Storia Comune
Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale.
Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco.
Biblioteca di Latium, 21
Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale
Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale.
Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco.
Biblioteca di Latium, 21
Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale
Divisione del territorio, pene e divieti statutari a Paliano 175 Nella testimonianza acclusa alla lettera del 6 agosto 1712 viene riportata l’informazione che l’ultimo quarto, sfruttato per la vendita dell’erba a beneficio della comunità locale, produce un consistente ricavo economico: l’introito, infatti, consente di ripianare i debiti della comunità 8 . Nella medesima lettera, cinque uomini di più di 50 anni testimoniano lo stato di decadimento e di contrazione della superficie della Selva e del territorio di Paliano, imputabile all’eccessivo numero e pascolo di maiali, così come alla ormai onnipervasiva presenza della coltivazione, raffrontandolo con la situazione di 40 anni prima 9 . prato invernale; l’ultimo riservato a prato per il pascolo del bestiame di tutti i cittadini; restavano ancora i terreni collinari, raccolti tutti col nome di terreni del Monte, che erano coltivati liberamente dai loro proprietari senza vincoli di coltura. Ogni anno i cittadini ricevevano il loro pezzo di terra da coltivare a grano, versavano una certa somma per “l’entratura” e infine, al raccolto, consegnavano al padrone del terreno il quarto del prodotto ricavato», cfr. L. Pacitti, Storia della terra di Paliano, cit., p. 128. 8 BG, b. 3306, lettera della Comunità di Paliano alla Sacra Congregazione del Buon Governo, 6 agosto 1712. In una testimonianza acclusa alla lettera e datata 5 agosto 1712 si dice espressamente che «l’altro (quarto) la Com(muni)tà lo vende à tutta erba per pagare li debiti della Com(muni)tà». 9 Ivi, lettera della Comunità di Paliano alla Sacra Congregazione del Buon Governo, 6 agosto 1712: «Noi… Prep(osit)o è Can(onic)i della Chiesa Collegiata di S. Andrea di Palliano facciamo la p(rese)nte chiara et indubitata fede à chiunque la p(rese)nte vedrà et attestiamo come nel tempo che da questa Communita furono stabiliti li quarti essendo questo nostro Capitolo stato ricercato per dare il nostro consenso à d(ett)a resolutione in riguardo di molti è gran quantità di terreni spettanti alla medesima Chiesa di rubbia seicento in c(irc)a fù risoluto capitolarm(ent)e che si dasse il nostro consenso ogni qual volta andassero via dal d(ett)o territ(ori)o l’animali porcini per sfuggire li gran danni che apportano li med(esim)i universalm(en)te a tutto il territ(ori)o è l’istesso fù da noi confermato nell’ultimo conseglio g(enera)le, come anche attestiamo che d(ett)o Territ(ori)o era 40 anni fa in parte macchioso è presentemente è stato tutto smacchiato è ridotto tutto à coltura è questo lo sappiamo per esser noi la magior parte di età di sop(r)a 60 è più anni. Che per esser la verità habbiamo scritta è sottoscritta la p(rese)nte
176 Matteo Maccioni Il danno che questi animali possono arrecare ai terreni è immane: poiché il territorio della comunità di Paliano è «pieno di Vigne, oliveti, Castagneti, prati, e Terreni da seminare» 10 , questi sono messi tutti in pericolo dall’abitudine del maiale di scavare con il grifo sotto la terra, causando danni al seminato, divellendo cespugli e rovinando i prati e i terreni; possono inoltre, poiché sono “animali immondi”, intorbidare le acque, le quali scarseggiano nel territorio, causando un danno incalcolabile tanto al popolo quanto agli altri animali. Stando a quanto afferma Pacitti, una soluzione alternativa all’espulsione di detti animali venne trovata e adottata nel 1724 tramite un accordo che prevedeva l’affidamento per la lavorazione delle terre ai contadini, permettendo ai maiali, e alle altre bestie, di pascolare nei boschi o in aree riservate 11 . Nella lettera di S. Carenza indirizzata al Colonna, e datata 20 settembre 1674, due vassalli espongono la situazione del territorio, devastato dai danni causati dai maiali «nel tempo della spica» 12 , un arco temporale in cui, stando a un editto emanato dal Colonna, è proibito il mantenimento di detti animali nel territorio, pena una multa di cinquanta baiocchi e la perdita degli animali. Almeno in questo documento non si fa riferimento alla modalità della privazione: potrebbe consistere nell’uccisione oppure nel sequestro e forse successiva vendita dei maiali da parte delle autorità governative di n(ost)re proprie mani è sigillata con il nostro solito sigillo, Palliano dalla nostra Sagristia hoggi 6 Agosto 1712». 10 Ivi, lettera della Comunità di Paliano alla Sacra Congregazione del Buon Governo, 6 agosto 1712. 11 «Finalmente la questione fu risolta nel 1724 e si arrivò al definitivo accordo, così le terre, divise per quarti, vennero affidate per la lavorazione ai contadini, pur restando molte divergenze per le semine e per i pascoli. Ai maiali fu riservato di pascolare dentro i boschi, in particolar modo quelli ricchi di ghiande e così pure gli ovini, i caprini e i vaccini avevano pascoli particolari e riservati»: L. Pacitti, Storia della terra di Paliano, cit., p. 129. 12 BG, b. 3306, lettera di S. Carenza indirizzata a Colonna, 20 settembre 1674. Nella copia dell’estratto dal Libro dei Consigli, f. 79, Lettera B, si precisa che «d(ett)a spica si paschi conforme il solito da S. Angelo di Maggio sino à S. Angelo di Settembre».
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Matteo Maccioni<br />
Il danno che questi animali possono arrecare ai terreni è immane:<br />
poiché il territorio della comunità di Paliano è «pieno di Vigne,<br />
oliveti, Castagneti, prati, e Terreni da seminare» 10 , questi sono messi<br />
tutti in pericolo dall’abitudine del maiale di scavare con il grifo sotto<br />
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intorbidare le acque, le quali scarseggiano nel territorio, causando un<br />
danno incalcolabile tanto al popolo quanto agli altri animali. Stando<br />
a quanto afferma Pacitti, una soluzione alternativa all’espulsione di<br />
detti animali venne trovata e adottata nel 1724 tramite un accordo che<br />
prevedeva l’affidamento per la lavorazione delle terre ai contadini,<br />
permettendo ai maiali, e alle altre bestie, di pascolare nei boschi o in<br />
aree riservate 11 .<br />
Nella lettera di S. Carenza indirizzata al Colonna, e datata 20<br />
settembre 1674, due vassalli espongono la situazione del territorio,<br />
devastato dai danni causati dai maiali «nel tempo della spica» 12 , un<br />
arco temporale in cui, stando a un editto emanato dal Colonna, è<br />
proibito il mantenimento di detti animali nel territorio, pena una multa<br />
di cinquanta baiocchi e la perdita degli animali. Almeno in questo<br />
documento non si fa riferimento alla modalità della privazione:<br />
potrebbe consistere nell’uccisione oppure nel sequestro e forse<br />
successiva vendita dei maiali da parte delle autorità governative<br />
di n(ost)re proprie mani è sigillata con il nostro solito sigillo, Palliano dalla<br />
nostra Sagristia hoggi 6 Agosto 1712».<br />
10<br />
Ivi, lettera della Comunità di Paliano alla Sacra Congregazione del Buon<br />
Governo, 6 agosto 1712.<br />
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«Finalmente la questione fu risolta nel 1724 e si arrivò al definitivo accordo,<br />
così le terre, divise per quarti, vennero affidate per la lavorazione ai<br />
contadini, pur restando molte divergenze per le semine e per i pascoli. Ai<br />
maiali fu riservato di pascolare dentro i boschi, in particolar modo quelli<br />
ricchi di ghiande e così pure gli ovini, i caprini e i vaccini avevano pascoli<br />
particolari e riservati»: L. Pacitti, <strong>Storia</strong> della terra di Paliano, cit., p. 129.<br />
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BG, b. 3306, lettera di S. Carenza indirizzata a Colonna, 20 settembre<br />
1674. Nella copia dell’estratto dal Libro dei Consigli, f. 79, Lettera B, si<br />
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sino à S. Angelo di Settembre».