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NUTSPAPER PRUGNE

• Conservazione degli alimenti Tutta la qualità, in sicurezza • Dati IRI: Andamento delle vendite nella grande distribuzione a ottobre 2017 • Nei dintorni: mangiare e bere • Le ricette creative, interpretate da chef della scuola Artusiana Quattro piatti da gustare e collezionare

• Conservazione degli alimenti Tutta la qualità, in sicurezza • Dati IRI: Andamento delle vendite nella grande distribuzione a ottobre 2017 • Nei dintorni: mangiare e bere • Le ricette creative, interpretate da chef della scuola Artusiana Quattro piatti da gustare e collezionare

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Conservazione degli alimenti<br />

Tutta la qualità, in sicurezza<br />

IRI Andamento delle vendite nella grande distribuzione<br />

A ottobre 2017<br />

Nei dintorni:<br />

mangiare e bere<br />

PRODOTTO DEL MESE<br />

<strong>PRUGNE</strong><br />

Piccole alleate<br />

di grande valore nutrizionale.<br />

Le ricette creative, interpretate da chef della scuola Artusiana<br />

Quattro piatti da gustare e collezionare<br />

1/2018


EDITORIALE<br />

<strong>NUTSPAPER</strong>,<br />

periodico d’informazione sulla frutta secca.<br />

La prugna è un frutto molto antico<br />

che viene da lontano. Si ritiene infatti<br />

che sia stato introdotto in Europa<br />

più di 20.000 anni fa dalle regioni<br />

dell’Asia orientale e centrale.<br />

La coltivazione del susino si è poi<br />

diffusa nel corso dei secoli in tutta<br />

Europa, in particolare nel bacino<br />

del Mediterraneo sotto l’impulso<br />

di Greci e Romani, anche grazie<br />

alle molteplici virtù nutrizionali e<br />

medicinali di questo alimento.<br />

Qualità che i medici dell’antichità<br />

conoscevano e che ne hanno<br />

promosso il consumo, fino a<br />

farlo divenire uno dei frutti<br />

più popolari al mondo.<br />

In questo numero di Nutspaper<br />

abbiamo voluto esplorare nel<br />

dettaglio il mondo delle prugne.<br />

Tracciandone l’evoluzione storica e<br />

geografica, andando alla scoperta<br />

delle caratteristiche climatiche e del<br />

ciclo vegetativo, così come delle più<br />

efficaci tecniche colturali.<br />

La prugna è oggi commercializzata<br />

in molte varietà, che presentiamo<br />

insieme a un focus specifico sui dati<br />

di import e export in tutto il mondo.<br />

Dati economici ai quali siamo<br />

sempre molto attenti e che si<br />

arricchiscono di un interessante<br />

report IRI, aggiornato ad Ottobre<br />

2017, sull’“Andamento delle vendite<br />

nella grande distribuzione” per<br />

l’intero comparto italiano della frutta<br />

secca, allargando la visione<br />

d’insieme sul settore.<br />

Infine la nostra rubrica di ricette,<br />

che per l’occasione ha fatto<br />

della prugna la regina della tavola.<br />

Qui troverete tanti interessanti spunti<br />

per proporre gustosi aperitivi e piatti<br />

a tema, accompagnati da speciali<br />

abbinamenti di vini e birre<br />

che esaltano il sapore unico<br />

di questo frutto dalla grande storia.<br />

N/3


SOMMARIO<br />

Conservazione degli alimenti<br />

Tutta la qualità, in sicurezza.<br />

di Monica Monti.<br />

pag. 6<br />

Prugne<br />

Piccole alleate di grande valore nutrizionale.<br />

di Francesca Buccella.<br />

pag. 12<br />

IRI Andamento delle vendite<br />

nella grande distribuzione<br />

A ottobre 2017.<br />

pag. 34<br />

“<strong>NUTSPAPER</strong>” anno XI - n° 1<br />

novembre - dicembre 2017<br />

Reg. al Tribunale di Forlì il 17/04/2007 n.6/07<br />

www.nutspaper.com<br />

Nei dintorni:<br />

mangiare e bere.<br />

pag. 37<br />

RICETTE<br />

Editore: Menabò Group s.r.l.<br />

Direttore Responsabile: Andrea Masotti<br />

Progetto grafico: Lisa Tagliaferri<br />

Elaborazione testi: Elisa Ravaglia, Elena De Tullio<br />

Le ricette creative, interpretate da chef<br />

della scuola Artusiana<br />

Quattro piatti da gustare e collezionare.<br />

pag. 38<br />

Menabò Group s.r.l.<br />

via Napoleone Bonaparte, 50<br />

47122 Forlì (FC)<br />

tel. 0543.798463<br />

fax 0543.774044<br />

www.menabo.com<br />

info@menabo.com<br />

Antipasto<br />

Brochette di prugne e salsicciotti veg,<br />

composta di mele e miso.<br />

pag. 39<br />

Comitato di redazione:<br />

Dr.ssa Francesca Buccella<br />

Dr.ssa Monica Monti<br />

Dr.ssa Francesca Nanni<br />

Veronica Babini<br />

Elisa Cavulla<br />

Stampa: Faenza Industrie Grafiche<br />

Chiuso per la stampa nel mese di gennaio 2018<br />

Primo<br />

Gnocchi alle prugne, rapa rossa e cavolo nero.<br />

pag. 40<br />

Secondo<br />

Wrap di tortillas, briciole di amaranto,<br />

zucchine e prugne secche.<br />

pag. 41<br />

N/4<br />

Dolce<br />

Biscottini di cocco e prugne secche.<br />

pag. 42


Conservazione degli alimenti<br />

Tutta la qualità, in sicurezza.<br />

Il problema della conservazione degli alimenti è di enorme importanza<br />

per ragioni economiche, geografiche, politiche, climatiche,<br />

per l’incremento demografico e per il continuo aumento dell’urbanizzazione.<br />

Alcuni alimenti si mantengono inalterati per molti anni o indefinitamente.<br />

I cereali, in particolare, se sono protetti dai parassiti si alterano<br />

difficilmente. Per contrasto, la conservazione degli alimenti<br />

carnei è estremamente difficile poiché le proteine di cui sono ricchi<br />

rappresentano un ottimo substrato per molti microrganismi; particolarmente<br />

attivi sulle carni sono i germi putrefattivi che generalmente<br />

rendono tali alimenti inadatti al consumo.<br />

I problemi igienici inerenti alla lavorazione delle sostanze alimentari<br />

si riferiscono sia al rispetto delle norme di carattere generale<br />

(pulizia degli ambienti e delle persone), sia alla necessità di<br />

impedire che i microrganismi o parassiti dannosi per l’uomo<br />

invadano gli alimenti per i quali hanno particolare affinità.<br />

Conservare gli alimenti significa impedire o contrastare il naturale<br />

processo di decomposizione in cui va soggetto tutto ciò che<br />

proviene dal regno vegetale e animale, il processo dell’irrancidimento<br />

dei grassi e l’azione di microrganismi che si nutrono delle<br />

sostanze organiche componenti ogni prodotto vegetale e animale.<br />

Conservare significa anche eliminare questi microrganismi o inibirne<br />

l’azione.<br />

La cottura è una pratica antichissima attuata per migliorare il gusto<br />

dei cibi, per sterilizzarli, per uccidere eventuali parassiti, per<br />

rendere i cibi talora più digeribili e per distruggere alcune sostanze<br />

tossiche eventualmente presenti.<br />

Gran parte dei frutti freschi contengono più dell’80% di acqua, in<br />

particolare le prugne fresche sono composte per l’88% da acqua<br />

(oltre che da carboidrati, dallo 0,7 % di proteine, dall’1,5 % di fibre,<br />

dal 10 % di zuccheri, dallo 0,3 % di grassi e dallo 0,4 % di ceneri).<br />

La frutta essiccata, e in particolare le prugne secche, anche dopo<br />

l’essiccazione mantengono una attività dell’acqua tale da essere<br />

difficilmente conservabili per molti mesi, pertanto si può intervenire<br />

attraverso un trattamento termico di pastorizzazione oppure<br />

attraverso l’impiego di conservanti. L’alto contenuto di acqua rende<br />

l’alimento vulnerabile dal punto di vista microbiologico, pertanto<br />

si ha avuto la necessità di utilizzare metodi di conservazione per<br />

avere un prodotto sicuro oltre che sempre presente e non solo<br />

stagionale.<br />

Un antico metodo di conservazione è l’essiccazione o disidratazione,<br />

cioè l’allontanamento dell’acqua dall’alimento. Tale<br />

metodo di conservazione ha lo scopo di eliminare quasi completamente<br />

l’umidità di un prodotto, poiché l’acqua è fattore di<br />

crescita per i microrganismi, permette reazioni chimiche e attività<br />

enzimatiche.<br />

Di conseguenza la frutta essiccata è costituita principalmente da<br />

zuccheri semplici e fibre. Questi zuccheri possono andare incontro<br />

a caramellizzazione e reazione di Maillard.<br />

Questo prodotto va conservato in ambiente secco, in modo che il<br />

suo grado di umidità sia inferiore al 13 - 15%.<br />

Sterilizzazione<br />

La sterilizzazione degli alimenti è un processo termico utilizzato<br />

soprattutto dall’industria alimentare, con una serie infinita di combinazioni<br />

tempo/temperatura in funzione dei singoli specifici problemi<br />

da risolvere, per conferire a prodotti in confezioni ermetiche<br />

conservabilità, stabilità e sicurezza dal punto di vista microbiologico.<br />

Il processo comporta l’eliminazione o l’inattivazione dei microrganismi<br />

e degli enzimi presenti, in grado di produrre modificazioni<br />

indesiderate.<br />

Col termine sterilizzazione si comprendono soprattutto quei trattamenti<br />

a temperature elevate (superiori ai 100 °C), in apparecchi<br />

sotto pressione detti autoclavi, applicati ai prodotti a più alto grado<br />

di pericolosità per la concomitanza di quattro circostanze:<br />

• Conservazione a temperatura ambiente;<br />

• Confezionamento in scatole, vasi o buste sottovuoto (anaerobiosi);<br />

• Bassa acidità (pH > 4,5);<br />

• Valori elevati di attività dell’acqua (Aw > 0,94);<br />

Queste quattro condizioni, peraltro molto frequenti nelle conserve<br />

alimentari, sono quelle che consentono lo sviluppo di uno dei più<br />

temuti microrganismi, il Clostridium botulinum, capace di generare<br />

durante la riproduzione una neurotossina particolarmente tossica,<br />

spesso mortale; perciò le basi scientifiche della sterilizzazione fanno<br />

riferimento in prima battuta alla reazione al calore di tale batterio,<br />

o meglio delle sue spore, che costituiscono la forma assunta<br />

dalla cellula vegetativa per difendersi dalle condizioni avverse e<br />

proprio per questo particolarmente termoresistenti.<br />

Gruppo Prodotto pH Microrganismi Trattamento termico<br />

Fortemente acidi<br />

Limoni, aceto, vino, mele,<br />

pesche, uva<br />

2.30÷4.20<br />

Mediamente acidi Yogurt, birra, pomodori 4.00÷4.30<br />

Debolmente acidi<br />

Patate, asparagi, carni, piselli,<br />

salmone, latte<br />

5.40÷6.70<br />

Lactobacillus, Leuconostoc, Lieviti<br />

e muffe<br />

Bacillus macerans, Clostridium<br />

pasteurianum, Bacillus coagulans<br />

Bacillus stearothermophilus,<br />

Clostridium botulinum, Clostridium<br />

sporogenes<br />

Fino a 100 °C<br />

100÷121 °C<br />

115÷140 °C<br />

N/6


I processi che sono impiegati tentano di norma di cogliere due<br />

obiettivi: la sicurezza microbiologica e la salvaguardia delle caratteristiche<br />

sensoriali e nutrizionali degli alimenti. Il raggiungimento<br />

di questi scopi è possibile applicando in modo rigoroso i principi<br />

scientifici che regolano l’inattivazione dei microrganismi, il procedere<br />

delle reazioni chimiche e i meccanismi di scambio termico.<br />

L’effetto del calore sui microrganismi si manifesta mediante la denaturazione<br />

delle proteine che distrugge l’attività enzimatica e il<br />

metabolismo controllato dagli enzimi nei microrganismi. Si definisce<br />

termoresistenza la capacità di sopravvivenza dei microrganismi<br />

all’azione del calore. Un’unità microbica (cellula vegetativa,<br />

spora) si definisce inattivata quando non è più in grado<br />

di moltiplicarsi in ambienti idonei. Le spore batteriche sono le<br />

unità microbiche più resistenti alle condizioni ambientali e in generale<br />

al calore, alla pressione, ai campi elettrici, ecc.<br />

La termoresistenza microbica è influenzata da:<br />

• Specie, ceppi, spore e cellule vegetative;<br />

• Età delle cellule, temperatura di crescita, substrato di crescita;<br />

• pH, Aw, tipo di alimento, sali e altri composti organici e inorganici<br />

presenti.<br />

Lo Staphylococcus aureus è poco resistente, mentre l’Escherichia<br />

coli e le Salmonelle lo sono di più; le spore del Clostridium botulinum<br />

tipo E sono meno resistenti del tipo A. La resistenza termica<br />

della salmonella aumenta con l’abbassarsi del valore Aw, impiegando<br />

saccarosio per modificarla. Abbassando il ph, la termoresistenza<br />

generalmente diminuisce. I grassi in generale esercitano<br />

un effetto protettivo. Per calcolare l’effetto sterilizzante o letale da<br />

impartire a un alimento è necessario quindi individuare il microrganismo<br />

di riferimento. La probabilità di sopravvivenza è necessaria<br />

per valutare la stabilizzazione microbiologica di un prodotto sterilizzato.<br />

Essa è espressa in termini di sterilità “commerciale”,<br />

ovvero l’assenza di microrganismi capaci di accrescersi nel<br />

prodotto specifico. Se nel prodotto può accrescersi un microrganismo<br />

patogeno, l’effetto sterilizzante del trattamento termico<br />

si considera adeguato se comporta 12-15 riduzioni decimali della<br />

popolazione microbica iniziale.<br />

Gli step per la definizione di un programma di sterilizzazione<br />

sono i seguenti:<br />

1. individuazione dei microrganismi da distruggere;<br />

2. termoresistenza;<br />

3. livelli di sopravvivenza accettabili;<br />

4. microrganismo determinante;<br />

5. effetto sterilizzante sufficiente;<br />

6. curva di penetrazione del calore;<br />

7. parametri di processo (tempo e temperatura);<br />

8. controlli microbiologici, sensoriali, nutrizionali, valutazione della<br />

shelf life, valutazioni economiche;<br />

9. fattori di sicurezza;<br />

10. programma di sterilizzazione definitivo.<br />

Confezionamento asettico<br />

Il confezionamento asettico è un procedimento che consiste nel<br />

riempimento di un contenitore sterile con un prodotto sterile,<br />

a temperatura ambiente, in un ambiente sterile. I trattamenti<br />

termici rapidi denominati HTST (High Temperature Short Time),<br />

consentono di impartire l’effetto sterilizzante voluto con il minimo<br />

danno termico alle caratteristiche nutrizionali e sensoriali degli alimenti.<br />

La sterilizzazione dei contenitori, infine, può essere eseguita<br />

con mezzi incompatibili con i prodotti alimentari (disinfettanti, raggi<br />

gamma, raggi U.V.).<br />

Per i prodotti costituiti da più fasi eterogenee, è possibile sterilizzare<br />

a parte i singoli componenti impiegando per ciascuno gli impianti<br />

e i trattamenti più adeguati, garantendo per tutti l’effetto sterilizzante<br />

necessario al conseguimento della sterilità commerciale.<br />

Questa possibilità rappresenta un notevole vantaggio dal punto<br />

di vista sensoriale quando non sono desiderati la mescolanza dei<br />

diversi componenti e il seguente trasferimento degli aromi. Sul<br />

mercato è reperibile una vasta gamma d’impianti industriali per la<br />

sterilizzazione termica di confezioni contenenti prodotti alimentari.<br />

In generale è fatta una distinzione tra impianti a bassa e alta<br />

temperatura.<br />

Pastorizzazione<br />

La pastorizzazione è un trattamento termico che deve il suo nome<br />

al francese Louis Pasteur, il quale, nel 1860, osservò come il vino<br />

sottoposto alla temperatura di 60 °C per alcuni minuti, potesse<br />

essere conservato a lungo e consentendo così il trasporto in terre<br />

lontane. La pastorizzazione elimina le forme patogene e i microrganismi,<br />

in modo tale che il tempo di conservazione di questi<br />

alimenti aumenti notevolmente, ma poiché non si raggiungono<br />

temperature sufficienti a devitalizzare i microrganismi termofili, né<br />

tantomeno le spore, l’alimento pastorizzato deve comunque es-<br />

N/7


sere conservato in condizioni atte a limitare lo sviluppo di questi<br />

microrganismi.<br />

La temperatura a cui sono sottoposti gli alimenti varia: maggiore<br />

è la temperatura, minore è il tempo di pastorizzazione; in<br />

genere non si superano mai i 100 °C e un riscaldamento minimo<br />

di 15” a 72 °C.<br />

La durata del trattamento dipende dalla natura dell’alimento:<br />

Processo Temperatura Durata<br />

Pastorizzazione bassa 60-65 °C 30 min<br />

Pastorizzazione alta 75-85 °C 10-15 sec<br />

Pastorizzazione rapida 70-75 °C 15-20 sec<br />

Effetto delle elevate temperature sugli alimenti<br />

• dal punto di vista nutrizionale:<br />

- la sterilizzazione è meno vantaggiosa della pastorizzazione,<br />

poiché l’alta temperatura inattiva le vitamine e fa denaturare<br />

le proteine, provoca inoltre l’idrolisi di carboidrati e lipidi.<br />

• colore, in quanto i trattamenti termici comportano:<br />

- nelle carni: variazioni da ossimioglobina a meta mioglobina,<br />

reazione di Maillard (serie complesse di fenomeni che<br />

avviene a seguito dell’interazione con la cottura di zuccheri<br />

e proteine); i composti che si formano sono bruni e dal caratteristico<br />

odore di crosta di pane appena sfornato. Questa<br />

reazione può essere desiderata in certi alimenti “pane e prodotti<br />

da forno” ma in altri no;<br />

- in frutta e ortaggi: la clorofilla varia in feoftina, i carotenoidi in<br />

epossidi, le antocianine in pigmenti bruni (quindi la possibilità<br />

di usare coloranti).<br />

• flavour e aroma:<br />

- nelle carni in scatola: variazioni complesse quali deaminazione<br />

e decarbossilazione;<br />

- in frutta e ortaggi: degradazione, ricombinazione e volatilizzazione<br />

di aldeidi, chetoni, zuccheri, ecc;<br />

- nel latte: denaturazione delle proteine del siero con formazione<br />

di H2S.<br />

• consistenza e viscosità:<br />

- nelle carni: variazioni delle caratteristiche strutturali causate<br />

dalla coagulazione delle proteine e dalla perdita di capacità<br />

legante dell’acqua (aggiunta di polifosfati);<br />

- in frutta e ortaggi: la perdita di consistenza è dovuta all’idrolisi<br />

delle pectine (aggiunta di sali calcio).<br />

I conservanti<br />

I conservanti vengono definiti nel Reg. 1333/2008 come “sostanze<br />

che prolungano la durata di conservazione degli alimenti<br />

proteggendoli dal deterioramento provocato da microorganismi<br />

e/o dalla proliferazione di microorganismi patogeni”.<br />

In pratica sono sostanze, naturali o sintetiche, utilizzate per migliorare<br />

la conservazione degli alimenti, impedendone o rallentandone<br />

il deterioramento, e aumentando di riflesso i tempi di shelf-life.<br />

Il deterioramento può essere causato da fattori chimici, fisici e/o<br />

microbiologici.<br />

Appartengono alla categoria dei conservanti:<br />

• gli antimicrobici: servono per limitare ed ostacolare lo sviluppo<br />

della flora batterica, che si formerebbe nell’alimento provocando<br />

alterazioni del prodotto;<br />

• sostanze che sono destinate ad altri usi ma che presentano<br />

comunque un’azione conservante;<br />

• gli antiossidanti: sono sostanze che prolungano il periodo di<br />

conservazione dell’alimento impedendone il deterioramento<br />

causato dai processi ossidativi.<br />

I conservanti devono essere riportati in etichetta come qualsiasi<br />

altro additivo (solitamente sono riportati in fondo alle etichette per<br />

via della loro ridotta percentuale di concentrazione); quelli propriamente<br />

detti vengono contrassegnati dalla lettera E seguita da 3<br />

cifre comprese fra 200 e 299, oppure direttamente con il nome<br />

stesso del conservante.<br />

Fra i conservanti annoveriamo l’acido sorbico E200 (acido<br />

grasso polinsaturo con 6 atomi di carbonio e 2 legami trans in posizione<br />

2 e 4) è un composto organico naturale, solubile in acqua,<br />

ampiamente utilizzato come conservante nell’industria alimentare<br />

per l’assoluta innocuità. Presente in natura nei frutti del Sorbo<br />

(Sorbus aucuparia), da cui l’acido prende il nome, a livello industriale<br />

viene ottenuto attraverso un procedimento chimico.<br />

A temperatura ambiente si presenta come un solido bianco inodore.<br />

Negli alimenti, l’acido sorbico viene generalmente aggiunto<br />

come sale di calcio, sodio e potassio; si parla generalmente di<br />

“sorbati”, rispettivamente indicati con le sigle E201 (Sodio Sorbato),<br />

E202 (Potassio Sorbato) ed E203 (Calcio Sorbato).<br />

Grazie alle sue proprietà antifungine e antibatteriche, l’acido sorbico<br />

trova impiego nell’industria alimentare come conservante, nelle<br />

preparazioni a base di frutta (frutta secca, frutta candita, sidro,<br />

succhi di frutta concentrati), e come fungicida. Funziona meglio in<br />

ambienti con un pH inferiore a 6,5. Il limite massimo di sorbato di<br />

potassio nella frutta secca, come riportato nel Reg. 1333/2008, è<br />

di 1000 mg/l o mg/kg.<br />

Il sorbato di potassio, come i restanti conservanti appartenenti alla<br />

N/8


macrocategoria dei Sorbati (E200-E209), è stato reputato sicuro<br />

per la salute umana, a seguito di numerosi esperimenti di laboratorio<br />

di studi medici; è però da evitare se assunto con nitriti perché<br />

si possono creare sostanze mutagene. Questo conservante<br />

è altamente solubile in acqua ed è facilmente escreto dal corpo<br />

in modo naturale, per cui il suo utilizzo è legalmente consentito in<br />

tutti i paesi del mondo. La sua DGA o dose giornaliera accettabile<br />

(la quantità tollerabile di una sostanza che un uomo, in base al suo<br />

peso, può assumere giornalmente e per tutta la vita senza effetti<br />

avversi riconoscibili) è di 3 mg per kg di massa corporea.<br />

I sorbati sono maggiormente efficaci negli alimenti acidi rispetto a<br />

quelli neutri, inoltre possiedono un’attività antifungina pari a quella<br />

dei benzoati. I sorbati sono efficaci principalmente su lieviti e muffe<br />

ma la ricerca ha dimostrato la loro efficacia verso numerosi tipi<br />

di batteri. In generale, i cocchi catalasi-positivi sono più sensibili<br />

dei catalasi-negativi e gli aerobi sono più sensibili degli anaerobi.<br />

È stata dimostrata l’efficacia verso S. aureus, salmonelle, coliformi,<br />

batteri alteranti psicrofili (in particolare appartenenti al genere<br />

Pseudomonas).<br />

L’impiego di sorbati ha perciò consentito di estendere la shelf life<br />

di prodotti deperibili.<br />

Gli acidi lipofilici come il sorbato sembrano inibire le cellule microbiche<br />

con lo stesso meccanismo generale che coinvolge la forza<br />

motrice protonica nella cellula (PMF, proton motive force). In sintesi,<br />

gli ioni idrogeno e gli ioni ossidrile sono separati dalla membrana<br />

citoplasmatica: i primi si trovano all’esterno della cellula, dove<br />

danno luogo a un pH acido; i secondi si trovano all’interno della<br />

cellula, dove determinano un aumento del pH fino a valori prossimi<br />

alla neutralità. Il gradiente di membrana così creato rappresenta<br />

il potenziale elettrochimico che la cellula impiega per il trasporto<br />

attivo di alcuni composti, tra i quali gli amminoacidi. Dopo la diffusione<br />

attraverso la membrana, la molecola indissociata ionizza<br />

all’interno della cellula determinando un abbassamento del pH<br />

intracellulare. L’indebolimento del gradiente di membrana che ne<br />

deriva influenza negativamente il trasporto di amminoacidi. Quindi<br />

il sorbato inibisce l’assorbimento di fenilalanina, riducendo la sintesi<br />

proteica, e altera l’accumulo di nucleotidi fosforilati.<br />

Per quanto riguarda la sicurezza, l’acido sorbico è metabolizzato<br />

nell’organismo umano a CO 2<br />

e H 2<br />

O, con lo stesso meccanismo<br />

degli acidi grassi normalmente presenti negli alimenti.<br />

In seguito a una richiesta della Commissione Europea, EFSA ha<br />

rivalutato la sicurezza di queste sostanze come additivi. Usando<br />

il massimo livello di esposizione teorico e basandosi sulle abitudini<br />

alimentari di certi gruppi di persone, EFSA ha notato che per<br />

alcuni il consumo di questi conservanti supera la corrente T-ADI<br />

(temporary acceptable daily intake) stimata (3 mg/kgbw/day).<br />

Data la mancanza di alcuni dati come lo studio di genotossicità<br />

per il calcio sorbato e ulteriori studi di reprotossicità del ratto,<br />

EFSA ha stabilito che per una corretta stima di ADI questi dati<br />

sono necessari; EFSA raccomanda inoltre che i livelli di impurità<br />

(piombo, mercurio, arsenico) presenti in questi additivi sia controllata<br />

e rivista al fine di assicurarsi che questi additivi non rappresentino<br />

una significativa via di esposizione nel cibo per questi metalli.<br />

Infine EFSA afferma che ulteriori studi devono essere condotti per<br />

verificare la formazione di eventuali prodotti di reazione durante<br />

il processo di produzione e stoccaggio del cibo stesso, specialmente<br />

quando gli additivi acido sorbico, potassio sorbato o calcio<br />

sorbato vengono usati in concomitanza con acido ascorbico e in<br />

presenza di Sali di ferro o nitriti.<br />

N/9


LA FRUTTA SENZA ZUCCHERI AGGIUNTI<br />

DAL CAMPO<br />

PRODUZIONE<br />

Agricoltori<br />

LAVORAZIONE ED<br />

ESSICCAZIONE<br />

Rete Impresa Italiana<br />

SELEZIONE E<br />

CONFEZIONAMENTO<br />

Euro Company<br />

FILIERA<br />

CONTROLLATA<br />

AL CONSUMATORE


<strong>PRUGNE</strong><br />

Piccole alleate di grande valore nutrizionale.<br />

Nome inglese: Plums<br />

Nome scientifico: Prunus domestica<br />

di Francesca Buccella<br />

Classificazione botanica<br />

Classe: Magnoliopsida<br />

Ordine: Rosales<br />

Famiglia: Rosaceae<br />

Genere: Prunus<br />

Specie: Prunus domestica<br />

INFORMAZIONI NUTRIZIONALI<br />

valori medi per 100 g di prodotto<br />

Calorie: kcal 240<br />

Energia: kJ 1006<br />

Proteine: g 2.2<br />

Carboidrati: g 56.8<br />

di cui zuccheri: g 38.1<br />

Grassi: g 0.4<br />

di cui saturi: g 0.1<br />

Fibre alimentari: g 7.1<br />

Sale: g 0.01<br />

Minerali Vitamine<br />

Aminoacidi Grassi<br />

Calcio mg 43<br />

Ferro mg 0.93<br />

Magnesio mg 41<br />

Fosforo mg 69<br />

Potassio mg 732<br />

Sodio mg 2<br />

Zinco mg 0.44<br />

Rame mg 0.281<br />

Manganese mg 0.299<br />

Selenio µg 0.3<br />

Fluoruro µg 4.0<br />

Ac. Ascorbico mg 0.6<br />

Tiamina mg 0.051<br />

Riboflavina mg 0.186<br />

Niacina mg 1.882<br />

Ac. Pantotenico mg 0.422<br />

Vitamina B6 mg 0.205<br />

Folati µg 4<br />

Vitamina B12 µg 0.00<br />

Vitamina A IU IU 781<br />

Vitamina A, RE µg 39<br />

Vitamina E, αTe mg 0.43<br />

Triptofano* g 0.025<br />

Treonina* g 0.049<br />

Isoleucina* g 0.041<br />

Leucina* g 0.066<br />

Lisina* g 0.050<br />

Metionina* g 0.016<br />

Cistina g 0.011<br />

Fenilalanina* g 0.052<br />

Tirosina g 0.021<br />

Valina* g 0.056<br />

Arginina g 0.037<br />

Istidina* g 0.027<br />

Alanina g 0.066<br />

Ac. Aspartico g 0.801<br />

Ac. glutammico g 0.114<br />

Glicina g 0.047<br />

Prolina g 0.130<br />

Serina g 0.059<br />

A. grassi saturi g 0.088<br />

8:0 g 0.007<br />

10:0 g 0.005<br />

12:0 g 0.001<br />

16:0 g 0.030<br />

17:0 g 0.000<br />

18:0 g 0.044<br />

20:0 g 0.001<br />

22:0 g 0.001<br />

A. grassi monoinsaturi g 0.053<br />

16:1 g 0.039<br />

18:1 g 0.014<br />

20:1 g 0.000<br />

22:1 g 0.000<br />

A. grassi polinsaturi g 0.062<br />

18:2 g 0.044<br />

18:3 g 0.017<br />

18:4 g 0.000<br />

20:4 g 0.000<br />

20:5 n-3 g 0.000<br />

22:5 n-3 g 0.000<br />

22:6 n-3 g 0.000<br />

Colesterolo g 0<br />

* aminoacidi essenziali<br />

N/12<br />

Fonte: USDA National Nutrient Database for Standard Reference


Venuto dalla Cina attraverso la via della seta, il susino si è stabilito<br />

in tutto il bacino mediterraneo sotto l’impulso di Greci e dei<br />

Romani. L’essiccazione al sole o all’interno dei forni per il pane<br />

è largamente utilizzata per la produzione della prugna secca, a<br />

seconda della regione.<br />

La prugna secca è un frutto essiccato, con un alto valore nutrizionale,<br />

che si conserva a lungo e in passato veniva utilizzato durante<br />

l’inverno e nel corso dei lunghi viaggi in carovana o via mare.<br />

La prugna secca è conosciuta dall’antichità per le sue virtù nutrizionali,<br />

dietetiche e medicinali, e veniva consigliata dai medici<br />

greci, romani e arabi.<br />

Numerosi autori dell’antichità, come Virgilio, Plinio il vecchio e Ippocrate,<br />

riportano nelle loro opere l’uso di questo frutto.<br />

ORIGINE E CENNI BOTANICI<br />

La prugna, frutto particolarmente antico introdotto in Europa circa<br />

20.000 anni fa, è originaria dell’Eurasia e del Nord America. Le<br />

prime testimonianze della sua presenza in Italia risalgono al I secolo<br />

dopo Cristo, quando Plinio il Vecchio, scrittore, ammiraglio e<br />

naturalista romano, la citò nella sua “Naturalis Historia”.<br />

Verso il 150 a.C., attraverso la via della seta, Greci e Romani introdussero<br />

le prugne nell’area del Mediterraneo. I romani piantarono<br />

diverse varietà di prugne (tra cui la prugna di “Saint Antonin”, detta<br />

anche prugna “Maurine”, piccola prugna blu, secca e di piccolo<br />

calibro, senza dubbio la più antica e la più diffusa) in Gallia, nella<br />

prima provincia romana detta Narbonense, che si estendeva fino<br />

all’attuale Quercy, alle porte di Agenais.<br />

Successivamente i Cavalieri della Prima Crociata le portarono in<br />

tutta Europa intorno al 1200 d.C.: dapprima in Francia poi in Germania<br />

e infine nelle altre regioni.<br />

Nel XII secolo, al ritorno dalla terza crociata, i monaci Benedettini<br />

dell’Abbazia di Clairac nella valle del Lot (tra Agen e Villeneuve)<br />

ebbero l’idea di innestare le piante di prugne locali con nuove<br />

piante di prugne di Damasco, portate dalla Siria. Venne dunque<br />

creata una nuova varietà, chiamata Prugna d’Ente (dal francese<br />

“enter”, che significa “innestare”).<br />

Quando la febbre dell’oro investì la California molti emigrarono nel<br />

giovane stato americano in cerca di fortuna. Oltre all’oro trovarono<br />

fertili vallate che contribuirono a realizzare i sogni dei pionieri.<br />

Louis Pellier, un viticoltore francese, nel 1850 acquistò un terreno<br />

vicino a Mission San Jose battezzandolo Pellier’s Gardens.<br />

Qui impiantò il suo primo frutteto, innestando sui pruni selvatici<br />

locali dei pruni della qualità Petite d’Agen, una delle più pregiate<br />

in assoluto, originaria della sua terra. Così facendo inaugurò la<br />

più grande coltivazione mondiale di prugne per cui la California<br />

detiene ancora oggi il primato.<br />

La prugna è protagonista anche di uno dei dodici volumi classici<br />

della letteratura botanica di Luther Burbank, il più famoso pomologo<br />

americano, intitolato “Piccoli Frutti”, dove nel volume IV si<br />

parla della prugna europea Prunus domestica e del suo antenato<br />

originario delle montagne del Caucaso, vicino al Mar Caspio.<br />

Burbank ha dimostrato che la prugna era considerata un alimento<br />

fondamentale da tartari, mongoli, turchi e hun.<br />

Attualmente è una pianta coltivata in tutto il mondo. In Italia la si<br />

trova principalmente in Emilia-Romagna e in Campania; degna<br />

di nota è la coltivazione in alcune zone del Trentino (Dro-Basso<br />

Sarca).<br />

La pianta delle prugne, il cui nome scientifico è Prunus domestica,<br />

appartiene alla famiglia delle Rosacee come il pesco e il<br />

ciliegio ed è un albero da frutto diffuso nei frutteti, negli orti e<br />

anche nei giardini.<br />

L’origine della parola prugna è alquanto incerta: probabilmente,<br />

deriva dalla radice indoeuropea “prus”, bruciare, da cui deriva<br />

anche il greco pyrsòs, rosso, colore del fuoco ardente. La prugna<br />

sarebbe stata chiamata così, quindi, per il suo colore scuro, simile<br />

a qualcosa di bruciato, oppure per l’antica abitudine di usare il<br />

legno di pruno per il fuoco.<br />

Il Prunus domestica deriva probabilmente dall’incrocio spontaneo<br />

di due specie selvatiche: il prugnolo e il mirabolano, nel primitivo<br />

scenario dei paesi del Caucaso.<br />

Il Prunus domestica è un albero deciduo, probabilmente derivato<br />

dall’ibridazione tra Prunus spinosa e una varietà di Prunus ce-<br />

N/13


asifera, di antichissima domesticazione e oggi coltivato in tutta<br />

Europa in diverse cultivar derivanti anche da incroci.<br />

Il pruno è una pianta a foglie decidue conosciuta anche con il<br />

nome di susino, appartenente alla famiglia delle Rosacee, che<br />

può raggiungere altezze di 6-10 metri anche se normalmente si<br />

attesta sui 5-6 metri.<br />

Ha una vita media di 30 anni e impiega dai 6 agli 8 anni per diventare<br />

produttivo. A seconda delle condizioni climatiche e della<br />

varietà, gli alberi innestati possono iniziare a produrre già a partire<br />

dal terzo anno; mediamente un albero di 4 anni produrrà circa<br />

150 frutti e 1400 circa quando raggiungerà i 7 anni.<br />

I fiori sono di colore bianco, ciascuno con cinque petali.<br />

Il tronco presenta una corteccia marrone-bluastra, lucida, liscia.<br />

Produce rami alterni, piccoli, sottili, a volte lisci, glabri o pubescenti<br />

e villosi.<br />

Il suo apparato radicale consiste di radici larghe, forti, piegabili,<br />

tortuose, poco ramificate e poco profonde, che emettono<br />

germogli con frequenza.<br />

Le foglie sono oblunghe, seghettate, di colore verde, lisce nella<br />

pagina superiore e pubescenti in quella inferiore.<br />

I fiori appaiono in piccoli rami corti di un anno di età, sono bianchi,<br />

solitari, con peduncoli più corti di quelli dei fiori di ciliegio, pubescenti,<br />

schiacciati e con piccole gemme dalle squame ruvide;<br />

presentano un talamo a calice ai cui bordi si inseriscono i sepali,<br />

i petali e gli stami, mentre nel fondo si trova l’ovario. I sepali sono<br />

cinque e si alternano con i cinque petali. I petali sono liberi, stretti<br />

alla base e hanno il bordo ondulato. Gli stami sono numerosi e<br />

presentano antere bilobate. L’ovario è di forma ovale e racchiude<br />

in un’unica cavità due ovuli.<br />

La struttura di tutti i frutti appartenenti al genere Prunus è simile ai<br />

singoli frutti di lamponi o more; il nocciolo che si trova all’interno<br />

è la parte più dura dell’ovario, mentre la più “carnosa” è la parte<br />

esterna dell’ovario. I botanici si riferiscono a questi frutti con il<br />

termine “drupacee”.<br />

Il frutto è una drupa rotonda o ovale ricoperta di una cera<br />

biancastra (la pruina, che protegge il frutto dai raggi ultravioletti<br />

e impedisce l’eccessiva disidratazione), di colore giallo, rosso o<br />

violaceo, con peduncolo medio, peloso, e con nocciolo oblungo,<br />

compresso, piuttosto ruvido e che da un lato presenta un’unica<br />

costola. All’interno del nocciolo si trovano due semi o più spesso<br />

uno solo, per aborto dell’altro. I semi perdono dopo un mese la<br />

loro capacità germinativa. La polpa è consistente e compatta,<br />

solitamente dolce e succulenta, talvolta acidula per la presenza<br />

di acidi quali il tartarico e il citrico.<br />

Le prugne si possono consumare fresche come dessert o possono<br />

essere utilizzate per la produzione (anche a livello industriale)<br />

di dolci, marmellate, gelatine, succhi di frutta e liquori.<br />

Alcune specie di prugne possono essere essiccate, senza fermentazione,<br />

e in questo modo si conservano per più tempo grazie<br />

al contenuto più o meno succoso d’acqua.<br />

PAESI PRODUTTORI<br />

L’Asia si assicura ogni anno la parte più consistente della produzione<br />

comunitaria di prugne e prugnole (circa il 67%), la maggior<br />

parte delle quali proviene dalla Cina; a seguire si posizionano<br />

l’Europa (circa il 22%) e l’America (poco più del 7%).<br />

Europa 21,9%<br />

Oceania 0,2% Africa 3,2%<br />

Asia 67,4%<br />

America 7,2%<br />

Il principale produttore di prugne e prugnole al mondo è la Cina<br />

con ben 6 milioni di tonnellate annue. A seguire si trovano la Romania<br />

e la Serbia con più di 400˙000 tonnellate. L’Italia si trova<br />

invece in 10 a posizione con poco più di 200˙000 tonnellate (dati<br />

del 2014).<br />

Nella tabella di seguito sono riportati i dati, relativi all’anno 2014,<br />

delle quantità di prugne e prugnole fresche prodotte nel mondo.<br />

Paesi<br />

Cina<br />

Romania<br />

Serbia<br />

Iran<br />

Cile<br />

Turchia<br />

Spagna<br />

U.S.A.<br />

India<br />

Italia<br />

Tonnellate<br />

6˙241˙635<br />

495˙287<br />

401˙452<br />

328˙944<br />

296˙439<br />

265˙490<br />

232˙765<br />

231˙800<br />

225˙000<br />

214˙880<br />

Fonte: FAOSTAT database, 2014 (http://www.fao.org)<br />

La Cina ha una produzione di prugne e prugnole in crescita costante:<br />

nel 1994 la quantità prodotta ammontava a 1˙859˙000<br />

tonnellate, mentre nel 2014 arrivava a 6˙241˙635 tonnellate. Per<br />

N/14


QUANTITÀ PRODOTTE IN EUROPA NEL 2014<br />

Romania<br />

Serbia<br />

Spagna<br />

Italia<br />

Francia<br />

Ucraina<br />

Federazione Russa<br />

Polonia<br />

Bosnia Erzegovina<br />

Moldavia<br />

Austria<br />

Germania<br />

Ungheria<br />

Albania<br />

Macedonia<br />

Bulgaria<br />

Portogallo<br />

Grecia<br />

Regno Unito<br />

Svizzera<br />

Croazia<br />

Bielorussia<br />

Slovenia<br />

Rep. Ceca<br />

Montenegro<br />

Olanda<br />

Rep. Slovacca<br />

Norvegia<br />

Lituania<br />

Danimarca<br />

Svezia<br />

Belgio<br />

Lussemburgo<br />

Lettonia<br />

Estonia<br />

Tonnellate<br />

232˙765<br />

214˙880<br />

194˙000<br />

163˙180<br />

140˙000<br />

106˙057<br />

74˙075<br />

72˙771<br />

71˙570<br />

56˙343<br />

45˙120<br />

33˙180<br />

33˙101<br />

24˙640<br />

24˙177<br />

23˙250<br />

11˙656<br />

10˙266<br />

8˙080<br />

7˙444<br />

7˙289<br />

6˙116<br />

5˙743<br />

5˙496<br />

2˙373<br />

1˙388<br />

1˙100<br />

319<br />

250<br />

200<br />

139<br />

109<br />

64<br />

495˙287<br />

401˙452<br />

quanto riguarda l’area coltivata è stato registrato un notevole aumento<br />

dal 1997, con 826˙000 ettari, al 1998, con 1˙200˙000 ettari,<br />

per poi arrivare nel 2014 a 1˙827˙753 ettari.<br />

La produzione in Romania è invece molto altalenante con massime<br />

di 909˙648 (nel 2003) e minime di 220˙638 (nel 2002). Gli ettari<br />

di terreno utilizzati sono invece in costante diminuzione: nel 1995<br />

ammontavano a 102˙280, mentre nel 2014 erano solo 66˙552.<br />

PRODUZIONE NEI PAESI DELL’UNIONE EUROPEA<br />

La produzione di prugne nei Paesi dell’Unione Europea è aumentata<br />

rispetto al 2013, raggiungendo una produzione pari a<br />

1˙532˙165 tonnellate. Il principale paese produttore di prugne per<br />

il 2014 è la Romania con un potenziale produttivo di 495˙287 tonnellate<br />

annue. Seguono nell’ordine Serbia, Spagna e Italia rispettivamente<br />

con quote del 26%, 15% e 14% della produzione dei<br />

Paesi dell’Unione Europea (dati del 2014).<br />

La produzione italiana è concentrata in Emilia-Romagna dove<br />

sono presenti circa il 35% delle superfici totali del Paese (Fonte:<br />

CSO su dati ISTAT), per un totale di quasi 4˙500 ettari; segue la<br />

Campania, dove la superficie negli ultimi anni è lievemente scesa<br />

attorno ai 3˙500 ettari, quasi il 20% del totale. Basilicata, Lazio e<br />

Piemonte detengono ciascuna un’area di coltivazione attorno ai<br />

1˙000 ettari e mostrano una certa stabilità tra il 2004 e il 2012.<br />

La Spagna registra un progressivo calo delle superfici dedicate<br />

alle produzioni, passando da 17˙950 ettari nel 2010 a 17˙003 ettari<br />

nel 2014. Nonostante le superfici siano diminuite, la produzione<br />

dal 2010 ha visto una crescita repentina, passando da 218˙968<br />

tonnellate a 232˙765.<br />

Anno<br />

Tonnellate<br />

2010 218˙968<br />

2011 230˙877<br />

2012 210˙700<br />

2013 172˙400<br />

2014 232˙765<br />

IMPORT e EXPORT<br />

Partendo dal 1993, sia l’import che l’export mondiale sono notevolmente<br />

aumentati: nel 1993 c’era un’importazione mondiale<br />

di 257˙070 tonnellate, mentre nel 2013 si è avuto un incremento<br />

fino a 690˙668 tonnellate; per quanto riguarda l’esportazione, nel<br />

2013 venivano esportate 724˙763 tonnellate di prugne e prugnole,<br />

mentre 20 anni prima il dato era di 277˙623 tonnellate.<br />

Il principale importatore è la Russia con 79˙074 tonnellate (circa<br />

il 12% dell’importazione mondiale), seguono il Regno Unito<br />

(59˙788 tonnellate), la Germania (53˙267 tonnellate) e il Kazakistan<br />

(48˙979 tonnellate).<br />

Il principale esportatore invece è il Cile con 115˙326 tonnellate<br />

(circa il 15% dell’esportazione mondiale), a cui seguono la Spagna<br />

(723˙056 tonnellate), il Sud Africa (68˙010 tonnellate) e gli Stati<br />

Uniti d’America (59˙213 tonnellate).<br />

IMPORT e EXPORT IN ITALIA<br />

In seconda posizione a livello europeo troviamo l’Italia, i cui<br />

volumi di esportazione di prugne nel 2013 si sono avvicinati alle<br />

60 mila tonnellate. In questo caso, rispetto al 2003 (circa 15 mila<br />

N/15


IMPORT E EXPORT MONDIALI<br />

800˙000<br />

700˙000<br />

600˙000<br />

500˙000<br />

Tonnellate<br />

400˙000<br />

300˙000<br />

200˙000<br />

100˙000<br />

1990<br />

1995 2000 2005 2010 2015<br />

Anno<br />

Quantità importate<br />

Quantità esportate<br />

IMPORT<br />

EXPORT<br />

Paesi<br />

Tonnellate<br />

Paesi<br />

Tonnellate<br />

Federazione Russa<br />

79˙074<br />

Cile<br />

115˙326<br />

Regno Unito<br />

59˙788<br />

Spagna<br />

72˙056<br />

Germania<br />

53˙267<br />

Sud Africa<br />

68˙010<br />

Kazakistan<br />

48˙979<br />

USA<br />

59˙213<br />

Paesi Bassi<br />

46˙806<br />

Italia<br />

57˙361<br />

Cina continentale<br />

33˙156<br />

Uzbekistan<br />

42˙014<br />

Brasile<br />

32˙219<br />

Serbia<br />

33˙031<br />

USA<br />

30˙340<br />

Paesi Sassi<br />

30˙620<br />

China, Hong Kong<br />

29˙369<br />

Moldavia<br />

28˙541<br />

Canada<br />

22˙741<br />

Turchia<br />

24˙311<br />

tonnellate), si denota una crescita significativa, pari al 370%.<br />

Le importazioni di prugne dell’Italia registrano una tendenza alla<br />

riduzione: se nel 2003 le tonnellate importate erano 23˙424, nel<br />

2013 sono arrivate a 11˙819, con una diminuzione di circa il 51%.<br />

ESIGENZE CLIMATICHE<br />

E CICLO VEGETATIVO<br />

Per la coltivazione del Prunus domestica è bene rispettare alcune<br />

indicazioni sull’esposizione e il tipo di terreno.<br />

Questa pianta mostra un’elevata adattabilità alle diverse condizioni<br />

climatiche ed è abbastanza rustica e resistente, può sopportare<br />

i climi temperato-caldi e quelli temperato-freddi delle<br />

latitudini settentrionali, dove l’inverno inizia presto e le temperature<br />

scendono fino a -25 °C o addirittura meno. Alcune cultivar<br />

sono in grado di resistere anche a temperature inferiori ai -30 °C.<br />

I fattori climatici, in particolare l’intensità luminosa e le temperature<br />

dell’aria, sono importanti sia per la crescita ottimale dell’albero<br />

che per la sua resa. L’aumento della temperatura può avere effetti<br />

negativi sulla qualità delle colture infatti, a causa delle temperature<br />

fluttuanti, si sono osservati danni alla corteccia e ai boccioli<br />

dei fiori. Attraverso questi danni, i microrganismi patogeni (ad<br />

esempio lo Pseudomonas ssp.) riescono ad entrare nella pianta.<br />

È stato osservato anche come il gelo provochi danni ai boccioli<br />

quando immediatamente preceduto da temperature calde.<br />

La messa a dimora di queste piante dovrebbe avvenire nel periodo<br />

autunnale, prima che le temperature si abbassino e ci sia il<br />

pericolo di gelate, inoltre occorre un certo numero di ore di freddo<br />

(fabbisogno in freddo) durante il riposo vegetativo per poter<br />

andare correttamente a fiore in primavera. Per avere un raccolto<br />

abbondante, necessita di una buona esposizione al sole.<br />

Di seguito sono riportate le fasi fenologiche più importanti del<br />

pruno:<br />

N/16


N/17


Gemme in riposo invernale: le gemme brune sono relativamente<br />

inattive e completamente chiuse;<br />

Rigonfiamento delle gemme: il susino sente il primo tepore<br />

primaverile e le gemme, che successivamente produrranno il<br />

frutto, iniziano a gonfiarsi e arrotondarsi;<br />

Boccioli visibili: le gemme rigonfie si allungano, le perule si<br />

aprono lasciando intravedere i sepali di colore verde chiaro;<br />

Bottoni bianchi: i sepali si aprono e lasciano intravedere i petali<br />

di colore bianco ancora chiusi alla sommità delle gemme, e<br />

spuntano i germogli fogliari;<br />

Inizio fioritura (stami visibili): i petali iniziano ad aprirsi<br />

lasciando intravedere gli stami; in questo momento abbiamo la<br />

fecondazione dei fiori, fase molto delicata;<br />

Piena fioritura: almeno il 50% dei fiori è completamente aperto;<br />

il tempo di fioritura del singolo fiore dipende dalla posizione del<br />

germoglio sull’albero;<br />

Inizio caduta dei petali: i primi petali cominciano a cadere e<br />

gli stami cominciano a piegarsi;<br />

Fine caduta petali: almeno il 75% dei petali è caduto, gli stami<br />

sono piegati, la base del calice comincia ad essiccarsi;<br />

Allegagione: gli ovari si ingrossano e i frutticini formati spingono<br />

verso l’alto il collaretto disseccato del calice;<br />

Scamiciatura: il collaretto essiccato del calice si distacca dal<br />

frutticino e cade;<br />

Indurimento del nocciolo: il nocciolo del giovane frutto offre<br />

resistenza meccanica al taglio;<br />

Accrescimento dei frutti: i frutti cominciano ad ingrossarsi;<br />

Frutti completamente sviluppati: i frutti hanno raggiunto<br />

la dimensione tipica della cultivar;<br />

Maturazione di raccolta: i frutti hanno assunto il colore caratteristico<br />

della cultivar e raggiunto la maturazione di raccolta;<br />

Inizio caduta foglie: le foglie cominciano a cadere.<br />

TECNICHE COLTURALI<br />

Terreno<br />

Il Prunus domestica è una pianta che si sviluppa senza particolari<br />

problemi, soprattutto se piantata in terreni caratterizzati da<br />

una buona profondità, a medio impatto, fertili e pieni di sostanze<br />

nutritive, ma tollera anche terreni più difficili grazie all’innesto a<br />

Mirabolano. La preferenza va, senza ombra di dubbio, ai terreni<br />

argillosi e calcarei, ricchi di sostanze organiche, a patto però che<br />

abbiano un buon livello di drenaggio.<br />

Fondamentale è che il substrato non consenta la formazione<br />

di ristagni idrici, i quali potrebbero provocare marciumi radicali.<br />

Mediante la concimazione è possibile apportare al terreno i più<br />

importanti elementi minerali, estremamente necessari per la crescita<br />

e la produzione delle piante, come ad esempio l’azoto, il<br />

potassio e il fosforo.<br />

Le fasi fenologiche<br />

Riposo<br />

Rigonfiamento delle gemme<br />

Boccioli visibili<br />

Bottoni bianchi:<br />

Fioritura<br />

Caduta dei petali<br />

Allegagione


Tecniche di coltivazione<br />

È consigliabile effettuare la piantagione nel periodo di riposo vegetativo<br />

del pruno. Particolare attenzione deve essere posta alla<br />

profondità dell’apparato radicale: deve essere la stessa che la<br />

piantina aveva nel vivaio, tenendo conto dell’assestamento del<br />

terreno della buca o del solco, pena l’affrancamento della pianta.<br />

Ci sono in tutto tre forme di coltivazione per l’albero della prugna:<br />

- vaso basso (sesti 5,5 x 3 m)<br />

- palmetta irregolare (4,5 x 3 m)<br />

- palmetta libera (4,5 x 3 m)<br />

Negli impianti specializzati il sistema di coltura adottato è lo Spindel,<br />

che conferisce alla pianta una forma piramidale con un asse<br />

centrale su cui sono inseriti dei rami con vigoria decrescente<br />

dall’alto verso il basso. Questa forma di coltivazione, accanto ad<br />

una corretta esecuzione della potatura, consente di ottenere una<br />

produzione di buon livello qualitativo, sia dal punto di vista della<br />

pezzatura che delle caratteristiche organolettiche.<br />

Impollinazione<br />

Il susino è una specie considerata auto-incompatibile, anche se<br />

tale caratteristica a volte non si presenta come un’assenza totale<br />

di auto-fertilità, in quanto alcune varietà originano comunque una<br />

piccola percentuale di fruttificazione autogama. La coltivazione<br />

del susino giova in consociazione con altre varietà di cui è necessario<br />

conoscere il livello di interfertilità per pianificare l’impianto,<br />

tenendo presente che tale compatibilità non deve essere necessariamente<br />

reciproca nel caso che una varietà funga solamente<br />

da donatrice di polline senza interesse commerciale per i frutti.<br />

L’impollinazione incrociata delle varietà autosterili è comunque<br />

fondamentale per ottenere l’incremento della percentuale di frutti<br />

impollinati e, conseguentemente, della produzione. Inoltre, la<br />

scelta delle varietà è legata alla coincidenza delle fioriture (minima<br />

o totale) e comunque anche tra le varietà scelte il 50% della fioritura<br />

non deve essere anticipata o posticipata oltre i 5 giorni.<br />

Queste opzioni apparentemente semplici sono in realtà difficoltose<br />

per diversi motivi. Durante gli inverni freddi gli alberi accumulano<br />

rapidamente le ore di freddo e quando il riposo invernale è<br />

soddisfatto restano in attesa delle alte temperature per germogliare;<br />

così, tutte le varietà germogliano e fioriscono congiuntamente<br />

con grandi possibilità di una buona impollinazione e conseguente<br />

buona raccolta. Al contrario, se l’inverno è temperato<br />

ogni varietà necessita di accumulare le proprie ore in freddo e il<br />

germogliamento e la fioritura avvengono in epoche differenti. Se<br />

poi la temperatura durante la fase della fioritura è alta, la fioritura<br />

stessa è molto breve e si hanno minori possibilità di allegagione.<br />

Inoltre ogni area di coltivazione, in funzione dell’altitudine e del tipo<br />

di suolo, ha un periodo di fioritura diverso per la stessa varietà;<br />

e persino due varietà con fioritura coincidente, in funzione delle<br />

condizioni climatiche e dell’annata, possono risultare discordanti.<br />

Volendo effettuare appezzamenti mono-varietali, l’impollinazione<br />

deve essere ben definita prevedendo l’impiego degli opportuni<br />

impollinatori, meglio se “fuori sesto” e “a perdere” (si tratta spesso<br />

di mirabolani a fioritura molto prolungata), una ogni 4-5 piante da<br />

impollinare. È inoltre fondamentale la gestione degli impollinatori<br />

(in Emilia-Romagna si utilizzano spesso due mirabolani con ampio<br />

periodo di fioritura) che hanno il solo scopo di fornire polline;<br />

il tipo di potatura può incidere sull’anticipo o il ritardo dell’epoca<br />

di fioritura, in modo da farlo coincidere il più possibile con quello<br />

della varietà da impollinare.<br />

Portainnesti<br />

La scelta del portinnesto è una fase molto importante per la buona<br />

riuscita dell’impianto. Si tratta di scegliere il portinnesto ottimale<br />

adatto alla varietà scelta e al tipo di terreno. I portainnesti<br />

ritenuti più validi per la specie sono:<br />

Portainnesto<br />

Franco<br />

(mirabolano)<br />

Mirabolano B<br />

Mirabolano 29 C<br />

Marianna GF 8-1<br />

MrS2/5<br />

Ishtara Ferciana<br />

Esigenze pedologiche<br />

Adatti a vari tipi di terreno,<br />

in particolare a quelli argillosi, limosi,<br />

tendenzialmente asfittici<br />

Tollera più degli altri i ristagni idrici e si<br />

adatta anche ai terreni poco fertili<br />

Buon adattamento a condizioni<br />

pedologiche non particolarmente<br />

favorevoli, tollera il calcare attivo fino<br />

all’8/10%<br />

Idoneo nei suoli soggetti a ristagno<br />

idrico per tempi lunghi<br />

Idoneo per i terreni fertili<br />

Si adatta bene ai terreni pesanti,<br />

calcarei, purché irrigui<br />

Sistemi e forme di piantagione<br />

All’atto dell’impianto del nuovo frutteto è fondamentale attuare gli<br />

interventi di preparazione del terreno al fine di creare le condizioni<br />

ideali per una giusta crescita dei giovani susini. Si procede inizialmente<br />

all’espianto delle altre piante eventualmente presenti e, nel<br />

contempo, si eseguono gli spietramenti se ritenuti economicamente<br />

consigliabili. Si prosegue poi con le lavorazioni di scasso<br />

profonde 80-100 centimetri (strato di terreno in cui è contenuta la<br />

quasi totalità del sistema radicale). Gli alberi sono distribuiti secondo<br />

una disposizione geometrica per costituire filari paralleli<br />

fra loro e interfilari che permettono il transito delle macchine. Le<br />

distanze impiegate hanno lo scopo di ottenere frutti con elevate<br />

caratteristiche qualitative e frutteti con alte capacità produttive (si<br />

adottano quelle forme che consentono alla luce di raggiungere<br />

tutte le parti della chioma e che agevolano le operazioni colturali<br />

tra cui la potatura, il diradamento e la raccolta). Successivamente,<br />

si ha un amminutamento del terreno, lavorazione con la quale<br />

N/19


si cerca di attuare una buona concimazione di base per arricchire<br />

il terreno soprattutto di fosforo e potassio e in misura minore di<br />

azoto. Si continua poi con le indispensabili opere di drenaggio e<br />

di livellamento per evitare eccessi o ristagni d’acqua sempre dannosi<br />

per gli apparati radicali di tutte le specie arboree da frutto. Il<br />

tracciamento e la messa a dimora degli alberi nelle buche realizzate<br />

con le apposite trivelle concludono le lavorazioni preliminari<br />

del nuovo frutteto.<br />

Potatura<br />

In linea generale, occorre raggiungere, nel minore tempo possibile,<br />

la forma prescelta e poi eseguire un’oculata potatura di produzione.<br />

In fase di allevamento sono da preferire gli interventi al<br />

“verde”, perché non ritardano l’entrata in produzione delle piante<br />

e facilitano il raggiungimento della struttura definitiva. Le modalità<br />

di intervento variano in funzione della forma di coltura prescelta,<br />

mentre la modalità di esecuzione di questa pratica agronomica<br />

incide in maniera considerevole sul risultato quali-quantitativo<br />

della produzione, oltre che su altre caratteristiche del frutteto,<br />

quali l’illuminazione e lo sviluppo della chioma e quindi la longevità<br />

dell’impianto. La potatura di produzione è indispensabile<br />

per assicurare il rinnovo delle strutture produttive (in prevalenza<br />

rami misti). Anche in questo caso è da preferire la potatura verde,<br />

mentre la potatura invernale deve essere considerata a complemento.<br />

La potatura verde si esegue in pre- e post-raccolta: la<br />

prima è finalizzata all’asportazione dei germogli molto vigorosi e<br />

di quelli maldisposti; mentre la seconda prevede tagli di ritorno e<br />

di sfoltimento.<br />

Diradamento<br />

È una pratica indispensabile per produrre frutti di maggior qualità<br />

e per regolare la produzione negli anni. L’efficacia del diradamento,<br />

in termini di aumento della pezzatura dei frutti e di anticipo<br />

di maturazione, è tanto maggiore quanto più precocemente è<br />

eseguito. In concreto, si deve intervenire dopo il completamento<br />

della cascola naturale e comunque prima dell’indurimento del<br />

nocciolo. Le cultivar precoci vanno diradate prima di quelle tardive.<br />

Il diradamento manuale è ancora il sistema più efficace e<br />

praticamente il solo praticato.<br />

Concimazione<br />

Tra le tecniche colturali oggi adottate la concimazione è quella<br />

che pone i maggiori problemi di razionalizzazione a causa dell’estrema<br />

variabilità dei terreni di coltura. Con la concimazione si<br />

cerca di soddisfare le esigenze nutritive degli alberi apportando i<br />

macro- e i micro-elementi indispensabili per le sue diverse funzioni<br />

biologiche e fisiologiche, attraverso i seguenti interventi:<br />

1. la concimazione pre-impianto o di fondo, effettuata,<br />

ove ritenuta opportuna, all’atto dello scasso; gli elementi nutritivi<br />

presenti nel terreno vengono determinati da specifici laboratori<br />

di analisi che ne indicano nel contempo le eventuali aggiunte da<br />

distribuire per portare il terreno alla cosiddetta “soglia di fertilità”;<br />

2. la concimazione di impianto, operazione del tutto empirica<br />

effettuata ponendo nel fondo della buca che accoglierà<br />

il nuovo albero (evitando il contatto diretto con le radici) piccoli<br />

quantitativi di concime ternario, con N, P e K, per favorire la crescita<br />

rapida della giovane pianta;<br />

3. infine, la concimazione annuale, detta anche ordinaria,<br />

che viene differenziata nelle tre fasi che caratterizzano la vita<br />

dell’albero: fase giovanile, di maturità e di senescenza.<br />

Per quest’ultima si preferisce generalmente procedere<br />

all’espianto dei vecchi esemplari poco produttivi, mentre nei<br />

casi particolari in cui si voglia conservare la varietà in campo si<br />

tende a ringiovanire gli alberi con potature drastiche e forzarli<br />

poi con ricche dosi di concime. Tra i macro-elementi distribuiti<br />

nel terreno in quantità consistenti, i più importanti sono l’azoto<br />

(N), il fosforo (P) e il potassio (K), tutti indispensabili nelle varie<br />

fasi di crescita dell’albero, ma con funzioni molto differenti.<br />

Un giusto apporto di azoto favorisce in modo evidente lo sviluppo<br />

vegetativo con una crescita rapida dei germogli e quindi della<br />

chioma che assume un bel colore verde intenso; la sua carenza<br />

determina alberi poco sviluppati, tendenti al verde-giallastro;<br />

l’eccesso di azoto invece esalta la competizione germogli/frutti a<br />

discapito della fruttificazione e incide negativamente sulla qualità<br />

della frutta.<br />

Il fosforo è coinvolto nella sintesi di molti componenti intrinseci<br />

(ad esempio le fosfoproteine e le lecitine) del tutto fondamentali<br />

per le normali funzioni, quali la respirazione e il metabolismo dei<br />

glucidi; garantisce una migliore fioritura e una più corretta attività<br />

delle radici. Una sua carenza porta a una riduzione della produttività,<br />

mentre l’eccesso può determinare fenomeni di antagonismo<br />

con i micro-elementi, con conseguenze negative in entrambe<br />

nelle attività produttive e vegetative.<br />

Il potassio partecipa attivamente alla crescita dei frutti e in particolare<br />

agli elementi che determinano la loro qualità (sintesi dei<br />

glucidi e delle proteine); una giusta quantità risulta di grande importanza<br />

per garantire una produzione di qualità, visto che consente<br />

di ottenere delle prugne più colorate ma anche più dolci<br />

e acidule. Va ricordato ancora che altri macro-elementi e molti<br />

micro-elementi (quali ferro, manganese, zinco, rame e boro) par-<br />

N/20


N/21


Le varietà derivate da Prunus domestica<br />

Agostana Anna Spath Bella di Lovanio Burbank D’Agen<br />

Florentia Ozark Premier Regina Claudia Rusticana Ruth Gerstetter<br />

San Pietro Santa Rosa Shiro<br />

(o Goccia d’Oro)<br />

Stanley<br />

Verdacchia<br />

tecipano alla vita della pianta: il calcio, ad esempio, favorisce<br />

la lignificazione e aumenta la resistenza al freddo. Di fronte alla<br />

miriade di effetti legati agli elementi nutritivi solo l’oculatezza<br />

dell’agronomo, supportata dalla lettura specifica degli elementi<br />

del terreno, potrà stabilire quale sia l’apporto adeguato di concime<br />

per assecondare le richieste della specie e portare a risultati<br />

soddisfacenti.<br />

Va tenuto conto che il concime è preferibile spargerlo frazionato<br />

in due/tre interventi: il primo deve essere effettuato al termine<br />

della stagione estiva, nell’epoca che segue la raccolta, per poter<br />

garantire una migliore conservazione delle sostanze di riserva<br />

che verranno sfruttate dalla pianta; il secondo intervento si dovrà<br />

eseguire dalla ripresa vegetativa fino all’allegagione compresa<br />

e, infine, il terzo intervento è quello che dovrebbe avvenire in<br />

seguito all’allegagione e nel corso dell’accrescimento dei frutti.<br />

La concimazione fogliare garantisce un buon apporto di un<br />

altro importante elemento come il calcio (Ca), un componente<br />

essenziale per gli alberi da frutto, in quanto coinvolto in numerosi<br />

processi biochimici e morfologici. Esso svolge un ruolo importante<br />

nel ritardare la senescenza di frutta.<br />

Irrigazione<br />

L’irrigazione è un’altra operazione di grande importanza, soprattutto<br />

durante la fioritura, l’allegagione e l’accrescimento del frutto<br />

(fruttificazione): è fondamentale conservare un’attività vegetativa<br />

continua, senza provocare degli inutili quanto dannosi stress<br />

idrici. La disponibilità di acqua nel suolo dipende dalla sua struttura,<br />

tuttavia la maggior parte dei frutteti riceve l’acqua attraverso<br />

l’irrigazione, per la quale ci sono requisiti elevati soprattutto<br />

nella stagione estiva. Sono necessarie strategie di irrigazione<br />

precise per risparmiare acqua e ridurre al minimo il suo spreco.<br />

Per quanto riguarda l’irrigazione, ci sono tre regole da rispettare<br />

che riguardano: la quantità d’acqua che deve essere utilizzata,<br />

quando deve essere applicata, e come dovrebbe essere<br />

applicata.<br />

VARIETÀ E CLASSIFICAZIONE<br />

Per quanto riguarda le prugne europee, le cultivar Stanley e President<br />

sono oggi le più coltivate; poche altre varietà vengono prodotte<br />

in quantità significative.<br />

Le cultivar sono originarie dall’Asia, dall’Europa o dall’America e<br />

derivano da diverse specie raggruppate in 3 principali categorie:<br />

- Gruppo asiatico-europeo (P. domestica, P. insititia, P. cerasifera)<br />

- Gruppo sino-giapponese (P. salicina)<br />

- Gruppo americano (P. americana)<br />

Le differenze di varietà (oltre che il luogo di crescita, il clima e le<br />

tecniche agricole) influenzano la qualità del frutto, andando a determinare<br />

anche il tipo di consumo (fresco o trasformato).<br />

Di seguito alcune varietà derivate da Prunus domestica:<br />

Agostana: Varietà di susino europeo di origine italiana con<br />

pianta vigorosa, caratterizzata da buona produttività. Il frutto<br />

è di pezzatura piccola, di forma ellittica, con buccia di colore<br />

rosso scuro, pruinosa. La polpa è di colore giallo, soda, semi<br />

aderente, di buon sapore. Ottima da consumare fresca ma<br />

anche destinata a confetture, dolci e liquori. La maturazione<br />

avviene nella seconda decade di agosto.<br />

N/22


Anna Spath: Pianta originaria di Kadoszberg, cittadina ungherese.<br />

Venne commercializzata in Germania dal vivaista Spath,<br />

da cui prende il nome. Albero di modesto e medio vigore con<br />

portamento assurgente, è rustico e di facile adattamento. La<br />

fioritura è tardiva, prima decade di aprile. È auto-compatibile<br />

ma può anche essere impollinato. Produttività medio-elevata<br />

e costante. Frutto medio-grosso, ellissoidale-troncato. Buccia<br />

da rosso porpora a blu viola con punti a volte chiari. La polpa<br />

è giallo-verdastra, soda, non molto succosa, zuccherina, aromatica<br />

e gradevole. Si raccoglie nell’ultima decade di agosto<br />

o a settembre.<br />

Bella di Lovanio: ottenuta a Louvain in Belgio, da Van Mons,<br />

da un semenziale di genealogia sconosciuta, intorno al 1840.<br />

Albero dalla vigoria elevata, con portamento tendenzialmente<br />

assurgente; epoca di fioritura intermedia; produttività elevata.<br />

Frutto di pezzatura grossa, forma ellissoidale e simmetrica,<br />

con apice arrotondato; buccia di colorazione violacea, piuttosto<br />

pruinosa; polpa di colore giallo-ambrato, non molto dolce<br />

e poco soda. Raccolta: fine luglio - inizio agosto. Produce in<br />

maniera abbondante e costante nel tempo.<br />

Burbank: Pianta ottenuta in California da L. Burbank nel 1883<br />

e commercializzata nel 1887. Albero molto vigoroso, con portamento<br />

espanso, molto produttivo. La fioritura è abbastanza<br />

tardiva, nella prima decade di aprile. Non è auto-compatibile.<br />

La produttività è elevata e costante. Ama regioni piuttosto calde.<br />

Il frutto è medio-grosso, a forma sferoidale, a volte un po’<br />

appiattito. La buccia è di colore giallo con estese sovra colorazioni<br />

rosso scure o vermiglie. La polpa è gialla, soda, succosa,<br />

zuccherina, aromatica. Si raccoglie durante tutto luglio e nella<br />

prima decade di agosto.<br />

D’Agen: Grossi frutti ovoidali, di colore viola intenso, dalla polpa<br />

succosa, consistente e dolce. Eccellenti per l’essiccazione.<br />

Necessita di zone riparate. Matura ad inizio agosto.<br />

Florentia: Albero molto vigoroso, a portamento espanso, con<br />

branche rugose coperte da grosse lenticelle. Auto-incompatibile<br />

ma fertile e molto precoce. Frutto medio-grosso, con la<br />

buccia rosso-cremisi, pruinosa. La polpa è gialla con venature<br />

rosse, molle, succosa, dolce, un po’ acidula. Si raccoglie nella<br />

seconda quindicina di giugno.<br />

Ozark Premier: Albero di buona vigoria e grande produttività.<br />

Frutti di pezzatura eccezionale, sferici, con buccia di color<br />

rosso-violaceo su fondo giallo-verdastro, poco pruinosa. Polpa<br />

gialla, soda, zuccherina ed aromatica, di ottimo sapore. Le<br />

caratteristiche organolettiche e la vistosità dei frutti, nonché la<br />

loro buona resistenza ai trasporti e alle manipolazioni, rendono<br />

questa cultivar commercialmente apprezzata. Matura verso la<br />

metà di luglio.<br />

Regina Claudia: Di origine molto antica, fu dedicata alla Regina<br />

Claudia, sposa di Francesco I. Albero di vigoria medio-elevata<br />

con portamento tendenzialmente espanso, produttività generalmente<br />

elevata ma tendente all’alternanza. Il frutto è piccolo,<br />

sferoidale e leggermente schiacciato ai poli. Buccia e polpa<br />

verde-giallastra. Polpa molto dolce e aromatica. Viene considerata<br />

fra le migliori varietà esistenti. Maturazione 1-10 agosto.<br />

Rusticana: È una varietà di prugne tipicamente toscana. È<br />

considerata una susina selvatica. Frutti molto piccoli, della<br />

grandezza di una ciliegia, ma succosi, di colore giallo e/o rosso.<br />

È una pianta estremamente rustica che si adatta ad ogni<br />

tipo di terreno e non necessita di molta acqua.<br />

Ruth Gerstetter: Frutto ellissoidale, pezzatura medio-piccola,<br />

buccia pruinosa, bruno-violacea; polpa soda, giallo-verde,<br />

con qualche venatura rossastra, poco succosa, dolce-acidula.<br />

Vigoria e produttività medie, fioritura precoce. Matura la<br />

terza decade di giugno.<br />

San Pietro: Albero di vigoria elevata, con portamento tendenzialmente<br />

assurgente. È da considerare una delle migliori cultivar.<br />

I frutti sono di bella pezzatura e di qualità organolettiche<br />

elevate. È auto-compatibile, capace di garantire da solo una<br />

produzione sufficiente. Il frutto è di pezzatura media; forma<br />

ellissoidale, con apice arrotondato; buccia di colorazione violaceo,<br />

con riflessi rossastri, molto pruinosa; polpa di colore<br />

giallo, molto dolce, aromatica, soda. Maturazione di raccolta:<br />

20-31 luglio.<br />

Santa Rosa: Pianta ottenuta nei primi anni del ‘900 negli Stati<br />

Uniti, ha una vigoria elevata con media produttività. Il frutto<br />

ha pezzatura grossa, generalmente arrotondato, buccia con<br />

fondo giallo macchiato di rosso-violaceo molto intenso. Polpa<br />

giallo-rosata venata di rosso, dolce, soda e aderente al nocciolo.<br />

Matura la seconda decade di luglio.<br />

Shiro (o Goccia d’Oro): Varietà coltivata già a fine ‘800. Pianta<br />

dal portamento aperto, di vigore elevato, molto produttiva.<br />

Il frutto è attraente, medio grosso, di forma tondeggiante o a<br />

cuore, con buccia di colore da verde chiaro a giallo-oro, con<br />

numerose lenticelle, non molto pruinosa. La polpa è di colore<br />

giallo, mediamente soda, molto succosa, zuccherina. Destinata<br />

prevalentemente al consumo diretto ma idonea anche<br />

alle trasformazioni in confetture. La maturazione avviene dalla<br />

seconda decade di luglio.<br />

Stanley: Susino dotato di una media vigoria, con portamento<br />

globoso espanso, con una elevata produttività. Il frutto è di<br />

medie dimensioni di forma elissoidale, di colore violaceo poco<br />

profumato. È parzialmente auto-compatibile. Matura da agosto<br />

a settembre ed è ottimo anche essiccato.<br />

Verdacchia: Antichissima varietà di susino europeo di origine<br />

italiana con pianta dal portamento aperto e dalla produttività<br />

scarsa ma costante. Il frutto è di pezzatura media piccola<br />

e obovato-ellissoidale irregolare, con buccia di colore verde<br />

giallastro molto pruinosa; la polpa è giallo-verdastra, soda,<br />

succosa e profumata. Il sapore è dolce solo a maturità. Conservazione<br />

media. Maturazione 20-30 agosto.<br />

N/23


PROCESSO PRODUTTIVO<br />

RACCOLTA E LAVORAZIONE<br />

L’essiccazione al sole è stata per molto tempo l’unico metodo<br />

di essiccazione delle prugne.<br />

L’essiccazione artificiale negli evaporatori era comune nei<br />

primi anni dell’industrializzazione delle prugne, ma non ebbe successo<br />

e fu scartata per l’essiccazione al sole. Gli unici essiccatori<br />

artificiali presenti erano costruiti da coltivatori con conoscenze<br />

quasi nulle dei principi di essiccazione. Come risultato, questi<br />

vecchi essiccatori erano comparativamente inefficienti e costosi<br />

e l’essiccazione in questi era lenta e non omogenea. Di conseguenza,<br />

venivano usati solo per supplementare l’essiccazione al<br />

sole quando le condizioni atmosferiche prevenivano un’essiccazione<br />

naturale del frutto. L’impressione popolare era che l’essiccazione<br />

artificiale non potesse competere con l’essiccazione al<br />

sole, sia dal punto di vista della qualità che dei costi. Negli Stati<br />

Uniti il lavoro di investigatori statali e federali fu necessario per la<br />

corretta costruzione e operazione degli essiccatori dopo la guerra<br />

mondiale. Molti dei coltivatori esperti decisero quindi di installare<br />

e usare essiccatori, eliminando così l’essiccazione al sole. Il<br />

loro successo con questo metodo di essiccazione ha, nel corso<br />

del tempo, influenzato altri coltivatori ad usufruire dei vantaggi<br />

dell’essiccatore.<br />

Il successo nell’essiccazione delle prugne è misurato da tre<br />

risultati principali:<br />

- produzione di un prodotto essiccato di qualità quanto più eccellente<br />

a seconda della natura del frutto raccolto.<br />

- produzione di prugne essiccate di grande dimensione e<br />

maggior peso.<br />

- minor costo di essiccazione a fronte della miglior qualità<br />

e del maggior risultato.<br />

Come regola generale le prugne cadono a terra quando sono<br />

pronte per l’essiccazione. Per questo il terreno dev’essere ammorbidito<br />

e levigato prima della raccolta. Alcune varietà di prugne<br />

sono state negli ultimi anni raccolte dagli alberi a mano per l’essiccazione<br />

e i risultati sono stati sufficientemente migliori da giustificare<br />

i costi aggiuntivi, ma anche in queste varietà la pratica non è<br />

generale. In alcune zone praticamente tutta la frutta cade a terra<br />

senza il bisogno di scuotere l’albero, ma in altre la maggior parte<br />

della frutta deve subire scuotimento per cadere giù dall’albero.<br />

Permettere alla frutta di rimanere appesa all’albero per troppo<br />

tempo (in zone dove non cade naturalmente) porta ad una qualità<br />

inferiore e risultati inferiori nell’essiccazione. D’altra parte, far cadere<br />

tutta la frutta dall’albero troppo presto darà risultati similari.<br />

Il numero di raccolte varia a seconda del frutteto e della zona.<br />

In alcune regioni, dove la frutta cade più naturalmente dagli alberi<br />

ed è richiesta solo una leggera agitazione della pianta, tre o<br />

quattro raccolti sono la norma. In altre, dove è necessario agitare<br />

più vigorosamente l’albero per raccogliere la frutta, i coltivatori<br />

raramente fanno più di due raccolti. Il primo raccolto in qualsiasi<br />

frutteto è solitamente di qualità inferiore e dovrebbe<br />

essere separato dai successivi.<br />

Temperature eccessivamente calde (sopra i 40 °C) potrebbero<br />

causare un imbrunimento e la formazione di sacche di gas nella<br />

buccia dei frutti ancora sull’albero. Se non è possibile lavorare<br />

la frutta appena portata dal frutteto, l’utilizzo di celle frigorifere è<br />

auspicabile quando disponibile. Le celle di congelamento, d’altra<br />

parte, portano ad una perdita del sapore del frutto.<br />

Per quanto riguarda le prugne essiccate le fasi del processo<br />

di lavorazione successive alla raccolta sono di seguito descritte.<br />

1. Preparazione<br />

La maturità del frutto per l’essiccazione è di vitale importanza.<br />

Per produrre la miglior qualità di prodotto essiccato, la polpa<br />

del frutto deve essere pienamente sviluppata dal punto di vista<br />

del sapore, del colore e del contenuto massimo di zucchero. In<br />

poche parole, deve essere in condizioni appropriate per il consumo<br />

allo stato fresco. La preparazione dovrebbe includere l’eliminazione<br />

dei rifiuti per quanto possibile e la rimozione dei frutti<br />

considerati inaccettabili. Deve inoltre essere controllata la buccia<br />

del prodotto attraverso l’immersione in soluzione specifica, al fine<br />

di evitare problemi di decomposizione o cambiamenti di colore;<br />

nell’essiccazione al sole viene solitamente usata una soluzione di<br />

lisciva. Al termine di questo trattamento la frutta viene generalmente<br />

risciacquata per rimuovere eventuali residui del prodotto;<br />

nella disidratazione meccanica si tende a preferire l’immersione<br />

in acqua calda o fredda. Per mantenere un colore attraente anche<br />

dopo l’essiccazione, alcuni frutti sono esposti ai fumi dello<br />

zolfo bruciante Questo permette non solo di stabilizzare il colore<br />

e proteggere il frutto da microorganismi, ma è indispensabile per<br />

il mantenimento di alcune vitamine.<br />

2. Classificazione<br />

Dopo che le prugne sono state immerse e lavate, si possono<br />

classificare in base alle dimensioni facendo passare i frutti su un<br />

agitatore perforato. Classificare la frutta serve ad avere una disidratazione<br />

più omogenea.<br />

3. Denocciolatura<br />

L’obbiettivo principale della denocciolatura è la rimozione completa<br />

del nocciolo dal frutto, senza che avvenga lo schiacciamento<br />

dello stesso. I più moderni sistemi di denocciolatura consentono<br />

di processare un quantitativo di prugne pari a 20000 pezzi<br />

all’ora. Alcuni sistemi necessitano di un intercambio di pezzi per<br />

processare i diversi calibri di frutti, mentre per altre denocciolatrici<br />

è sufficiente un’operazione di regolazione.<br />

N/24


Approfondimentdo sul processo<br />

di essiccazione<br />

Essiccazione al sole<br />

Le prugne vengono prese dal frutteto e portate in un’area dedicata<br />

all’essiccazione al sole per la preparazione ed essiccazione.<br />

L’area deve essere lontano da zone ombrose e ben esposta ai venti<br />

prevalenti. È importante che la superficie del piazzale sia il più possibile<br />

libera da polvere, sabbia e altri detriti che si potrebbero posare sulla<br />

frutta. Il piazzale deve altresì trovarsi il più lontano possibile da eventuali<br />

aie, per evitare il passaggio degli animali in prossimità della frutta.<br />

Prima di iniziare il processo d’essiccazione le prugne vengono immerse<br />

per 5-15 secondi in una soluzione di lisciva. La soda caustica commerciale<br />

o l’idrossido di sodio puro al 95% sono le sostanze più utilizzate<br />

per creare la soluzione. Al termine dell’immersione, vengono risciacquate<br />

e qualsiasi frutto reputato inaccettabile viene scartato.<br />

Le prugne vengono poi stese in maniera uniforme su dei vassoi e portate<br />

nel piazzale. Se le prugne non sono uniformi nelle dimensioni è<br />

consigliabile classificarle e stendere le prugne grandi e quelle piccole<br />

in vassoi separati.<br />

Nel piazzale le prugne vengono lasciate esposte al sole fino a che non<br />

sono essiccate per i tre quarti. Di solito l’essiccazione richiede una o<br />

più settimane e, durante questo periodo, le prugne più grandi devono<br />

essere rigirate o rastrellate per assicurare un’essiccazione omogenea.<br />

Alcune varietà vengono smosse da due operatori che scuotono i vassoi<br />

avanti e indietro. In caso di condizioni meteorologiche piovose o<br />

nebbiose, i vassoi devono essere impilati e coperti e stesi di nuovo<br />

quando le temperature permettono l’essiccazione. Se le condizioni avverse<br />

continuano, le prugne che sono essiccate meno dei tre quarti<br />

potrebbero dover essere essiccate all’interno di un essiccatore per poter<br />

terminare il trattamento. Dato che le prugne sono essiccate a fine<br />

stagione, le condizioni atmosferiche rischiano di aumentare i costi di<br />

maneggiamento e il pericolo di perdite al punto tale che molti coltivatori<br />

preferiscono utilizzare direttamente l’essiccatore.<br />

Quando il frutto è sufficientemente essiccato la buccia deve essere<br />

compatta e il nocciolo non deve scivolare quando la prugna è stretta tra<br />

il pollice e l’indice. Quando si svuotano i vassoi le prugne gravemente<br />

danneggiate devono essere immediatamente rimosse.<br />

Immersione<br />

e posizionamento<br />

sui vassoi<br />

Essiccatore<br />

Essiccazione meccanica<br />

I metodi d’immersione e posizionamento delle prugne nei vassoi sono<br />

all’incirca gli stessi sia che le prugne vengano disidratate sia che vengano<br />

essiccate al sole:<br />

- Immersione: Molti produttori hanno trovato che controllare la buccia<br />

delle prugne con una soluzione di lisciva (come viene fatto quando la<br />

frutta è essiccata al sole) causa una grossa perdita di liquidi durante la<br />

disidratazione e come risultato si sono concentrati sull’utilizzo di acqua<br />

calda o fredda. L’acqua calda è in un certo senso più efficiente di quella<br />

fredda, ma l’utilizzo di quest’ultima è comunque adeguato. Un metodo<br />

alternativo all’immersione consiste nello spruzzare l’acqua sulla frutta<br />

invece che immergerla.<br />

- Classificazione: Se la frutta fresca varia molto nelle dimensioni e se<br />

l’azienda è grande abbastanza da permettere l’essiccazione separata<br />

di prodotti con dimensioni diverse, la classificazione è normalmente<br />

raccomandata. La classificazione avviene facendo passare i frutti su un<br />

agitatore perforato e serve ad ottenere una disidratazione più omogenea.<br />

La classificazione per dimensioni viene però raramente effettuata<br />

a livello commerciale.<br />

- Posizionamento sui vassoi: Le prugne vengono stese su dei vassoi<br />

tramite l’utilizzo di scuotitori automatici. È importante che la frutta sia<br />

stesa in un unico strato: se troppa frutta si trova nello stesso vassoio,<br />

il processo di disidratazione richiederà più tempo, le prugne potrebbero<br />

diventare appiccicose e la disidratazione non sarebbe omogenea. I<br />

vassoi vengono poi posati (o a mano o meccanicamente) su dei carrelli.<br />

Per facilitare la rimozione delle prugne essiccate dal vassoio, senza<br />

danni ai frutti e al vassoio stesso, è necessario tenere questi ultimi<br />

puliti. È spesso necessario pulirli diverse volte nel corso della stagione<br />

d’essiccazione.<br />

- Riempimento dei tunnel: Nel riempire l’essiccatore, i carrelli contenenti<br />

i vassoi dovrebbero entrare a intervalli regolari di tempo. Nella<br />

maggior parte dei tunnel si tratta di 1-2 ore di tempo tra un carrello ed<br />

un altro. È importante evitare di introdurre più di due o tre carrelli alla<br />

volta.<br />

- Temperatura: Ci sono quattro possibili sistemi in cui gli essiccatori<br />

possono lavorare rispetto alla temperatura:<br />

1. Controcorrente, dove il frutto entra ad un’estremità dell’essiccatore<br />

ad una temperatura relativamente bassa che aumenta ad<br />

intermittenza fino all’estremità finale dove raggiunge la temperatura<br />

più elevata.<br />

2. Corrente parallela, opposto del controcorrente, il frutto entra alla<br />

temperatura più elevata ed esce a quella più bassa.<br />

3. Sistema di combinazione, dove la temperatura massima è mantenuta<br />

al centro dell’essiccatore e il frutto entra alla temperatura più<br />

bassa, passa per quella più alta, ancora solo parzialmente essiccato,<br />

e finisce all’estremità opposta a temperatura media.<br />

4. Temperatura costante, dove il frutto è soggetto a una temperatura<br />

costante per tutto il periodo di essiccazione.<br />

Il sistema controcorrente è quello più usato per le prugne; mentre il<br />

sistema di corrente parallela non si è dimostrato soddisfacente e per<br />

questo non viene quasi mai usato.<br />

Temperatura critica – Alcune varietà di prugne tollerano una umidità<br />

più elevata di altre, la temperatura non deve comunque mai superare<br />

i 165 °F. L’essiccazione non dovrebbe essere mai affrettata: se<br />

dovesse succedere la superficie del frutto diverrebbe secca e dura,<br />

mentre l’interno sarebbe solo parzialmente essiccato. Queste prugne<br />

sembrerebbero ad una prima occhiata più secche di quello che<br />

sono e se messe in magazzino potrebbero ammuffire, quando l’umidità<br />

interna si espande fino alla superficie.<br />

- Tempo di essiccazione: La percentuale di umidità e zucchero nelle<br />

prugne prima dell’essiccazione, la loro dimensione, l’efficacia dell’immersione<br />

e la quantità d’umidità restante nelle prugne essiccate influiscono<br />

sul tempo d’essiccazione, così come anche la temperatura,<br />

l’umidità e il volume d’aria che passa per l’essiccatore. In particolare,<br />

l’umidità dell’aria nell’essiccatore durante l’essiccazione è importante<br />

per la qualità del prodotto: se l’umidità è troppo alta, le prugne potrebbero<br />

subire delle ingenti perdite di liquido o diventare appiccicose e<br />

potrebbero comparire delle discolorazioni sulle superficie del frutto; se<br />

invece l’umidità è troppo bassa, il calore verrà sprecato e il consumo<br />

di carburante risulterà maggiore del necessario. In linea di massima, le<br />

prugne essiccano lentamente e richiedono dalle 18 alle 28 ore circa.


Standard di commercializzazione DELLE <strong>PRUGNE</strong> SECCHE<br />

Per valutare la qualità dei frutti ci si basa sull’Unece Standard DDP-07,<br />

riguardante il controllo della qualità commerciale e di marketing delle<br />

prugne secche.<br />

1. DEFINIZIONE DEL PRODOTTO<br />

Questo standard si applica alle prugne secche ottenute da certe varietà<br />

di prugne cresciute da Prunus domestica L. considerate adatte all’essiccazione<br />

e destinate al consumo, che possono essere con o senza<br />

nocciolo e sono state ottenute tramite disidratazione controllata.<br />

Dolcificanti e zuccheri non possono essere aggiunti.<br />

Questo standard non si applica a prugne che hanno subito le normali<br />

operazioni collegate a preparazioni speciali (prugne nel succo, sciroppo<br />

o brandy o prugne ripiene, eccetera).<br />

2. DISPOSIZIONI RELATIVE ALLA QUALITÀ<br />

Lo scopo dello standard è quello di definire i requisiti di qualità delle<br />

prugne secche allo stadio di controllo in esportazione dopo la preparazione<br />

e il confezionamento.<br />

Requisiti minimi<br />

In tutte le categorie soggette alle disposizioni speciali per ogni classe<br />

e alle tolleranze ammesse, le prugne secche devono essere:<br />

• preparate da frutti fisiologicamente maturi;<br />

• intere o senza nocciolo, senza peduncoli;<br />

• carnose, la polpa dev’essere elastica e flessibile;<br />

• ricoperte da una buccia rugosa;<br />

• sane, un frutto affetto da decomposizione o danneggiato in maniera<br />

tale da renderlo inadeguato al consumo è escluso;<br />

• pulite e praticamente prive di materiale estraneo visibile;<br />

• prive di insetti e acari vivi, qualunque sia il loro stadio di sviluppo;<br />

• prive di danni visibili causati da insetti, acari o altri parassiti;<br />

• prive di odori e/o sapori estranei.<br />

La condizione delle prugne secche deve essere tale da garantirle di:<br />

• sopportare il trasporto e il maneggiamento,<br />

• arrivare in condizioni soddisfacenti al luogo di destinazione.<br />

Contenuto d’umidità<br />

Il contenuto d’umidità delle prugne secche non deve superare il 35<br />

per cento.<br />

Per prugne con un contenuto d’umidità elevato, possono essere usati<br />

conservanti a seconda delle norme applicabili nel paese importatore.<br />

I conservanti posso essere usati in conformità con la legislazione del<br />

paese importatore. Le prugne reidratate contengono normalmente<br />

conservanti.<br />

Classificazione<br />

A seconda del tipo di presentazione, le prugne sono classificate in una<br />

o due categorie sotto definite:<br />

• Le prugne intere sono classificate in una categoria chiamata<br />

“<strong>PRUGNE</strong>” - “Classe I”: devono essere di buona qualità e caratteristiche<br />

della varietà o tipo commerciale di prugne usate. Possono<br />

mostrare lievi difetti superficiali e difetti di colore, a patto che questi<br />

non interessino l’aspetto generale del prodotto o la qualità, il mantenimento<br />

della qualità o la sua presentazione nella confezione.<br />

• Le prugne senza nocciolo sono classificate in due categorie sotto<br />

definite:<br />

“Prugne senza nocciolo” - “Classe I”: le prugne in questa categoria<br />

devono essere denocciolate con un processo appropriato in<br />

modo da minimizzare il danno alla buccia, e il numero di tagli necessari<br />

a denocciolare le prugne è limitato a due;<br />

“Prugne denocciolate con pressione” - “Tipo E” o “Classe II”: le<br />

prugne in questa categoria possono essere denocciolate con pressione.<br />

Il numero di tagli necessari per denocciolare queste prugne<br />

non è limitato.<br />

3. DISPOSIZIONI RELATIVE ALLA CALIBRATURA<br />

Qualunque sia la loro modalità di confezionamento, le “prugne” e le<br />

“prugne denocciolate” devono essere state precedentemente calibrate<br />

in base al numero massimo e minimo di prugne in 500 g (o in 1 lb (453<br />

g)), in rapporto al contenuto d’umidità segnato sulla confezione in base<br />

alle seguenti scale:<br />

Tolleranze nella qualità<br />

A. Denominazioni europee “<strong>PRUGNE</strong>”<br />

Denominazioni<br />

Numero di prugne<br />

per 500 g<br />

Numero di prugne<br />

per 453 g<br />

Giganti Non più di 44 prugne Non più di 40 prugne<br />

Molto grandi Da 44 a 55 prugne Da 40 a 50 prugne<br />

Grandi Da 55 a 66 prugne Da 50 a 60 prugne<br />

Medie Da 66 a 77 prugne Da 60 a 70 prugne<br />

Piccole Da 77 a 99 prugne Da 70 a 90 prugne<br />

Molto piccole Più di 99 prugne Più di 90 prugne<br />

B. Denominazioni americane “<strong>PRUGNE</strong>”<br />

Denominazioni<br />

Numero di prugne<br />

per 500 g<br />

Numero di prugne<br />

per 453 g<br />

Jumbo Non più di 28 prugne Non più di 25 prugne<br />

Extra grandi Da 28 a 44 prugne Da 25 a 40 prugne<br />

Grandi Da 44 a 66 prugne Da 40 a 60 prugne<br />

Medie Da 66 a 94 prugne Da 60 a 85 prugne<br />

Piccole Da 94 a 110 prugne Da 85 a 100 prugne<br />

C. “Prugne denocciolate” - “Classe I”<br />

Per le “prugne denocciolate” il calibro è determinato dal conto effettuato<br />

prima che il nocciolo fosse rimosso dalle prugne.<br />

GRANDI: non più di 67 prugne in 500 g (non più di 60 in 453 g)<br />

MEDIE: più di 67 prugne in 500 g (più di 60 in 453 g).<br />

D. “Prugne denocciolate con pressione” - “Tipo E” o<br />

“Classe II”<br />

La calibratura delle prugne denocciolate con pressione non è obbligatoria,<br />

a meno che queste non siano vendute in piccole confezioni<br />

destinate al consumatore.<br />

4. DISPOSIZIONI RELATIVE ALLE TOLLERANZE<br />

Tolleranze nella qualità e dimensione devono essere ammesse in ogni<br />

confezione per prodotti che non soddisfano i requisiti della categoria<br />

indicata.<br />

Tolleranze nella qualità<br />

Difetti permessi<br />

(percentuale per peso)<br />

Prugne<br />

Prugne<br />

denocciolate<br />

Prugne<br />

denocciolate<br />

con pressione<br />

Classe I Classe I Classe II<br />

a Tolleranze totali 12 12 15<br />

b Difetti individuali<br />

Entro i limiti delle tolleranze totali, i massimi permessi sono:<br />

Colore e consistenza non<br />

caratteristici<br />

12 12 15<br />

Spaccature 12 12 15<br />

Danni alla buccia o alla polpa; calli;<br />

danni da calore; danni da insetti<br />

8 2 4<br />

Fermentazione 4 2 4<br />

Materiali estranei di origine vegetale 1 1 1<br />

Leggera decomposizione; muffa 1 0.5 2<br />

Frutta infestata da insetti o acari 0.5 0.5 0.5<br />

c Per prugne denocciolate<br />

Con nocciolo intero - 2 4<br />

Con frammenti di nocciolo 2 2 4<br />

Non sono accettate tolleranze per parassiti vivi.


Impurità minerali<br />

Non superiori a 1 g/kg ceneri acido insolubili.<br />

Tolleranze nella dimensione<br />

Le prugne confezionate in conformità con il metodo di calibratura<br />

stabilito in questo standard devono essere ragionevolmente uniformi<br />

nelle dimensioni. In un campione di 5 kg di frutta preso da una determinata<br />

partita, la differenza tra il numero di prugne più piccole e<br />

quello delle prugne più larghe per 500 g non deve superare:<br />

• 25 per partite di prugne di dimensioni che oscillano dalle 44 alle 55<br />

prugne per 500 g;<br />

• 35 per partite di prugne di dimensioni che oscillano dalle 55 alle 77<br />

prugne per 500 g;<br />

• 45 per partite di prugne contenenti più di 77 prugne per 500 g.<br />

La differenza è calcolata facendo riferimento al 10 per cento (per<br />

peso) del campione per le prugne più piccole e il 10 per cento (per<br />

peso) per le più grandi.<br />

Il materiale usato all’interno della confezione deve essere nuovo, pulito<br />

e di una qualità tale da evitare di causare alcun danno esterno o interno<br />

al prodotto. L’uso di materiali, in particolare di carta e timbri contenenti<br />

le specifiche commerciali, è ammesso, purché la stampa e l’etichettatura<br />

siano state fatte con inchiostro o colla non tossici.<br />

Le confezioni devono essere prive di qualsiasi materiale estraneo.<br />

Presentazione<br />

Le prugne devono essere presentate:<br />

• o in piccole confezioni da 0.125 kg, 0.250 kg e 1 kg. L’utilizzo di altre<br />

unità di peso può essere consentito a seconda delle norme applicabili<br />

nel paese importatore;<br />

• o in confezioni di peso pari a 1.5 kg o più.<br />

5. DISPOSIZIONI RELATIVE ALLA PRESENTAZIONE<br />

Uniformità<br />

Il contenuto di ogni confezione deve essere uniforme e contenere solo<br />

prugne secche della stessa origine, qualità e dimensione.<br />

La parte visibile del contenuto della confezione deve essere rappresentativa<br />

dell’intero contenuto. In aggiunta, le prugne nella “Classe I”<br />

devono essere della stessa varietà o dello stesso tipo commerciale.<br />

Confezionamento<br />

Le prugne secche devono essere confezionate in maniera tale da proteggere<br />

correttamente il prodotto.<br />

Le prugne calibrate e prive di gambo vengono introdotte nell’alimentazione<br />

della macchina che permette alle stesse di raggiungere,<br />

alla giusta angolatura, la testata di denocciolatura, dove il<br />

nocciolo viene eliminato mediante punzonatura. Le prugne denocciolate<br />

escono quindi dal dispositivo attraverso un canale separato<br />

rispetto ai noccioli.<br />

4. Essiccazione<br />

(si veda il box di approfondimento a pag. 25)<br />

5. Test del frutto essiccato<br />

In un test manuale, quando il frutto è sufficientemente essiccato<br />

la buccia dovrebbe risultare compatta e il nocciolo non dovrebbe<br />

scivolare quando la prugna è schiacciata tra il pollice e l’indice.<br />

L’umidità del frutto appena essiccato non dove registrare più del<br />

19% del contenuto d’umidità per poter esser immagazzinato in<br />

maniera soddisfacente. Le prugne con un contenuto d’umidità<br />

più alto non riescono a sopportare il confezionamento, la classificazione<br />

e la lavorazione senza subire danni e per questo non<br />

possono essere vendute. L’essiccazione non dev’essere giudicata<br />

finché il frutto non si è raffreddato. Il prodotto finito deve<br />

presentare buccia di colore nero e polpa ambrata chiara con un<br />

dolce odore di prugna e libera da acidità o caramellizzazione.<br />

Prima del 1918 la maggior parte delle prugne veniva essiccata<br />

al sole, adesso la percentuale di prugne disidratate è aumentata<br />

gradualmente a più dell’80% dell’intero raccolto.<br />

La disidratazione meccanica è preferita in quanto produce generalmente<br />

prugne essiccate di maggior qualità, è più igienica<br />

e riduce le perdite durante condizioni atmosferiche avverse per<br />

l’essiccazione.<br />

Nel lungo periodo, la disidratazione è meno costosa dell’essiccazione<br />

al sole e sia la qualità che il peso delle prugne disidratate<br />

sono spesso migliori di quelle essiccate al sole, in quanto gli<br />

scarti e le risultanti perdite sono ridotte. La disidratazione meccanica<br />

porta anche alla ritenzione di un maggior numero di zucchero<br />

rispetto all’essiccazione al sole. È buona pratica aziendale,<br />

nell’industria frutticola così come in tutte le aziende alimentari,<br />

mantenere il prodotto pulito in tutti gli stadi di lavorazione, e la<br />

disidratazione offre il metodo più igienico. Dato che le prugne<br />

maturano più tardi (da Agosto ai primi di Ottobre) di altri frutti<br />

essiccati al sole, e la stagione di essiccazione può essere interrotta<br />

dalle piogge, la disidratazione meccanica è il metodo più<br />

sicuro di essiccazione. La disidratazione non migliora però la<br />

qualità originale della prugna e neanche può ripristinare la qualità<br />

di un frutto anche solo parzialmente avariato a fronte di condizioni<br />

atmosferiche sfavorevoli nell’essiccazione al sole. Bisogna<br />

inoltre stare attenti a far funzionare correttamente l’essiccatore,<br />

pena un aumento significativo dei costi e la resa di un prodotto<br />

qualitativamente inferiore. Indurimento (essiccazione troppo rapida<br />

dell’esterno del frutto, mentre la polpa non è completamente<br />

essiccata), sanguinamento (eccessivo schiacciamento del frutto<br />

durante la disidratazione), scottatura (risultante da temperature<br />

finali eccessivamente elevate nell’essiccatore) o macchiature (dovute<br />

all’esposizione diretta agli elementi riscaldanti) possono essere<br />

causati da operazioni effettuate in maniera distratta.<br />

N/27


6. Lavorazioni dopo l’essiccazione<br />

Un’essiccazione incompleta o un immagazzinamento scorretto<br />

possono portare alla perdita parziale o totale del prodotto.<br />

Le prugne possono essere rimosse dai vassoi facilmente appena<br />

si sono raffreddate e devono essere completamente fredde<br />

prima di riporle in un contenitore; se non sono completamente<br />

essiccate o di qualità scadente devono essere rimosse dai vassoi<br />

prima che le altre vengano riposte nei contenitori.<br />

Gli imballi dove viene contenuta la frutta devono essere puliti prima<br />

che questa venga introdotta.<br />

Per la sicurezza della frutta è meglio che questa venga inviata a<br />

un’azienda confezionatrice non meno di due settimane e non più<br />

di un mese dopo essere stata rimossa dai vassoi. Il magazzino<br />

dove viene tenuto il prodotto dev’essere fresco, asciutto, ventilato<br />

e illuminato in maniera corretta. Bisogna prestare particolare<br />

attenzione alle infestazioni di insetti e alla presenza di roditori che<br />

potrebbero rovinare la frutta.<br />

AVVERSITÀ<br />

Per mantenere le piante in salute è necessario osservare con attenzione<br />

i segni che si manifestano sulle ramificazioni sia quando<br />

sulla pianta sono presenti foglie e frutti che durante la stagione<br />

invernale quando è spoglia.<br />

La difesa anticrittogamica del susino si basa essenzialmente su<br />

interventi a carattere preventivo legati a precise fasi fenologiche<br />

o condizioni climatiche particolarmente sfavorevoli. Diversa è la<br />

situazione per quanto riguarda la difesa dagli insetti fitofagi. Quelli<br />

che provocano maggiori danni e che costringono il coltivatore di<br />

susini a una difesa attenta sono il verme delle susine e gli afidi. Il<br />

verme può causare un danno economico a volte molto elevato;<br />

negli ultimi anni questo insetto ha aumentato la sua pericolosità,<br />

rendendo difficile la protezione degli alberi. Gli afidi normalmente<br />

non provocano danni rilevanti alla produzione, ma rappresentano<br />

il principale vettore della diffusione della virosi Sharka: è quindi<br />

fondamentale una difesa preventiva.<br />

INSETTI<br />

Afidi<br />

Esistono due particolari specie di afidi che frequentemente si incontrano<br />

sulle foglie di questo albero da frutto:<br />

• La prima è l’afide verde del susino (Brachycaudus helichrysi),<br />

che colpisce tutte le parti della pianta (foglie, rametti, frutti) succhiandone<br />

la linfa e determinandone l’avvizzimento, invadendo<br />

la pagina inferiore delle foglie e provocando forti accartocciamenti<br />

di entrambe le metà del lembo nella direzione della pagina<br />

inferiore e perpendicolari alla nervatura mediana.<br />

• La seconda tipologia è rappresentata dall’afide farinoso del susino<br />

(Hyalopterus pruni), anch’esso molto vorace nei confronti<br />

dell’intera pianta e in grado di far deperire notevolmente gli<br />

esemplari, oltre a compromettere l’aspetto e il pregio dei frutti.<br />

Qualora sulle piante si ravvisasse la presenza di afidi, è necessario<br />

intervenire tempestivamente con la somministrazione di insetti<br />

specifici.<br />

Cocciniglie<br />

Tra i parassiti, sono presenti anche le cocciniglie, e in particolar<br />

modo la Cocciniglia di San Josè (Quadraspidiotus perniciosa),<br />

che regredisce sviluppandosi: le forme adulte sono infatti fisse<br />

e succhiano linfa dagli organi vegetali. Questa cocciniglia forma<br />

incrostazioni evidenti su rami e tronchi e le sue punture causano<br />

alterazioni di colore rosso sul tronco (visibili dopo l’asportazione<br />

della corteccia); l’evoluzione dei sintomi porta poi a necrosi, deformazioni<br />

e disseccamenti sui rami. Per questa ed altre specie di<br />

cocciniglie, facilmente individuabili per via del loro piccolo scudo<br />

protettivo, esistono in commercio prodotti come l’olio bianco ed<br />

altri antiparassitari ad ampio spettro.<br />

Tignola<br />

Anche la Tignola (Cydia funebrana) può provocare danni rilevanti.<br />

Le larve scavano gallerie fino al nocciolo; queste gallerie vengono<br />

tappezzate di escrementi e rosure che rappresentano i residui<br />

dell’attività trofica. I frutti colpiti in momenti precoci cascolano,<br />

mentre quelli colpiti in uno stadio di sviluppo mediamente avanzato<br />

presentano una polpa meno consistente e con colorazione<br />

più scura. II frutto si deforma lievemente e può essere soggetto<br />

a marciumi.<br />

FUNGHI<br />

Moniliosi<br />

Una delle malattie fungine più frequenti è la Moniliosi (Monilia<br />

laxa) che si sviluppa in condizioni di forte umidità causate dalle<br />

Alcune delle più comuni avversità<br />

Afidi Tignola Moniliosi Bozzacchioni Ruggine<br />

delle Drupacee


precipitazioni primaverili. La Monilia nel fiore può portare sia ad<br />

una diminuzione della produzione, sia a gravi danni alla pianta<br />

e in qualche caso può provocarne anche la morte. La virulenza<br />

della malattia è influenzata fortemente dalla piovosità, umidità e<br />

ventilazione durante il periodo che intercorre dalla fioritura alla<br />

completa scamiciatura dei frutti.<br />

Diversamente la Monilia nel frutto colpisce i frutti in fase di preraccolta<br />

e risulta temibile solo in caso di andamento climatico<br />

piovoso durante l’estate e nella fase prossima alla maturazione<br />

dei frutti. In generale si hanno notevoli miglioramenti se si agisce<br />

in particolare su due aspetti: l’arieggiamento della chioma<br />

(potature verdi, distanze di impianto adeguate, forme di allevamento<br />

opportune, diradamenti appropriati che evitino il contatto<br />

dei frutti tra di loro, eccetera) al fine di diminuire la persistenza<br />

dell’umidità e nutrizione equilibrata della pianta per ottenere<br />

frutti con epidermide e polpa più consistente.<br />

Bozzacchioni<br />

Estremamente dannosi sono anche i cosiddetti bozzacchioni<br />

(Taphrina pruni, fungo ascomicete), che in caso di condizioni<br />

climatiche freddo-umide colpiscono i frutti determinandone l’alterazione<br />

della forma che diventa particolarmente allungata. Le<br />

prugne colpite da bozzacchioni possono cadere precocemente<br />

dalla pianta oppure al contrario mummificarsi e rimanervi attaccate<br />

sino all’anno successivo. Anticrittogamici somministrati<br />

preventivamente e prodotti a base di solfuro di bario sono consigliati<br />

per combattere entrambe le tipologie di micosi.<br />

Ruggine delle Drupacee<br />

La Ruggine delle Drupacee è causata dal fungo Tranzschelia<br />

pruni-spinosae. Il patogeno si conserva durante l’inverno per<br />

mezzo delle uredospore e teleutospore sulle foglie ammalate<br />

cadute al suolo e, in taluni casi, sui rametti delle piante. La malattia<br />

è favorita da temperature intorno ai 20-25 °C e da elevata<br />

umidità relativa. Di solito compare a fine estate, con presenza<br />

di pustole localizzate nella pagina inferiore delle foglie. I danni<br />

non sono quasi mai rilevanti in quanto compare tardivamente e<br />

l’infezione si limita generalmente alle foglie.<br />

Mal di piombo<br />

Il “Mal di piombo” è causato dal fungo basidiomicete Chondrostereum<br />

purpureum. Pur essendo una malattia nota da tempo<br />

ed ubiquitaria, ha mantenuto fino ad ora un’importanza trascurabile<br />

in agricoltura, poiché l’utilizzo di nuovi portainnesti e di<br />

varietà tolleranti hanno limitato la sua diffusione.<br />

Con il termine “Mal di piombo” si intende una tipica sintomatologia<br />

riscontrabile sulle drupacee, caratterizzata da una colorazione<br />

argentea delle foglie, con riflessi metallici. Il fungo penetra<br />

all’interno della pianta attraverso ferite, provocando la necrosi<br />

dei tessuti legnosi. Tagliando trasversalmente e longitudinalmente<br />

i tronchi delle piante sintomatiche è possibile osservare<br />

un imbrunimento dei tessuti xilematici più o meno esteso, che<br />

può dar luogo ad una vera e propria carie del legno. I tessuti<br />

perdono progressivamente la loro funzionalità fino a provocare<br />

la morte della pianta. In autunno, sulle piante deperite o morte, il<br />

fungo erompe all’esterno producendo corpi fruttiferi (carpofori).<br />

Inizialmente sono di colore biancastro, vellutati, aderenti al substrato;<br />

poi diventano a forma di scodella o di mensola, isolati o<br />

riuniti, con margine ondulato, di colore bianco-grigio nella parte<br />

esterna e rosso-violaceo in quella interna.<br />

N/30


Maculata Rossa<br />

La Maculata Rossa è una malattia fungina che può provocare<br />

danni molto consistenti. Il patogeno dà origine ad infezioni primarie<br />

del periodo che va da circa metà aprile a metà maggio,<br />

in concomitanza con le piogge. Il primo sintomo è costituito<br />

dalla comparsa sulle foglie di aree decolorate che poi necrotizzano;<br />

se sono numerose possono causare importanti cascole<br />

nei mesi estivi. Successivamente, sui frutti compaiono macchie<br />

dapprima di colore rossastro che poi virano al grigio chiaro.<br />

Queste macchie deprezzano il prodotto che, di conseguenza,<br />

può essere destinato esclusivamente alla trasformazione industriale.<br />

BATTERI<br />

Tumore radicale<br />

Il tumore radicale (Agrobacterium tumefaciens) è di gran lunga<br />

la batteriosi più comune e grave per il susino, in grado di<br />

attaccare anche altre specie di albero da frutto. I sintomi sono<br />

rappresentati dall’indebolimento progressivo della pianta e dalla<br />

comparsa (su radici, colletto e fusto) di ingrossamenti neoplastici.<br />

Per combattere queste malattie del susino a livello agronomico<br />

vengono impiegati ceppi di batteri antagonisti.<br />

Maculata batterica<br />

Fra le malattie del susino causate dai microrganismi, si parla<br />

anche della Maculata batterica (Xanthomonas pruni) che causa<br />

la comparsa di macchie sulle foglie. Queste chiazze dal bordo<br />

netto con il passare del tempo possono essere colpite dalla<br />

maculata batterica, e in questo caso le zone interessate presentano<br />

una colorazione brunastra dalla quale fuoriescono liquidi<br />

appiccicaticci di colore gialli. Per contrastare questa batteriosi<br />

si possono impiegare prodotti come ad esempio la poltiglia<br />

bardolese.<br />

VIRUS<br />

Sharka<br />

La Sharka, o Vaiolatura ad anello, è causata dal Plum pox virus<br />

(Ppv) ed è la virosi più pericolosa delle drupacee dove si manifesta<br />

con sintomi su foglie e frutti ed è responsabile di danni<br />

consistenti alla produzione. Sulle foglie i sintomi sono visibili da<br />

fine maggio a fine luglio, mentre sui frutti si notano all’invaiatura.<br />

Le foglie delle piante infette presentano anulature clorotiche di<br />

vario tipo. Sui frutti si notano all’inizio delle macchie rossastre<br />

a forma di anello che successivamente si evolvono in aree depresse.<br />

I frutti con i sintomi della Sharka non sono vendibili a<br />

causa del basso contenuto zuccherino e della loro consistenza<br />

suberosa e gommosa.<br />

Contro questa virosi non esistono interventi curativi, l’unico<br />

mezzo per contrastarne la diffusione è l’eradicazione delle piante<br />

infette.<br />

CURIOSITÀ<br />

Nelle antiche leggende persiane, in cui compare il nome di “Prunus”<br />

(bruciare), si narra dell’abitudine di alimentare il fuoco<br />

usando il legno dell’albero di questo frutto di colore violaceo, dalla<br />

forma allungata: la prugna.<br />

•<br />

In Estremo Oriente il Pruno, detto “albicocco giapponese”, è<br />

considerato il simbolo della primavera, della giovinezza, del rinnovamento<br />

e, grazie al candore dei suoi fiori, della purezza e<br />

dell’immortalità.<br />

•<br />

Si racconta che Laozi fosse nato sotto un pruno e per questo<br />

l’albero era particolarmente venerato dai taoisti.<br />

In America quello selvatico, assai prolifico, divenne per gli indiani<br />

Pawnee simbolo di fecondità.<br />

•<br />

Il pruno ha ispirato parecchi proverbi ad esempio: “stare sul pruno”,<br />

nel senso di stare a disagio, “essere un pruno nell’occhio di<br />

qualcuno” allusivo di persona molesta, “ogni pruno fa siepe” per<br />

dire che tutto serve o ha la sua importanza.<br />

•<br />

Nelle immediate vicinanze degli arbusti di Prunus spinosa e delle<br />

Rosaceae spinose in genere, non è raro trovare Calocybe gambosa<br />

(Fr.) Donk, un ottimo fungo commestibile primaverile<br />

dall’intenso odore di farina, conosciuto con il nome volgare di<br />

Prugnolo.<br />

•<br />

Le prugne, apprezzate e consumate volentieri da tutte le fasce<br />

d’età, sono adatte all’alimentazione umana grazie ai loro valori<br />

nutrizionali, dietetici e sanitari. Contengono quasi il 90% di acqua<br />

e pochissimi lipidi.<br />

All’interno del frutto sono presenti anche acidi organici (tra cui<br />

acido citrico e malico), fibre (pectine), sostanze aromatiche e enzimi.<br />

Queste sostanze determinano il valore nutritivo e il sapore<br />

delle prugne.<br />

Questo frutto è anche ricco di molti minerali e vitamine essenziali<br />

per il buon funzionamento dell’organismo umano. Il contenuto<br />

dei minerali nelle prugne aumenta con la maturazione del frutto.<br />

Le prugne sono frutti ricchi di composti fenolici, caratterizzati da<br />

un’attività antiossidante relativamente alta, superiore a quella di<br />

arance, mele o fragole.<br />

•<br />

Le prugne hanno un gran numero di effetti benefici sull’organismo,<br />

tra cui:<br />

• potere antiossidante: le prugne sono ricche di polifenoli, sostanze<br />

in grado di neutralizzare i radicali liberi, responsabili della<br />

degenerazione cellulare tipica dell’invecchiamento.<br />

• azione lassativa: le prugne sono ben note per la loro proprietà<br />

lassativa, tanto che in commercio vengono vendute soprattut-<br />

N/31


to in forma essiccata come coadiuvante per il transito intestinale.<br />

Questa proprietà è principalmente legata alla presenza di<br />

zuccheri come il sorbitolo in grado di attrarre l’acqua nel lume<br />

intestinale, all’elevato contenuto di fibre e all’ossifenisatina.<br />

• proprietà depurative: le prugne vengono anche utilizzate per<br />

contrastare la ritenzione idrica e per questo motivo sono inserite<br />

spesso in prodotti erboristici per drenare l’eccesso di liquidi<br />

nell’organismo. Le prugne secche non sono però particolarmente<br />

indicate in caso di diete dimagranti per il loro elevato<br />

contenuto di zuccheri.<br />

• proprietà energetiche: grazie agli zuccheri presenti in abbondanza,<br />

le prugne possono essere utilizzate anche a scopo<br />

energetico. Per questo sono utili in quelle condizioni in cui sia<br />

necessaria una rapida ricarica di energia, senza appesantire<br />

l’organismo, ad esempio durante lo sport.<br />

Le prugne sono quindi un ottimo alimento energetico, dissetante<br />

e ricco di minerali, adatte a qualsiasi tipo di consumatore.<br />

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA<br />

UNECE STANDARD DDP-07 concerning the marketing and<br />

commercial quality of Prunes, 2003 edition<br />

“Scale di riconoscimento fenologico”, E. Bernati, L. Botarelli, G.<br />

Nieddu, A. Pasquini, C. Sirca, D. Tomasi<br />

“Cocciniglia di San José”, Servizio Fitosanitario Regionale, Regione<br />

Lazio<br />

“Fundamental and Applied Aspects of Plum (Prunus domestica)<br />

Breeding”, Michael Neumüller; Fruit, Vegetable and Cereal Science<br />

and Biotechnology ©2011 Global Science Books<br />

“Susino”, Ugo Palara, Direttore tecnico Coop. Agrintesa, Faenza<br />

(RA)<br />

“Physico-chemical properties and antioxidant activity of selected<br />

plum cultivars fruit”, Dorota Walkowiak-Tomczak, Julita Reguła,<br />

Grzegorz Łysiak, Poznan University of Life Sciences<br />

“Effects of Preharvest Factors and Postharvest Treatments on Fruit<br />

Quality of Prunus domestica L.”, Herrn Dipl.-Ing. Yousef Rezaei Kalaj<br />

“El cultivo del ciruelo (Prunus doméstica)”, Ing. Iván Calvo Villegas,<br />

San José, Costa Rica, Noviembre, 2009<br />

“Mal del piombo - scheda tecnica”, Avversità e difesa delle piante,<br />

ER Agricoltura e pesca<br />

“Risultati di un triennio di ricerche condotte in regione - La<br />

suscettibilità varietale a Sharka di pesco, susino e albicocco”,<br />

Federica Brandi, C.r.a. - Unità di ricerca per la frutticoltura - Forlì<br />

“Selection of Prune (Prunus domestica L.) Cultivars Suitable for the<br />

East Asian Temperate Monsoon Climate: Ripening Characteristics<br />

and Fruit Qualities of Certain Prunes in a Warm Southwest Region<br />

of Japan”, Kazuya Ohata, Yasuyuki Togano, Toshikazu Matsumoto,<br />

Yoshinori Uchida, Takao Kurahashi and Hiroyuki Itamura<br />

“Educazione alla biodiversità - Antiche varietà di frutta della<br />

Sardegna - Il susino”, Mario Agabbio<br />

“Albicocco e susino bio, le avversità più temibili”, Alberto Aldini,<br />

Apofruit Italia, Pievesestina di Cesena (FC)<br />

Disciplinare per la produzione integrata della Provincia autonoma<br />

di Trento - Settore ortofrutticolo - “Susino - Parte Agronomica”,<br />

Edizione 2017<br />

National Nutrient Database for Standard Reference, Release 28<br />

slightly revised May, 2016<br />

Disciplinare di produzione integrate della Regione Basilicata -<br />

“Susino”<br />

“The dehydration of prunes”, Christie, A. W. (Arthur William);<br />

revised by P.F. Nichols; Agricultural Experiment Station, Berkeley :<br />

University of California, College of Agriculture, 1929<br />

“Dehydrating prunes”, E.M. Mrak and R.L. Perry, Berkeley,<br />

California: University of California, College of Agriculture, Agricultural<br />

Experiment Station, 1948<br />

“Methods of Sun-Drying Fruits”, P. F. Nichols, California Agricultural<br />

Extension Service, Circular 75, Giugno 1933<br />

www.agraria.org<br />

www.faostat.fao.org<br />

www. wikipedia.org<br />

www.omafra.gov.on.ca<br />

www.italiafruit.net<br />

www.pruneau.fr<br />

N/32


N/33


Andamento delle vendite nella grande distribuzione<br />

A ottobre 2017.<br />

In questo numero vengono illustrati i dati della categoria Frutta Secca<br />

raccolti sul nuovo universo Iri “Infoscan Census”, che include tutti<br />

i punti vendita a libero servizio con dimensione superiore ai 100 mq;<br />

i dati fanno riferimento all’anno terminante a Ottobre 2017 rilevati sui<br />

canali Ipermercati, Supermercati, Libero servizio piccolo.<br />

Il mercato della Frutta Secca sviluppa un fatturato di quasi 850 Mio<br />

di Euro in crescita +6,8% rispetto all’anno precedente, mentre a<br />

volume genera 74˙648 (tons) con un trend del +5,2%.<br />

La categoria si sta spostando verso i segmenti con un posizionamento<br />

di prezzo medio più alto rispetto alla media della categoria.<br />

In generale si mantengono ottime performance di crescita per le<br />

varie categorie, in particolare Mandorle, Noci, Nocciole e Frutta essiccata/esotica/altri,<br />

mentre si evidenzia una sofferenza su Arachidi,<br />

Semi di Zucca e Prugne.<br />

Si registra un aumento del prezzo medio su tutti i prinicpali segmenti,<br />

aumento che non coinvolge Arachidi, Pinoli e Mandorle con<br />

guscio.<br />

L’assortimento a scaffale nell’intero comparto della Frutta Secca è in<br />

continua crescita: nel totale Iper+Super+LSP il numero medio di referenze<br />

è di 135, in crescita (+12,8 Ref.) rispetto all’anno precedente.<br />

Trend<br />

Totale Italia Iper+Super+LSP (da 100 a 399 mq) - Anno terminante Ottobre 2017<br />

Mandorle<br />

(senza guscio)<br />

Noci<br />

(con guscio)<br />

Mandorle<br />

(con guscio)<br />

21,6<br />

Nocciole<br />

(senza guscio)<br />

Frutta<br />

essiccata /<br />

esotica /<br />

altri<br />

Frutta<br />

secca<br />

14,4<br />

6,8<br />

5,2<br />

Pistacchi<br />

(tostati e<br />

semi tostati)<br />

Arachidi<br />

(con guscio)<br />

1,5 1,5<br />

0,1<br />

-0,5<br />

Arachidi<br />

(tostate e<br />

semi tostate)<br />

Semi<br />

di zucca<br />

(tostati e<br />

semi tostati)<br />

0,1 0,6 0,5<br />

-1,0<br />

9,6<br />

9,8<br />

Pinoli<br />

(senza guscio)<br />

1,1<br />

-0,9<br />

10,0<br />

9,6<br />

8,2<br />

6,6<br />

10,2<br />

Prugne<br />

0 0,7<br />

Datteri<br />

e fichi<br />

1,5<br />

5,2<br />

-2,9<br />

Var % Volume<br />

Var % Valore<br />

N/34


Peso a volume<br />

Totale Italia Iper+Super+LSP (da 100 a 399 mq)<br />

Anno terminante Ottobre 2017<br />

Frutta essiccata /<br />

esotica / altri<br />

12,6%<br />

Prugne<br />

9,7%<br />

Nocciole<br />

senza guscio<br />

0,8%<br />

Mandorle senza guscio<br />

7,5%<br />

Mandorle<br />

Datteri e fichi<br />

7,5%<br />

con guscio<br />

0,7%<br />

Pistacchi tostati -<br />

semi tostati<br />

4,1%<br />

Pinoli<br />

senza guscio<br />

1,2%<br />

Arachidi<br />

con guscio<br />

9,3%<br />

Noci con guscio<br />

16,6%<br />

Arachidi<br />

tostate -<br />

semi tostate<br />

12,2%<br />

Semi<br />

di zucca<br />

1,9%<br />

Peso a valore<br />

Totale Italia Iper+Super+LSP (da 100 a 399 mq)<br />

Anno terminante Ottobre 2017<br />

Frutta essiccata /<br />

esotica / altri<br />

13,6%<br />

Nocciole<br />

senza guscio<br />

1,6%<br />

Prugne<br />

8,1%<br />

Pistacchi tostati -<br />

Datteri e fichi<br />

semi tostati<br />

4,9%<br />

6,9%<br />

Mandorle senza guscio<br />

12,3% Mandorle<br />

con guscio<br />

0,6%<br />

Arachidi<br />

con guscio<br />

5,1%<br />

Pinoli<br />

senza guscio<br />

6,9%<br />

Arachidi<br />

tostate -<br />

semi tostate<br />

6,2%<br />

Semi<br />

di zucca<br />

1,8%<br />

Noci<br />

con guscio<br />

11%<br />

Totale Italia Iper+super+LSP (da 100 a 399 mq) - Anno terminante Ottobre 2017<br />

Volume Vendite % Variazione percentuale<br />

Tot Ctg Frutta secca 74˙648˙175 5,2<br />

Pistacchi tostati - semi tostati 3˙088˙121 1,5<br />

Arachidi con guscio 6˙911˙660 -0,5<br />

Arachidi tostate - semi tostate 9˙090˙095 -1<br />

Semi di zucca tostati - semi tostati 1˙408˙360 0,6<br />

Noci con guscio 12˙398˙641 9,6<br />

Pinoli senza guscio 920˙014 1,1<br />

Mandorle con guscio 514˙767 10<br />

Mandorle senza guscio 5˙581˙153 21,6<br />

Nocciole senza guscio 597˙952 8,2<br />

Frutta essiccata / esotica / altri 9˙368˙859 6,6<br />

Prugne 7˙246˙343 0<br />

Datteri e Fichi 5˙635˙236 1,5<br />

Totale Italia Iper+super+LSP (da 100 a 399 mq) - Anno terminante Ottobre 2017<br />

Valore Vendite % Variazione percentuale<br />

Tot Ctg Frutta secca 846˙772˙820 6,8<br />

Pistacchi tostati - semi tostati 58˙202˙098 1,5<br />

Arachidi con guscio 42˙803˙912 0,1<br />

Arachidi tostate - semi tostate 52˙916˙121 0,1<br />

Semi di zucca tostati - semi tostati 14˙858˙792 0,5<br />

Noci con guscio 92˙865˙339 9,8<br />

Pinoli senza guscio 58˙360˙311 -0,9<br />

Mandorle con guscio 4˙976˙119 -2,9<br />

Mandorle senza guscio 103˙811˙617 14,4<br />

Nocciole senza guscio 13˙338˙436 9,6<br />

Frutta essiccata / esotica / altri 115˙276˙427 10,2<br />

Prugne 68˙630˙832 0,7<br />

Datteri e Fichi 41˙144˙682 5,2<br />

N/35


NEI DINTORNI:<br />

mangiare e bere.<br />

Le prugne essiccate sono un concentrato di sostanze nutritive<br />

e di zuccheri facilmente assimilabili oltre che un’ottima fonte di<br />

antiossidanti pronti a contrastare l’invecchiamento delle cellule,<br />

vediamo quindi come portarle in tavola con nuove ricette golose<br />

e sane.<br />

Il nostro chef ha abbinato a ogni piatto una bevanda che ne<br />

esalta il sapore:<br />

Prosecco Brut Millesimato DOCG Valdobbiadene di Ca’ Val,<br />

uno spumante molto equilibrato e raffinato; Birra Lager chiara<br />

“Gradisca” del birrifico Amarcord di Rimini, gradevole birra<br />

chiara a bassa fermentazione; Birra bio belga Brunehaut,<br />

Triple senza glutine, emana eleganti profumi che ricordano il<br />

lievito; Moscato Doc Piemonte Cantine Volpi, un ottimo spumante<br />

vinificato con uve Moscato bianco.<br />

ANTIPASTO<br />

Brochette di prugne<br />

e salsicciotti veg,<br />

composta di mele e miso.<br />

Il color paglierino e il fine perlage rendono<br />

questo spumante molto raffinato.<br />

All’olfatto le note fruttate e floreali si<br />

presentano delicate e ben definite.<br />

Il sapore è equilibrato, morbidezza e acidità<br />

si sposano perfettamente con questo<br />

antipasto strutturato e aromatico.<br />

Ottimo servito alla temperatura di 6-8 °C.<br />

Prosecco Brut Millesimato<br />

DOCG Valdobbiadene<br />

Ca’ Val<br />

PRIMO<br />

Gnocchi alle prugne, rapa rossa<br />

e cavolo nero.<br />

Birra chiara tendente al velato e colore<br />

dorato. Gradevole la sua finezza olfattiva<br />

con sentori di fieno e note di frutta gialla.<br />

Al palato è carezzevolmente balsamica<br />

e si evidenzia il sapore del cereale che<br />

contribuisce a donare una notevole<br />

freschezza.<br />

Si abbina bene con questo piatto sapido,<br />

molto aromatico e dalle consistenze<br />

contrastanti.<br />

Birra Lager chiara “Gradisca”<br />

Amarcord, Rimini<br />

SECONDO<br />

Wrap di tortillas,<br />

briciole di amaranto, zucchine<br />

e prugne secche.<br />

Colore tra il rame scuro e l’oro vivo,<br />

schiuma persistente.<br />

Profumi eleganti e discreti, con una punta di<br />

fermenti e fine lievito. Nonostante l’elevato<br />

tenore alcolico, al palato risulta molto fresca<br />

con un sapore pieno.<br />

Non eccessivamente dolce o caramellata,<br />

ha un retrogusto raffinato che accompagna<br />

bene questo secondo speziato e deciso.<br />

Birra bio Triple belga<br />

Brunehaut<br />

DOLCE<br />

Biscottini di cocco<br />

e prugne secche.<br />

Questo vino spumante ha il profumo e<br />

il sapore caratteristici dell’uva Moscato.<br />

Indicato con dolci e frutta secca, esalta<br />

questi biscottini croccanti.<br />

Moscato Doc Piemonte<br />

Cantine Volpi<br />

N/37


LE RICETTE CREATIVE,<br />

INTERPRETATE DA CHEF DELLA SCUOLA ARTUSIANA<br />

QUATTRO PIATTI DA GUSTARE E COLLEZIONARE.<br />

I piatti da collezionare, presentati di seguito, continuano ad arricchire<br />

l’originale ricettario dedicato alla frutta secca.<br />

Ogni ricetta può essere staccata e collezionata nel raccoglitore,<br />

suddiviso idealmente in antipasti, primi piatti, secondi e dessert.<br />

Il risultato è un assortimento di sapori sfiziosi e unici, caratterizzati<br />

dall’originale presenza della frutta secca. Le deliziose proposte<br />

sono espressioni di cucina creativa che uniscono la tradizione<br />

culinaria di Pellegrino Artusi con l’innovativa presenza del gusto<br />

della frutta secca. L’Istituto professionale per i Servizi Alberghieri e<br />

della Ristorazione “Pellegrino Artusi” di Forlimpopoli è stato, infatti,<br />

teatro dell’elaborazione delle ricette presentate nelle prossime<br />

pagine, ideate dalla creatività del cuoco Luca Zannoni, insegnante<br />

di cucina proprio in questa scuola.<br />

Dopo aver lavorato nei ristoranti dei più prestigiosi hotel quattro<br />

stelle della Riviera romagnola, oggi è chef di cucina e consulente<br />

esterno al Centro Sportivo Federale di Coverciano. Nel 2008 ha<br />

rivestito il prestigioso incarico di Executive chef alle Olimpiadi di<br />

Pechino, presso Casa Italia e, nel 2009, ha seguito la Nazionale<br />

italiana di calcio in trasferta in Sud Africa per la Confederation<br />

Cup. Insegna all’Istituto Pellegrino Artusi e tiene corsi di pasticceria<br />

e cucina per le principali associazioni di categoria.<br />

Lo chef Luca Zannoni vanta un’esperienza di quasi 20 anni,<br />

avendo avuto la vocazione fin dalla più tenera età. Con esperienze<br />

internazionali, tra cui spicca l’incarico all’Harris Bar di Londra, è<br />

stato il più giovane “capo partita” del Grand Hotel di Rimini.<br />

L’Istituto Professionale per i Servizi Alberghieri e della<br />

Ristorazione “Pellegrino Artusi” sorge nella città natale<br />

dell’Artusi e di questi promuove il pensiero e l’attitudine “dell’arte<br />

di mangiare bene”. La fama della scuola supera i confini locali e ad<br />

oggi è frequentata da centinaia di studenti.<br />

Sopra, il gruppo di lavoro in cucina.<br />

N/38


ANTIPASTO - <strong>PRUGNE</strong><br />

Brochette di prugne e salsicciotti veg, composta di mele e miso<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE:<br />

• 8 Prugne<br />

• 4 Pomodori secchi<br />

• 4 Salsicciotti vegani<br />

• 1 Avocado maturo<br />

• 2 Mele golden<br />

• Yogurt di riso o soia<br />

• Salsa di soia<br />

• Miso di riso<br />

• Maggiorana, finocchio selvatico<br />

• Semi di lino, sesamo e zucca<br />

TEMPO RICHIESTO: 1 ora circa<br />

DIFFICOLTÀ: semplice<br />

SVOLGIMENTO DELLA RICETTA:<br />

Preparazione: reidratare i pomodori secchi in microonde con aceto<br />

rosso e poca acqua dando più passaggi di 30’’ a potenza massima<br />

fino a corretta idratazione. Mondare l’avocado e tagliarlo a pezzetti,<br />

grigliare la frutta in tutte le sue parti e mantenere in caldo. Cuocere<br />

i salsicciotti veg direttamente in padella e mantenerli in caldo chiusi<br />

con pellicola assieme alle prugne al naturale che si insaporiranno e si<br />

inteneriranno. Mondare le mele e tagliarle in macedonia, scottarle in<br />

padella con poco olio per farle ammorbidire, aggiungere il miso e le<br />

erbe aromatiche infine regolare di sapore. Mettere le mele tiepide sul<br />

fondo del bicchiere. Comporre la brochette alternando le prugne agli<br />

altri ingredienti, passare velocemente in piastra lo spiedino così composto<br />

e servire caldo irrorato dalla salsa ottenuta miscelando yogurt<br />

salsa di soia e poco miso, terminare con semi e maggiorana.<br />

In abbinamento:<br />

Piatto corposo, strutturato e aromatico, con punte di acido date dal<br />

miso fermentato.<br />

Queste ricette sono state realizzate con i prodotti<br />

, dalla scuola Artusiana di Forlimpopoli.<br />

Prosecco Brut Millesimato<br />

DOCG Valdobbiadene<br />

Ca’ Val<br />

N/39


PRIMO - <strong>PRUGNE</strong><br />

Gnocchi alle prugne, rapa rossa e cavolo nero.<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />

(20 GNOCCHI):<br />

• 400 gr Patate cotte a vapore e passate al passa verdure<br />

• 150 gr Farina tipo 2<br />

• 1 rametto di Rosmarino fresco tritato<br />

• Un pizzico di sale<br />

• 10-15 Prugne secche denocciolate<br />

• 100 gr Rape rosse<br />

• 1 mazzo Cavolo nero<br />

• Semi di lino, girasole e sesamo<br />

• Germogli misti di alfa alfa<br />

e crescione<br />

• Erba cipollina e finocchietto selvatico<br />

TEMPO RICHIESTO: 2 ore e ½ circa<br />

DIFFICOLTÀ: media<br />

SVOLGIMENTO DELLA RICETTA:<br />

Preparazione: confezionare l’impasto degli gnocchi lavorando la<br />

farina con le patate passate e il rosmarino, stenderlo su una spianatoia<br />

dello spessore di cm 0,5 poi tagliarlo con un coppapasta da 6 cm.<br />

Farcire i dischi ottenuti con una prugna (o mezza se molto grandi) e<br />

lavorarli delicatamente fino ad avere uno gnocco allungato e regolare.<br />

Lavare e mondare il cavolo nero eliminando le coste più coriacee, dividerlo<br />

in 2 parti uguali; con la prima parte confezionare delle chips posizionando<br />

le foglie allungate e ben oliate a essiccare in forno a 70 °C,<br />

con il restante preparare un estratto. Lessare in acqua salata le rape<br />

ben lavate, sbucciarle e sminuzzarle in un battuto non troppo regolare,<br />

condirle leggermente con olio evo, finocchio selvatico ed erba<br />

cipollina. Cuocere gli gnocchi in abbondante acqua salata, scolarli e<br />

ricoprirli da umidi di semi; disporli nel piatto di servizio bollenti. Abbinare<br />

l’insalata di rape tiepida, condire il tutto con l’estratto di cavolo al<br />

naturale passato al pimer fino a farlo schiumare, terminare con le chips<br />

di cavolo e i germogli.<br />

Primo piatto sapido tendente al dolce, molto aromatico per la pungenza<br />

delle erbe, spicca il vegetale dell’estratto di cavolo, interessante<br />

anche la croccantezza data dalle chips e dai semi. Piatto abbastanza<br />

complesso.<br />

Queste ricette sono state realizzate con i prodotti<br />

, dalla scuola Artusiana di Forlimpopoli.<br />

In abbinamento:<br />

Birra Lager chiara “Gradisca”<br />

Amarcord, Rimini<br />

N/40


SECONDO - <strong>PRUGNE</strong><br />

Wrap di tortillas, briciole di amaranto, zucchine e prugne secche.<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE:<br />

• 8 tortillas di grano tenero<br />

• 100 gr Amaranto<br />

• 2 Zucchine<br />

• 1 Carota<br />

• Curcuma, pimento, zenzero fresco<br />

• Maionese veg<br />

• Ketchup<br />

• 100 gr Cipolla a julienne<br />

• Salsa di soia<br />

• Germogli di senape<br />

• 15 Prugne secche<br />

• 8 Funghi pleurotus<br />

• 40 gr Salsa guacamole<br />

• 1 Pomodoro rosso<br />

TEMPO RICHIESTO: 1 ora circa<br />

DIFFICOLTÀ: media<br />

SVOLGIMENTO DELLA RICETTA:<br />

Preparazione: marinare la cipolla nella salsa di soia e dopo 30’<br />

cuocerla dolcemente con la sua salsa fino a completo assorbimento.<br />

Cuocere l’amaranto per 35’ in brodo di zucchine ottenuto con il<br />

bianco delle zucchine e una carota. Una volta cotto scolare il tutto,<br />

raffreddare e schiacciare assieme le verdure utilizzate per il brodo.<br />

Tagliare il verde delle zucchine a julienne e saltarlo in padella mantenendolo<br />

croccante. Mondare i funghi, cuocerli alla piastra poi mantenerli<br />

in caldo. Riscaldare una padella e far insaporire l’amaranto<br />

con la salsa di soia, le spezie e poco zenzero grattugiato. Riscaldare<br />

leggermente anche le tortillas e farcirle partendo dalla salsa guacamole<br />

che aiuterà a mantenere unita la tortilla; intercalare poi con la<br />

cipolla, le prugne, le briciole di amaranto, il pomodoro a fette e le<br />

zucchine. Arrotolare e servire le tortillas ben calde con i germogli di<br />

senape e i funghi.<br />

Piatto speziato e tendente al piccante. Il sapore deciso delle spezie,<br />

il contrasto dolce delle prugne e il sapido della pietanza rendono la<br />

preparazione veramente gustosa e intrigante.<br />

In abbinamento:<br />

Queste ricette sono state realizzate con i prodotti<br />

, dalla scuola Artusiana di Forlimpopoli.<br />

Birra bio Triple belga<br />

Brunehaut<br />

N/41


DOLCE - <strong>PRUGNE</strong><br />

Biscottini di cocco e prugne secche.<br />

INGREDIENTI<br />

PER 4 PERSONE:<br />

• 250 gr Farina di cocco<br />

• 200 gr Zucchero<br />

• 140 gr Latte di riso<br />

• 80 gr Farina tipo 2<br />

• 100 gr Prugne secche<br />

per decorare:<br />

• cioccolato fondente<br />

• farina di cocco<br />

• granelle e stelline di zucchero<br />

TEMPO RICHIESTO:<br />

1 ora circa<br />

DIFFICOLTÀ: media<br />

SVOLGIMENTO DELLA RICETTA:<br />

Preparazione: mescolare lo zucchero con le farine, aggiungere il<br />

latte vegetale e terminare con le prugne a pezzetti. Il composto dovrà<br />

essere lavorato fin quando non risulterà morbido e compatto. Sistemare<br />

la carta da forno su una placca e adagiarvi delle palline formate<br />

con l’impasto, grandi quanto una noce. Infornarle a 170 °C per circa<br />

10/15 minuti, fin quando non risulteranno dorate quindi immergerle<br />

fino a metà nel cioccolato fuso. Decorare a piacere.<br />

In abbinamento:<br />

Biscottini dolci e croccanti, facili nell’esecuzione. Si conservano a lungo<br />

in barattoli ben chiusi.<br />

Queste ricette sono state realizzate con i prodotti<br />

, dalla scuola Artusiana di Forlimpopoli.<br />

Moscato Doc Piemonte<br />

Cantine Volpi<br />

N/42

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