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Storia Comune

Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale. Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco. Biblioteca di Latium, 21 Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale

Gli statuti comunali antichi del Lazio meridionale.
Gli statuti dei comuni del Sistema bibliotecario e documentario Valle del Sacco.
Biblioteca di Latium, 21
Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale

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114<br />

Rossana Fiorini<br />

l’archivio storico comunale, che già hanno fatto emergere molteplici<br />

informazioni. Dunque la nostra analisi aggiunge nuovi ed ulteriori<br />

elementi a quanto finora conosciuto.<br />

Sorte di uno statuto<br />

Una prima fonte statutaria – che racchiudeva le più antiche<br />

consuetudini della comunità – si ebbe verosimilmente sotto la guida<br />

di Giovanni I, quando si trovò maggiore stabilità politica. 3<br />

Più tardi, nel XIV secolo, anche Ceccano rientrò nel più generale<br />

riordinamento normativo delle cosiddette Costituzioni Egidiane (in<br />

vigore nel territorio ceccanese dal 1362) e tutti i paesi che ricadevano<br />

all’interno della signoria dei de Ceccano erano tenuti a rispettare gli<br />

statuti ceccanesi. Tali disposizioni avevano come obbiettivo quello<br />

di soddisfare il rafforzamento dei poteri della Chiesa. 4 Nei secoli<br />

dei Consigli conduce l’autore ad una parziale ricostruzione degli organi<br />

decisionali della Comunità, che nelle linee generali non si discostavano da<br />

quelli previsti per le comunità dello Stato Pontificio; cfr. E. Lodolini, L’archivio<br />

della S. Congregazione del Buon Governo (1592-1847). Inventario,<br />

Roma 1956 (Pubblicazioni dell’Archivio di Stato, 20).<br />

3<br />

C. Cristofanilli, Vicende statutarie, cit., pp. 66-67. Di essa non abbiamo<br />

alcuna trascrizione, ma possiamo recuperare delle informazioni grazie ad<br />

un documento coevo, la Carta Libertatis, con la quale Giovanni I de Ceccano<br />

nel 1196 concedeva all’abate Landulfo giurisdizione su uomini e beni<br />

dell’abbazia di Santa Maria a Fiume.<br />

4<br />

Ibidem. Gli statuti comunitativi avevano l’obbligo di uniformarsi e costituire<br />

delle norme coerenti con le nuove costituzioni, per non risultare<br />

in contrasto con esse. Gli statuti di nuova compilazione invece dovevano<br />

ricevere approvazione pontificia per poter entrare in vigore. La nuova disciplina<br />

fu causa di ribellioni da parte di alcuni Comuni, fra i quali anche<br />

Ceccano; inoltre l’abrogazione della bolla pontificia Romana Mater emanata<br />

da Bonifacio VIII (1297), nell’ambito della quale si autorizzavano i<br />

donativi volontari del clero a favore del re senza permesso del papa, ed era<br />

permessa la libera elezione del podestà e delle massime cariche comunali,<br />

fece inasprire le ribellioni. Le controversie si conclusero soltanto quando<br />

la suddetta bolla venne modificata e reintegrata; un documento del 1389<br />

ricorda che il governo della città, pur rimanendo sotto il potere feudale di

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