Storia Comune
Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale.
Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco.
Biblioteca di Latium, 21
Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale
Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale.
Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco.
Biblioteca di Latium, 21
Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale
Introduzione 13 afferenti l’area, toccando così altrettanti argomenti; uno solo riguarda casi giudiziari (Anagni di Matteo Maccioni), gli altri hanno incontrato soprattutto una casistica molto ampia soprattutto indirizzata verso il danno dato, tema diffusissimo e praticamente monopolizzatore dei contrasti locali in quanto, coll’incremento demografico del secolo XVIII, esso veniva ad essere l’espressione visibile e reale del conflitto fra pastori e contadini, così tipico, e su cui non conviene soffermarci ulteriormente. Invece la casistica del danno dato ha posto in evidenza diverse cose oltre alla sua capillare diffusione (tratto caratteristico di società agrarie che affidavano alle coltivazioni ed all’allevamento brado la sussistenza mentre sono rarissimi i casi in cui compare la possibilità di accumulo, che, invece, come è noto, è tratto caratteristico di altri aspetti dell’ economia). In particolar modo emerge il tema dei “neri”, ovvero dell’allevamento brado del maiale che, se anche “rientra” nel conflitto pastorizia/coltivazioni, assume tratti particolari che partono dall’allevamento e terminano nel cambiamento culinario in atto. La concorrenza fra greggi e branchi d’allevamento pone al margine dello stesso allevamento il maiale, di cui si vuol vietare il pascolo brado a favore dell’allevamento stabulante, per cui l’essere esso animale altamente pericoloso favorisce la sua “dannazione” ed il relegamento al chiuso. Come è noto l’allevamento brado rimarrà in auge in ambiti marginali, più esattamente laddove il bosco rimane a lungo al centro delle attività economiche. Ed è noto altresì pure che se per il maiale il secolo “nero” sarà il Settecento, lo stesso trattamento avrà la capra nel secolo seguente quando sarà “perseguito” il suo allevamento. Se nel secolo XVIII i maiali verranno sostituiti da altri animali minuti (soprattutto pecore, meno le capre), nel secolo XIX i pascoli saranno frequentati da cospicui greggi di pecore. All’interno di questi movimenti si collocano tanti conflitti settecenteschi e del secolo decimonono, così importanti per queste aree laziali tanto da aver assunto tratti caratterizzanti. Del resto le carte del danno dato sono foriere di altre possibilità di poter entrare meglio nei “meccanismi” della vita sociale delle comunità del passato, in particolare di quelle che fanno capire quanto hanno dominato certe regole nei momenti cruciali e di trasformazione sociale ed economica.
14 Gioacchino Giammaria Hanno collaborato a tale iniziativa diversi illustri studiosi di res statutaria alcuni dei quali ci hanno consegnato loro scritti in merito. Attraverso le biblioteche si sarebbe voluta la partecipazione di studiosi locali, grandi conoscitori di archivi e situazioni cittadine, ma solo in due casi si è potuto avere un confronto, risultato molto utile al fine di indagare in modo più approfondito e in un ampio spettro d’indagine. Anche gli studiosi più noti hanno partecipato con alcuni contributi. Alessandro Dani ha affrontato un problema importante ovvero il confronto tra codici statutari del Quattrocento, o meglio tra quello romano ed i codici laziali di Rieti, Viterbo, Tivoli, Ferentino, Alatri, Velletri, Castro e Ronciglione, tutti risalenti al medesimo periodo fino all’inizio del Cinquecento. Del nostro gruppo sono appunto gli statuti di Alatri e Ferentino che presentano redazioni minori quantitativamente ma anche dal punto di vista della casistica. Il lavoro del prof. Dani indica una strada per successive ricerche che potrebbero far capire molte dinamiche interne agli statuti e tanti aspetti della civiltà giuridica locale. Cristina Giacomi, su sollecitazione e indicazioni di Tommaso Cecilia, ha cercato nelle riformanze comunali la presenza dei riferimenti allo statuto comunale di Anagni, “rinnovato” nel 1517 e legato in nuova veste nel 1587, a cui ci si riferisce sovente e non solo per le fortunose vicende del suo trafugamento e del successivo recupero, ma soprattutto per i richiami normativi strettamente necessari alla formazione delle decisioni assembleari e consiliari e per l’elezione degli organi di governo cittadini. Sandro Notari pubblica una nota sullo statuto anticolano-fiuggino, già presente nell’archivio comunale della città termale, che ha avuto diverse e misteriose vicende; scomparso come altri codici statutari, ha avuto la ventura di ricomparire, “misteriosamente”, nella collezione del Senato dove attualmente si conserva. Paolo Scaccia Scarafoni è presente con due note che ha letto nei convegni di Castro dei Volsci e Veroli. Nella prima individua nel periodo della signoria Colonna il momento redazionale e corrobora questo suo assunto con una certosina ricerca documentaria e comparativa con lo statuto di Olevano Romano; anche nella seconda rela-
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Introduzione<br />
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afferenti l’area, toccando così altrettanti argomenti; uno solo riguarda<br />
casi giudiziari (Anagni di Matteo Maccioni), gli altri hanno incontrato<br />
soprattutto una casistica molto ampia soprattutto indirizzata<br />
verso il danno dato, tema diffusissimo e praticamente monopolizzatore<br />
dei contrasti locali in quanto, coll’incremento demografico del<br />
secolo XVIII, esso veniva ad essere l’espressione visibile e reale del<br />
conflitto fra pastori e contadini, così tipico, e su cui non conviene<br />
soffermarci ulteriormente. Invece la casistica del danno dato ha posto<br />
in evidenza diverse cose oltre alla sua capillare diffusione (tratto<br />
caratteristico di società agrarie che affidavano alle coltivazioni ed<br />
all’allevamento brado la sussistenza mentre sono rarissimi i casi in<br />
cui compare la possibilità di accumulo, che, invece, come è noto, è<br />
tratto caratteristico di altri aspetti dell’ economia). In particolar modo<br />
emerge il tema dei “neri”, ovvero dell’allevamento brado del maiale<br />
che, se anche “rientra” nel conflitto pastorizia/coltivazioni, assume<br />
tratti particolari che partono dall’allevamento e terminano nel cambiamento<br />
culinario in atto. La concorrenza fra greggi e branchi d’allevamento<br />
pone al margine dello stesso allevamento il maiale, di cui<br />
si vuol vietare il pascolo brado a favore dell’allevamento stabulante,<br />
per cui l’essere esso animale altamente pericoloso favorisce la sua<br />
“dannazione” ed il relegamento al chiuso. Come è noto l’allevamento<br />
brado rimarrà in auge in ambiti marginali, più esattamente laddove<br />
il bosco rimane a lungo al centro delle attività economiche. Ed è<br />
noto altresì pure che se per il maiale il secolo “nero” sarà il Settecento,<br />
lo stesso trattamento avrà la capra nel secolo seguente quando<br />
sarà “perseguito” il suo allevamento. Se nel secolo XVIII i maiali<br />
verranno sostituiti da altri animali minuti (soprattutto pecore, meno<br />
le capre), nel secolo XIX i pascoli saranno frequentati da cospicui<br />
greggi di pecore. All’interno di questi movimenti si collocano tanti<br />
conflitti settecenteschi e del secolo decimonono, così importanti per<br />
queste aree laziali tanto da aver assunto tratti caratterizzanti. Del<br />
resto le carte del danno dato sono foriere di altre possibilità di poter<br />
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del passato, in particolare di quelle che fanno capire quanto hanno<br />
dominato certe regole nei momenti cruciali e di trasformazione sociale<br />
ed economica.