Storia Comune

Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale. Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco. Biblioteca di Latium, 21 Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale.
Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco.
Biblioteca di Latium, 21
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26.09.2017 Views

Alessandro Dani Qualche nota comparativa tra lo statuto di Roma del 1469 e quelli di altre città laziali del tempo Gli statuti in genere non solo si presentano come una stratificazione di norme di tempi diversi, progressivamente sedimentate in un testo solo apparentemente omogeneo, che alla fine può rimanere in vigore anche per secoli, ma i contenuti statutari stessi hanno un diverso grado di originalità, nel senso che possono essere ispirati dal diritto comune, da statuti di altri Comuni o magari da norme di autorità sovraordinate. Si tratta di un fenomeno diffuso, ben noto alla storiografia, in buona parte dovuto alla partecipazione alla redazione del testo di giuristi e notai che mettevano a disposizione il proprio bagaglio di conoscenze, cercando comunque di rispondere, in ultimo, ad esigenze ed aspettative locali. Valutare poi quanto, nei contenuti organizzativi, civilistici e penalistici di uno statuto rappresenti un tratto ricorrente o quasi generale nella produzione statutaria comunale, e quanto invece costituisca una singolarità, un aspetto eccezionale dovuto a fattori particolari, presuppone la conoscenza di molti altri testi e perciò può risultare un compito, se non proibitivo, certo impegnativo. La via più facilmente percorribile – e che anche qui sarà percorsa – per offrire degli spunti di comparazione, è il confronto con realtà normative riferibili ad un contesto geografico e cronologico omogeneo, tenendo presente altresì che un raffronto significativo può farsi solo tra statuti di comunità simili per dimensioni e complessità socio-economica. Nel Lazio pontificio del Quattrocento si ebbe una produzione di statuti abbastanza intensa, sia in Comuni urbani, che in comunità minori, di castello o di villaggio: in tutto ne sono stati censiti una trentina, ma è probabile che un tempo ve ne fossero ulteriori, poi perduti 1 . Se meno 1 Nel Quattrocento furono redatti gli statuti dei Comuni di Acquapendente, Anticoli, Carbognano, Castro, Celleno, Civita Castellana, Civitavecchia, Civitella d’Agliano, Fabrica, Ferentino, Fiano, Forano, Frosinone, Grado-

298 Alessandro Dani numerosi sono gli statuti superstiti del periodo precedente (secoli XIII- XIV), anche per la perdita certa di molti esemplari, il panorama si fa ben più ricco per i secoli XVI-XVIII, comunque prezioso anche per gli studiosi dell’epoca precedente, perché in molte situazioni gli statuti di età moderna costituiscono redazioni aggiornate e riviste di testi medievali, come si può ben supporre dai loro contenuti. Nel contesto laziale del secondo Quattrocento – primo Cinquecento possiamo qui proporre qualche breve elemento di confronto tra gli statuti romani e quelli di altri Comuni urbani come Rieti, Viterbo, Tivoli, Ferentino, Alatri, Velletri, Castro e Ronciglione 2 . Lo statuto romano si suddivide sostanzialmente in quattro libri, più una sorta di appendice con quattro norme suntuarie. Non usuale (anzi piuttosto raro) è che il libro contenente l’organizzazione comunale sia il terzo (di 173 capitoli), mentre il primo è dedicato alla materia civilistica (sostanziale e processuale), ma con disposizioni anche sulle Arti, la cittadinanza, la pesca e altro. Il secondo è quello del penale (anche qui sostanziale e processuale), ma con norme ancora sugli artigiani e sui mercanti, sugli Ebrei, sul controllo del territorio, per un totale di 265 rubriche. Il quarto libro contiene, li, Guarcino, Montebuono, Montefiascone, Monte Fortino, Montelibretti, Montopoli (esteso a vari altri castelli dell’Abbazia di Farfa), Piglio, Poggio Catino, Pontecorvo, Rieti, Rignano, San Polo de’ Cavalieri, Sant’Angelo, Sant’Oreste, Subiaco, Sutri, Toscanella, Viterbo. Cfr. Statuti cittadini, rurali e castrensi del Lazio. Repertorio (sec. XII-XIX), a cura di P. Ungari, Roma 1993, passim. Si tratta questo di un fondamentale strumento di lavoro, di cui sarebbe oggi opportuna una nuova edizione aggiornata e magari consultabile on-line. 2 Per qualche ulteriore considerazione farò riferimento a mie precedenti ricerche su statuti di Comuni dello Stato della Chiesa e della Toscana: Il processo per danni dati nello Stato della Chiesa (secoli XVI-XVIII), Bologna 2006; Gli statuti comunali nello Stato della Chiesa di Antico regime. Qualche annotazione e considerazione, in Historia et ius. Rivista di storia giuridica dell’età medievale e moderna, 2 (2012), paper VI, pp. 1-14, url: ; Gli statuti dei Comuni della Repubblica di Siena (secoli XIII-XV). Profilo di una cultura comunitaria, Siena 2015.

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Alessandro Dani<br />

numerosi sono gli statuti superstiti del periodo precedente (secoli XIII-<br />

XIV), anche per la perdita certa di molti esemplari, il panorama si fa<br />

ben più ricco per i secoli XVI-XVIII, comunque prezioso anche per<br />

gli studiosi dell’epoca precedente, perché in molte situazioni gli statuti<br />

di età moderna costituiscono redazioni aggiornate e riviste di testi<br />

medievali, come si può ben supporre dai loro contenuti. Nel contesto<br />

laziale del secondo Quattrocento – primo Cinquecento possiamo qui<br />

proporre qualche breve elemento di confronto tra gli statuti romani e<br />

quelli di altri Comuni urbani come Rieti, Viterbo, Tivoli, Ferentino,<br />

Alatri, Velletri, Castro e Ronciglione 2 .<br />

Lo statuto romano si suddivide sostanzialmente in quattro libri,<br />

più una sorta di appendice con quattro norme suntuarie. Non usuale<br />

(anzi piuttosto raro) è che il libro contenente l’organizzazione<br />

comunale sia il terzo (di 173 capitoli), mentre il primo è dedicato alla<br />

materia civilistica (sostanziale e processuale), ma con disposizioni<br />

anche sulle Arti, la cittadinanza, la pesca e altro. Il secondo è quello<br />

del penale (anche qui sostanziale e processuale), ma con norme<br />

ancora sugli artigiani e sui mercanti, sugli Ebrei, sul controllo del<br />

territorio, per un totale di 265 rubriche. Il quarto libro contiene,<br />

li, Guarcino, Montebuono, Montefiascone, Monte Fortino, Montelibretti,<br />

Montopoli (esteso a vari altri castelli dell’Abbazia di Farfa), Piglio, Poggio<br />

Catino, Pontecorvo, Rieti, Rignano, San Polo de’ Cavalieri, Sant’Angelo,<br />

Sant’Oreste, Subiaco, Sutri, Toscanella, Viterbo. Cfr. Statuti cittadini, rurali<br />

e castrensi del Lazio. Repertorio (sec. XII-XIX), a cura di P. Ungari,<br />

Roma 1993, passim. Si tratta questo di un fondamentale strumento di lavoro,<br />

di cui sarebbe oggi opportuna una nuova edizione aggiornata e magari<br />

consultabile on-line.<br />

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Per qualche ulteriore considerazione farò riferimento a mie precedenti<br />

ricerche su statuti di Comuni dello Stato della Chiesa e della Toscana: Il<br />

processo per danni dati nello Stato della Chiesa (secoli XVI-XVIII), Bologna<br />

2006; Gli statuti comunali nello Stato della Chiesa di Antico regime.<br />

Qualche annotazione e considerazione, in Historia et ius. Rivista di storia<br />

giuridica dell’età medievale e moderna, 2 (2012), paper VI, pp. 1-14, url:<br />

; Gli statuti dei Comuni della Repubblica di<br />

Siena (secoli XIII-XV). Profilo di una cultura comunitaria, Siena 2015.

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