Storia Comune
Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale.
Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco.
Biblioteca di Latium, 21
Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale
Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale.
Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco.
Biblioteca di Latium, 21
Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale
411 STATUTI DI MOROLO La storia del Comune di Morolo è ricca di colpi di scena e passaggi di proprietà. Bruciata nel 1216 da Giovanni dei conti de Ceccano, tornò ai signori di Supino, precedenti proprietari, durante il pontificato di Gregorio IX. Nel 1385 la cittadina passò per ragioni dotali sotto il dominio di Fabrizio Colonna. Durante tutto il secolo XV e metà del XVI Morolo fu alternativamente sottratta e riassegnata alla famiglia Colonna, la quale ne acquisì il possesso definitivo solo nel 1562 1 . Il codice statutario di Morolo che si conserva nell’Archivio di Stato di Roma fu probabilmente copiato nel 1856. Ciò a seguito della richiesta avanzata nel maggio di quell’anno da parte del Ministro per gli Affari Interni dello Stato Pontificio, il porporato Teodolfo Mertel, di inviare a Roma una copia dello Statuto cittadino. La raccolta del cardinale, primo nucleo di quella che diventerà la Collezione degli Statuti, riveste un’importanza indiscutibile in quanto, in alcuni casi, vi si possono trovare le uniche copie superstiti delle compilazioni normative di una comunità. È questo il caso del Comune di Morolo, presso il cui Archivio storico si conservava probabilmente un manoscritto statutario attualmente deperdito, e che malauguratamente, nonostante le speranze espresse dal prof. Gioacchino Giammaria, non è riemerso nel corso dell’ordinamento dell’Archivio suddetto 2 . Tale manoscritto, prima della sparizione, nel 1892 fu tuttavia consultato dall’arciprete Don Eusebio Canali, il quale lo trascrisse integralmente corredandolo di altri documenti e informazioni storiche tratte da numerosi archivi e pubblicazioni. Grazie a questa trascrizione si possono avanzare delle ipotesi e 1 Le notizie storiche sono tratte da G. Silvestrelli, Città castelli e terre della regione romana: ricerche di storia medioevale e moderna sino all’anno 1800, Roma 1993, 1, pp. 154-155. 2 Cfr. E. Canali, Cenni storici della Terra di Morolo (con l’edizione dello Statuto del 1610), a cura di G. Giammaria, Anagni 1990 (Biblioteca di Latium, 12), pp. 17-18, n. 17.
412 Francesca Pontri fare delle considerazioni sull’antico Statuto di Morolo, sebbene limitatamente alle uniche due copie la cui esistenza è provata. Entrambi i manoscritti contengono il testo statutario così come venne confermato e approvato da Marcantonio IV Colonna il 19 maggio 1610, approvazione che si trova nel codice romano alla c. 21v. I due manoscritti differiscono solo per alcune varianti grafiche, senza alterazione del senso generale dei contenuti 3 . Confrontando il manoscritto romano con la trascrizione del Canali si può inoltre rilevare che l’uso delle maiuscole è diverso nelle due versioni, anche in questo caso senza inficiare la comprensione del testo. Una ulteriore differenza tra il manoscritto romano e quello deperdito è costituita dal fatto che nel primo caso i capitoli arrivano al numero 205, mentre nel secondo al 206. Come rileva Giammaria, non vi sono differenze nel testo e la difformità è dovuta unicamente al fatto che il copista del primo esemplare omette di numerare il capitolo 141, creando così la discrepanza sul numero finale delle rubriche. 4 Proseguendo l’indagine sul contenuto dei due codici, e mettendo a confronto il testo della Memoria presente nel manoscritto romano con la trascrizione dell’arciprete, si può notare che il primo menziona le pagine esatte in cui si trovano le disposizioni che non devono più essere osservate, mentre nel secondo non ve n’è traccia. Per di più nella trascrizione si legge, sempre nella Memoria, che “detta S. Ecc. non è più tenuta all’osservanza delli due Capitoli descritti nel libro quarto dello Statuto […]”, mentre nella copia romana figura “detta Sua Eccellenza non è più tenuta all’osservanza delli Due Capitoli descritti nel Libro 4: del presente Statuto […]” 5 . Ed è proprio il lemma presente che permette di avanzare l’ipotesi che l’antigrafo del codice romano sia quello che conteneva il rogito originale del notaio Michele Tranquilli, il quale probabilmente lo scrisse di suo pugno – immaginiamo con tanto di signum tabellionis 3 Ibidem. 4 Ibidem. 5 Cfr. ivi, pp. 88-89; nel manoscritto dell’ASRm la Memoria si trova alle cc. 21v-22r .
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STATUTI DI MOROLO<br />
La storia del <strong>Comune</strong> di Morolo è ricca di colpi di scena e<br />
passaggi di proprietà. Bruciata nel 1216 da Giovanni dei conti de<br />
Ceccano, tornò ai signori di Supino, precedenti proprietari, durante<br />
il pontificato di Gregorio IX. Nel 1385 la cittadina passò per ragioni<br />
dotali sotto il dominio di Fabrizio Colonna. Durante tutto il secolo<br />
XV e metà del XVI Morolo fu alternativamente sottratta e riassegnata<br />
alla famiglia Colonna, la quale ne acquisì il possesso definitivo solo<br />
nel 1562 1 .<br />
Il codice statutario di Morolo che si conserva nell’Archivio di<br />
Stato di Roma fu probabilmente copiato nel 1856. Ciò a seguito<br />
della richiesta avanzata nel maggio di quell’anno da parte del<br />
Ministro per gli Affari Interni dello Stato Pontificio, il porporato<br />
Teodolfo Mertel, di inviare a Roma una copia dello Statuto cittadino.<br />
La raccolta del cardinale, primo nucleo di quella che diventerà la<br />
Collezione degli Statuti, riveste un’importanza indiscutibile in<br />
quanto, in alcuni casi, vi si possono trovare le uniche copie superstiti<br />
delle compilazioni normative di una comunità. È questo il caso del<br />
<strong>Comune</strong> di Morolo, presso il cui Archivio storico si conservava<br />
probabilmente un manoscritto statutario attualmente deperdito, e<br />
che malauguratamente, nonostante le speranze espresse dal prof.<br />
Gioacchino Giammaria, non è riemerso nel corso dell’ordinamento<br />
dell’Archivio suddetto 2 . Tale manoscritto, prima della sparizione,<br />
nel 1892 fu tuttavia consultato dall’arciprete Don Eusebio Canali,<br />
il quale lo trascrisse integralmente corredandolo di altri documenti<br />
e informazioni storiche tratte da numerosi archivi e pubblicazioni.<br />
Grazie a questa trascrizione si possono avanzare delle ipotesi e<br />
1<br />
Le notizie storiche sono tratte da G. Silvestrelli, Città castelli e terre<br />
della regione romana: ricerche di storia medioevale e moderna sino<br />
all’anno 1800, Roma 1993, 1, pp. 154-155.<br />
2<br />
Cfr. E. Canali, Cenni storici della Terra di Morolo (con l’edizione dello<br />
Statuto del 1610), a cura di G. Giammaria, Anagni 1990 (Biblioteca di Latium,<br />
12), pp. 17-18, n. 17.