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Storia Comune

Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale. Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco. Biblioteca di Latium, 21 Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale

Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale.
Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco.
Biblioteca di Latium, 21
Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale

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18 Matteo Maccioni<br />

una parte quest’ultimo, messo sotto accusa dalla Comunità per il<br />

taglio della selva, considerato eccessivo, si giustifica adducendo la<br />

necessità di «risarcire, come per edificare case di nuovo, per Capanne,<br />

ed altre cose bisognevoli» 3 ; dall’altra, il “Popolo, e Plebe d’Acuto”<br />

scrive due suppliche alla Congregazione del Buon Governo per<br />

denunciare «gl’incessanti aggravij, che quel Popolo, e Com(muni)tà<br />

mente da Dani: «i vari Stati, deboli nelle loro maglie burocratiche, avevano<br />

bisogno delle comunità territoriali per governare, e dunque il loro rafforzamento<br />

andava nella direzione della conservazione di equilibri corporativi<br />

tradizionali, sui quali si innestarono però nuovi meccanismi di ingerenza,<br />

prima nella sfera giudiziaria (con l’invio o la designazione di magistrati),<br />

poi in quella normativa (con l’approvazione degli statuti), quindi in quella<br />

amministrativa (con il controllo della gestione economica)», vedi A. Dani,<br />

Gli statuti comunali nello Stato della Chiesa di Antico regime: qualche<br />

annotazione e considerazione, in Historia et ius, 2 (2012), paper 6, p. 1,<br />

[www.historiaetius.eu], consultato in data 15/02/2017.<br />

Sulla storia e le varie tappe di assoggettamento del castello di Acuto al<br />

Vescovado di Anagni cfr. M. Ticconi, Acuto: la storia, lo “Statuto”, gli usi<br />

e il costume, Roma 2003, pp. 79-107.<br />

3<br />

BG, b. 36, lettera del Vescovo d’Anagni Pietro Paolo Gerardi al Buon Governo,<br />

31 maggio 1704. Riporto per intero l’uso del legname fatto dal vescovo:<br />

«Tre sono stati li bisogni di Travi, Travicelli ecc. Primo del Palazzo<br />

Vescovale, ò Baronale, nel quale Io vado ad abitare lì trè mesi dell’Anno,<br />

per evitare il caldo della Città, per il quale li due primi Anni stiedi in procinto<br />

di morire, e perche è tanto mal ridotto lo voglio risarcire ed à questo<br />

effetto ho fatto fare alcuni Travicelli, e Tavole. Il secondo caso e Stato,<br />

che ho fatto fare un Reliquiario grande con suoi ornam(en)ti, perche le<br />

Reliquie di quella Chiesa Principale si tenevano assai indecentem(ente) in<br />

Sagrestia, e faccio fare un Organo assai onorevole, la maggior parte à mie<br />

spese, onde per il Palco, scale, ed altro vi sono bisognati delli legnami. Ed<br />

in terzo luogo Antonio Neccia, per riedificare una sua casa triuta, ha parimente<br />

auto di bisogno di alcuni Travi, per li quali hà ottenuta la licenza in<br />

conformità dello Statuto, si da mè come dal Magistrato. Se dunque per fare<br />

tali operazioni pie nelle Chiese onorevoli, e convenienti nel Palazzo Baronale,<br />

e giuste per edificare case in conformità dello Statuto, e per spendere<br />

li miei quadrini per maggior culto, et onore di Dio, ed e Santi merito querele<br />

e ricorsi, sono pronto à riceverne rigoroso gastigo, altrimenti lo meriterà<br />

il querelante, et all’E.V. faccio profondis(si)ma riv(eren)za».

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