Storia Comune
Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale.
Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco.
Biblioteca di Latium, 21
Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale
Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale.
Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco.
Biblioteca di Latium, 21
Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale
Statuti di Paliano 417 libenter, vel minus juste vitam agere. Ea igitur, qua potuimus solertia, et ingenij facultate, Statuta hec (non extero, non Palianensi Vulcano et cetera absumpta) sed nostris vigilijs in pristinum redacta, Divi Principis Ascanij Columne auspicio, ac vestrorum immortali industria fide, et opere absolvimus [...]». Il testo ricevette negli anni seguenti numerose conferme da parte di esponenti vari di casa Colonna, tra cui quella di Marcantonio IV che nel 1610 si diede a una revisione degli Statuti di molte cittadine del suo feudo 2 . Nel 1569 lo Statuto di Paliano, poche settimane prima dell’erezione a Principato, fu dato alle stampe per i tipi dei Fratelli Baldi, Stampatori Camerali. L’originale a stampa non è conservato, mentre da quell’esemplare sono state tratte due copie manoscritte che si possono riconoscere nel codice conservato a Subiaco presso l’Archivio Colonna e in quello dell’Archivio storico comunale palianese 3 . In generale si può affermare che i tre manoscritti dello Statuto di Paliano sembrano appartenere a due rami diversi. Confrontando i testi si può infatti notare che i brani aggiunti alla fine delle norme statutarie sono differenti. Il frammento dell’Archivio comunale, seppure limitato a poche carte, contiene una Tavola che nell’esemplare romano non compare. Compare invece nel testimone sublacense, insieme alla copia della sottoscrizione di c. 88r che suggerisce che i codici conservati a Paliano e a Subiaco siano stati copiati, come già detto, dall’esemplare a stampa del 1569. Una copia dello Statuto si conservava fino agli anni della seconda guerra mondiale nell’Archivio storico comunale di Paliano, dal quale improvvisamente scomparve. Si trattava di un esemplare 2 Si confrontino ad esempio gli Statuti di Castro dei Volsci, Morolo, Pofi, Supino. 3 Quest’ultima copia, acefala e molto deteriorata, è stata recuperata nel corso di un’operazione della Guardia di Finanza e restituita al Comune di Paliano in tempi recenti.
418 Francesca Pontri membranaceo, con legatura in pergamena arricchita da borchie metalliche, decorato con miniature e stemma di casa Colonna. Ad arricchire ulteriormente il manufatto era la sottoscrizione originale di Marcantonio IV Colonna, della quale però non si conosce la data 4 . Da questa copia deperdita è stato tratto nel 1856 l’esemplare conservato dall’Archivio di Stato di Roma. Il manoscritto non contiene le Istruzioni per Paliano confermate da Filippo (I) Colonna; non è riportata inoltre la Tavola contenuta negli altri due codici né la dichiarazione di stampa. La copia romana comprende però, diversamente dagli altri, una serie di Notificazioni relative agli anni 1829 e 1847, trascrizioni di manifesti a stampa affissi ai muri della città e contenenti norme sul danno dato. CODICE 1 DESCRIZIONE ESTERNA IDENTIFICAZIONE DEL MANOSCRITTO: Subiaco, Biblioteca del monumento nazionale di S. Scolastica, Archivio Colonna, Paliano, III MC 2, n. 18. COMPOSIZIONE MATERIALE: manoscritto omogeneo composto da fascicoli legati. DATAZIONE: XVIII secolo (in ogni caso prima dell’8 aprile 1820, data del timbro dell’Ufficio del Bollo e Registro di Roma alla c. 4v). ORIGINE: probabilmente Paliano. MATERIA: cartaceo. FILIGRANA: rilevabile ogni 2 carte, al centro della pagina (un sole a sei raggi inscritto in un tondo, sormontato dall’emblema pontificio con la tiara e le chiavi decussate, al di sotto del tondo la scritta SUBIACO); presente anche in un foglio allegato (un uccello su tre colline inscritto in un tondo con le lettere M e S all’interno, la lettera F all’esterno, simile a Briquet 12250). 4 Una descrizione del manoscritto, corredata dalla fotografia dell’incipit del I Libro, si può leggere in G. Tucci Savo e A. Giovannoni, Paliano dalle origini ai nostri giorni, Tivoli 1933, pp. 174-182. Gli autori hanno anche tradotto una parte dei capitoli dello Statuto.
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Columne auspicio, ac vestrorum immortali industria fide,<br />
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Il testo ricevette negli anni seguenti numerose conferme da parte<br />
di esponenti vari di casa Colonna, tra cui quella di Marcantonio IV<br />
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del suo feudo 2 .<br />
Nel 1569 lo Statuto di Paliano, poche settimane prima<br />
dell’erezione a Principato, fu dato alle stampe per i tipi dei Fratelli<br />
Baldi, Stampatori Camerali. L’originale a stampa non è conservato,<br />
mentre da quell’esemplare sono state tratte due copie manoscritte<br />
che si possono riconoscere nel codice conservato a Subiaco presso<br />
l’Archivio Colonna e in quello dell’Archivio storico comunale<br />
palianese 3 .<br />
In generale si può affermare che i tre manoscritti dello Statuto<br />
di Paliano sembrano appartenere a due rami diversi. Confrontando<br />
i testi si può infatti notare che i brani aggiunti alla fine delle norme<br />
statutarie sono differenti. Il frammento dell’Archivio comunale,<br />
seppure limitato a poche carte, contiene una Tavola che nell’esemplare<br />
romano non compare. Compare invece nel testimone sublacense,<br />
insieme alla copia della sottoscrizione di c. 88r che suggerisce che i<br />
codici conservati a Paliano e a Subiaco siano stati copiati, come già<br />
detto, dall’esemplare a stampa del 1569.<br />
Una copia dello Statuto si conservava fino agli anni della seconda<br />
guerra mondiale nell’Archivio storico comunale di Paliano, dal<br />
quale improvvisamente scomparve. Si trattava di un esemplare<br />
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Si confrontino ad esempio gli Statuti di Castro dei Volsci, Morolo, Pofi,<br />
Supino.<br />
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Quest’ultima copia, acefala e molto deteriorata, è stata recuperata nel<br />
corso di un’operazione della Guardia di Finanza e restituita al <strong>Comune</strong> di<br />
Paliano in tempi recenti.