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Storia Comune

Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale. Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco. Biblioteca di Latium, 21 Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale

Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale.
Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco.
Biblioteca di Latium, 21
Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale

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26 Matteo Maccioni<br />

più meraviglia il Trambusti è però l’incongruenza tra l’insistenza del<br />

Governatore su questo suo presunto diritto di proibire l’Adunanza e<br />

il fatto che egli, in concreto, non ha voce in capitolo nelle Risoluzioni<br />

in essa adottate: è un suo diritto/dovere essere presente al Pubblico<br />

Consiglio, eppure risulta privo della facoltà di dare il suo voto su<br />

quanto esso decide 21 .<br />

Il discorso portato avanti dal Trambusti è evidentemente<br />

focalizzato sulla situazione giurisdizionale del comune di Acuto,<br />

resa intricata dalle prerogative che il Governatore e/o il Barone<br />

si sono arrogati nel corso del tempo – in spregio dell’accordo di<br />

Concordia del 1609 con cui questi, consapevolmente, hanno sancito<br />

la propria impotenza nella vita giurisdizionale del comune. L’autore<br />

del memoriale, analogamente al Popolo di Acuto nelle missive di 70<br />

anni prima, si richiama precisamente a questo patto di Concordia per<br />

evidenziare abusi e soprusi a cui la Comunità viene costantemente ed<br />

ingiustamente sottoposta. Sotto la lente d’ingrandimento vi è il danno<br />

che questo contenzioso tra le parti arreca a una Comunità sfibrata<br />

dalle tensioni politico-giurisdizionali e impoverita finanziariamente<br />

a motivo del dispendio economico conseguente.<br />

loco proponitur negocium, quod expleri debet, secundo consulitur super<br />

eo, Tertio capitur resolutio, & definitur negocium».<br />

21<br />

BG, b. 37, memoriale di Alessandro Trambusti a Mons. Gavotti del Buon<br />

Governo, 19 settembre 1778: «Ma ciò che rende più ridicola una tal pretension<br />

si è il riflesso, che sebbene il Governatore Locale debba intervenire<br />

al Publico Conseglio, debbano le Proposizionj farsi alla di lui presenza, ed<br />

esso finalmente presente prendersi le Risoluzioni, non però ha Egli facoltà<br />

di dare il suo voto nel Conseglio med(esimo) in cui presiede sopra quel<br />

tanto, che sia stato proposto: Se adunque al Governatore Locale, si niega<br />

affatto la facoltà di dar questo Voto, troppo legittima da cio ne deriva la<br />

conseguenza, che al med(esimo) non debba mai rivelarsi quel tanto, che sia<br />

per proporsi in Conseglio; Imperciocche sarebbe un assurdo grandissimo<br />

che si dasse a quello la notizia, ed esame degl’affari da risolversi soltanto<br />

collegialmente in Conseglio, al quale si niega nel medesimo Conseglio la<br />

facoltà di potervi votare».

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