Storia Comune
Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale.
Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco.
Biblioteca di Latium, 21
Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale
Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale.
Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco.
Biblioteca di Latium, 21
Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale
333 STATUTI DI ALATRI Sede vescovile almeno dal VI secolo d. C., l’ernica cittadina fu prevalentemente governata come libero Comune. Nel 1245 i suoi abitanti attaccarono Ferentino, ma ne vennero cacciati; l’aggressione costò alla città la requisizione del castello di Tecchiena e di Trivigliano da parte di Innocenzo IV. Nel corso del XIII secolo Alatri visse un periodo di splendore culturale ed economico, grazie anche alla figura di Gottifredo di Raynaldo, cardinale diacono di S. Giorgio al Velabro, al quale la città diede i natali e che egli governò come podestà dal 1286 al 1287. Nel 1323 Alatri fu conquistata da Francesco di Ceccano; durante il periodo avignonese rimase fedele al Papato ma subì le angherie dei Caetani, circostanza che portò alla presa della città da parte dei Conti di Segni, ai quali fu successivamente tolta nel 1390 per essere governata direttamente dallo Stato Pontificio per mezzo di un Vicario. All’inizio del XV secolo la città fu invasa dalle truppe di Ladislao di Durazzo nella risalita verso Roma; il secolo successivo vide la dominazione spagnola e l’accentuarsi della decadenza economica della città 1 . La prima redazione di uno Statuto di Alatri si potrebbe far risalire, stando alle evidenze documentarie, al XIII secolo. Una testimonianza dell’antichità delle norme si può rintracciare nella seconda rubrica del Libro I, che punisce gli eretici e i patarini e, in generale, i ribelli alla Chiesa. Il podestà cittadino viene investito del compito di vigilare affinché questo avvenga, altrimenti sarà sottoposto “ad penam iuris et X librarum”. Questa disposizione, che sembra anacronistica per i tempi (il codice più antico che si possiede è della metà del Cinquecento), in realtà deriva da una lettera inviata da 1 La bibliografia sulla storia di Alatri è molto ampia, a partire dal classico A. Sacchetti Sassetti, Storia di Alatri, Alatri 1967; il breve sunto storico qui presentato si basa su quanto riportato in G. Silvestrelli, Città castelli e terre della regione romana: ricerche di storia medioevale e moderna sino all’anno 1800, Roma 1993, 1, pp. 65-67. Si segnala inoltre il sito www.visitalatri.it, ricco di informazioni, bibliografia e aggiornamenti sugli eventi culturali cittadini.
334 Francesca Pontri Innocenzo III il 23 settembre 1207 ai comuni dello Stato Pontificio. In essa infatti si legge una forte condanna contro i fautori di eretici e patarini, sui quali il podestà è chiamato a vigilare; viene inoltre ingiunto di inserire un’apposita norma negli Statuti, ed è appunto quanto accade nel caso di Alatri 2 . Altra testimonianza di un antico codice statutario si ritrova in una lettera inviata dal Comune a Gregorio IX poco dopo la promulgazione delle Costituzioni Egidiane. Con la missiva si chiedeva al pontefice di revocare quelle norme che contrastavano con la tradizionale libertà della città ernica, accompagnando la richiesta con il richiamo alla bolla Romana Mater del 28 settembre 1295 di Bonifacio VIII, con la quale si accordavano privilegi ed autonomie. Per ricompensare Alatri della sua fedeltà alla Chiesa, Gregorio XI nel 1376 concesse allora alla comunità di servirsi dei propri Statuti, fatta salva l’approvazione del Rettore 3 . Il più antico testimone esistente dello Statuto di Alatri è un codice conservato presso la Biblioteca Molella, copiato nel 1549 da Filippo di Mastro Cola, il quale ne fu incaricato dal Comune e retribuito con 5 scudi 4 . La copia, che richiese un lavoro di sei mesi, si rese necessaria in quanto, per via della consunzione dell’esemplare antico, le pagine non erano più leggibili. Del resto, la possibilità di consultare il testo era garantita ai cittadini dal disposto della prima rubrica del Libro I, la quale prescriveva che si dovessero fare due copie dello Statuto: una da conservarsi nella cassaforte del Comune – per garantire l’autenticità del testo – e l’altra messa a disposizione del popolo. Il deperimento del codice antico è forse la ragione per cui la rubrica 25 del Libro V, dal titolo “De pena mulieris sequentis cadavera” 2 Il testo integrale della lettera è pubblicato in G. Floridi, La Romana mater di Bonifacio VIII e le libertà comunali nel Basso Lazio, Guarcino 1985, pp. 16-17 con le relative note. 3 Si veda ibidem, pp. 59-60; Gli statuti medioevali del Comune di Alatri, a cura di M. D’Alatri e C. Carosi, Alatri 1976, p. 68, con il riferimento citato in nota a A. Sacchetti Sassetti, Storia di Alatri, cit. 4 Cfr. Gli statuti medioevali del Comune di Alatri, cit., pp. 7 e 82.
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Sede vescovile almeno dal VI secolo d. C., l’ernica cittadina fu<br />
prevalentemente governata come libero <strong>Comune</strong>. Nel 1245 i suoi<br />
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costò alla città la requisizione del castello di Tecchiena e di Trivigliano<br />
da parte di Innocenzo IV. Nel corso del XIII secolo Alatri visse un<br />
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dal 1286 al 1287. Nel 1323 Alatri fu conquistata da Francesco di<br />
Ceccano; durante il periodo avignonese rimase fedele al Papato ma<br />
subì le angherie dei Caetani, circostanza che portò alla presa della<br />
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per mezzo di un Vicario. All’inizio del XV secolo la città fu invasa<br />
dalle truppe di Ladislao di Durazzo nella risalita verso Roma; il<br />
secolo successivo vide la dominazione spagnola e l’accentuarsi della<br />
decadenza economica della città 1 .<br />
La prima redazione di uno Statuto di Alatri si potrebbe far risalire,<br />
stando alle evidenze documentarie, al XIII secolo.<br />
Una testimonianza dell’antichità delle norme si può rintracciare<br />
nella seconda rubrica del Libro I, che punisce gli eretici e i patarini<br />
e, in generale, i ribelli alla Chiesa. Il podestà cittadino viene investito<br />
del compito di vigilare affinché questo avvenga, altrimenti sarà<br />
sottoposto “ad penam iuris et X librarum”. Questa disposizione, che<br />
sembra anacronistica per i tempi (il codice più antico che si possiede è<br />
della metà del Cinquecento), in realtà deriva da una lettera inviata da<br />
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La bibliografia sulla storia di Alatri è molto ampia, a partire dal classico<br />
A. Sacchetti Sassetti, <strong>Storia</strong> di Alatri, Alatri 1967; il breve sunto storico<br />
qui presentato si basa su quanto riportato in G. Silvestrelli, Città castelli<br />
e terre della regione romana: ricerche di storia medioevale e moderna sino<br />
all’anno 1800, Roma 1993, 1, pp. 65-67. Si segnala inoltre il sito www.visitalatri.it,<br />
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