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Storia Comune

Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale. Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco. Biblioteca di Latium, 21 Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale

Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale.
Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco.
Biblioteca di Latium, 21
Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale

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334<br />

Francesca Pontri<br />

Innocenzo III il 23 settembre 1207 ai comuni dello Stato Pontificio.<br />

In essa infatti si legge una forte condanna contro i fautori di eretici<br />

e patarini, sui quali il podestà è chiamato a vigilare; viene inoltre<br />

ingiunto di inserire un’apposita norma negli Statuti, ed è appunto<br />

quanto accade nel caso di Alatri 2 .<br />

Altra testimonianza di un antico codice statutario si ritrova in una<br />

lettera inviata dal <strong>Comune</strong> a Gregorio IX poco dopo la promulgazione<br />

delle Costituzioni Egidiane. Con la missiva si chiedeva al pontefice<br />

di revocare quelle norme che contrastavano con la tradizionale libertà<br />

della città ernica, accompagnando la richiesta con il richiamo alla<br />

bolla Romana Mater del 28 settembre 1295 di Bonifacio VIII, con la<br />

quale si accordavano privilegi ed autonomie. Per ricompensare Alatri<br />

della sua fedeltà alla Chiesa, Gregorio XI nel 1376 concesse allora<br />

alla comunità di servirsi dei propri Statuti, fatta salva l’approvazione<br />

del Rettore 3 .<br />

Il più antico testimone esistente dello Statuto di Alatri è un codice<br />

conservato presso la Biblioteca Molella, copiato nel 1549 da Filippo<br />

di Mastro Cola, il quale ne fu incaricato dal <strong>Comune</strong> e retribuito<br />

con 5 scudi 4 . La copia, che richiese un lavoro di sei mesi, si rese<br />

necessaria in quanto, per via della consunzione dell’esemplare<br />

antico, le pagine non erano più leggibili. Del resto, la possibilità di<br />

consultare il testo era garantita ai cittadini dal disposto della prima<br />

rubrica del Libro I, la quale prescriveva che si dovessero fare due<br />

copie dello Statuto: una da conservarsi nella cassaforte del <strong>Comune</strong><br />

– per garantire l’autenticità del testo – e l’altra messa a disposizione<br />

del popolo.<br />

Il deperimento del codice antico è forse la ragione per cui la rubrica<br />

25 del Libro V, dal titolo “De pena mulieris sequentis cadavera”<br />

2<br />

Il testo integrale della lettera è pubblicato in G. Floridi, La Romana mater<br />

di Bonifacio VIII e le libertà comunali nel Basso Lazio, Guarcino 1985,<br />

pp. 16-17 con le relative note.<br />

3<br />

Si veda ibidem, pp. 59-60; Gli statuti medioevali del <strong>Comune</strong> di Alatri,<br />

a cura di M. D’Alatri e C. Carosi, Alatri 1976, p. 68, con il riferimento<br />

citato in nota a A. Sacchetti Sassetti, <strong>Storia</strong> di Alatri, cit.<br />

4<br />

Cfr. Gli statuti medioevali del <strong>Comune</strong> di Alatri, cit., pp. 7 e 82.

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