Storia Comune

Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale. Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco. Biblioteca di Latium, 21 Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale.
Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco.
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STATUTI DI ACUTO Governato da condòmini per alcuni secoli, nel 1179 il castrum di Acuto fu acquistato per metà dal capitolo della cattedrale di Anagni nella persona del vescovo Asraele, mentre l’altra metà era di proprietà di Loffredo di Vetulo, Guido arciprete e Pietro d’Amato. Il secolo seguente il castello fu dato in enfiteusi a Ilderico di Giudice, nobile anagnino, il quale fu però cacciato da Alessandro III per via del suo dispotismo. Tutto il possedimento fu quindi posto, nel 1258, sotto il dominio diretto della cattedrale di Anagni. I Conti di Segni se ne impadronirono nel 1430, ma lo scambiarono pochi anni dopo con un altro feudo. Da quel momento fu di proprietà del vescovo di Anagni 1 . Uno Statuto esisteva già prima del 1532, anno in cui fu accurate et fideliter trascritto e sottoscritto dal notaio Prospero de Lutiis di Piglio, come si può leggere in calce al primo gruppo di 189 norme della compilazione statutaria. Negli anni seguenti furono aggiunti altri 8 capitoli, mentre nel 1563 si introdussero le Constitutiones, ossia 4 capitoli sul pascolo delle bestie armentizie. Le sottoscrizioni seguenti sono relative al 1566 e al 1710, quest’ultima originale e corredata di sigillo aderente del vescovo di Anagni. Nella sottoscrizione settecentesca si menziona, tra le altre cose, un incendio che avrebbe distrutto lo Statuto (combustione originalium Statutorum) nei primi anni del XVIII secolo, circostanza che avrebbe portato alla necessità per l’amministrazione di avere un’altra copia del testo, fedele all’originale e approvata dal vescovo. In base a documenti da lui rinvenuti presso l’Archivio della Sacra Congregazione del Buon Governo, lo storico Mario Ticconi ipotizza che nel 1704 dovessero esserci presso il Comune di Acuto due copie 1 Brevi notizie storiche si possono leggere in E. Martinori, Lazio turrito: repertorio storico ed iconografico di torri, rocche, castelli e luoghi muniti della provincia di Roma: ricerche di storia medioevale, Roma 1933, 1, pp. 43-44; G. Silvestrelli, Città castelli e terre della regione romana: ricerche di storia medioevale e moderna sino all’anno 1800, Roma 1993, 1, pp. 90-91.

326 Francesca Pontri degli Statuti. Una sarebbe stata distrutta dal fuoco, mentre la seconda sarebbe da identificarsi in quella attualmente conservata presso il locale Archivio storico comunale. Quest’ultima sarebbe quindi stata copiata qualche anno prima, e poi solamente approvata dal vescovo Bassi nel 1710 2 . Sandro Notari ha avanzato un’altra ipotesi, ritenendo che il vescovo Giovanbattista Bassi tenesse presso di sé, ad Anagni, una copia dello Statuto e che da quella siano state copiate le altre 3 . Dal manoscritto dell’Archivo storico comunale di Acuto sarebbe stato tratto, nel 1856, l’esemplare conservato presso l’Archivio di Stato di Roma con la segnatura 793/01. Un indizio della derivazione si può rintracciare nella sottoscrizione finale, laddove il copista del codice romano omette di copiare, lasciando spazi bianchi, le stesse parole che nel codice acutino non erano state “ripassate”. Questa operazione, come si legge sul verso della carta di guardia anteriore del manoscritto di Acuto, fu effettuata da Filippo Pompili nel 1821 perché in molti punti la scrittura non era più leggibile. L’altra copia romana, invece, sarebbe stata esemplata tra gli anni 1758-1766, anni di coincidenza tra il pontificato di Clemente XIII e il vescovo Domenico Monti i cui stemmi, corredati delle insegne cittadine, si trovano dipinti in apertura di codice. Al di sotto della cornice che contiene gli emblemi si legge la data 1762, anno al quale si può attribuire quantomeno la decorazione. La realizzazione di questo manoscritto sarebbe stata, secondo Ticconi, sollecitata dalla Curia vescovile; l’opera tuttavia non sarebbe stata portata a termine come stabilito, come si rileva dalla presenza di tre mani diverse di scrittura. La copia si interruppe forse nel 1760, quando il vescovo Monti che aveva richiesto il codice fu trasferito ad Urbino, per finire nel dimenticatoio dal quale venne recuperato in un secondo momento. Ciò avvenne forse proprio nel 1856, in coincidenza con la richiesta del cardinale Mertel di inviare una copia dello Statuto 2 M. Ticconi, Acuto: la storia, lo “Statuto”, gli usi e il costume, Acuto 2003, pp. 128-130. 3 Ciò è quanto affermato dal prof. Notari nel corso di una conferenza sugli Statuti storici acutini tenutasi il 16 dicembre 2016 in Acuto.

STATUTI DI ACUTO<br />

Governato da condòmini per alcuni secoli, nel 1179 il castrum<br />

di Acuto fu acquistato per metà dal capitolo della cattedrale di<br />

Anagni nella persona del vescovo Asraele, mentre l’altra metà era di<br />

proprietà di Loffredo di Vetulo, Guido arciprete e Pietro d’Amato. Il<br />

secolo seguente il castello fu dato in enfiteusi a Ilderico di Giudice,<br />

nobile anagnino, il quale fu però cacciato da Alessandro III per via<br />

del suo dispotismo. Tutto il possedimento fu quindi posto, nel 1258,<br />

sotto il dominio diretto della cattedrale di Anagni. I Conti di Segni<br />

se ne impadronirono nel 1430, ma lo scambiarono pochi anni dopo<br />

con un altro feudo. Da quel momento fu di proprietà del vescovo di<br />

Anagni 1 .<br />

Uno Statuto esisteva già prima del 1532, anno in cui fu accurate<br />

et fideliter trascritto e sottoscritto dal notaio Prospero de Lutiis di<br />

Piglio, come si può leggere in calce al primo gruppo di 189 norme<br />

della compilazione statutaria. Negli anni seguenti furono aggiunti<br />

altri 8 capitoli, mentre nel 1563 si introdussero le Constitutiones,<br />

ossia 4 capitoli sul pascolo delle bestie armentizie. Le sottoscrizioni<br />

seguenti sono relative al 1566 e al 1710, quest’ultima originale<br />

e corredata di sigillo aderente del vescovo di Anagni. Nella<br />

sottoscrizione settecentesca si menziona, tra le altre cose, un<br />

incendio che avrebbe distrutto lo Statuto (combustione originalium<br />

Statutorum) nei primi anni del XVIII secolo, circostanza che avrebbe<br />

portato alla necessità per l’amministrazione di avere un’altra copia<br />

del testo, fedele all’originale e approvata dal vescovo.<br />

In base a documenti da lui rinvenuti presso l’Archivio della Sacra<br />

Congregazione del Buon Governo, lo storico Mario Ticconi ipotizza<br />

che nel 1704 dovessero esserci presso il <strong>Comune</strong> di Acuto due copie<br />

1<br />

Brevi notizie storiche si possono leggere in E. Martinori, Lazio turrito:<br />

repertorio storico ed iconografico di torri, rocche, castelli e luoghi muniti<br />

della provincia di Roma: ricerche di storia medioevale, Roma 1933,<br />

1, pp. 43-44; G. Silvestrelli, Città castelli e terre della regione romana:<br />

ricerche di storia medioevale e moderna sino all’anno 1800, Roma 1993,<br />

1, pp. 90-91.

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