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Storia Comune

Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale. Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco. Biblioteca di Latium, 21 Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale

Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale.
Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco.
Biblioteca di Latium, 21
Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale

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314<br />

Alessandro Dani<br />

combattimenti e le altre gare, nel secondo Quattrocento, non erano<br />

proibiti e si imponeva anzi ai designati (retribuiti: III, 75) di non<br />

rifiutare di battersi nei giochi dell’Agone e del Testaccio senza fondato<br />

motivo, pena l’esclusione dalle cariche comunali per cinque anni (II,<br />

54). Dallo statuto (IV, 72-82) emerge una notevole organizzazione<br />

di tali giochi, che dovevano coinvolgere ed appassionare molto i<br />

Romani. Tuttavia i combattimenti simulati fuori del controllo delle<br />

autorità comunali sono duramente sanzionati, specie se organizzati<br />

da nobili e magnati (II, 71), per la loro evidente pericolosità non solo<br />

per l’ordine pubblico ma per la stessa stabilità delle istituzioni e del<br />

governo cittadino.<br />

Anche gli statuti di Viterbo testimoniano la persistente<br />

consuetudine di tali combattimenti (III, 9). Ma qui gli intermezantes<br />

partecipanti alla rixa con bastoni o pietre, anche se ferivano qualcuno<br />

con effusione di sangue, non potevano essere puniti dal Podestà,<br />

sotto la pena consistente di 100 lire. Anche nello statuto di Ferentino<br />

di secondo Quattrocento (II, 53), in quello di Tivoli del 1522 (III, 39-<br />

42) ed in quello cinquecentesco di Velletri (III, 42) fa la sua comparsa<br />

la rixa (bactalia seu rixa è detta nel secondo) e quindi si è indotti a<br />

ritenere che a Roma e presso gli altri Comuni laziali non solo si<br />

apprezzassero molto tali bellicose manifestazioni agonistiche, come<br />

nella vicina Toscana, dove sono attestate da ricca documentazione,<br />

ma qui si fossero conservate ben più a lungo 41 .<br />

Per quanto riguarda le successioni, anche qui si ribadisce la<br />

soluzione – pressoché generale negli statuti – dell’esclusione della<br />

donna già dotata dalla successione ereditaria legittima in concorso<br />

con i fratelli maschi (I, 59, 62) 42 , in deroga al diritto giustinianeo (ed<br />

stre, tornei e giochi del Medioevo, Roma-Bari 2001, pp. 115-128.<br />

41<br />

Mentre in Toscana andarono incontro a drastiche limitazioni e assoluti<br />

divieti già da fine Duecento – inizio Trecento, anche se – è pur vero – con<br />

risultati modesti: cfr A. A. Settia, La «battaglia» cit., pp. 130-131.<br />

42<br />

Cfr. A. Romano, Famiglia, successioni e patrimonio familiare nell’Italia<br />

medievale e moderna, Torino 1994, pp. 42-49; P. Lanaro, G.M. Varanini,<br />

Funzioni economiche della dote nell’Italia centro-settentrionale (tardo<br />

medioevo / inizi età moderna), in La famiglia nell’economia europea.<br />

Secc. XIII-XVIII, a cura di S. Cavaciocchi, Firenze 2009, pp. 81-102.

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