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5° Quadernetto Poetico - OrnitOnirica

“SiFaPerFarBenEdizioni”, improbabile casa editrice frutto della fantasia contorta di Roberto Marzano, presenta il 5° Quadernetto Poetico a tema “OrnitOnirica – Voli Pindarici, sogni e visioni”, opere ispirate a voli fantastici nell’irrealtà, dove il sogno prende sopravvento sulla vita in visioni surreali, deformando i sensi e il tempo. Sconfinamenti nell’assurdo, nel fuori dal comune, nell’illogico, dove l’inconscio viene galla in sorprendenti miraggi, fantasie erotiche, viaggi immaginari...

“SiFaPerFarBenEdizioni”, improbabile casa editrice frutto della fantasia contorta di Roberto Marzano, presenta il 5° Quadernetto Poetico a tema “OrnitOnirica – Voli Pindarici, sogni e visioni”, opere ispirate a voli fantastici nell’irrealtà, dove il sogno prende sopravvento sulla vita in visioni surreali, deformando i sensi e il tempo. Sconfinamenti nell’assurdo, nel fuori dal comune, nell’illogico, dove l’inconscio viene galla in sorprendenti miraggi, fantasie erotiche, viaggi immaginari...

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I Quadernetti Poetici<br />

di<br />

“SiFaPerFarBenEdizioni”<br />

5<br />

“<strong>OrnitOnirica</strong>”<br />

- voli pindarici, sogni e visioni -


Cosa sognavo quand’ero bambino?<br />

Cavallucci di mare con pistole al galoppo<br />

della frusta lo schiocco che i leoni domava<br />

e la strada scorreva, mi chiamava per nome<br />

se giocavo agli indiani sulle rocce nel sole…<br />

Or che solo per gioco bambino lo sono<br />

dondolo sul cavalluccio, sulla strada che schiocca<br />

e mi chiaman Leone, ma di mare, e mi basta<br />

mentre frusto le rocce al galoppo pian piano<br />

le pistole disprezzo, perciò faccio l’indiano!


“SiFaPerFarBenEdizioni”, improbabile casa editrice frutto della fantasia<br />

contorta di Roberto Marzano, presenta il <strong>5°</strong> <strong>Quadernetto</strong> <strong>Poetico</strong> a tema<br />

“<strong>OrnitOnirica</strong> – Voli Pindarici, sogni e visioni”, opere ispirate a voli<br />

fantastici nell’irrealtà, dove il sogno prende sopravvento sulla vita in visioni<br />

surreali, deformando i sensi e il tempo. Sconfinamenti nell’assurdo, nel<br />

fuori dal comune, nell’illogico, dove l’inconscio viene galla in sorprendenti<br />

miraggi, fantasie erotiche, viaggi immaginari...<br />

Anche questo “quadernetto” ha visto la partecipazione di tanti (39!) poeti,<br />

narratori, fotografi, visionari e sognatori da ogni parte d’Italia.<br />

Troverete, nell’ordine, opere di Roberto Marzano, Maria Pia Altamore,<br />

Luca Valerio, Davide Cortese, Stefi Pastori, Rosa Maria Puglisi,<br />

Alessandro Magherini, Angela Donna, Fabrizio Casapietra, Ivana<br />

Menichini, Alfredo Rienzi, Aurora Maletik, Silvia Canonico, Diego A.<br />

Zanella, Lila Ria, Simone Pansolin, Barbara Giuliani, Fabrizio Bregoli,<br />

Davide Marzano, Angelo Pini, Renato Morelli, Lidia Allocca, Valeria<br />

Bianchi Mian, Patrizia Camedda, Vittorio Fioravanti, Angela Panno,<br />

Annarita Faggioni, Sandra De Felice, Enrico Mario Lazzarin, Enrica<br />

Gugliotta, Beatrice Orsini, Giulio Murru, Izabella Teresa Kostka, Adele<br />

Ferrari, Francesco Gallina, Gianfranco Isetta, Alessandra Valente,<br />

Laura Campagnoli e Floriana Porta.<br />

I “quadernetti” sono (volutamente) piuttosto coloriti e colorati,<br />

disomogenei nella grafica, un tantino infantili, quasi naif. L’intento è quello<br />

di discostarsi dalla consueta veste di altre, pur rispettabilissime – detto<br />

senza alcuna ironia – antologie. Proviamo a dare una botta di vita a un<br />

ambiente talvolta rigido e ingessato con la tendenza a prendersi troppo sul<br />

serio. Qui, di “serio”, non c’è nessuno! La partecipazione è libera e<br />

gratuita, fatta solo per amore delle arti e della loro divulgazione. Non c’è<br />

selezione, se non quella di pubblicare nell’ordine d’arrivo dei contributi. Il<br />

risultato potrà anche apparire kitsch o un po’ pacchiano, ma la nostra<br />

“poca voglia di serietà” deve in qualche maniera esternarsi, e i<br />

“quadernetti” vanno proprio in quella direzione…<br />

Roberto Marzano


RobERtO MaRZaNo<br />

ME LO AVEVA DETTO IL DOTTORE<br />

Me lo aveva detto il dottore di non dare alcun credito<br />

a ciò che i miei occhi rimandano al cervello ignaro<br />

tanto meno alle orecchie, agli echi di bombe, all'infinito ululare...<br />

Ma che colpa ne ho se un branzino mi parla occhieggiando<br />

sulla grata del frigo che ronza spazzole jazz sul rullante<br />

e un certo numero d'uova vi friggono sopra<br />

scoppiettando come petardi di un Capodanno precoce in aprile<br />

nel cielo a bocca aperta di Londra o Berlino?<br />

Tutto frutto della mia fantasia?<br />

Oppure una tragica patologia<br />

che mi propina mostri dispettosi<br />

bizzarri gnomi pigmei che mi deridono<br />

con sconce e allusive canzoni che mi danno l'angoscia?<br />

L'importante è non crederci, te l'ho detto, è una malattia<br />

mi ripete arrabbiato con certi sbuffi di lava dal naso<br />

il Dottor Badallamente<br />

sotto una folta criniera carminio e magenta<br />

imperlata d'oro, di brina e di favi di vespe<br />

e talvolta lo dice dimenando le anche<br />

con la ruvida voce di Tina Turner<br />

sfinita dalle notti passate<br />

a fare a pezzi tutti i vinili<br />

ai quali non ha tenuto mai più di tanto<br />

in quest'era di digitalizzazione psico-magnetico-pluritematica<br />

la musica è in confezione spray<br />

(agitare per bene prima dell'uso<br />

altrimenti i peli sotto le ascelle si trasformano in pali)<br />

e ci si ritrova incollati a una croce come Gesù Cristo<br />

che sullo sfondo sghignazza maligno per la mia confusione...


No, è la mia immaginazione, di sicuro<br />

ologrammi talmente perfetti che<br />

se non fosse per l'ombra che si dirama dai piedi<br />

direi quasi che piovano autobus o persone in frantumi<br />

grissini, borsette, bibbie, mandarini, cuori spezzati.<br />

Non devo dare retta alle mie percezioni<br />

ormai ho imparato a tirare diritto, a far finta di niente<br />

e serenamente sono convinto che non possa non essere vero<br />

che Biancaneve e i Sette Nani si siano installati in casa mia<br />

e dormano tutti assieme, è così, e così sia<br />

se combinano incontri furtivi tra le lenzuola<br />

facendo cigolare il grande lettone a tutte le ore...<br />

Fatto sta, che avendo bisogno di calze<br />

per delicatezza busso alla porta della mia stanza<br />

Brontolo in persona, completamente nudo<br />

viene ad aprirmi impugnando un'accetta<br />

che in un sol colpo mi taglia di netto la testa!<br />

Non c'è problema, so bene che è solo un'allucinazione<br />

non ho neppure accennato a una difesa<br />

tra poco mi rialzerò e andrò al comò<br />

a prendere le calze di cotone celeste<br />

come se nulla fosse successo...<br />

Ci vorrà forse un po'...<br />

forse un'ora?<br />

magari un giorno?<br />

o forse di più ancora?<br />

Ma continuo a vedere<br />

il mio corpo disteso in un brodo di sangue<br />

con ancora il gesto del pugno che bussa discreto...<br />

Bhò? Può darsi che sia morto davvero<br />

o forse che non sia neanche mai nato?<br />

Comunque aspetterò fiducioso e paziente<br />

la fine di quest'altra atroce visione<br />

così questa volta il Dottore<br />

non avrà proprio nulla da rimproverarmi!


GARGARISMI DUODENALI<br />

SCIMMIE A PARIGI<br />

Gargarismi duodenali danno coda<br />

appena un po' a singulti spenti<br />

allontanati dalla stanza a sfera<br />

dove l'elefantiasi dilaga, lenta<br />

lungo le processioni indifferenti<br />

al virtuosismo lidio in mi bemolle<br />

e al tornaconto di aspidi supine<br />

alle barbe dei profeti dilaniati<br />

ai piedi dell'altar del nulla estremo<br />

come iraconde teste di carciofo<br />

abbondano di curve ai colli tesi<br />

a un bacio con lo schiocco che zittisce<br />

di merli rosa la sala piena a tappo<br />

affissi alla bacheca colma di stronzate<br />

irrise a grande voce dal villico che gratta<br />

il suo irsuto culo come il mulo fa sul melo<br />

indifferente a sguardi di svelte donzellette<br />

che su dalla campagna vengon canticchiando…<br />

FRAGOLE INATTESE<br />

L’aspro sentiero mi conduce incerto<br />

al prato delle fragole inattese<br />

cresciute a malavoglia troppo in fretta<br />

porto con me ciò che non mi duole.<br />

Pretese non ne ho, ma ho paura<br />

stretta la corda al collo annichilisce<br />

suole incatramate prendono fuoco<br />

l’aura infernale lì per lì mi avvolge<br />

m’esce dal capo un vago fil di fumo<br />

poco più di un alito di vento<br />

indulge un po’ sui lunghi miei capelli<br />

bramo carezze, cara, oppure baci<br />

sento che il volo sta partendo adesso<br />

folli d’amore ci abbagliano le lucciole<br />

taci, mia gioia, ormai non c’è rimedio…<br />

Piovono addosso le scimmie a Parigi<br />

lampi di pelo fioccano dai tigli<br />

figli sepolti a metà nel cemento<br />

batton la fiacca sotto i lampioni<br />

le labbra gonfie di baci mai avuti<br />

bruciano d’arsura e lontananza<br />

fredda la stanza a Place de la Bastille<br />

che già da un po’ è presa, per il culo.<br />

LA PRESA DELLA PASTIGLIA<br />

In attesa della metro alla fermata d'uomo<br />

tutto d'un pezzo di ricambio d'aria<br />

di non averci capito un bel niente<br />

da dichiarare la mia estraneità ai<br />

fatti una canna da pesca sciroppata<br />

la conferenza dei servizi igienici chiusi<br />

per lavaggio del cervello fritto in olio extra<br />

vergine Maria proteggi i miei figli della lupara<br />

bianca neve e i sette vizi capitali investiti<br />

da una valanga di stronza-te e tutti i tuoi<br />

“cari amici vicini e lontani, buonasera!”<br />

E se poi dicevi tanto per dire, fare, lettera<br />

d'amore senza fine della corsa coi sacchi<br />

di cemento a presa della pastiglia dei freni<br />

inibitori del sistema para “simpatico il tuo amico”<br />

degli “amici miei” prodi all'attacco della Sinfonia<br />

patetica la tua figura di riferimento<br />

puramente casuale coincidenza con il diretto<br />

da Zubin Mehta obbligatoria per chi<br />

mi ama mi segua subito quell'auto scatto<br />

alla “risposta esatta! Allegria, allegria!”


SOLO UN GIOCO<br />

FUGHE<br />

Spìano le contromosse da scacchiera<br />

piccole parruccherie chiuse per ferie<br />

col rischio di graffiare vecchi dischi<br />

a settantotto giri sulla giostra<br />

di bambole che mostrano all'aria persa<br />

un ché di diafano abbandono<br />

dove si va al destino in contromano<br />

certi che la vita, a volte, è solo un gioco<br />

che se si perde fa molto, molto male…<br />

Dispersi nel budello impiastrellato<br />

cerchiamo tra le fughe aria pura<br />

appesi alle pupille arroventate<br />

disposti a tutto, per morderci di baci<br />

ad allungar le braccia prigioniere<br />

di maniche che stringon troppo forte<br />

sarà da scioglierle, presto, una mattina<br />

aprire la finestra e volar via…<br />

LA SFILATA DI RITORNO<br />

Di già giallo, il “prato verde” porta indietro<br />

l’insolita paranza che agli occhi scaltri incede<br />

mano nella mano, disinvolta leggerezza<br />

avanzano, con passo sciolto alterno a danza<br />

una donna di nessuno, una colpa silenziosa<br />

un profanatore di poesia, un appassionato di tombe<br />

un portiere platonico e un amore di riserva<br />

un cannone condiviso e un dispiacere d’ordinanza<br />

una scusa da perdere e niente per uscire<br />

una talismano d’idoneità e un certificato porta fortuna<br />

un pollo in silicone e un seno alla cacciatora<br />

uno scacco a tradimento e un mangiapane al Re<br />

un fucile bruciato e un soffritto a canne mozze<br />

un madre spasmodica e una smania in pensiero<br />

un pene senza senso e un dialogo circonciso<br />

un innamorato di Norcia e un prosciutto tradito<br />

un latte in sciopero e un metalmeccanico pastorizzato<br />

un cavallo tutte curve e una bionda di ritorno<br />

un’orgia riposante e una dormita senza freni<br />

una cagna enigmistica e una settimana fedele<br />

un marito d’avanspettacolo e un saltimbanco annoiato<br />

un malato logorroico e un ubriaco di nostalgia<br />

un sogno precoce e una primavera impossibile<br />

un omosessuale temerario e un acrobata latente<br />

un pugno ben cotto e un hamburger sul naso<br />

una pesca pettegola e una portinaia sciroppata<br />

un perditempo scaduto, un formaggio recidivo<br />

un caffè di galline, un ladro corretto<br />

un coito prolisso, un discorso interrotto…<br />

Roberto Marzano<br />

Nato a Genova il 7 di marzo del ‘59,<br />

narratore e poeta “senza cravatta”,<br />

chitarrista, cantautore naif e bidello giulivo.<br />

Barcollando tra sentimento e visioni,<br />

verseggio di vagabondi e di prostitute, di<br />

amori folli, di ubriachi, di oggetti inanimati<br />

e<br />

dei quartieri ultra-popolari dove sono<br />

orgogliosamente vissuto. Se vuoi sapere di<br />

più (pubblicazioni, premi letterari e altre<br />

poesie):<br />

https://robertomarzano.jimdo.com


mariA PiA AlTAmOrE<br />

Dal Quaderno di lingua ittaliana di Maria Pia Altamore - Palermo 1967<br />

Tema: Scrivi una breve pagginetta di cronaca del primo giorno di scuola.<br />

Svolgimento.<br />

Il primo giorno di scuola era come il giorno del mio<br />

compleanno felice e contenta di ritrovare la maesta ele<br />

compagne che felicità. Tutti vanno a scuola sergrandi e piccoli.<br />

Come sono entrata in aula ho trovato laula a forma di un ferro<br />

di cavalllo, e poi tante carte giografiche e tanti lavoretti delle<br />

compagne e anche miei. Ricomincia un nuovo giorno di scuola<br />

e un nuovo ganno scolastico per me ma anche per i banbini di<br />

tutto il mondo. Anche i grandi vanno a scuola, e le ragazze alle<br />

scuole domenicali.<br />

Tema: Un pomeriggio piovoso.<br />

Svolgimento.<br />

Era un pomeriggio piovoso giungevano giù i primi goccioloni radi.<br />

La città cominciava a campiare aspetto una pioggerella fitta giungeva giù insistente a catinelle.<br />

Io me ne stavo nella mia stanza, nel mio posticino ad orservare, le cose come andavano.<br />

La natura campiava aspetto sembrava che aveva cobrito tutto la città, di un velo di malinconia.<br />

Io abbito al terzo piano, e non semprava che camminavano le persone ma gli omprelli.<br />

Si sentiva in lontananza il rompo dei tuoni come un intistinto rullo di tamburi.<br />

Si sentiva in giro il foriggine deli termosifoni. Poi c’era un uccellino che cercava un riparo, sembrava una<br />

persona che corresse.<br />

Tutte le macchine nelle strade avevano in funzione il reggicristalli.<br />

Cercavo di lavorare a maglia ma che noia, poi mi accorsi che fuori c’era la camicia del fratellino e la presi,<br />

poi cercai di raccontare delle favole al fratellino, ma che, mi annoiava tutto, poi chiesi alla mamma di uscire,<br />

ma anchio mi rentevo conto che era impossibile.<br />

Che noioso pomeriggio! Proprio dirottava continuamente.


Mariapia Altamore, sembra un nome d'arte, invece è proprio il suo. Bisognava<br />

solo abbinare il temperamento artistico, rivelatosi negli anni tanto eclettico da<br />

farla spaziare dal teatro comico alla clownerie, allo scrivere teatro e poesia, a<br />

gestire eventi a cui partecipa anche come animatrice e cuoca. Insomma una<br />

"cuocattrice" (nonché poetessa) titolare del singolare progetto "Cibarty di<br />

Mariapia Altamore - La Cucina del Buonumore".


LuCA VaLeRiO<br />

PERTANTO<br />

Gli incontri che ora scontro<br />

Sugli autoscontri e attendo<br />

Scontrini e scontri a stento. Pertanto<br />

Tutti seduti come nei paesi per le donne in chiesa<br />

Mentre le sedie sono sbullonate dell’ipocondria<br />

Tutti sconvolti senza sillabare un orizzonte in fuga<br />

È una querela contro tutto il mondo a dire che pertanto<br />

La vista salta con l’asfalto a sbalzi e con gli sbalzi a schermo<br />

E più si invecchia più si va a lavoro fino a che le piaghe<br />

Segnano tutto quanto ciò che spurga fino a che i neuroni<br />

Scappano come tutte queste curve sino all’implosione<br />

Pertanto<br />

Ho l’orologio avanti<br />

Son idroresistente<br />

Combatto quel ritardo<br />

Che sempre non sopporto<br />

Lo sai ti stimo tanto<br />

Pertanto<br />

I miti adesso sgonfio<br />

Mitragliatrici a raso<br />

Per diventar profeti<br />

Telegiornali di bambini obesi con le merendine<br />

Ad osservar teoremi e totem che titillano la notte<br />

E non ci sono più i cortili dove puoi tirare i calci<br />

E la signora urlava un aforisma quello che pertanto<br />

Cambian le forme cambiano i colori ma non cambia il senso<br />

Tutto ritorna anche se non vorresti fosse dittatura<br />

E la signora adesso crede a chi tiene la voce in alto<br />

Pur non sapendo cosa ci conduca ad essere ectoplasmi<br />

Pertanto<br />

C’è un dissuasore occulto<br />

A rallentare il passo<br />

Di certo non mi arrendo<br />

A tutto quel rumore<br />

Che nelle orecchie avverto<br />

Pertanto


SIAMO TUTTI IN BILICO<br />

Siamo tutti in bilico se, contraddicendoci<br />

fra certezze fragili, disperati aneliti,<br />

giorni ipocondriaci, assorbiamo farmaci.<br />

Siamo tutti un fremito: ci sentiamo despoti<br />

come dei coriandoli che con tempi blblici<br />

e orologi inutili sono solo estetici,<br />

Tutti quanti in bilico persi nel satellite<br />

e l’imago è nitida, un tantino asettica:<br />

come dentro un eremo, solo pane ed estasi<br />

Stanno narrando senza direzione<br />

baci di dama e baci con la lingua<br />

e torturando tutti i sentimenti<br />

a goccia a goccia tutto viene giù:<br />

siamo tutti in bilico<br />

Siamo tutti in bilico, come le carotidi<br />

fra gli infarti a piovere (dogmi aristotelici<br />

che su Monteceneri se ne vanno in orbita)<br />

Siamo tutti polvere, mentre torna a piovere<br />

la certezza inutile del trionfo facile<br />

tifo eczemi fetidi, spero la catastrofe<br />

Tutti quanti astenici da restare in bilico<br />

né scavare ipotesi da condurre un brivido<br />

arrotando gli angoli, forse quelli piccoli<br />

Intercettando ciò che non si pensa<br />

sento canzoni lente e ridondanti<br />

che si compiacciono nell’irreale<br />

e lentamente il tempo se ne va:<br />

siamo tutti in bilico<br />

QUANTE PERSONE SONO<br />

Quando ti guarda l’abisso rispecchi<br />

gli spicchi di cielo e non basta il cielo<br />

non basta la luna dentro quadrata,<br />

nemmeno quella che sta tramontando.<br />

Non serve nulla di quello che speri.<br />

Ti specchi a squarciare il velo e t’attira<br />

l’inverso di questo abisso: la mira<br />

prendi e spari al di là di ciò che è giusto<br />

di ciò che è sbagliato. Ma tu non sbagli<br />

sei tu che urli che piangi il dolore<br />

acerrimo come il tuo volto immobile.<br />

Non sai a che punto si trovi il sentire.<br />

È urlare da bestie la bestia dentro<br />

che cova e diventi mille te stesso:<br />

quello che tiene la faccia perbene<br />

quello che soffre l’inverno più ghiaccio<br />

quello che parla parole a nodi<br />

quello incupito nel proprio silenzio<br />

quello bambino che gioca per sempre<br />

e il vecchio e saggio con la barba bianca.<br />

Li alterni e gestisci ma dopo esplode<br />

e stai cento mesi inseguendo il dove<br />

il quando il perché inseguendo soltanto<br />

il sangue che hai sparpagliato nel vento<br />

e poi ti risvegli. È un elettroshock.<br />

È tutto mutato, terremotato.<br />

Mi chiedevi quante persone sono.<br />

Io so chi non sono: quello violento<br />

perché l’istrionismo il mio male acuto<br />

m’induce a firmare col sangue a fiotti<br />

tutti i delitti che compio. Non sono<br />

neanche capace a schiacciare formiche.<br />

Luca Valerio nasce a Genova nel 1967,<br />

il 5 maggio. Laureato in Filologia italiana e<br />

insegnante di Lettere al liceo.<br />

Sue raccolte sono apparse in varie antologie<br />

e in un flip book nel 2004.<br />

La sua poesia si incentra sulla ricerca dell’io<br />

e si basa sulla riscoperta della metrica. E’ da<br />

poco uscito “Calma” da “Editrice Zona<br />

Contemporanea”.


DavidE CoRteSe<br />

Tutto ciò di cui posso riempire il mondo<br />

danza senza forma dentro le ossa di vecchi sogni sepolti,<br />

sull’erba cresciuta dentro ai cuori di antichi amanti.<br />

Sulla terra che ha sepolto sogni e amori<br />

si muove la danza senza suono, senza tempo,<br />

di ciò che io posso estrarre dal mio petto<br />

per incantare il mondo e fargli parlare la mia voce.<br />

La danza delirante di una silente inquietudine.<br />

Vite brucianti salutano in volute di fumo<br />

il mio corpo stremato dalla giovinezza,<br />

spaventato dalla bellezza,<br />

eccitato dalla luce.<br />

E posso a fiotti generare popoli che danzino dentro bolle di sapone<br />

e si dissolvano gridando mute verità che tremano,<br />

come incubi d’inverno.<br />

Posso a fiotti disegnare fiumi che scorrono<br />

e che puoi toccare con le dita, bagnandole di colori setati e cangianti.<br />

Posso far librare nel cielo memorie come farfalle,<br />

e storie come falchi, dolori come corvi.<br />

E posso far fiorire sorrisi sulle tue mani, e sangue tra le nuvole,<br />

nella musica triste di un’alba audace e bianca.<br />

Ciò che si muove in me è così vivo e morto che mi fa paura,<br />

e mi commuove, e mi addolora.<br />

Perché ho un fiore che a nessuno potrò far vedere<br />

se non lo vorrà,<br />

e ho un paese in cui nessuno potrò condurre,<br />

se non lo vorrà.<br />

E fiori e paesi e stelle<br />

mi esplodono dentro, mai esistiti ed esistenti,<br />

struggentemente vivi e mai visti.<br />

E mi duole il sogno.<br />

E mi lacera.<br />

E si lacera perché si muove come un passero<br />

(disegno di davide cortese)


che si getta da un lato all’altro della gabbia.<br />

Ed io sono la gabbia,<br />

e lo sento quest’essere che mi lacera le viscere<br />

e che vuole libertà.<br />

E questo fiore che mi spinge come fossi terra<br />

perché vuole darsi al sole,<br />

io lo sento.<br />

Mi fa male.<br />

E mille fiori sono,<br />

non un solo passero.<br />

Miriadi di farfalle dalle ali preziose.<br />

E dentro mi si muove un universo<br />

che l’universo non basterebbe a contenere.<br />

Davide Cortese è nato nell' isola di Lipari nel<br />

1974 e vive a Roma. Si è laureato in Lettere<br />

moderne all'Università degli Studi di Messina<br />

con una tesi sulle "Figure meravigliose nelle<br />

credenze popolari eoliane". Nel 1998 ha<br />

pubblicato la sua prima silloge poetica, titolata<br />

“ES” (Edizioni EDAS), alla quale sono seguite<br />

le sillogi: "Babylon Guest House"<br />

(Libroitaliano) "Storie del bimbo ciliegia"<br />

(Autoproduzione), “ANUDA” (Edizioni<br />

LaRecherche.it), “OSSARIO”(Arduino Sacco<br />

Editore), “MADREPERLA”(LietoColle),<br />

“Lettere da Eldorado”(Progetto Cultura) e<br />

“DARKANA” (LietoColle). I suoi versi sono<br />

inclusi in numerose antologie e riviste cartacee<br />

e on-line, tra cui “Poeti e Poesia” e “I fiori del<br />

male”. Le poesie di Davide Cortese nel 2004<br />

sono state protagoniste del "Poetry Arcade" di<br />

Post Alley, a Seattle. Il poeta eoliano, che nel<br />

2015 ha ricevuto in Campidoglio il Premio<br />

Internazionale “Don Luigi Di Liegro” per la<br />

Poesia, è anche autore di due raccolte di<br />

racconti: "Ikebana degli attimi", “NUOVA OZ”,<br />

del romanzo “Tattoo Motel” e di un<br />

cortometraggio, “Mahara”, che è stato premiato<br />

dal Maestro Ettore Scola alla prima edizione di<br />

EOLIE IN VIDEO nel 2004 e all’EscaMontage<br />

Film Festival nel 2013.<br />

Foto di Alessia Siano


StEfi PaStoRi<br />

Colpevolizzanti deità<br />

Ci fu un tempo in cui avevo lo spleen<br />

per ogni cosa ogni dove ogni come<br />

era un sentimento tanto evergreen<br />

poi sparito assieme ad altre velleità<br />

sul genere di colpevolizzanti deità.<br />

Artisti nei secoli vi si sono ispirati<br />

per creare opere d'arte grandiose<br />

ma poi palesi il tuo addome<br />

e io ti chiamo SUA PANCITA'.<br />

Di dormire non si parla<br />

Sono le ventidue e ventisei minuti<br />

e di dormire non si parla.<br />

Ho indossato allora i pizzi del peccato,<br />

quelli rossi e neri.<br />

Mi sono lasciata accarezzare la pelle solitaria<br />

montando la calza sulla coscia molle<br />

per agganciarla molto più in alto<br />

dove gamba e busto si allacciano<br />

nell'intrico misterioso di tendini duri.<br />

Mi sono guardata allo specchio<br />

con gli occhi tuoi<br />

e mi sono amata di te.<br />

Stefi Pastori . Da sempre vorace lettrice. Art<br />

Director in pubblicità, l'amore per la sceneggiatura<br />

scoccò sul set di uno spot TV diretto da Wim<br />

Wenders. Negli anni novanta fu ghost writer di Leo<br />

Benvenuti, Carlo Verdone, Fausto Brizzi, mai<br />

dimenticando che uno scrittore deve prima leggere.<br />

È lettrice di casa editrice. Gestisce un blog di<br />

recensioni libresche da cui deriva un podcast<br />

radiofonico. E' grazie ad un ex partner diventa<br />

Gloss (Gruppo di Lavoro e Osservatorio Sessismo<br />

e Stalking), studiando i meccanismi psicologici che<br />

scattano nei maltrattamenti in famiglia.<br />

Nel 2013 esce il manuale CORPI RIBELLI –<br />

resilienza tra maltrattamenti e stalking, eBook<br />

contenente nomi e recapiti di coloro che salvano le<br />

donne maltrattate. Nel 2016 tre eBook, ovvero la<br />

riedizione di CORPI RIBELLI, il saggio<br />

sociologico STANDING OVULATION, le donne sono superiori agli uomini, anche nella violenza, infine la<br />

silloge poetica, MICA VAN GOGH.<br />

Per la rivista online Dol's vara la sua carriera da novellatrice contro gli stereotipi. Di questi, il racconto<br />

BIONDO OCA è premiato al concorso VOCEDONNA edizione 2017. Oltre alla raccolta di racconti contro<br />

gli stereotipi STEREOTIPI A BAGNOMARIA, per il 2017 prevede una nuova silloge poetica dal titolo<br />

POESIE SPOLLICIATE (perché composte sullo smartphone), una raccolta di MICRORACCONTI DI<br />

POCHE PAROLE (massimo dieci), una di RACCONTI INCONCLUDENTI (finalmente senza paradigmi) e<br />

il suo primo romanzo sulla II Guerra Mondiale, dal titolo FUOCHI D'ARTIFICIO, tutto su mia madre.


RoSA MaRia PugLiSi


Rosa Maria Puglisi.<br />

Fotografa e blogger.<br />

Attraverso studi umanistici e artistici<br />

ha sviluppato la sua passione per una<br />

fotografia intesa come espressione<br />

soggettiva della realtà e custode di<br />

memorie.<br />

Ha una lunga esperienza<br />

nell'insegnamento della fotografia e<br />

da qualche anno – dopo un Master<br />

sulla relazione d'aiuto a mediazione<br />

artistica - tiene seminari di<br />

fotonarrazione autobiografica,<br />

avvalendosi delle metodologie della<br />

Gestalt espressiva per facilitare nei<br />

partecipanti autoconsapevolezza,<br />

creatività e pensiero positivo.<br />

Vive a Roma.


aLeSsAndRo MaGhEriNi<br />

NOVELYNE ARTS<br />

Novelyne Arts è comparsa in un sogno<br />

mi ha dato un po’ della sua tenerezza<br />

ha detto «torno!» e con un sorriso<br />

si è persa nell’acqua di un tarocco<br />

di Novelyne non ho nostalgia<br />

se tornerà l’abbraccerò con gioia<br />

e lascerò che in un solo respiro<br />

s’insinui in ogni poro della pelle<br />

qualunque cosa faccia, Novelyne<br />

è sempre nello spazio della festa<br />

è dolce, allegra, torpida e un po’ mesta<br />

sparisce e poi ritorna e quel che resta<br />

è un senso di languore, la malia<br />

la brezza, la carezza, l’anarchia<br />

IL LEONE<br />

Ti ho visto in uno studio fotografico<br />

re della foresta, e non dicevi nulla<br />

fermo nel tuo silenzio mi guardavi<br />

bizzarro specchio per un cittadino<br />

intellettuale del tutto digiuno<br />

delle faccende del mondo animale.<br />

Che fossi un simbolo o un luogo comune<br />

non saprei dire ma eri maestoso<br />

fiero modello per il mio apparecchio<br />

o portatore di un messaggio occulto<br />

parente, forse, di un altro felino<br />

la simmetria che terrorizzava<br />

il grande Blake, il Maestro alchimista<br />

quel che una tigre a suo tempo cantava<br />

LA VOCE CHE RISALE<br />

DISILLUSIONE<br />

Nella casa dell’artista<br />

poco più di una baracca<br />

ma grande e piena dei suoi colori<br />

sono arrivati tre energumeni<br />

e hanno distrutto tutto<br />

mi sono svegliato e ho pianto<br />

con il cuore squarciato<br />

«Siamo il dolore del mondo»<br />

mi hanno detto quei tre<br />

non puoi combatterci ma solo accoglierci<br />

dentro di te<br />

La voce che risale fra le maglie<br />

strette del sonno sarà sempre voce<br />

di protesta, élan vital compresso<br />

che reclama, potenza del profondo<br />

che a fatica s’impone, e come un bimbo<br />

vede un giorno finalmente la luce<br />

arriva al gran cancello della notte<br />

dopo aver gorgogliato e travagliato<br />

ruggisce allora alta l’invettiva<br />

scoperchia tombe e vola verso il cielo<br />

urla il messaggio forte e non si cura<br />

se donna silenziosa accanto dorme<br />

e alzandosi a sedere stralunata<br />

dice «che c’è?» a me che l’ho svegliata!<br />

Sono nato a Genova nel 1952. Dopo la laurea in filosofia ho trascorso alcuni anni fra l’America<br />

Latina e l’Africa occidentale. Insegnante di lettere al Cpia 2 Milano, risiedo a Cinisello<br />

Balsamo. Sono stato fotoreporter, traduttore, redattore editoriale. Amo pensare alla poesia come<br />

a un’opzione intrinseca ad ogni essere umano, forse una weltanschauung che potrebbe cambiare<br />

il mondo.<br />

Ho scritto Sonetti per M.me Kalì (Officina Coviello), La Gru (Gattili), Anaconda (Sartoria<br />

Utopia). Ho partecipato all’antologia Milano (Edizioni Versi Umani). Autore ospite del blog<br />

«Bibbia d’asfalto: poesia urbana e autostradale», ho inoltre pubblicato testi sulle riviste «Il<br />

Vento Salato», «Alla Bottega», «Malvagia», «Pick Wick», «Il Foglio Clandestino di Poeti e<br />

Narratori», «Il Monte Analogo», «El Ghibli», «Il Segnale».<br />

https://www.facebook.com/alessandro.magherini


ANgELa DonNa<br />

Dopo anni di vita e di poesia (scrivo da più di trenta) mi sono ormai convinta che i poeti veri sono quei particolari<br />

individui che portano dentro di sé, da sempre e contemporaneamente, vecchiaia e fanciullezza in egual misura…<br />

Non so se i miei sono, a rigore, voli pindarici. Tutto sommato spererei di no, che potessero solo essere previsioni di<br />

“un futuro migliore dell’oggi”…<br />

intreccio: quasi un canto<br />

in forma di utopia<br />

una grande ferita (le più grandi ferite)<br />

l’olio e il vino pel mondo<br />

ma dove ci stanno?<br />

e i samaritani chi sono e saranno<br />

a lenire un futuro migliore dell’oggi ?<br />

gli altri, altri da noi quelli<br />

che sempre ci fanno paura<br />

quelli che come marziani lontani<br />

ci sembrano estranei stranieri<br />

nemici invasori sono quelli<br />

- signori- che faranno e saranno<br />

nostri fratelli e noi fratelli per loro<br />

così solo il futuro sarà migliore dell’oggi<br />

porterà sull’ali lontane fontane<br />

di miele e di latte, paradisi terrestri<br />

d’innocenza perduti e voluti<br />

dove il leone pascerà con l’agnello<br />

lo scorpione e il serpente non avranno veleno<br />

sereno sarà il nostro cielo e la colomba<br />

sull’arcobaleno pianterà la palma e l’ulivo<br />

intrecciati - scioglieranno i calzari i soldati<br />

torneranno alla terra al lavoro all’amore<br />

al sudore del sale ed al sole<br />

cantando parole parole parole<br />

soltanto parole di pace<br />

non si può esplodere…<br />

non si può esplodere…<br />

se possibile fosse<br />

uscire da sé<br />

come Eros totale<br />

potenza nell’atto<br />

allora forse saremmo il Bene<br />

senza più malattie e morte<br />

umani dis-umani<br />

tutti uguali e felici<br />

ma<br />

oggi è l’oggi normale<br />

non c’è miracolo<br />

non c’è una casa nuova<br />

la pelle sempre quella<br />

della solitudine totale


FaBriZio CaSApiEtrA<br />

NON TRAVOLGETE LE VISIONI<br />

Non travolgete le Visioni (oh, no!),<br />

ma ritrovate un orientamento<br />

nuovo, policromo, un aereo-gatto:<br />

un continente versato, imburrato,<br />

no appartenente né appartato:<br />

non visitate dadi di foreste senza<br />

rotolare nella Stanza per più di una<br />

Volta, alla svolta, se si incontra, e inoltra<br />

la porta, avrà un rubinetto di fluttuanti<br />

vocalità, che prendono il giro risolto e<br />

risvolto, laddove sono assi i nostri collassi,<br />

e piante le ragnatele, sulle stele, e vele, e mele--<br />

plance da baciare, oh, no, non andatevene presto<br />

(se non lo vuole il Dio/Dèa/Paramashiva), dalle Visioni, non<br />

sono opinioni, allucinazioni: ce lo hanno detto<br />

i Maestri delle ruote di Cristallo, i maestri Tantra,<br />

le pigne di diamante del castello-cestello,<br />

che le Visioni si ribellano, se le vituperate e deridete,<br />

e non vi dimenticano, vi scalpitano a boomerang<br />

orofumo urticante, malgrado l'omonimo e<br />

l'eponimo e la spaccatura della satira filologica<br />

nell'erudita reprimenda del dovere, del clistere,<br />

del-per voi-, fottuto piacere, no:<br />

non ingannerete quelle sfere di sere<br />

per il nichilismo chiazzato, il permanganese<br />

permutato in Pisitrato: psss, psss, ho una cosa da<br />

dirti, e non c'è ovazione<br />

che tenga, non c'è altro che coscienza<br />

che ho capito che una divinità-Trimurti mi sta<br />

inventando, ma troppo con le parole<br />

l'ho capito, e i concetti mi diventano stretti:<br />

ascolto un sibilo: è un pò di<br />

incanto nell'aria, che supera il brusio<br />

dele epoche separate da manuali&studiosi<br />

di acca-demie, di acca-demos, e ho dimenticato<br />

le ginocchia abbattute, le mani sfregate per<br />

le persone fregate, e sono rimasto fiero<br />

delle Visioni, più che di altri meritiuno<br />

schiocco di lucine-fucine<br />

susine, ma erano tutto<br />

un altro colorare, erano ultrasuoni<br />

di colore, un attimo almeno e tutte<br />

le mie vittorie erano lì<br />

Fabrizio Casapietra, cantautore genovese, molto apprezzato da cantanti ormai noti a Genova come G.Zazza e Bobby Soul, e'<br />

stato recensito, con ottimo apprezzamento di pubblico e critica, da "La Repubblica", "Il Secolo XIX°" e "Mente locale"; scrive<br />

canzoni e ballate pop melodiche, dolci, graffianti, ironiche, delicate. Dal vivo, ha partecipato a prestigiose letture di poesia e<br />

concerti, fra cui "Faber e la città vecchia" (centro storico, per un tributo a F.De André).


IVaNa MeNiChiNi<br />

64 mo$$3<br />

$t0r*@ i!!u$tr@t@ d* un pr0t0t*p0 @!!@ r*c3rc@ d3! m*$t3r0 d3!!'0₩*0


“Fotografo con occhi inversi così come<br />

canto con note improvvise o cucino<br />

abbinando i colori o scrivo lasciando<br />

che sia l'altro che mi abita a<br />

raccontare…<br />

insomma una personcina perbene!<br />

Di mestiere faccio la grullaia.”


AlfRedo RieNZi<br />

(da Notizie dal 72° parallelo, Joker, 2015)<br />

Jan N. K. svela ipnagogie alla sua concubina<br />

Ripensai alla tana del gambero<br />

sulla riva del torbido fiume<br />

e mi vidi salpare da Nantucket<br />

dopo una notte che si denudò<br />

dalle sue tenebre senza fare niente altro che attendere<br />

rievocai quel calore quasi lieve del liquido che scende<br />

dalle spine attorno al capo<br />

e salmodiai tra me e me come l’unguento che scende lungo la barba di Aronne<br />

finché il dolore non fu così forte da smascherare la menzogna e urlare<br />

e tu molto ottusamente mi chiedesti<br />

se avessi più paura a partire o a restare…<br />

Ma tu hai conosciuto mai qualcosa vivere<br />

e riuscire a restare immobile?<br />

(da Notizie dal 72° parallelo, Joker, 2015)<br />

Terza giornata di Kristian Rosenkreutz<br />

L’avvenimento ebbe remota origine<br />

sì, c’era luce, e forse anche troppa<br />

e rendeva incerti i bordi delle ombre<br />

gli odori erano netti ma incoerenti<br />

le aringhe profumavano di frutta<br />

il latte alitava come aceto e via di questo passo<br />

insomma c’era qualcosa nell’aria<br />

che rendeva inconoscibile il luogo<br />

familiare – tra la città e la torre<br />

anche l’arco dei rondoni fletteva a formule inadatte al volo.<br />

Come fu possibile che nessuno s’accorse dell’inganno?<br />

Il nemico era lì, appena oltre la notte.<br />

scoppiarono in lamenti i condannati<br />

penosamente, in suppliche e pianti,<br />

tardive preghiere, genuflessioni<br />

Il barbaro mostrò la coppa d’oblivione<br />

ma era ancora il dolore da patire<br />

così la versò in terra (un’arida terra<br />

che per tre giorni disconobbe l’erba).<br />

Noi osservammo tremanti ed accucciati<br />

all’ombra dell’acacia.<br />

Ci volle molto tempo<br />

prima che tutti fossero impiccati,<br />

decapitati, affogati nell’acqua<br />

o giustiziati in altri orrendi modi.<br />

Il giardino, prima così affollato,<br />

divenne sempre più vuoto<br />

e alla fine<br />

solo restarono, muti, i soldati.<br />

Il tuo pianto imparò il silenzio.<br />

A cosa servì l’orrore<br />

l’osceno rito di sangue e fango?<br />

Poi ci lavammo mani<br />

e capo alla fontana.<br />

la notte era trascorsa<br />

e il giorno (atteso) sorse<br />

un cofano di legno di cipresso<br />

custodisca la cenere più pura:<br />

la morte dell’uccello bianco e blu<br />

ci commosse profondamente tutti<br />

quando il suo sangue fresco e trasparente<br />

stillò come sorgente di rubino<br />

Nozze chimiche di Kristian Rosenkreutz,<br />

V e VI giornata


(da Notizie dal 72° parallelo, Joker, 2015)<br />

Ingannevole epilogo del ciclo di Yibel<br />

L’inizio fu una voce<br />

lo schermo del sogno ancora nero<br />

come al cinema quando il narratore<br />

anticipa la scena che verrà<br />

il morso del lupo fu improvviso<br />

ma Yibel pensò che fosse ora di smetterla coi lupi<br />

che stavano ripopolando i monti<br />

con fatica di tutti, lupi, uomini e capre<br />

e che non si dovesse ancora abusare<br />

di luoghi comuni, dannosi a tutti,<br />

lupi, uomini e capre…<br />

Poteva bastare: il morso fu improvviso.<br />

Poi comparve la scena, ma, si sa,<br />

nei sogni le figure hanno spesso<br />

contorni incerti e molli<br />

o cambiano senza che neppure si capisca<br />

cosa siano in origine e cosa vogliano diventare<br />

e negli incubi il tutto è peggiorato<br />

dal ritmo che impazzisce (troppo veloce o troppo lento)<br />

e da un respiro che rapprende l’aria in pietra.<br />

Allora… (io non so farlo, ma sembra<br />

dai grimoires facile come bere un calice di birra<br />

- la metafora con l’acqua, non stupitevi, s’userà sempre di meno…)<br />

…allora si dispose ad osservare<br />

come uno spettatore indifferente<br />

quelle visioni inafferrate, quella pena<br />

senz’occhi, e comprese come quella fosse la realtà.<br />

Una visione<br />

(inedito)<br />

Sfilano in basso boschi densi di cerri e faggi:<br />

sono fruscio o remigante?<br />

palpebre spesse (anche das innere auge<br />

l’occhio interiore<br />

è diventato opaco)<br />

ma ci sarà tempo, ci sarà tempo<br />

davvero, J. Alfred?<br />

non per cento, ma per una visione<br />

ci sarà ancora tempo?<br />

(speranze e azzardi sono differenti<br />

a vent’anni, l’avrai compreso questo,<br />

questo l’avrai sentito - e presto, credo -<br />

tra i denti e le dita, senza aspettare<br />

che si disperdessero vini a sera)<br />

e tornerei e torno sulle mie orme:<br />

minute creature una ad una le stanno cancellando<br />

oh sì, Tiger il Navajo le saprebbe seguire,<br />

nel suo alfabeto di fumo salvare<br />

il racconto per l’attimo senza vento<br />

le nubi piangono fuliggini e mirra<br />

e sfilano, sfilano in basso boschi<br />

in quale stanza d’acqua dimoro?<br />

in quale cavità della stagione<br />

morente, io e te aspetteremo?


Conosco la data della mia morte<br />

(2015, inedito)<br />

I.<br />

Non l’ho scelta io: mi è apparsa<br />

non importa se in sogno<br />

sulle labbra di un sedicente profeta<br />

in algoritmi a multipla matrice.<br />

Non l’ho scelta: me la sono trovata<br />

di fronte - e neppure ricordo<br />

se dettata da grandine e tuoni<br />

dal cerimonioso ronzare delle api<br />

o connettendo linee tra i nei dell’avambraccio.<br />

Però io ho scelto, a fondo soppesato<br />

se accogliere l’offerta o no, se credere<br />

o sputare sarcasmo sui quei segni.<br />

II.<br />

Ho scelto: ma sì, va bene, è vero!<br />

più vero di chissà quant’altre verità<br />

che mi hanno accompagnato fino ad ora<br />

nutrito, sostenuto, dirottato<br />

tipo il PIL o i PIN e l’indice Dow Jones,<br />

i t’amerò-nella-salute-e-nella-malattia, (persino in<br />

povertà…)<br />

e le dichiarazioni ai sensi della norma<br />

e i dogmi, e i crismi ed i carismi<br />

e tutto quel che in brutta copia ho scritto<br />

in settecentosettantatrè versi (che per necessità<br />

qui sintetizzerei in: quasi tutto!)<br />

Logica e ragione si dimenavano.<br />

Ma ho scelto: si, va bene, è vero!<br />

Quella sarà la data!<br />

Alfredo Rienzi, nato a Venosa nel 1959, risiede dal 1963 a Torino, dove esercita la professione di Medico. Nel<br />

1993 ha pubblicato Contemplando segni, silloge poetica vincitrice del X Premio “Montale”, in Sette poeti del<br />

Premio Montale, (Scheiwiller, 1993); i successivi volumi sono Oltrelinee (Dell’Orso, 1994) e Simmetrie, Pref. di<br />

F. Pappalardo La Rosa, (Joker, 2000), entrambi segnalati al Premio Montale sez. Editi, e Custodi ed<br />

invasori (Mimesis-Hebenon, 2005). I volumi citati sono in parte confluiti ne La parola postuma. Antologia e<br />

inediti, pubblicata da Puntoacapo Ed., Novi L., 2011, in quanto opera vincitrice del Premio Fiera dell’Editoria di<br />

Poesia (con pref. di G. Linguaglossa e postfazione di M. Marchisio).<br />

L’ultimo volume in versi è Notizie dal 72° parallelo (Joker Ed., 2015, con pref. di D. Gigli e postfazione di S.<br />

Montalto), Premio Civitella-Pelagatti, con traduzione in alfabeto Braille, e Premio Metropoli di Torino.<br />

Ha all’attivo collaborazioni e/o contributi creativi e critici con numerose riviste e siti di poesia e letteratura<br />

nazionali ed è inserito in varie Antologie critiche sulla poesia contemporanea (tra cui: G. Linguaglossa, La<br />

poesia italiana del tardo Novecento tra conformismi e nuove proposte, 2002, e La nuova poesia modernista<br />

italiana, EdiLet, Roma, 2010; S. Montalto, Tradizione e ricerca nella poesia contemporanea, 2008; L.<br />

Benassi, Rivi strozzati – Poeti italiani negli Anni<br />

Duemila, 2010; G. Lucini, Poeti e poetiche-I, 2012).<br />

Ha partecipato alla traduzione di OEvre poétique di L. S.<br />

Senghor, in Nuit d’Afrique ma nuit noire – Notte d’Africa<br />

mia notte nera, Harmattan Italia, Torino-Paris, 2004, a cura<br />

di A. Emina. Come saggista ha pubblicato Del qui e<br />

dell’altrove nella poesia italiana moderna e contemporanea,<br />

Dell’Orso, 2011, Finalista a Premio Soldati-Pannunzio 2016<br />

e Premio per la saggistica Metropoli di Torino 2016.<br />

Attualmente collabora con i comitati di redazione delle<br />

collane di poesia di Joker Editore. È tra i collaboratori e<br />

sostenitori di Amado mio, foglio letterario torinese fondato<br />

nel 2014 da Marcello Croce e Luca Borrione.


AuRorA MaLeTiK 1<br />

Aurora Maletik vive in Puglia, ha origini croate con influenze iberiche, un mix<br />

di etnie che hanno influenzato lo stile mitteleuropeo.<br />

La grande passione per le arti visive ha portato la Maletik ad affinare il suo<br />

gusto estetico nella foto d’arte in uno stile narrativo e filmico ricercato e in<br />

continua evoluzione.<br />

Predilige il bianco e nero, ma spesso si lascia rapire dalle esplosioni di colore<br />

che rendono le sue opere quasi vive.<br />

Sin dalla tenera età ha cominciato a fotografare soggetti femminili inventando<br />

con loro scenografie e travestimenti, dipingendo per loro con la luce.<br />

La passione per il cinema evocata nei suoi fotogrammi viene filtrata dal suo<br />

mondo onirico, in cui Aurora ama inoltrarsi assecondando il desiderio di fuga dal<br />

quotidiano per essere sempre altrove.<br />

Spesso si ritrova per necessità o diletto a essere lei stessa protagonista delle<br />

sue opere fotografiche e a fare di questa incessante ricerca lo scopo e l’impegno<br />

di tutta una vita consacrata alla bellezza e all’arte.


Esse<br />

Splendenti<br />

sinuose stelle<br />

soavemente stese<br />

su soffici sofà soffusi<br />

soffiano sospiri<br />

sibilando…<br />

Sensuali<br />

saffiche sirene<br />

sussurrano suadenti<br />

supplicanti<br />

spargendo spasmi-sogni<br />

si spalmano<br />

struggendosi sublimi…<br />

Roberto Marzano


Le modelle:<br />

Alessandra Ricciardelli, Anna Marculli,<br />

Stefania Carulli e Rosalia Paternoster


SiLvia CaNoniCO<br />

Silvia Canonico nasce ad Assisi il<br />

10/03/1980, sin dall’età di 4 anni<br />

dimostra il suo senso di repulsione<br />

verso le regole, scappando dall’asilo,<br />

con grande preoccupazione di tutti e<br />

tornando a casa sulle sue gambe. Cresce<br />

un pò selvaggiamente in un paesino<br />

della provincia di Perugia, studia con<br />

molta passione all’istituto d’arte per<br />

poi, arrivata quasi alla fine, mollare<br />

tutto e scappare di casa, da lì vive due<br />

anni per la strada, cantando e suonando<br />

la chitarra per le vie di Bologna<br />

principalmente, spostandosi verso,<br />

Modena, Venezia, Roma etc etc..Torna<br />

a casa all’età di ventun’ anni e deve<br />

riadattarsi alla società ed è proprio in<br />

questo frangente che inizia a scrivere e<br />

proprio in quegli anni che scrive gran<br />

parte del libro “L’onnipotenza della<br />

pulce”. Pubblica su varie riviste<br />

cartacee ed online, quali, “scrittori<br />

precari”, “Fuori le mura”, nelle<br />

antologie di “Perrone lab” partecipa a<br />

vari concorsi e si guadagna un secondo<br />

posto con “Voci dal vortice” e una<br />

pubblicazione su “365 storie cattive”,<br />

con pubblica Arduino nel 2010 “Fuori<br />

barella” un esperimento di scrittura a<br />

quattro mani con l’autore Daniele<br />

Vergni, nel 2016 esce “L'onnipotenza<br />

della pulce” edito da Echos edizioni,<br />

Nel 2017 pubblica la sua prima raccolta<br />

di poesie “Versi di un autunno precario”<br />

con Porto Seguro Editore, sempre nel 2017 pubblica con La Signoria Editore “La musa di me stessa”.<br />

++++++<br />

Io albergo nella mia solita dimora di cartone acido, il freddo tanto punge lo stesso.<br />

Avete dei sogni chiusi in cassetti troppo piccoli o troppo grandi, ma sono arrivati i tarli a divorare i vostri legni<br />

d’ottima qualità e a me, sono rimasti solo pochi spiccioli per parlare ancora, e la gente non si ferma più ad ascoltare le<br />

grida dei pazzi nelle stazioni, ma qualcuno si ostina ancora a provare.<br />

Si vedono volare cappelli per arrivare laddove sembra impossibile e mentre affaticati si spera in una buona mira le<br />

traiettorie prescelte si sono già perse dietro ad altri bersagli.<br />

Il mio sguardo si chiede, dove andare a cadere mentre mi precipitano in testa tutte le stelle di questo stramaledetto cielo<br />

di carta pesta


Dove sono e dove siete?<br />

Tutto assume il contorno deforme di un viaggio a senso unico, le mie canzoni non hanno più apostrofi, le cadenze vuote<br />

hanno lasciato solo voragini mentre qualcuno sbocca litri e litri di sangue dietro gli amati vicoli bui.<br />

Gli scatti della telefonata inesorabili si consumano in metriche senza senso, le voci dei pazzi dicono cose sempre troppo<br />

stupide, o vere, e io che provo a farmi capire mi sono persa dietro a troppe buche sulla strada del ritorno e per quanto<br />

mi sia dannata nel trovare la rima giusta non me ne passa in testa nessuna pronta a baciarsi con la parola "vita".<br />

Da “L’onnipotenza della pulce”<br />

Sono qui, perché non saprei immaginarmi altrove, cercando solo, umana alienazione, magari sotto un portico quando<br />

piove, coprirmi con un foglio di giornale e dormire sul cartone, oppure a tagliarmi qualche vena farmi una pera, o<br />

peggio in una corsia d'ospedale ri-legata ad un letto, sedata come un animale a farmi passare ogni voglia, d'amare, di<br />

farmi male e perfino di fumare ,ho provato in tutti modi a vivere lungo i bordi, senza farmi notare, senza farmi trovare,<br />

ma sempre la mia presenza disturbava, bivacchi, atti osceni in luoghi pubblici, allora ho cercato di confondermi,<br />

d'assomigliarvi e son finita a scivolare sui letti degli altri, mai con la sensualità di donna solo col calore di una gatta<br />

senza presunzione né pretese ho dato il mio amore ma avrei dovuto mutilare ogni istinto, indossare un abito d'apatia<br />

soffocare ogni emozione e reprimere ogni minimo sentimento la premeditazione richiede strategia e io quando piscio,<br />

voglio sentirmi a casa mia, ma quando ti trovi davanti ad un bellissimo sogno, non t'accorgi che è solo nebbia<br />

cerebrale, che vorresti trattenere, l'afferri e stringi forte, così forte che fa male, trapassarsi il palmo con le unghie, fino a<br />

sanguinare, ho provato ad essere normale, ma la vita è strana e io sono solo coerente in questa esistenza che sembra<br />

morte, ma e solo attimo, che si deve cicatrizzare, da cucire e ricucire, tamponare e poi tacere, perché quando un sogno<br />

diventa reale, in verità, scompare<br />

Da “L’onnipotenza della pulce”<br />

Ed ecco l'estate sporca, sudata come un cassonetto maleodorante. L'estate dei vostri amori in riva al mare, degli eterni<br />

tramonti tristi come una sigaretta che si consuma e rimani lì a fissarla mentre muore piano.<br />

Non era questo quel che il sole portava, dopo le notti gelide tra piscio e catrame, eppure ora, questo sole è così spietato<br />

da portarsi via pure i ricordi e i bla bla bla degli esseri umani, non cessa di violentare la mente, che da sola vuol<br />

viaggiare, senza diritto né biglietto.<br />

Sovraesposta a troppo sole, a troppa umanità, preferisco l'ombra di queste quattro mura afone. Il silenzio, la solitudine,<br />

mi parlano dei soliti entusiasmi facili e di dolci morti lente, di luci da spegnere e finestre da chiudere, mentre dalla casa<br />

del vicino le voci dalla tv continuano a blaterare cose stare, resta solo il ronzio sadico di zanzare che friggono, da<br />

ascoltare<br />

Chissà cosa vedono, se vedono o se guardano più semplicemente dall'altra parte, chissà chi parla nei loro sogni, ma<br />

soprattutto, chissà se sono ancora vivi o se forse dovrò scendere le scale per accertarmi che l'idiozia non li abbia<br />

infartuati.<br />

Nessuno sa che era la neve, che era quel treno, quel vialetto ghiacciato il mattino che fece da ponte, al mio progetto<br />

senza tetto. Un letto, quei capelli sul cuscino e tra le dita solo un sogno da ricordare, perché a quel campanello in realtà<br />

non hai mai risposto nessuno, eppure ho fatto carte false per arruolarmi nei costruttori di certezze. Avevo ottime doti<br />

naturali. Dall’alto dissero che è meglio che io chiuda gli occhi mentre sogno. Non so farlo, farò solo silenzio quando<br />

scapperò via lontano per portarli in salvo.<br />

Sogni salvati con nome, coperti da password, sogni segreti, sogni nei miei occhi, sogni nel mio cuore, ma queste sono<br />

solo parole, le mie solite tempeste umorali o soltanto eiaculazioni mentali<br />

Da “L’onnipotenza della pulce”


Sogno<br />

cumuli<br />

d'immondizia<br />

tra ammassi d'incertezza<br />

detriti di paura vissuta<br />

superata<br />

Sogno d'aria deturpata<br />

amputata nella gola<br />

un'apnea<br />

non desiderata<br />

Sogno<br />

lo sporco che riemerge<br />

dal cuore<br />

riluttante<br />

risale<br />

non demorde<br />

sputa la vernice<br />

dalla parete<br />

del torace<br />

sanguina e non muore<br />

Sogno<br />

e m'imbratto<br />

di tutto distrutto<br />

scrosto il sudicio<br />

dall'occhio<br />

distratta<br />

Sogno<br />

e crollo nel letto<br />

aspettando che sia giorno<br />

che sia di nuovo<br />

che sia vero<br />

questo sogno mezzo morto<br />

sempre<br />

troppo sveglio<br />

per dimenticarlo<br />

troppo vivo<br />

per ammazzarlo<br />

Sogno<br />

che non so smettere<br />

di farlo<br />

Da “La musa di me stessa”<br />

- La Signoria Editore -<br />

Troverò il coraggio<br />

lo ruberò<br />

magari<br />

ad un compagno di viaggio<br />

distratto, dal panorama<br />

da una buca<br />

o un inutile logica<br />

L'impalcatura dei miei sogni<br />

la costruirò<br />

come sempre per la strada<br />

arrangiandomi<br />

inventerò qualcosa<br />

Sentirò l'affanno<br />

alla fine del viaggio<br />

ma il mio respiro<br />

sarà gas esilarante<br />

Sarò una sorpresa<br />

stravagante<br />

qualcosa che emoziona<br />

non voi<br />

ne nessun' altro<br />

Sorprenderò me stessa<br />

senza volerlo<br />

Non importa<br />

se il mio viso diventerà rosso<br />

ballerò più che posso<br />

in questo mondo<br />

tutto da improvvisare<br />

saprò come sempre<br />

osare<br />

di fare ancora una brutta figura<br />

senza chiedere nemmeno scusa<br />

E non ho paura<br />

ne dubbi<br />

e nessuna domanda<br />

ho solo una certezza<br />

"Se posso riflettere<br />

saprò brillare<br />

per qualche strana ragione"<br />

Anch'io come milioni di persone<br />

Da “La musa di me stessa”<br />

- La Signoria Editore -<br />

I ricordi<br />

agitati e chiassosi<br />

mi tagliano la strada<br />

sempre e comunque<br />

senza uscita<br />

qui<br />

dove non si impara<br />

dalla vita<br />

quand’è più urgente<br />

viverla<br />

che impararla<br />

mi costringo<br />

a farmela piacere<br />

ma non riesco ad amarla<br />

ed è una tregua tenue<br />

una pace troppo<br />

veloce<br />

per chi come me<br />

ha il cuore debole<br />

ma capace<br />

di debellare ogni tempesta<br />

e restare<br />

aggrappato tra i rami<br />

insieme alle foglie<br />

che stanno per cadere<br />

e in quel goffo roteare<br />

la sua eleganza si fa notare<br />

improvvisando una danza<br />

per non farsi male<br />

quando a terra sa che dovrà cadere<br />

e ignaro lo troverà<br />

dopo averlo calpestato<br />

qualche viandante<br />

che lo leccherà<br />

prima di ripartire per il suo viaggio<br />

che per lui sono solo<br />

una sosta nel suo passaggio<br />

e perché per l’amore vero<br />

ci vuole troppo<br />

-troppo coraggio-<br />

Da “Versi di un autunno precario”<br />

Avevo perso la strada quella notte, il conto delle botte e delle bottiglie vuote, scolate sul precipizio, riflettendo sulle<br />

pozzanghere sangue e infinito, vivevo dell'inconsistenza momentanea della tua lingua, intraducibile, se non in orgasmi<br />

multipli. L'amore cammina sui binari morti d'un treno che parte ad ogni ora ma che non arriva mai. Solo la lontananza<br />

razionalizza il sogno, l'umano distacco dal mondo, l' evasione e la latitanza dell'io, sono materia sconosciuta, resto<br />

ferma ad aspettare, piuttosto che dimenticare, mentre fumo il tuo stesso cielo, mi illudo che nel tuo mondo io possa<br />

esistere davvero. Il silenzio divide l'amore in parti uguali e consacra paranoie, intanto un orgasmo ormai stanco,<br />

s'ammala ancora dello stesso cancro e divora quel che resta, come solo l'amore sa fare, salgo sul primo treno deragliato<br />

per cambiare strada, ma le ferrovie dello stato tranquillizzano e a me cresce il panico, arrivare dove non avrei mai<br />

voluto, scoprire l'anima celata da evitare, innamorarmi delle sue ferite e ricamarci un sogno, Le ferrovie dello stato<br />

raccomandano di non scendere dai treni quando la vettura è ancora in corsa, ma non ti mettono mai in guardia dagli<br />

attentati al cuore. Dicono che la prossima stazione sia migliore, io spero sia solo amore<br />

Da “La musa di me stessa”- La Signoria Editore


DieGo A. ZaNeLLA 1<br />

Raw(NO FILTERS)<br />

-NATURA E CORPO, TRA MAGIA E MISTERO-<br />

Figure ibride, che l’immaginazione umana ha<br />

prodotto sin dalle origini in ogni angolo del<br />

mondo. Incroci, figure mostruose o inquietanti e<br />

misteriose, in cui l’umano ritrova il suo aspetto<br />

animale o luoghi metafisici fuori dal tempo e dallo<br />

spazio. Forse nella speranza di un incrocio con il<br />

diverso, forse a ricordare i tempi in cui nulla era<br />

definito. La figura ibrida ci autorizza a pensare<br />

che, in fondo, le diversità possono convivere, non<br />

solo al di fuori, ma anche dentro. La metamorfosi<br />

come esito finale<br />

(O metafora) delle rotture-fratture che ognuno di<br />

noi è costretto ad affrontare nella vita e il lento<br />

“ricambio di pezzi” che il nostro corpo e la nostra<br />

mente (e cuore) richiedono nel tempo, sino a<br />

risultare altro, o per paradosso,<br />

a svelarne la vera essenza.


Diego A. Zanella nato a Ferrara il 7 settembre 1971<br />

ho una formazione artistica: istituto d'arte a Ferrara, università di<br />

architettura di Venezia IUAV, la fotografia mi accompagna ormai da molti<br />

anni, prima in analogico ed ora in digitale. Ho collaborato per le<br />

immagini fotografiche di alcuni libri di architettura, attualmente la mia<br />

attività principale è quella di interior designer e mosaicista, fotografo<br />

non professionista ma come espressione artistica.<br />

http://www.dgzphoto.net/


LiLA Ria<br />

Maggiolini<br />

“Li vedi sempre<br />

i maggiolini rampicanti sul muro Giuditta?<br />

Ti appaiono ancora<br />

la sera, prima che il sonno ti rapisca?<br />

Io li sento camminarmi<br />

leggeri sulle gambe<br />

salire fino al busto<br />

sul lato<br />

raggiungere le spalle<br />

)sono tantissimi( e<br />

ridiscendere le braccia.<br />

Spalanco gli occhi,<br />

nella penombra<br />

guardo le mani convinta.<br />

E loro<br />

loro non esistono.<br />

Loro non sono mai esistiti.”<br />

Girelle<br />

“Un risveglio scuro nitido<br />

il libro di poesie che luccica<br />

l’amore fatto<br />

l’amore dentro<br />

il primo calduccio del piumone<br />

lasciato di là<br />

e i piedi sul parquet<br />

il marmo, il coccio<br />

la finestra spalancata<br />

Il the verde e zenzero, le girelle<br />

a colazione.<br />

E il cioccolato<br />

che lava via la pioggia<br />

dalle ginocchia”.<br />

(22 ottobre 2017)<br />

Ausgetraumt<br />

(quella sorta di limbo, tra sogno e realtà)<br />

È tutto arancio l’intorno<br />

e ci sono strisce sottili di blu<br />

quei polmoni che sembrano esploderti<br />

come palloncini stracolmi di coriandoli.<br />

La carta dappertutto<br />

le unghie stinte, le caviglie<br />

gli uomini senza un telefono<br />

e le pareti scure, di nuovo. Le pareti.<br />

Mi chiamo Lila Ria (Ilaria Pamio), sono nata a Busto Arsizio (VA) nel 1980 e vivo a Cassano Magnago (VA). Dal 2010 lavoro<br />

per una compagnia aerea.<br />

Nel 2008 sono stata recensita dalla rivista internazionale Storie - All Write – Leconte Editore, numero 62-63.<br />

Nel 2007 il racconto “Luce” è stato pubblicato sulla rivista Prospektiva e nel 2010 il racconto “Nel nome del Padre” sulla rivista<br />

Youthless Fanzine#31.<br />

Nel 2010 alcune mie poesie sono state illustrate da dodici studenti del Biennio di Grafica dell’Accademia di Brera di Milano e<br />

hanno costituito un libro d’artista in esemplare unico.<br />

Vincitrice del Premio Logos Perrone Editore nel 2010, con la poesia “[Visioni da una fotografia#2]”, scritta con lo pseudonimo<br />

Viola Rossi.<br />

Finalista nel 2013 di “Subway Letteratura” poesia under 35, con la poesia “Mais”, mi sono classificata terza al contest letterario<br />

“Una stanza tutta per me” della Leconte Ed. (Roma) e sono stata segnalata tra gli autori del “Premio Rimini Parco Poesia 2015”.


SiMonE PaNSOLiN<br />

Crediamo di essere scaltri<br />

tentando di ingannare<br />

la grammatica del mondo.<br />

Vogliamo sperare che un dio<br />

della mente si distragga<br />

o perda per un attimo il controllo.<br />

Eppure la coscienza ci ricorda<br />

che travestirsi da se stessi<br />

resta un trucco.<br />

Tentai di uccidermi, allora.<br />

Ma l’assassino vince sulla vittima come l’arma<br />

sconfigge l’assassino.<br />

Eccome se è complesso<br />

raccogliere i frantumi<br />

cercarsi nella nebbia.<br />

Mi hanno consigliato di raccoglierli<br />

i frantumi.<br />

Sono stato aiutato, accompagnato.<br />

In un attimo di calma<br />

li abbiamo soppesati<br />

e ho compreso<br />

che una bilancia in equilibrio<br />

non è vuota.<br />

… scalare l’aria come gli alberi<br />

– cosa molto raffinata –<br />

non serve a nulla.<br />

I passi vanno messi sulla terra e le mani<br />

nel letame<br />

che dà la vita<br />

e che assomiglia così tanto a dio.<br />

a mio padre<br />

Quando muore una madre<br />

bisogna parlarne o<br />

non parlarne affatto.<br />

Il fato ha scelto per me<br />

ha sostituito il peso.<br />

Non ho un ricordo di quell’uomo antico.<br />

Ma amo pensare, sognare,<br />

immaginare<br />

il giorno in cui sposasti il vento.<br />

Ieri nel cielo<br />

sono scoppiate le meteore.<br />

Simili a questi pensieri<br />

appiccati nel cranio.<br />

O simili a te, forse?<br />

Chi vuole volare nel vento<br />

rischia davvero di essere<br />

il vento.


“Dopo tutto anche tu”<br />

è una frase già detta.<br />

Ma è l’ennesima colpa inattesa, il sale<br />

incandescente<br />

di una storia antica.<br />

Si giocava, come nelle fiabe.<br />

Io ero il sole, tu il giorno.<br />

Ci siamo accompagnati fino a sera poi<br />

ho portato i miei raggi su altre terre.<br />

Ed è nata la notte.<br />

Divenni come l’acqua<br />

che assomiglia a un fantasma<br />

e non può annegare.<br />

Dovetti credere alla cura<br />

alla menzogna dell’onda<br />

in cui il mare si tende<br />

per sentirsi in salvo.<br />

a N. M.<br />

Insieme<br />

abbiamo osservato la mente<br />

con tutta la profondità degli occhi.<br />

Ho potuto vedermi nello specchio,<br />

conoscere lo specchio stesso.<br />

E di ciò ti ringrazio.<br />

C’è chi nasce peso e<br />

chi nasce bilancia,<br />

in pochi riescono a pesare se stessi.<br />

Poesie tratte da"Transfert, Streetlib 2017"<br />

Simone Pansolin si avvia giovanissimo agli studi musicali, diplomandosi in<br />

chitarra classica (Conservatorio "Paganini" di Genova) e conseguendo il Diploma<br />

Specialistico di II Livello (Conservatorio "Tartini" di Trieste) sotto la guida del M°<br />

F. Zigante, entrambi con il massimo dei voti e la lode. Vincitore di oltre 16 concorsi<br />

nazionali e internazionali - tra cui il 28° Concorso di Chitarra Ansaldi/Servetti di V.<br />

Mondovì - per anni si esibisce come chitarrista classico.<br />

Rivolge successivamente la sua attenzione alla musica antica, approfondendo lo<br />

studio dei liuti sotto la guida del M° M. Lonardi. Si dedica attualmente all'attività<br />

concertistica, sia come solista, sia come esecutore di basso continuo all'interno di<br />

formazioni cameristiche. Le sue collaborazioni più recenti includono l’Ensemble Il<br />

Terzo Suono, I Concerti Spirituali del Gonfalone, l’Ensemble El Melopeo. Suona<br />

regolarmente in duo con il liutista genovese Davide Mocini.<br />

Ha conseguito il Diploma Accademico di Secondo Livello ad indirizzo didattico<br />

presso il Conservatorio "G. Tartini" di Trieste. E' insegnante di chitarra classica<br />

presso le scuole statali a indirizzo musicale.<br />

Alla musica affianca una personale ricerca riguardante la poesia. Ha all’attivo la<br />

pubblicazione di tre raccolte: Miniature (Sciascia Editore, 2009) curata dal professor F. Zangrilli, docente presso la City University of<br />

New York; Canti del Paroliere - o Voci dal Qohelet (Joker Editore, 2011); Transfert (Streetlib, 2017), premio della critica XII Premio<br />

Letterario internazionale "Voci - Città di Abano Terme". La critica dice di lui: «Composizioni troppo belle, di terribile verità, da<br />

mettere i brividi.» (F. Russo, in "Cultura e Prospettive"); «Una voce nuova, fuori dei canoni, una voce che fa riflettere, che accarezza<br />

l’immaginazione, che materializza l’essenza dell’uomo nell’universo.» (M. Carocci, in "Oubliettemagazine"); «sembra di assaporare<br />

piccoli quadri finemente dipinti, con sensazioni visive, uditive e tattili che sono un godimento e una sfida per l’immaginazione.» (C. S.<br />

Gnoffo, in "Il Bandolo"); «Una sensibilità d’animo di prim’ordine. […] Siamo convinti, convintissimi, che di lui sentiremo parlare, e<br />

non poco.» (F. Castellani, in "Poeti nella Società").


BarBaRA GiULiAni<br />

A specchio<br />

credi<br />

che niente sia.<br />

E quando<br />

i tuoi sogni<br />

hanno colmato<br />

il tuo pieno.<br />

Hai solo<br />

dieci dita<br />

per contare<br />

le tue scene.<br />

A ritroso<br />

l'una trova l'altra.<br />

Senza timore di svegliarti<br />

Scena 8-7¾<br />

E' da mangiare. Un cane da mangiare. Comprato da donna medusa per i suoi arrosti di prima mattina. Vive di notte.<br />

Miagola. Non ha pulci, se non per contare i suoi anni da cane da mangiare. E' banchetto di chi elude il sole passandovi<br />

sotto. Ha coda da seguire per trovare. Come pentola di gnomo con monete di cioccolata. Non ha un nome. Per anni con<br />

l'uomo dalle mani piegate. In piazza. Per aggraziarsi i passanti. Per monete di cioccolata. E' cane senza pelo. Nato per<br />

farsi mangiare. A destino chinato mostra. E' stato con tutti. Ha cercato. E' uscito dall'acquario per farsi mangiare. Ha<br />

trovato un calzino da polso vicino ad una macchina con uno specchietto rotto. Ha trovato tre bottoni dorati, pensando<br />

che fossero tre monete di cioccolata. Ha con se uno zaino. Sporco di lucidalabbra alla pesca. Il suo guinzaglio è un filo<br />

di cotone verde acido.<br />

Scena 7½<br />

Un signore cerca fogli bianchi. Non vuole assolutamente le matite. Non le vuole. Solo i fogli. Quelli bianchi. Quelli che<br />

sono nascosti nell'acquario della medusa. Tuffo. Senza voto. A nuotare di paura. Trovi la sedia ancora. E ciliegie sul<br />

fondo a rovistare noccioli di passione. E qualcuno con un frontino verde trova prima di te i fogli. Bianchissimi. Per<br />

pastelli a colore di lucidalabbra alla pesca. Un trenino a fondo per rubare fumo dagli occhi. E riemergi. Senza fogli.<br />

Con solo due ciliegie in mano. Una donna. Con tre bottoni vuole i suoi fogli bianchi. Quelli del signore. Li vuole per<br />

piegare la gamba della signora con la ferita. Ed una chiesa abbandonata circonda l'uomo. E cielo di merli usciti da una<br />

gabbia morente. E sirena d'allarme. Tiene tutti i fogli stretti. Stretti. Fino a non avere fiato. Nemmeno avesse una fascia<br />

nera nei capelli.<br />

Scena 7<br />

Con i capelli biondi a cotone ti stringe la mano. Una medusa in acqua con fiori sulla testa impacchetta ferite da<br />

cucinare dopo cena. Cosparse di zucchero a velo. Caramello di fiori. E sguardo con cuore viola è tentare un felino<br />

arancione. Non ho chiavi per aprire il portone. Suono. Nessuno dentro. Quando. Quando assunte. Il rispetto su di un<br />

foglio scritto a matita. E. Punte. Spezzi punte. Per avere tempo da perdere. A ciondolare un piede. Medusa in acquario.<br />

A bolle. Dove l'olfatto a senso prega gli occhi di chi grida. E. E moto. D'onda a lambire il tuo dire già intavolato. Per


l'occasione centrotavola di fiori. Medusa a strofinarti i pensieri. Ma l'uomo. L'uomo con le mani piegate la prende.<br />

Regalo d'amore per la ragazza in camicia di pizzo. C'è una macchina che aspetta. Qualcuno che non abbia un<br />

lucidalabbra alla pesca dentro un calzino da polso.<br />

Scena 6/9<br />

Tailleur rosso ciliegia. Panciotto. No. E' una donna. Un gilet a tre bottoni dorati. Con su il ritratto della donna con la<br />

ferita sulla gamba. Camicia in pizzo. A tombolo. Con una sapiente mano di donna sulla sedia di paglia davanti all'uscio<br />

di casa. E impenitente un'altra donna giura, sulla tomba del proprio marito morto, di non conoscere la donna dal tailleur<br />

ciliegia. Ma non giura sui tre bottoni. E scarpe a riporto che solo ora s'intravedono. Coperte da un velo di mestizia. Con<br />

accento ingannevole. Di chi non è del luogo, traduce la tua presentazione. C'è un luogo dove il signore ha dimenticato<br />

di lasciare le proprie orme. E la ciliegia. La donna ti offre un dolce grande come la tua ipocrisia. La stessa donna<br />

domani indosserà una giacca rosa per nascondere il suo maglione di filo verde acido. Sta aspettando l'uomo con le mani<br />

piegate. Fotocopia delle sue scarpe oggi senza velo.<br />

Scena 5<br />

Silenzio. La ragazza è timida. Guance d'arancia. Sull'angolo seduta. Fascia nera nei capelli. Bocca a cuore. Ascolta.<br />

Non parla. Non un fiato, un respiro. Un'ocarina spezzata da chi le ha piegato il labbro inferiore. C'è la pioggia a<br />

scroscio. Batte sull'angolo. La sedia ad ancora. Troppo timida. Persino le sue orecchie sono diventate mute. Il dono di<br />

chi ha udito la magia del perdono. Dove immagini una Maddalena<br />

vestita di bianco. Qualcuno intorno a togliere il silenzio. Sente la bambina del lucidalabbra che accenna come una<br />

doccia. Motivo d'aria dove trova posto una cantante di sagra estiva. Diciotto i peperoncini che sono dentro la ciotola.<br />

Sullo scaffale niente arance di timidezza. Un contadino a stadera prova a venderle un chilo di ciliegie. In volo. Sente lo<br />

sbatter dei piedi gonfi. E presagio d'acquario per farvi bolle rumorose.


Scena 4/3<br />

Ha un nome. Che qui, qua non si può dire. Un nome con un inizio, una fine. Nel mentre mani piegate, come organetto<br />

suonato da un bimbo. Bimbo di strada. Con papà. A suonare, infastidendo signore all'altezza delle loro anche. Ma c'è<br />

sempre quell'uomo con le mani piegate. Che se lo incontri al bar ti chiederà un caffè. E tu? E tu glielo offrirai,<br />

pensando con pena. Ciò invece. Che lui. Riesce. Raccoglie i tuoi pensieri mentre paghi i due caffè. A lasciargliene uno<br />

pagato. Per la prossima volta che vorrai far raccogliere i tuoi pensieri. Ricama reti e con tre denti ti sorride. E senza<br />

paura lo chiami, però a farti toccare è come l'uomo con i piedi gonfi con in braccio la bambina morta. C'è una signora<br />

vicino a te. Ha una ferita sulla gamba. Già sai come, com'è. Perché per arrivare lì hai seguito una stella cometa. A volto<br />

dipinto di nero.<br />

Scena -3<br />

In fila. La ferita. Sulla gamba. Una signora. Una signora sulla gamba ha una ferita. Una signora in fila ha una ferita<br />

sulla gamba. Seduta. In fila seduta, mentre a maglia con un filo verde che le esce dalla borsetta. Ti. Ti fa un sorriso e<br />

intende farti notare la sua ferita. Quella. Quella che hai visto farsi da sola. Mentre. Mentre con la bici a spesa è caduta.<br />

Ed ora. Ricordi che non l'hai aiutata. Perché a fretta sei andata a trovare la signora sulla sedia di paglia. Doveva darti<br />

una camicia di pizzo smerlato. Ed invece hai chiuso due merli in gabbia per vederli trottare. Scommesso. Che a morire<br />

a breve. Non avresti aspettato la fila per comprarti il lucidalabbra alla pesca. La signora stringe in mano. Tre bottoni.<br />

Vorresti rubarli per i tuoi merli morenti. Quelli che hai rubato all'uomo dai piedi gonfi. La signora si alza. Senza ferita.<br />

Non sei andata. Non hai visto. Non hai rubato. Hai solo pensato che ti potesse servire un filo di cotone verde acido.<br />

Scena 2<br />

In un parcheggio. Dieci macchine a spingersi per baciare gli specchietti. Rotti. Tutte vuote. Ma. Ma in una. In una<br />

macchina. Una bambina. In piedi sul sedile passeggero. Ha in mano. In una mano. Un lucidalabbra alla pesca. Non ha<br />

la patente. Aspetta qualcuno. Continua. A truccarsi. Una bimba di otto anni. E prepara il suo debutto. Dove il<br />

lucidalabbra le cadrà a terra. Dove. Forse il destino le avrebbe dovuto mettere la patente in mano. Otto gatti intorno. A<br />

guardare la macchina. Dove lei si prepara. Un gatto per ogni suo anno. Il nono. Arriva. Ucciso dagli altri. Non più di<br />

otto. E qualcuno vicino alla portiera accenna, come a doccia. Lucidalabbra a terra. Gatti scomparsi. L'uomo con i piedi<br />

gonfi sogna la sua sirena che uccide la bambina. A lacrima su di uno specchietto rotto.<br />

Scena 1²<br />

C'è un muretto. Da dove il mare inclina il capo. Per mettere a fuoco il sole. C'è un uomo. A piedi gonfi. Con maglia<br />

sudata e la voglia di. Di poter veder il sole senza muretto. A posizione d'anfora e profilo magro cerca. E calzini ai polsi.<br />

Dove sudore di lacrima asciuga il vento. E non cammina. Piedi gonfi volanti. Un'aurora in scena finta, dove le ossa<br />

scricchiolano. Crac. A ramo di gelso una mora bianca cade a terra. A pungere d'ape sulla testa. Le mani spalancano un<br />

nido di passeri creoli. E con i piedi gonfi. In volo. Una sirena punta dall'ape sulla testa. E cambia profilo l'uomo. Quello<br />

grasso a piedi di sandalo trentacinque. E storia. Quando a notte un sogno. Lo stesso. Sempre. L'uomo che a sirena<br />

traveste le sue notti. Senza piedi gonfi. Dove a pinna scende a vedere il sole di fuoco.<br />

Barbara Giuliani, classe 79, pescarese, 40 di scarpe, ama i semafori rossi in pieno traffico, la polvere sullo schermo<br />

del televisore, le sigarette delle 10 di mattina, l’odore dei pennarelli a spirito e la connessione lenta del PC.<br />

La puoi trovare qui:<br />

• Pescara, in qualsiasi giorno dell’anno, tranne dalle 13:00 alle 20:30.<br />

• https://voicilabombe.wordpress.com/?s=giuliani<br />

• http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/narrativa/32590/bergamo-mantova-solo-andata/<br />

• https://noubs.wordpress.com/2015/07/17/la-poesia-del-futuro-sullo-stile-di-barbara-giuliani-note-di-massimopamio/<br />

• https://poetidabruzzo.wordpress.com/tag/barbara-giuliani/<br />

• http://nerinagarofalo.com/2015/08/08/floppy-lenorme-del-futuro-di-barbara-giuliani/<br />

• http://ilmondodiutblog.blogspot.it/p/collaboratori.html<br />

• https://threehundredandsixtyfivedayswithapoet.wordpress.com/<br />

• http://www.prosperoeditore.com/cartacei/cloroformio-detail.html


OGGI NASCI<br />

FaBriZiO BrEGoLi<br />

Così lo udii pregare:<br />

«Oggi nasci.<br />

Ne sei sicuro?<br />

Lasci un placido lago tra le tenebre<br />

al prezzo d’un respiro.<br />

Sottili palpebre<br />

sono la distanza fra te e il sole.<br />

Così - raccontano – un guscio denso, opaco<br />

di greve materia si schiuse nel buio<br />

ringhiò e fuggì uno scoppio di luce.<br />

E accalappiò lo spazio<br />

col guinzaglio del tempo<br />

e furono galassie, stelle, alberi, mare.<br />

E chiamarono quella vastità<br />

inesplorata intoccabile<br />

il nulla.<br />

Da quella pienezza tu giungi<br />

da dove tutto è incompiuto<br />

e galassie, stelle, alberi, mare, uomini<br />

gli uomini<br />

sono il nulla che dovrai esplorare.<br />

Tutto, conoscerai tutto<br />

la sua sterminata nullità.»<br />

Si deterse la fronte, pianse e svanì.<br />

DIARIO DEGLI ESTINTI<br />

DI STAZIONE IN STAZIONE<br />

(Variazioni su temi musicali di David Bowie)<br />

Di stazione in stazione, d’orma in orma<br />

nel pane raffermo dei suoi occhi<br />

eccolo ritorna, esile duca bianco<br />

fronte e labbro valve di vertigine<br />

e le sue braccia tana dell’antilope<br />

è troppo tardi dice per far tardi<br />

Varsavia è un’inquietudine di cani<br />

il santo subito, peccatore sempre<br />

schizzato dall’inchiostro d’una stella<br />

messia d’una catastrofe di veltro<br />

scaglia un’arida manciata di dei<br />

dice è troppo tardi, ancora tardi<br />

questo sferragliare acerbo la sera<br />

è l’amaro boccone d’un arcangelo<br />

il fumo che sbriciola tra le mani<br />

volo franto d’un delirio aspro d’ali<br />

ogni capello è la tonsura mite<br />

d’ogni giorno, la lebbra di domani<br />

tu spezza le ginocchia, genufletti<br />

quest’incantesimo d’umore e sangue<br />

è troppo tardi, ben oltre l’esser tardi<br />

stringi nel pugno la corolla d’ore<br />

nel suo battesimo di sasso e cenere<br />

la notte è un frontespizio d’onice<br />

il sogno è alcova tenera di lacrime<br />

ma circoscrivi l’arco del tuo ciglio<br />

sorreggilo allo stelo d’una piuma.<br />

Salperemo da Smirne perigliosa<br />

sull’onda cupa d’una notte spoglia<br />

solcheremo il letto limaccioso, acque<br />

dove sordide occhieggiano le anguille<br />

tra muta fosforescenza di seppie.<br />

Nelle nostre arche riposa la pietra<br />

scabra di parole estinte, la nebbia<br />

lattiginosa di remoti varchi<br />

vagabondare di lupi famelici<br />

pazienti conifere dei Carpazi.<br />

Ci attende il cuore antico dell’Europa<br />

riversa sul suo fianco di scogliera<br />

rotative insonni, fornaci e ceneri<br />

la ruota che mulina a mezzo il cielo<br />

rombo di telai, cinematografi.<br />

Ci terremo stretti alla nostra assenza<br />

come orma nel sale, piaga riposta<br />

oboi fondi fra rughe e fronte<br />

lettere bianche senza affrancatura.<br />

Noi siamo disciplina della terra<br />

lingue insanguinate di sapienza<br />

il volto che s’appalesa allo specchio<br />

la pagina non scritta in cima al libro.<br />

Siamo pane spezzato sull’aceto<br />

cilicio interminabile ed attesa.<br />

Fabrizio Bregoli, nato nella bassa bresciana, risiede da<br />

vent’anni in Brianza. Laureato con lode in Ingegneria<br />

Elettronica, lavora a Seregno come progettista di sistemi di<br />

telecomunicazione.<br />

Ha pubblicato alcuni percorsi poetici fra cui “Cronache<br />

Provvisorie” (VJ Edizioni, 2015 – Finalista al Premio Caproni) e<br />

“Il senso della neve”<br />

(Puntoacapo, 2016 -<br />

Premio Rodolfo<br />

Valentino e Campagnola<br />

di Bru-gine,<br />

Finalista ai Premi<br />

Gozzano e Caput<br />

Gauri). Ha inoltre<br />

realizzato per i tipi di<br />

Pulcinoelefante la<br />

plaquette “Grandi<br />

poeti” (2012).<br />

Per la poesia inedita<br />

gli sono stati<br />

assegnati, fra gli altri,<br />

i Premi San Domenichino,<br />

Daniela Cairoli, Giovanni Descalzo, Il Giardino di Babuk de<br />

La Recherche, il Premio Dante d’Oro dell’Università Bocconi di<br />

Milano, il Premio della Stampa al Città di Acqui Terme. Sulla sua<br />

poesia hanno scritto Tomaso Kemeny, Giuseppe Conte, Ivan<br />

Fedeli, Mauro Ferrari, Sebastiano Aglieco, Paolo Gera,<br />

Alessandro Ramberti, Gian Piero Stefanoni, Eleonora Rimolo,<br />

Alfredo Rienzi.


DaViDE MaRZaNo


aNgELo PiNi<br />

Com'è estraneo il fruscio del vento,<br />

scuce bene le giunture del secolo<br />

affin chè non sfugga di vista l'umano,<br />

per via dell'umano cui vivo a strappi.<br />

Rammendo quel poco possibile,<br />

sevomotrice di stasi,<br />

immagino fermo il ventennio<br />

senza manoscritto sono perso,<br />

nei segni cuneiformi il vaccino della quiete.<br />

Non volto le spalle al pericolo<br />

di ondate moralistiche,<br />

ho spalle per reggere il peso tagliente delle frasi.<br />

Vita resuscitata per un estremo bisogno<br />

di saltare la piccionaia di forche caudine.<br />

Voce sonnambula incamera i sogni<br />

accentuati e testa incorporea va lontano<br />

Angelo Pini (Camogli, 1949)<br />

Ha pubblicato La Bocca capovolta,<br />

con poesie e illustrazioni,<br />

e Limoni e cachi con poesie e fotografie,<br />

con la prefazione di Giancarlo Majorino.<br />

È stato segnalato dalla rivista Anterem,<br />

pubblicato dalla rivista Poesia e ha partecipato<br />

alla Biennale Filicudi Memoriale Sottsass.


ReNAtO MoReLLi<br />

Zarabandilla<br />

Care figlie, il Lauro appassisce!<br />

La grande chioma del pino si è piegata dolcemente sospirando nel vento: il film accellera come<br />

occhi orizzontali, manichini – robots - quadri di Pollock - lampioni stradali - insegne pubblicitarie<br />

- saette di luce - caldo focolare – mareggiata ottobrina a Zoagli (scogli neri, freddi, sabbia<br />

scomposta di orme, rifiuti bagnati, acqua sporca, gabbiani, suoni che scrosciano).<br />

Ritmici i marosi, voci a tratti, goccioline di nebbia, legna umida fumigante, striature rosse confuse,<br />

legna secca scoppiettante (forse un bicchiere di Cinque Terre?)<br />

ESISTE PIU’ DI UN ELEMENTO SOGGETTIVO NELL’APPARENZA.<br />

Care figlie, il Lauro appassisce!<br />

Caligini notturne, aria ferma, alone sulla luna, magnetismo tellurico. Ricordi di lontane immersioni<br />

(esistono ancora i pomodori di mare?)<br />

Riunioni nel castello della Titti a picco sulle onde; manifestazioni alcooliche ed agoni di perizia<br />

erotica, i tuffi dal pino (tutti nel gozzo a guardare), i gianchetti, il poker: “Sciu’ bacan, pe’pjiagei,<br />

nun rumpe e cujie!” E alua : “Fea co’u beccascin!” Né salvagente né trapezio nella rincorsa sopra<br />

la spuma e intorno FUFI, LICIA, PUPA, LILLI e sempre una PAOLA che ricorre nell’arco della<br />

vita intelligibile, geometrica come l’occhio di un insetto.<br />

D’altronde cos’è un sistema di parti reciprocamente determinate, se non un postulato metafisico<br />

della falsificazione soggettiva?<br />

Dovremmo dunque abbandonare, una volta per tutte, il tentativo di annullamento della<br />

falsificazione soggettiva?<br />

ENTRAMBE LE SPERANZE SAREBBERO FALSE?<br />

Lunghe serate nella canonica a giocare a scopone: ancora guizzi di fuoco, castagne e vin nero.<br />

(Scura, spessa e nodosa la tavola levigata e lucidata dall’uso di mani nocchiute e antiche).<br />

Il flusso basato sull’esperienza più che sul ricordo, afferma la sostanza!<br />

Occupiamo tempi e spazi diversi: la ricordanza tende a trarre spazi nel vuoto del tempo, spazi che<br />

non esistono più (come voi, loro e lui…)<br />

Lunghe canne frustano l’aria: dieci metri di filo sottile ed in cima, la trappola mortale: attimi di<br />

tensione (curva dimensionale) cimino vibrante (il migliore mulinello era il Mitchell a recupero<br />

veloce!)<br />

Non so cosa volesse significare la parola FEDELTA’ quando gli uomini hanno cominciato ad<br />

usarla, ma ora vuol dire che si è fedeli non ad una persona, ma ad un insieme di norme!


Su all’Eremo, il pomeriggio caldo fra le vecchie mura diroccate: ogni tanto un debole refolo…(un<br />

obbligo la fedeltà?)<br />

All’imbrunire l’acqua è piena di tonfi: le rane, i pesci, i pipistrelli che urtano il filo e fanno suonare<br />

il campanellino in cima alla canna e poi la notte e l’acetilene che allontana i grossi topi; sul fiume<br />

l’aria ad agosto è rigidissima.<br />

Al ritorno, con le anguille guizzanti nel canestro di ferro, fuori dal greto è caldo umido, greve.<br />

Poi, alle tre di notte, il laghetto (raggiunto nel buio più spesso e in una nuvola di lazzi e di male<br />

parole) ha una sua nebbia rotonda: al nostro arrivo, con grandi tonfi, fra gracidii e squittii seccati,<br />

tutti quelli che erano sulla riva o sulle foglie o sulle canne, naturale contorno del bacino, si gettano<br />

in acqua. Si montano le canne da pesca, si approntano le lenze (il filo del dieci e del dodici al<br />

massimo), gli ami (dal diciannove al ventiquattro), i leggerissimi galleggianti, le esche…e, con<br />

dolce movimento, si lancia verso il centro del laghetto e si appoggia la canna sulla forca.<br />

AH, NON VORREI FARE ALTRO ! oppure : AH, VORREI NON FARE ALTRO!<br />

Tutto è perché lo si vuole, non perché qualcuno ce lo dice (quella carne cotta sul fuoco di arbusti di<br />

ginepro odoroso fra fette di pane agliato ed oliato!)<br />

La rugiada del mattino, stivali e fango, fango e stivali, nel torrente a raccogliere con la retina di<br />

ferro (sollevando grossi sassi contro corrente) le “scimmiette” da conservare nel contenitore pieno<br />

di muschio umido.<br />

La realtà non è una e coerente, gli spazi sono più e più – infiniti – basta ricordare (perfino gli<br />

odori risalgono alla mente): infatti una qualità costante non è necessariamente un’entità<br />

persistente né preesistente!<br />

Care figlie, il Lauro appassisce!<br />

Lunghi viaggi in cinquecento, notti all’addiaccio Milano-Caserta, l’ombra dello sconforto a<br />

Montelupo (numero di matricola 4700/11186 – odore di aglio giallo, rancido per gli amici del<br />

sistema cristallino).<br />

La grande acacia millenaria è sempre là – in sei non riuscivamo ad abbracciarla - è tuttora, dopo<br />

quarant’anni dalla mia partenza, una curiosità nel giardino della mia solitaria gioventù<br />

bergamasca, a via S.Vigilio 18, con i fantasmi dei ragazzini che servivano ai miei dodici anni per<br />

trascorrere pomeriggi interi a rincorrere un pallone nel campo sterrato dell’Oratorio di Borgo<br />

Canale!<br />

Mi accorgo della dimensione solo ora: riuscirò a non far soffrire tutti?<br />

IRRIDUCIBILE LIMITAZIONE LA FORMA UOMO A TRE DIMENSIONI: occorre proseguire<br />

oltre la materia quale la si conosce – bisogna, come dicevo anni fa, aprire il liquido! Oggi infatti la<br />

realtà è deturpata dall’indifferenza.<br />

OH, RIFULGENTI SOLI DI VERITA’! OH, FRATELLO PAOLO, CHE VISIONARIO ERI!<br />

Curriculum: Scrivo da 50 anni e sono fuori da ogni contesto letterario.


LiDia ALLocCA<br />

La danza della pioggia<br />

A volte penso che d'amore non ho bisogno<br />

che non l'abbraccio la notte in sogno.<br />

Ma nelle notti dalle solitudini più vere<br />

le angosce più nere<br />

quando la Luna è alta e bellissima in cielo<br />

la brezza oltre le persiane diventa gelo<br />

e le farfalle della pioggia si fanno velo<br />

io, proprio io, sento il bisogno di danzare.<br />

Com’esse, danzare nell’aria più scura<br />

lavarmi d’angosce e farmi più pura<br />

per far all’amore con la mia paura.<br />

Dir a ogni diavolo che è per loro il mio amore,<br />

ché la solitudine non richiesta non ha un buon sapore.<br />

Lor sanno, ché la pioggia impregnata è del lor odore<br />

cosicché arrivi a me e si faccia calore.<br />

Ma se in cielo non v’è bellissima la Luna,<br />

la notte diventa la più oscura laguna<br />

e affogando le stelle in acqua stagnante<br />

si perde quel tocco di vita sognante.<br />

Allor se senza vita è la vitale notte<br />

dove persino le nuvole son rotte,<br />

io m’alzo piano piano<br />

e vado su per l’altipiano.<br />

Con una mano tengo la terra, l’altra al cielo s’appoggia<br />

m’alzo piano piano e faccio la danza della pioggia.<br />

Tra strambi e stravaganti movimenti<br />

urla, parole e pensieri dai più lontani accampamenti:<br />

or tutti conoscon i miei più preziosi sentimenti.<br />

A questo punto arrivan le farfalle<br />

si poggian sui piedi, la testa, le spalle<br />

e mentre danzo, mille mi girano intorno e danzano insieme<br />

tagliano l’aria in acrobazie le più estreme<br />

e mentre salgon su mi riempiono tutta di speme.<br />

Nel punto più alto del cielo,<br />

dove il Re e i suoi diavoli lavoran con fervente zelo,<br />

esse vanno a portare i miei sentimenti<br />

così ch’essi si riempian dei più sofferenti sgomenti<br />

e il Re pianga forte, i diavoli si facciano pioggia<br />

cosicché or tutta l’acqua sulle loro ali alloggia.<br />

Scendono veloci come saette<br />

maestose e affascinanti nell’oscurità le lor piroette


e arrivate quasi a me, si fanno di nuovo velo<br />

e con le braccia in su ringrazio e abbraccio il cielo.<br />

Or tutta la notte danzo solinga<br />

in un amor momentaneo che mi rende guardinga.<br />

Non penso, mi godo il sentimento più puro<br />

della natura il più duraturo.<br />

Eppur non mi basta la pioggia nella notte più oscura<br />

le farfalle a lavar la paura<br />

diventar la più pura creatura.<br />

V’è un sentimento più effimero e vero<br />

vitale e mortale come un veleno ed un siero<br />

di quelli che la pioggia ascoltano,<br />

ne senton l’odore e dentro lo iniettano<br />

oppure di quelli al contrario, che son pioggia essi stessi<br />

si fan strada nei più lontani recessi<br />

e son luce e arcobaleno i loro riflessi.<br />

Questo cerco nelle notti di pioggia e paura<br />

un sentimento contrario che inganni la vita e si faccia cura.<br />

Se una notte d'inverno un viaggiatore – 2<br />

Se<br />

una notte d'inverno<br />

un viaggiatore<br />

bussasse alla mia porta<br />

io non aprirei<br />

poiché mi nego d'averne<br />

ed entrerebbe<br />

indisturbato<br />

disturbante<br />

facendomi perdere<br />

la mia casa delle bambole<br />

senzaporta,<br />

senzatetto<br />

per le strade della<br />

realtà.<br />

Quando<br />

una notte<br />

d'Inverno un viaggiatore<br />

fingerà di bussare alla mia porta<br />

si chiederà perché<br />

è un viaggiatore<br />

e si dirà che non c'è<br />

soluzione<br />

ché gliel'ha comandato il suo padrone,<br />

per poi scoprire che può essere<br />

un fiore<br />

un raggio di sole<br />

una foglia che cade<br />

o acqua sciogliendosi<br />

ma sceglierà di diventare<br />

un fiocco rosso di vene<br />

per impacchettare la sua essenza<br />

e regalarsela a natale.<br />

Se<br />

una notte d'un viaggiatore<br />

inverno<br />

scendesse di primavera<br />

e congelasse ogni gemma in cristalli<br />

e trasformasse i petali in coltelli<br />

forse<br />

ma forse<br />

il viaggiatore si sentirebbe a suo agio<br />

sentendo dal cuore<br />

uscire sangue caldo<br />

e la vita scorrere dai polsi<br />

formare diramate vie che non conosce<br />

e non sapere più dove andare<br />

diventando senzatetto com'il primo<br />

per le strade del<br />

dolore.<br />

Gli scheletri delle foglie<br />

Su scheletri di<br />

foglie morte<br />

vedo nascere<br />

campane<br />

d'insetti e foreste<br />

alveari ed elefanti<br />

che suonano il vento<br />

e cantano petali<br />

fumando<br />

nuvole nere<br />

che facciano pioggia<br />

ed essa illimitata<br />

amante occasionale<br />

di pelle<br />

capelli<br />

e terra<br />

si spoglia d'autunno<br />

e inizia a sbocciare.


Spatolate d'onirismo<br />

Questa mattina<br />

mi sono svegliata dalla realtà<br />

che in realtà è sogno<br />

ed è il sogno ad essere realtà.<br />

Questa mattina<br />

sono andata alla finestra<br />

che s'è trasformata<br />

e m'ha scattato una foto<br />

ma quando ho cercato in memoria<br />

io non c'ero.<br />

Questa mattina<br />

ho visto il paesaggio<br />

trasformarsi in dipinto<br />

nei miei occhi<br />

nelle mie mani<br />

tangibile<br />

appetibile<br />

con le sue spessità<br />

e i caleidoscopici colori.<br />

Questa mattina<br />

mi sono addormentata nel sogno<br />

e svegliata nella surrealtà.<br />

Dietro l'incanto<br />

(https://www.youtube.com/watch?v=GyH...)<br />

Un'insana magia<br />

intrappolando le foglie<br />

in bagliori nascosti<br />

un po' smorti<br />

si crea<br />

in quei rari giorni uggiosi<br />

in cui i pirati del cielo<br />

conquistano il Sole<br />

e credendosi padroni<br />

fanno sosta per ore.<br />

Ma quando il cielo<br />

per un attimo<br />

si scambia con il mare<br />

sottosopra si ritrovan<br />

e non sanno cosa fare<br />

e vedon acqua gocciolare d'ogni lato<br />

bagnando tetti e strade<br />

nell'incantevole spettacolo Nostrano.<br />

Distratti<br />

il Padrone li sbeffeggia<br />

dalle sbarre esce fuori la sua testa<br />

Esisteva solo l'eco di Me<br />

e del Pensiero<br />

libero di succhiare<br />

il polline dai mille papaveri<br />

e drogarsi di beltà.<br />

Questa mattina<br />

Sole s'è fatto Luna<br />

e Luna s'è finta Sole<br />

e non c'era calore.<br />

Vedevo danzare gli alberi<br />

sfrenati ballerini<br />

seguire il ritmo del vento<br />

e dei suoi taglienti fischi<br />

come coltelli finti<br />

cucchiai travestiti.<br />

Questa mattina<br />

mi sono svegliata morta<br />

ma mi sono svegliata<br />

anche se non c'ero<br />

e ho trovato tutto<br />

tranne il mio corpo<br />

od il cerebro leso.<br />

Questa mattina<br />

che è ieri o oggi o domani<br />

io dov'ero?<br />

e s'immagina ormai libero<br />

alla sua calorosa festa.<br />

Ma di nuovo attenti<br />

schierandocisi attorno<br />

lo privano di tutto<br />

rubando ciò che vogliono<br />

ed i suoi raggi ormai morenti<br />

carezzano leggeri<br />

il vento, gli alberi e i capelli<br />

i petali e le moribonde orbite<br />

e le gocce d'acqua<br />

che alloggiano morbide<br />

su foglie d'incanto<br />

su alberi che crescono<br />

nello sguardo di chi guarda<br />

davvero.<br />

In un ultimo spiraglio<br />

un suo raggio è una lacrima<br />

che chiede perdono<br />

per non esser forte abbastanza<br />

eppur gioisce<br />

perché sa che nella morte<br />

altri incanti partorisce<br />

che preannunciano il suo sorger<br />

per un'infinità di vite.<br />

Lidia Allocca, 22 anni. Disegno e scrivo sin da bambina, ma ho iniziato<br />

effettivamente a scrivere circa 7 anni fa sulla pagina facebook Sweet Dreams Are<br />

Made Of This (https://www.facebook.com/sweetdreamsaremadeofthispage/). Ho<br />

partecipato a diversi contest, dentro e fuori facebook, al momento collaboro con una<br />

rivista che pubblica i miei racconti e sono iscritta ad alcuni gruppi di scrittura e<br />

sperimentazione. Non prediligo un solo stile, anche se spesso e volentieri cedo alla<br />

poesia e a quello che chiamerei "naturalismo surrealista", ma più che altro tendo<br />

sempre a sperimentare in cerca della forma e della parola perfette.


VaLeRiA BiANChi MiAn<br />

I.<br />

VOLATILI<br />

Ho avuto in dono un olfatto particolarmente attento ai dettagli, un naso capace di distinguere un certo<br />

profumo tra centinaia di odori - dunque colgo adesso quel che sarà "autunno". Mi hanno regalato una mente<br />

abile nella tessitura e, poiché sono figlia delle figlie di Aracne, mi diletto a creare trame come se fosse il caso<br />

- ma è la cosa, la casa e non è il caos. Psiche si prepara, Eros sonnecchia. Lei cicaleggia, naturalmente, ma è<br />

solo per giocare il gioco dell'Olimpo sconsacrato. Ad Arianna hanno detto che lo sposo arriverà al tramonto<br />

per condurla nel mezzo di una notte stellata. Cadranno gli astri, tutti giù per terra, ma il dio anguicrinito e la<br />

filatrice di storie hanno già preso possesso del cuore.<br />

II.<br />

Tracciato bifamiliare. Matrimonio è incrocio di radici, genealogie in talea per nuovi approdi. Ridipingo il<br />

quadro di mio nonno, quello con la casa antica; ne rinfresco le stanze, tenute a lungo chiuse fuori dal mio<br />

affanno.<br />

Il tavolaccio di legno sopra il quale il padre di tua madre preparava le composte e i salumi starebbe bene<br />

dentro la fucina, non trovi? Ce ne staremmo lì a guardare Efesto cuocere castagne mentre fuori piove e i<br />

funghi sono i doni del ricordo.<br />

III.<br />

Incrocio sulla strada una poiana<br />

il falchetto nel bosco tra le felci<br />

del capriolo, le orecchie sono all'erta.<br />

Apre la porta il nume tutelare<br />

nel prato la gazza con la ghiandaia<br />

che "avi" è la prima sillaba alata<br />

composto d'uccelli, senso dei cari.<br />

Il paese tutto odora di latte<br />

al pozzo andavano rei pellegrini.<br />

"Guarda! È una falena d'oro, giunge<br />

a far la traccia di storia futura.<br />

Sembra che l'anima dei nostri morti<br />

segua noi vivi negli avvenimenti.<br />

Valeria BM - luglio e agosto 2017


Valeria Bianchi Mian. Psicologa psicoterapeuta dal 1998, con formazione in “Psicodramma Analitico Individuativo”.<br />

Milanese d’origine, ha scelto Torino come città in cui vivere e coniugare la scrittura, la poesia e il disegno con il mestiere di<br />

psicoterapeuta d’orientamento junghiano. Specializzata in terapia di gruppo, si occupa di supervisioni d’équipe con gli<br />

operatori e di gruppi con le famiglie (caregiver) presso diverse strutture per anziani sul territorio piemontese.<br />

Con alcuni psicologi analisti (membri dell’ARPA Jung) ha avviato un gruppo di studio su tematiche del mondo contemporaneo,<br />

partecipando a tavole rotonde, convegni e congressi con riflessioni e articoli sul tema “maternità contemporanee”. Per Lithos<br />

Edizioni (2016) ha pubblicato “Utero in anima” (Bianchi Mian V., Ceresa S.G., Putti S.).<br />

Conduce laboratori di tecniche espressive multimediali con disegno, pittura, manipolazione della creta e scrittura. Per diversi<br />

anni ha coordinato spettacoli teatrali e gruppi di narrazione e sceneggiatura in strutture per tossicodipendenti e nelle scuole<br />

superiori, ottenendo anche il primo premio sezione scuole superiori al Sottodiciotto Film Festival 2002 (Rabbia allo schermo) e<br />

la partecipazione a convegni nazionali con materiale audiovisivo (documentari con adolescenti e tossicodipendenti).<br />

Redattrice per la rivista indipendente di letteratura e poesia Niedern Gasse - www.niederngasse.it; ha pubblicato articoli di<br />

psicologia (Ananke Edizioni) e poesie (Matisklo Edizioni, Golem Edizioni).<br />

È organizzatrice di Medicamenta – lingua di donna e altre scritture (Associazione Art10100), un progetto che si occupa di<br />

laboratori poetici per donne (rifugiate, anziane) e Reading poetico-narrativi.<br />

Pubblicazioni: Poesie Aeree (Matisklo Edizioni, 2014), Favolesvelte (Golem Edizioni, 2016), Utero in anima (Lithos Edizioni,<br />

2016)<br />

www.psychiatryonline.it<br />

www.niederngasse.it<br />

barlumidicoscienza.blogspot.it<br />

favolesvelte.wordpress.com<br />

poesieaeree.wordpress.com


PaTriZia CaMEDdA<br />

Di notte, sogni mai sognati<br />

Tripudio d’amore mancato<br />

Tripudio d’amore mai amato<br />

SOGNI DI LATTA<br />

IN ASCOSI PERTUGI<br />

DORMONO LIETI


BALLATA<br />

Amata mia stringimi<br />

siderale distanza<br />

in cristalli gocciola<br />

attraversando echi di silenzio<br />

La mano che accarezza<br />

il vuoto di te<br />

s’arresta in fiato dolente<br />

di desideri indomiti<br />

che corrono corrono<br />

e incalza il battito<br />

e scivola e fluttua e sciaborda<br />

nel ritmico flusso<br />

di parole rattrappite<br />

la gola riarsa<br />

S’accende di luce pulsante<br />

la vertigine di troppe notti<br />

e vento e fronde<br />

tra stelle e luna e vette e baratri<br />

Amata mia cullami<br />

ricuci i lembi<br />

di questa storia di carta<br />

nata all’alba<br />

con gli occhi pesti e le ossa già in frantumi<br />

Una danza di libellule intrecciate<br />

filigrana argentea di ali strappate<br />

dai giorni di nebbia e code in tangenziale<br />

Amata mia cantami<br />

lo stupore addormentato tra le ciglia<br />

che ad Est già sorge, lo vedi?<br />

Il sole<br />

La mano che accarezza il vuoto di te<br />

ferma a mezz’aria<br />

ora si posa lieve<br />

SULLA PELLE<br />

Sei rimasto sulla pelle<br />

in gocce di respiro appeso<br />

sei onda in movimento lento e pieno<br />

che s’inarca salendo<br />

mentre ghiaccio e fuoco<br />

incendiano il silenzio<br />

Lento e forte<br />

veloce e fermo<br />

ruvido e lieve<br />

dolce<br />

così dolce<br />

Si adagia la notte<br />

nell’incavo pieno<br />

di arrampicate carezze<br />

rimaste lì, bloccate<br />

appese a baci mai fioriti


Patrizia Camedda, madre di un adolescente, scrivo.<br />

Impiegata per oltre 20 anni ad occuparmi di numeri e<br />

rendiconti ho coltivato la passione per la scrittura<br />

soprattutto di notte. Diplomata in arti applicate riesco a<br />

riconoscere “il bello”.<br />

Laureata in psicologia alla veneranda età di 45 anni (tesi :<br />

http://m.youtube.com/watch?v=V2N9UB0UxfU ) ho<br />

effettuato tirocinio annuale per accedere all’esame di<br />

abilitazione presso una struttura di residenzialità leggera in<br />

psichiatria.<br />

Ho perfezionato la mia preparazione in Psicologia<br />

frequentando un Master di II livello in psicodiagnostica<br />

dell’età evolutiva presso l’Istituto Adler di Torino e un<br />

percorso di formazione su DSA (Disturbi Specifici<br />

dell’Apprendimento) come Tutor dell’Apprendimento.<br />

Attualmente sto frequentando il secondo anno di<br />

specializzazione presso la Scuola Adleriana di Psicoterapia<br />

di Torino.<br />

Iscritta all’Ordine dei giornalisti del Piemonte dal 2007<br />

scrivo (dal 2005) per passione civile, collaborando con un<br />

giornale locale La Nuova Periferia (precedentemente:<br />

L’Inchiesta di Sicilia, Tecnica della scuola).<br />

Dal 2010 collaboro con l’IIS Galileo Ferraris di Settimo con un progetto di giornalismo dedicato a studenti delle fasce deboli (progetto a.s.<br />

2013/2014 www.HYPERLINK "http://www.youtube.com/watch?v=XQWSWQxq4Kw"youtubeHYPERLINK "http://www.youtube.com/watch?<br />

v=XQWSWQxq4Kw".com/watch?v=XQWSWQxq4Kw; www.HYPERLINK "http://www.youtube.com/watch?<br />

v=eM0zxLUOeZs"youtubeHYPERLINK "http://www.youtube.com/watch?v=eM0zxLUOeZs".com/watch?v=eM0zxLUOeZs).<br />

Negli ultimi tre anni ho presentato/moderato eventi pubblici e presentazione di libri e autori (VI edizione Festival delle Ville Venete).<br />

Nell’a.a. 2012/2013 ho partecipato a un tirocinio universitario finanziato da Regione Piemonte e Unione Europea sui Discrimini, con la<br />

realizzazione di uno spettacolo teatrale, Nuovo Alfabeto prossimo futuro, andato in scena alle Officine Corsare di Torino (novembre 2013)<br />

Murazzi student zone (novembre 2013) teatro Vittoria Torino (marzo 2014) e presentato nelle scuole superiori del Piemonte.<br />

Scrivo poesie e partecipo a slam e serate di declamazione. (Murazzi Poetry Slam; Monferrato Poetry slam; II Edizione Giochi Poetici c/o<br />

Cultura e Società; La Revoltosa Poetry Slam; CaleidoScoppio Murazzi). Ho pubblicato a Novembre 2015 la mia prima raccolta Le Ombre<br />

Umide.<br />

Da Aprile 2014 faccio parte del Collettivo Donne del Progetto teatro Spi-Cgil che ha realizzato lo spettacolo Divagazioni sul Potere, Un mondo<br />

possibile, andato in scena al teatro Garybaldi di Settimo To.se il 12/12/2014 e al teatro Astra di Torino il 21/04/2015.<br />

Insieme al poeta Enrico Mario Lazzarin (Ass.culturale Due Fiumi)presso la torre medioevale di Settimo To.se. il 21/03/2015 ho organizzato e<br />

presentato l’evento, gara poetica a eliminazione diretta Buttalo giù dalla Torre, il 20/03/2016 ho organizzato e presentato l'evento Poesie<br />

Aeree Tra Torre e Terra con atterraggio poetico e l'08/04/2017 Dalla Torre al Mondo, poesie di impegno civile su inclusione, diritti. Da<br />

novembre 2014 sono socia volontaria attiva (progettazione, comunicazione, relazioni pubbliche) e membro del Direttivo del Centro<br />

antiviolenza Uscire dal Silenzio di Settimo To.se.<br />

Da febbraio 2016 sono membro del Direttivo dell’Associazione culturale Due Fiumi. Da settembre 2016 socia volontaria attiva del Circolo<br />

Legambiente di Settimo To.se.


ViTtoRiO FiORaVAnti<br />

SUPERFICIE CON NUDO<br />

Ammasso di volti uguali<br />

assenti lineamenti<br />

dietro sguainate spade<br />

sull'orlo della giogaia<br />

come zanne d'avorio<br />

membra d'orgoglio e orgasmo<br />

di linfe e di venti vitali<br />

lenti equilibri sfasati<br />

di strutture rigettate<br />

oltre lo spazio logico<br />

Quindicimila rulli<br />

di celati tamburi<br />

una salve sparata in assolo<br />

e tra fili d'erba tenera<br />

una figura nuda di giovinetta<br />

che s'allontana<br />

leggera come un canto vago<br />

un pigolio di passera<br />

con una mano tesa nel buio<br />

a cercarmi dentro<br />

Poche note smarrite<br />

su linee rastremate<br />

verso un rottame inerte<br />

piastre saldate<br />

con lacrime sfuse di tempo<br />

arrugginite e spente<br />

sperma di cera rappresa<br />

lungo la guancia scarna<br />

un invito all'esecrabile resa<br />

l'escrescenza d'un fungo<br />

Ombre nette allungate<br />

per un sole sbiadito<br />

macchia rosso-malata<br />

che si dilata sull'orizzonte<br />

con un dito grasso di luce<br />

verso un albero fermo<br />

idolo di solitudine<br />

groviglio rinsecchito di preghiere<br />

e di voglie ramificate e spoglie<br />

nei cieli rotti da un urlo<br />

2003 / 339 * 070<br />

DESERTICA DESOLAZIONE<br />

Odo lividi arpeggi<br />

sedotti da fughe stridenti<br />

d'avidi greggi smunti<br />

all'abbandono di precari<br />

aridi alpeggi scivolati<br />

lungo solstizi ardenti<br />

d'insania solare<br />

Intruso nel branco<br />

m'affiora l'incubo di rimorsi<br />

ricostruiti a stralci<br />

d'informazioni e d'allarmi<br />

lungo percorsi di serpi<br />

spersi come aghi d'acciaio<br />

tra gli anfratti distrutti<br />

del mio vasto ghiacciaio<br />

che va dissolvendosi<br />

giù nella valle dannata<br />

sprofondata tra rocce<br />

e dossi nudi come camosci<br />

Aspri sentieri<br />

scendo la gerla vuota<br />

di desideri carpiti invano<br />

ossa delle mie mani<br />

stringono trattenendo a freno<br />

torrenti di rabbiosa vena<br />

che van coprendo d'insulti<br />

scrosci d'acque disperse<br />

fra alberi vilmente arsi<br />

massi frane detriti<br />

e l'informe pietraia<br />

frammista a teschi<br />

Avvinto<br />

all'interstizio aperto<br />

nel fango screpolato<br />

in riva al rasciugato lago<br />

mi sorprende di giallo<br />

un tremulo fiore vinto<br />

da desertica desolazione<br />

2003 / 410 * 044<br />

HO UN CUORE D’ALBERO<br />

uova di passera<br />

in attesa del ventre<br />

tenero di piume leggere<br />

che le riscaldi di vita<br />

Un cuore d'albero<br />

e braccia cariche<br />

di larghe foglie lucenti<br />

nidi nascosti tra i rami<br />

di tortore o di pernici<br />

una serpe in agguato<br />

e un ramarro tra le radici<br />

Nell'orecchio ho un palpito<br />

tremulo d'ali impazienti<br />

che pervade i miei sensi<br />

resi inquieti dai suoni<br />

e i fumi densi della vallata<br />

Resto a guardare<br />

eccitato dal canto suadente<br />

della giovane lavandaia<br />

china sul greto aperto<br />

del torrente che mi scende dentro<br />

come un vortice d'acqua<br />

Qualcosa in me sfugge<br />

come un improvviso stormire<br />

di frasche agitate<br />

da una fuga d'uccelli atterriti<br />

qualcosa che s'alza<br />

sulle punte estreme<br />

dell'immaginazione<br />

e scruta oltre il bosco<br />

per il sentiero che sale lento<br />

intorno alla collina<br />

lungo il profilo fosco dei monti<br />

sfumati ai limiti del cielo<br />

Ho un cuore d'albero<br />

e una voglia crescente<br />

da soddisfare in gola<br />

prima che faccia sera<br />

Nell'aria intanto<br />

vago è il sentore languido<br />

d'un filo fertile di primavera<br />

2003 / 333 * 051<br />

Ho un cuore d'albero<br />

verdi fronde fra le vene<br />

e negli occhi due bianche


ANNALISA<br />

M'ero voluto perdere nel bosco<br />

Me n'andavo pestando l'erba<br />

con dita pronte<br />

in ogni scorza ferita<br />

e orecchi attenti a ogni volo<br />

Le fronde<br />

mi battevano in fronte<br />

con ritmo spronante e a tratti<br />

come un cavallo brado<br />

correvo a braccia larghe nel folto<br />

senza freno e senza respiro<br />

Finché caddi felice e sfinito<br />

e mi lasciai esausto<br />

scivolare chino sullo stagno<br />

per specchiarvici il mio volto acceso<br />

libero da ogni sguardo<br />

estremamente nudo<br />

Fu allora che scorsi la cerva<br />

s'era arrestata fra i tronchi<br />

Rimanemmo a fissarci<br />

immobili senza quasi fiatare<br />

gli occhi negli occhi<br />

ed io ti riconobbi<br />

Annalisa<br />

rividi quel luogo<br />

quegli intensi momenti<br />

trascorsi senza scambiarci<br />

una sola parola<br />

ma soltanto l'ansare<br />

la bocca sulla tua bocca<br />

e riconobbi il tuo sguardo<br />

smarrito e sottomesso<br />

riconobbi me stesso<br />

2003 / 359 * 014<br />

GIRO DI BOA<br />

Hanno occhi umani<br />

i gabbiani che affollano<br />

la boa ancorata in aprile<br />

Neanche si spostano<br />

al fendersi l'onda<br />

sotto l'ossuta prora<br />

della mia vita vissuta<br />

Compio l'ennesimo giro<br />

remando ormai lento<br />

per mantenere quel ritmo<br />

che possa ancora per poco<br />

sostenere il mio polso<br />

Risalgo controcorrente<br />

il canale percorso<br />

sovrapponendo immagini<br />

semisommerse nel fondo<br />

della riva di fronte<br />

I volti cari dei figli<br />

le membra più amate<br />

panorami di terre e di mari<br />

di città e di quartieri<br />

parole e suoni stranieri<br />

il canto della mia gente<br />

La mia solitaria regata<br />

volge al traguardo<br />

linea netta affilata<br />

tracciata da quella sponda<br />

ma non c'è intorno nessuno<br />

ad attendere il mio finale<br />

Forse neppure la morte<br />

un teschio dietro la maschera<br />

bianca di gesso<br />

con una lagrima stanca<br />

Fondamenta deserte<br />

qualche passante sui ponti<br />

turisti in piazza<br />

io solo<br />

Così non potrò mai sapere<br />

l'ordine del mio arrivo<br />

nessuno davanti a me<br />

né dietro la scia di spuma<br />

che sto lasciando da vecchio<br />

sullo specchio increspato<br />

dell'acque della laguna<br />

Morirò sfinito sul remo<br />

contro l'estremo pontile<br />

e solo allora - forse -<br />

s'alzeranno in volo i gabbiani<br />

sull'ormai inutile boa<br />

del tredici aprile<br />

2003 / 361 * 081<br />

IL SAPORE DEL PECCATO<br />

La morte<br />

ha sequenze di danza<br />

un insinuarsi alle spalle<br />

d'un profumo suadente<br />

dissolvenze di gesti studiati<br />

unghie laccate di sangue<br />

e lingua duttile di serpente<br />

Io la seguo con gli occhi<br />

infidi i passi<br />

nell'assoluto silenzio<br />

della mia mente rapita<br />

soffro il ritmato pulsare<br />

delle mie vene<br />

l'ansito dei miei sospiri<br />

le dita tese<br />

Nel greve fumo<br />

del salone affollato<br />

c'è invece assordante<br />

il frastuono d'un piano<br />

in lunghe fughe vertiginose<br />

di vago color tropicale<br />

l'accavallarsi di vinti spazi<br />

spinti oltre l'orlo slabbrato<br />

del mio assurdo presente<br />

Ancora un monito vano<br />

sfoglio pagine di segni avversi<br />

l'immagine grigia d'un cristo<br />

profonde righe di contrizione<br />

larghe strisce di pianto<br />

Ma sento in me<br />

turgido un gonfiarsi d'arterie<br />

lungo membra frementi<br />

ho in gola sàpido<br />

il sapore del peccato<br />

e vado avanti nel baratro<br />

aperto all'offerto amplesso<br />

superando barriere dense<br />

d'intense inibizioni<br />

E lei m'aspetta<br />

la sigaretta accesa<br />

sul seno slacciato<br />

la luce obliqua<br />

scava il suo volto di cera<br />

prostituta in agguato<br />

ha una coscia fasciata<br />

di seta nera<br />

e il ventre liscio<br />

di bianco marmo<br />

Tenera è la morte<br />

affondando nel male<br />

oltre ogni rimorso<br />

per un ultimo<br />

profondo<br />

estremo coito fatale<br />

2005 / 476 * 124


GRAFFITI SUI MURI INTORNO<br />

Geniali fregi<br />

nell'intorno che affrena<br />

il mio oscuro andare<br />

Irti ho negli occhi<br />

aspri graffiti su muri<br />

d'invasi quartieri<br />

riquadri colmi di blu<br />

liquide evase tinte<br />

lungo vie principali<br />

lettere con lo spray<br />

una "B" ed una "Q"<br />

Colgo parole<br />

d'avvisi inquietanti<br />

affissi a pali inerti<br />

fra strappi d'unghie<br />

stralci raschiati<br />

di stinta carta glasé<br />

due sfregi incerti<br />

su grosse labbra rosse<br />

e lei nuda distesa<br />

sull'indifesa bianca parete<br />

del bar all'angolo<br />

Bevo in piedi un caffè<br />

sull'orlo del lavandino<br />

c'è un grido scritto<br />

su un cuore gonfio<br />

uno slogan incompiuto<br />

l'anca d'un corpo sfinito<br />

colore di carne corrotta<br />

strisce sbiadite di gessi<br />

e l'impronta d'un dito<br />

Sulla vetrina<br />

fra i passanti riflessi<br />

scorgo il mio viso teso<br />

mentre alle spalle<br />

così d'improvviso<br />

nette vi scorrono<br />

due ingombre fiancate<br />

d'arcani grafici segni<br />

messaggi d'orrida morte<br />

urla inespresse su un tram<br />

di linea sette<br />

2007 / 526 * 046<br />

POESIA, IL SAPORE DELL’ESISTENZA<br />

Artigli<br />

nelle fessure<br />

della memoria<br />

appigli<br />

sul vuoto schiuso<br />

d'un mio presente<br />

di giorni piatti<br />

Coincidenze<br />

virtuali in rete<br />

treni in transito<br />

su binari morti<br />

quel tuo sorriso<br />

ascoltandomi<br />

muto io dentro<br />

a guardarti la bocca<br />

muoversi a scatti<br />

mentre le dita<br />

vanno cercando a tentoni<br />

tasti e scansioni<br />

per descriverti un verso<br />

Bisogna saperle le cose<br />

prima che stiano estinguendo<br />

colori testure e pensieri<br />

correre davanti al tempo<br />

saltare fossi all'azzardo<br />

con lo stile sfrondato<br />

di rami avulsi<br />

E tu m'ascolti dire<br />

il sapore dell'esistenza<br />

leggi le mie parole<br />

ma hai negli occhi<br />

il commosso tuo mare<br />

sponda violata<br />

dall'onda che vi ritorna<br />

ad infliggere<br />

l'umida sua violenza<br />

Salgo all'incontro<br />

l'unghia mia infissa<br />

nelle vene d'un oggi<br />

ch'era già spento ieri<br />

d'altri esseri umani<br />

e sarà il tuo futuro<br />

domani<br />

2007 / 533 * 102<br />

LA FALCE A ESATTA MISURA D’UOMO<br />

Nel buio cieca di luce<br />

s’allunga la striscia d'asfalto<br />

tra profili d'alberi e colli<br />

e un orizzonte marino<br />

Irte vi scorrono<br />

lucide immagini d’urto<br />

su fronti di vani pensieri<br />

concetti convessi d’arcane idee<br />

in contatto d’agenti esterni<br />

sulle celate mie ciglia<br />

Argini s'ergono<br />

di pietre tonde<br />

lisci sassi scagliati<br />

oltre steccati e alte mura<br />

d’ostili zone proibite<br />

carenati di nero fumo<br />

aironi s’alzano in volo<br />

segnale infausto<br />

sui limiti del vago andare<br />

tacciono voci intorno<br />

E quando il sole<br />

mi rimane assente<br />

lungo i torrioni avvolti<br />

in nebbie fradice e oscure<br />

c’è lei in un saio di seta<br />

ad attendermi al varco<br />

l’arco affilato<br />

la falce a esatta<br />

misura d'uomo<br />

2009 / 622 * 235<br />

SCACCO MATTO<br />

Corpo in dissolvenza<br />

disfatto in sole parole<br />

disegno spento<br />

senza destino alcuno<br />

venire vela nel vento<br />

seminuda parvenza<br />

lungo lo schermo gelido<br />

nell’orrido sfondo<br />

di terso cristallo<br />

Spazio varcato allo stallo<br />

d’ignudo re vinto<br />

e ignara nera regina<br />

spina infissa nel fianco<br />

d’un vile gesto temuto<br />

sul ligneo bordo<br />

della virtuale scacchiera<br />

Falce di morte sei<br />

fante di cuori io sono<br />

le braccia avvinte all’insidia<br />

tesa all’accesa irruenza<br />

del devastante tuo<br />

bianco cavallo<br />

2014 / 724 * 212


LIBERO CON UN GRIDO<br />

Non conta più il tempo<br />

un millennio è un second<br />

oppure niente un sospiro<br />

Gli cresce dentro da sempre<br />

o da ieri soltanto<br />

un serpeggiare di crepe<br />

lungo quattro pareti<br />

stanche ormai di fissarlo<br />

in questa stanza rinchiuso<br />

senza porte e finestre<br />

Avverso è il potere<br />

che gli imprigiona<br />

sogni vasti e speranze<br />

la voglia di uscir fuori e fuggire<br />

correre i campi e le fogne<br />

fino a incontrarlo<br />

l’uomo da sterminare<br />

Germoglio nato da un seme alieno<br />

cresce dalla fessura<br />

scavata nel pavimento<br />

l’albero che aprirà i rami al soffitto<br />

E una notte di grilli<br />

spunterà tra il fogliame<br />

da un varco aperto nel cielo<br />

l’arma della vendetta<br />

nella stretta del pugno<br />

libero con un grido<br />

2016 / 750 * 268<br />

TI AVREI<br />

Archi assurdi infiniti<br />

divisi andiamo<br />

divergenti i percorsi<br />

erbe e licheni tu<br />

sui tuoi piedi ignudi<br />

io fra le braccia ho il mare<br />

la spuma in gola<br />

un orizzonte d’onde<br />

sponde lasciate dietro<br />

senza più alcun rimpianto<br />

Tu sui tuoi monti<br />

fra case e prati<br />

cogliendo fiori e pensieri<br />

amari morsi la sera<br />

d’aspro pane e rimorsi<br />

lacrime spente sul viso<br />

senza un sorriso<br />

una voce<br />

io<br />

tendini tesi<br />

di polsi e stanche caviglie<br />

corro sbandando<br />

la bocca invasa e negli occhi<br />

luci insidiose<br />

venir da lontano in convogli<br />

di voglie e meste memorie<br />

e vani gesti repressi<br />

Eppure se<br />

fosse stato possibile<br />

un solo unico incontro<br />

ti avrei accarezzato il volto<br />

colto l’alito tuo fra le mani<br />

saremmo a lungo<br />

restati inquieti in silenzio<br />

godendo stringersi<br />

di desiderio ogni abbraccio<br />

Ti avrei<br />

2016 / 752 * 264<br />

Il poeta Vittorio Fioravanti<br />

risiede a Caracas, nel Venezuela<br />

da oltre cinquant’anni. Scrive fin<br />

da ragazzo, e ha pubblicato da<br />

sempre i suoi versi su riviste<br />

letterarie e nelle pagine di<br />

antologie poetiche italiane e<br />

straniere, ricevendo innumerevoli<br />

premi e menzioni durante<br />

l’intera sua lunga vita. Nel 2004<br />

la sua composizione poetica<br />

“Non c’era una volta” ha meritato il primo premio assoluto al Concorso Mondiale “Italia Mia”, riservato agli scrittori<br />

italiani residenti all’Estero. Come esponente di riguardo della nostra collettività nel 2013 la Federazione delle<br />

Associazioni Italo-Venezuelane ha organizzato in suo onore il tradizionale Festival della Cultura. Due anni fa queste sue<br />

cinque liriche - “Razza mediterranea”, “Andarsene via”, “Me n’andrò”, “Un uomo solo” e “Silvia” - sono state pubblicate<br />

a Nuova York nell’imponente Antologia Italo-Americana “POETS OF THE ITALIAN DIASPORA”.


ANgELa PanNo<br />

COS'È UN SOGNO?<br />

Cos'è un sogno?<br />

È una soffice nuvola bianca:<br />

immergiti, rotolati nel tuo sogno.<br />

Mentre si avvicina, ascolta un vento<br />

dolcissimo che ti accarezza,<br />

come una brezza marina.<br />

Sogno, ti assaporo, ti penso.<br />

Dicono che siamo fatti della stessa materia.<br />

Vienimi incontro e diventiamo una<br />

cosa sola, una sola materia.<br />

Esaudiscimi, fammi sognare e<br />

farai di me una persona felice.<br />

Angela Panno nasce nel 1963 a Taranto. Sesta di sette figli, Angela vive un'infanzia tra mare e Arsenale,<br />

dove lavora suo padre. Diplomata in ragioneria, ha cominciato a scrivere intorno ai 50 anni. Ha ricevuto<br />

alcuni riconoscimenti nei concorsi a tema diversabilità e universo femminile. Ogni tanto, le piace scrivere<br />

qualcosa di nuovo.


AnNaRiTa FaGGiONi<br />

Un diamante in metallo grezzo<br />

Trascendente bellezza<br />

di sguardi rubati:<br />

è un passato che<br />

un diamante in metallo grezzo<br />

diventa<br />

ai tuoi occhi<br />

non ancora incrociati.<br />

Una storia infinita stillata in gocce<br />

tra gli ostacoli e le più affusolate rocce<br />

intrise di dolori e di gioie;<br />

intensa e avvolgente come carezza d'inverno.<br />

Non è forse il sogno d'ispirazione<br />

a elevare l'anima e farne<br />

un tutt'uno con l'Eterno?<br />

Annarita Faggioni (Taranto, 19 Ottobre 1990) è autrice, book blogger e copywriter. Laureata con 110 e lode in Lettere e Cultura<br />

del Territorio a Taranto (sede distaccata di Bari), è stata giudice letterario in diversi concorsi. Ha pubblicato tre libri tra poesie,<br />

racconti e romanzi. Di prossima uscita la seconda edizione de “L'Ombra di Lyamnay”. Da sette anni Annarita è online con il Web<br />

Journal Il Piacere di Scrivere, collaborando con realtà editoriali e aziende.


SaNdrA De FELiCE<br />

MAGIA DI UN SOGNO CHE SVANISCE<br />

Armonie di luci e di colori,<br />

tenero è l'abbraccio nei miei occhi trasognanti,<br />

nel riflesso i ricordi appaiono fugaci<br />

appena appaiono più veri....<br />

Abbagliata resto<br />

mentre si accavallano le ombre<br />

nei tornanti della mente<br />

e in silenzio giocano le voci,<br />

in un sussulto vibrano emozioni...<br />

Tocca il cuore ogni ricordo,<br />

ogni parola solca un suo mistero,<br />

è la magia di un sogno che svanisce<br />

e dai colori dell'arcobaleno traspare l'illusione.S.<br />

NINNA NANNA<br />

Palpiti leggeri nella quiete della notte,<br />

una ninna nanna si ode in lontananza...<br />

Rapido il battito del cuore desta l'anima<br />

e nel sogno mi avvince un'emozione,<br />

nel sogno arriva lieve l'eco di una ninna nanna...<br />

Nell'avvolgente solitudine stellare<br />

scivolo in un fragile dolore<br />

e assaporo nella veglia<br />

i profumi del passato<br />

ricordi un po' velati...<br />

Ninna nanna...ninna nanna...<br />

e' dolcezza sulla pelle,<br />

la percepisco<br />

gentile come una carezza<br />

e argentate perle rigano le ciglia ele mie gote...<br />

Ecco, appena spunta l'alba<br />

e il cielo è tinto lieve...<br />

ninna nanna suadente<br />

di infinito e di mistero,<br />

sulle labbra melodia<br />

e un ritornello un pò sfumato...<br />

ninna nanna...ninna nanna....S.<br />

ANIMA STREGATA<br />

Volano le stelle<br />

via dagli occhi tuoi,<br />

non risplenderanno mai più<br />

di sole per me<br />

e mai più avrai<br />

i misteri della luna da offrirmi...<br />

Appena mi appare sfocato il tuo volto,<br />

il tuo volto è nell'ombra,<br />

nell'ombra che coglie<br />

d'improvviso la mia anima,<br />

anima stregata<br />

da melodie e profumi lontani,<br />

anima stregata dal sapore di te,<br />

anima stregata dal tuo nome. S.<br />

LA NOTTE<br />

La notte mi avvolge,<br />

mi ammalia con i suoi segreti<br />

con la sua magia...<br />

Il suo profumo intenso<br />

ha il profumo della tua pelle,<br />

i suoi rumori ovattati<br />

sono i battiti del tuo cuore...<br />

La notte mi strazia,<br />

la notte mi sfinisce<br />

mi abbraccia con tenere llusioni,<br />

mi colma di divampante passione,<br />

la notte mi protegge con il suo silenzio...<br />

Nello splendore della luna<br />

la notte sconvolge le emozioni<br />

deforma la realta'<br />

riflette le immagini...<br />

La notte ti cerco. Non ci sei.<br />

La notte piango.<br />

La notte l'idea di te mi fa impazzire.


SOGNO<br />

Ho percorso viali di sogni<br />

con luci e sinfonie nell'anima,<br />

rapita da profonda emozione<br />

nell'ombra della notte solitaria<br />

il tuo volto pallido ho sognato...<br />

Riflessa nello specchio<br />

dei tuoi occhi assenti<br />

raccolgo i frammenti dei miei versi all'alba....S.<br />

INFINE<br />

Respiro...<br />

Profondo il sapore del mare<br />

penetra il mio essere...<br />

Respiro...<br />

mi aggrappo all'istinto,<br />

spezzo il silenzio<br />

e graffio la mia solitudine...esisto...<br />

Impercettibili nell'infinito<br />

aleggiano misteri,<br />

lungo la riva seguo indefinibili tracce<br />

di ricordi<br />

e lieve mi accarezza il vento...<br />

Sorrido...esisto<br />

e infine la vita ritorna. S.<br />

Sandra De Felice è nata a Scafa (Pe).Vive e lavora a Pescara.<br />

La sua opera prima il libro di poesie d’amore “Frammenti di luna”è stato pubblicato nel<br />

1998 dalla Casa Editrice "TRACCE" di Pescara.<br />

La sua opera seconda il libro di poesie “Trasparenze” è stato pubblicato nel 2011 dalla<br />

casa Editrice Aletti.Con la stessa pubblica poesie in numerose Antologie.<br />

La piu' prestigiosa è L'ENCICLOPEDIA dei Poeti Italiani anno 2009 che .raccoglie tre<br />

Poesie di Sandra. Nel 2014 ha partecipato all’ Antologia “ Vortice” con un componimento<br />

di poesie intitolato Il Mare, gli amanti e il poeta”Per la “Casa Editrice “ Pagine” ha<br />

partecipato alla realizzazione della Collana Riflessi 2014 con una Raccolta di poesie dal<br />

titolo ” Bagliori Autunnali”.La sua Terza Opera di Poesie dal titolo "DIPINTI POETICI" è<br />

stato pubblicato a Marzo 2016 dalla Casa Editrice ERMES Servizi Editoriali Integrali S.R.L.


EnriCo MaRiO LAzZARiN<br />

Questa notte ho sognato che erano partiti tutte/I per il mare quale non ricordo e faceva caldo molto caldo qui<br />

nella pianura conca che è Settimo Torinese e allora ho acceso un vecchio mangiadischi è cantava Enzo<br />

Jannacci VENGO ANCHE IO? NO TU NO!! poi mi sono detto qui ci vuole qualcosa di fresco da bere mi<br />

sono preparato una limonata ghiacciata proprio buona e affacciatomi alla finestra di casa ; sotto proprio sotto<br />

la finestra vi era il mare tanto che mi sono messo comodo e mi ci sono tuffato poi ho nuotato a lungo ma non<br />

mi stancavo mai finchè non vedevo più la terra e la casa e continuavo a nuotare e il mare sapeva di limonata<br />

poi ti ho incrociata eri su un tre alberi a vela che sorridevi e mi chiamavi con il nome che usano in pochi ho<br />

aperto gli occhi le 9,12 e mi son detto BUONA DOMENICA con il sapore dolce del sogno in testa!<br />

N 186.<br />

COSI'E':<br />

SENTO I gabbiani nel buio della stanza .E' come fosse entrato un sottile filo di luce, questa notte la luna piena ha<br />

cantato per il gabbiano innamorato di una cabina telefonica dismessa la settimana scorsa: l'innamorato,<br />

L'innamorato;<br />

Poi se ne e' andato sopra il tetto di una vecchia cinquecento bianca a guardare il mare e la luna piena che sorrideva.<br />

N185.<br />

COSI'E':<br />

E penso a LAIKA mandata nello spazio Sessanta anni fa dai russi, chissa' in quale stella sei arrivata se hai trovato<br />

un buon osso una calda cuccia.<br />

SENZA AVER PAURA DELLO spazio dei colori nuovi della solitudine un giorno tornerai .<br />

N 172.<br />

COSI'E':<br />

IL CUORE DELLA NOTTE respira con polmoni bambini<br />

Porta con se promesse di marinai troppo lontani con vele gonfie di lingue mai pronunciate<br />

la voce non ha bisogno di parole<br />

Nel cuore della notte senza nome<br />

N180.<br />

COSI'E':<br />

NOTTE di fine settimana trovo una parola rilancio una virgola ma un punto mi<br />

placca sulla mia giacca,<br />

Accorgendomi di parole<br />

senza amore<br />

con amore<br />

Traccio linee dentro trapezi sorridenti.<br />

N 177.<br />

COSI'E':<br />

LA LUCE arriva piano;<br />

la sua lentezza e'fretta per il geko ritardatario con la sua lingua crede di fermare la notte<br />

come fosse un falena da mangiare .<br />

ORA la luce colora l'occhio della luna e la coda del geko rincorre la notte.


N175.<br />

COSI'E':<br />

SFUMATE NUVOLE NOTTURNE respirano piano soffiano sul mare sogni di Gabbiani innamorati .<br />

Nelle reti dei pescatori hanno visto un cantante ,un poeta, un capitano senza la pipa, una ragioniera esodata<br />

chiedere di essere liberati il sabato mattina ;<br />

Per andare a fare la spesa .<br />

N 182.<br />

COSI'E':<br />

E LE PAROLE al tramonto salpano per desideri muti per ancore volanti per I tuoi sorrisi imbarazzanti per le<br />

ombre dei giorni mai nati per dimenticanze assordanti<br />

Per mari vanno come baRchette di carta vanno.<br />

N187.<br />

COSI'E':<br />

PARTENZA con la PIOGGIA Lascio il mare che l'AUTUNNO si fa cullare da passi mattutini senza parola<br />

adagio pensieri da goccia a goccia da viaggio di ritorno in ritrovate assenze.<br />

Enrico Mario Lazzarin nasce a<br />

Torino il 22-9-1958<br />

Si interessa di poesia da sempre.<br />

Dal 2016 presiede l’Associazione<br />

Culturale Due Fiumi<br />

Poesie e brevi racconti di E M<br />

Lazzarin su:<br />

www.meteodiario.blogspot.com<br />

www.meteosettimo.blogspot.com


EnRiCa GuGLiOTtA<br />

I pensieri neri<br />

In questa notte nera<br />

Non mi fan dormire<br />

Ascolto il tuo respiro<br />

Che è<br />

La più dolce<br />

Delle sinfonie d ' amore<br />

La notte è troppo<br />

lunga<br />

E silente .....<br />

Il mio angelo<br />

Veglia su di noi<br />

Mi sussurra<br />

All' orecchio<br />

Chiudi gli occhi<br />

Riposa le stanche membra<br />

E sogna<br />

Un mondo senza odio<br />

Ma i pensieri<br />

Si intrecciano<br />

Nella mente<br />

Come stringhe<br />

Annodate difficile<br />

Da sciogliere<br />

Una musica mistica e<br />

Lontana mi culla<br />

E forse m'addormenterò<br />

E sognerò .....<br />

Un mondo bambino<br />

Vola figlio mio<br />

Su cieli tersi<br />

Su mari calmi .....<br />

Io sarò la tua guida !<br />

Per l ' eternità .....<br />

Anche quando<br />

La vita ci separerà .....<br />

Io sarò sempre al tuo fianco<br />

Mai ti abbandonerò<br />

Sarò il tuo angelo<br />

La tua roccia<br />

Il tuo appiglio<br />

La tua forza<br />

E te vola<br />

Vola verso<br />

Il tuo futuro<br />

Ci saranno tempeste<br />

Periodi bui ....<br />

Questa è la vita !<br />

Te cammina sempre avanti<br />

Bambino mio !<br />

Ti vorrei proteggere<br />

Dai mostri ....<br />

Ma la vita<br />

È come un ' autostrada<br />

A volte scorrevole<br />

A volte impervia .....<br />

Ma io ci sarò sempre ....<br />

Figlio mio<br />

Stai crescendo<br />

Troppo in fretta<br />

Il tempo vola ....<br />

Sembra ieri<br />

Che ti aspettavo<br />

E accarezzavo<br />

Il mio pancione !<br />

Presto avrai<br />

Dieci anni !<br />

Ed io quaranta !<br />

Il tempo fugge<br />

Ma resterai per sempre<br />

Il mio dolce bambino<br />

Il mio piccolo Lorenzino<br />

Grazie a te sono rinata<br />

Vola<br />

Vola verso il tuo futuro<br />

Vai sempre avanti<br />

Io ci sarò sempre<br />

Figlio mio !<br />

(A mio figlio Lorenzo)<br />

Sguardo da duro<br />

Ma cuore tenero<br />

Vorrei essere forte<br />

Come un leone<br />

Ma sono un<br />

Dolce gattino impaurito<br />

Sono semplicemente io<br />

Un poeta<br />

Sono nata a Genova il 7 Maggio 1977. A 12 anni ho iniziato a scrivere poesie.<br />

Nel 2002 sono entrata in semi-finale al Festival internazionale di poesia La città<br />

dei poeti. Nel 2002 hanno pubblicato la poesia la città nell'antologia del festival<br />

la città dei poeti. Nel 2007 ho pubblicato la mia prima raccolta di poesie dal titolo:<br />

Diario dei pensieri notturni. A seguire: Il risveglio, La rinascita, Gocce di poesia,<br />

Emozioni, Sogni ad occhi aperti, Scatti e versi, Poemys, La mia seconda vita.<br />

In preparazione: 40 anni in versi. Biografie : Breve vita romanzata di Eugenio<br />

Montale, Breve vita romanzata di Alda Merini, Le poetesse liguri. 15 antologie<br />

poetiche, Ebook vari, eventi poetici, un calendario un cd musicale, video su<br />

YouTube.<br />

https://www.facebook.com/search/str/enrica+enry+gugliotta/keywords_top


BeATRiCe OrSiNi<br />

I bambini piangono nei loro letti, hanno gole infinite<br />

pronte a mangiare i lupi delle favole (se si avvicinano troppo)<br />

e le loro stesse madri. Le case hanno interiora color pastello,<br />

budella di nylon, corridoi come tubature su cui crocifiggere<br />

intere storie di famiglia.<br />

Conviene chiudere gli occhi: prima il destro, poi il miope.<br />

Interno neve. Esterno poesia. Non so se basterà a salvarmi<br />

fare un pupazzo con foglie d’autunno.<br />

IL LANCIATORE DI SCARPE<br />

Ho deciso che il lanciatore di scarpe è un uomo. Non donna, non ragazzo, non bambino. Un uomo. Non<br />

so dire perché. Così lo immagino mentre esce in strada, portandosi da casa un paio di vecchie scarpe,<br />

unite per le stringhe. Non deve essere semplice trovare il momento giusto, quasi sicuramente deve<br />

essere di notte: al buio dei lampioni, prendere la mira, lanciare le scarpe sui cavi della corrente, farle<br />

penzolare, fino a restare in perfetto equilibrio. Quanti tiri gli occorreranno prima di riuscire nell'impresa?<br />

O forse è diverso il sistema utilizzato? Oggi ne ho trovate un altro paio sopra la mia testa e ho pensato<br />

"è passato anche di qui". Non so nulla di lui eppure mi appare familiare e gli sono grata per ciò che fa.<br />

C'è chi le scarpe rotte le butta in discarica, lui le usa come sculture appese. Oggetti bellissimi - a tratti<br />

malinconici, a tratti ironici - nel loro delirio urbano. "Un giorno o l'altro accosto l'auto per fotografarle", mi<br />

ripeto ogni volta che le vedo. E intanto spero che ne spuntino di nuove. E che abbia un figlio, cui<br />

tramandare la sua arte.


GiuLiO MuRRU


izAbeLLa TeRESa KoStKa<br />

Quattro poesie ispirate alle opere fotografiche di Sabine Pigalle, la celebre artista visiva francese nata nel 1963.<br />

STABAT MATER (Agathe)<br />

IO, FEMMINA (donna con le mele)<br />

Scarno il ventre<br />

all'arrivo della nona luna,<br />

impregnato di vita,<br />

pregno di dolore,<br />

il suo candore<br />

adorno con sangue,<br />

con linfa eterna della Madre Terra.<br />

Maledetta<br />

dai giorni dell'Eden,<br />

protesa<br />

sull'altare della religione,<br />

letale<br />

come sguardo di potente Medusa,<br />

fatale<br />

come regno di Persefona.<br />

Oh, strana creatura,<br />

feto viscerale,<br />

l'immagine di dio<br />

e la dannazione,<br />

nutrirò le tue membra<br />

nate dal peccato<br />

saziando devota<br />

la fame primordiale.<br />

Posseduta<br />

nei tempi di lussuria,<br />

usata<br />

come oggetto del piacere,<br />

svestita<br />

negli approcci privi di vergogna,<br />

squarciata<br />

dai morsi del sacro orgasmo.<br />

Fermate gli orologi<br />

ladri del tempo!<br />

Io, Eva,<br />

donna,<br />

Possa io sanguinare<br />

al ritmo delle maree.<br />

femmina venerata,<br />

un brivido eterno sulla tua pelle.


EROS (ragazzo con le frecce)<br />

SIRENA (Erasme)<br />

Eppur t'amai,<br />

nel primo calore,<br />

nei meandri della ragione<br />

ho sepolto l'orgoglio,<br />

Naviga tra le mie paludi<br />

morbide e ombrose,<br />

nel silenzio dei sensi<br />

non servono vele.<br />

denudato, appeso<br />

al filo delle Moire.<br />

Sarò il faro del tuo traguardo,<br />

l'Isola Fatale del non ritorno,<br />

Spoglio t'amai,<br />

senza rancore,<br />

l'antro profondo di ogni follia<br />

annegata nelle acque delle mie maree.<br />

travestito da schiavo<br />

del sesso padrone,<br />

dissanguato pupazzo,<br />

del desio vezzo.<br />

Che dannazione la mia carne,<br />

t'incanta di notte come Sirena,<br />

stravolge la mente e ogni ragione<br />

lasciandoti esausto,<br />

Mi strappai il cuore,<br />

un naufrago sul bianco ventre.<br />

della tua freddezza l'unico testimone.<br />

Muori,<br />

sprofondano nei miei abissi accoglienti.<br />

(Poesie tratte dal libro "Gli espulsi dall'Eden" capitolo "Urbi et Orbi" CTL 2016)<br />

KOSTKA IZABELLA TERESA nata in Polonia, dall'anno 2001<br />

residente a Milano. È laureata in pianoforte, è scrittrice e poetessa,<br />

docente di pianoforte, giornalista freelance, traduttrice,<br />

organizzatrice e presentatrice di eventi culturali. Ideatrice e<br />

coordinatrice del programma "Verseggiando sotto gli astri di.. ",<br />

ideatrice e co - fondatrice del Gruppo per la diffusione della cultura<br />

e dell'arte "Valchiria", capo - redattrice del blog culturale "VERSO -<br />

Spazio letterario indipendente”. Ha ottenuto numerosi premi e<br />

riconoscimenti nazionali e internazionali. Ha pubblicato nove libri<br />

di poesie, le sue opere sono presenti su molte prestigiose antologie<br />

tra cui "Novecento non più. Verso il Realismo Terminale" con<br />

lettera di Guido Oldani. Impegnata nel sociale.


AdeLE FeRRaRi<br />

FUORI POSTO<br />

Mi sento davvero<br />

Così fuori posto qui<br />

Con il desiderio irrefrenabile<br />

Di poter spiccare il volo<br />

Dunque può essere vero<br />

Noi prima del peccato<br />

Avevamo tutti grandi ali …?<br />

IL FONDATORE PERFETTO<br />

Il Fondatore Perfetto<br />

Ha ottenuto risultati brillanti<br />

E non si scompone<br />

Mentre celebra le fasi<br />

Dell’estensione del creato<br />

Con la semplice naturalezza<br />

Di una storia già scritta<br />

Con inchiostro indelebile<br />

Non è così facile per noi<br />

Che ci rimbocchiamo le maniche<br />

Nella fatica nella delusione<br />

In balìa dell’onda e<br />

Per sortire dal limo<br />

Ci arrovelliamo<br />

E assumiamo decisioni<br />

Da far tremare i polsi.<br />

Il PENSIERO e lo SPAZIO<br />

Lo spazio del mio pensiero è<br />

Incontenibile<br />

Si spande leggero al di sopra dell’etere<br />

Colomba di luce<br />

Aria e luce che accomuna tutte le anime<br />

Anima impalpabile<br />

Parvenza inesistente all’occhio umano<br />

Non al sentire<br />

Anima candida, inafferrabile<br />

Neanche una nuvola che varia<br />

sa la tua forma<br />

Fatta di niente<br />

Eppure soffio vitale,<br />

soprannaturale<br />

Che rende l’umano<br />

Divino e universale<br />

IO COME FOGLIA<br />

La mia linfa di essere foglia<br />

Scorre nei solchi che portano<br />

al cuore<br />

E alle remote vie<br />

dove conclude<br />

La limitazione<br />

Impercettibili palpiti nell’aure<br />

Incandescente scintilla<br />

Fiamma protesa al cielo<br />

Ramificata alla terra<br />

Nutrita d’acqua e di luce<br />

Il mio definito esistere<br />

Quando dalla scorza dura<br />

del seme<br />

Un tenero germoglio dischiude<br />

Il suo frutto alla vita<br />

Che instancabile cerca<br />

Costantemente il Sole<br />

SFERE DANZANTI E LUCI INFRAROSSE<br />

Miriadi di luci e ombre<br />

S’intrufolano nella stanza<br />

Dislocano come<br />

Sfere danzanti e luci infrarosse<br />

Convocate da suoni celesti<br />

Da contatti specifici<br />

Eseguono volteggi e armonie<br />

Di suoni<br />

Che si librano nell’auree incantate<br />

Di queste mura<br />

Scandiscono accordi di matrici<br />

D’arcobaleno<br />

Sono note d’un pentagramma<br />

Segnalati sulla parete<br />

Come compilati<br />

Su un telo bianco teso nella stanza<br />

Formano una cartina geografica<br />

Una traccia precisa<br />

Per le mete da raggiungere<br />

Per trovare il tesoro.


FRaNcEscO GaLLiNA<br />

La giostrina dei pianeti<br />

Dedico questo breve racconto a mia figlia Désirée e a tutte quelle belle cose che avrà la possibilità di<br />

scoprire durante i migliori anni della sua vita.<br />

Apro gli occhi dopo innumerevoli faticosi tentativi per sforzarmi di tenerli aperti, e mi accorgo di non essere<br />

più nel letto di casa mia, ma da qualche altra parte, forse in un altro mondo, o addirittura in un altro<br />

universo. Mi sforzo di pensare, osservando al di là di quelli che potrebbero essere i confini dello spazio<br />

antistante; ma è uno sforzo inutile, il mio, perché sono troppo spaventato, anche solo per permettermi di<br />

fare affidamento al mio personale sistema di orientamento. Sono sbalordito, intimorito, ammutolito e<br />

incuriosito, da ciò che meravigliosamente ho di fronte. Vedo ruotare, sospesi nel vuoto, immensi globi dai<br />

mille colori e anche più, movimentati da un prestabilito imperterrito cammino. Il loro passaggio non può<br />

rimanere inosservato, poiché mille arcobaleni si stanno avvicendando in un cielo cremisi, a indicare che<br />

qualcosa di immensamente maestoso è appena trascorso. Tutti i globi hanno in comune il più bello di tutti i<br />

colori, quello che soltanto a osservarlo, è in grado di farti sentire a tuo agio.<br />

Dove ora mi trovo, non ci sono odori e neanche rumori, ma soltanto un solitario candido spazio dove è<br />

possibile lasciarsi andare, senza per questo sentirsi perduti.<br />

La sto sentendo soltanto ora, quella fiducia che solitamente in altri posti non si trova, a causa del<br />

discontinuo rispetto che l'uomo ha nei confronti di tutti, oltre che di se stesso.<br />

Ma ora non ci voglio pensare, anzi voglio dimenticare.<br />

Sbalordito lo sono ancora... intimorito ormai non più. Ammutolito nemmeno, visto che con la voce della<br />

mente, riesco a sentirmi completamente.<br />

Forse, sono in un limbo, e il mio giorno, è semplicemente arrivato.<br />

Niente pareti, niente segreti ma soltanto un incredibile ignoto dove è possibile girare a vuoto.


Mi sembra di sognare, mi vien voglia di gridare per quanto è fluido il mio leggiadro naufragare, tra le<br />

immense vastità di questo infinito magistrale.<br />

E poi finalmente mi metto a volare!<br />

Volo verso il basso, volo verso l'alto, poi mi fermo e mi metto a girare come una trottola che, attraverso il<br />

suo dolce ruotare, riesce a far si che la realtà circostante, si fonda in un tripudio di strisce colorate, in grado<br />

di toglierti completamente il fiato.<br />

Tutto sembra così talmente reale da non sembrare vero, ma un mero ricordo, di ciò che una volta credevo<br />

esistesse soltanto nelle fiabe che da piccolo mi raccontava mia madre.<br />

Sembrerebbe così perché mi ci trovo realmente, o soltanto perché ci credo veramente?<br />

Una melodia dolce e amara nel contempo, mi sta sopraggiungendo da non so quale parte del mio<br />

orientamento. E' così strana e così particolare, che mi sembra di averla già ascoltata in più di qualche<br />

occasione. Accompagnato dall'enfatica dolcezza delle note di questa a me nota cantilena, tra gli spazi di<br />

questo vuoto paradossale, riesco finalmente a pensare.<br />

Forse sono morto, forse sono soltanto vivo, forse nulla di tutto ciò.<br />

Mi sono allontanato dalla mia prigione dell'altra dimensione, e ora voltandomi per l'ennesima volta, mi<br />

accorgo di un semplice dettaglio che fino a prima non avevo considerato. Uno dei globi colorati che<br />

silenziosamente sta gravitando intorno al mio stupore, assomiglia molto alla mia amata Terra: che bella<br />

così colorata, che bella così illuminata.<br />

Oh no, uno sbadiglio, non posso sentirmi stanco proprio adesso...<br />

Una strana voglia di dormire mi sta ineluttabilmente soverchiando, e se a breve non chiuderò gli occhi e mi<br />

lascerò andare, per sempre, mi ritroverò a sbadigliare.<br />

Quindi è già finito, questo viaggio così gradito...<br />

Le mie palpebre ora, sono di piombo. E' arrivato il momento, che io dica a tutte le cose che mi stanno<br />

girando intorno: buonanotte, buonanotte a tutti quelli a cui la speranza e l'amore, hanno donato i loro<br />

cuori... e mi raccomando, salutatemi tanto i vostri cari, sperando, un giorno, di poterli incontrare.<br />

Dopo aver chiuso gli occhi, sul volto addormentato di David si delineò un sorriso innocente.<br />

In quell'istante, sua moglie Nora spense la giostrina che, fino a pochi minuti prima, attraverso una dolce<br />

melodia, e la colorata proiezione di un universo incantato sul soffitto della cameretta, aveva allietato il<br />

dormiveglia di suo marito e della loro piccola Jamie, permettendo a entrambi di addormentarsi in santa<br />

pace.


Notturno<br />

Notte fonda... mi alzo dal letto e mi dirigo verso l’ingresso, apro la porta: di fronte a me un ponte immenso.<br />

Al di là del ponte, su una sponda infinita, vedo una nave in procinto di salpare.<br />

Un sussurro proveniente da lontano, mi incita a raggiungerla. Senza indugi seguo il mio istinto, e<br />

mettendomi a correre a più non posso, riesco a salire su quella nave ora in movimento. Guardo verso il<br />

basso, mi accorgo che delle ruote la stanno sospingendo lungo un mare grigio come l’asfalto. Si spengono le<br />

luci, si fa giorno. La nave ora, è diventata un treno diretto per chissà dove. Quel sussurro, lo sento ancora...<br />

giro e mi rigiro, nello spazio circostante. Nulla, silenzio, e poi la incontro. Alzo lo sguardo lentamente, forse<br />

fin troppo, faccio del mio meglio di più non posso. Finalmente all’altezza giusta la riconosco: "Eccoti!", le<br />

dico tutto raggiante. Lei mi sorride, quanto calore provo in un solo istante. Mi dice di seguirla verso una<br />

strada, ma quale strada se siamo in movimento? Lei senza parlare avanza ugualmente, conducendomi fuori<br />

da quel treno che prima era nave, e ancora prima era niente. Io la seguo, senza di lei mi sentirei perso. Mi<br />

piace averla accanto, e mi spaventa starle lontano. Davanti a noi una folla gremisce un passaggio, mi manca<br />

l'aria, fatico a respirare, ma grazie a lei riesco a proseguire. Dopo alcuni passi, entriamo in una piazza e ci<br />

fermiamo. Lei mi guarda, poi mi bacia, e mi sorprende con una domanda: "E se ora ti svegliassi?"<br />

Sognare<br />

Nessuno di noi<br />

dovrebbe dimenticare,<br />

quanto è importante<br />

il dolce sognare.<br />

Soltanto così,<br />

il mondo che noi<br />

conosciamo,<br />

un giorno,<br />

potrà diventare,<br />

un posto,<br />

dove è concesso,<br />

sperare.<br />

Francesco Gallina nasce a Torino nel 1971, fin da bambino<br />

dimostra una grande passione per tutto ciò che rappresenta il fantastico.<br />

Frequenta l'accademia Albertina di Belle Arti realizzando alcune mostre,<br />

ma la passione per la letteratura fantastica lo condurrà a perseguire uno<br />

dei suoi desideri più grandi: scrivere racconti, ispirandosi alle molteplici<br />

considerazioni che ha del mondo in cui vive. I suoi racconti finora sono<br />

stati inseriti nelle seguenti raccolte: micro NASF pubblicate da<br />

AssoNuoviAutori.org, nelle collane antologiche: BReVI AUTORI<br />

pubblicate da www.BraviAutori.it, e su altre due antologie:<br />

FELICEMENTE HORROR di A.A. V.V. e I Figli di Cthulhu<br />

pubblicata da EF LIBRI.<br />

www.facebook.com/FrancescoGallinaloscrittore


GianFraNcO IsEttA<br />

La nave<br />

La nave è scesa giù, per la collina,<br />

come una storia, appesa alle sue nuvole.<br />

Ora solca il torrente e le riviere<br />

sino alla valle dei ciliegi in fiore<br />

dove c’è un mondo che si scuote ancora.<br />

E allora gli occhi riescono a vedere<br />

quel che riluce oltre il cancello azzurro,<br />

dove l’infanzia non s’era smarrita<br />

collezionando i giorni già segnati<br />

da fioriture di stelle marine.<br />

L’attesa dell’inverno ora s’è chiusa.<br />

Gianfranco Isetta è nato a Castelnuovo Scrivia (AL) nel<br />

1949. Ha conseguito il diploma di laurea in Statistica presso<br />

l’Università Cattolica di Milano. Ora in pensione,<br />

Ha pubblicato: Sono versi sparsi (Joker, Novi Ligure 2004),<br />

Stat rosa (Puntoacapo, Novi Ligure 2008), è uscito nel 2011,<br />

sempre con la “Puntoacapo” di Novi Ligure, un terzo volume<br />

"INDIZI...forse" una raccolta antologica delle poesie<br />

pubblicate più una cinquantina di inediti, nel 2014<br />

PASSAGGI CURVI- Poesie non euclidee (Puntoacapo-<br />

Pasturana ) Ancora nel 2014 una plaquette: FOTOPOESIE<br />

n.1, sempre a cura di Puntoacapo, E' del 2015 la realizzazione<br />

di una plaquette del pittore Adalberto Borioli contenente alcuni suoi testi poetici di Isetta Questa pubblicazione fa parte<br />

di una serie da collezione che vede presenti tra gli altri Fabio Pusterla, Giampiero Neri, Franco Loi e Gabriela<br />

Fantato. Ha aderito con una sua poesia al progetto “ L’IMPOETICO MAFIOSO”. Un altro suo testo : GAZA è<br />

inserito nella raccolta KEFFIYEH -Intelligenze per la Pace. Entrambe le raccolte a cura di Gianmario LUCINI.<br />

E' presente nell'antologia BIG SPLASH NETWORK POETICO che raccoglie opere presenti a Palazzo Reale di<br />

Napoli a cura dell'editore FERMENTI di Roma.<br />

Ha vinto il Premio nazionale di poesia “ Andrea il Pisano” di Pontedera per una silloge di poesie ed è stato<br />

finalista al Premio Nazionale Laurentum a Roma per il libro Stat rosa e menzione speciale della giuria per la<br />

poesia “Come uno scialle”. Stat rosa ha vinto (ex-aequo) la XXIV edizione del Premio internazionale di poesia e<br />

letteratura dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli. Ha vinto nel 2013 la III Edizione del Concorso Nazionale<br />

Letterario Oubliette 03 con il libro di poesia INDIZI … forse.<br />

Ha vinto recentemente la IX edizione del Premio Internazionale di poesia città di Acqui Terme con il libro<br />

PASSAGGI CURVI poesia non euclidee<br />

E' membro della Giuria del XIV CONCORSO NAZIONALE DI POESIA E NARRATIVA "GUIDO GOZZANO" –<br />

2013 – 2014-2015- 2016-2017


aLeSsAndRa VaLEnTE<br />

Sparsi per terra<br />

pezzi di un puzzle<br />

impossibile da ricomporre<br />

in assenza di disegno:<br />

ricordo della bambina<br />

che non vuole più saperne di me<br />

Mi ha regalato una pietra sopra<br />

e l'ha chiamata "leggerezza"<br />

Ogni notte m'affanna<br />

m'affanna ma non mi uccide<br />

La bambina mi guarda e ride<br />

Volteggia sopra il mio letto<br />

per ricordarmi che<br />

non siamo mai esistite veramente<br />

Mi manca abbracciarti<br />

con l'anima mia focomelica<br />

che arranca<br />

appresso alla tua<br />

alata<br />

Così<br />

inchiodata per terra<br />

scavo anguste tane di topo<br />

senza finestre<br />

per non vederti<br />

mentre voli via


DieGo A. ZaNeLLA 2


LaUrA CaMpaGnoLi<br />

SOGNO<br />

NUCLEI LUMINOSI<br />

DI REMOTE METEORE<br />

BALLERINE DEL TEMPO INFINITO<br />

DANZANO TRA GALASSIE IN FORMA DI ROSA<br />

AMMICCANO SGUARDI COSMICI AZZURRI COME PUPILLE<br />

IL VENTO DI SATURNO INTONA UN CANTO BIANCO CIRCOLARE<br />

SCENDE UNA STELLA<br />

STABILE SIMMETRIA NELLA SOLITUDINE DELL’ETERE LASTRICATO D’OBLIO<br />

LA COMPLESSITA’ QUESTA NOTTE HA PERSO LA MASCHERA<br />

MOSTRA LA SUA FRAGILITA’ IN UN’UNICA LACRIMA.<br />

LA VIA DEL RITORNO<br />

SI IMBOCCA CONTROMANO<br />

FINO ALLA PIAZZA INFORME DI VITA<br />

FLUTTUA TRA I MURI DELLA MEMORIA<br />

ALTEZZA UN METRO CIRCA<br />

RACCOGLIE FOGLIE ROSSE<br />

PER DECORARE IL BANCO DI SCUOLA<br />

IL CODUCENTE INVISIBILE<br />

APPARE IMPROVVISAMENTE<br />

QUANDO IN CIELO PASSANO LE NUVOLE<br />

CHE DISEGNAVA DA BAMBINA.<br />

Laura Campagnoli, nasce a Genova nel 1966.<br />

Si diploma al Paul Klee di Genova poi si qualifica Tecnico Animatore Socio Educativo.<br />

Pubblicazioni<br />

Fin dai primi anni di vita creativa iperattiva: a tre anni dalla disperazione della madre<br />

affiora l’idea di donarle alcuni pennarelli come cura.<br />

Come militante “artista sociale” nel 1983 da sbocco alla propria creatività dedicandosi<br />

all’arte a 360 °<br />

Da allora ritagliando spazi tra due par-time , partecipa a mostre e coordina eventi<br />

culturali sul territorio, ospite fuori porta tra Savona , Milano, Torino…. propone<br />

instancabilmente un dialogo “ecologico “ tra le persone e le arti.<br />

Dal 18 novembre al 2 dicembre 2017 volontaria per Airc Genova a sostegno del<br />

“Progetto Borsa di studio”capitanato da Lucia Pozzo e Le Falchette di Airc offre le<br />

proprie opere nella mostra “4 artisti per Airc” ( Ass.culturale Il cerchio cromatico di<br />

Genova) il 2 dicembre condurrà Reading Panta rei per 20 poeti del panorama<br />

genovese e non.<br />

2013: antologia 100.000 Poeti per il cambiamento Ed.Lavinia Dickinson.<br />

2014-15: Antologie Ed.Matisklo Poesie Aeree Torino.<br />

2016: Citazione Labo Art Villa Marti Premio Poesia Terra di Virgilio<br />

2017 : Antologia “La concretezza del tempo” a cura di Mabi Col<br />

2017 “<strong>Quadernetto</strong> <strong>Poetico</strong> – Umani & Disumani” curato da Roberto Marzano.


FLORiANa PoRTa<br />

OLTRE L’ORIZZONTE<br />

L’inizio appare<br />

come un’onda<br />

a ridosso del silenzio,<br />

a ricucire sogni<br />

che sembrano smarrirsi.<br />

Altrove mondi<br />

minacciati dalla follia.<br />

Mondi lontani<br />

ma no per questo perduti.<br />

Mondi dispersi<br />

al limite dell’invisibilità,<br />

oltre l’orizzonte<br />

che li contiene.<br />

RITORNERÒ<br />

Non sto tornando<br />

ma ritornerò,<br />

perché in fondo la mia anima<br />

non è lontana.<br />

È solo nascosta<br />

in questo scorcio di risonanze<br />

in viaggio verso nuove forme.<br />

Qui, ora e per sempre,<br />

mille volte dispersa<br />

nel brusio dell’aria<br />

appena seminata.<br />

IL CAMMINO<br />

un tempo breve<br />

un unico sogno<br />

a ripercorrere il cammino<br />

lungo l’asse nord-sud<br />

per unirsi alle terre, alle ombre<br />

e alla polvere della sconfinata<br />

distesa dell’empireo degli dei<br />

UN ATTIMO PRIMA DEL SILENZIO<br />

Non si può scrivere<br />

la poesia del mondo,<br />

che trasforma l’uomo<br />

e la propria solitudine.<br />

Non si può scrivere<br />

la poesia della vita,<br />

che percorre i sentieri<br />

delle parole e del tempo.<br />

Non si può scrivere<br />

la poesia del nulla,<br />

delle anime e dei corpi<br />

imprigionati nella realtà.<br />

È il nostro immaginario<br />

che scrive poesia,<br />

un attimo prima del silenzio.<br />

Floriana Porta è nata a<br />

Torino nel 1975. È poetessa,<br />

fotografa, pittrice e collabora<br />

con diversi siti e blog letterari.<br />

Ha pubblicato sette libri di<br />

poesie e haiku: Verso altri cieli<br />

(Digital Book – Edizioni REI,<br />

2013), Quando sorride il mare<br />

(AG Book Publishing, 2014),<br />

Dove si posa il bianco (Sillabe<br />

di Sale Editore, 2014), L’acqua<br />

non parla (Libreria Editrice<br />

Urso, 2015) Fin dentro il<br />

mattino (Fondazione Mario<br />

Luzi Editore, 2015), La mia<br />

non è poesia (Aljon Editrice,<br />

2017) e I nomi delle cose<br />

(Edizioni L’Arca Felice, 2017).<br />

I temi principali della sua poetica sono: il tempo, le forze cosmiche e la ricerca dell’essenzialità. Poesie dell’autrice e<br />

recensioni alle sue opere sono riportate in riviste e antologie. Ha collaborato con l’Associazione culturale ed<br />

educativa Cascina Macondo - che promuove la poesia haiku - e con l’Associazione Italiana del Libro. Attualmente<br />

collabora con diverse riviste letterarie, con pittori e fotografi. Si occupa anche di design e di paleontologia.<br />

www.florianaporta.it

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