Il Giornale dell'Handball - Dicembre 2017

an Moustafa di Matteo Aldamonte
Olimpiadi.
Dobbiamo anche lavorare alla diffusione
dell’Handball negli Stati
Uniti, mercato fondamentale per
noi. La suddivisione con il Sudamerica
in due confederazioni ci
aiuterà a convogliare gli sforzi
verso la giusta direzione.
HW: Perché?
M: Le squadre che dominano in
America sono sempre le stesse:
Cile, Brasile e Argentina. Gli Stati
Uniti, il Canada o Cuba invece non
lo sono. Vogliamo che abbiano
maggiori chances di competere a
livello mondiale e di crescere. Una
buona squadra negli USA, significa
poter lavorare lì. Questo discorso
vale anche per altri grandi
paesi, come ad esempio l’India.
HW: E il progetto del pallone
senza pece? Pensa sia necessario
questo passo?
M: Sì, perché è un problema diffuso
e che accomuna tutti i paesi
in cui si gioca a Pallamano. La
pece sporca il campo da gioco e
rende irriconoscibile il pallone
dopo pochi minuti gioco. Questo
non è positivo per la nostra immagine.
HW: C’è già un piano di introduzione
del nuovo pallone?
M: Speriamo di poterlo testare in
maniera ufficiale ai Campionati
Mondiali del 2019. Molten sta lavorando
giorno e notte su questo
progetto. A Lipsia (Germania) abbiamo
avuto un nuovo incontro e
lo stiamo già testando a livello
giovanile. Sappiamo bene che
senza provarlo in anticipo, i giocatori
non accetteranno questa novità.
HW: A che punto è lo sviluppo del
Beach Handball?
M: È il nostro “bambino”…
HW: Un “bambino” che sta per diventare
olimpico?
M: Lo spero. Ci sono buone probabilità
che ciò avvenga coi Giochi
Olimpici di Parigi 2024. Ma il
Beach Handball ci sarà già a
Tokyo.
Non ufficialmente, ma potremo comunque
introdurlo con alcune dimostrazioni.
È molto importante
per noi.
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