Storia Comune
Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale.
Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco.
Biblioteca di Latium, 21
Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale
Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale.
Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco.
Biblioteca di Latium, 21
Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale
Sandro Notari Note introduttive allo studio degli statuti comunali di Anticoli in Campanea, odierna Fiuggi, del 1410 Gli statuti del castello di Anticoli, odierna Fiuggi, non hanno conosciuto una grande fortuna storiografica. Ne segnalò l’esistenza nel 1880 Giovanni Battista De Rossi. Recatosi ad Anticoli «per giovarsi delle notissime acque salutari del fonte di Fiugi», il celebre archeologo della Roma cristiana rinvenne nell’archivio comunale due esemplari manoscritti degli statuti, dei quali non era stata fino ad allora «divulgata alcuna notizia». Dall’esame compiuto lo studioso trasse un breve saggio, comparso l’anno successivo nella rivista ufficiale dell’Accademia di conferenze storico-giuridiche 1 . Il De Rossi non è uno specialista di storia giuridica e non si prefigge di svolgere uno studio approfondito sugli statuti anticolani. Il suo intento è di richiamare sul loro contenuto l’attenzione degli «studiosi di siffatta classe di documenti giuridici» 2 . A suscitare il suo interesse 1 G.B. De Rossi, Gli statuti del Comune di Anticoli in Campagna con un atto inedito di Stefano Porcari, in Studi e documenti di storia e diritto, 2 (1881), pp. 71-103, p. 71. Per sottolineare la rilevanza del ritrovamento l’Autore evidenzia l’assenza di riferimenti allo statuto anticolano nella recente Bibliografia degli statuti dei municipii italiani del Manzoni, pubblicata nel 1876. Per il profilo biografico e intellettuale del De Rossi mi limito a rinviare alla voce P. Vian, Giovanni Battista De Rossi, in Enciclopedia italiana di scienze, lettere e arti. Il contributo italiano alla storia del pensiero. Ottava appendice. Storia e politica, dir. scient. G. Galasso, Roma 2013, pp. 437-442, e alla bibliografia ivi citata. 2 Il De Rossi fa esplicito riferimento al contributo dato allo studio degli statuti comunali nei «volumi della nostra società» da Camillo Re, editore degli statuti trecenteschi di Roma (p. 75). Re e De Rossi erano figure di spicco dell’Accademia di conferenze storico-giuridiche, l’istituto universitario pontificio di studi giuridici, fondato nel 1878, con sede a Roma in Palazzo Spada. Per gli indirizzi culturali, antipandettistici, di questo isti-
152 Sandro Notari è soprattutto la scoperta di un «documento notabilissimo», ossia l’atto con cui Stefano Porcari approva nel 1448 alcune riforme allo statuto, nella veste di rettore generale della provincia di Campagna e Marittima 3 . La sommaria descrizione che egli fornisce dei due codici è ancóra oggi imprescindibile per ricostruire la tradizione manoscritta degli statuti anticolani. Se ne comprenderà a breve la ragione. Lo studioso romano descrive il primo e più antico dei due codici come un manoscritto membranaceo, in forma di quarto piccolo, acefalo delle prime nove carte e mutilo in fine, con perdita di testo. Vi è trascritta una copia degli statuti in lingua latina del castello di Anticoli nella redazione del 1410, con successive approvazioni e riforme. Egli data il manoscritto «di mano degli inizii in circa del secolo XVI» 4 . Il secondo esemplare è descritto come un manoscritto cartaceo, in forma di ottavo piccolo, «di mano del secolo XVII o della fine del XVI», che il De Rossi riconosce come una copia «scorretta» dell’altro esemplare, eseguita quando questo era integro. Il codice non ha subìto perdita di carte e il testo procede «di pari passo» con l’antigrafo, fino al punto in cui questo si interrompe 5 . tuto C. Fantappiè, Chiesa romana e modernità giuridica, I, L’edificazione del sistema canonistico (1563-1903), Milano 2008, pp. 233-245, 863-867. Sull’interesse dell’Accademia per la statutaria medievale romana, mi permetto di rinviare a S. Notari, Manoscritti statutari sulle due sponde del Tevere. Il Comune di popolo e gli statuta Urbis del Trecento tra storia e storiografia, in corso di stampa nella rivista Le carte e la Storia. Rivista di storia delle istituzioni. 3 Dell’incarico rettorale ricoperto nel 1448 dal Porcari, non si aveva fino ad allora notizia, a parte un accenno nel De Porcaria coniuratione, dove Leon Battista Alberti riferisce che papa Niccolò V inviò Stefano «in Hernicos… propraetorem habitusque in magistratu». Su questa vicenda, i cui profili istituzionali non sono ancóra del tutto chiari, e per tutti i riferimenti letterari e bibliografici, A. Modigliani, I Porcari: storie di una famiglia romana tra Medioevo e Rinascimento, Roma 1994, p. 61. 4 G. B. de Rossi, Gli statuti del Comune di Anticoli, cit., p. 71. 5 Ivi, p. 73.
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Sandro Notari<br />
Note introduttive allo studio degli statuti<br />
comunali di Anticoli in Campanea,<br />
odierna Fiuggi, del 1410<br />
Gli statuti del castello di Anticoli, odierna Fiuggi, non hanno<br />
conosciuto una grande fortuna storiografica. Ne segnalò l’esistenza<br />
nel 1880 Giovanni Battista De Rossi. Recatosi ad Anticoli «per<br />
giovarsi delle notissime acque salutari del fonte di Fiugi», il celebre<br />
archeologo della Roma cristiana rinvenne nell’archivio comunale<br />
due esemplari manoscritti degli statuti, dei quali non era stata fino ad<br />
allora «divulgata alcuna notizia». Dall’esame compiuto lo studioso<br />
trasse un breve saggio, comparso l’anno successivo nella rivista<br />
ufficiale dell’Accademia di conferenze storico-giuridiche 1 .<br />
Il De Rossi non è uno specialista di storia giuridica e non si prefigge<br />
di svolgere uno studio approfondito sugli statuti anticolani. Il suo<br />
intento è di richiamare sul loro contenuto l’attenzione degli «studiosi<br />
di siffatta classe di documenti giuridici» 2 . A suscitare il suo interesse<br />
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G.B. De Rossi, Gli statuti del <strong>Comune</strong> di Anticoli in Campagna con un<br />
atto inedito di Stefano Porcari, in Studi e documenti di storia e diritto, 2<br />
(1881), pp. 71-103, p. 71. Per sottolineare la rilevanza del ritrovamento<br />
l’Autore evidenzia l’assenza di riferimenti allo statuto anticolano nella recente<br />
Bibliografia degli statuti dei municipii italiani del Manzoni, pubblicata<br />
nel 1876. Per il profilo biografico e intellettuale del De Rossi mi limito<br />
a rinviare alla voce P. Vian, Giovanni Battista De Rossi, in Enciclopedia<br />
italiana di scienze, lettere e arti. Il contributo italiano alla storia del pensiero.<br />
Ottava appendice. <strong>Storia</strong> e politica, dir. scient. G. Galasso, Roma<br />
2013, pp. 437-442, e alla bibliografia ivi citata.<br />
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Il De Rossi fa esplicito riferimento al contributo dato allo studio degli<br />
statuti comunali nei «volumi della nostra società» da Camillo Re, editore<br />
degli statuti trecenteschi di Roma (p. 75). Re e De Rossi erano figure di<br />
spicco dell’Accademia di conferenze storico-giuridiche, l’istituto universitario<br />
pontificio di studi giuridici, fondato nel 1878, con sede a Roma in<br />
Palazzo Spada. Per gli indirizzi culturali, antipandettistici, di questo isti-