Storia Comune

Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale. Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco. Biblioteca di Latium, 21 Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale.
Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco.
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26.09.2017 Views

Rossana Fiorini Alatri: controversie del danno dato negli Statuti cittadini Per quanto riguarda il Comune di Alatri godiamo della grandissima fortuna di conservare diverse e più copie degli Statuti cittadini di cui la Città si dotava, per codificare, regolamentare e amministrare la vita sociale della collettività 1 . Ad oggi disponiamo di ben sei copie dello Statuto di Alatri, che mostrano una normativa soggetta a modifiche e continui cambiamenti, legati al tempo e alla società. Le norme statutarie rispecchiano un’economia prevalentemente agricola: il tempo della terra e della sua coltivazione scandisce il tempo dell’uomo. Le pratiche agricole e la tutela degli spazi vocati alla coltivazione sono argomenti centrali nella regolamentazione normativa: su tutti spicca il cosiddetto danno dato, ovvero i danni procurati dalle bestie o anche dagli uomini alle coltivazioni. La ricerca d’archivio restituisce una casistica varia in materia di danno dato. I documenti presi in esame per il Comune di Alatri sono conservati nell’Archivio di Stato di Roma, Fondo della Congregazione del Buon Governo 2 . Le pratiche studiate sono formate da lettere, richie- 1 Il più antico testimone giunto a noi degli Statuta Civitatis Alatri è del 1549 (Alatri, Biblioteca Molella MS. I, 1). Il Codice Molella è l’antigrafo della copia di uso ufficiale, redatta tra il 1585 e 1586 (Constitutiones sive statuta civitatis Alatri, Alatri Liceo Ginnasio Conti Gentili, Biblioteca, Armadio XX). Alatri quattro testimoni esemplati sui codici cinquecenteschi sono conservati a Roma (ASRm, Biblioteca, Collezione Statuti, 842); a Veroli (Biblioteca Giovardiana, MS. 42.2.16); ad Alatri (Biblioteca Molella, due esemplari XVIII e XIX secolo). Sugli statuti cfr. M. D’Alatri e C. Carosi, Gli statuti medioevali del Comune di Alatri, Alatri 1976; S. Notari, Rubricario degli Statuti comunali di Alatri e Patrica (secoli XVI-XVIII). Per un rubricario degli Statuti della provincia storica di Campagna, in Latium, 14 (1997), pp. 141-222; G. Boezi, Jus proprium del comune di Alatri, Alatri 2007. 2 Archivio di Stato di Roma, Fondo Sacra Congregazione del Buon Gover-

28 Rossana Fiorini ste e memoriali che utilizzano lo Statuto per risolvere determinate questioni sociali e quotidiane che venivano a crearsi all’interno della Città alatrina. La documentazione, inviata dai “Pubblici Rappresentanti” di Alatri alla Sacra Congregazione del Buon Governo, risale alla fine del XVII secolo ed è utile ad approfondire consuetudini e costumi della Città. In particolar modo le controversie esaminate riguardano il diritto dello jus pascendi e le relative dispute fra la Comunità e i padri benedettini della Certosa di Trisulti; i contrasti fra la Comunità e gli affittuari del danno dato, che porteranno a riformare la regolamentazione della vendita e della custodia del danno dato. L’immediata testimonianza di come lo Statuto fungesse da elemento base insostituibile per la risoluzione dei problemi nella Comunità. Una supplica 3 scritta alla Sacra Congregazione del Buon Governo da parte della Comunità di Alatri, datata 16 ottobre 1666, riportava il divieto statutario di pascere porci per tutti. Tale disposizione non era rispettata dai padri certosini di S. Bartolomeo di Trisulti, con i quali la comunità aveva quindi un’antichissima lite. Infatti, anche se è presente una forte contraddizione, si comprende dalla lettura, come gli ecclesiastici avessero sempre goduto dello ius pascendi. Essi si beneficiavano dei privilegi che erano stati convalidati loro dal Cardinale Camerlengo nel 1659, già esistenti ed ufficializzati dal potere pontificale nel 1656. La comunità pertanto richiedeva che attraverso un bando l’osservanza statutaria fosse estesa anche ai pano, Serie II (in seguito solo BG), b. 58. 3 Ivi. La lettera è indirizzata al Cardinal Chigi della Sacra Congregazione del Buon Governo, datata 16 ottobre 1666 da parte della Comunità. La firma in calce non è leggibile chiaramente. Il testo è il seguente: «Il Statuto di Alatri proibisce, che non ardisca alcuno ritenere a pascolar porci in quel territorio, e se i particolari interessati si contentassero, che una renovatione di bando per detta osservanza andasse solamente sopra di loro, sarebbe negozio facile, e con giustizia ma sentimento di questi particolari sarebbe che il medesimo bando comprendesse i Padri Certosini di San Bartolomeo di Trisulti, con quali hanno antichissima lite, e perché i Padri rispondono di non poter essere costretti a questa privazione di pascolo con mostrare incontinente il loro possesso, convalidato da più privilegi pontifici, stati confirmati nel 1656; e per sentenza dell’Eminentissimo Signore Cardinal Camerlengo nel 1659; mio sentimento sarebbe che non si innovasse».

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ste e memoriali che utilizzano lo Statuto per risolvere determinate<br />

questioni sociali e quotidiane che venivano a crearsi all’interno della<br />

Città alatrina. La documentazione, inviata dai “Pubblici Rappresentanti”<br />

di Alatri alla Sacra Congregazione del Buon Governo, risale<br />

alla fine del XVII secolo ed è utile ad approfondire consuetudini<br />

e costumi della Città. In particolar modo le controversie esaminate<br />

riguardano il diritto dello jus pascendi e le relative dispute fra la Comunità<br />

e i padri benedettini della Certosa di Trisulti; i contrasti fra la<br />

Comunità e gli affittuari del danno dato, che porteranno a riformare<br />

la regolamentazione della vendita e della custodia del danno dato.<br />

L’immediata testimonianza di come lo Statuto fungesse da elemento<br />

base insostituibile per la risoluzione dei problemi nella Comunità.<br />

Una supplica 3 scritta alla Sacra Congregazione del Buon Governo<br />

da parte della Comunità di Alatri, datata 16 ottobre 1666, riportava<br />

il divieto statutario di pascere porci per tutti. Tale disposizione<br />

non era rispettata dai padri certosini di S. Bartolomeo di Trisulti, con<br />

i quali la comunità aveva quindi un’antichissima lite. Infatti, anche<br />

se è presente una forte contraddizione, si comprende dalla lettura,<br />

come gli ecclesiastici avessero sempre goduto dello ius pascendi.<br />

Essi si beneficiavano dei privilegi che erano stati convalidati loro<br />

dal Cardinale Camerlengo nel 1659, già esistenti ed ufficializzati<br />

dal potere pontificale nel 1656. La comunità pertanto richiedeva che<br />

attraverso un bando l’osservanza statutaria fosse estesa anche ai pano,<br />

Serie II (in seguito solo BG), b. 58.<br />

3<br />

Ivi. La lettera è indirizzata al Cardinal Chigi della Sacra Congregazione<br />

del Buon Governo, datata 16 ottobre 1666 da parte della Comunità. La<br />

firma in calce non è leggibile chiaramente. Il testo è il seguente: «Il Statuto<br />

di Alatri proibisce, che non ardisca alcuno ritenere a pascolar porci in quel<br />

territorio, e se i particolari interessati si contentassero, che una renovatione<br />

di bando per detta osservanza andasse solamente sopra di loro, sarebbe<br />

negozio facile, e con giustizia ma sentimento di questi particolari sarebbe<br />

che il medesimo bando comprendesse i Padri Certosini di San Bartolomeo<br />

di Trisulti, con quali hanno antichissima lite, e perché i Padri rispondono<br />

di non poter essere costretti a questa privazione di pascolo con mostrare<br />

incontinente il loro possesso, convalidato da più privilegi pontifici, stati<br />

confirmati nel 1656; e per sentenza dell’Eminentissimo Signore Cardinal<br />

Camerlengo nel 1659; mio sentimento sarebbe che non si innovasse».

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