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5° Quadernetto Poetico - OrnitOnirica

“SiFaPerFarBenEdizioni”, improbabile casa editrice frutto della fantasia contorta di Roberto Marzano, presenta il 5° Quadernetto Poetico a tema “OrnitOnirica – Voli Pindarici, sogni e visioni”, opere ispirate a voli fantastici nell’irrealtà, dove il sogno prende sopravvento sulla vita in visioni surreali, deformando i sensi e il tempo. Sconfinamenti nell’assurdo, nel fuori dal comune, nell’illogico, dove l’inconscio viene galla in sorprendenti miraggi, fantasie erotiche, viaggi immaginari...

“SiFaPerFarBenEdizioni”, improbabile casa editrice frutto della fantasia contorta di Roberto Marzano, presenta il 5° Quadernetto Poetico a tema “OrnitOnirica – Voli Pindarici, sogni e visioni”, opere ispirate a voli fantastici nell’irrealtà, dove il sogno prende sopravvento sulla vita in visioni surreali, deformando i sensi e il tempo. Sconfinamenti nell’assurdo, nel fuori dal comune, nell’illogico, dove l’inconscio viene galla in sorprendenti miraggi, fantasie erotiche, viaggi immaginari...

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OGGI NASCI<br />

FaBriZiO BrEGoLi<br />

Così lo udii pregare:<br />

«Oggi nasci.<br />

Ne sei sicuro?<br />

Lasci un placido lago tra le tenebre<br />

al prezzo d’un respiro.<br />

Sottili palpebre<br />

sono la distanza fra te e il sole.<br />

Così - raccontano – un guscio denso, opaco<br />

di greve materia si schiuse nel buio<br />

ringhiò e fuggì uno scoppio di luce.<br />

E accalappiò lo spazio<br />

col guinzaglio del tempo<br />

e furono galassie, stelle, alberi, mare.<br />

E chiamarono quella vastità<br />

inesplorata intoccabile<br />

il nulla.<br />

Da quella pienezza tu giungi<br />

da dove tutto è incompiuto<br />

e galassie, stelle, alberi, mare, uomini<br />

gli uomini<br />

sono il nulla che dovrai esplorare.<br />

Tutto, conoscerai tutto<br />

la sua sterminata nullità.»<br />

Si deterse la fronte, pianse e svanì.<br />

DIARIO DEGLI ESTINTI<br />

DI STAZIONE IN STAZIONE<br />

(Variazioni su temi musicali di David Bowie)<br />

Di stazione in stazione, d’orma in orma<br />

nel pane raffermo dei suoi occhi<br />

eccolo ritorna, esile duca bianco<br />

fronte e labbro valve di vertigine<br />

e le sue braccia tana dell’antilope<br />

è troppo tardi dice per far tardi<br />

Varsavia è un’inquietudine di cani<br />

il santo subito, peccatore sempre<br />

schizzato dall’inchiostro d’una stella<br />

messia d’una catastrofe di veltro<br />

scaglia un’arida manciata di dei<br />

dice è troppo tardi, ancora tardi<br />

questo sferragliare acerbo la sera<br />

è l’amaro boccone d’un arcangelo<br />

il fumo che sbriciola tra le mani<br />

volo franto d’un delirio aspro d’ali<br />

ogni capello è la tonsura mite<br />

d’ogni giorno, la lebbra di domani<br />

tu spezza le ginocchia, genufletti<br />

quest’incantesimo d’umore e sangue<br />

è troppo tardi, ben oltre l’esser tardi<br />

stringi nel pugno la corolla d’ore<br />

nel suo battesimo di sasso e cenere<br />

la notte è un frontespizio d’onice<br />

il sogno è alcova tenera di lacrime<br />

ma circoscrivi l’arco del tuo ciglio<br />

sorreggilo allo stelo d’una piuma.<br />

Salperemo da Smirne perigliosa<br />

sull’onda cupa d’una notte spoglia<br />

solcheremo il letto limaccioso, acque<br />

dove sordide occhieggiano le anguille<br />

tra muta fosforescenza di seppie.<br />

Nelle nostre arche riposa la pietra<br />

scabra di parole estinte, la nebbia<br />

lattiginosa di remoti varchi<br />

vagabondare di lupi famelici<br />

pazienti conifere dei Carpazi.<br />

Ci attende il cuore antico dell’Europa<br />

riversa sul suo fianco di scogliera<br />

rotative insonni, fornaci e ceneri<br />

la ruota che mulina a mezzo il cielo<br />

rombo di telai, cinematografi.<br />

Ci terremo stretti alla nostra assenza<br />

come orma nel sale, piaga riposta<br />

oboi fondi fra rughe e fronte<br />

lettere bianche senza affrancatura.<br />

Noi siamo disciplina della terra<br />

lingue insanguinate di sapienza<br />

il volto che s’appalesa allo specchio<br />

la pagina non scritta in cima al libro.<br />

Siamo pane spezzato sull’aceto<br />

cilicio interminabile ed attesa.<br />

Fabrizio Bregoli, nato nella bassa bresciana, risiede da<br />

vent’anni in Brianza. Laureato con lode in Ingegneria<br />

Elettronica, lavora a Seregno come progettista di sistemi di<br />

telecomunicazione.<br />

Ha pubblicato alcuni percorsi poetici fra cui “Cronache<br />

Provvisorie” (VJ Edizioni, 2015 – Finalista al Premio Caproni) e<br />

“Il senso della neve”<br />

(Puntoacapo, 2016 -<br />

Premio Rodolfo<br />

Valentino e Campagnola<br />

di Bru-gine,<br />

Finalista ai Premi<br />

Gozzano e Caput<br />

Gauri). Ha inoltre<br />

realizzato per i tipi di<br />

Pulcinoelefante la<br />

plaquette “Grandi<br />

poeti” (2012).<br />

Per la poesia inedita<br />

gli sono stati<br />

assegnati, fra gli altri,<br />

i Premi San Domenichino,<br />

Daniela Cairoli, Giovanni Descalzo, Il Giardino di Babuk de<br />

La Recherche, il Premio Dante d’Oro dell’Università Bocconi di<br />

Milano, il Premio della Stampa al Città di Acqui Terme. Sulla sua<br />

poesia hanno scritto Tomaso Kemeny, Giuseppe Conte, Ivan<br />

Fedeli, Mauro Ferrari, Sebastiano Aglieco, Paolo Gera,<br />

Alessandro Ramberti, Gian Piero Stefanoni, Eleonora Rimolo,<br />

Alfredo Rienzi.

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