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Storia Comune

Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale. Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco. Biblioteca di Latium, 21 Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale

Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale.
Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco.
Biblioteca di Latium, 21
Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale

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Ceccano: danno dato, conferma di uno statuto<br />

119<br />

Attraverso gli statuti si regolava la materia giuridica civile e penale<br />

della Comunità, ma non sempre le norme stabilite erano sufficienti a<br />

mitigare gli abusi che si commettevano (soprattutto nelle campagne)<br />

e, di conseguenza, spesso si richiedevano sanzioni più rigide per far<br />

rispettare la legge.<br />

In particolare si apprendono nozioni sulla supplica di Antonio<br />

Lauretti 14 al Buon Governo (della fine del XVIII secolo), inviata per<br />

ottenere che nei vigneti già danneggiati a causa delle recenti gelate,<br />

venisse vietata l’introduzione degli animali per almeno cinque anni<br />

e che si accrescesse la sanzione di 20 baiocchi per ciascuna bestia<br />

che avesse compiuto il danno. In questo documento viene citato<br />

il danno dato, ovvero i danneggiamenti, dolosi o colposi, delle<br />

terre comunali e delle relative coltivazioni, provocati da persone o<br />

animali. L’attenzione è posta proprio intorno alla pena accresciuta<br />

(già dovuta al tribunale): la risoluzione consiliare 15 deliberava che<br />

padroni venderne suoi armenti di bestie caprine. […] Ha durato poco un<br />

tal rigore in quanto anno corrente non solo nelli ristretti vanno pascolando<br />

le capre, ma pecore e animali neri, vaccine d’ogni genere, bufali e cavalli,<br />

senza haver visto avanti ai propri occhi i poveri paesani non hanno a chi<br />

ricorrere […] pertanto poveri paesani vivono nelle angustie molto più che<br />

molti de poveri compatrioti nella annata scorsa.<br />

14<br />

Ivi, b. 940. Nelle carte è stato reperito un memoriale firmato da Antonio<br />

Lauretti e altri possidenti del territorio di Ceccano. La data in calce è del 22<br />

maggio 1790. Il documento riporta «come stante le gelate dell’anno scorso<br />

si seccarono negli albereti tutte le viti quali soltanto in quest’anno germogliando<br />

nelle radiche si vanno ritirando su per unirle all’albero, portando<br />

anche del frutto; ma siccome Eminenti Signori seguita la raccolta del grano<br />

e granturco, entrando le bestie al pascolo queste ritrovando le viti basse e<br />

stando alla loro altezza essendo, che le pascolano, e se una va a perdere il<br />

frutto, o l’intento, che per l’anno fruttuoso sia la vite giunta all’albero, non<br />

essendovi compenso per qualunque danno si potesse far pagare alle dette<br />

bestie dannificanti». Infine si richiedeva che fosse «chiunque proibito di<br />

pascolare in detti viti, dove sono questi albereti, sotto pena della perdita<br />

della bestia, da applicarsi in favore della Comunità».<br />

15<br />

Ivi. L’uditore Giacomo Antonio Riccardi scrive alla Sacra Congregazione,<br />

in data 14 agosto 1790, per avere un parere intorno al caso e alla<br />

supplica presentata da Antonio Lauretti, di cui invierà alla stessa copia del

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