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Storia Comune

Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale. Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco. Biblioteca di Latium, 21 Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale

Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale.
Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco.
Biblioteca di Latium, 21
Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale

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306<br />

Alessandro Dani<br />

drasticamente si sancisce che «nullus baro intrare possit civitatem<br />

Alatri». Varie norme di chiara e netta impronta anti-nobiliare si<br />

rinvengono anche negli statuti di Velletri (III, 66, 78, 79, 88, 90, 91).<br />

Un ulteriore tratto che accomuna l’ordinamento romano a quelli di<br />

molti altri Comuni popolari del tempo può leggersi nella partizione<br />

in circoscrizioni territoriali interne con varie competenze, anche di<br />

ordine pubblico (III, 4). Un Capo-quartiere coordinava, nel rione di<br />

competenza, le attività di sorveglianza e prevenzione contro i reati, di<br />

intervento nelle varie necessità contingenti, di aiuto a chi costruisse<br />

abitazione e altre. Si deve osservare come tali partizioni interne ai<br />

Comuni mirassero anche a circoscrivere sodalizi di tipo clientelare<br />

o familiare, rafforzando invece l’appartenenza territoriale, che<br />

coinvolgeva tutti a prescindere dalle condizioni personali.<br />

Le Arti o Corporazioni di mestiere, qui come in genere ovunque,<br />

avevano una propria organizzazione, ricalcata su quella comunale, ed<br />

una propria sfera di autonomia normativa 22 . Ma emerge chiaramente<br />

– ed è un tratto parimenti generale – che esse derivavano il proprio<br />

potere dal <strong>Comune</strong> ed i loro statuti dovevano essere approvati<br />

dalle autorità comunali (I, 150-153). Il <strong>Comune</strong> manteneva<br />

quindi una posizione preminente e super partes rispetto alle varie<br />

organizzazioni produttive, ponendosi come difensore del bonum<br />

commune, dell’interesse di tutta la città, con funzioni dunque anche<br />

di mediazione e contemperamento di interessi di categoria.<br />

Da segnalare è la prassi, resa obbligatoria (IV, 82), della lettura<br />

pubblica dello statuto. Al riguardo possiamo chiederci se esistesse,<br />

a tal fine, ma anche ad uso dei molti ufficiali che certamente non<br />

conoscevano il latino, una versione volgarizzata del testo. Sappiamo<br />

che vari Comuni laziali, forse seguendo l’esempio della vicina<br />

Toscana 23 , optarono per la redazione nell’idioma parlato del proprio<br />

22<br />

Indicazione di fonti e bibliografia sulle corporazioni offre D. Bezzina,<br />

Organizzazione corporativa e artigiani nell’Italia medievale, in Reti Medievali<br />

Rivista, 14 (2013), 1, http://rivista.retimedievali.it. Riguardo il nostro<br />

contesto particolare si veda I. Lori Sanfilippo, La Roma dei Romani.<br />

Arti, mestieri e professioni nella Roma del Trecento, Roma 2001.<br />

23<br />

Cfr. F. Bambi, Alle origini del volgare nel diritto. La lingua degli statuti<br />

di Toscana tra XII e XIV secolo, in Mélanges de l’École française de Rome.

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