Storia Comune

Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale. Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco. Biblioteca di Latium, 21 Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale.
Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco.
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Il Comune di Veroli nel tardo Medioevo 271 1277, si evidenzia il prevalere del regime podestarile, anche con l’evoluzione degli uffici comunali verso forme più complesse: al podestà è affiancato un giudice che è suo vicario anche al di fuori della funzione giurisdizionale; tuttavia costoro - pur essendo l’apice funzionale del comune - non hanno potere di rappresentanza esterna, che viceversa spetta ad un procuratore nominato di volta in volta, congiuntamente dal parlamento cittadino e dal podestà stesso; al contempo, si assiste all’affermazione del notariatus communis, cioè dalla nascita di uno stabile ufficio che, organico al comune stesso, provvede a documentarne l’attività con pubblica fede 40 . Con gli anni ‘90 del Duecento, il podestariato si stabilizza definitivamente, anche grazie all’elezione in questa carica del cardinale Benedetto Caetani nel 1294, che ritroviamo ancora podestà nel 1296, quando è ormai è assurto al pontificato 41 . È ben nota la sua politica di aperto favore per le libertà comunali e per l’evoluzione dei comuni in senso popolare, in contrapposizione allo strapotere feudale 42 , cosicché si può ritenere che questa stessa azione svolga anche e proprio in Veroli da podestà, sia pur attraverso i vicari dai quali si fa rappresentare 43 . Insomma, è da credere che allora il regime podestarile venga a coincidere con l’ordinamento popolare BAV, Fondo di S. Erasmo di Veroli, fasc. XXXII, perg. 8; riferimenti in G. Falco, I comuni, cit., p. 513n. 40 BAV, Fondo di S. Erasmo di Veroli, fasc. XXVI, perg. 27; ivi fasc. XVI- Ib, perg. 10; VASC, perg. II (lacera e mutila, ma trascritta ancora integra in A. Campanari, fondo cartaceo, unità 389, «Memorie antiche e buone»). Riferimenti in G. Falco, I comuni, cit., pp. 514n, 562; C. Carbonetti Vendittelli, Per un contributo alla storia del documento comunale, cit., pp. 121, 123, 128n. 41 BAV, Fondo di S. Erasmo di Veroli, fasc. XXVI, pergg. 32 e 36. Riferimenti in G. Falco, I comuni, cit., p. 514n. 42 Cfr. G. Falco, I comuni, cit., pp 472-475; E. Dupré Theseider, Bonifacio VIII, in Dizionario biografico degli Italiani, Roma 1970, 12, pp 146-170: 166; D. Waley, Lo stato papale, cit., p. 270s; J. C. Maire Vigueur, Comuni e signorie, cit., p. 565. 43 Si tratta di due anagnini: il magister Nicola Gualterii e lo scriniarius Pietro. Cfr. nota 41.

272 Paolo Scaccia Scarafoni del comune, o comunque con una sensibile apertura delle istituzioni comunali ai ceti che non si erano identificati col consolato. In questo quadro va vista la costituzione “Romana mater” del 28 settembre 1295, con cui Bonifacio VIII conferma - a tutti i comuni di Campagna che ne siano in effettivo possesso per privilegio o consuetudine - la giurisdizione civile e criminale di prima istanza, con i relativi proventi, e stabilisce il principio della prevenzione fra i giudici comunali e quelli della curia provinciale, proibendo quelle prevaricazioni fino allora ricorrenti da parte del rettore e dei suoi officiali, come denuncia lo stesso Bonifacio VIII in un passo di questa costituzione 44 . La “Romana mater” assume particolare rilievo per Veroli, che, priva di specifici privilegi, aveva dovuto sostenere una dura controversia giudiziaria contro il rettore della provincia agli inizi degli anni ‘80, per veder riconosciuta la propria giurisdizione criminale su basi meramente consuetudinarie 45 . 44 Cfr. G. Falco, I comuni, cit., p. 551s; P. Colliva, Il cardinale Albornoz, lo Stato della Chiesa, le «Constitutiones Aegidianae» (1353-1357), Bologna 1977, p. 283ss; G. Floridi, La “Romana mater” di Bonifacio VIII e le libertà comunali nel basso Lazio, Guarcino 1985, pp 3-31. 45 Dal ferimento - instrumentis ferreis - di Pietro Eremita di Bauco, ad opera di Nicola Scottus di Veroli, presso le mura dell’abbazia di Casamari, scaturisce una vertenza fra Veroli e Giffredo, rettore provinciale, intorno alla giurisdizione criminale del comune; il reo viene messo in ceppi dal magistrato di Veroli, ma il rettore della provincia avoca il giudizio e - visto il diniego da parte del comune, che rivendica la sua antica giurisdizione - lancia la scomunica; a seguito di questa, la città si appella alla Sede apostolica, allegando che i suoi consoli e podestà hanno esercitato da tempo immemorabile la giustizia criminale «quandoque suspendio, quandoque erutione oculorum, quandoque fustigatione, quandoque combustione, quandoque pecunialiter, prout delicti qualitas exigebat», e ciò anche nei confronti dei forestieri, per delitti commessi nel suo territorio; in data 1282 agosto 4, investito del giudizio, Bernardo Iohannini, uditore di Camera, delega Crescenzo, vescovo di Alatri, per l’esame delle testimonianze; il vescovo suddelega questo compito a Stefano, canonico alatrino e cappellano del card. di S. Giorgio al Velabro; al termine, a nome dell’uditore di Camera, la sentenza definitiva viene pronunziata dal magister Giovanni de Papa, che decide a favore del comune di Veroli. Almeno fino al sec.

Il <strong>Comune</strong> di Veroli nel tardo Medioevo<br />

271<br />

1277, si evidenzia il prevalere del regime podestarile, anche con<br />

l’evoluzione degli uffici comunali verso forme più complesse: al<br />

podestà è affiancato un giudice che è suo vicario anche al di fuori<br />

della funzione giurisdizionale; tuttavia costoro - pur essendo l’apice<br />

funzionale del comune - non hanno potere di rappresentanza esterna,<br />

che viceversa spetta ad un procuratore nominato di volta in volta,<br />

congiuntamente dal parlamento cittadino e dal podestà stesso; al<br />

contempo, si assiste all’affermazione del notariatus communis, cioè<br />

dalla nascita di uno stabile ufficio che, organico al comune stesso,<br />

provvede a documentarne l’attività con pubblica fede 40 .<br />

Con gli anni ‘90 del Duecento, il podestariato si stabilizza<br />

definitivamente, anche grazie all’elezione in questa carica del<br />

cardinale Benedetto Caetani nel 1294, che ritroviamo ancora podestà<br />

nel 1296, quando è ormai è assurto al pontificato 41 . È ben nota la sua<br />

politica di aperto favore per le libertà comunali e per l’evoluzione<br />

dei comuni in senso popolare, in contrapposizione allo strapotere<br />

feudale 42 , cosicché si può ritenere che questa stessa azione svolga<br />

anche e proprio in Veroli da podestà, sia pur attraverso i vicari<br />

dai quali si fa rappresentare 43 . Insomma, è da credere che allora il<br />

regime podestarile venga a coincidere con l’ordinamento popolare<br />

BAV, Fondo di S. Erasmo di Veroli, fasc. XXXII, perg. 8; riferimenti in G.<br />

Falco, I comuni, cit., p. 513n.<br />

40<br />

BAV, Fondo di S. Erasmo di Veroli, fasc. XXVI, perg. 27; ivi fasc. XVI-<br />

Ib, perg. 10; VASC, perg. II (lacera e mutila, ma trascritta ancora integra<br />

in A. Campanari, fondo cartaceo, unità 389, «Memorie antiche e buone»).<br />

Riferimenti in G. Falco, I comuni, cit., pp. 514n, 562; C. Carbonetti Vendittelli,<br />

Per un contributo alla storia del documento comunale, cit., pp.<br />

121, 123, 128n.<br />

41<br />

BAV, Fondo di S. Erasmo di Veroli, fasc. XXVI, pergg. 32 e 36. Riferimenti<br />

in G. Falco, I comuni, cit., p. 514n.<br />

42<br />

Cfr. G. Falco, I comuni, cit., pp 472-475; E. Dupré Theseider, Bonifacio<br />

VIII, in Dizionario biografico degli Italiani, Roma 1970, 12, pp 146-170:<br />

166; D. Waley, Lo stato papale, cit., p. 270s; J. C. Maire Vigueur, Comuni<br />

e signorie, cit., p. 565.<br />

43<br />

Si tratta di due anagnini: il magister Nicola Gualterii e lo scriniarius<br />

Pietro. Cfr. nota 41.

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