Phoenix Fanzine Extra #1
Primo extra della rivista! //// Data di uscita: 16 Aprile 2015 //// LINK UTILI: http://phoenixfanzine.wix.com/phoenix-rebirth & https://www.facebook.com/phoenixlafanzine/ Primo extra della rivista! //// Data di uscita: 16 Aprile 2015 //// LINK UTILI: http://phoenixfanzine.wix.com/phoenix-rebirth & https://www.facebook.com/phoenixlafanzine/
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- Page 30: Plin Questa volta la gocciolina gli
- Page 33 and 34: Buon sangue non mente, ed è vero!
ti racconto un Film....
Titolo Originale:<br />
Ōkami Kodomo no<br />
Ame to Yuki<br />
Anno: 2012<br />
Genere: animazione<br />
Regia: Mamoru Hosoda<br />
A parer mio Wolf Children è uno dei film<br />
d'animazione più riusciti degli ultimi anni!<br />
Rimane impresso per i suoi dialoghi potenti<br />
e per l'animazione realistica della crescita dei<br />
bambini.<br />
Il film verte soprattutto sulla genitorialità.<br />
La storia di Hana e dei suoi bambini-lupo,<br />
diventa la storia di ogni madre. L'espediente<br />
dei lupi viene usato per rendere più evidenti<br />
le rappresentazioni degli istinti e dell'impulsività<br />
dei piccoli Ame e Yuki, che sono<br />
molto differenti l'una dall'altro, ognuno ha<br />
il suo modo di reagire davanti a determinate<br />
situazioni e di affrontare la vita.<br />
Questa pellicola ci porta in un viaggio malinconico<br />
e poetico all'interno della natura di<br />
ognuno di noi, abbiamo infatti il passaggio<br />
dall'infanzia all'adolescenza che porta con<br />
se una buona dose di conflittualità interiore,<br />
una ricerca della propria identità accompagnata<br />
dalla paura di scoprire i lati più selvaggi<br />
di noi stessi (l'uomo rappresenta la parte<br />
razionale, il lupo quella istintiva)!<br />
Come abbiamo detto sono i dialoghi la vera<br />
potenza di questo film che gioca molto sull'emotività,<br />
colpendo lo spettatore con scene<br />
struggenti e musiche perforanti. Difatti si<br />
piange molto, ma non di tristezza. Il pianto<br />
nasce dalla commozione nel vedere come la<br />
natura umana venga esposta in maniera magistrale,<br />
tanto da lasciare in noi una pluralità<br />
di sentimenti e sensazioni.<br />
Trama:<br />
La giovane Hana conosce all’università un<br />
misterioso ragazzo, solitario e taciturno, del<br />
quale ben presto finisce per innamorarsi. Una<br />
sera il ragazzo le rivela un’incredibile verità:<br />
egli è un lupo mannaro, l’ultimo discendente<br />
degli estinti lupi giapponesi. Ma la confessione<br />
non incrina i sentimenti di Hana, e la<br />
coppia finisce anche per avere due bambini,<br />
Ame e Yuki, nati anche loro con la capacità<br />
paterna di potersi trasformare in un lupo. ”<br />
Le tematiche espresse vengono narrate da<br />
Yuki nel modo più naturale possibile, mostrando<br />
scorci di vita quotidiana che valgono<br />
molto più di mille parole. Tra le tematiche<br />
affrontate emerge soprattutto la devozione<br />
verso i figli che vengono messi davanti ad<br />
ogni cosa. Hana vive la sua vita proprio per<br />
loro, tanto è vero che decide di abbandonare<br />
la vita di città, così caotica e piena di discriminazione,<br />
per vivere in campagna, luogo<br />
più sicuro e tranquillo per dei bambini-lupo,<br />
ma dove una donna sola come lei incontrerà<br />
mille difficoltà. Ella vivrà ogni istante difendendo<br />
a tutti costi i suoi figli, mostrandogli<br />
come vivere senza però mai imporgli nulla,<br />
tanto è vero che alla fine sarà proprio lei ad<br />
invitarli a scegliere la strada che ritengono<br />
più opportuna, a seguire la loro natura<br />
facendogli vivere la loro vita.<br />
Concludo dicendo che questo lungometraggio<br />
mi ha davvero colpita, è stato capace di<br />
farmi emozionare e pensare. Uno splendido<br />
esempio di come ogni genitore dovrebbe essere<br />
verso i propri figli. Lo consiglio a tutti,<br />
piccini ma soprattutto grandi, che sicuramente<br />
sapranno apprezzarlo di più cogliendone<br />
ogni deliziosa sfumatura.<br />
Aiko
EPIC FAIL
Spazio<br />
TUTORIAL<br />
in collaborazione con<br />
https://www.facebook.com/pages/Draw-manga-spokon/1586395364908025?fref=ts
TUTORIAL<br />
METODI PER DISEGNARE IL VOLTO<br />
Disegnare l’ovale e tracciare una linea orizzontale, nella quale andranno situati gli<br />
occhi, e una verticale, nella quale andranno a finire il naso e la bocca.<br />
Tracciare un cerchio, definire l’asse verticale e orizzontale, in seguito disegnare<br />
una seconda linea orizzontale e per finire tracciare una terza linea orizzontale nella<br />
quale verrà situato il naso.
Disegnare un rettangolo con i relativi assi d’orientamento, appena sotto al cerchio<br />
disegnare un triangolo la quale estremità simboleggerà il mento.<br />
Dopo aver fatto il classico cerchio (figura base del disegno), prolungare le linee<br />
e congiungerle fino al perimetro del volto e per concludere tracciare due linee<br />
orizzontali.
TUTORIAL<br />
Naso, bocca, occhi e orecchie<br />
MASCHI<br />
FEMMINE
IL BACINO<br />
Si dice che l’uomo abbia le<br />
spalle larghe e la donna le<br />
abbia strette: ciò non dipende<br />
da dimensioni diverse a livello<br />
osseo, ma a livello muscolare.<br />
Lo sviluppo dei muscoli<br />
che vanno dalle spalle agli<br />
avambracci fa sì che l’uomo<br />
abbia la metà superiore del<br />
corpo a forma di triangolo<br />
rovesciato.<br />
Nella donna invece le spalle<br />
sono ampie più o meno come i<br />
fianchi: la struttura è quella di<br />
una coppia di trapezi isosceli<br />
con la base minore in comune.<br />
Inoltre, nella donna il punto<br />
vita è più in alto, mentre<br />
nell’uomo più in basso.<br />
Una volta afferrate queste<br />
differenze cercate di disegnare<br />
le due fisionomie.
TUTORIAL<br />
i gomiti e le mani<br />
Quella del gomito è<br />
un’articolazione che<br />
permette il movimento<br />
in una sola direzione.<br />
Piegandolo, l’osso nella<br />
parte inferiore sporge e<br />
nell’articolazione si crea<br />
una cavità. Torcendo il<br />
braccio tenendo il gomito<br />
disteso, ruota solamente<br />
l’osso collegato all’<br />
osso del pollice, l’osso<br />
sottostante rimane fermo.<br />
Generalmente la mano<br />
femminile ha una forma<br />
che converge verso la punta<br />
delle dita.<br />
Quella maschile invece<br />
tende ad aprirsi. Nella<br />
mano maschile sono anche<br />
evidenti i tendini.
I piedi e le gambe<br />
Le gambe degli<br />
uomini sono robuste<br />
e presentano la<br />
muscolatura che sorregge<br />
il peso dell’intero corpo.<br />
L’altezza alla quale si<br />
trova il ginocchio è la<br />
stessa per entrambe le<br />
gambe.<br />
Le donne hanno le<br />
gambe ad x, mentre gli<br />
uomini le hanno a forma<br />
di o.<br />
Generalmente il piede<br />
femminile è più rotondo<br />
mentre nell’uomo il collo<br />
è più alto e si vedono i<br />
tendini.
LA VERA BESTIA
iniziative<br />
pronti<br />
a scoprire<br />
le iniziative<br />
più fighe del<br />
momento?!<br />
ANNUNCIO:<br />
Questa rubrica è aperta a tutti, perciò se avete in mente o in corso iniziative<br />
che riguardano il mondo dei fumetti, manga e della scrittura<br />
creativa, contattateci sulla pagina facebook o all’indirizzo<br />
phoenix.fanzine@gmail.com
L’angolo dell’occulto<br />
Organizzato da:<br />
Yukimoe<br />
In cosa consiste:<br />
“Voglio dar voce<br />
a tutti coloro che<br />
hanno avuto esperienze<br />
particolari (<br />
che siano vere U.U<br />
) tipo: Apparizioni<br />
di spiriti, poltergeist,<br />
viaggi astrali<br />
e altre cose di questo<br />
tipo, ci metterò<br />
anche informazioni<br />
su questi fenomeni. Ovviamente<br />
scriverò anche le mie esperienze e<br />
credetemi ne ho tantissime O.O<br />
Per ogni uscita della rubrica io<br />
pubblicherò quattro vostre storie (<br />
se volete potete restare nell’anonimato<br />
) più una, la più strana e particolare<br />
la pubblicherò anche sotto<br />
forma o di disegno o di tavola stile<br />
Manga XD<br />
Beh dopo tutto questo delirio di<br />
parole XD termino qui.<br />
Per partecipare scrivete la vostra<br />
esperienza con messaggio privato.”<br />
Allora? Cosa<br />
aspettate a<br />
madarci le vostre<br />
esperienze da<br />
brivido?
Donami un disegno,<br />
ti regalo una storia<br />
E’ il titolo di un’iniziativa<br />
molto carina ideata da Jessica<br />
Vicenzutto; consiste nel donarle<br />
un disegno sul quale lei baserà<br />
un racconto breve. E’ un modo<br />
fantastico sia per conoscere<br />
nuovi disegnatori, che per farsi<br />
conoscere e soprattutto perchè lei<br />
possa esercitarsi a scrivere e farci<br />
sognare con le sue storie.<br />
Mandatele un disegno alla sua<br />
pagina facebook:<br />
Skizzo’s Art<br />
Il racconto che Jessica ha deciso<br />
a sua volta di donarci è basato<br />
su un disegno di una bravissima<br />
disegnatrice di nome Ilaria<br />
Chiocca, conosciuta su facebook<br />
come:<br />
Plotto<br />
Vi lasciamo anche il link del suo<br />
canale youtube e di deviantart:<br />
https://www.youtube.com/<br />
user/lilith3kaori/videos<br />
http://lawnya3.deviantart.<br />
com/<br />
BUONA LETTURA!
Disegno: Plotto (Ilaria Chiocca)<br />
Storia: Skizzo’s art (Jessica Vincenzutto)
Resurgence<br />
Anno 3000.<br />
L'umanità? Scomparsa.<br />
Esseri umanoidi, occupano la terra, con la certezza che sono rimasti soltanto<br />
loro su quel pianeta un tempo verde e rigoglioso ed ora quasi morto.<br />
«Attivazione dell'unità R13»<br />
«Attivazione in corso»<br />
Un laboratorio.<br />
Tante capsule arrivate da un viaggio lungo anni luce.<br />
«R13 riattivata»<br />
Una di quelle capsule, finalmente, si riapre.<br />
L'R13 con gli occhi chiusi, la pelle grigio-violacea natia di quella razza<br />
evoluta nei millenni.<br />
L'unità D02 s'affaccia sulla capsula per osservare quella particolare creatura,<br />
le carezza una guancia, le palpebre chiuse, le labbra socchiuse, i<br />
capelli...<br />
«Questo non è normale delle unità Resurgence» dice girandosi verso<br />
l'unità D01 che già scuote la testa,
mozione, «Ti ho aspettato per cent'anni figlia mia».<br />
D01 fa alzare R13 e l'abbraccia mentre qualcosa scende dai suoi occhi.<br />
Qualcosa che nessuno della loro razza aveva mai visto.<br />
Qualcosa che nessuno della loro razza era mai riuscito a far scendere.<br />
Due gocce d'acqua rigano le sue guance.<br />
Dopo aver fatto indossare degli abiti all’unità R13, l’unità D01, la porta a<br />
fare degli esami per assicurarsi che il viaggio non le abbia fatto male.<br />
Finiti gli esami, l’accompagna all’uscita di quel grande laboratorio, nel<br />
momento stesso in cui un’unità Transporter arrivava.<br />
«L’unità T40 ti porterà al tuo alloggio» dice D01 abbracciando R13 ed infine<br />
allontanandola tenendole le mani, «Verrò sta sera da te per… ehm…<br />
chiarire alcuni dettagli» continua, lanciando uno sguardo all’unità seduta<br />
nel veicolo, che aspettava R13.<br />
La giovane unità annuisce senza realmente comprendere ciò che le viene<br />
detto poi, entra nel veicolo ed osserva l’unità D01 diventare sempre più<br />
piccolo man mano che s’allontana.<br />
Nessuna parola fu scambiata dalle due unità mentre viaggiavano.<br />
T40 osservava la giovane unità dallo specchietto retrovisore mentre R13<br />
guardava il paesaggio che scorreva.<br />
Il pianeta su cui era cresciuta, era nulla in confronto a quello su cui si<br />
trovava ora.<br />
Sulla terra potevano crescere piante d’ogni genere e d’ogni colore grazie<br />
alla sua razza.<br />
Unità Resurgence curavano ogni più piccola pianta, unità Instruction<br />
attorniate da piccole unità, davano lezione in mezzo ai prati, era tutto<br />
allegro rispetto a quel pianeta piatto e d’alabastro che chiamava casa.<br />
«Siamo arrivati», l’unità T40 distoglie l’attenzione della giovane unità<br />
R13, che lo guarda sconcertata, T40 si gira per osservare meglio R13,<br />
«Sei nuova vero?» le labbra dell’unità s’increspano in un sorriso osservando<br />
lo sguardo perplesso della giovane, «Se vuoi posso accompagnarti<br />
nell’alloggio, il viaggio dal nostro pianeta a qui è stancante» continua<br />
T40.<br />
R13, non sapendo come rispondere, annuisce solamente, così l’unità dai<br />
capelli bianchi esce dal veicolo e le apre lo sportello aiutandola a scendere.
Il palazzo era come uno di quelli sul loro pianeta, bianco ed asettico sia<br />
fuori che dentro.<br />
«Salve! Posso aiutarvi?» chiede l’unità Service al bancone della reception.<br />
T40 va avanti mentre R13 lo segue osservando ogni piccola pianta colorata<br />
immersa nel bianco.<br />
«Quest’unità deve alloggiare qui da voi» dice T40 guardando l’unità davanti<br />
a sé, «Numero di matricola?» chiede l’unità Service.<br />
T40 si gira e guarda R13 che continua ad osservare le piante, «Ehi! Qual<br />
è il tuo numero?» quasi urla l’unità Transporter attirando l’attenzione<br />
della giovane che lo guarda perplessa per poi avvicinarglisi, «R13» risponde<br />
lei guardando l’unità Service.<br />
«Questa è la chiave» dice l’unità dando una tessera alla giovane che l’osserva<br />
attentamente.<br />
T40 vedendo l’immobilità di R13, la prende per un polso e comincia a<br />
camminare verso un ascensore facendocela entrare subito dietro di lui, le<br />
prende la tessera dalle mani e la fa passare nella fessura per potersi muovere.<br />
Le porte dell’ascensore si chiudono e l’unità T40 si poggia alla parete<br />
dinnanzi la giovane, «Se continui così capiranno che c’è qualcosa che non<br />
va in te e presto non esisterai più, tesoro» dice l’unità dai capelli bianchi<br />
attirando l’attenzione di R13.<br />
«Qualcosa che non va?» chiede la giovane guardando di sottecchi<br />
quell’unità così particolare, «Io e te siamo più simili di quello che credi»<br />
dice T40 continuando a guardare R13.<br />
«Cosa vuoi dire?» la giovane, sempre più perplessa, ormai guarda l’unità<br />
davanti a sé tenere le braccia e le gambe incrociate mentre rimane appoggiato<br />
alla parete.<br />
«Cosa voglio dire?» ripete ridendo T40, «Voglio dire che siamo entrambi<br />
difettosi».<br />
L’alloggio era candido come tutto il resto del palazzo, qualche pianta qua<br />
e la, i mobili bianchi come tutto il resto.<br />
L’unità T40 si siede pesantemente sul divano osservando la stanza «Certo<br />
che questi alloggi fanno proprio schifo!» dice guardando la giovane.<br />
«Come fai a sapere che sono… difettosa?» chiede R13 cominciando a
passeggiare avanti e indietro davanti al divano, T40 la guarda e comincia<br />
a ridere, «Tutto di te lo urla! I capelli, gli occhi, i tuoi movimenti! Le unità<br />
Resurgence sono totalmente differenti da te!» dice lui continuando a<br />
ridere.<br />
R13 si butta sul divano accanto all’unità, sconsolata, lei lo guarda «Come<br />
posso fare?» chiede con sguardo pieno di una preghiera silenziosa.<br />
T40 si gira verso di lei accavallando le gambe e guardandola negli occhi<br />
azzurri, «Prima di tutto comportati normalmente cara» dice lui mentre<br />
un trillo li distoglie dalla loro conversazione e riempie R13 di terrore.<br />
L’unità T40 si alza e va al monitor di controllo, «È l’unità D01» dice lui<br />
facendo calmare la giovane e raggiungendola nuovamente sul divano,<br />
«Un paio di lenti a contatto del colore giusto, aiuterebbero maggiormente»<br />
dice lui tirando la testa indietro.<br />
T40 da quella posizione rilassata, guarda R13 con i suoi occhi gialli, «Io<br />
porto le lenti gialle perché quelli della mia unità hanno gli occhi così e<br />
nessuno sa la verità» ridacchia osservando la giovane sgranare gli occhi<br />
dal color del cielo.<br />
«Noi abbiamo un unico difetto rispetto alla nostra gente» dice lui tornando<br />
a guardare il soffitto.<br />
«Siamo per metà umani»<br />
Tre unità, nella stessa stanza con lo stesso segreto.<br />
T40 ed R13 seduti sul divano, lui spaparanzato e rilassato, lei attenta alle<br />
parole dell’unità D01 che cammina avanti e indietro davanti a loro.<br />
«Non sei nata in vitro come tutti noi» dice l’unità ansioso, «Parla per<br />
te vecchio!» lo interrompe T40 attirando due occhiatacce, «Sei nata da<br />
un’umana» continua D01 ignorando l’unità seduto vicino a R13.<br />
La giovane non può credere alle sue parole, così quando D01 le porge<br />
la foto di una donna dagli occhi azzurro cielo ed i capelli rossi, non può<br />
altro che rimanere a bocca aperta per la somiglianza.<br />
«E chi… chi mi ha creata?» chiede lei sbalordita per la notizia guardando<br />
D01 abbassare lo sguardo al pavimento.<br />
T40 allora, a quella scena, comincia a ridere attirando l’attenzione delle<br />
due unità assieme a lui, «Che stupido! Ecco perché non ti hanno eliminata<br />
appena nata!» dice T40 continuando a ridere come un forsennato,<br />
«Lui è tuo padre!» continua indicando D01 che torna a guardare a terra<br />
quasi imbarazzato.
«Mio… padre?»<br />
«Tua madre, era stata rinchiusa in un nostro laboratorio segreto con altri<br />
umani, per essere studiati» spiega l’unità D01 seduto davanti ad R13,<br />
«Passavo molto tempo con lei per il mio lavoro ed un giorno, mi accorsi<br />
di provare per Ilary qualcosa che la nostra razza non conosce» dice abbassando<br />
lo sguardo sulle sue mani e facendo tingere le guance griogioviola<br />
di un insolito colore «L’amavo».<br />
R13 osserva l’unità davanti a sé, così particolare con quello strano colore<br />
sulle guance, «Amore?» ripete la giovane come se non conoscesse quella<br />
parola.<br />
«La feci scappare assieme agli altri umani e quando trovarono un rifugio,<br />
andai a trovarli ogni giorno, non potevo starle lontano» dice D01 guardando<br />
la figlia con un sorriso enorme, un sorriso che la giovane unità<br />
non aveva mai visto su nessun volto sul loro pianeta, «Poi arrivasti tu»<br />
continua l’unità con un’emozione evidente negli occhi.<br />
«Eri così bella, non avevo mai visto nulla di più bello e diverso dalla nostra<br />
razza» dice D01 carezzando il volto di R13, «Dovetti mandarti sul<br />
nostro pianeta per poterti proteggere, qui saresti stata in pericolo» spiega<br />
con un’ombra nello sguardo, «Se ti avessero trovata, ti avrebbero eliminata<br />
senza pensarci troppo, invece così, potei fare tutti i documenti che<br />
certificavano la tua sanità» dice abbassando gli occhi.<br />
R13 non poteva far altro che pensare al pericolo che aveva scampato, a<br />
quell’unità che l’aveva salvata, all’umana che le aveva dato la vita…<br />
«Mia… madre? Dov’è?» chiede la giovane provando una strana gioia<br />
pronunciando quella nuova parola, D01 non può fare altro che abbassare<br />
lo sguardo al pavimento ed una lacrima cade dai suoi occhi, «Gli umani<br />
non hanno la nostra durata di vita purtroppo» dice l’unità asciugandosi<br />
gli occhi bianchi con il palmo della mano.<br />
«Però ha potuto dare alla luce tuo fratello che è potuto rimanere qui» aggiunge<br />
D01 rifacendo nascere un sorriso sulle labbra e facendo sgranare<br />
gli occhi alle due unità con lui.<br />
«Dove… ?» chiede lei senza riuscire a continuare la frase, «L’unica cosa<br />
umana che aveva, erano due occhi verde erba che avrebbero dovuto essere<br />
gialli» dice l’unità guardando T40 e lasciando senza parole le due unità.
T40 ed R13 erano rimasti nuovamente soli dopo che l’unità D01 era andato<br />
via lasciandogli una storia ed i nomi che la loro madre umana gli<br />
aveva donato.<br />
«Trevor! Mi piace!» dice T40 guardando la foto della donna dai capelli<br />
rossi, «Anche Roberta è bello!» continua guardando l’unità davanti a<br />
sé che cammina avanti e indietro incessantemente, «Così consumerai il<br />
pavimento. Vuoi fermarti?!» ride prendendo in giro R13 che si ferma e lo<br />
guarda sconcertata.<br />
«Come fai ad essere così tranquillo?! Sono arrivata qui convinta di essere<br />
stata creata come gli altri ed ora scopro di essere nata da un’umana!» dice<br />
lei esasperata, con un sentimento che le cresce dentro a cui non può dare<br />
un nome.<br />
T40 si alza dal divano e le si avvicina prendendole il viso tra le mani e<br />
poggiando la fronte contro quella della sorella che rimane immobile ed<br />
inebetita per quel gesto, «Sapevo di essere nato da un’umana, ma fino ad<br />
oggi non avevo la minima idea di avere una famiglia a cui tenere» le dice<br />
sottovoce sorridendole.<br />
Trevor abbraccia R13 e lei, in quell’abbraccio, sente un calore mai provato,<br />
partirle dal petto.<br />
Sa, che in quell’abbraccio può rilassarsi e lasciar scivolare ogni altra brutta<br />
sensazione.<br />
Roberta, in quell’abbraccio, sente l’amore che non le è mai stato dato dalla<br />
sua gente così fredda e razionale.<br />
Può rilassarsi fino al punto di piangere tra le piangere tra le braccia del<br />
fratello.<br />
Passano mesi ormai.<br />
Mesi in cui R13 lavora ogni giorno senza pausa, come ogni unità.<br />
Mesi in cui lei, T40 e D01 passano molto tempo insieme.<br />
Mesi in cui Roberta sente la mancanza di qualcosa.<br />
«Non ti annoia fare sempre le stesse cose?» chiede R13 buttandosi sul divano<br />
affianco al fratello che la guarda sorridente, «Ma io non faccio sempre<br />
le stesse cose» risponde lui ridacchiando e lasciando Roberta incerta,<br />
«E cosa faresti scusa?», R13 perplessa e curiosa, guarda l’unità affianco a<br />
sé come se non gli credesse.<br />
«Vado dalla mia ragazza» dice Trevor con un sorriso malizioso e felice
lasciando la sorella a bocca aperta, «Per ragazza, intendi… ?» «Un’umana».<br />
T40, dopo aver fatto rimanere R13 a bocca aperta per la rivelazione, non<br />
può far altro, che farla salire sul suo veicolo e portarla da questa “ragazza”.<br />
Il veicolo corre veloce e sempre più lontano dal centro abitato, sempre<br />
più in mezzo alla radura ormai deserta.<br />
Due unità in quel viaggio.<br />
Due fratelli pronti a disubbidire alle regole della propria razza.<br />
Anno 3015.<br />
L’umanità? In via di ripopolamento.<br />
Esseri umanoidi, vivono sulla terra in perfetta armonia con la popolazione<br />
originale del pianeta.<br />
«Mamma! Mamma!» un bimbo di dieci anni dai capelli neri e qualche<br />
ciocca viola corre incontro ad un’unità dagli occhi azzurro cielo.<br />
«Tesoro cosa c’è?» chiede l’unità dai capelli viola mentre osserva il bambino<br />
dagli occhi bianchi, correrle incontro.<br />
«Salvami! Il nonno vuole mangiarmi!» dice il bimbo, saltando in braccio<br />
alla madre che scoppia a ridere mentre un’unità con gli stessi occhi del<br />
bambino, corre lentamente verso di loro.<br />
«Roberta, amore, mi servirebbe la carne, altrimenti tuo fratello mangerà<br />
tutte le pannocchie dei bambini» un uomo dai capelli neri ed i lineamenti<br />
piuttosto mascolini, entra nella piccola cucina che da nel giardino pieno<br />
zeppo di amici e parenti.<br />
Umani ed unità.<br />
Uniti in un’unica grande festa.<br />
FINE
DIFFIDA DAL WEB
preview<br />
L’<strong>Extra</strong> è giunto alla fine, speriamo vivamente che vi sia piaciuto, ma<br />
prima di salutarci,<br />
DIAMO UN ASSAGGIO AD ALCUNE NUOVE<br />
STORIE CHE COMPARIRANNO NEL PROSSIMO<br />
NUMERO DI<br />
PHOENIX FANZINE!<br />
Ricordiamo che tutti coloro accesi dalla passione per il disegno o la<br />
scrittura possono entrare nel nostro team e mandarci le proprie storie<br />
che pubblicheremo con piacere nei prossimi numeri della rivista.<br />
LET’S<br />
READ!
I bambini del buio<br />
di<br />
Elisa Gaggiolo “Aiko”
Prologo<br />
~Pioggia di Vetro~<br />
Corri..corri...corri...<br />
I passi rapidi e decisi incedevano sull'erba bagnata mentre il respiro si faceva affannoso formando inquiete<br />
nuvole di fumo nell'aria gelida della notte.<br />
Gli alberi alti bucavano il manto celeste lasciando intravedere qualche timida stella mentre i raggi freddi<br />
della luna a malapena illuminavano il terreno.<br />
Non ci prenderà..non ci prenderà...<br />
La sua mano strinse con fare ancora più deciso quella di lei.<br />
La triste gonna grigia che ondeggiava nel vento, i boccoli biondi che sobbalzavano ad ogni passo, il liquido<br />
caldo che scendeva lento sulle gambe nude.<br />
La paura in quei grandi occhi azzurri.<br />
Devo salvarla...devo proteggerla...<br />
I piedi nudi di lui incespicarono contro una radice scoperta facendolo barcollare ma non cadde. Ritrovò<br />
l'equilibrio e trascinò accanto a se lei, asciugandole le guance rigate di lacrime. L'odore del sangue gli fece<br />
bruciare le narici. Si guardò in giro preoccupato. Dove erano?<br />
Non aveva mai esplorato quella zona del bosco.<br />
Merda...merda..merda...<br />
Sentiva il suo corpicino tremante avvinghiato a lui nel buio. Intorno a loro il silenzio. Se da una parte ne<br />
aveva paura, dall'altra ne era sollevato: significava che lui era lontano. Che non li avrebbe presi. Cercò di<br />
scacciare dalla mente tutte le storie dell'orrore che suo cugino Maika gli aveva raccontato, secondo lui c'erano<br />
uomini che con la luna piena si trasformavano in lupi giganti! Non poteva essere vero!<br />
Cosa faccio?! Cosa faccio?!<br />
La sentiva singhiozzare silenziosamente, in modo composto abbracciata a lui, con la testolina bionda affondata<br />
nella sua camicia a quadri di flanella.<br />
Crick..<br />
Il rumore di un rametto spezzato!<br />
Non aveva tempo da perdere.<br />
La prese in braccio barcollando un po' e tentò di correre il più che poteva, ma era troppo magro per reggerne<br />
il peso senza fermarsi a prendere fiato qualche metro più avanti.<br />
Erano spacciati.<br />
Lei non poteva più correre, era esausta.<br />
Il sangue continuava a scenderle lungo le gambe, e non accennava a fermarsi, non c'era ferita da poter medicare,<br />
doveva essere dentro.<br />
Siamo salvi! Siamo salvi!<br />
Una casupola a pochi passi da loro, con una luce fioca che traspariva dalla finestra. La capanna di qualche<br />
cacciatore senza dubbi.<br />
Un ultimo sforzo...<br />
Raccolse tutte le sue forze e prese sua sorella Ivye in braccio stringendola con forza contro il suo petto gracile.<br />
Corse a perdifiato lasciandosi quasi cadere davanti alla porta di legno scuro. Bussò insistentemente ma<br />
nessuno rispose. La porta però era aperta. Senza pensarci due volte la aprì e si fiondò dentro, erano al sicuro.<br />
Lasciò Ivye a terra.<br />
Il buio li circondava.<br />
Fatta eccezione per quella fiammella sul davanzale della finestra.<br />
Strano.<br />
La casa sembra disabitata.<br />
Accarezzò la testolina bionda della sorellina e si avvicinò al davanzale, dalla finestra poteva vedere il bosco<br />
placido e quieto nel silenzio della notte, forse erano al sicuro?<br />
Plin<br />
Qualcosa gli bagnò una mano, una macchiolina rossa.<br />
Plin<br />
Si voltò di scatto dopo che un'altra goccia gli sfiorò la guancia, ma sua sorella non poteva essere, era ancora<br />
seduta ad occhi chiusi dove lui l'aveva lasciata.
Plin<br />
Questa volta la gocciolina gli cadde proprio sulla testa, Tommy alzò gli occhi.<br />
Un uomo era appollaiato su una trave di legno bassa.<br />
Occhi neri come la pece.<br />
Lunghi capelli bianchi come la luna che risaltavano in quel buio spettrale.<br />
Una lunga camicia stracciata.<br />
Un grande sorriso bianco sul volto.<br />
Un'ascia insanguinata tra le mani.<br />
«Vuoi giocare Tommy?»<br />
Quelle furono le ultime parole che il piccolo Tommy Bennet, di 13 anni, udì.
Il Mondo di Miu<br />
Mi dicono che sono matta… beh, forse un po’. Ma non sanno quello che ho passato! Io non<br />
vengo da una famiglia normale. Mia mamma (anche chiamata signora mamma da alcuni)<br />
è molto dolce e gentile, ma non capisce mai le battute! Se fosse solo questo!!! Ho preso il<br />
tratto peggiore: la memoria.<br />
Quando sono entrata nel gruppo di kung fu, il mio perfido istruttore nero mi chiamava Smemora.<br />
Ritornando alla mia famiglia, mio padre è un grande professore, paziente e gentile con gli<br />
alunni. Lo vorreste avere anche voi…come insegnante. Io ho dovuto fare ventieheh jug (non<br />
si dice l’età di una signorina) di caserma militare. Rifacevo letti, lavavo piatti che nemmeno<br />
un ristorante cinese nell’ora di cena può sopportare. Il timbro di voce di mio padre arrivava<br />
a 330 db.. vedevo muovere le labbra e sentivo<br />
sanguinare le orecchie, ma non ho mai capito ciò<br />
che mi diceva. Si impossessava dell’unica tv di<br />
casa e non potevamo cambiare canale nemmeno<br />
quando dormiva!!!! Abbiamo pensato di spodestarlo<br />
un paio di volte ma… in casa nessuno sa fare<br />
la lavatrice!<br />
Mio fratello: un serial killer nato!<br />
Una volta con un gesto, insolitamente dolce, di offrirmi<br />
l’acqua, mi stava per far bere il detersivo!!<br />
Per non parlare delle volte che mi salta in braccio o sulla<br />
schiena senza preavviso, buttando su di me, povera fanciulla<br />
indifesa, quasi due metri di persona.
Buon sangue non mente, ed è vero! L’esempio è mia nonna materna:<br />
la Yaya, è forse la più matta; anche papà ha paura di lei. Se adoro la Spagna è soprattutto<br />
perché ho tanti ricordi con lei… una seconda mamma e una donna da ammirare (ma delle<br />
sue fenomenali avventure ve ne racconto dopo!) Ma sto divagando!<br />
Cosa stavo dicendo? A si!<br />
Io mi chiedo però: perché essere normali? Infondo è così divertente essere matti! E poi è<br />
contro la mia genetica essere normale!<br />
Da piccola , fino alle medie, ero brava negli sport ed atletica, poi con l’avanzare inesorabile<br />
degli anni cominciai ad avere un calo crescente. Ho fatto un liceo scientifico e come ogni<br />
brava studentessa media di questo liceo, facevo schifo alle materie in cui si contava.<br />
Ho un’ amica che viene chiamata dal T.R. (tremendo nero= il mio istruttore) Psicolabile; il<br />
bello di questo nome è che la mia amica Fragola(soprannome ufficiale che vi spiegherò più<br />
avanti, tranquilli) non ha capito l’insulto fino a quando qualche anima pia, con 6 ad italiano,<br />
le abbia spiegato cosa significasse.<br />
Sono anche impegnata, quindi maschietti non piangete, e felicemente occupata nello studio<br />
del disegno e della grafica. Direi che per ora ho raccontato troppo…poco, ma non vorrei<br />
dilungarmi e scrivere 20 pagine della nostra rivista!<br />
Ciao a tutti! Alla prossima!<br />
Baci, Miu<br />
p.s. Fragola mi ha chiesto di disegnarla carina, cioè rispecchiando la realtà.
A presto!