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Storia Comune

Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale. Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco. Biblioteca di Latium, 21 Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale

Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale.
Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco.
Biblioteca di Latium, 21
Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale

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302<br />

Alessandro Dani<br />

esempio Tivoli (I, 31) e Velletri (I, 7: sia nell’edizione del 1544 che<br />

in quella del 1752).<br />

In molte occasioni gli statutari affermano di seguire e ribadire<br />

antiche consuetudini (ad esempio, I, 10, 15, 31, 56) e già è stato<br />

rilevato come sin dalla redazione statutaria del 1360-1363 si fosse<br />

avuta una recezione di norme consuetudinarie, forse – ma ciò rimane<br />

da chiarire – prima contenute in un testo a sé 13 . Non è improbabile<br />

tuttavia che altre regole consuetudinarie intervenissero talora a<br />

supplire al silenzio statutario nelle materie di più stretta pertinenza<br />

locale. Per il resto, in via generale, lo ius civile commune ha funzione<br />

suppletiva e, in ulteriore istanza sussidiaria, si ricorre al diritto<br />

canonico (III, 5), al quale non sembra dunque venga riconosciuta una<br />

particolare prevalenza. «Et in casibus – si legge nel testo romano – in<br />

quibus statuta aliquid non disponunt, (officiales et iudices debeant)<br />

servare et servari facere iura civilia et, in defectum iurium civilium,<br />

iura canonica» 14 . Diversamente, lo statuto di Viterbo del 1469 (II, 2)<br />

imponeva ai giudici della città che «secundum formam statutorum et<br />

ordinamentorum Communis Viterbii ius faciant, et ubi statutum non<br />

loquitur serventur constitutiones provinciales sancte matris Ecclesie,<br />

demum iura canonica et ultimo civilia». Questo, dunque, e non quello<br />

romano esattamente coevo, sembra confortare l’opinione che voleva<br />

che nelle Terrae ecclesiae si anteponesse, in via suppletiva, il diritto<br />

canonico al diritto civile comune 15 , tesi in realtà tutta da verificare<br />

13<br />

Cfr. S. Notari, Sullo «statuto antico» e le consuetudini scritte del comune<br />

di Roma. Note storico-giuridiche, in Honos alit artes, Studi per il<br />

settantesimo compleanno di Mario Ascheri, Firenze 2014, 2, p. 117.<br />

14<br />

Tale soluzione era già indicata negli statuti romani trecenteschi e fu mantenuta<br />

nelle redazioni cinquecentesche del 1523 e del 1580: cfr. S. Notari,<br />

Manoscritti statutari sulle due sponde del Tevere. Il <strong>Comune</strong> di popolo e<br />

gli statuta Urbis del Trecento tra storia e storiografia, in corso di stampa,<br />

nota 19.<br />

15<br />

Cfr. G. Ermini, Diritto romano comune e diritti particolari nelle terre<br />

della Chiesa, in Ius romanum Medii Aevi, pars V, 2c, Mediolani 1975, pp.<br />

1-67. Sull’argomento, anche per ulteriore bibliografia, sia consentito rinviare<br />

al mio Un’immagine secentesca del diritto comune. La teoria delle<br />

fonti del diritto nel pensiero di Giovanni Battista De Luca, Bologna 2008,

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