza i vizi.<br />

Se trovi degli<br />

errori in<br />

questo giornale,<br />

tieni<br />

presente<br />

che sono<br />

stati messi<br />

di proposito. Abbiamo cercato<br />

di soddisfare tutti, anche<br />

coloro che sono sempre<br />

alla ricerca di errori!<br />

QUIZ A PUNTEGGIO PER SAGGIARE LA TUA LIVORNESITÀ<br />

LIVORNESE DOC O ALL’ACQUA DI ROSE?<br />

Scoprilo rispondendo a queste domande; quindi controlla punteggio e valutazione:<br />

1<br />

A<br />

B<br />

C<br />

2<br />

A chi assegnò il Comune<br />

la prima Livornina nel<br />

1981?<br />

Principi Carlo e Diana<br />

Sandro Pertini<br />

Giorgio Caproni<br />

In quale anno è stata restituita<br />

all’uso della cittadinanza la<br />

Terrazza Mascagni dopo l’ultima<br />

ristrutturazione?<br />

A 1992<br />

B 2001<br />

C 1998<br />

3<br />

... e a quale numero ammontano<br />

le piastrelle<br />

bianco e nere?<br />

A 18.790<br />

B 34.800<br />

C 26.730<br />

4<br />

... e quante sono le colonnine<br />

utilizzate per la<br />

balaustra?<br />

A 6.800<br />

B 9.722<br />

C 4.100<br />

In quale anno fu inaugurato<br />

l’originario Chalet<br />

della Rotonda? 5 9<br />

A 1931<br />

B 1960<br />

C 1949<br />

... e quando chiuse i<br />

battenti fino a divenire<br />

un rudere?<br />

A 2003<br />

B 1998<br />

C 2011<br />

A<br />

B<br />

C<br />

A<br />

B<br />

C<br />

Chi era Natale Betti cui<br />

è dedicata una strada<br />

cittadina?<br />

Pittore<br />

Letterato<br />

Medico<br />

In quale città è nato il noto<br />

giornalista e commentatore<br />

Vezio Benetti?<br />

Livorno<br />

Sarzana<br />

Ponsacco<br />

In quale anno fu aperto lo stabilimento<br />

SICE (Società Italiana<br />

Conduttori Elettrici) , poi Pirelli?<br />

A 1906<br />

B 1922<br />

C 1938<br />

Chi ha progettato il<br />

Mercato Centrale?<br />

RISPOSTE: 1 (B), 2 (C), 3 (B), 4 (C), 5 (A), 6 (A), 7 (B), 8 (C), 9 (A), 10 (B), 11 (A), 12 (C)<br />

Meno di 2 risposte corrette: ...all’acqua di rose - Da 3 a 6 risposte corrette: ...sui generis<br />

Da 7 a 10 risposte corrette: alla moda - Nessun errore: LIVORNESE DOC honoris causa<br />

Quiz visivo e di orientamento a conferma del tuo grado di livornesità<br />

Che razza di livornese sei?<br />

...di SCOGLIO,<br />

di FORAVIA<br />

o... PISANO?<br />

Qui a fianco c'è la foto di una strada<br />

della tua città. Sai riconoscere di<br />

quale via si tratta?<br />

Se rispondi ESATTAMENTE significa<br />

che sei un... livornese di scoglio!<br />

Se rispondi CONFONDENDO la via<br />

con altra della stessa zona, significa<br />

che sei un... livornese di foravia,<br />

Se NON RIESCI A CAPACITARTI di<br />

quale via si tratta, allora significa<br />

che... sei un pisano!<br />

Per la risposta, vedi pag. 23<br />

6<br />

7<br />

8<br />

Grado di difficoltà:<br />

10<br />

A<br />

B<br />

C<br />

11<br />

A<br />

B<br />

C<br />

12<br />

B. Buontalenti<br />

A. Badaloni<br />

L. Bettarini<br />

In quale quartiere si trova<br />

via Ersilio Michel?<br />

La Rosa<br />

Magenta<br />

Shangay<br />

In quale stagione il compianto<br />

Armando Picchi<br />

ha allenato il Livorno?<br />

A 1965/66<br />

B 1962/63<br />

C 1969/70


▲▲▲<br />

▲<br />

storia<br />

20<br />

LIVORNOnonstop<br />

Livornese, generale napoleonico ma sopratutto un precursore del Risorgimento, “due volte dimenticato”.<br />

Cosimo Del Fante, chi era costui?<br />

di Roberto Mocci<br />

L’idea di occuparmi di Cosimo<br />

Del Fante, come talvolta accade,<br />

ha avuto origine da un<br />

evento banale: l’essermi accorto<br />

che sotto la lapide marmorea<br />

indicante la via omonima, quella<br />

posta all’incrocio con la via<br />

Buontalenti, riporta, oltre alla<br />

data di nascita e di morte, la<br />

dizione “Generale napoleonico”<br />

(ciò che invece non appare nelle<br />

altre due targhe collocate agli<br />

estremi della strada stessa con<br />

piazza Guerrazzi e scali Bettarini).<br />

“Generale napoleonico”: definizione<br />

un po’ imprecisa a dire<br />

il vero, ma che, quantomeno,<br />

dava l’idea del periodo storico<br />

in cui il nostro concittadino era<br />

vissuto.<br />

Il secondo motivo è stato dettato<br />

dall’interesse che non poche<br />

persone, di ogni fascia<br />

d’età, mi hanno dimostrato<br />

chiedendomi: “Conosciamo la<br />

Via, ma... chi era Cosimo Del<br />

Fante?”. Così ho iniziato una ricerca<br />

presso la Biblioteca Labronica,<br />

la Biblioteca dell’Accademia<br />

Navale e presso altri<br />

Enti e istituzioni che mi potessero<br />

fornire notizie su Del Fante.<br />

L’imprecisione della targa,<br />

alla quale ho fatto riferimento,<br />

sta nel fatto che, Cosimo Damiano<br />

Del Fante, combatté numerose<br />

campagne napoleoniche<br />

che gli valsero due delle<br />

onoreficienze più importanti all’epoca:<br />

la Croce di Cavaliere<br />

dell’Ordine della Corona di Ferro<br />

e la Legion d’Onore napoleonica,<br />

oltre al titolo di Nobile<br />

dell’Impero, trasmissibile agli<br />

eredi, ottenuto per la conquista<br />

della fortezza di Gerona, in<br />

Spagna.<br />

Ma Cosimo si era arruolato volontario<br />

nel 1803 a Reggio Emilia,<br />

dove sei anni prima era nato<br />

il Tricolore, quando la Repubblica<br />

Cisalpina ancora non era<br />

divenuta Regno d’Italia (1805),<br />

con sovrano Napoleone Bonaparte<br />

e Viceré il figlio di primo<br />

letto dell’imperatrice Giuseppina<br />

Bonaparte, Eugèn de Beauharnais.<br />

Del Fante infatti, rimase sempre<br />

un soldato italiano, fino alla sua<br />

morte, avvenuta a Krasnoe, il<br />

16 novembre del 1812, durante<br />

la ritirata di quel che rimaneva<br />

della Grande Armée, dopo l’invasione<br />

della Russia del giugno<br />

1812. Come accadde 130 anni<br />

più tardi durante l’invasione<br />

germanica della Russia (i punti<br />

di contatto tra i due eventi, così<br />

lontani nel tempo, sono impressionanti),<br />

allorquando gli Alpini<br />

durante la tremenda ritirata,<br />

riuscirono a fare uscire dall’accerchiamento<br />

i resti delle divisioni<br />

italiane (i sopravvissuti,<br />

tra i quali erano molti i feriti e i<br />

congelati, furono circa 30 mila)<br />

combattendo un disperata battaglia<br />

presso la città di Nikolaijevka.<br />

Quel 16 di novembre<br />

La lapide posta sull’angolo tra la via Del Fante e la via Buontalenti.<br />

La locandina della mostra.<br />

Questa la locandina di presentazione<br />

della conferenza del Dr. Roberto<br />

Mocci che recentemente ha<br />

tenuto al C.R.D.D. su “Cosimo<br />

Damiano Del Fante; un precursore<br />

del Risorgimento” e sulla storia<br />

della Livorno del suo tempo.<br />

del 1812, accadde un fatto analogo:<br />

le colonne di sbandati in<br />

ritirata da Mosca, continuamente<br />

attaccate dai cosacchi, erano<br />

state accerchiate presso i campi<br />

innevati della città di Krasnoe,<br />

punto di passaggio obbligato<br />

per la ritirata verso<br />

ovest, dove il comandante in<br />

capo russo Kutuzov, aveva teso<br />

loro una trappola.<br />

Del Fante, con i pochi uomini<br />

ancora in grado di combattere<br />

(le fonti parlano di duecentocinquanta<br />

- trecento uomini), allo<br />

scopo di evitare la cattura del<br />

Viceré Eugenio e dello stesso<br />

Napoleone - ricordiamo che<br />

poco tempo prima, l’imperatore<br />

dei francesi, era sfuggito quasi<br />

per miracolo alla cattura, da parte<br />

di un drappello di cosacchi -<br />

si gettò contro i reparti russi che<br />

avevano occupata la strada<br />

principale e al costo della sua<br />

vita e di quella dei suoi uomini,<br />

riuscì a sfondare e a permettere<br />

la ritirata ai resti dell’armata, che<br />

adesso contava solo poche decine<br />

di migliaia di uomini.<br />

Parlare di comportamento eroico,<br />

in questo caso, non credo<br />

possa dare adito a letture “retoriche”:<br />

primo, perché gli italiani<br />

accorsi sotto il primo Tricolore,<br />

erano realmente animati da amor<br />

patrio, che altro non è, alla fine,<br />

se non l’amore per le proprie famiglie,<br />

per la terra in cui si è nati<br />

e cresciuti, l’amore per la Tradizione,<br />

che veniva quasi quotidianamente<br />

“raccontata” e trasmessa<br />

dai genitori ai figli.<br />

Comunque, tornando a noi, ripassarono<br />

il fiume Niemen, confine<br />

del Ducato di Varsavia, 30<br />

mila reduci, quel che restava dei<br />

circa 600 mila uomini (di cui circa<br />

un terzo erano francesi, gli<br />

altri appartenevano alle nazioni<br />

alleate o occupate dall’esercito<br />

francese: italiani, polacchi, austriaci,<br />

prussiani, spagnoli, solo<br />

per citare i contingenti numericamente<br />

più importanti) che il<br />

22 giugno 1812 avevano invaso<br />

la Russia.<br />

Ho definito Del Fante un precursore<br />

del Risorgimento perché,<br />

come molti appartenenti<br />

alla sua generazione, era rimasto<br />

profondamente colpito dagli<br />

ideali che provenivano d’oltralpe.<br />

Lo dimostra il suo arruolamento<br />

come volontario a Reggio<br />

Emilia e la folgorante carriera<br />

ottenuta per meriti ‘sul campo’<br />

e non grazie alla sua posizione<br />

sociale.<br />

Cosimo infatti, nacque a Livorno<br />

il 27 settembre del 1781 in<br />

‘Casa Costantini’, un bel palazzo<br />

sulla via Grande al n. Civico<br />

33 (oggi n. 110, presso l’angolo<br />

Nord-Ovest della Piazza, dove<br />

da anni esiste una libreria), figlio<br />

di Gioacchino e Uliva, rispettivamente<br />

cuoco e governante<br />

del Signor Costantini, un<br />

anziano signore che aveva fatto<br />

fortuna grazie al commercio.<br />

Egli volle dare un futuro a Cosimo,<br />

considerato come un figlio,<br />

pagandogli gli studi presso i<br />

padri Barnabiti. Il ragazzo era<br />

sveglio e d’intelletto pronto.<br />

Prediligeva lo studio delle lingue<br />

e della matematica. Oltre al<br />

latino, conosceva il france-<br />


▲▲▲<br />

▲<br />

LIVORNOnonstop<br />

21<br />

storia<br />

▲<br />

➹<br />

La freccia indica la “Casa Costantini” in via Grande dove nacque Cosimo<br />

Damiano Del Fante nel 1781.<br />

dal 1989<br />

qui la tua auto<br />

è in buone mani!<br />

3MScotchtint<br />

Pellicole per il controllo solare<br />

e la sicurezza del vetro<br />

Macelleria Pini<br />

a Livorno:<br />

Via di Franco 36/38 - Tel. 0586/884106<br />

P.zza D. Chiesa 63 - Tel. 0586/951363<br />

Via Mondolfi 12 - Tel. 0586/509618<br />

www.vadformaggi.it<br />

CARROZZERIA<br />

Marsili<br />

Soccorso Stradale 24 ore su 24 - Tel. 366.24.29.451<br />

Lavori accurati e veloci - Auto sostitutive - Garanzie sul lavoro<br />

TM<br />

se e l’inglese. Più tardi, durante<br />

le varie campagne napoleoniche,<br />

ebbe modo di apprendere<br />

lo spagnolo e rudimenti di<br />

tedesco e svedese.<br />

Dopo una rapidissima carriera –<br />

era, come diremmo oggi un ‘diplomato’<br />

dato che in seguito agli<br />

studi presso i Barnabiti, avrebbe<br />

dovuto iscriversi alla facoltà<br />

di giurisprudenza dell’Università<br />

di Pisa – divenne sottotenente<br />

della Repubblica Cisalpina.<br />

Negli anni successivi, grazie<br />

alle proprie doti militari e umane,<br />

che lo fecero ben volere sia<br />

dai superiori, come il colonnello<br />

Teodoro Lechi ed il colonnello<br />

Viani in testa, sia dai suoi<br />

commilitoni che ne ebbero stima<br />

e fiducia fino alla fine, Cosimo<br />

raggiunse il grado di generale.<br />

Il ricordo di Cosimo Del Fante<br />

Carni di prima qualità<br />

PRONTOCUOCI<br />

Via Mentana 55 - Livorno<br />

Tel. 333/728.8665<br />

Via Cestoni n. 59 - Livorno<br />

Tel. 0586/409640 - Fax 0586/428860<br />

car.marsili@tiscali.it<br />

rimase vivo a lungo tra i superstiti<br />

delle campagne napoleoniche,<br />

soprattutto in Toscana e a<br />

Livorno in modo particolare. La<br />

sua figura di ufficiale dell’Armata<br />

d’Italia, divenne un simbolo<br />

per le rinnovate virtù militari<br />

italiane e di opposizione ai<br />

regimi della Restaurazione.<br />

Il suo amico e compagno d’armi,<br />

colonnello Cesare de Laugier,<br />

con i suoi scritti, ne esaltò<br />

il valore, l’abnegazione nei confronti<br />

dei propri soldati, presentandolo<br />

come la figura ideale del<br />

nuovo combattente italiano.<br />

Nel 1849, un battaglione di volontari<br />

livornesi, assunse il suo<br />

nome. Ricordiamo che il colonnello<br />

De Laugier, comandò gli<br />

studenti e i docenti toscani a<br />

Curtatone e Montanara, durante<br />

la 1ª Guerra d’Indipendenza.<br />

E’ cosa ormai nota, che tra i Carbonari<br />

o gli appartenenti alla<br />

Giovine Italia di Mazzini, gli ex<br />

ufficiali napoleonici o del Regno<br />

italico, furono numerosi.<br />

Quindi Cosimo, divenne addirittura<br />

un ‘mito necessario’ alla<br />

formazione dei giovani che<br />

avrebbero preso parte al Risorgimento<br />

italiano, dai moti del<br />

1821 fino all’Unità d’Italia.<br />

Qualcuno ha sottolineato la<br />

mancanza di scritti che comprovino<br />

i suoi ideali politici. Ma forse<br />

costoro, hanno perso di vista<br />

il fatto che un uomo, si giudica<br />

dal suo comportamento e<br />

non tanto da quel che dice o<br />

dal 1865<br />

Tintori in Firenze<br />

Brevetto Reale<br />

del 22 Giugno 1867<br />

scrive.<br />

Sicuramente, Cosimo Damiano<br />

Del Fante, come molti altri giovani<br />

della sua generazione, fu<br />

tutt’altro che insensibile ai grandi<br />

eventi politici e militari del<br />

suo tempo ed alle opportunità<br />

che si offrivano soprattutto attraverso<br />

la carriera militare, ormai<br />

aperta sino ai più alti gradi,<br />

indipendentemente dallo stato<br />

sociale.<br />

Concludendo, senza retorica e<br />

apologia, credo che ancora<br />

oggi, egli potrebbe costituire un<br />

esempio; per la sua personalità<br />

e i suoi principi morali, più importanti<br />

delle pur indiscutibili<br />

doti militari. Un nostro concittadino<br />

che è stato, in anni più<br />

vicini a noi, completamente dimenticato:<br />

e se la prima volta,<br />

con la Restaurazione anche in<br />

Toscana, la cosa può esser<br />

comprensibile, non lo è invece<br />

per ciò che riguarda, da qualche<br />

decennio a questa parte,<br />

l’insegnamento della Storia. Attraverso<br />

la Scuola, avrebbe potuto<br />

essere un personaggio al<br />

quale attingere, perché è partendo<br />

proprio dalla storia locale<br />

e da personaggi come lui, che<br />

l’insegnamento della Storia può<br />

risultare più ‘accattivante’ per i<br />

ragazzi d’oggi. Ed è proprio per<br />

questo motivo che non ho esitato<br />

a definire Cosimo Damiano<br />

Del Fante “due volte dimenticato”<br />

ma, soprattutto un precursore<br />

del Risorgimento.<br />

TINTORIA ROSSI<br />

Corso Mazzini 252 - Livorno - Tel. 0586.881.533 - 0586.887.249<br />

NUOVO METODO RISPARMIO BIPREZZO<br />

LAVATURA A SECCO - STIRATURA RAPIDA<br />

Euro<br />

4,50<br />

L’UNO<br />

PANTALONE<br />

GONNA<br />

CAMICIA<br />

GOLF<br />

Euro 2,50<br />

IMPERMEABILE<br />

CAPPOTTO<br />

GIACCA - GIACCONE<br />

ABITO DONNA<br />

Euro<br />

3,00<br />

L’UNO<br />

TRAPUNTA grande lavata ad acqua Euro 12,50<br />

TRAPUNTA piccola lavata ad acqua Euro 10,90<br />

TAPPETI orientali lavati a telaio Prezzo Speciale<br />

PULITURA SPECIALIZZATA FODERE POLTRONE e DIVANI<br />

SU OGNI INDUMENTO TRATTAMENTO ANTIBATTERICO, IGIENE, QUALITÀ, PREZZO E....<br />

L’ESPERIENZA DI 153 ANNI


▲▲▲<br />

▲<br />

attualità<br />

22<br />

LIVORNOnonstop<br />

Sorto di recente il locale Gruppo Amici Velivoli Storici<br />

Ecco il GAVS:<br />

Sez. Pisa-Livorno<br />

Il GAVS, Gruppo Amici Velivoli vista Ali Antiche e il sito<br />

Storici è stato fondato a Roma www.gavs.it, svolge un’azione<br />

nel 1983 con lo scopo di ricercare,<br />

recuperare, acquisire, conser-<br />

consapevolezza dell’importanza<br />

culturale mirata a far crescere la<br />

vare, restaurare, gestire e mantenere<br />

velivoli storici, loro parti Il Gruppo Amici Velivoli Storici<br />

degli aerei storici.<br />

e documentazione storica. Dei ha trovato molti proseliti in Italia,<br />

tanto che si sono costituite<br />

30.000 aerei costruiti in Italia in<br />

cento anni, quelli di valore storico<br />

giunti sino a noi sono poco la penisola, fra cui quella di Pisa<br />

altre otto sezioni sparse in tutta<br />

più di 100. Della maggior parte sorta nel 2017 grazie all’interessamento<br />

e alla passione dei fra-<br />

dei protagonisti delle grandi imprese,<br />

restano solo immagini. telli Federighi.<br />

Il GAVS, che collabora con l’Aeronautica<br />

Militare, in questi anni spettivamente presidente e am-<br />

Federigo e Mario Federighi, ri-<br />

ha propiziato recuperi incredibili ministratore delegato della Farmigea,<br />

azienda leader nel setto-<br />

(come quello dei due S.79 in Libano)<br />

e contribuito a salvare aerei<br />

rarissimi (come l’ultimo Nardi cuperato e conservato, da oltre<br />

re oftalmico dal 1946, hanno re-<br />

FN.305). Inoltre, attraverso la ri-<br />

30 anni, il più disparato materiale<br />

storico del settore areonautico:<br />

decine di migliaia di fotografie<br />

e centinaia di documenti ma<br />

anche reperti di velivoli, in buona<br />

parte da restaurare.<br />

Il dott. Luca Borghini è il curatore<br />

dell’archivio Federighi<br />

(l.borghini@archiviostoricofederighi.it)<br />

e il coordinatore del sito GAVS<br />

L’Idroscalo livornese “L. Zoni”<br />

L’Idroscalo di Livorno (nella foto), posto nello specchio d’acqua dell’avamporto, presso il Cantiere<br />

Navale Gallinari (zona occupata oggi dal Cantiere Azimut Benetti), funzionò a cavallo degli anni tra<br />

il primo e il secondo conflitto mondiale, uno dei pochi agibili in Italia. Era utilizzato da un punto di<br />

vista addestrativo e, in seguito, anche come base di partenza per quelle crociere tanto di moda in<br />

quel periodo (la più nota fu quella del settembre 1925 con la quale tre idrovolanti SIAI Savoia S.16<br />

Ter compirono il periplo del Mediterraneo occidentale). L’Idroscalo era intestato all’aviere Luigi<br />

Zoni (Sant’Antonio a Trebbia (PC) 25.03.1892 - Mare d’Istria 23.09.1917) della 253ª Squadriglia Idrovolanti<br />

a Grado, che si distinse in numerose operazioni militari contro l’aviazione austriaca, meritandosi<br />

tre medaglie d’Argento al V.M., di cui la terza alla memoria dopo esser caduto con il suo<br />

apparecchio, sotto il fuoco nemico, lungo la Costa Istriana. L’impianto fu dismesso nel 1942.<br />

Mario Federighi e, nel riquadro, il fratello Federigo.<br />

Pisa pisa@gavs.it dove si può<br />

trovare il ricco materiale documentario<br />

relativo al periodo storico<br />

che va dagli inizi del Novecento<br />

sino a tutto il Secondo dopoguerra.<br />

L’archivio è in gran<br />

parte dedicato all’aeronautica<br />

militare con particolare attenzione<br />

all’epoca dei pionieri e delle<br />

due guerre mondiali.<br />

La passione dei fratelli Federighi<br />

ha coinvolto anche alcuni<br />

livornesi tanto che la sezione<br />

GAVS Pisa di recente ha preso il<br />

nome di GAVS Pisa-Livorno. Tra<br />

questi Alessandro Santarelli (già<br />

noto al pubblico per le sue esaurienti<br />

conferenze sull’Idroscalo<br />

livornese, di cui riportiamo una<br />

breve storia a fianco), Antonio<br />

Borzillo, pilota e costruttore di<br />

aerei da turismo e Giovanni Giorgetti<br />

(autore di un libro sulla vita<br />

del padre Pietro (1902-1937),<br />

motorista<br />

durante<br />

il<br />

servizio<br />

militare in<br />

Libia<br />

dell’89ª<br />

Squadriglia<br />

SVA<br />

(Savoja,<br />

Verduzio,<br />

Ansaldo),<br />

nonché protagonista su un<br />

Breda 15 del primo Giro d’Europa<br />

(1929) e d’Italia (1930) rispettivamente<br />

con i piloti conte Franco<br />

Mazzotti e Paride Sacchi, del periplo<br />

del Mediterraneo (16 dicembre<br />

18929 - 18 gennaio 1930) con<br />

il pilota ing. Mario Rasini).


▲▲▲<br />

▲<br />

amarcord<br />

23<br />

LIVORNOnonstop<br />

Cara, vecchia Livorno<br />

oltre che alla ns. Redazione<br />

di via Pisacane 7<br />

è in distribuizione presso:<br />

Piazza Grande agli inizi del 1900<br />

1930: Scali dell Cantine<br />

Antichità Numismatica Gasparri<br />

C.so Mazzini 317/323<br />

Caffè Greco<br />

Via della Madonna 8<br />

Edicola Toriani<br />

Largo Vaturi<br />

Caffè Cellini<br />

Via del Molo Mediceo 22<br />

Pizzeria Il Ventaglio<br />

Via Grande 145<br />

Caffè Grande<br />

Via Grande 59<br />

Pescheria Fanelli Andrea<br />

Mercato C.le - Banco 304<br />

Rinaldo Bartolini “Riri”<br />

Mercato C.le - Banco 307<br />

Fotografo Del Secco<br />

Via Cambini<br />

Ferramenta Fabbrini<br />

Via Marradi (ang. v.le Mameli)<br />

Macelleria Paolo Pini<br />

Viale Mameli 55<br />

Edicola Borghesi<br />

Piazza Garibaldi<br />

"Centro Libri"<br />

Via Garibaldi 8<br />

Tabaccheria Cialdini F. e M.<br />

Via Prov. Pisana 44<br />

Norcineria "Regoli"<br />

Via Mentana 102<br />

Bar Sant'Agostino<br />

Viale della Libertà 33<br />

Ma che razza<br />

di livornese sei?<br />

La strada in questione, di cui a<br />

pag. 19, è:<br />

Via LORENZO GORI<br />

posta tra Via Giovanni Gamerra<br />

e V.le Goffredo Mameli.<br />

Reg. Tribunale Livorno n. 451 del 6/3/1987<br />

Navicelli, Monumento dei Quattro Mori<br />

e un tram che spunta da via del Giardino (oggi via Fiume)<br />

Direzione, Redazione,<br />

Amministrazione e Stampa:<br />

Editrice «Il Quadrifoglio» S.a.s.<br />

Via C. Pisacane 7 - Livorno<br />

Tel. e fax. (0586) 81.40.33<br />

e-mail: ediquad@tin.it<br />

Direttore responsabile:<br />

Bruno Damari


L’ORT<br />

’ORTO O DELLA SALUTE<br />

Infusi & Decotti ◆ Estratti & Compresse ◆ Fiori di Bach & Oli Essenziali<br />

IL GIARDINO DELLA BELLEZZA<br />

Latti & Acque ◆ Creme & Maschere ◆ Essenze & Bagni<br />

LE NOSTRE SEDI:<br />

Fonti del Corallo - Tel 0586 427515 ■ Parco di Levante - Tel. 0586 815175<br />

Via Marradi, 205 - Tel. 0586 807111 ■ Via Ricasoli, 50 - Tel. 0586 880424

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!