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Storia Comune

Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale. Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco. Biblioteca di Latium, 21 Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale

Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale.
Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco.
Biblioteca di Latium, 21
Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale

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Matteo Maccioni<br />

Sul potere di convocare<br />

il “publico Conseglio” in Acuto<br />

I documenti presi in esame per il comune di Acuto appartengono<br />

alla collezione dell’Archivio di Stato di Roma, più precisamente<br />

all’Archivio della Congregazione del Buon Governo 1 . Il materiale<br />

si sofferma sulla figura che ha il diritto di convocare il Consiglio<br />

popolare, o Adunanza, sulla base dello Statuto locale. Per quanto<br />

concerne la busta 36, si tratta di un fascicolo contenente missive e<br />

rimostranze indirizzate dal sindaco e gli “officiali” della comunità<br />

di Acuto al Buon Governo e dal vescovo di Anagni sempre a questa<br />

Congregazione, datate settembre 1704-aprile 1705. La busta 37<br />

contiene la stampa di un memoriale riportante la data 19 settembre<br />

1778.<br />

Chi ha il diritto di convocare il pubblico consiglio? Il problema<br />

si palesa all’interno di un contenzioso tra la Comunità di Acuto e<br />

il vescovo di Anagni, barone di Acuto 2 , Pietro Paolo Gerardi. Da<br />

1<br />

Archivio di Stato di Roma, Fondo Sacra Congregazione del Buon Governo,<br />

Serie II (in seguito solo BG), bb. 36-37.<br />

2<br />

Il dominio del Vescovado di Anagni sul castello di Acuto è riportato dalle<br />

stesse fonti dell’epoca come risalente a “tempi immemorabili”. Notizie<br />

storiche precise sull’instaurazione del dominio feudale del Vescovado di<br />

Anagni sul castello di Acuto si hanno solamente per quanto concerne la<br />

fase conclusiva di questo processo, ovvero a partire dalla bolla di Urbano<br />

II del 1088 fino a quella di Bonifacio VIII del 1301. Tra l’XI e il XIII<br />

secolo il castello di Acuto, schiacciato tra le decisioni papali e tra le operazioni<br />

di compravendita e donazioni messe in atto dalla curia vescovile,<br />

passa nelle mani della curia anagnina. Il castello di Acuto, oltre ad essere<br />

soggetto alla giurisdizione del vescovo di Anagni, era anche feudo diretto<br />

di quello, soggetto dunque al merum et mixtum imperium (governo mero e<br />

misto), ovvero all’esercizio, spettante al feudatario, del potere giudicante<br />

nell’ambito civile e penale della giustizia. L’interesse dello Stato pontificio<br />

nell’acquisto e nella conquista di comunità territoriali è spiegato perfetta-

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