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13 luglio <strong>2017</strong> | Anno LV - N.30 (2668) | Settimanale 3,00 euro<br />
www.panorama.it<br />
Austria, Belgio, Francia, Spagna, Portogallo 5,70 Euro; MC, Côte d’Azur 5,80 Euro; Germania 7,00 Euro; U.K. 4,40 GBP; Svizzera 6,30 CHF; Svezia 55,50 Sek; Svizzera C.T. 6,00 CHF; U.S.A. (via aerea New York) 9,50 USD, Canada 10,00 Cad - P.I. SpA - Sped. in A.P. - D.L. 353/03 art.1, comma 1, DCB Verona<br />
ISSN 977-0553109000<br />
71730><br />
C’ERA UNA VOLTA<br />
L’UOMO IDEALE,<br />
CON UN LAVORO<br />
BEN PAGATO E SICURO.<br />
COMPLICE LA CRISI<br />
E LA RIVOLUZIONE<br />
TECNOLOGICA ORA<br />
NON È PIÙ COSÌ.<br />
ECCO DOVE GUARDARE<br />
PER ASSICURARSI<br />
UN «TESORO»<br />
DI MARITO.<br />
9 77 0553 109000<br />
AIUTO!<br />
NON SI TROVA PIÙ<br />
UN BUON PARTITO<br />
DA SPOSARE
EDITORIALE<br />
di Giorgio Mulè<br />
L’ULTIMO LINCIAGGIO<br />
C<br />
i sono alcuni principi elementari del diritto che non necessitano di una laurea per essere<br />
compresi. Se cercate su Wikipedia, appunto, la massima «nullum crimen, nulla poena<br />
sine praevia lege poenali» troverete questa spiegazione: «Rappresenta una massima<br />
fondamentale per il diritto moderno. L’espressione si fonda sull’assunto che non può<br />
esservi un reato (e di conseguenza una pena), in assenza di una legge penale preesistente<br />
che proibisca quel comportamento». Elementare, appunto. Dal che non si capisce perché<br />
questo Paese non abbia la decenza di chiedere scusa a Bruno Contrada, che dopo 25<br />
anni di calvario giudiziario si è vista revocata la condanna a 10 anni di carcere (interamente<br />
scontata) per concorso esterno in associazione mafiosa: un reato che all’epoca<br />
dei fatti contestati (1979-1988) era sconosciuto al codice penale. Per esser chiari: non<br />
poteva essere arrestato, non poteva essere giudicato, non poteva essere condannato,<br />
non doveva soprattutto scontare neanche un giorno di carcere. C’è voluta nel 2015 la<br />
Corte europea dei diritti dell’uomo per riportarci a forza dalla bara del diritto alla culla e<br />
la Corte di Cassazione, finalmente, ha ora emesso un vagito e revocato la condanna. Ma<br />
a Contrada, poliziotto palermitano di gran lignaggio e successivamente alto funzionario<br />
dei servizi segreti, nessuno chiede scusa e nessuno ha la parvenza di un rossore: deve<br />
invece subire un ulteriore, odioso supplemento di linciaggio. Che consiste in particolare<br />
nei commenti di chi a Palermo avviò l’inchiesta e sostenne l’accusa.<br />
Sono analisi figlie di una visione di «parte» che rimane spesso senza argomenti e si rifugia nel<br />
bollare come sconcertante o stupefacente (Antonio Ingroia dixit) la pronuncia della Cedu e della<br />
Suprema Corte e arriva a spingersi in una sorta di mascariamento degli operatori del diritto laddove<br />
sostiene (Gian Carlo Caselli dixit) che «negare la configurabilità del concorso esterno, nerbo della<br />
mafia, equivale in pratica a negare la stessa mafia». A costo di passare per negazionista affermo<br />
convintamente che quella del concorso esterno, in verità, è un’enorme impostura perché presuppone<br />
che chi aiuta la mafia per nove anni come nel caso di Contrada lo possa fare a intermittenza un po’<br />
come quando leggete nelle ricette «q.b.»: quanto basta. Si fa un favore a Totò Riina e poi si torna a<br />
fare il poliziotto, come se le «famiglie» fossero delle onlus di beneficenza che ricevono ogni tanto<br />
delle donazioni e non piuttosto delle schifose e crudeli macchine criminali fondate su un principio<br />
assoluto e invalicabile: o sei mafioso o non lo sei, non puoi mafiare a giorni alterni. O si aveva il<br />
coraggio (l’ardire) di processare Contrada per associazione mafiosa oppure, come finalmente ha<br />
riconosciuto la Cassazione, non si poteva condannare per un reato che non esisteva.<br />
Questo pacifico ed elementare principio è lo stesso che proprio alcuni magistrati invocano in<br />
questi giorni a proposito di una querelle godibilissima che loro stessi stanno mettendo in scena. La<br />
questione è legata alla promozione di un ex parlamentare del Pd, già ministro della giustizia ombra<br />
di quel partito, a presidente del Tribunale di Pordenone. Al Consiglio superiore della magistratura<br />
stanno volando gli stracci. Piercamillo Davigo e la sua corrente hanno abbandonato per protesta<br />
la giunta dell’Associazione nazionale magistrati perché sostengono l’assurdità di promuovere un<br />
ex parlamentare mentre si discute di una legge che regolerà in maniera severa le porte girevoli tra<br />
politica e toga. La risposta del presidente dell’associazione nazionale magistrati, Eugenio Albamonte<br />
è stata: «Questa norma più severa al momento non esiste e noi, visto che siamo dei giuristi,<br />
ci dobbiamo muovere nel solco del diritto positivo. Pretendere che il Csm faccia un atto illegittimo<br />
è veramente una mostruosità logica e giuridica». Bene, esimi giuristi che rivendicate giustamente<br />
come insuperabile il diritto a essere giudicati in forza di una norma esistente: prendete il numerino,<br />
mettetevi in coda e chiedete scusa a Bruno Contrada.<br />
n<br />
<br />
© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />
13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />
3
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Editoriale<br />
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SCENARI<br />
ITALIA<br />
Terremoto, i rimborsi per la sanità<br />
non arrivano 7<br />
Rai, così fermerò gli agenti pigliatutto 8<br />
Niente messa, il crollo incombe 10<br />
In copertina: foto di Getty Images<br />
ECONOMIA<br />
Logistica, avanti tutta 12<br />
Il made in Italy riprende quota in Russia 14<br />
Coltiviamo i buoni rapporti con il mondo 15<br />
MONDO<br />
Putin & Trump: i gemelli diversi 16<br />
L’Isis ha perso ma la guerra non è vinta 18<br />
FRONTIERE<br />
La carica delle elettriche 20<br />
La nuova tecnica per operare la prostata 22<br />
SOCIAL<br />
La fine del sesso 24<br />
CULTURA<br />
Spoleto, il festival è già nel futuro 26<br />
Nicholas Sparks, padre allo specchio 28<br />
Ci vogliono 632 persone<br />
per gestire un immigrato<br />
Ogni giorno vengono soccorsi, in Italia, 625<br />
migranti. <strong>Panorama</strong> si è posto una domanda:<br />
dal primo salvataggio in mare alle procedure<br />
per rimpatriare un extracomunitario, quante<br />
persone servono? Per la questura di Milano,<br />
per esempio, sono necessari almeno 13 poliziotti<br />
per gestire le pratiche, dal fermo all’espulsione<br />
(e 10 magistrati in caso di ricorsi). Mentre in città<br />
più piccole, come è successo a Siena, il fermo<br />
di uno straniero da espellere può significare<br />
il blocco di tutta l’attività dell’Ufficio prevenzione<br />
e della Squadra volanti. Il costo finale<br />
40<br />
per la collettività di queste 632 persone?<br />
Arriva a 948.000 euro al mese.<br />
4 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>
13 luglio <strong>2017</strong><br />
DA MERCOLEDÌ<br />
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FATTI<br />
Non ci sono più i mestieri sicuri da sposare.<br />
Che fine ha fatto il buon partito 34<br />
1X632: è il rapporto tra un immigrato e le<br />
persone che lavorano per la sua gestione 40<br />
Non salveremo il welfare (solo)<br />
con gli extracomunitari 45<br />
Bossetti, le cinque domande chiave 48<br />
Il libro di Renzi. Avanti? No, indietro tutta 52<br />
Voglio una vita in carta stampata 58<br />
Le due Coree. Così simili, così differenti 60<br />
Sette chili in sette giorni («Io l’ho fatto,<br />
ma che fatica») 68<br />
Tutte pazze per il commissario Ricciardi 74<br />
Separate<br />
in casa<br />
Una, la Corea del<br />
Nord, è retta da un<br />
dittatore che si<br />
balocca con testate<br />
nucleari. L’altra,<br />
quella del Sud,<br />
è pacifica,<br />
tecnologica e<br />
occidentalizzata.<br />
Ma in tutte e due vive la stessa popolazione,<br />
separata pur con radici comuni. Lo racconta<br />
il reportage fotografico di Luca Faccio, che dopo<br />
aver viaggiato per 12 anni in entrambe,<br />
60<br />
le ha descritte nel libro «Common<br />
Ground».<br />
Per commentare #<strong>Panorama</strong>Coree<br />
La mia rinascita (estrema)<br />
Dopo anni di estenuanti lotte con la bilancia,<br />
e dopo una serie inverosimile (e inutile) di diete,<br />
il giornalista di <strong>Panorama</strong><br />
Guido Castellano (nella<br />
foto) ha deciso di «farsi<br />
imprigionare» nella clinica<br />
del benessere per<br />
eccellenza, quella di Henri<br />
Chenot a Merano.<br />
Ecco com’è andata.<br />
Per commentare<br />
#<strong>Panorama</strong>Chenot<br />
68<br />
LINK<br />
L’edonismo dell’estate 81<br />
Lo street food va in acqua 82<br />
A tavola bisogna saper che pesci<br />
prendere 87<br />
Cibo, natura e libidine 88<br />
Mai ucciso l’Uomo Ragno 90<br />
La definizione più bella 92<br />
Les Italiens dettano la linea 95<br />
E i cinesi crearono la loro Borgogna 98<br />
La carica dei cinquecento 100<br />
Periscopio 104<br />
13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />
5
Scenari<br />
ITALIA_ ECONOMIA_MONDO_FRONTIERE _CULTURA<br />
Dopo 11 mesi<br />
non sono state<br />
rimborsate<br />
ancora analisi<br />
e trattamenti<br />
alle vittime<br />
del sisma.<br />
MARCHE<br />
L’esenzione dai ticket ha<br />
compreso inizialmente<br />
gli 87 comuni marchigiani<br />
nella zona del primo<br />
e del secondo «cratere».<br />
Terremoto, i rimborsi per la sanità non arrivano<br />
Regione Marche non rifonde le prestazioni gratuite per le vittime del sisma. E i piccoli centri di cura rischiano il collasso.<br />
Le strutture sanitarie private nei comuni del Centro<br />
Italia colpiti dal terremoto sono alle corde. Il sistema<br />
di esenzione dai ticket, deciso all’indomani della<br />
prima scossa di agosto, ne sta mettendo in pericolo<br />
i bilanci. A distanza di undici mesi, infatti, non<br />
sono state ancora rimborsate le prestazioni erogate<br />
a titolo gratuito alle persone colpite. Dopo il caso<br />
degli alberghi dove sono stati alloggiati gli sfollati - le<br />
strutture turistiche hanno dovuto aspettare mesi per<br />
vedersi ripagate le spese sostenute - adesso a soffrire<br />
dei ritardi maggiori sono i centri diagnostici e di analisi<br />
convenzionati con Regione Marche.<br />
Il codice di esenzione, previsto inizialmente per i<br />
residenti nel cosiddetto «primo cratere», sono state poi<br />
estese anche quelli nel «secondo cratere», quindi a quanti<br />
abitano negli 87 comuni marchigiani. E le misure hanno<br />
riguardato sia l’assistenza specialistica ambulatoriale sia<br />
quella farmaceutica. Superata la fase dell’emergenza, dal<br />
1° maggio <strong>2017</strong> il beneficio è stato prorogato fino al prossimo<br />
30 settembre, limitato però all’assistenza specialistica<br />
ambulatoriale e al latte artificiale per i neonati fino al 6°<br />
mese di età, escludendo i medicinali. Inoltre la platea di<br />
beneficiari è stata ristretta a coloro che effettivamente<br />
hanno subito danni, cioè con la casa inagibile o che sono<br />
in attesa dei sopralluoghi. La Regione non rilascia dati precisi<br />
su entità di indennizzi e numero di strutture sanitarie<br />
coinvolte. Tuttavia sostiene che i rimborsi partiranno a<br />
breve, cominciando dal periodo tra settembre e fine 2016.<br />
Chiedendo l’anonimato, la titolare di un centro<br />
diagnostico convenzionato in provincia di Macerata,<br />
sottolinea che ora a rischiare sono soprattutto i piccoli<br />
laboratori di analisi. Lei è stata perciò costretta a ridurre<br />
lo stipendio del personale evitando di licenziare o, peggio,<br />
di chiudere. «Con l’esenzione» aggiunge «le richieste di<br />
analisi sono più che raddoppiate. Molti hanno approfittato<br />
delle agevolazioni per fare quei controlli di medicina<br />
specialistica che avevano rinviato per motivi economici».<br />
Un espediente di chi vive in zone povere e provate dalla<br />
crisi già prima del terremoto. (Laura Della Pasqua)<br />
© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />
13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />
7
SCENARI_ITALIA<br />
Dopo nani e ballerine<br />
in Rai ecco i burattinai<br />
Parla Michele Anzaldi, «super» Commissario della vigilanza: «In azienda gli<br />
agenti delle star dettano legge. Ma io so come fermarli, se me lo permetteranno».<br />
Un contratto milionario con la<br />
punta di diamante dell’agenzia<br />
«in cambio di programmi e di una<br />
ricca dose di ospitate per gli altri<br />
artisti della scuderia». La ricetta dei<br />
palinsesti Rai, «imposta dagli agenti<br />
che prendono decisioni al posto<br />
dei direttori di rete» è diventata indigesta a<br />
Michele Anzaldi, il deputato Pd segretario<br />
della commissione di Vigilanza che ha vergato<br />
raffiche di esposti alla Corte dei conti<br />
e all’Autorità anticorruzione quando in<br />
azienda regnava Antonio Campo Dall’Orto<br />
e continua a farlo anche ora che Matteo<br />
Renzi ha spinto sul trono Mario Orfeo.<br />
Ultimo boccone amaro: il contratto milionario<br />
a Fabio Fazio strappato da Beppe<br />
Caschetto, «king maker» della tv con la sua<br />
società Itc 2000: «L’azienda è sotto scacco,<br />
prende ordine dagli agenti», chiarisce a<br />
<strong>Panorama</strong> il deputato che ora è sicuro di<br />
aver trovato la strada per arginarli con il<br />
suo atto di indirizzo anticonflitto di interessi:<br />
appena presentato ai colleghi della<br />
Vigilanza («sono eccezionalmente relatore<br />
di maggioranza e minoranza, significa<br />
che mi hanno dato grande fiducia»), sarà<br />
votato entro luglio: se passerà, impegnerà<br />
la Rai a ridimensionare alla grande gli<br />
agenti, le società di produzione e<br />
Lucio Presta,<br />
le loro cordate. Una (potenziale)<br />
57 anni.<br />
rivoluzione televisiva.<br />
Nella sua<br />
Si dice che lei e Renzi siate in Arcobaleno 3<br />
figura anche<br />
rotta, tant’è che il segretario ha<br />
Roberto<br />
richiamato il suo portavoce storico<br />
Marco Agnoletti. In questa<br />
Benigni.<br />
nuova crociata tv siete in sintonia?<br />
Niente rottura: mi manda sms ogni giorno.<br />
Non sono mai stato suo portavoce, era<br />
previsto che seguissi solo la mozione<br />
8 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong><br />
Renzi-Martina al congresso del Pd. Ora<br />
sono tornato al mio lavoro, con questo<br />
prestigioso incarico da relatore.<br />
La sua risoluzione sembra costruita su<br />
misura su Beppe Caschetto: l’ha messo<br />
nel mirino?<br />
Uno che come lui tre anni fa ha fatto<br />
perdere Giovanni Floris alla Rai rendendo<br />
ricca La 7, in altri tempi non avrebbe<br />
più messo piede in azienda. E invece gli<br />
stendono tappeti rossi, con un programma<br />
a Fazio che alla fine costerà 70 milioni e<br />
un contratto zeppo di conflitti d’interesse.<br />
Ma non è il solo a comandare in Rai, come<br />
denunciano gli stessi vertici.<br />
Chi è che denuncia?<br />
La presidente Monica Maggioni a febbraio<br />
ha invocato meccanismi per l’immissione<br />
di nuovi talenti, che sfuggissero «al potere<br />
degli agenti». Il consigliere Giancarlo Mazzuca<br />
ha parlato di «burattinai che fissano<br />
cachet astronomici degli artisti e strangolano<br />
la Rai», il suo collega Franco Siddi<br />
ha chiesto «limiti da dare agli agenti».<br />
Invocano regole? Sono pronte.<br />
Nomi dei «burattinai»?<br />
Oltre a Caschetto, che rappresenta<br />
anche Luciana Littizzetto e una<br />
ventina di artisti e giornalisti tra cui<br />
spiccano Fabio Volo, Pif, Virginia Raffaele,<br />
Roberto Saviano, Cristina Parodi e Luca<br />
e Paolo, la Rai prende ordini da altri due<br />
agenti. C’è Lucio Presta, che nella sua<br />
Arcobaleno 3 ha assi nella manica come<br />
Roberto Benigni e Antonella Clerici, e<br />
Fernando Capecchi che nella sua Vegastar<br />
ha Carlo Conti e tra gli altri, Francesca<br />
Fialdini. I superartisti trainano i colleghi<br />
di scuderia e, spesso, intervistano nei loro<br />
programmi anche quelli che lavorano per<br />
Beppe la concorrenza: si veda Alessia<br />
Caschetto, Marcuzzi, che è andata ospite da<br />
60 anni: nella Fazio.<br />
sua Itc 2000,<br />
spiccano Con la sua risoluzione che cosa<br />
i nomi di cambierebbe?<br />
Fazio e Pif. Tutto: Fazio può sì diventare socio<br />
di Magnolia ma non può proporla<br />
come controparte alla Rai per i suoi programmi.<br />
Capecchi non potrà più riempire<br />
Tale e quale show con i suoi artisti perchè<br />
ne saranno ammessi al massimo tre,<br />
così vedremo finalmente altri volti. E se<br />
Benigni vorrà fare un programma su<br />
Dante non potrà più produrlo con la
sua società e quella del suo agente. La Rai<br />
ha grandi mezzi produttivi, perché deve<br />
rivolgersi sempre all’esterno?<br />
Non si rischia di regalare artisti alla<br />
concorrenza?<br />
Ha più bisogno la Rai dei volti noti, o sono<br />
loro ad avere bisogno dei suoi ascolti e<br />
dell’autorevolezza aziendale? Le offerte a<br />
Fazio, come hanno dichiarato gli editori<br />
concorrenti, erano un bluff. Se io fossi la<br />
Rai tratterei direttamente con gli artisti:<br />
«Vuoi abbandonarci per questioni di soldi?<br />
Ti preparemo una forte controprogrammazione<br />
e non ti apriremo più la porta,<br />
neanche per presentare un tuo libro». Purtroppo<br />
la Rai ha un complesso d’inferiorità<br />
da tv di paese e gli agenti sono sempre<br />
più arroganti. Caschetto è riuscito a non<br />
far mettere nel contratto di Fazio mezza<br />
riga che leghi il compenso agli ascolti. Io<br />
non so quanti ne farà su Raiuno.<br />
Torna sempre a Caschetto. Raicinema<br />
coproduce molti suoi film e adesso la<br />
sua risoluzione vieta business con società<br />
di cineproduzioni di agenti Rai.<br />
Michele Anzaldi, 56 anni,<br />
segretario della Commissione<br />
di vigilanza della Rai.<br />
È ora che venga dato spazio anche ad altri<br />
talenti. I produttori indipendenti sono<br />
spesso ignorati.<br />
Chiede pure originalità dei format da<br />
acquistare?<br />
Dov’è l’originalità di Che tempo che fa? I<br />
format hanno valore per la possibilità di<br />
esportarli all’estero.<br />
Vuole che l’azienda pubblichi i compensi<br />
degli agenti...<br />
La Rai sostiene che vengano pagati dagli<br />
artisti. Non ci credo. Vediamo le parcelle.<br />
Il suo è un atto di indirizzo, la Rai potrebbe<br />
comunque aggirarlo.<br />
Stavolta no. Con il documento votato<br />
dalla di vigilanza e che parla di soldi degli<br />
italiani potremo andare dal premier e dai<br />
ministri competenti per chiedere che venga<br />
introdotto nel contratto di servizio. Così<br />
diventerà obbligatorio. Non si scappa.<br />
(Antonella Piperno)<br />
<br />
© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />
Agf - Ansa - Imagoeconomica (3)<br />
Massimo<br />
Giletti<br />
UN EDITTO DI FAZIO<br />
PER OSCURARE GILETTI?<br />
Potrà apparire paradossale ma il<br />
vero problema di Massimo Giletti<br />
è il suo successo. Con quel 22<br />
e passa per cento di share che<br />
L’Arena macina ogni domenica<br />
pomeriggio rischia di<br />
fare ombra alla nuova<br />
star (strapagata) di Rai1<br />
e cioè Fabio Fazio,<br />
che andrà in onda la<br />
domenica in prima<br />
serata. Al fondo<br />
della querelle tra<br />
l’anchorman e l’azienda<br />
c’è addirittura chi si<br />
dice sicuro di una sorta<br />
di «veto» opposto da<br />
Fazio, preoccupato dal confronto<br />
che qualcuno potrebbe azzardare<br />
tra una trasmissione a basso<br />
costo e alto rendimento e la sua,<br />
ad altissimo costo ma dal<br />
rendimento incerto. A questo c’è<br />
da aggiungere la possibilità che<br />
Giletti agganci nel pomeriggio<br />
temi o fatti di stretta attualità al<br />
volo con ospiti di prima fila<br />
«oscurando» le velleità di Fazio<br />
che vorrebbe arrivare in prima<br />
serata senza il rischio di un déja<br />
vu. Di sicuro, a dispetto delle<br />
punture del direttore generale<br />
Mario Orfeo all’indirizzo del<br />
conduttore dell’Arena, Giletti<br />
viene corteggiato eccome da<br />
viale Mazzini come provano i<br />
ripetuti contatti con il direttore<br />
di Rai1 Andrea Fabiano anche nel<br />
fine settimana. L’anchorman<br />
non ha nascosto il disappunto,<br />
tra l’altro, sulle modalità della<br />
trattativa e sulla mancanza di<br />
spiegazioni credibili alla base<br />
della scelta di «spegnere»<br />
L’Arena. A far ulteriormente<br />
storcere il naso anche il<br />
ridimensionamento, di fatto,<br />
dei reportage affidati a Giletti<br />
che sarebbero solo «eventuali»,<br />
a esclusione di fatti italiani e<br />
per giunta previsti non nel<br />
pieno della stagione (con<br />
le prime serate su Mogol<br />
e Zucchero sbancò<br />
l’Auditel) ma confinati<br />
nel periodo estivo.<br />
«La dignità non ha<br />
prezzo», ha confidato<br />
amareggiato Giletti.<br />
In ogni caso la soluzione<br />
al giallo televisivo<br />
dell’estate<br />
è dietro l’angolo.<br />
Fabio Fazio, 52 anni,<br />
ha un contratto<br />
quadriennale da<br />
11 milioni di euro.<br />
13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />
9
SCENARI_ITALIA<br />
A sinistra,<br />
la cattedrale<br />
di San Gerlando,<br />
ad Agrigento.<br />
QUINDICI, IL SINDACO<br />
NEL MIRINO DEI CLAN<br />
Niente messa, il crollo incombe<br />
Agrigento: dal 2011 la cattedrale è inutilizzabile. E la Regione non risponde agli appelli.<br />
AGF<br />
Nella Sicilia degli sprechi e delle<br />
lungaggini burocratiche c’è anche<br />
un altro tragicomico primato che<br />
va oltre l’immaginazione: riguarda<br />
il cardinale Francesco Montenegro,<br />
l’arcivescovo di Agrigento,<br />
scelto da Papa Francesco come<br />
nuovo porporato nel 2015. Don Franco,<br />
così lo chiamano i fedeli, dal lontano<br />
febbraio 2011 non ha più una cattedrale<br />
dove celebrare messa a causa del dissesto<br />
idrogeologico del colle su cui è costruita<br />
l’antica chiesa di San Gerlando, dissesto<br />
che ha causato anche danni strutturali al<br />
monumento. La basilica rischia<br />
insomma di collassare.<br />
Ma non è tutto. Sono trascorsi<br />
sei anni dalla chiusura<br />
ai fedeli e nel frattempo le<br />
crepe della navata nord hanno<br />
continuato ad allargarsi.<br />
Tra tavoli tecnici, promesse,<br />
bandi e conferenze, non<br />
si è ancora trovata una<br />
soluzione chiara: la<br />
Regione Sicilia non ha trovato i fondi per<br />
mettere in sicurezza il colle, «ma hanno i<br />
soldi per le sagre dell’agnello o del biscotto»,<br />
commentano con una punta d’ironia<br />
dai Sacri Palazzi. Un ritardo biblico dovuto<br />
anche alla mancanza di fondi per ristrutturare<br />
la cattedrale, i cui lavori sarebbero<br />
propedeutici alla sistemazione del colle.<br />
E qui il colpo di scena: per accelerare<br />
i tempi e chiudere la vicenda, la Curia<br />
di Agrigento, nonostante abbia subito un<br />
danno, ha deciso di porgere l’altra guancia,<br />
scendendo in soccorso del governatore<br />
Rosario Crocetta. Ha stanziato 800 mila<br />
euro per far partire i lavori di ristrutturazione<br />
della cattedrale, racimolando i restanti<br />
800 mila euro necessari grazie a un<br />
bando per l’edilizia di culto. Salvo nuovi<br />
intoppi, a fine 2018, il cardinale di Agrigento<br />
potrebbe veder riaperta la basilica. Nel<br />
frattempo il porporato chiede ospitalità ai<br />
parroci della città o celebra, «in trasferta»,<br />
in qualche chiesetta di campagna.<br />
(Fabio Marchese Ragona)<br />
© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />
SFRATTATO Il cardinale Francesco Montenegro (foto a sinistra).<br />
Gli sparano contro<br />
l’abitazione, fanno<br />
la pipì davanti al suo<br />
ufficio in Comune,<br />
per minacciare infine<br />
di morte lui e la<br />
famiglia. Ma Eduardo<br />
Rubinaccio (foto),<br />
sindaco di Quindici,<br />
piccolo centro in<br />
provincia di Avellino,<br />
non si fa intimidire.<br />
E chiede l’utilizzo<br />
per fini pubblici di<br />
due beni confiscati<br />
alla criminalità<br />
organizzata - un<br />
terreno da destinare<br />
a orto scolastico e un<br />
appartamento che<br />
andrà a una famiglia<br />
bisognosa. Dice il<br />
primo cittadino,<br />
eletto nel 2015 con la<br />
lista civica Unione<br />
Quindicese<br />
Libera e<br />
Democratica:<br />
«È un bene<br />
confiscato a<br />
Felice<br />
Graziano,<br />
fedelissimo di<br />
Cutolo, e l’altro<br />
a un ex sindaco<br />
di Quindici, arrestato<br />
e condannato al “416<br />
bis”». Dopo questa<br />
sua richiesta è però<br />
arrivata l’ennesima<br />
intimidazione. L’8<br />
luglio, infatti, è stato<br />
incendiato un fondo<br />
agricolo, come<br />
denunciato dal<br />
neonato giornale<br />
online neifatti.it.<br />
«Tra i miei primi atti»<br />
racconta Rubinaccio<br />
«ho voluto portare<br />
qui il giudice di pace.<br />
Un presidio di legalità<br />
nel comune dove<br />
hanno dominato i<br />
Graziano, nel paese<br />
che è stato il primo in<br />
Italia a essere sciolto<br />
per camorra<br />
dall’allora presidente<br />
della Repubblica<br />
Sandro Pertini».<br />
(Marzio Di Mezza)<br />
10 <strong>Panorama</strong> | 0 mese <strong>2017</strong>
SCENARI_ECONOMIA<br />
Logistica,<br />
avanti tutta<br />
In soli nove mesi già 1.200 aziende hanno aderito ad Alis.<br />
Scali marittimi, interporti, trasportatori e operatori intermodali<br />
finalmente insieme per promuovere le Autostrade del mare.<br />
Da zero a 1.200 associati in nove mesi: è il<br />
record mondiale conquistato dall’Alis, l’Associazione<br />
per la logistica sostenibile, fondata il<br />
17 ottobre del 2016, che il 17 luglio prossimo<br />
organizza alla Stazione marittima di Napoli<br />
una giornata di lavori sotto la presidenza di<br />
Guido Grimaldi che promette di diventare<br />
una riunione degli «stati generali» della logistica italiana:<br />
«Rappresentiamo 1.210 aziende di tutti i settori<br />
della logistica, con un insieme di 125 mila addetti tra<br />
diretti e indiretti e circa 80 mila mezzi autostradali,<br />
che assicurano oltre 2.700 collegamenti settimanali<br />
via terra e oltre 120 autostrade del mare», dice Grimaldi,<br />
«e stiamo avendo successo semplicemente<br />
perché vogliamo risolvere, con poche polemiche e<br />
molti fatti concreti, i problemi veri che colpiscono<br />
noi e nuociono al Paese».<br />
Già: e che problemi... L’Italia sconta un gap<br />
di competitività nei confronti degli scali nord<br />
europei che si misura – a seconda delle metriche<br />
adottate – in molti punti percentuali di efficienza<br />
nei costi e nei tempi. Si paga la trascuratezza che<br />
ha frenato per decenni lo sviluppo delle Autostrade<br />
del mare, non solo quelle «classiche» (i collegamenti<br />
verso Spagna, Grecia, Malta e Tunisia) ma anche il<br />
cabotaggio continentale come la Genova-Salerno<br />
oppure la Venezia-Bari. «Proprio per questo, una<br />
delle novità più interessanti di Alis è che numerosi<br />
porti essenziali al sistema si siano associati in qualità<br />
di soci onorari, proprio per creare un dialogo<br />
costruttivo tra porti e interporti, cioè gli snodi dove<br />
le merci cambiano vettore passando dai Tir ai treni<br />
o alle navi e viceversa», spiega Grimaldi.<br />
Soci onorari di Alis sono infatti i porti di Napoli,<br />
12 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>
Guido Grimaldi, presidente di Alis.<br />
Ada Masella<br />
Salerno, Castellamare di Stabia, Taranto, Venezia<br />
e Chioggia e, all’estero Barcellona; mentre alcuni<br />
importanti interporti si sono associati in vista di<br />
una collaborazione strategica (come l’interporto di<br />
Verona Quadrante Europa, l’Interporto toscano Amerigo<br />
Vespucci, l’Interporto di Bologna e l’Interporto<br />
di Parma Ce.P.I.M). Ma sono moltissimi anche gli<br />
autotrasportatori ad avere risposto alla chiamata: «Sì,<br />
perché se è vero che intermodalità significa più mare<br />
e meno gomma, e che può costare fino alla metà del<br />
tutto-gomma, è anche vero che giova decisamente<br />
anche ai trasportatori stradali», spiega Grimaldi. Imbarcando<br />
il Tir o il semirimorchio a Genova per farlo<br />
navigare fino a Catania o a Palermo o sulle linee per la<br />
Spagna che collegano Savona con Barcellona o Valencia,<br />
l’autotrasportatore può arrivare a spendere fino<br />
alla metà che viaggiando via strada e risparmia anche<br />
il tempo lavorativo consentito<br />
poiché, utilizzando la nave,<br />
il conducente può riposare<br />
e concentrare le ore di guida<br />
dove servono.<br />
Molti industriali che<br />
movimentano in giro per il<br />
mondo le loro merci hanno<br />
abbracciato la logica dell’intermodalità<br />
alla luce dei<br />
vantaggi che le loro aziende<br />
ottengono abbattendo i costi<br />
logistici e, quindi, della maggior<br />
competitività dei loro<br />
prodotti sui mercati. Infatti,<br />
se l’Acqua Sant’Anna è oggi<br />
tra le più vendute in Sicilia, lo<br />
deve anche alla logistica che<br />
ha favorito la vendita al consumatore<br />
finale ad un prezzo<br />
più competitivo grazie anche<br />
all’intermodalità.<br />
Discorso analogo si può<br />
estendere all’Iveco, che<br />
sulla componentistica ha<br />
iniziato a usare molto l’intermodalità da Oriente a<br />
Occidente. «La complementarietà dei vettori è tutto.<br />
Grazie alla pluri-multimodalità, le aziende possono<br />
utilizzare i collegamenti treno più nave che stanno<br />
facendo la differenza in termini di competitività come<br />
il servizio che va dalla Germania fino a Bari e Grecia<br />
GLI STATI GENERALI A NAPOLI<br />
È Il rilancio del<br />
Mezzogiorno<br />
attraverso la<br />
logistica<br />
intermodabile<br />
sostenibile il tema<br />
sul quale Alis riunirà<br />
nella Stazione<br />
marittina di Napoli<br />
il 17 luglio tutti gli<br />
iscritti e gli addetti<br />
ai lavori per un<br />
confronto a vasto<br />
raggio: il presidente<br />
Guido Grimaldi<br />
accoglierà, nella<br />
prima sessione,<br />
nomi autorevoli<br />
come l’ex ministro<br />
Maurizio Lupi sul<br />
tema de<br />
L’evoluzione del<br />
trasporto e della<br />
logistica attraverso<br />
la modalità<br />
sostenibile. Alle 12,<br />
la seconda sessione<br />
intitolata Rilancio<br />
del Mezzogiorno,<br />
125 mila<br />
sono gli addetti tra diretti e indiretti<br />
delle 1.200 aziende associate ad Alis.<br />
che vedrà tra i<br />
relatori il ministro<br />
delle Infrastrutture<br />
e dei Trasporti,<br />
Graziano Delrio, il<br />
presidente della<br />
Regione Campania,<br />
Vincenzo De Luca, il<br />
presidente di Adsp<br />
Mar Tirreno<br />
centrale, Pietro<br />
Spirito, e il vice<br />
presidente<br />
International<br />
chamber of<br />
shipping, Emanuele<br />
Grimaldi, con Bruno<br />
Vespa moderatore.<br />
Dalle 15,30 alle<br />
17,30, il Salotto<br />
dell’Alis, con la<br />
partecipazione di<br />
Enrico Maria Puja,<br />
direttore generale<br />
del ministero e con,<br />
tra gli altri, Zeno<br />
D’Agostino,<br />
presidente<br />
Assoporti.<br />
tramite il collegamento via mare da Venezia». Alla<br />
base della «filosofia» Alis c’è il concetto di «geografia<br />
funzionale», messo a punto dall’economista Parag<br />
Khanna, a capo della Global governance initiative<br />
per conto della New America Foundation, nel suo<br />
bellissimo libro Connectography. «Khanna sostiene<br />
che sarà sempre più la connettività a ridisegnare il<br />
mondo, liberando il mercato», dice Grimaldi. «Essere<br />
contro la connettività è un po’ come essere contro<br />
la gravità. E l’Alis declinerà questo concetto di base<br />
su quattro direttrici: internazionalizzazione degli<br />
operatori italiani attraverso la maggior competitività<br />
del trasporto sostenibile; continuità territoriale piena<br />
con le grandi Isole, ma con aiuti che devono essere<br />
messi a gara in maniera trasparente<br />
al fine di non creare<br />
fenomeni di concorrenza sleale<br />
sul mercato; riscatto del<br />
Mezzogiorno perché l’Italia<br />
non potrà crescere se non cresce<br />
il Sud attraverso una riduzione<br />
del costo della logistica<br />
che utilizza l’intermodalità<br />
– e la scelta di Napoli per il<br />
primo convegno nasce anche<br />
da questo; e riduzione della<br />
Co2 in atmosfera».<br />
«Che cosa chiediamo alle<br />
istituzioni? Innanzitutto<br />
cosa chiediamo a noi stessi:<br />
imparare a spiegarci meglio,<br />
quando dialoghiamo con le<br />
istituzioni, fare un po’ di autocritica<br />
e portare al governo la<br />
voce di tutte le imprese», conclude<br />
Grimaldi: «Un esempio<br />
concreto: gli incentivi Mare<br />
bonus e Ferro bonus, sono<br />
due buone iniziative che dovrebbero<br />
seguire la velocità del mercato ma ad oggi<br />
sono ancora ferme in attesa di attuazione. Associazioni<br />
come Alis danno voce alla necessità dei propri<br />
associati di eliminare la diversa velocità tra Pubblica<br />
amministrazione e imprenditori». (Sergio Luciano)<br />
© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />
13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />
13
SCENARI_ECONOMIA<br />
Alcune immagini<br />
di Innoprom,<br />
la fiera<br />
dell’innovazione<br />
che si svolge<br />
a Ekaterinburg<br />
negli Urali.<br />
La sede<br />
di Eataly<br />
a Mosca.<br />
Il Made in Italy riprende quota in Russia<br />
Tre anni di sanzioni non hanno intaccato le relazioni commerciali con la aziende tricolori. Che tornano a crescere.<br />
Getty Images<br />
Il Made in Italy ai russi non basta più. Ora vogliono<br />
il Made with Italy: tre parole per raccontare<br />
non la classica storia di delocalizzazione, ma la<br />
lotta per la sopravvivenza delle imprese tricolori<br />
in tre anni di sanzioni europee per la crisi ucraina<br />
e controsanzioni decise da Mosca. Ma nonostante<br />
scaramucce politiche e schiaffi diplomatici, il<br />
treno delle relazioni economiche è ripartito nei primi<br />
quattro mesi del <strong>2017</strong>: l’interscambio russo-italiano<br />
è aumentato del 30,9 per cento, rispetto allo stesso<br />
periodo 2016, a 6,6 miliardi di euro. L’Italia è il sesto<br />
Paese cliente e il quinto fornitore per Mosca, secondo<br />
l’Ice, con l’import dall’Italia che cresce<br />
del 26,6 per cento a 2,46 miliardi<br />
+26,6%<br />
Import dall’Italia<br />
alla Russia, a quota<br />
2,26 miliardi di euro.<br />
di euro, e l’export a 4,14 miliardi (più<br />
33,6 per cento).<br />
I russi non si accontentano più<br />
di borsette firmate, macchinari e<br />
Parmigiano. Si va dai robot alle caciotte<br />
fatte in casa, sino ai trainer per allevare mucche<br />
e vitelli. Cercano investimenti per ripartire, dopo aver<br />
ridotto i danni della recessione, contenuto l’inflazione<br />
e capito che era il tempo di diversificare. Produrre petrolio<br />
non basta. Alle società italiane che non hanno<br />
abbandonato il campo ma hanno rilanciato, da Enel<br />
a Maire Tecnimont sino a Tecnoclima, si aggiungono<br />
nuovi casi come la modenese Laminam, diventata<br />
a marzo il primo produttore di lastre ceramiche in<br />
terra russa, con un impianto avveniristico a 100 chilometri<br />
da una Mosca in pieno boom edilizio. Nella<br />
capitale russa ha aperto Eataly. Miracolo da embargo<br />
alimentare? Basta mixare ciò che si può importare<br />
con il prodotto locale di livello. Dai cavoli 10 e lode<br />
al latte di fattorie del posto, oggi di alta qualità.<br />
Poi c’è tutto il capitolo della smart economy,<br />
per la quale i russi impazziscono. In questi giorni<br />
a Innoprom, la fiera dell’innovazione a Ekaterinburg<br />
negli Urali, storica città industriale russa, sono arrivati<br />
rappresentanti del Trentino e 23 aziende italiane,<br />
portate dall’Ice di Mosca. Tra le altre iKrea hi-tech,<br />
società pisana specializzata in costruzioni super<br />
ecologiche e riciclo della plastica, e Fondital, caldaie e<br />
termosifoni ipermoderni. Il business va a gonfie vele<br />
con i russi. Le sanzioni in fondo hanno fatto bene,<br />
come assicura a <strong>Panorama</strong> Alexander Potapov, ex vice<br />
ministro dell’Industria e manager di razza, a capo<br />
del principale produttore di carri armati al mondo<br />
Uralvagonzavod, che sta aumentando progressivamente<br />
la produzione civile. «Con le sanzioni abbiamo<br />
capito che bisognava mobilitarci tutti e lavorare per<br />
gli interessi della Russia. Qualche limite lo portano,<br />
ma ora funzioniamo meglio».<br />
n<br />
(Cristina Giuliano - da Mosca)<br />
© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />
14 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>
SCENARI_ECONOMIA<br />
L’ANALISI<br />
Coltiviamo buoni rapporti con il mondo<br />
L’agricoltura italiana deve diventare sempre più globale. E il Ceta, l’accordo di libero scambio con il Canada<br />
appena siglato, è un’occasione per tutelare le nostre eccellenze alimentari e aumentare le esportazioni. Con<br />
l’eliminazione completa delle tariffe oggi vigenti tra i due Paesi, sono favoriti vini e prodotti lattiero-caseari.<br />
di Massimiliano<br />
Giansanti<br />
presidente<br />
di Confagricoltura<br />
IN VIGORE DAL PROSSIMO 21 SETTEMBRE<br />
La nostra recente assemblea all’Auditorium<br />
Parco della musica di Roma è stata organizzata<br />
a cento giorni dalla mia elezione<br />
ed è stata l’occasione di fare il punto sui<br />
temi dell’attualità agricola, soffermandosi<br />
sull’accordo di libero scambio con il Canada.<br />
Non c’è dubbio che il mercato dell’agricoltura<br />
italiana sia - e debba essere - necessariamente<br />
uno: il mondo.<br />
Quello di Confagricoltura sul Ceta (Comprensive<br />
economic and trade agreement) è, in generale,<br />
un giudizio positivo, perché apre interessanti<br />
e concrete opportunità commerciali per migliaia<br />
di produttori di latte, vino, ortofrutta, olio e altre<br />
eccellenze del nostro agroalimentare. L’agricoltura<br />
è un business, guarda lontano e come tale va<br />
sviluppata in un’ottica globale. Solo partendo da<br />
questa convinzione riusciremo a cogliere a pieno<br />
le opportunità del Made in Italy. È sotto gli occhi di<br />
tutti come, con questa lunghissima crisi economica,<br />
siano calati i consumi interni. I mercati esteri, come<br />
il Canada, che vanta una buona ricchezza pro<br />
capite e un grande potere d’acquisto, sono quindi<br />
fondamentali per l’agroeconomia.<br />
Il fatto che l’approvazione e la ratifica di questo<br />
accordo non si siano fermate in un momento<br />
nel quale i segnali di chiusura e protezionismo di<br />
alcuni Paesi – ultimi gli Stati Uniti – si fanno forti,<br />
Il Ceta (Comprensive economic and trade agreement) è l’accordo di libero<br />
scambio che prevede l’eliminazione del 98 per cento delle tariffe tra Unione<br />
europea e Canada. Dopo cinque anni di negoziati, il trattato ha avuto il via libera<br />
lo scorso febbraio ed entrerà in vigore il 21 settembre prossimo. L’Italia è l’ottavo<br />
fornitore del Canada con un interscambio bilaterale di 5,25 miliardi di euro e un<br />
export in crescita del 13 per cento. Che potrebbe crescere ancora.<br />
dimostra inequivocabilmente come la volontà di<br />
apertura dei mercati sia ancora una positiva determinazione<br />
a livello internazionale. Che va colta.<br />
È importante che sia stato confermato il concetto<br />
di tutela delle Indicazioni geografiche dell’Unione<br />
europea in Paesi terzi e che sia stato unificato l’Accordo<br />
generale e quello specifico per il vino e gli<br />
alcolici, razionalizzando e armonizzando, quindi,<br />
la materia. Analizzando i singoli comparti, per il<br />
vino italiano, presente sul mercato canadese al pari<br />
di quello francese e di quello americano, è prevista<br />
l’eliminazione completa delle tariffe, la tutela di<br />
tutte le nostre denominazioni e un generale miglioramento<br />
delle attuali condizioni esistenti. Per il<br />
settore lattiero-caseario va messo in evidenza come<br />
già oggi l’Italia sia al primo posto per le esportazioni<br />
in Canada e con l’accordo ci sarà, senza dubbio, un<br />
effetto positivo sulle vendite dei nostri prodotti, con<br />
il conseguente rafforzamento della nostra presenza<br />
nei mercati di quest’area.<br />
L’effetto fondamentale di questo accordo è<br />
che, finalmente, un Paese terzo con un mercato<br />
importante come quello canadese abbia riconosciuto<br />
il principio tutela delle indicazioni geografiche<br />
europee. Per Confagricoltura la competitività è<br />
motore di sviluppo per le imprese e il territorio.<br />
Perciò non siamo mai stati contrari ai negoziati bilaterali<br />
tra l’Unione europea e i Paesi terzi, convinti<br />
che il libero scambio delle merci anche a livello<br />
internazionale sia la condizione fondamentale<br />
per la sussistenza delle imprese ed il loro sviluppo<br />
economico. Queste considerazioni, abbinate a<br />
un sano buon senso che richiamo con piacere, ci<br />
permetteranno d’impedire che vengano svenduti<br />
o anche solo sottostimati i nostri capolavori, quelli<br />
dell’agricoltura italiana.<br />
n<br />
© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />
13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />
15
SCENARI_MONDO<br />
Putin<br />
& Trump<br />
I gemelli diversi<br />
Da mesi in America (e non solo)<br />
non si parla che dei sospetti<br />
di collusione fra Donald Trump<br />
e Vladimir Putin per sconfiggere<br />
Hillary Clinton alle elezioni,<br />
e quella fra i due uomini forti<br />
è la «relazione» geopolitica più<br />
chiacchierata del pianeta. Ma<br />
il primo faccia a faccia non è stato<br />
una scampagnata. Ad Amburgo si<br />
sono incontrati uno scacchista<br />
politico cresciuto alla scuola del Kgb,<br />
che ha guidato la Russia per 17 anni,<br />
e un istintivo tycoon prestato allo<br />
spettacolo televisivo e poi alla<br />
politica, alla guida della più grande<br />
potenza del mondo da sette mesi.<br />
Una miscela di divergenze (di indole,<br />
strategie, comportamenti) e tratti<br />
condivisi. L’impressione finale è che<br />
questi due leader pragmatici e<br />
maestri del depistaggio potrebbero<br />
davvero lavorare insieme su temi<br />
di interesse comune.<br />
n<br />
(Mattia Ferraresi - da New York)<br />
Che cosa<br />
li divide<br />
ESPERIENZA<br />
Uno è presidente da 17 anni, con<br />
una carriera nel Kgb e da<br />
sindaco, l’altro è in politica da<br />
sette mesi.<br />
INDOLE<br />
Trump è istintivo e distratto,<br />
l’altro un meticoloso<br />
pianificatore.<br />
COMUNICAZIONE<br />
The Donald è ipereattivo, abusa<br />
dei social e dei tweet, i<br />
consiglieri faticano ad arginarlo.<br />
Putin calcola con precisione le<br />
uscite pubbliche, studia le<br />
conferenze stampa,<br />
ha un apparato comunicativo<br />
disciplinatissimo... sovietico.<br />
STRATEGIA<br />
Putin è un attore razionale, la sua<br />
conduzione del paese è<br />
discutibile ma chiara, coerente<br />
rispetto alla sua idea della<br />
grande Russia. Trump non ha una<br />
strategia chiara.<br />
EFFETTO SORPRESA<br />
Trump è maestro del<br />
colpo di scena, come<br />
ha mostrato quando<br />
ha aperto l’incontro<br />
lamentando<br />
le interferenze russe<br />
sulle elezioni.<br />
Non è questo<br />
lo stile di Putin.<br />
16 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>
Che cosa<br />
li unisce<br />
VISIONE POLITICA<br />
Guardano entrambi il mondo<br />
in termini nazionalistici,<br />
basandosi sull’interesse<br />
e i rapporti bilaterali,<br />
non su valori universali.<br />
RETORICA NEI DISCORSI<br />
Entrambi fanno discorsi da<br />
uomini forti, insolentiscono<br />
gli avversari, attaccano<br />
frontalmente.<br />
MASCHI ALFA L’immagine<br />
testosteronica è un<br />
cardine per entrambi.<br />
PRAGMATISMO<br />
Tutti e due vogliono portare a<br />
casa risultati e sono pronti a fare<br />
compromessi. Tratterebbero con<br />
chiunque, senza precondizioni,<br />
se intravedono la possibilità di<br />
ottenere qualcosa.<br />
EUROPA<br />
Né l’uno né l’altro<br />
la amano granché.<br />
Mikhail Klimentyev\TASS via Getty Images<br />
Terreno<br />
comune<br />
per il futuro<br />
SIRIA/TERRORISMO<br />
Il parziale cessate<br />
il fuoco in Siria può<br />
essere l’inizio<br />
di un percorso verso<br />
un accordo comune<br />
sulla Siria.<br />
UCRAINA<br />
Le divergenze sono evidenti,<br />
il fatto di averle espresse<br />
apertamente può essere l’inizio<br />
di un negoziato sul ritiro russo<br />
e le sanzioni.<br />
La prima stretta<br />
di mano fra<br />
Vladimir Putin<br />
(a sinistra),<br />
64 anni, e Donald<br />
Trump, 71,<br />
al vertice del G20<br />
di Amburgo<br />
lo scorso 7 luglio.<br />
13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />
17
SCENARI_MONDO<br />
CHE COSA È SUCCESSO<br />
L’Isis ha perso,<br />
ma la guerra<br />
non è ancora vinta<br />
Perché il Qatar<br />
è un osso più duro<br />
del previsto<br />
La nuova partita<br />
europea della Polonia<br />
18 <strong>Panorama</strong> | 0 mese <strong>2017</strong><br />
Mosul è liberata. Il premier iracheno<br />
Haydar al Abadi ha annunciato<br />
«la fine del califfato».<br />
L’Isis aveva conquistato la seconda<br />
città dell’Iraq nel giugno 2014.<br />
L’offensiva dell’esercito iracheno<br />
è cominciata lo scorso 17 ottobre e<br />
ed è durata quasi 9 mesi. L’ultima<br />
resistenza dei jihadisti è stata nella<br />
Città vecchia, fino alle sponde del<br />
Tigri. A Mosul torna a sventolare<br />
la bandiera irachena, ma interi<br />
quartieri sono ridotti a cumuli di<br />
L’assedio al Qatar continua. L’emirato<br />
ha respinto le 13 richieste<br />
di Bahrain, Egitto, Arabia Saudita<br />
ed Emirati arabi uniti, poste come<br />
condizione per riprendere i rapporti<br />
diplomatici ed economici, interrotti<br />
il 5 giugno. Fra le più dure c’era la<br />
richiesta di chiudere la tv Al-Jazeera,<br />
e interrompere il sostegno ai Fratelli<br />
Musulmani. «Il boicottaggio continuerà<br />
fin quando il Qatar non rinuncerà<br />
alle proprie posizioni» ha detto<br />
il ministro degli esteri saudita, Adel<br />
Al Jubeir. I quattro hanno dichiara-<br />
«Siamo i leader dell’Europa centrale;<br />
per questo Trump è venuto<br />
qui» ha dichiarato il Presidente polacco<br />
Andrzej Duda (nella foto).<br />
La Polonia, schiacciata tra il fuoco<br />
russo e quello tedesco e per anni in<br />
coda all’Europa unita, con il Partito<br />
di Legge e Giustizia (PiS), salito<br />
al governo durante l’inasprimento<br />
della crisi dei rifugiati e dell’Unione<br />
europea, ha cambiato corso.<br />
Facendo leva su valori cristianoconservatori<br />
e nazionalisti, PiS vede<br />
in Trump non solo un partner<br />
macerie. Sono un milione gli sfollati<br />
e migliaia i civili uccisi. Ora si<br />
dovrà pensare alla ricostruzione.<br />
Secondo l’Onu ci vorrà oltre un<br />
miliardo di dollari. Lo stato islamico<br />
aveva fatto di Mosul la sua roccaforte<br />
in Iraq, così come Raqqa<br />
in Siria. Dal pulpito della Grande<br />
moschea di al-Nouri, distrutta a<br />
giugno scorso, il leader dell’Isis<br />
al-Baghdadi aveva proclamato<br />
nell’estate 2014 la rinascita del<br />
califfato. Ora non resta più niente.<br />
to che adotteranno «tutte le misure<br />
politiche, economiche e giuridiche<br />
per preservare la loro sicurezza». Gli<br />
Emirati pensano al blocco di tutti<br />
gli investimenti in Qatar, l’Egitto ha<br />
proposto di bloccare il transito nel<br />
Canale di Suez alle navi qatarine<br />
che trasportano gas liquefatto, la<br />
maggiore ricchezza dell’emirato. Ma<br />
il Qatar siede su un tesoro di 340 miliardi<br />
di dollari di riserve valutarie. Il<br />
governatore della banca centrale si è<br />
mostrato sicuro: «Abbiamo soldi per<br />
sopportare qualsiasi tipo di shock».<br />
commerciale e militare, ma anche<br />
un alter ego. Compra da lui missili<br />
terra-aria e lo coinvolge negli affari<br />
dell’Iniziativa dei Tre Mari (Tsi), costituita<br />
da 12 paesi europei, Polonia<br />
in testa, per contrastare il dominio<br />
franco-tedesco. Sebbene il governo<br />
polacco sia mal visto dall’Europa<br />
occidentale per aver minato i principi<br />
democratici d’indipendenza dei<br />
media e della magistratura, sa che<br />
se vuole contare qualcosa, e non<br />
solo nell’Est, non può tirare troppo<br />
la corda.
CHE COSA HANNO SCRITTO<br />
CHE COSA SUCCEDERÀ<br />
Al-Jazeera sottolinea «la preoccupazione<br />
per la situazione umanitaria a<br />
Mosul», dove la distruzione della Città<br />
vecchia «è quasi totale». Il New York<br />
Times riconosce che «la liberazione di<br />
Mosul segna una svolta fondamentale<br />
nella lotta contro il gruppo terroristico<br />
più pericoloso del mondo, che non<br />
controlla più una parte significativa del<br />
territorio iracheno, ma è troppo presto<br />
per sentirsi tranquilli». E anche il quotidiano<br />
britannico Guardian avverte che<br />
«l’Isis continuerà a propagandare online<br />
le sue idee di odio e di violenza».<br />
IL PARERE DI<br />
CARLO JEAN<br />
Generale<br />
e professore<br />
di Studi<br />
strategici<br />
all’Università<br />
«Luiss-Guido<br />
Carli»<br />
di Roma.<br />
Finisce l’esperienza dell’Isis come protostato,<br />
e diminuiranno anche i finanziamenti<br />
all’organizzazione. Forse l’Isis si fonderà<br />
con Al Qaeda oppure i due rimarranno<br />
competitivi tra loro. Il fondamento escatologico<br />
dell’Isis però non scomparirà.<br />
Sarà importante vedere anche se il premier<br />
iracheno Al Abadi soddisferà le esigenze<br />
di identità e le ambizioni degli arabi sunniti.<br />
In Siria chi trarrà vantaggio dalla sconfitta<br />
saranno Assad, l’Iran e la Russia. È<br />
probabile che sunniti e sciiti si combatteranno<br />
tra loro. Mentre i curdi sono in una<br />
situazione incerta perché la Turchia non<br />
vuole riconoscere la nascita di un Kurdistan<br />
indipendente. Sarà l’inizio di una nuova<br />
fase e non l’inizio della fine. E le guerre per<br />
procura nell’area continueranno.<br />
Khaleej Times, quotidiano degli Emirati,<br />
sottolinea che «le misure prese sono<br />
rivolte al governo del Qatar, non al suo<br />
popolo», e fa notare che «il rifiuto di Doha<br />
alle richieste di risolvere la crisi diplomatica<br />
del Golfo è la prova dei suoi legami<br />
con i gruppi terroristici» e tutto questo<br />
comporterà «l’adozione di nuove misure».<br />
Gulf news, quotidiano basato a Doha, si<br />
sofferma sulla posizione degli Stati Uniti,<br />
citando il parere del Segretario di Stato Rex<br />
Tillerson: «I vicini del Qatar dovrebbero<br />
rendere le loro richieste più ragionevoli<br />
e attuabili».<br />
IL PARERE DI<br />
WAYNE WHITE<br />
Analista del<br />
Middle East<br />
Institute<br />
di Washington.<br />
La crisi del Qatar entra in uno stadio più<br />
conflittuale. Le accuse di Riyad, Cairo, Manama<br />
e Abu Dhabi sono esagerate; molte<br />
delle persone che oggi sono in Qatar sono<br />
fuggite dall’oppressione nei 4 paesi, e i<br />
servizi di Al-Jazeera che hanno criticato gli<br />
abusi sui diritti umani in quei paesi sono<br />
veritieri. La prossima mossa riguarderà gli<br />
investimenti finanziari di Emirati e Arabia<br />
Saudita nelle banche del Qatar, e nei 4 Paesi<br />
verranno chiuse le banche qatarine. Ma<br />
la potente economia del Qatar, alimentata<br />
dal gas naturale e dal settore finanziario,<br />
potrebbe sopportare le sanzioni facilmente.<br />
Inoltre il Qatar ha ottenuto aiuti da Iran,<br />
India e Oman. L’azione militare contro il<br />
Qatar è poi improbabile a causa dell’enorme<br />
presenza militare statunitense.<br />
«Per la retorica anti-immigrazione, e le<br />
lodi ai patrioti, Trump ricorda il leader<br />
di PiS, Jaroslaw Kaczynski» scrive l’Economist.<br />
Se la Polonia oggi può contare<br />
sul supporto americano, è in Europa che<br />
però ha perso il suo più valido alleato, la<br />
Gran Bretagna post-Brexit. «La visione<br />
anti-federalista del governo conservatore<br />
inglese rispetto all’integrazione nella Ue<br />
è simile a quella di PiS» dice il blog della<br />
London School of Economics «ma il governo<br />
polacco vuole cambiare l’Europa<br />
dall’interno e per questo cerca di cooperare<br />
perfino con Berlino».<br />
IL PARERE DI<br />
BARTLOMIEJ<br />
BISKUP<br />
Analista<br />
politico<br />
all’Istituto<br />
di Scienze<br />
politiche<br />
di Varsavia.<br />
Il governo polacco cerca di riformare l’Europa<br />
in due modi. Da un lato, ha spinto per<br />
avviare l’Iniziativa dei Tre Mari: il rafforzamento<br />
di commerci, infrastrutture, cooperazione<br />
energetica tra i paesi europei affacciati<br />
sul Mar Adriatico, Baltico e Nero, di cui<br />
mira a diventare la forza trainante. Dall’altro,<br />
non intende staccarsi dall’Ue, anzi, vorrebbe<br />
guidare una nuova Unione fatta di statinazione,<br />
dove l’integrazione economica<br />
conti più di quella politica. Per ottenere<br />
questo traguardo non può però prescindere<br />
da Angela Merkel (con cui la premier<br />
polacca si è incontrata nei mesi scorsi). Per<br />
PiS non sarà facile rafforzare la sua posizione<br />
all’interno delle istituzioni europee, con<br />
Donald Tusk, suo nemico, nuovamente presidente<br />
del Consiglio d’Europa.<br />
13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />
19<br />
Getty Images (2)
SCENARI_FRONTIERE<br />
La carica delle<br />
La californiana Tesla di Elon Musk guida la corsa alla vettura green, ma tutte le maggiori case automobilistiche si danno da<br />
L’ultimo proclama elettrizzante, è il caso di dirlo, arriva<br />
dalla Svezia. Volvo ha dichiarato che dal 2019 ogni<br />
nuovo modello avrà un motore elettrico. Tradotto in<br />
termini commerciali: non sarà più possibile acquistare<br />
una Volvo solo con motore a combustione interna,<br />
benzina o gasolio che sia. Ma tutte saranno o ibride,<br />
quindi con doppio propulsore termico-elettrico, o<br />
solo a batterie: tra il 2019 e il 2021, gli svedesi metteranno<br />
in commercio cinque auto full-electric, di cui due ad alte<br />
prestazioni con marchio Polestar. L’obiettivo finale: produrre<br />
un milione di vetture a zero emissioni entro il 2025.<br />
Una rivoluzione? Sì, ma non così inattesa. Per<br />
due motivi: il primo è che la Svezia ha in atto dal 2013<br />
un programma che dovrebbe liberarla dalla dipendenza<br />
energetica dal petrolio entro il 2020. Il secondo è che Volvo,<br />
dal 2010, è di proprietà della cinese Geely che l’aveva<br />
rivelata da Ford. La Cina, uno dei Paesi più inquinati al<br />
mondo, è anche il principale mercato delle auto elettriche:<br />
su 774 mila vetture a batterie vendute nel 2016 nel mondo,<br />
507 mila sono state immatricolate nell’ex Celeste impero.<br />
Volvo è in buona compagnia: quasi tutti i costruttori<br />
hanno programmi ambiziosi per offrire dal 2020 auto<br />
elettriche con autonomia sufficiente e tempi di ricarica<br />
veloci. E tutti stanno inseguendo l’incarnazione del futuro:<br />
la californiana Tesla di Elon Musk che oggi capitalizza alla<br />
Borsa di Wall Street 51 miliardi di dollari (con solo 60 mila<br />
auto l’anno), stracciando le big di Detroit, General motors<br />
(50,89 miliardi), Ford (46) e Chrysler-Fiat (16).<br />
Gli analisti finanziari vedono nel business elettrico<br />
un’ottima opportunità di investimento. Anche perché<br />
Tesla ha messo in produzione la Model 3, che costerà<br />
un terzo delle auto americane a batterie: 35 mila dollari<br />
prima delle tasse in Usa, in Italia sui 45 mila euro. Certo, il<br />
cammino per l’auto elettrica è ancora lungo. Nel mondo si<br />
vendono 67 milioni di auto e forse quest’anno un milione<br />
sarà a zero emissioni. Con Paesi avanti e altri indietro di<br />
secoli. Giusto per sconsolarci: in Norvegia l’elettrico pesa<br />
ormai il 50 per cento del mercato. In Italia lo 0,1: meno<br />
di 1.500 auto su un paio di milioni stimati nel <strong>2017</strong>. Ma<br />
questa è un’altra storia.<br />
(Carlo Ziveri)<br />
© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />
Peugeot/Citroën<br />
I francesi sono<br />
stati tra i primi<br />
a credere nell’auto<br />
elettrica con<br />
la piccola I-on,<br />
da 150 km di<br />
autonomia, per<br />
uso cittadino. Poi<br />
l’abbandono dei<br />
programmi. Ora<br />
stanno rilanciando:<br />
vogliono mettere<br />
in produzione<br />
quattro veicoli<br />
full-electric entro<br />
il 2021, il primo tra<br />
due anni. Con<br />
capacità di 450<br />
km e ricarica delle<br />
batterie all’80 per<br />
cento in 30 minuti.<br />
Mercedes-Smart<br />
Nonostante<br />
i prototipi spettacolari<br />
presentati ai<br />
saloni dell’auto di<br />
vetture elettriche<br />
e a guida autonoma,<br />
oggi l’offerta è<br />
limitata alla Classe<br />
B electric drive<br />
(200 km di autonomia<br />
per 41.600<br />
euro) e alla Smart<br />
electric drive (145<br />
km con un pieno<br />
elettrico a 24.978<br />
euro). Ma i tedeschi<br />
non stanno a<br />
guardare: entro il<br />
2022 offriranno<br />
10 nuove auto<br />
a batterie.<br />
Kia-Hyundai<br />
Senza grandi<br />
proclami, i coreani<br />
hanno cominciato<br />
a vendere auto<br />
ibride ed elettriche.<br />
Hyundai ha<br />
la berlina Ioniq<br />
a 37.650 euro con<br />
250 km di autonomia.<br />
Kia punta<br />
sulla crossover<br />
Soul Eco-electric,<br />
range di 210 km<br />
a 36 mila euro.<br />
Sono care<br />
ma servono<br />
ai coreani per<br />
dimostrare la loro<br />
capacità di investire<br />
nelle nuove<br />
tecnologie.<br />
20 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>
elettriche<br />
fare. A partire dalla Volvo, che fra due<br />
anni avrà solo veicoli ibridi o full-electric.<br />
Fondata nel 2003<br />
dall’imprenditore<br />
californiano<br />
Elon Musk, è il<br />
riferimento<br />
mondiale dell’auto<br />
elettrica. Perché,<br />
invece di proporre<br />
piccole vetture a<br />
prezzi esorbitanti,<br />
Tesla è entrata a<br />
gamba tesa nel<br />
mercato dell’alto<br />
di gamma, offrendo<br />
berline a prezzi tra<br />
70 e 100 mila<br />
dollari. Ora la<br />
svolta. Con la Model<br />
3 (a sinistra) arriva<br />
da settembre una<br />
vettura con 345 km<br />
di autonomia e un<br />
listino che partirà<br />
negli States da 35<br />
mila dollari.<br />
Volvo<br />
Oggi la Volvo più<br />
innovativa è la<br />
XC90 plug-in, con<br />
batterie ricaricabili<br />
anche da<br />
colonnina elettrica.<br />
In modalità<br />
solo elettrica può<br />
percorrere 50-60<br />
km, più che<br />
sufficienti negli<br />
spostamenti in<br />
città. Dal 2019<br />
Volvo non produrrà<br />
più auto<br />
solo con motore<br />
termico ed entro<br />
il 2021 offrirà<br />
cinque modelli<br />
nuovi totalmente<br />
a batterie.<br />
Opel<br />
Dopo lo scarso<br />
successo della ibrida<br />
Ampera, Opel<br />
(acquisita dai<br />
francesi di Peugeot-Citroen<br />
da<br />
General motors)<br />
porta in dote la<br />
nuova Ampera-e,<br />
berlina elettrica<br />
ad alte prestazioni<br />
con 400 km<br />
di autonomia<br />
a 40 mila euro.<br />
La tecnologia<br />
è americana ma<br />
potrebbe essere<br />
riversata per nuovi<br />
modelli francesi,<br />
in un settore dove<br />
sono in ritardo.<br />
Bmw<br />
La casa bavarese<br />
ha in listino una<br />
vettura elettrica,<br />
bella e di qualità, la<br />
i-3, ma con 190 km<br />
di autonomia e un<br />
prezzo elevato: da<br />
36 mila euro. Poi<br />
ha lanciato la i-8,<br />
berlina avveniristica<br />
ibrida. In solo<br />
elettrico fa 40 km<br />
e costa 139.650<br />
euro. Non poteva<br />
bastare: a settembre<br />
Bmw presenterà<br />
la concorrente<br />
della Tesla, una<br />
Serie 3 elettrica<br />
con 400 km<br />
di autonomia.<br />
Volkswagen<br />
La prima Golf<br />
elettrica è del<br />
2013. Ora è in<br />
vendita la versione<br />
a 38 mila euro con<br />
300 km di autonomia<br />
che si affianca<br />
alla city car e-Up<br />
(27 mila euro e 160<br />
km di autonomia).<br />
Vw ha un programma<br />
ambizioso:<br />
entro il 2020<br />
offrirà veicoli<br />
totalmente<br />
elettrici, dalla city<br />
car al van, con<br />
prezzi e prestazioni,<br />
dicono, pari a<br />
quelli delle vetture<br />
tradizionali.<br />
Renault-Nissan<br />
L’alleanza francogiapponese<br />
è stata<br />
la prima a presentare<br />
nel 2008 una<br />
gamma elettrica<br />
completa con<br />
quattro modelli<br />
Renault: Fluence,<br />
Kangoo, Zoe,<br />
Twizzy. Poi è<br />
arrivata la Nissan<br />
Leaf, anche<br />
in versione per<br />
consegna merci.<br />
Zoe e Leaf sono<br />
le auto a batteria<br />
più vendute in<br />
Europa. Dopo<br />
Tesla, sono<br />
i meglio piazzati<br />
nell’elettrico.<br />
Ford<br />
La prima Ford<br />
Focus elettrica,<br />
presentata nel<br />
2014, faceva 140<br />
km e costava quasi<br />
40 mila euro.<br />
Ora gli americani<br />
stanno correndo<br />
ai ripari. Hanno<br />
annunciato un<br />
investimento di 4,5<br />
miliardi di dollari<br />
da qui al 2020<br />
per realizzare una<br />
nuova gamma<br />
di 13 vetture<br />
a batteria nei<br />
prossimi cinque<br />
anni. Entro il 2025<br />
il 40 per cento<br />
sarà elettrico.<br />
13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />
21
SCENARI_FRONTIERE<br />
Aldo Bocciardi,<br />
direttore del reparto<br />
di Urologia all’ospedale<br />
Niguarda di Milano.<br />
La nuova tecnica per operare la prostata<br />
Messa a punto da Aldo Bocciardi del Niguarda di Milano, permette una ripresa più veloce e con minori problemi.<br />
I<br />
suoi interventi sono trasmessi in diretta streaming in<br />
Cina e in Corea del Sud, mentre in Francia, Inghilterra<br />
e Stati Uniti tiene congressi dove opera i pazienti dal<br />
vivo. Aldo Bocciardi, direttore del reparto di Urologia<br />
dell’ospedale Niguarda di Milano, ha sviluppato<br />
un’avanguardistica tecnica di chirurgia robotica per<br />
asportare il carcinoma prostatico, e il suo metodo si sta<br />
diffondendo in tutto il mondo. La Bocciardi technique offre<br />
risultati nettamente migliori rispetto alla chirurgia tradizionale.<br />
Dopo soli tre giorni i malati sono dimessi senza aver<br />
messo il catetere vescicale: un vantaggio importante per la<br />
qualità della vita, insieme alla miglior ripresa dell’attività<br />
sessuale. Soprattutto il rischio di incontinenza si abbatte:<br />
su 1.200 interventi è solo il 2 per cento, e scende a zero nei<br />
casi ottimali (sotto i 65 anni e con tumore iniziale).<br />
«Sono due aspetti fondamentali perché l’età della<br />
diagnosi di cancro prostatico si abbassa, dai 75 ai 55 anni<br />
di media, quindi colpisce persone ancora nel pieno della<br />
loro attività professionale e sessuale» spiega Bocciardi. «Con<br />
questa tecnica possono tornare al lavoro molto più rapidamente,<br />
con un vantaggio sulla sfera psicologica e sociale».<br />
In che cosa consiste questa piccola rivoluzione chirurgica?<br />
Con la tecnica tradizionale, per intervenire sulla<br />
prostata ci si deve aprire il cammino passando davanti alla<br />
22 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong><br />
vescica e staccandola da suoi legamenti pubici: per fare<br />
un paragone, è come se il meccanico dovesse aggiustare la<br />
coppa dell’olio di un’auto passando dal cofano.<br />
Il nuovo metodo invece segue il percorso opposto:<br />
«Passiamo dietro la vescica, in laparoscopia, senza cambiarle<br />
posizione ma lavorando dal basso verso l’alto».<br />
Proprio come un meccanico che solleva l’auto sul ponte<br />
per aggiustare direttamente quel che sta sotto. In tal modo<br />
«il percorso è più facile, rapido e poco invasivo: tocchiamo<br />
meno tessuti e non li distruggiamo». Così la ripresa post<br />
operatoria è più veloce, non comporta incontinenza e riduce<br />
il rischio di problemi di erezione.<br />
La sua efficacia è stata confermata da uno studio pubblicato<br />
su European Urology da Mani Menon, luminare<br />
della chirurgia robotica americano che ha confrontato i<br />
risultati di 10 mila interventi da lui effettuati con tecnica<br />
tradizionale con altri 60 (eseguiti sempre da Menon) tramite<br />
l’approccio del chirurgo italiano: la comparazione<br />
ne ha evidenziato la superiorità. La Bocciardi technique<br />
è applicata anche all’Henry Ford Hospital di Detroit, uno<br />
dei più importanti ospedali americani. In Italia, oltre al<br />
Niguarda di Milano, è per ora disponibile a Roma, Bassano<br />
del Grappa, Arezzo.<br />
(Angelo Piemontese)<br />
© RIPRODUZIONE RISERVATA
SCENARI_SOCIAL<br />
I bambini non si faranno<br />
più tra le lenzuola<br />
È quanto racconta in La fine del sesso Henry Greely, scienziato alla<br />
Stanford University: i figli saranno pianificati (quasi) tutti in provetta.<br />
Sarà sano. Senza quei geni che, come malefici<br />
incantesimi, lo condannano a qualche grave<br />
malattia. Ma non avrà neppure una blanda<br />
predisposizione a malanni come asma o cataratta.<br />
Sarà maschio. Anzi, femmina. Sarà<br />
un atleta. Avrà particolari doti musicali. E,<br />
perché no, un bel paio di occhi azzurri.<br />
Benvenuti nel futuro della nostra specie secondo la<br />
visione (assolutamente verosimile), di Henry Greely,<br />
direttore del Centro per la legge e le bioscienze alla<br />
Stanford University, California, e autore del saggio La<br />
fine del sesso (appena uscito per Codice edizioni). Il<br />
titolo non deve inquietare, il sesso sarà sempre praticato,<br />
ma solo per diletto e non per fare figli, sostiene<br />
Greely. Tra una ventina d’anni, i bambini, nei Paesi<br />
avanzati, saranno concepiti in clinica: ovuli (ricavati<br />
dalle cellule staminali della donna) e spermatozoi uniti<br />
in vitro e il Dna di decine di embrioni scrupolosamente<br />
e rapidamente sequenziato prima di decidere quale<br />
trasferire in utero. I genitori, sposati o no, gay o etero,<br />
sapranno tutto: salute, sesso, aspetto fisico, attitudini,<br />
indole. In base a queste informazioni sceglieranno.<br />
Ecco quello<br />
che si potrà<br />
sapere<br />
Nessuna grave<br />
malattia a<br />
insorgenza<br />
precoce.<br />
Rischio superiore<br />
alla media di<br />
malattia arteriosa,<br />
diabete, cataratta.<br />
Rischio inferiore<br />
alla media<br />
di schizofrenia,<br />
tumore al seno,<br />
asma.<br />
Bassa probabilità<br />
di leucemia,<br />
autismo, gotta,<br />
Alzheimer.<br />
Occhi azzurri<br />
e capelli scuri,<br />
incanutimento<br />
precoce.<br />
La fine<br />
del sesso<br />
- e il futuro della<br />
riproduzione<br />
umana,<br />
di Henry Greely,<br />
Codice Edizioni,<br />
416 pagine,<br />
29 euro.<br />
L’autore, da scienziato, non giudica. Solo pone<br />
una serie di dubbi cui non è facile rispondere. Per<br />
esempio: la combinazione di queste possibilità con<br />
particolari culture (come quelle asiatiche, disinvolte<br />
verso l’aborto e favorevoli all’eugenetica), potrebbe<br />
portare a leggi che richiedono di fare figli in questo<br />
modo. Per evitare malattie genetiche, certo, ma anche<br />
per ottenere bambini «migliorati». Giusto così? Anche<br />
per genitori del tutto liberi, la scelta non sarebbe facile.<br />
Scegliere quell’embrione con un Dna «geniale» ma a<br />
rischio di malattia cardiaca, oppure quell’altro che ha<br />
un 10 per cento di probabilità di depressione ma nessun<br />
pericolo di Alzheimer? È precisamente il mondo<br />
destinato a realizzarsi, avverte Greely. E noi dobbiamo<br />
pensarci, e prepararci, sin da ora. (Daniela Mattalia)<br />
© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />
Statura alta,<br />
corporatura esile.<br />
Buona probabilità<br />
di abilità musicale<br />
sopra la media.<br />
Intelligenza<br />
sopra la media.<br />
Personalità<br />
probabilmente<br />
introversa.<br />
Getty Images<br />
24 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>
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LA CASA SECONDO TE
SCENARI_CULTURA<br />
Spoleto<br />
il festival è già nel futuro<br />
Mentre chiude la sua 60esima edizione, la manifestazione<br />
dei «Due Mondi» si conferma un format artistico e culturale<br />
che conta centinaia di filiazioni in tutt’Italia. E ora guarda oltre,<br />
aprendosi a Russia, Est europeo, Sudamerica e Oriente.<br />
Gian Carlo Menotti<br />
(scomparso<br />
nel 2007) è stato<br />
il fondatore<br />
del festival<br />
dei Due Mondi<br />
nel 1958.<br />
Sessanta edizioni e un trionfo dopo l’altro:<br />
per un festival italiano è una realtà unica.<br />
Oltre 2.200 spettacoli tra opera lirica, teatro,<br />
musica, danza, arti visive ed eventi e quasi<br />
ottomila artisti ospiti dal primo anno: soltanto<br />
Spoleto ci è riuscita, in un percorso che, dalla<br />
sua nascita come primo festival poliartistico<br />
nel 1958 per volontà di Gian Carlo Menotti fino al suo<br />
rilancio negli ultimi dieci anni a opera del direttore<br />
artistico appena riconfermato Giorgio Ferrara, ha<br />
visto realizzarsi con successo il passaggio da marchio<br />
storico del «Due Mondi» a network globale.<br />
Perché la novità più grande di questo compleanno<br />
eccezionale è forse proprio questa: il «modello<br />
Spoleto» non solo resiste, ma è diventato un polo<br />
attrattivo per il contesto culturale internazionale,<br />
con produzioni provenienti da aree come la Russia,<br />
l’Est europeo, l’America del Sud, l’Oriente. Lo attesta<br />
la tavola rotonda di due giorni dal titolo Il festival<br />
dei due mondi e i festival del mondo<br />
che la scorsa settimana ha visto direttori<br />
di festival italiani e stranieri, sociologi,<br />
economisti, giornalisti celebrare<br />
Spoleto come «papà» dei festival per<br />
un format in grado di creare economia<br />
su un territorio. Lo sancisce la politica<br />
artistico-organizzativa di Ferrara, che<br />
ha appena annunciato un accordo di<br />
collaborazione con la Cina, con l’obiettivo<br />
di collaborare per le arti performative e visive.<br />
E lo confermano le co-produzioni originali con le<br />
principali istituzioni italiane dello spettacolo che<br />
viaggiano in Italia e nel mondo: Le nozze di Figaro,<br />
prodotto nel 2016, è ora ripresa in Spagna all’Escorial<br />
di Madrid e alla Quincena Musical di San Sebastián;<br />
il Don Giovanni <strong>2017</strong> andrà il prossimo gennaio al<br />
Cartagena Festival in Colombia.<br />
Una vivacità che ha le sue radici in un approdo,<br />
quello dell’inventore della kermesse Gian Carlo<br />
Menotti, che a Spoleto addirittura si trasferì, in un<br />
palazzetto liberato apposta per lui e che oggi è Casa<br />
Menotti, proprietà della Fondazione Monini e sede della<br />
memoria storica del Festival. Ma che si fonda anche sul<br />
tessuto sociale di un centro urbano che era già pronto a<br />
sperimentare il «glocal» decenni fa, al punto che in un<br />
solo mese, alla prima edizione, accolse l’equivalente<br />
di un anno di turismo locale: 11 mila presenze medie,<br />
arrivate nel 2016 a 80 mila. «Giri di boa in questi anni<br />
ce ne sono stati tanti» racconta la giornalista Antonel-<br />
26 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>
Il teatro Caio<br />
Melisso a Spoleto,<br />
restaurato grazie<br />
all’impegno<br />
di Carla Fendi<br />
(scomparsa<br />
il 19 giugno<br />
scorso).<br />
Il libro<br />
Spoleto 1958,<br />
a cura di Antonella<br />
Manni e Rosaria<br />
Mencarelli.<br />
la Manni, co-autrice di 1958. Alle<br />
radici della storia, il primo Festival<br />
dei Due Mondi (Nuova Eliografica<br />
Fiori). «I finanziatori americani nel<br />
dopoguerra, l’arrivo degli sponsor<br />
privati negli anni 80, il calo di<br />
presenze degli anni 90 e la rivoluzione<br />
di Giorgio Ferrara. E poi<br />
i nomi che hanno fatto il Festival<br />
come collaboratori e innovatori.<br />
Solo Spoleto ha saputo comprendere la visione multidisciplinare<br />
di Menotti».<br />
Mentre l’edizione <strong>2017</strong> si chiude con il concerto<br />
del maestro Riccardo Muti che dirige l’orchestra giovanile<br />
Luigi Cherubini, celebra l’anniversario una mostra<br />
diffusa nel centro storico, dalla Rocca Albornoziana<br />
all’ex chiesa di Sant’Agata (fino al 14 gennaio 2018)<br />
in cui si rievocano i principali avvenimenti artistici di<br />
tutte le edizioni. Tra le tante immagini, l’indimenticabile<br />
sorriso di Carla Fendi, che ha fatto del Festival uno dei<br />
suoi luoghi di elezione, fino a promuovere un Premio<br />
(quest’anno verrà attribuito il 16 luglio) e il restauro del<br />
Teatro Caio Melisso, ora Spazio Carla Fendi. Restauro<br />
in cui non pochi ricordano di averla vista rimboccarsi<br />
le maniche e, indossando i consueti pantaloni ampi,<br />
dare se necessario una ripulita all’intonaco del foyer.<br />
(Lamberto Barone)<br />
© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />
Ivano Trabalza Studio<br />
FUORI E DENTRO<br />
LO SCHERMO:<br />
IL CINEMA<br />
VA A TAVOLARA<br />
Attesi quest’anno:<br />
Walter Veltroni in<br />
veste di regista, la<br />
produttrice<br />
Donatella Botti,<br />
gli attori<br />
Gianfranco Gallo,<br />
Lino Guanciale,<br />
Isabella<br />
Ragonese, Anna<br />
Ferzetti,<br />
Pierfrancesco<br />
Favino, Jasmine<br />
Trinca. Sono solo<br />
alcuni degli ospiti<br />
del festival del<br />
cinema di<br />
Tavolara che si<br />
svolgerà dal 18 al<br />
23 luglio. Ideato<br />
da ideato Marco<br />
Navone e con la<br />
direzione artistica<br />
di Piera Detassis,<br />
giunto alla sua<br />
27esima edizione,<br />
prenderà il via<br />
nell’Oasi<br />
Naturalistica La<br />
Peschiera di San<br />
Teodoro per poi<br />
spostarsi in altri<br />
luoghi<br />
spettacolari della<br />
Sardegna come<br />
appunto l’isola di<br />
Tavolara.<br />
Protagonista,<br />
come sempre, il<br />
cinema. Con le<br />
proiezioni, i premi<br />
e gli incontri<br />
pubblici con attori<br />
e registi.<br />
13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />
27
SCENARI_CULTURA<br />
Nicholas Sparks, padre allo specchio<br />
Un divorzio e una figlia di cui prendersi cura da solo: autobiografia e fiction si mescolano<br />
nel romanzo La vita in due, nuovo bestseller annunciato del celebre scrittore americano.<br />
Questo romanzo è solo l’ultimo di una serie di<br />
successi, ma è colmo di un Nicholas Sparks<br />
che nemmeno i suoi lettori più affezionati<br />
hanno mai conosciuto. Nelle pagine di La vita<br />
in due (Sperling & Kupfer), uno degli autori<br />
più amati al mondo si apre alla confessione<br />
dei suoi più grandi dolori in almeno due<br />
spunti autobiografici: il divorzio, dopo un quarto di<br />
secolo di matrimonio, dalla moglie Cathy, da cui ha<br />
avuto cinque figli, e la morte della sorella.<br />
L’ultracinquantenne scrittore di Omaha, Nebraska,<br />
noto soprattutto per Le parole che non ti ho detto<br />
28 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong><br />
Una vita in due di Nicholas Sparks<br />
(Sperling & Kupfer, 505 pag., 19,90 euro).<br />
e Le pagine della nostra vita, racconta qui il rapporto<br />
tra un giovane padre e sua figlia di sei anni, London.<br />
Figlia di cui Russell si deve occupare dopo il divorzio<br />
da Vivian e dopo aver perso il lavoro, figlia che sarà<br />
cruciale nel ricostruire se stesso, il nuovo amore, il<br />
nuovo futuro.<br />
Russell Green, il protagonista<br />
del romanzo,<br />
può ben essere considerato<br />
un rappresentante dei<br />
Millennials, la generazione<br />
nata dopo il 2000 che<br />
ha in mano il mondo globalizzato:<br />
oltre a moglie<br />
e figlia fantastiche e una<br />
carriera ben avviata, possiede<br />
una casa elegante a<br />
Lo scrittore americano<br />
Nicholas Sparks, 51 anni.<br />
Charlotte, in North Carolina<br />
(dove anche Sparks<br />
vive). Ma d’un tratto l’incanto<br />
si spezza e in pochi mesi Russell ha tra le mani<br />
solo altre mani, più piccole, quella della sua bambina.<br />
«Scrivendo questo romanzo ho capito, una volta di<br />
più, quale straordinaria riserva di emozioni contiene<br />
ogni famiglia» ha dichiarato l’autore. «Sono padre<br />
di tre maschi e due gemelle, perciò so molto bene<br />
quanto è unico il rapporto dei genitori con ciascuno<br />
dei propri figli. Qui però ho deciso di raccontare il<br />
legame profondo che si stabilisce tra un padre e una<br />
figlia, le difficoltà, i rischi e naturalmente le gioie<br />
immense». Ma l’affondo nell’autobiografia non basta.<br />
Nonostante i cento milioni di copie vendute nel<br />
mondo, di cui cinque soltanto in Italia, le traduzioni<br />
in 50 lingue e gli 11 film tratti dai suoi 20 romanzi,<br />
Sparks si riconferma un «fenomeno» soprattutto<br />
perché ha sempre voglia di coinvolgere e condividere.<br />
Pensando ai protagonisti di La vita in due ha<br />
chiesto al musicista «indie» americano JD Eicher di<br />
comporre una canzone a loro ispirata: Two by two.<br />
Il video raccoglie oltre 600 tra foto e video dei suoi<br />
lettori con la persona amata: una sperimentazione<br />
che dimostra come la co-creazione di contenuto abbia<br />
sempre più un ruolo chiave nella promozione dello<br />
scrittore come marchio. (Stefania Vitulli)<br />
© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />
Alamy Stock Photo / IPA
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IN EDICOLA LA PROSSIMA SETTIMANA<br />
superanteprima<br />
T2: Trainspotting<br />
32 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>
Da giovedì 20 luglio<br />
il dvd con <strong>Panorama</strong><br />
e in streaming su <strong>Panorama</strong>.it<br />
Vent’anni dopo tornano gli eroi «maledetti» e ironici di una<br />
generazione, per un sequel che è divertente come l’originale.<br />
Mark Renton, Simon «Sick Boy»,<br />
Daniel «Spud». Eroinomani,<br />
sbandati, allegramente decadenti.<br />
E anche «Franco»<br />
Begbie, con tutta la sua violenza<br />
folle pronta a esplodere.<br />
Li ricordate? Li avevamo lasciati<br />
vent’anni fa, in piena bufera. E ora<br />
ritornano, con la loro trascinante spregiudicatezza.<br />
Ecco T2: Trainspotting,<br />
il sequel di cult di un cult assoluto,<br />
prossima anteprima in dvd in uscita<br />
con <strong>Panorama</strong>.<br />
Nel 1996 Trainspotting, capolavoro<br />
tratto dal romanzo del geniaccio<br />
scozzese Irvine Welsh, ha<br />
scandalizzato, diventando<br />
il film di un’intera generazione.<br />
Quattro ragazzi di<br />
Edimburgo sceglievano «di<br />
non scegliere la vita»: alla<br />
casa con famiglia e mutuo,<br />
Nell’altra pagina,<br />
da sinistra, Ewan<br />
McGregor (Renton)<br />
e Jonny Lee Miller<br />
(Simon). Qui sotto,<br />
lo scrittore Irvine<br />
Welsh che nel film<br />
è Mikey Forrester.<br />
alla carriera e ai vestiti griffati preferivano<br />
la droga. Riecco ora i quattro<br />
impudenti, con varie rughe in più ma<br />
sempre con le stesse facce: gli attori<br />
Ewan McGregor, Jonny Lee Miller,<br />
Ewen Bremner e Robert Carlyle. Con<br />
loro, sempre Danny Boyle alla regia.<br />
Dopo un ventennio molto è cambiate.<br />
Allora c’era stato il tradimento<br />
di Renton (McGregor), fuggito col<br />
malloppo del colpo fatto insieme. Sick<br />
Boy (Lee Miller) non ha mai tenuto<br />
granché alla lealtà, ma gli brucia non<br />
essere stato lui a tradire. Maledice la<br />
sua debolezza d’animo e sogna di<br />
vendicarsi. Begbie<br />
(Carlyle) è una bomba a<br />
mano che cammina e neanche<br />
ora che è in carcere<br />
i suoi amici/nemici sono<br />
al sicuro. Spud (Bremner)<br />
è disperato, al solito. Quando<br />
Renton torna all’unico posto che<br />
da sempre chiama casa, Edimburgo,<br />
dolore, gioia, odio, rimpianto, desiderio<br />
e autodistruzione tornano in<br />
circolo e in collisione. E in più c’è<br />
Veronika (Joanna Baszak), la ragazza<br />
bulgara di Simon, a influenzare le<br />
forze contraddittorie in gioco. In<br />
un’altalena di complicità e contesa,<br />
tra abbracci e zuffe, in un mix di citazioni,<br />
la reunion dei quattro è irresistibile.<br />
E la colonna sonora? Lust for<br />
Life di Iggy Pop, la canzone iconica<br />
del quartetto, risuona inebriante, proposta<br />
nel remix dei The Prodigy. n<br />
IL PRIMO CAPITOLO<br />
CON PANORAMA<br />
In questa occasione,<br />
sarà in edicola anche<br />
il 1° film Trainspotting<br />
al prezzo di 9,90 euro<br />
(rivista esclusa).<br />
13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />
33
COPERTINA<br />
Non ci sono più<br />
i mestieri sicuri<br />
da sposare.<br />
Ecco che fine<br />
ha fatto<br />
il buon partito<br />
all’italiana<br />
Notai sotto i 2 mila euro al mese. Avvocati costretti a dividere<br />
l’ufficio con altri colleghi. Piloti pagati a cottimo. E poi bancari<br />
travolti dalla crisi di sistema e giornalisti ridotti a scrivere per pochi<br />
spiccioli. Così i protagonisti del boom economico s’impoveriscono<br />
sempre di più. E i matrimoni non sono più quelli di una volta.<br />
di Antonella Piperno<br />
Getty Images<br />
34 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>
XXXXXXXXXXXXX<br />
La «posizione»<br />
tanto agognata da<br />
fidanzate e futuri<br />
suoceri ormai<br />
non esiste più.<br />
0 mese <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />
35
COPERTINA<br />
Alamy Stock Photo / IPA<br />
eanche 2 mila euro al mese, più o meno<br />
come una commessa esperta dei grandi<br />
magazzini. Ci crediate o no, è quanto<br />
guadagna oggi l’11 per cento dei notai.<br />
E l’impoverimento della categoria che<br />
fino a ieri dominava la classifica delle<br />
professioni più ricche e agognate è solo<br />
l’ultimo e definitivo segnale di una<br />
inarrestabile rivoluzione sociale. I liberi<br />
professionisti di una volta, i detentori di<br />
indiscusso status riveriti a colpi di «dottore»<br />
dai parcheggiatori cui lasciavano<br />
le chiavi delle supercar e molto corteggiati<br />
da chi puntava a un buon partito<br />
garante di agiatezza matrimoniale, si<br />
stanno estinguendo. Inesorabilmente.<br />
Quel che resta di notai, avvocati, architetti adesso<br />
bisogna metterlo in un’altra casella, quella dei liberi<br />
professionisti ex privilegiati, in compagnia di una buona<br />
fetta di dipendenti una volta molto in alto nella scala<br />
sociale, come piloti, giornalisti, bancari... Ora scesi,<br />
loro malgrado, molti gradini sotto gli startupper che<br />
se la tirano da novelli Marc Zuckerberg.<br />
«Buon partito il notaio? Una volta..» chiarisce<br />
Giampaolo Marcoz, consigliere<br />
nazionale del Notariato. «Ora<br />
non è più così perché la crisi del<br />
mercato immobiliare ha ridotto<br />
le transazioni e quella del sistema<br />
bancario ha tagliato gli atti<br />
relativi ai mutui», continua, spiegando<br />
che nonostante gli ultimi<br />
studi di settore del ministero<br />
dell’Economia (relativi al 2015)<br />
collochino i notai in testa alla classifica dei professionisti<br />
con 217 mila euro di reddito lordo medio, la realtà è<br />
ben diversa. La statistica sarebbe ingannevole, falsata<br />
da una minima percentuale che guadagna più del<br />
doppio: il 70 per cento della categoria avrebbe invece<br />
un reddito medio netto di 5 mila euro al mese e l’11 per<br />
cento non arriverebbe, appunto, a 2 mila. Tanto che il<br />
numero dei praticanti si è drasticamente ridotto. Anni<br />
di studio matto e disperatissimo non converrebbero più<br />
di fronte alla prospettiva di un futuro che non garantisce<br />
i lussi di un tempo a tutta la famiglia. Le cifre, in effetti<br />
sono impressionanti: quasi 6 milioni di atti nel 2007<br />
praticamente dimezzati nel 2015, compravendite scese<br />
dalle 809 mila del 2008 alle 589 mila nel 2016. «La crisi<br />
della filiera sta colpendo anche le strutture dei nostri<br />
studi, una voce di spesa importante: in questo senso<br />
siamo più penalizzati degli avvocati. Loro non hanno<br />
bisogno di strutture pesanti come le nostre».<br />
Non che gli studi più «leggeri» ed economici salvino<br />
la categoria che frequenta i tribunali. Anche qui buoni<br />
partiti estinti e sostituiti «da una categoria di nuovi<br />
poveracci», come chiarisce scherzando, ma neanche<br />
troppo, Andrea Perugini, avvocato civilista romano, 42<br />
anni, moglie con lavoro part time, due figli. Il reddito<br />
medio fotografato dagli studi di settore è 49 mila euro, in<br />
leggera risalita rispetto ai 37.500 dell’anno precedente.<br />
Sempre poco rispetto agli anni delle vacche grasse. E<br />
i protagonisti fanno buon viso a cattivo gioco. Perugini,<br />
che rimpiange «di non aver fatto il meccanico, il<br />
falegname o un altro mestiere spendibile all’estero»,<br />
lavora in proprio, ma divide le spese dell’affitto dello<br />
studio con un collega. Niente segretaria, «non potrei<br />
permettermi di spendere ogni mese mille euro, me la<br />
sbrigo da solo con il cellulare». Anche loro sono vittime<br />
di sovraffollamento e relativa concorrenza (sono oltre<br />
230 mila), della filiera inceppata, dell’aumento dei costi<br />
fissi per incardinare una causa che riduce, giocoforza<br />
i loro onorari.<br />
E vogliamo parlare degli architetti,<br />
fino a qualche anno fa<br />
BANCARI<br />
considerati creativi fighi e abbondantemente<br />
solvibili e oggi alle<br />
prese con guadagni ridotti di un<br />
terzo tra il 2008 e il 2013? Prima<br />
di risalire timidamente ai 21.200<br />
euro di reddito medio fotografato<br />
dall’ultimo studio di settore hanno<br />
toccato il fondo nel 2014, annus<br />
horribilis della categoria con redditi sotto i 17 mila euro,<br />
secondo l’Osservatorio del Consiglio nazionale degli architetti.<br />
Tant’è che al momento di scegliere l’università,<br />
i diplomati si tengono alla larga dalla facoltà che una<br />
volta li attirava come mosche. Tra i 150 mila architetti<br />
colpiti dalla crisi di soldi e status c’è il romano Roberto<br />
Serini che, racconta, oggi incassa in sette mesi quello<br />
che prima guadagnava in un mese ed è costretto a dividere<br />
l’affitto dello studio con tre colleghi: «E pensare<br />
che ero stato spinto a questa professione da mio padre,<br />
direttore di banca, che negli anni Ottanta aveva come<br />
clienti tanti architetti che si presentavano in Porsche.<br />
Io giro con una Smart e la sto pure pagando a rate».<br />
«Io dopo 25 anni<br />
di lavoro guadagno<br />
2.200 euro<br />
al mese»<br />
36 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>
Il problema oggi, oltre alla crisi del mercato immobiliare<br />
e al «fai da te» sul web, con siti che invitano<br />
a inviare le planimetrie delle case per consulenze da<br />
poche decine di euro è pure un altro: «Non c’è più un<br />
rapporto di progettualità tra il cliente e noi, ma solo degli<br />
episodi: ti chiamano per buttare giù un tramezzo quando<br />
vogliono ingrandire una stanza, per ristrutturare un<br />
bagno». Solo lavoretti... «Non ci sono soldi, è vero, ma è<br />
vero anche che non ci considerano più indispensabili».<br />
Le antiche, solide professioni e i relativi buoni<br />
partiti protagonisti sono agonizzanti insomma e,<br />
secondo Edoardo Narduzzi, che con Massimo Gaggi ha<br />
scritto La fine del ceto medio (Einaudi) i suoi killer facilmente<br />
identificabili: «Negli ultimi 30 anni tre tendenze<br />
hanno minato mestieri solidi» analizza. «Le nuove<br />
tecnologie che stanno rendendo superfluo il fattore<br />
umano, la scolarizzazione crescente che ha provocato<br />
un overbooking di professionisti e le liberalizzazioni<br />
che hanno creato la concorrenza low cost». Un quadro<br />
che, appesantito dalla crisi, ha reso tutti più poveri. C’è<br />
poco da fare, se non cambiare aria e mestiere.<br />
Tra i tre killer del buon partito, il web, poi è doppiamente<br />
spietato: da una parte c’è la concorrenza dei<br />
colleghi che si svendono su Groupon (escamotage degli<br />
avvocati al quale ha dato il via libera il Tar, dichiarando<br />
«anticoncorrenziale» il veto del Consiglio nazionale<br />
forense) dall’altra ci sono i clienti che puntano al «fai da<br />
te»: «Abbiamo perso clienti» spiega l’avvocato Stefano<br />
De Pierri, 48 anni, «perché la gente va a studiarsi le<br />
norme condominiali o gli articoli del codice su Internet.<br />
Ormai ci ritengono degli intermediari inutili, non<br />
pensando che le leggi le devi collegare, devi conoscere<br />
le sentenze...».<br />
Vallo a dire ai piloti di aereo una volta detentori di<br />
un fascino della divisa superiore a quello di medici, di<br />
contratti (in Alitalia) che si aggiravano sugli 8 mila euro<br />
e di pullmini con autista che, in nome della sicurezza, li<br />
andavano a prelevare a casa, con grande ammirazione<br />
e rispetto dei vicini. Oggi oltre a guidare la loro auto<br />
fino all’aeroporto devono vedersela con la crisi Alitalia<br />
e relativa procedura di cassa integrazione. O con le<br />
regole d’ingaggio di tante compagnie low cost che in<br />
nome della flessibilità utilizzano contratti a zero ore<br />
(che non garantiscono un minimo di ore lavorative, si<br />
lavora cioè a cottimo), e ai piloti fanno pagare di tasca<br />
propria anche il corso di formazione. Ma non è solo<br />
questo. «La crisi di Alitalia, dovuta non certo al costo del<br />
NOTAI<br />
il 70 per cento avrebbe<br />
un reddito medio netto di<br />
5 mila<br />
euro al mese<br />
AVVOCATI<br />
Il reddito medio lordo<br />
della categoria è<br />
49 mila<br />
euro all’anno<br />
PROFESSIONISTI<br />
i loro introiti sono scesi<br />
del 20 per cento,<br />
con una media di<br />
33.954<br />
euro lordi<br />
all’anno<br />
ARCHITETTI<br />
Guadagni al lumicino<br />
21 mila<br />
euro lordi<br />
all’anno<br />
PILOTI<br />
oggi sono visti come autisti<br />
poco rispettati che come<br />
stipendio netto d’ingresso<br />
devono accontentarsi di<br />
1.500<br />
euro al mese<br />
0 mese <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />
37
COPERTINA<br />
lavoro ma a grandi errori manageriali, ha fatto perdere<br />
autorevolezza alla nostra categoria», spiega un ex pilota<br />
che preferisce restare anonimo: «Adesso i passeggeri<br />
ci considerano dei semplici autisti». Che come salario<br />
d’ingresso devono accontentarsi di 1.500 euro, cifra che<br />
li espelle, senza pietà, dalla cerchia dei buoni partiti.<br />
Ma chi rimane, quindi? Il giornalista, una volta considerato<br />
un potente il cui ingresso in famiglia ne avrebbe<br />
fatto salire le azioni sociali, ora è tutt’altro che corteggiato:<br />
i fortunati che hanno un contratto (uno su cinque)<br />
devono vedersela con stati di crisi e ristrutturazioni, i<br />
freelance se la passano malissimo, pagati anche due o<br />
tre euro ad articolo dai siti. Tant’è che tra loro, l’80 per<br />
cento dichiara meno di 10 mila euro di reddito annuo.<br />
LA PSICOTERAPEUTA<br />
«Una volta<br />
il buon partito<br />
era quello che<br />
dava sicurezza<br />
e ruolo sociale.<br />
Ora meglio legarsi<br />
a qualcuno<br />
dotato<br />
di talento»<br />
E i detentori del posto fisso in banca, una volta<br />
invidiata certezza di tante famiglie? Per carità. La<br />
categoria ora è marchiata dai crac, dal salvataggio di<br />
Stato delle banche venete e da cifre che parlano di 12<br />
mila posti persi dal 2012 al 2015. Il segretario generale<br />
della Fabi Lando Maria Sileoni insiste nel difendere la<br />
reputazione sociale dei bancari («è una crisi occupazionale,<br />
non di identità») ma la musica che suona tra gli<br />
sportelli è diversa. «Buon partito? Lo erano i bancari di<br />
una generazione fa, quelli che potevano contare su 16<br />
mensilità e premi vari. Io dopo 25 anni guadagno 2.200<br />
euro al mese. Da quadro», racconta un bancario Bnl. Un<br />
posto fisso che ha perso appeal ma che è pur sempre<br />
più solido della situazione dei liberi professionisti, i<br />
cui redditi tra il 2008 e il 2015, secondo l’Adepp (Associazione<br />
degli enti previdenziali privati), sono scesi<br />
del 20 per cento, con una media di 33.954 euro lordi.<br />
E allora? A meno di non riuscire a cambiare in<br />
fretta mestiere, di fronte a tali tracolli e a tanti scossoni<br />
ai tenori di vita familiari la psicoterapeuta Umberta<br />
Telfener, esperta di problematiche della coppia invita<br />
a cambiare prospettiva: «Una volta il buon partito era<br />
quello che dava sicurezza e ruolo sociale» chiarisce «Ora<br />
è tutto cambiato: alla volatilità di sentimenti e relazioni<br />
si associa quella della professioni e sposare un buon<br />
partito significa soprattutto legarsi a qualcuno dotato di<br />
talento e a cui piace il suo lavoro, qualunque esso sia. E<br />
a cui piace anche quello della sua partner che non non<br />
ha più voglia, come un tempo, di fingere di valere meno<br />
di lui». Addio ai solidi conti in banca, insomma, e pure<br />
all’argenteria delle liste di nozze. «Le coppie moderne<br />
non hanno più bisogno di posate d’argento, perché<br />
viaggiano leggeri». In tutti i sensi. n<br />
© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />
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38 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>
La laurea triennale sarà obbligatoria dal 2025,<br />
ma i diplomati geometri hanno già sorpassato<br />
i più titolati «cugini» architetti. Per<br />
l’osservatorio del Cresme, il Centro ricerche<br />
del mercato dell’edilizia, tra il 2008 e il 2015<br />
il reddito annuo dei dottori progettisti si è<br />
ridotto in media del 41 per cento rispetto al modesto<br />
meno sette dei «professionisti del catasto» che, con una<br />
retribuzione media lorda di 31.832 euro l’anno, hanno<br />
sovraperformato di ben 15 punti percentuali la crescita<br />
italiana. Un traguardo importante per gli oltre 100 mila<br />
geometri italiani che nel prossimo decennio lieviteranno<br />
di altre 25 mila unità grazie ai settori emergenti dell’energia<br />
pulita, dell’ambiente e dell’acustica. E la rivincita<br />
di una professione snobbata dai giovani, che dimostra<br />
come un lavoro tradizionale possa prosperare se s’allea<br />
con l’innovazione. «Il mondo del lavoro sta cambiando<br />
in fretta: di sicuro nei prossimi anni attività come addetti<br />
Intelligenza critica<br />
e analisi dei dati<br />
per trovare lavoro<br />
L’automazione eroderà 5 milioni di posti. Ma il web<br />
e la tecnologia avranno bisogno di specialisti.<br />
Che in molti casi le aziende faticano a trovare sul<br />
mercato. Per questo serve una formazione continua.<br />
di Mikol Belluzzi<br />
al telemarketing, periti assicurativi, agenti immobiliari,<br />
addetti ai trasporti e alla vendita spariranno e anche velocemente»<br />
conferma a <strong>Panorama</strong> Paolo Gallo, responsabile<br />
delle risorse umane del World economic forum<br />
di Ginevra, che nel report The future of jobs descrive un<br />
2020 dove l’automazione eroderà 5 milioni di posti di<br />
lavoro soprattutto nell’amministrazione, nell’editoria,<br />
nell’edilizia e nel manifatturiero. Il contraltare è che<br />
«ci saranno conoscenze sempre più scarse e quindi<br />
premianti per chi le possiede, come la capacità critica,<br />
l’intelligenza contestuale ed emotiva, la capacità di<br />
collaborare e di capire la diversità culturale, la creatività,<br />
l’imprenditorialità, tutti skills che l’intelligenza artificiale<br />
non possiede». Quindi, via libera a medici, psicologi,<br />
programmatori, esperti in risorse umane e ingegneri,<br />
a patto che non smettano mai di imparare. «Per poter<br />
vincere contro il machine learning bisogna essere delle<br />
learning machine» è il consiglio di Gallo.<br />
E proprio dalla tecnologia e dall’industria 4.0 si stima<br />
che nei prossimi anni arriveranno tra i 500 e i 700 mila<br />
nuovi posti di lavoro per i giovani del Vecchio continente.<br />
In Europa gli addetti specializzati in nuove tecnologie<br />
sono il 3,6 per cento, un dato insufficiente soprattutto<br />
nel nostro Paese dove si calcola che il 20 per cento delle<br />
professionalità ricercate dalle aziende sono di difficile<br />
reperimento, mentre nel digitale mancano almeno 120<br />
mila professionisti. Su tutti il data scientist, l’esperto<br />
più introvabile (ci sono 13.700 aperte su Linkedin) e<br />
conteso dalle società hi-tech americane, disposte a<br />
sborsare dai 150 mila dollari in su più benefit pur di<br />
aggiudicarsene uno. Il super analista di Big data, mercato<br />
che lo scorso anno in Italia ha raggiunto i 183 milioni di<br />
euro di valore (più 44 per cento sul 2015), è solo la punta<br />
dell’iceberg dei tech-lavori del futuro. Per la società di<br />
ricerca del personale Hays Italia nei prossimi cinque anni<br />
l’Information technology richiederà specialisti come il<br />
digital strategist, che definirà la visione aziendale nella<br />
massimizzazione dei profitti, o il business & functional<br />
analyst, un esperto che dialoga con le varie aree di<br />
business per comprenderne le esigenze, trasformando<br />
i diversi contributi in benefici economici.<br />
Ma anche il web è affamato di professionisti nuovi<br />
di zecca. Tra i più importanti il colosso hi-tech Cisco<br />
individua gli esperti in strategie di marketing digitale, gli<br />
specialisti nell’analisi dei dati, i consulenti nell’attuazione<br />
della digital transformation<br />
e gli sviluppatori<br />
di soluzioni mobile. E<br />
se l’Italia è indietro per<br />
qualità di formazione in<br />
azienda, è avvantaggiata<br />
nella valorizzazione del<br />
fattore umano. «Questo<br />
perché è un territorio<br />
DATA SCIENTIST<br />
150 mila<br />
dollari<br />
più benefit è la paga annuale<br />
di questo super esperto<br />
negli Stati Uniti.<br />
fertile per la creatività<br />
e l’imprenditorialità»<br />
sottolinea Marco Morchio,<br />
managing director<br />
piattaforma strategy<br />
per l’Italia di Accenture.<br />
«La nostra forza lavoro<br />
è composta da professionisti<br />
formati non solo dal punto di vista scientifico<br />
e tecnologico, ma anche su aspetti quali l’intelligenza<br />
emozionale e la capacità di essere innovativi e versatili».<br />
Qualità fondamentali per mettersi in proprio, la via<br />
intrapresa da tanti giovani: nel 2016 si stima che ogni<br />
giorno abbiano aperto i battenti 325 imprese fondate<br />
da under 35.<br />
n<br />
© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />
13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />
39
NUMERI DELL’EMERGENZA<br />
1X632<br />
ECCO IL RAPPORTO<br />
TRA UN IMMIGRATO<br />
E LE PERSONE CHE<br />
DEVONO LAVORARE<br />
PER LA SUA GESTIONE<br />
di Giorgio Sturlese Tosi<br />
Un piccolo e dispendioso esercito si occupa dell’assistenza<br />
di chi arriva in Italia, dall’intervento in mare alle complicate<br />
procedure di rimpatrio se non si hanno i requisiti<br />
per restare nel nostro Paese. Queste sono le cifre. E i costi.<br />
PERSONALE<br />
IMPIEGATO<br />
DALLO STATO<br />
NEL PRIMO<br />
SOCCORSO...<br />
1 PROFILO<br />
ROSSO<br />
EQUIVALE A<br />
100 OPERATORI<br />
625<br />
MIGRANTI IN<br />
MEDIA SOCCORSI<br />
OGNI GIORNO<br />
tra il 1 maggio e 10<br />
luglio, con punte di<br />
14 mila salvataggi<br />
il 27 e il 28 giugno.<br />
509+50+60<br />
Gli operatori dell’emergenza<br />
In questo computo indicativo figura<br />
il personale impegnato nel salvataggio dei<br />
migranti - Guardia costiera (300), Polizia<br />
scientifica per il fotosegnalamento e<br />
l’identificazione, una squadra di pronto<br />
intervento (76), Guardia di finanza (133). C’è<br />
poi il personale di Polizia, Carabinieri, Esercito<br />
impegnato nella vigilanza dei centri di<br />
accoglienza - per es. quello di Taranto - (50).<br />
Infine, è da sommare il personale,<br />
(educatori, mediatori, medici), utilizzato<br />
per la gestione quotidiana di<br />
un centro, per es. a Milano - (60).<br />
40 <strong>Panorama</strong> | 0 mese <strong>2017</strong>
XXXXXXXXXXXXX<br />
...E POI, IN CASO<br />
DI ESPULSIONE<br />
DI UN CITTADINO<br />
STRANIERO<br />
1 agente<br />
dell’ufficio<br />
immigrazione<br />
valuta la posizione<br />
della persona.<br />
1 agente<br />
dell’ufficio<br />
immigrazione che<br />
vigila sullo straniero<br />
nella camera<br />
dei fermati.<br />
1 agente<br />
dell’ufficio<br />
immigrazione che<br />
inoltra le pratiche<br />
al ministero<br />
dell’Interno<br />
e all’ambasciata del<br />
Paese del fermato.<br />
2 agenti<br />
delle «volanti»<br />
che fermano il<br />
cittadino<br />
extracomunitario<br />
e lo portano<br />
in questura.<br />
1 agente<br />
della polizia<br />
scientifica per il<br />
fotosegnalamento<br />
e verifica l’identità<br />
su Afis (schedario<br />
digitale nazionale).<br />
2 agenti<br />
per il pasto alla<br />
mensa, in caso<br />
di prolungamento<br />
in ore di pranzo<br />
o cena.<br />
1 dipendente<br />
del ministero che<br />
faxa il nulla osta<br />
e cerca il vettore<br />
(aereo)<br />
per il rimpatrio.<br />
1 dirigente<br />
della questura<br />
che valida le<br />
pratiche<br />
dell’immigrati.<br />
3 agenti<br />
dell’ufficio<br />
immigrazione<br />
(compreso autista)<br />
per accompagnare<br />
l’immigrato<br />
all’aeroporto.<br />
2 salgono in aereo<br />
e pernottano nel<br />
Paese straniero (per<br />
esempio, a Tunisi).<br />
In caso di rimpatrio<br />
problematico è<br />
previsto un medico<br />
o uno psicologo.<br />
In caso di ricorso,<br />
ci sono<br />
1 giudice<br />
di pace<br />
e 1 cancelliere.<br />
Se il fermato non è<br />
accusato di altri<br />
reati è libero per 5<br />
giorni e può recarsi<br />
da solo dal giudice<br />
di pace. Può<br />
ricorrere al Tar<br />
e alla Cassazione.<br />
948.000<br />
EURO È IL COSTO<br />
INDICATIVO AL MESE DELLE 632<br />
PERSONE * IMPEGNATE NEL<br />
SOCCORSO E NELLA GESTIONE<br />
DI UN IMMIGRATO.<br />
La cifra non include i costi di mezzi di<br />
soccorso, le trasferte e gli straordinari<br />
di questo personale; né, per esempio,<br />
i 75 euro mensili riconosciuti<br />
per le spese ai migranti<br />
ospitati nei centri<br />
d’accoglienza.<br />
* Le 632 persone<br />
impegnate nella gestione<br />
di un immigrato (agenti<br />
di polizia, carabinieri,<br />
finanzieri, personale<br />
dell’esercito e delle società<br />
private nei centri) hanno<br />
uno stipendio medio<br />
di 1.500 euro. Il loro costo<br />
complessivo è di 948 mila<br />
euro al mese. E il loro costo<br />
giornaliero è quindi<br />
di 31.600 euro.<br />
Totale personale impiegato dallo Stato: 632<br />
Totale magistrati e cancellieri in caso di ricorsi: 10 circa<br />
13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />
41
Fabio Villa<br />
NUMERI DELL’EMERGENZA<br />
opo un fine settimana di relativa calma,<br />
le partenze dalla Libia sono ricominciate.<br />
Lunedì 10 luglio tre navi delle ong hanno<br />
caricato a bordo 766 migranti. Uomini,<br />
donne e bambini, di cui uno di appena<br />
una settimana. In arrivo da Siria e Africa<br />
subsahariana. I dispersi in mare sono stati<br />
decine, almeno sette erano bambini. La<br />
Guardia costiera ha coordinato i soccorsi<br />
e, mentre scriviamo, attende ancora di<br />
conoscere il porto italiano dove sbarcare<br />
quel carico umano. Gli hotspot sono pieni.<br />
E qui lo Stato, paga solo per gli ospiti<br />
arrivati nel <strong>2017</strong>, circa 90 milioni al mese.<br />
La situazione è da emergenza quotidiana.<br />
Ogni migrante, da quando viene soccorso<br />
in mare, fa scattare procedure ormai<br />
collaudate che coinvolgono, giorno<br />
e notte, tutti i giorni, un intero esercito.<br />
All’inizio della catena di soccorsi c’è, appunto,<br />
la Guardia costiera, che coordina<br />
l’intervento delle ong da una sala operativa<br />
e mette in acqua 12 mezzi navali più<br />
tre aerei e un totale di 300 uomini e donne<br />
ogni giorno. A questi vanno aggiunti i 133<br />
militari della Guardia di finanza. Quando<br />
i migranti vengono sbarcati a terra, ad<br />
attenderli c’è, anche, il personale delle<br />
questure, dei commissariati e delle stazioni<br />
dei carabinieri del posto.<br />
Dopo una prima sommaria valutazione<br />
sanitaria e di identificazione, vengono<br />
dirottati verso gli hotspot. Quello di Taranto,<br />
per esempio, che è gestito dal comune<br />
e percepisce dallo Stato 33 euro al giorno<br />
per ogni ospite. La capienza è di 400 posti<br />
e nel marzo 2016 il comune di Taranto<br />
vantava un credito verso il ministero<br />
dell’Interno di un milione 250 mila euro.<br />
Nella struttura lavorano, ogni giorno, 50<br />
persone addette solo alla vigilanza, tra polizia,<br />
carabinieri ed esercito, impegnato in<br />
controllo esterno. Ogni migrante arrivato<br />
in Italia viene sottoposto alle procedure di<br />
fotosegnalamento, rilievo delle impronte<br />
digitali e identificazione.<br />
La polizia scientifica ha destinato 76<br />
agenti esclusivamente a questo, tra gli<br />
uffici a Roma, il personale aggregato in giro<br />
per i vari centri e una squadra di pronto<br />
intervento che, a seconda degli sbarchi,<br />
si muove con le attrezzature. Poi iniziano<br />
le pratiche per stabilire lo status di ogni<br />
persona: da chi dovrebbe essere espulso<br />
a chi ha diritto di chiedere lo status di<br />
rifugiato. Passano mesi, talvolta anni. Nel<br />
frattempo chi decide di non allontanarsi<br />
dai centri disperdendosi sul territorio italiano<br />
e, se si riesce, europeo, resta in un<br />
limbo. A Milano, in via Corelli, la Gepsa,<br />
società francese, gestisce un Centro di<br />
accoglienza straordinaria (Cas) con 500<br />
ospiti, tutti richiedenti asilo. Alcuni sono<br />
lì da un anno e mezzo. La prefettura di<br />
Milano paga, per loro, tutti i servizi: dalle<br />
lezioni allo spazzolino da denti, alle<br />
lenzuola di carta al pocket money di 75<br />
euro al mese e una tessera telefonica da<br />
15 euro per ciascuno. Oltre ai volontari,<br />
che operano gratuitamente, in via Corelli<br />
la Gepsa impiega 60 persone stipendiate,<br />
tra mediatori, infermeria, segreteria e<br />
altri compiti. Chi decide di andarsene (di<br />
giorno gli ospiti sono liberi) fa scattare<br />
altre procedure dispendiose.<br />
Per la questura di Milano, per esempio,<br />
sono necessari almeno tredici poliziotti<br />
per gestire le pratiche dal fermo<br />
all’espulsione di una singola persona. In<br />
città più piccole, invece, come è successo<br />
a Siena, il fermo di uno straniero da espellere<br />
può significare addirittura la paralisi<br />
dell’intera struttura.<br />
Prendiamo il caso di un tunisino irregolare<br />
senza documenti fermato per un<br />
controllo a Milano da una volante della<br />
polizia. I due agenti della volante sospendono<br />
l’attività di controllo del territorio<br />
e accompagnano il fermato negli uffici<br />
della polizia scientifica. Dove un agente<br />
si occuperà di prendere le impronte<br />
digitali e scattare le foto segnaletiche.<br />
Un altro verificherà se il fermato ha precedenti<br />
o è ricercato, confrontando foto<br />
e impronte nello schedario digitale nazionale<br />
(Afis). Nel frattempo, un agente<br />
dell’ufficio immigrazione, al piano terra<br />
della questura, vaglierà la posizione<br />
dello straniero, verificando, in base ai<br />
dati anagrafici forniti, la nazionalità e la<br />
presenza di eventuali domande di asilo o<br />
simili. Intanto, al quarto piano, un sottufficiale<br />
della squadra volanti si occuperà<br />
dei verbali di fermo, di identificazione e<br />
accompagnamento e, eventualmente, di<br />
Identificazione.<br />
Uno dei centri<br />
per l’accoglienza<br />
per i migranti.<br />
42 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>
perquisizione e sequestro.<br />
Nel frattempo lo straniero viene accompagnato<br />
nelle camere dei fermati<br />
dove un altro agente vigilerà su di lui. La<br />
permanenza, e la vigilanza, può protrarsi<br />
fino ad un massimo di 24 ore, e necessita<br />
in questo caso di altri agenti che si succederanno<br />
nel turno di servizio. Nell’ufficio<br />
immigrazione, intanto, un altro agente,<br />
sotto la supervisione di un superiore, inoltra<br />
le pratiche per l’espulsione al giudice<br />
di pace e, una volta ottenuto per fax il<br />
decreto, al ministero dell’Interno. Qui un<br />
altro operatore dovrà autorizzare e cercare<br />
un posto su un volo di linea per Tunisi<br />
per lo straniero e chi lo accompagnerà.<br />
Nel frattempo si fa ora di pranzo (o<br />
di cena) e due agenti della volante Argo,<br />
quella cioè impegnata nella vigilanza<br />
di obiettivi sensibili, vanno alla mensa<br />
del commissariato Sant’Ambrogio per<br />
prendere i «sacchetti», cioè il pasto (o la<br />
cena) per il tunisino. Se tutte le procedure<br />
non hanno intoppi, un dirigente della<br />
questura esamina e firma tutti gli atti e le<br />
autorizzazioni. Quindi, finalmente, si parte.<br />
Due agenti dell’ufficio immigrazione<br />
come scorta e un altro che funge da autista,<br />
a bordo di una macchina di servizio,<br />
portano il tunisino fino all’aeroporto dove<br />
è stato intanto prenotato il volo. L’autista<br />
resta a terra e torna in questura, mentre<br />
i due accompagnatori, se il comandante<br />
dell’aereo autorizza, partono alla volta<br />
di Tunisi. Nel caso lo straniero mostri<br />
comportamenti aggressivi, al viaggio<br />
può partecipare anche un medico<br />
o uno psicologo. All’arrivo a<br />
Tunisi, lo straniero viene<br />
consegnato alle autorità<br />
del posto,<br />
TRA UN’EUROPA SORDA<br />
E I PIANI INATTUABILI<br />
Perché da sei anni<br />
va avanti il grande<br />
gioco dell’oca<br />
Una politica dei migranti all’insegna<br />
dell’ipocrisia. Quella di far credere<br />
che l’Europa ci «ascolti», mentre<br />
tutte le proposte dei governi italiani<br />
a partire dal 2011, dalla guerra in Libia,<br />
sono accolte dai partner Ue a<br />
parole, senza fatti, o respinte con la<br />
spavalderia di chi ci tratta da Paese<br />
di serie B.<br />
«Aiutiamoli a casa loro» è la prima<br />
casella del gioco dell’oca. Con la firma<br />
del Trattato d’amicizia Roma-<br />
Tripoli, Gheddafi garantisce a Berlusconi<br />
di impedire nuove partenze.<br />
Accordi bilaterali con altri Paesi favoriscono<br />
i rimpatri. Risultato: flussi<br />
ridotti ed espulsioni più rapide. La<br />
parola alla cooperazione. Poi, la<br />
sciagurata decisione anglo-francese<br />
e americana di fare guerra al Colonnello.<br />
Riparte l’esodo. L’Italia inizia il gioco<br />
dell’oca mediterraneo, va oltre il<br />
mero «aiutarli a casa loro». Su spinta<br />
italiana Bruxelles estrae dal cilindro<br />
sigle di altrettanti dispositivi<br />
aeronavali senza però che le altre<br />
capitali schierino le unità promesse.<br />
Sull’onda emotiva delle stragi in mare<br />
parte la missione di soccorso tricolore<br />
«Mare Nostrum». Ma i marinai<br />
si lamentano di fare i «tassisti del<br />
Mediterraneo» e la responsabilità<br />
torna all’agenzia Frontex, al dispositivo<br />
«EunavForMed», a Triton. E<br />
accettiamo che gli unici porti di<br />
sbarco siano italiani.<br />
Naufraga intanto la possibilità di<br />
ritoccare i Trattati di Dublino per<br />
evitare che l’Italia, paese di approdo,<br />
sia pure l’unico di destinazione dei<br />
rifugiati. Ultimo sberleffo, il piano<br />
fallito dei ricollocamenti. E Renzi<br />
torna all’idea originaria: aiutiamoli<br />
a casa loro. Sei anni di gioco dell’oca.<br />
Che ne pensi delle attuali<br />
procedure per i rimpatri?<br />
Di’ la tua sulla pagina Facebook<br />
di <strong>Panorama</strong>.<br />
mentre i due agenti si trattengono la notte<br />
in albergo per ripartire sul prossimo<br />
volto che li riporterà in Italia. In totale,<br />
e se tutto va bene, per espellere un cittadino<br />
straniero occorrono almeno tredici<br />
operatori di polizia.<br />
In questure di città piccole, la faccenda<br />
si complica. Come è successo a Siena,<br />
dove sono in servizio solo due volanti per<br />
turno, nei giorni del Palio. Il semplice<br />
fermo di un cittadino straniero, a Chiusi,<br />
ha portato al blocco del servizio. Perché<br />
nelle ore necessarie per completare le<br />
pratiche d’espulsione, a vigilare sullo<br />
straniero sono stati impiegati proprio gli<br />
agenti di una delle due volanti. L’episodio<br />
è stato denunciato dal segretario toscano<br />
del sindacato di Polizia Ugl, Mauro Marruganti:<br />
«Un immigrato da rimpatriare»<br />
dice a <strong>Panorama</strong> «può mandare in tilt una<br />
questura come Siena, ed è successo con<br />
la città affollata di turisti e nonostante i<br />
rinforzi mandati dal ministero per prevenire<br />
le minacce terroristiche».<br />
Grottesca appare invece la gestione<br />
dei migranti fermi a Ventimiglia, con il<br />
ministero dell’Interno che, ormai da mesi,<br />
si è trasformato in un tour operator. Dalla<br />
Liguria, quasi ogni giorno, vengono organizzati<br />
trasferimenti in massa di stranieri<br />
fino all’hotspot di Taranto. Un viaggio<br />
attraverso tutta la penisola che è stato<br />
stimato costare 30 mila euro per volta.<br />
Due pullman privati, con due autisti per<br />
mezzo, partono da Ventimiglia, scortati<br />
da dieci carabinieri e dieci agenti di polizia.<br />
La prima tappa del viaggio è Firenze,<br />
dove avviene la staffetta: ai venti uomini<br />
di scorta, più tre ufficiali, viene dato il<br />
cambio da altrettanti colleghi. Questi si<br />
fermano a Chiusi, in un ristorante, che<br />
fornisce i pasti alla comitiva. A Napoli<br />
avviene un altro cambio e gli stranieri<br />
proseguono con la nuova scorta fino<br />
all’hotspot di Taranto. Qui gli stranieri<br />
possono uscire durante il giorno. Non<br />
sempre vi rientrano. E più di una volta<br />
gli agenti di Ventimiglia si sono rivisti<br />
davanti gli stessi migranti che avevano<br />
accompagnato lungo l’intera Penisola.<br />
Il loro sogno è più forte dell’esercito che<br />
ogni giorno noi mettiamo in campo. n<br />
© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />
13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />
43
ALLARME SUI CONTI<br />
NON SALVEREMO IL WELFARE<br />
(SOLO) CON GLI IMMIGRATI<br />
L’Inps avverte che la chiusura delle frontiere agli stranieri, potenziali<br />
lavoratori, può aprire un grave buco nella previdenza. Ma il problema<br />
dell’Italia sta nel calo demografico e in mancate politiche per la famiglia.<br />
di Gianni Zorzi*<br />
*docente di Finanza dell’impresa e dei mercati e ricercatore del Centro studi ImpresaLavoro<br />
Nel presentare alla Camera la Relazione annuale<br />
dell’Inps, il presidente dell’istituto<br />
Tito Boeri ha sostenuto che chiudere le<br />
frontiere agli stranieri comporterebbe uno<br />
sbilancio dei conti del nostro welfare tale<br />
da richiedere «una manovrina ogni anno per ventidue<br />
anni», con un totale di 38 miliardi di euro di buco da<br />
coprire da qui al 2040. Il numero eclatante, frutto di una<br />
simulazione a cui l’Inps ha dedicato un’intera sezione<br />
del suo rapporto, rischia di creare però più confusione<br />
che altro nel più ampio dibattito in corso su accoglienza<br />
e integrazione degli immigrati.<br />
In primo luogo, non va confuso il tema con quello<br />
degli sbarchi dal Mediterraneo e dei relativi costi dell’accoglienza,<br />
che secondo le ultime stime di ImpresaLavoro<br />
potrebbero avvicinarsi nel corso del <strong>2017</strong> alla quota dei<br />
5 miliardi di euro, a tutto carico della fiscalità generale.<br />
Anzi, la relazione dell’Inps sottolinea in più punti i<br />
benefici ottenuti dalla regolarizzazione dei rapporti di<br />
lavoro, promossa anche con gli interventi normativi del<br />
2002 e del 2012: il punto allora non sarebbe l’apertura o<br />
la chiusura delle frontiere, ma la possibilità di incanalare<br />
il flusso di migranti sui binari della regolarità lavorativa<br />
38<br />
MILIARDI DI EURO<br />
è il deficit nelle casse Inps<br />
quantificato dal presidente<br />
Tito Boeri, in caso<br />
di mancati versamenti da<br />
parte dei lavoratori stranieri.<br />
in luogo della clandestinità e del sommerso. La stima dei<br />
38 miliardi si fonda infatti esclusivamente sul rapporto<br />
tra i contributi che i lavoratori regolari versano all’ente<br />
negli anni di attività e le prestazioni che dallo stesso<br />
riscuotono in un secondo momento, ovvero negli anni<br />
di quiescenza, con particolare riferimento agli assegni<br />
pensionistici.<br />
Proprio per le dinamiche previdenziali del nostro<br />
sistema, a ripartizione e orientato al contributivo,<br />
bisogna sempre tenere a mente che i versamenti dei<br />
lavoratori rivestono una duplice funzione: nel breve<br />
periodo quella di garantire, mese per mese, il pagamento<br />
degli assegni agli attuali pensionati, e nel lungo quella<br />
di costituire il montante che fungerà da base di calcolo<br />
per la pensione propria.<br />
Se ci riferissimo al ciclo di vita intero dei contribuenti<br />
stranieri, persino il 2040 risulterebbe un orizzonte<br />
troppo ravvicinato: è la stessa Inps che ammette che al<br />
di là di quella data i numeri andrebbero aggiustati per<br />
considerare il progressivo incremento delle prestazioni,<br />
ovvero del sempre maggior numero di pensioni che<br />
verrebbero liquidate agli stranieri. A meno che non<br />
Il costo dell’assistenza<br />
Secondo il Centro studi Inpresalavoro, per dare una risposta<br />
all’emergenza sbarchi sulle coste italiane nel <strong>2017</strong> saranno<br />
necessarie queste risorse, tutte a carico della fiscalità generale.<br />
5 MILIARDI<br />
DI EURO<br />
13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />
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ALLARME SUI CONTI<br />
si ipotizzi che il flusso di giovani lavoratori stranieri<br />
continui a ritmo incessante e che la speranza di vita<br />
di quelli residenti risulti inferiore a quella media degli<br />
italiani su cui si calcolano le pensioni. È pur vero che<br />
la popolazione straniera residente in Italia, secondo<br />
gli ultimi dati Istat (2016), è arrivata all’8,3 per cento e<br />
dunque è cresciuta di oltre quattro volte rispetto a ciò<br />
che risultava a inizio millennio.<br />
Tra le principali economie dell’Europa, l’Italia è<br />
quella che ha visto crescere il dato in misura maggiore,<br />
superando nel contempo la Francia (poco più del 6 per<br />
cento) e arrivando a un passo dal 10 per cento della<br />
Germania e della Spagna. Risulta ancora più evidente,<br />
dunque, che ancora per molti lustri il numero di pensionati<br />
stranieri dovrebbe essere di gran lunga inferiore<br />
a quello dei rispettivi contribuenti. Secondo i numeri<br />
ufficiali, da noi ci sono oltre due milioni di lavoratori<br />
migranti, in larga parte dipendenti (82 per cento), con<br />
un trend stabilizzatosi negli ultimi dieci anni; in costante<br />
aumento figurano invece gli autonomi (che hanno quasi<br />
LO «SBILANCIO» PREVIDENZIALE<br />
Quei frutti avvelenati<br />
del sistema retributivo<br />
che pesano sul futuro<br />
di Massimo Blasoni<br />
L’affermazione di Tito Boeri che a salvare i conti in<br />
perdita dell’Inps con i loro versamenti contributivi<br />
siano gli stranieri è fuorviante. Il tema centrale è<br />
semmai quello dei contributi silenti, che colpisce<br />
in egual misura lavoratori italiani e non. Si tratta<br />
infatti di versamenti che non sono sufficienti a<br />
maturare alcun trattamento previdenziale se<br />
versati per un periodo inferiore ai 20 anni di<br />
lavoro e che l’Istituto si guarda bene dal restituire.<br />
Se Boeri ne rendesse noto l’ammontare<br />
emergerebbe un paradosso intollerabile.<br />
Quello per cui ad alcuni capita di versare «a<br />
vuoto» i contributi senza maturare alcun diritto<br />
alla pensione mentre moltissimi altri, come è<br />
noto, incassano ogni mese un assegno<br />
previdenziale largamente superiore ai contributi<br />
versati nel corso della propria attività lavorativa:<br />
un frutto avvelenato lasciatoci in eredità da chi ha<br />
applicato in maniera generosa e irresponsabile il<br />
sistema retributivo, mettendo a rischio la tenuta<br />
del sistema previdenziale.<br />
Imprenditore e presidente del Centro studi<br />
ImpresaLavoro<br />
raggiunto la quota di 400 mila unità), mentre in lieve<br />
riduzione da tre anni, dopo un primo boom, risultano<br />
i lavoratori domestici. Prevalgono comunque in ogni<br />
categoria gli extracomunitari, per una quota di circa 1,6<br />
milioni di lavoratori ovvero il 70 per cento del totale.<br />
Il reddito medio pro-capite dichiarato è considerevolmente<br />
inferiore a quello degli italiani (circa un terzo<br />
in meno), ed è condizionato all’inizio anche da un numero<br />
minore di ore lavorate. Le entrate che garantiscono<br />
ogni anno alle casse dell’Erario corrispondono tuttavia a<br />
quasi 11 miliardi di contributi previdenziali e a 7 miliardi<br />
di Irpef, secondo quanto risulta nell’ultimo Rapporto<br />
sull’immigrazione della Fondazione Moressa. Molto<br />
più incerte sono invece le stime sulle uscite di spesa<br />
pubblica al netto delle pensioni che, come ribadito, al<br />
momento sono limitate.<br />
Approfondendo le dinamiche degli iscritti<br />
all’Inps, si scopre che ogni anno una quota vicina al 6<br />
per cento dei lavoratori stranieri (oltre 100 mila l’anno)<br />
abbandona il posto di lavoro in Italia ed è rimpiazzata<br />
da nuovi «entranti», a un ritmo che negli ultimi anni si<br />
è però ridotto, complice con ogni probabilità la crisi e la<br />
conseguente ridotta appetibilità della nostra economia<br />
rispetto ad altre dell’Unione Europea.<br />
L’età invece risulta sempre più bassa tra i nuovi<br />
entranti (con un aumento sensibile degli under 25),<br />
ma complessivamente in aumento tra i residenti, ed è<br />
legata - si legge nel rapporto - alle normali dinamiche<br />
di invecchiamento della popolazione. In altre parole,<br />
continuiamo a importare forza lavoro in prevalenza<br />
giovane, mentre nel contempo gli stranieri residenti<br />
iniziano (lentamente) a maturare una propria anzianità<br />
contributiva. Tutti quanti, però, ancora a lungo<br />
contribuiranno a pagare gli assegni agli italiani prima<br />
di incassare quelli di propria competenza.<br />
Il pericolo dei mancati incassi contributivi dagli<br />
stranieri dovrebbe però corrispondere a una riflessione<br />
di stampo più demografico e occupazionale. Il problema<br />
infatti si porrebbe nel solo caso in cui gli italiani non<br />
riuscissero a sopperire al «gap» di forza lavoro mancante<br />
nelle ipotesi di mancato afflusso di stranieri, che l’Inps<br />
ha quantificato in 140 mila nuove unità all’anno: una<br />
cifra non spaventosa se rapportata, ad esempio, ai livelli<br />
attuali di disoccupazione del nostro paese.<br />
Sotto questo punto di vista, dunque, appaiono ben<br />
più pertinenti le riflessioni sulle tematiche che coinvolgono<br />
il potenziamento delle politiche per la famiglia e<br />
per la natalità, la crescita e l’occupazione, possibilmente<br />
senza dimenticare il fattore di equità intergenerazionale<br />
che dovrebbe guidare l’ampio settore della previdenza<br />
pubblica: tematiche peraltro trasversali rispetto alla<br />
nazionalità del contribuente.<br />
n<br />
© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />
46 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>
DORMIRE È IL PIACERE PIÙ IMPORTANTE.<br />
BREVETTATO<br />
DORMIRE È IL PIACERE PIÙ IMPORTANTE.
PROCESSI ECCELLENTI<br />
di Giovanni Terzi<br />
And_Tag<br />
Ci si avvia verso la sentenza di secondo<br />
grado del processo a Massimo Bossetti<br />
per l’omicidio della piccola Yara<br />
Gambirasio. Oltre alla famiglia della<br />
ragazzina bergamasca scomparsa il<br />
26 novembre del 2010 e trovata uccisa<br />
tre mesi dopo, tutti si aspettano di<br />
conoscere la verità sull’efferato delitto. Una<br />
verità che, in tanti anni d’indagine, sembra<br />
avere preso una piega apparentemente inequivocabile<br />
avendo identificato in Massimo<br />
Bossetti l’unico colpevole della morte di Yara.<br />
In realtà qualche dubbio almeno chi scrive<br />
l’ha sempre avuto partendo dal principio,<br />
sancito dall’articolo 533 del codice di procedura<br />
penale primo comma, secondo il quale<br />
«il giudice pronuncia sentenza di condanna<br />
se l’imputato risulta colpevole del reato contestatogli<br />
al di là di ogni ragionevole dubbio».<br />
Almeno cinque sono i quesiti che hanno<br />
bisogno di una risposta certa, inequivocabile<br />
e autentica per fugare ogni sospetto e condannare<br />
il colpevole «oltre ogni ragionevole<br />
dubbio». E il primo riguarda la famosa prova<br />
«regina» del Dna.<br />
Perché sapendo l’importanza del Dna<br />
trovato e riferibile a Ignoto 1, gli investigatori<br />
non hanno tenuto da parte una quota<br />
del grezzo di quella prova per incastrare<br />
con certezza assoluta il colpevole consentendo<br />
così alla difesa di fare una contro<br />
perizia?<br />
Provate a immaginare che sul corpo di una<br />
persona, a voi sconosciuta, venga trovato del<br />
vostro Dna e che nessuno vi renda possibile<br />
fare una controperizia per capire se questo sia<br />
effettivamente il vostro profilo genetico. Esiste<br />
il diritto per chiunque di potersi difendere con<br />
le medesime armi della pubblica accusa. A<br />
oggi questa possibilità non è stata concessa<br />
alla difesa e credo sia una grande crepa nelle<br />
indagini.<br />
Una seconda domanda riguarda ancora<br />
il metodo, la forma delle indagini.<br />
Può essere consentito che chi ha redatto<br />
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Caso Yara,<br />
cinque domande<br />
prima dell’Appello<br />
I tanti dubbi sul Dna. Esperti in potenziale<br />
conflitto di interessi. Tabulati telefonici che non<br />
corrispondono. E ancora, complici mai cercati<br />
e figli illegittimi misteriosi. L’omicidio Gambirasio<br />
si avvia alla sentenza di secondo grado, ma i nodi<br />
sulla colpevolezza di Massimo Bossetti restano molti.
Doppio ruolo<br />
Nella pagina<br />
accanto, una foto<br />
esclusiva di<br />
Giuseppe<br />
Guarinoni, padre<br />
biologico di<br />
Massimo Bossetti<br />
(sopra). Qui a lato,<br />
la riproduzione<br />
di un documento<br />
dei Ris e di uno<br />
della Procura di<br />
Bergamo sul<br />
caso Yara firmati<br />
dal colonnello<br />
Giampietro Lago.<br />
Il comandante dei<br />
Ris, infatti, è stato<br />
anche consulente<br />
della Procura.<br />
la perizia dei Ris, il colonnello Giampietro<br />
Lago, diventi anche consulente della Procura<br />
nello stesso procedimento?<br />
Abbiamo girato queste due domande a<br />
Ferdinando Imposimato, magistrato e presidente<br />
emerito della Cassazione. Per lui «il<br />
Pubblico ministero nel nostro ordinamento, a<br />
differenza degli Stati Uniti, è organo di giustizia<br />
e non di accusa, come emerge dall’articolo<br />
358 del codice di procedura penale per cui<br />
deve cercare prove non solo contro ma anche<br />
a favore dell’indagato, anche se ignoto». Per<br />
esempio, deve chiedersi se il Dna sia stato<br />
lasciato dall’autore del delitto o da chi aveva<br />
interesse a creare prove contro un innocente<br />
(calunnia grave).<br />
Ed è vero che si può nominare o avvalersi<br />
di un consulente, ma questo deve<br />
essere imparziale e non deve essere chi<br />
ha già espresso un giudizio perché, ferma<br />
restando la bravura e la grande competenza<br />
dei Ris, è umano che si possa essere portati<br />
a difendere il proprio precedente giudizio.<br />
A parte ciò, quando si è in presenza di un<br />
accertamento irripetibile prima della distruzione<br />
dell’unico reperto di Dna disponibile<br />
la legge prevede che il Pm chieda al Gip<br />
di nominare un perito o collegio di periti,<br />
per acquisire una prova legale piena che<br />
solo il giudice può acquisire. L’articolo 111<br />
della Costituzione «la prova si forma nel<br />
contraddittorio tra le parti davanti ad un<br />
giudice terzo e imparziale» e se deve essere<br />
terzo e imparziale il giudice così lo deve<br />
essere anche il perito da lui nominato o il<br />
consulente nominato dal Pm.<br />
Ma se queste due prime domande riguardano<br />
principi giuridici, altre tre si sono imposte<br />
leggendo le carte processuali e anche la<br />
sentenza di primo grado dove è riconosciuto<br />
che il furgone bianco tanto citato è «compatibile»<br />
ma non «uguale» a quello del muratore<br />
bergamasco.<br />
Così come si scopre che, sempre da sentenza<br />
di primo grado a pagina 111, in merito<br />
alle utenze telefoniche, il telefonino di Yara<br />
«agganciava, come ultima volta, la cella di<br />
Brembate Sopra via Ruggeri settore 3» (compatibile<br />
con la palestra dove è scomparsa) e<br />
13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />
49
PROCESSI ECCELLENTI<br />
quello di Bossetti a pagina 113 della stessa<br />
sentenza agganciava, sempre come ultima<br />
volta, alle 17,45 la cella di Mapello settore<br />
3 (compatibile con la sua abitazione). Ma<br />
la stessa sentenza dichiara «in sostanza<br />
sia la vittima che l’imputato hanno come<br />
ultimo aggancio la cella di Mapello sebbene<br />
a un’ora di distanza».<br />
Da qui la terza domanda: com’è possibile<br />
che la stessa sentenza parli, a due<br />
pagine di distanza, di una «compatibilità»<br />
dei tabulati telefonici seppur questi non<br />
corrispondano per niente?<br />
La quarta domanda riguarda ancora il<br />
Dna. La perizia dei Ris datata 6 dicembre<br />
2012 evidenzia da una parte il profilo genetico<br />
di Ignoto 1 e di quello dell’insegnante<br />
di ginnastica Silvia Brena, dall’altra altri<br />
11 profili genetici mai uguali a quelli di<br />
Bossetti.<br />
Per quale motivo non si è cercato di<br />
indagare sull’appartenenza degli altri<br />
profili genetici? L’omicida non poteva<br />
avere con sé qualche complice?<br />
Questa domanda è anche legata alla<br />
Scambio di mail<br />
Le mail tra un esperto di<br />
immunoematologia forense e<br />
il procuratore Letizia Ruggeri<br />
dove già nel 2012 si parla<br />
di «figli illegittimi», quindi<br />
ancor prima che sul tema<br />
si esprimessero i Ris.<br />
50 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong><br />
difficoltà che, a oggi, si è fatta nel ricostruire<br />
la dinamica dell’accaduto. Infatti,<br />
appare strano che Yara, una ragazzina di<br />
13 anni dolce e che ancora giocava con<br />
Hello Kitty, si possa essere avvicinata al<br />
furgone dell’imputato, a lei sconosciuto,<br />
per accettare un passaggio. Così come<br />
appare impossibile che nessuno si sia accorto<br />
che una persona, in mezzo a una<br />
strada, stesse rapendo una ragazzina.<br />
Questa seconda possibilità la stessa<br />
Procura non è mai sembrata molto incline<br />
ad accettarla, non avendo mai contestato<br />
all’imputato il sequestro di persona.<br />
Va tenuto anche conto che tra le 18 e<br />
le 20 di quel 26 novembre 2010 nella zona<br />
della palestra di Brembate sono transitate<br />
ben 118 mila diverse utenze telefoniche,<br />
quindi altrettante persone (e nessuna di<br />
queste corrispondenti a Bossetti) e neppure<br />
una ha notato qualcosa.<br />
La presenza quindi di un possibile<br />
complice che quantomeno conoscesse la<br />
ragazzina appare un’ipotesi da percorrere<br />
per cercare di rendere ancora più credibile<br />
l’indagine della procura. Trascurare gli 11<br />
reperti di Dna ritenendoli, a priori, non<br />
interessanti appare bizzarro considerando<br />
che questi si riferiscono a peli, sangue cute<br />
e, forse, sudore o vomito.<br />
Esiste poi una quinta e ultima domanda<br />
che riguarda la perizia dei Ris consegnata<br />
alla procura di Bergamo il 6 dicembre<br />
2012. In questa perizia dettagliata<br />
- lunga quasi 300 pagine - si ricostruiscono<br />
scientificamente tutti i reperti recuperati<br />
sul corpo della povera Yara Gambirasio.<br />
Al termine di questa perizia si individua<br />
in Ignoto 1 il profilo genetico più significativo<br />
trovato sul corpo della vittima.<br />
Ma Ignoto 1 in questa stessa perizia dei<br />
Ris non era ancora stato individuato in<br />
Bossetti, arrestato soltanto nel giugno del<br />
2014, né tantomeno si evince dalla perizia<br />
che sia riferibile a un fantomatico figlio<br />
illegittimo.<br />
E allora perché già a luglio del 2012 il<br />
procuratore Letizia Ruggeri parlava con<br />
la stampa dicendo che si stava battendo<br />
la pista di un figlio illegittimo?<br />
E ancora come poteva essere presente<br />
nella perizia dei Ris una mail (riprodotta<br />
sotto nella pagina, ndr), giunta proprio il<br />
6 dicembre 2012 alle 17,52 al procuratore<br />
Ruggeri, in cui un dottore esperto in immunoematologia<br />
forense scrive: «Gentile<br />
dottoressa Ruggeri dopo l’interessante colloquio<br />
di martedì dove le ho fornito i dati<br />
sui figli illegittimi del nostro archivio ho<br />
pensato che potrebbero esservi utili anche<br />
i dati relativi alla tipizzazione del Dna che<br />
abbiamo raccolto nel nostro archivio a partire<br />
dal 2005...».<br />
Quindi ancor prima che i Ris si esprimessero<br />
su Ignoto 1 e sul fatto che questo<br />
appartenesse a un figlio illegittimo, la Procura<br />
già sapeva e cercava negli archivi?<br />
Questi cinque quesiti appartengono<br />
alla volontà di fare estrema chiarezza per<br />
evitare, come spesso accade purtroppo in<br />
Italia, che indagini e processi lunghissimi<br />
e costosissimi non trovino in una sentenza<br />
chiara lo sbocco più naturale perché, è bene<br />
ricordarlo, in questo processo c’è soltanto<br />
una vittima, Yara Gambirasio, che aspetta<br />
da cinque anni il colpevole e non un colpevole.<br />
n<br />
© RIPRODUZIONE RISERVATA
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA<br />
#LEFFEPERNORCIA<br />
NON SI VIVE DI SOLO PANE<br />
A Norcia, Leff e si impegna a costruire<br />
la cappella antisismica per la comunità,<br />
donando tutti i proventi derivanti dalla vendita<br />
dell’edizione speciale #Leffepernorcia<br />
orcia è uno dei centri più colpiti<br />
dal terremoto del centro Italia e<br />
l’immagine del crollo della<br />
basilica di San Benedetto è il<br />
simbolo della distruzione non solo<br />
di un capolavoro quasi millenario,<br />
ma anche di un luogo dove i giovani<br />
monaci benedettini (età media 30<br />
anni), incontravano la comunità cui<br />
sono fortemente legati. Entra in scena<br />
Leffe, birra belga d’abbazia nata nel<br />
1240 grazie all’impegno e all’operosità<br />
di un gruppo di monaci norbertini. E<br />
la comunanza tra i due ordini scatena<br />
l’iniziativa #LeffeperNorcia.<br />
La nuova cappella<br />
è la prima fase di<br />
un progetto che<br />
porterà alla costruzione<br />
dell’abbazia defi nitiva.<br />
effe dà il via alla costruzione<br />
di una cappella antisismica<br />
in cui i monaci potranno<br />
celebrare messa, accogliere i fedeli,<br />
dare conforto o semplicemente<br />
ascoltare chi è in difficoltà. Contribuire<br />
alla ricostruzione è un piacere, basta<br />
acquistare la special edition della<br />
straordinaria Leffe Blonde,<br />
riconoscibile da un incarto<br />
bianco con tutte le info<br />
sul progetto che mira a<br />
realizzare una cappella<br />
in legno a San Benedetto<br />
in Monte. I proventi derivati dalle<br />
vendite delle 100.000 bottiglie<br />
sono donati per una<br />
costruzione che è attesa<br />
da tutta la cittadinanza.<br />
Per brindare ai progressi:<br />
leffepernorcia.it<br />
www.leffepernorcia.it
FATICACCE EDITORIALI<br />
AVANTI?<br />
NO, INDIETRO TUTTA<br />
Doveva segnare la ripartenza di Matteo Renzi,<br />
la summa programmatica e di pensiero dopo l’elaborazione<br />
della sconfitta al referendum. Niente di tutto ciò:<br />
il libro dell’ex premier è un’occasione perduta.<br />
E a «denunciare» il tentativo fallito non sono gufi,<br />
professoroni e parrucconi ma i suoi amici più vicini.<br />
di Andrea Marcenaro<br />
D<br />
ice che Avanti, il suo libro,<br />
non è un’operazione commerciale.<br />
Concesso, senza<br />
fatica. Dice che non è roba<br />
da festa dell’Unità, vale a<br />
dire il solito comizione per<br />
galvanizzare il popolo piddino. Concesso anche<br />
questo, quantunque con sforzo lievemente<br />
maggiore. Garantisce che «Avanti è un modo<br />
per mettersi a nudo davanti alla propria gente».<br />
Ha voluto sottolineare queste tre cose, Matteo<br />
Renzi, nella sua e-news di lunedì 10 luglio. E la<br />
sua gente le ha prese per buone.<br />
È che poi, vedendolo davvero nudo, non è<br />
che si sia levato tutto un oh! di apprezzamento.<br />
In pochi se ne sono usciti con l’auspicato:<br />
accidenti che fisico rigenerato, il Renzi! Hanno<br />
piuttosto, alcuni, notato un di più di pancetta.<br />
Quel lunedì, quando già siti e giornali sono<br />
pieni di anticipazioni e di capitoli del libro distribuiti<br />
a raggiera dall’editrice Feltrinelli, già si era<br />
consumato il piccolo scandalo dell’«aiutiamoli<br />
a casa loro» a proposito dei migranti.<br />
Perfino Pier Luigi Bersani, l’uomo più barcollante<br />
e sbandato del Paese, ma in piena sintonia<br />
con il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem,<br />
s’era concesso il lusso di bollare come<br />
«balzana» e «di destra» l’idea renziana di abbassare<br />
le tasse in deficit. E avevano incominciato,<br />
i più maligni, a far circolare l’idea che quella<br />
premessa così umana, forse troppo, e a cuore<br />
così aperto, forse troppo («questa volta nessun<br />
resoconto sui numeri dell’Istat, una semplice<br />
chiacchierata tra amici»), potesse effettivamente<br />
52 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>
Matteo Renzi,<br />
42 anni, ha<br />
appena<br />
mandato<br />
in libreria<br />
il suo Avanti.<br />
Perché l’Italia<br />
non si ferma<br />
(Feltrinelli).<br />
Agf<br />
13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />
53
FATICACCE EDITORIALI<br />
far pensare più a un modo spregiudicato di promuovere<br />
il volume che a un esame di coscienza<br />
avviato con gli iscritti. Che pazienza, fin qui.<br />
Il problema più serio era un altro. Era che<br />
tutte quelle anticipazioni di stampa, tutti quei<br />
paragrafoni dedicati ciascuno a un problema,<br />
sembrava non riuscissero a far recedere di un<br />
passo la delusione non dei nemici, ma degli amici<br />
di Renzi. Anzi, degli amicissimi. Di coloro che<br />
lo avevano difeso a spada tratta nel referendum,<br />
prima, e nelle elezioni primarie poi. Di quelli che<br />
avevano sventolato per anni la bandiera della<br />
novità renzista. Parevano proprio non farcela, gli<br />
ordinati capitoletti di Avanti, a sollevare il morale<br />
e la fiducia dei critici sinceri del segretario.<br />
Di quegli schieratissimi sostenitori, cioè, che<br />
ormai da parecchie settimane non riuscivano<br />
a nascondere la delusione per quel loro leader<br />
insabbiato, impacciato e come incapace di scuotersi<br />
per cercare la nuova strada resa obbligatoria<br />
dalla solenne tranvata del 4 dicembre.<br />
Era stato Claudio Velardi, dal suo blog, ad<br />
aprire le danze per riassumere il disagio di un<br />
renzismo ripiegato quasi sulla depressione: sei<br />
fermo al 4 dicembre, caro amico mio, se vuoi<br />
tornare a parlare all’Italia devi cambiare linguaggio.<br />
E per cambiare linguaggio, è la tua testa che<br />
devi cambiare.<br />
Giuliano Ferrara glielo stava ripetendo per la<br />
centesima volta dalle colonne del Foglio: la sconfitta<br />
referendaria, certo, un’enorme occasione<br />
perduta. Ora basta, però. È cambiato il contesto,<br />
si è ribaltato. Siamo tornati in un mondo dove i<br />
partiti contano più dei leader. Si è riaperta l’era<br />
del proporzionale. Per coincidenti nostalgie da<br />
sinistra e da destra? Vero.<br />
Ma da lì bisognerà ripartire, per un progetto<br />
capace di mordere. Non ci sono santi. E non sarà<br />
un libro destinato alla vivisezione riga per riga,<br />
a farlo. Proprio questo pare stia succedendo,<br />
mentre un Avanti paradossalmente già digerito<br />
ancora non è impilato sugli scaffali delle librerie<br />
italiane. Nessuna meraviglia se Enrico Franceschini,<br />
o Romano Prodi, prendono adesso più<br />
nettamente le distanze da un segretario del Pd<br />
54 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong><br />
SI RIMPROVERA<br />
A RENZI<br />
DI RINCORRERE<br />
UN POPULISMO<br />
ALLA GRILLINA,<br />
LA LATITANZA<br />
SULLA RIFORMA<br />
DELLA GIUSTIZIA<br />
Claudio Velardi<br />
Nel suo blog lo storico<br />
esponente della sinistra,<br />
fa questa diagnosi:<br />
Matteo Renzi non ha<br />
superato la sindrome<br />
depressiva del dopo<br />
«4 dicembre».<br />
Giuliano Ferrara<br />
Anche l’ex direttore del<br />
Foglio esorta Renzi<br />
a mettere da parte<br />
la sconfitta referendaria<br />
e prendere atto che<br />
oggi i partiti contano<br />
più dei leader.<br />
appoggiato fin qui con la boccuccia sempre di<br />
traverso. Nessuna meraviglia che Walter Veltroni<br />
abbia reso esplicito, tramite posta prioritaria,<br />
quel suo fare falsamente comprensivo e solidale.<br />
Nessuna meraviglia se un Carlo Calenda,<br />
troppo ritroso sulla propria carriera politica per<br />
suonare sincero, martella ogni giorno precisazioni<br />
polemiche con la politica economica del Renzi<br />
che lo ha voluto in quel posto. Ma l’insofferenza<br />
degli amici un secolo fa d’alemiani, e che ora<br />
hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo per Matteo,<br />
quella sì che colpisce.<br />
Fabrizio Rondolino aveva affrontato<br />
roventi platee televisive a mani nude,<br />
per battersi nel nome delle buone ragioni renziane.<br />
Aveva fatto ogni giorno, sull’Unità, da<br />
controcanto al Fatto quotidiano e alla lugubre<br />
supponenza travagliesca. Aveva fondato un sito<br />
come Italiaincammino.it, che di più entusiasticamente<br />
renziofili, francamente, nemmeno<br />
col lanternino. Finché, un bel giorno di giugno,<br />
Rondolino comunica e fa sapere a tutti, addio,<br />
«lascio l’impegno pubblico e l’attività politica<br />
nelle forme praticate finora. Per dedicarmi alla<br />
scrittura».<br />
Nessun tradimento, intendiamoci, nessuna<br />
sfiducia sbandierata contro il leader appoggiato<br />
di slancio fino al giorno prima. Anzi, «continuo a<br />
considerare Matteo Renzi la risorsa più pregiata<br />
della politica italiana». Tant’è. Pochi giorni, e<br />
arriva il «Non ti reggo più» di Velardi. Accompagnato<br />
da un sottofondo di brontolii disillusi<br />
degli amici più stretti nei caffè e sui social. E non<br />
Imagoeconomica (2)
FATICACCE EDITORIALI<br />
c’è libro che tenga, o almeno così pare, finora.<br />
Pioveranno probabilmente le vendite di<br />
Avanti. Dilagano, per adesso, i mal di pancia<br />
nel circolo più stretto. Si rimprovera a Renzi di<br />
rincorrere un populismo alla grillina. Si rimprovera<br />
la latitanza di posizioni chiare sulla riforma<br />
radicale della Giustizia.<br />
E non bastano le giuste professioni di garantismo,<br />
non sempre lineari, in verità, rivendicate<br />
con orgoglio in un importante ma deludente<br />
capitolo. Si rimprovera l’ambiguità grave di<br />
estendere il codice antimafia ai sospetti di corruzione.<br />
Neanche imputati, sospetti. Non è stato<br />
apprezzato l’allineamento (tardivo) alle critiche<br />
del magistrato Raffaele Cantone. Giusto, in extremis,<br />
ma la battaglia contro le invadenze alla<br />
Davigo sarebbero tutt’altra cosa.<br />
Quando è il sito del Pd ad anticipare<br />
le pagine del libro sui migranti con la<br />
fatidica frase «aiutiamoli a casa loro», sembra addirittura<br />
un galoppo paraleghista. Non è vero. E<br />
la fantastica battuta di Lercio, il sito satirico: «La<br />
frase è stata estrapolata da un discorso razzista<br />
più complesso», provoca risate a denti stretti.<br />
Resta probabile un fatto: ogni difetto comunicativo<br />
nasconde un’incertezza programmatica.<br />
Luca Sofri, che di Matteo Renzi è stato spesso<br />
estimatore, l’ha spiegato bene: è vero che le reazioni<br />
suscitate da quella frase «guardano al dito<br />
invece che alla luna», ma se quel dito è riuscito<br />
a oscurare la luna, «forse c’è qualcosa che non<br />
va in quel dito (e in quella testa)».<br />
L’immigrazione è tema epocale e drammatico,<br />
richiede respiro e spregiudicatezza che<br />
nessuno, ma nemmeno il libro del segretario<br />
Pd sembra avere. Si parla di un nuovo piano<br />
Marshall per l’Africa. Ottima idea. Accompagnata<br />
da nuove forme di controllo dei paesi occidentali<br />
sui ras locali? Esercitate come? Da adeguati<br />
neocolonialismi? Chissà. Avanti non risponde.<br />
Mai cedere alla rassegnazione o al pessimismo.<br />
Renzi, lui, bravo è senz’altro. Quanto a noi,<br />
aspetteremo l’uscita di Più avanti.<br />
n<br />
© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />
Paolo «il temporeggiatore» irrita Matteo<br />
di Keyser Söze<br />
L’ultima ritirata il premier, Paolo<br />
Gentiloni, l’ha compiuta venerdì<br />
7 luglio. L’ennesimo colloquio<br />
tra un segretario del Pd<br />
spericolato, cioè Matteo Renzi,<br />
e un Presidente del consiglio,<br />
prudente per non dire statico.<br />
La «spina» da affrontare in<br />
quell’occasione, era la<br />
questione dello Ius soli, il<br />
provvedimento che dovrebbe<br />
rendere più facile l’acquisizione<br />
della cittadinanza per gli<br />
stranieri residenti in Italia.<br />
Il leader del Pd ne ha fatto una<br />
bandiera per i diritti civili, ma<br />
l’invasione degli immigrati di<br />
queste settimane ha reso tutto<br />
più difficile. «Paolo cosa vuoi<br />
fare?» sono le parole con cui<br />
Renzi ha posto il tema al suo<br />
interlocutore. «Se non hai voglia<br />
di andare avanti, visto che ogni<br />
giorno ce ne è una, facciamo la<br />
crisi sullo Ius soli. La poniamo<br />
come una questione di<br />
principio…». Parole troppo<br />
pugnaci per Paolo «il<br />
temporeggiatore».<br />
«A Matte’» è stata la risposta,<br />
col tono romanesco che trasuda<br />
di cinismo andreottiano, di chi<br />
ne ha viste troppe per<br />
impressionarsi, «se vediamo che<br />
non ce la facciamo, che vuoi fa’?<br />
Ritiriamo il provvedimento».<br />
E già, il moto inerziale, senza<br />
scossoni, né accelerazioni,<br />
è quello che predilige l’attuale<br />
premier, fedele al motto<br />
«perché fare oggi, ciò che<br />
si può fare domani?». E con<br />
questo atteggiamento senza<br />
spigoli né grandi ambizioni,<br />
Gentiloni si è conquistato la<br />
simpatia di molti: in Europa e tra<br />
i poteri forti nostrani. Tanto - è la<br />
tesi - non dà fastidio. Insomma,<br />
un democristiano d’antan. Una<br />
via di mezzo tra Giulio<br />
Andreotti e Arnaldo Forlani. Un<br />
simile atteggiamento, però, può<br />
piacere solo a chi vuole<br />
mantenere lo «status quo» non<br />
certo a un Paese che ha un<br />
disperato bisogno di cambiare.<br />
Per cui se, per ora, Gentiloni<br />
va bene, col passare dei mesi<br />
andrà sempre più stretto<br />
alla maggioranza degli italiani.<br />
O meglio, andrà bene<br />
all’opposizione, che potrà<br />
offrire un altro esempio dei<br />
ritardi di governo del<br />
centrosinistra. Meno bene agli<br />
scissionisti del Pd, che hanno un<br />
gran bisogno di smarcarsi dal<br />
governo per mostrare la propria<br />
identità: non per nulla Massimo<br />
D’Alema teorizza di lasciare la<br />
maggioranza. Ma chi sarà<br />
messo più in difficoltà dalla<br />
tattica di Paolo «il<br />
temporeggiatore» sarà il Pd:<br />
l’inerzia non è certo un modello<br />
di governo. E rischia di non<br />
essere un buon viatico per le<br />
prossime elezioni politiche. Ed è<br />
il motivo per cui Renzi freme.<br />
«Dicono» spiega l’ex-premier<br />
«che a Bruxelles preferiscano<br />
Gentiloni a me. Non mi<br />
meraviglia. Meglio avere a che<br />
fare con un governo debole, che<br />
con un governo forte. Un<br />
governo debole non può certo<br />
mettere in discussione il fiscal<br />
compact!». È la vecchia storia<br />
che racconta un esponente del<br />
Pd di lungo corso come<br />
Umberto Ranieri: «Oggi Renzi è<br />
odiato in giro. Come lo sono<br />
stati Bettino Craxi e dopo di lui<br />
Silvio Berlusconi. In questo<br />
Paese per non essere odiato<br />
non devi far nulla, non devi<br />
cambiare nulla».<br />
© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />
Chi è Keyser Söze: lo pseudonimo è tratto<br />
dal film-cult I soliti sospetti, dove quel<br />
personaggio è interpretato da Kevin<br />
Spacey (foto), e nasconde un importante<br />
rappresentante delle istituzioni, che su<br />
<strong>Panorama</strong> racconta la politica dal di dentro.<br />
56 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>
messaggio promozionale di<br />
Netcom Group: un’azienda virtuosa, competitiva<br />
e credibile tutta italiana<br />
Da Napoli si lavora per tutto il mondo<br />
all’unione di tre realtà già presenti sul mercato, quali Media Motive, Netcom<br />
Industry ed EcoPlus (quest’ultima, oggi inglobata dalla Netcom Industry, ha<br />
lasciato il posto alla Netcom Sistemi) nel 2006 è nata Netcom Group S.P.A.,<br />
società di ingegneria che fornisce soluzioni progettuali e manutentive nei<br />
settori delle telecomunicazioni, media TV ed automotive.<br />
Nel corso degli anni, questa realtà tutta campana si è evoluta velocemente grazie<br />
alle sue innovative soluzioni High Tech su misura; in breve tempo è riuscita ad<br />
affermare la propria leadership nel settore ICT ed in quello dell’Ingegneria delle<br />
telecomunicazioni, senza mai dimenticare di esplorare e penetrare le nuove opportunità<br />
di sviluppo offerte dal mercato globale. Il Gruppo, negli ultimi<br />
centro di<br />
eccellenza<br />
di competenza<br />
ingegneristica<br />
anni ha ampliato notevolmente il proprio portafoglio clienti, tra i<br />
quali si annoverano marchi prestigiosi come H3G, Huawei, SKY,<br />
Gruppo FIAT (FCA) e le sue consociate. Ad illustrarci la mission di<br />
questa società giovane e dinamica è Domenico Lanzo, manager di<br />
esperienza e dalle spiccate capacità imprenditoriali, proprietario di questo<br />
brand di successo.<br />
Dott. Lanzo, cosa rende la Netcom Group uno dei gruppi più competitivi sul mercato internazionale?<br />
“La nostra società, centro di eccellenza di competenze ingegneristiche rivolte alla Business Innovation, è capace di concepire<br />
soluzioni all’avanguardia in grado d’incidere in modo significativo sulla efficienza dei processi di ingegnerizzazione, mediante<br />
l’applicazione di evolute tecnologie informatiche.<br />
Oggigiorno la nostra visione ci permette di supportare concretamente e proattivamente i clienti nei processi ICT più innovativi,<br />
cercando di anticiparne i bisogni, come nel campo della cyber security. In un mondo fatto di accessi multipli, connessioni<br />
remote ad ogni apparato digitale, siamo passati dalla casa interconnessa con il mondo all’automobile connessa con autoguida.<br />
Entro pochi anni la differenza tra uno smartphone ed un’automobile consisterà solo nel fatto che il primo non avrà le “ruote”.<br />
Questo sta creando non pochi allarmi per la sicurezza a bordo veicolo che non vanno assolutamente trascurati.<br />
La Netcom sta creando, pertanto, un gruppo di ricerca specializzato in anti intrusioni per la sicurezza dei veicoli stradali”.<br />
Quanto è importante per voi il capitale umano?<br />
“Moltissimo. La professionalità dei nostri giovani, circa 330, rappresenta quel “quid pluris” al servizio dei clienti. Dalle 4 sedi<br />
operative di Napoli, Milano, Torino e Roma, tutto il personale, laureato nei vari indirizzi d'Ingegneria, opera trasversalmente<br />
sia nel settore delle comunicazioni di massa che in quelli più selettivi della difesa e dei trasporti, per offrire prodotti innovativi<br />
e di grande qualità tecnica. Tutto il team, che negli anni è riuscito a sfatare i luoghi comuni di un Sud Italia incapace di creare<br />
sviluppo e ricerca d’avanguardia, punta all’internazionalizzazione. Il nuovo programma di sviluppo messo in azione dal secondo<br />
semestre 2016 prevede una espansione attraverso operazioni di acquisizione di aziende complementari nei diversi settori di<br />
mercato. Una operatività limitata ai soli confini nazionali comincia ad essere un vincolo troppo forte per una visione di<br />
business che va oltre il mediterraneo”.
FENOMENI EDITORIALI<br />
D<br />
al parlamento al comodino.<br />
È più autentico Paolo Gentiloni,<br />
che i libri «non ha più<br />
tempo di leggerli», o Matteo<br />
Renzi che non smette di<br />
scriverli? La politica è finita.<br />
Ma sullo scaffale. Per vendicarsi delle «ventisei<br />
coltellate», l’ex sindaco, Ignazio Marino, ha<br />
scritto Un marziano a Roma (Feltrinelli). Per<br />
candidarsi alle primarie del Pd, Michele Emiliano<br />
ha sudato perché Chi non lotta ha già perso<br />
(Rizzoli). In fuga dall’Italia, e da Renzi, Enrico<br />
Letta ha raccolto pensieri Contro venti e maree<br />
(Laterza). E ancora. Da «Professore», Romano<br />
Prodi ha studiato Il piano inclinato (Il Mulino),<br />
ma da esperto di coalizioni, durante la presentazione<br />
del suo libro, si è offerto d’«incollare»<br />
Renzi e Giuliano Pisapia: «Posso fare il Vinavil».<br />
Ebbene, come si vede, nessuno di questi<br />
libri è scritto per essere letto ma tutti servono<br />
per liberarsi dai propri mostri. E non sono solo<br />
saggi, memorie e diari. Da anni il nostro ministro<br />
della Cultura, Dario Franceschini, si esibisce<br />
nel romanzo che come scriveva il filosofo Jean-<br />
Paul Sartre è il «docile e spaventoso feticcio».<br />
«E a me arrivano ancora i racconti di Walter<br />
Veltroni a cui va riconosciuto il primato di<br />
uomo politico prestato alla scrittura» dice Giulio<br />
Ferroni, docente emerito alla Sapienza di Roma<br />
ed «Erodoto» della nostra letteratura italiana,<br />
che da anni auspica la necessità di un’ecologia<br />
del libro, insomma la decrescita felicissima.<br />
Logorati dalla televisione, scacciati dalle<br />
piazze e maltrattati dalle urne, i parlamentari si<br />
sono rifugiati in tipografia. E poi c’è la Noia. Per<br />
scongiurare il pericoloso male, l’ex segretario<br />
dell’Udc, Marco Follini, ha riflettuto appunto<br />
su Noia, politica e noia della politica. Lo ha<br />
pubblicato la nobile Sellerio e contiene il più<br />
severo tra i moniti. È del poeta Paul Valery:<br />
«Siamo tutti condannati a diventare noiosi!».<br />
«E però, la vera domanda è sapere chi glieli<br />
Adesso tocca al diario-manifesto di<br />
Renzi. Ma ogni esponente del Palazzo<br />
che si rispetti è autore di saggi, biografie,<br />
romanzi. Con alterne fortune di vendita.<br />
di Carmelo Caruso<br />
ENRICO<br />
LETTA<br />
Il saggio dell’ex<br />
premier parla<br />
di grandi scenari:<br />
«Rilanciare<br />
la leadership<br />
italiana in Europa<br />
e far tornare<br />
il nostro Paese<br />
protagonista» .<br />
ALESSANDRO<br />
DI BATTISTA<br />
«Oggi indignarsi<br />
non basta più»<br />
scrive il 39enne<br />
deputato<br />
5 Stelle nel suo<br />
libro che ha<br />
venduto<br />
16 mila copie.<br />
MICHELE<br />
EMILIANO<br />
Le molte vite<br />
- «migrante<br />
economico»,<br />
magistrato,<br />
politico - sono<br />
al centro del libro<br />
del 58enne<br />
governatore<br />
della Puglia.<br />
VOGLIO UNA<br />
VITA IN CARTA<br />
STAMPATA<br />
58 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong><br />
LIBROCRA
ROMANO<br />
PRODI<br />
«Senza uguaglianza<br />
la stessa crescita<br />
rallenta e le crepe<br />
nella coesione<br />
sociale alimentano<br />
i populismi»,<br />
decreta il 77enne<br />
ex premier nel suo<br />
recente saggio.<br />
ZIA<br />
scriva dato che pure il Memoriale di Napoleone,<br />
si racconta, non sia di Napoleone» si chiede<br />
ancora Ferroni che da settimane viene allagato<br />
dalla newsletter di Renzi, uno che di volumi ne<br />
ha già scritti nove se si esclude l’ultimo, Avanti,<br />
uscito giusto il 12 luglio (vedi articolo a pag. 52).<br />
Annunciato dopo le dimissioni da Palazzo Chigi,<br />
si dice sia stato scritto e riscritto da Renzi, che,<br />
insoddisfatto come il Manzoni, ne ha cambiato<br />
il finale. Non solo. Per condividere le sue fatiche,<br />
il segretario del Pd, il 5 luglio, ha pure postato<br />
sul suo profilo Twitter la foto dei caffè che è<br />
stato costretto a bere: «Notte di rilettura, come<br />
ai tempi dell’università. 238 pagine e sei caffè<br />
dopo, ci siamo». Di sicuro dobbiamo dire grazie<br />
a un altro libro, Di Padre in figlio, (Paper First),<br />
scritto dal giornalista de Il Fatto Quotidiano Marco<br />
Lillo, per averci svelato non tanto i pasticci<br />
da babbo di Tiziano Renzi quanto i tormenti del<br />
figlio Matteo che al telefono dice: «Papà, non<br />
ti credo». Ed è bastata, ancora, una pagina del<br />
libro Poteri forti (o quasi) (La Nave di Teseo),<br />
dell’ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio<br />
de Bortoli, ad appannare irrimediabilmente<br />
la luce dell’ex ministro delle Riforme, Maria<br />
Elena Boschi, che, nel 2015, scrive De Bortoli,<br />
«non ebbe problemi a rivolgersi direttamente<br />
all’amministratore delegato di Unicredit, Federico<br />
Ghizzoni, e chiese di valutare una possibile<br />
acquisizione di Banca Etruria…».<br />
Seppelliti dalla carta? «A volte un libro<br />
può favorire una crisi di governo. Ricordo<br />
che Ammazziamo il Gattopardo, del giornalista<br />
Alan Friedman, non dico che causò la fine del<br />
governo Monti ma di certo la accelerò» spiega<br />
Alessia Dimitri che a Rizzoli si è occupata di<br />
classici e che oggi lavora con gli effimeri «perché<br />
è chiaro che il libro di un politico segue la sua<br />
parabola». E però non solo li cercate, ma li pubblicate<br />
e forse glieli scrivete pure… «In alcuni<br />
casi però vendono e anche bene» risponde<br />
la Dimitri. Il libro di Alessandro Di Battista,<br />
A testa in su, (Rizzoli) ha venduto 16 mila<br />
copie. La prosa è spericolata al punto<br />
che il Foglio ogni mattina ne riproduce<br />
un frammento. Ci limitiamo a proporre<br />
alcune schegge notevoli: «Per quasi due<br />
anni viaggiai in autostop per l’America Latina<br />
alla ricerca di spremute di umanità»; «Conoscere<br />
il turpiloquio è fondamentale quando si viaggia.<br />
Infilare qualche trivialità autoctona nei tuoi<br />
discorsi riduce persino le possibilità di essere<br />
derubato». Secondo una ricerca di Gfk, lo scorso<br />
anno i libri dei politici che hanno più venduto sono<br />
quelli di Matteo Salvini, Secondo Matteo (20<br />
mila copie), Di Battista (16 mila), Marino (9 mila<br />
copie). «Ma la verità è che per due che decidiamo<br />
di pubblicare ben 8 li rifiutiamo» aggiunge<br />
Alessia Dimitri che si è occupata della biografia<br />
di Emiliano, il Mangiafuoco del Pd, che, leggete<br />
un po’, da magistrato arrivò ad Agrigento così:<br />
«Scesi dalla motocicletta davanti alla procura,<br />
in un’atmosfera che mi sembrò Mezzogiorno di<br />
fuoco». Più che biografia sembra epica. Eppure<br />
non solo si fa leggere ma diverte e funziona<br />
più della caricatura che di Emiliano ne ha fatto<br />
Maurizio Crozza.<br />
«E tutti sono forme esibizionistiche di sé. Il<br />
problema è che i libri degli onorevoli di destra<br />
si possono stroncare mentre quelli di sinistra<br />
si devono recensire» riflette Ferroni che parla<br />
quasi di morbo della prosa, la librocrazia per<br />
contagio. La verità è che resta ancora la carta il<br />
più vasto ricovero di peones e reduci, rimane<br />
la quarta (di copertina) la tenda dell’onorevole.<br />
E dunque per catarsi ha scritto Achille Occhetto,<br />
ultimo segretario del Pci, i suoi Pensieri<br />
di un ottuagenario (Sellerio), un tortuoso itinerario<br />
inverso: da Marx a Nietzsche. Più utile di<br />
un’auto blu, più prestigioso di un’onorificenza,<br />
più necessario di un vitalizio, solo il libro ha<br />
rimpicciolito i politici (in tascabili), solo i libri<br />
possono permettervi di mandarli... (in archivio).<br />
Attenzione, però. Non provate mai a bruciarli<br />
come han tentato di fare i centri sociali di<br />
Bologna con quello di Salvini. Non lo potevano<br />
sapere ma è l’ambizione di ogni scrittore (e<br />
politico). Racconta Bertolt Brecht che quando il<br />
regime ordinò un rogo di libri, un poeta si accorse,<br />
sgomento, che dall’elenco mancava il suo.<br />
Fu così che «corse al suo scrittoio, alato d’ira, e<br />
scrisse ai potenti una lettera. Bruciatemi!, scrisse<br />
di volo, bruciatemi! Questo torto non fermatelo!<br />
Non lasciatemi fuori! Che forse la verità non l’ho<br />
sempre, nei libri miei, dichiarata?».<br />
n<br />
© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />
AGF (2) - Imagoeconomica (2)<br />
13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />
59
REPORTAGE<br />
LE DUE COREE<br />
COSÌ SIMILI, COSÌ DIVERSE<br />
Una penisola, due capitali, due ideologie, due Stati agli antipodi. Da oltre<br />
60 anni, Nord e Sud sono Paesi divisi dall’ultima cortina di ferro del mondo.<br />
Foto di Luca Faccio/Asablanca.Com<br />
Una è retta da un dittatore, Kim Jong-un, che si balocca con testate nucleari ed è ostile all’Occidente. L’altra<br />
è pacifica, tecnologicamente avanzata, innamorata del capitalismo. Ma in tutte e due vive la stessa popolazione,<br />
forzatamente separata pur con radici comuni. Lo racconta, in questo reportage, il fotografo e documentarista Luca<br />
Faccio, che dopo aver viaggiato per 12 anni in entrambe le nazioni, le ha descritte nel libro «Common Ground».<br />
Corea del Nord<br />
60 <strong>Panorama</strong> | 0 mese <strong>2017</strong>
Guerra<br />
e pace<br />
Nella pagina<br />
a sinistra,<br />
un’accompagnatrice<br />
davanti al Museo<br />
della Guerra<br />
a Pyongyang, che<br />
ricorda il conflitto<br />
fra le due Coree<br />
fra il 1950 e il 1953;<br />
il museo, pieno<br />
di propaganda,<br />
è una visita<br />
obbligata<br />
per qualunque<br />
visitatore. A fianco,<br />
una turista<br />
sudcoreana al<br />
Museo della guerra<br />
di Seul, di fronte<br />
alla base americana<br />
della capitale.<br />
Corea del Sud<br />
13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />
61
REPORTAGE<br />
KIM JONG-UN, IL ROMPICAPO<br />
IRRISOLTO PER TRUMP<br />
di Vittorio Emanuele Parsi<br />
GettyImages<br />
Il lancio con successo di un missile<br />
balistico intercontinentale da parte<br />
del regime di Pyongyang lo scorso<br />
4 luglio rappresenta una grave<br />
escalation nella crisi sempre più<br />
aggrovigliata che contrappone<br />
la Corea del Nord agli Stati Uniti<br />
e, almeno in linea di principio,<br />
all’intera comunità internazionale.<br />
Kim Jong-un ha voluto mandare<br />
un segnale chiaro e inequivocabile<br />
innanzitutto a Washington: di poter<br />
essere in grado di colpire,<br />
in un tempo imprecisabile ma<br />
ravvicinato, il territorio degli Stati<br />
Uniti (l’Alaska), con un missile<br />
armato di testata nucleare. Per<br />
quello che è dato sapere, i tecnici<br />
di Kim non sarebbero ancora<br />
in grado di gestire completamente<br />
la delicata fase di distacco della<br />
testata dal vettore, così da guidarla<br />
con precisione sull’obiettivo<br />
prescelto. Ma le fonti di intelligence<br />
americane fanno notare<br />
che, fino ad ora, la Corea del Nord<br />
ha sistematicamente superato<br />
le aspettative occidentali riguardo<br />
ai tempi di sviluppo sia del<br />
programma nucleare sia di quello<br />
balistico, anche grazie all’intenso<br />
calendario di test portati a termine<br />
negli ultimi sei anni.<br />
La crisi con la Corea del Nord<br />
è un rompicapo delicatissimo per<br />
l’amministrazione Trump, il quale<br />
aveva severamente criticato la<br />
«strategia della pazienza» attuata<br />
da Barack Obama. Effettivamente<br />
questa non aveva portato a grandi<br />
risultati, anche per la reticenza<br />
cinese nell’impegnarsi a fondo.<br />
Pechino da un lato è «intrappolata»<br />
nell’alleanza con la Corea: non può<br />
mollare uno dei pochi alleati storici<br />
che ha nella regione; ma non vuole<br />
neppure levare le castagne dal<br />
fuoco a Washington. Quest’ultima,<br />
dal canto suo, non appare<br />
disponibile a percorrere la via<br />
del «gran bargain», di una rinuncia<br />
alle programmate esercitazioni<br />
congiunte con il Sud Corea<br />
in cambio di una sospensione<br />
dei test balistici e nucleari<br />
da parte del Nord.<br />
Evidentemente, lo stato dei<br />
rapporti tra Trump e Xi Jinping<br />
(peggiorato anche a livello<br />
personale) non aiuta a venire fuori<br />
dall’impasse. Va peraltro segnalato<br />
che la strategia di Trump al<br />
momento appare confusa, un misto<br />
di tweet aggressivi e continuità<br />
rispetto alla politica delle sanzioni<br />
verso la Corea del Nord.<br />
La Cina però non ha apprezzato<br />
il fatto che anche alcune sue<br />
banche siano state colpite<br />
dalle sanzioni Usa, così come<br />
si è innervosita per la vendita<br />
di armi a Taiwan, la fornitura di<br />
sistemi antimissili alla Corea del<br />
Sud e l’invio del cacciatorpediniere<br />
Stehem nelle acque del Mar Cinese:<br />
tutte mosse che, ai suoi occhi,<br />
rischiano di alterare l’equilibrio<br />
regionale. Rimane il fatto che il<br />
Trattato di Non proliferazione<br />
nucleare è forse l’ultimo degli<br />
strumenti di governance della<br />
sicurezza internazionale elaborato<br />
durante la Guerra fredda e tutt’ora<br />
funzionante. La sua aperta<br />
violazione da parte di un regime<br />
inaffidabile come quello<br />
nordcoreano è un precedente<br />
pericoloso per la comunità<br />
internazionale: e se su questo<br />
tanto Washington quanto Pechino<br />
concordano, nessuno dei due<br />
intende però perdere la faccia<br />
o fare un regalo al rivali.<br />
© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />
Corea del Nord<br />
Autoinvito con missile<br />
Sotto, il dittatore nordcoreano<br />
Kim Jong-un esulta dopo<br />
il lancio del missile<br />
intercontinentale Hwasong-14<br />
verso l’Alaska, il 4 luglio scorso<br />
(proprio nel giorno della festa<br />
nazionale degli Stati Uniti, e alla<br />
vigilia del G20 di Amburgo).<br />
62 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>
Dal libro «Common Ground» di Luca Faccio<br />
«NELLA GUERRA COREANA<br />
DEL 1950-53, MILIONI<br />
DI PERSONE FUGGIRONO<br />
AL SUD, SEPARATE<br />
DALLE LORO FAMIGLIE»<br />
Dalla divisa alle minigonne<br />
A Pyongyang i teenager sono integrati<br />
nelle forze armate regolari<br />
(il comandante supremo dell’Armata<br />
del popolo coreano è Kim Jong-un),<br />
e spesso devono affrontare marce<br />
lunghissime sotto il sole o la pioggia.<br />
Sotto, un gruppo di ragazzi sudcoreani<br />
che bevono e si divertono insieme.<br />
Abitudini e mentalità diverse<br />
che nascono da un terreno comune,<br />
la filosofia confuciana: ma mentre<br />
al Nord viene mantenuta la tradizione<br />
dei vecchi re coreani, al Sud<br />
sta inevitabilmente sparendo,<br />
e tutti vestono all’occidentale.<br />
Corea del Sud<br />
13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />
63
Corea del Sud<br />
Le note libere<br />
e quelle obbligate<br />
Sopra, in uno scantinato di<br />
Seul due giovani si cimentano<br />
con il punk tedesco degli anni<br />
80. A fianco, una banda<br />
militare nordcoreana: qui<br />
tutta la musica è controllata<br />
dal regime, quella occidentale<br />
è severamente vietata:<br />
se si viene trovati in possesso<br />
di un cd di musica rock,<br />
per esempio, si finisce<br />
nei campi di rieducazione.<br />
64 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>
REPORTAGE<br />
«LA COREA DEL NORD È L’ULTIMO VERO NEMICO DEGLI STATI UNITI»<br />
Corea del Nord<br />
13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />
65
REPORTAGE<br />
Corea del Nord<br />
Corea del Sud<br />
I due volti dell’amore<br />
Nella Corea del Nord ci si sposa seguendo la tradizione confuciana,<br />
a partire dal vestito della donna, l’hanbok (che le anziane indossano<br />
ancora). Nel Sud il capitalismo ha cambiato gli usi e i costumi.<br />
I matrimoni avvengono in enormi palazzi a due piani, anche<br />
50 coppie al giorno, con stile quasi industriale: al piano di sotto<br />
la cerimonia, a quello di sopra il banchetto nuziale.<br />
66 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong><br />
Vista<br />
sui grattacieli<br />
Nella foto sopra a<br />
sinistra, la piramide<br />
dell’hotel Ryugyong<br />
a Pyongyang:<br />
«l’edificio più brutto<br />
del mondo secondo<br />
Time Magazine. In<br />
costruzione dall’87, i<br />
lavori si sono interrotti<br />
nel ’92 e poi sono<br />
ripresi nel 2012. Sotto,<br />
i grattacieli di Seul:<br />
lo skyline delle due<br />
città è molto simile,<br />
entrambe furono<br />
distrutte durante la<br />
guerra intercoreana,<br />
ed entrambe furono<br />
ricostruite più o meno<br />
con la stessa edilizia.<br />
«LE PRIME VITTIME<br />
DELLA DIVISIONE<br />
FRA IL NORD E IL SUD<br />
SONO I COREANI,<br />
CHE ANCORA<br />
ASPIRANO A RIUNIRSI»
da martedì 11 luglio In edIcoLa IL SECondo numEro!<br />
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RINASCITE (ESTREME)<br />
7 7 chiliin<br />
(«IO L’HO FATTO, MA CHE FATICA»)<br />
giorni<br />
Dopo anni di estenuanti lotte con la bilancia, e dopo aver tentato una serie inverosimile<br />
(e inutile) di diete, il giornalista di <strong>Panorama</strong> ha deciso di «farsi imprigionare» nella clinica<br />
del benessere per eccellenza, quella di Henri Chenot a Merano. Ecco com’è andata.<br />
di Guido Castellano<br />
68 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong><br />
Nella hall del<br />
Palace Hotel<br />
di Merano, sede<br />
della clinica<br />
del benessere<br />
a 5 stelle Espace<br />
Henri Chenot,<br />
il cronista<br />
di <strong>Panorama</strong><br />
Guido<br />
Castellano, 50<br />
anni (a sinistra),<br />
viene accolto dal<br />
fondatore Henri<br />
Chenot, 74.
XXXXXXXXXXXXX<br />
PRIMA<br />
DOPO<br />
Il giorno prima di partire per<br />
la settimana di detox il<br />
cronista di <strong>Panorama</strong> pesava<br />
106 chili. Al ritorno: 100.<br />
13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />
69
DIECI ORE DI DETOX<br />
Dalle 7 di mattina alle 17 del pomeriggio.<br />
La cronaca per immagini dei trattamenti<br />
e delle terapie quotidiane<br />
all’Espace Henri Chenot di Merano.<br />
Lo ammetto, sono un ciccione. Ho<br />
superato la fase «robusto» e anche<br />
quella in cui ti nascondi dietro<br />
la scusa: «Ho la struttura e le<br />
ossa grosse». Ho 50 anni appena<br />
compiuti e, se calcolo il rapporto<br />
peso-altezza (106 chili per un metro e 70),<br />
scopro che il mio indice di massa corporea<br />
è una sentenza: sono dentro la fascia «obesità».<br />
Ma non è sempre stato così. Ho un<br />
passato da sportivo agonistico nello sci e ho<br />
giocato a calcio in categorie non dilettantistiche.<br />
Poi, nel 1995, mi sono trasferito da<br />
Genova a Milano, mi sono seduto davanti<br />
a un computer e ho cominciato a scrivere.<br />
In 22 anni ho preso 25 chili. Un bel record.<br />
Palestre e campi sportivi li ho frequentati<br />
raramente, in compenso le diete le ho provate<br />
tutte. Mi sono fatto coinvolgere dalle<br />
diete miracolose: Dukan (solo proteine),<br />
Lemme (low carb), Montignac (attenzione<br />
all’indice glicemico), Mozzi (alimenti<br />
scelti in base al gruppo sanguigno). Ottimi<br />
risultati all’inizio, ma il peso l’ho ripreso<br />
tutto, sempre. Ho provato persino con il<br />
fai da te. Come un barman delle calorie,<br />
ho miscelato le varie teorie alla ricerca del<br />
cocktail perfetto. Ma il mio metabolismo<br />
non ci credeva più.<br />
Fino a quando mi sono affidato alle cure<br />
di Henri Chenot e del suo centro a 5 stelle a<br />
70 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong><br />
Merano. Un hotel extra lusso (il Palace Merano)<br />
che ospita una clinica di salute e bellezza<br />
dove vip, star e reali s’incontrano per<br />
remise en forme e per disintossicare l’organismo.<br />
Tra i clienti di questo scienziato del<br />
benessere che dagli inizi degli anni Ottanta<br />
ha scelto come sede di lavoro l’Alto Adige:<br />
Monica Bellucci, Cristiano Ronaldo, Carolina<br />
di Monaco e, dalla scorsa primavera,<br />
io. A fine maggio di quest’anno, infatti, ho<br />
avuto l’opportunità di soggiornare presso<br />
l’Espace Henri Chenot per una settimana.<br />
In sette giorni ho perso poco più di sei chili.<br />
E ciò che più importa, il mio rapporto con<br />
il cibo è cambiato. Io sono cambiato. Nel<br />
momento in cui scrivo, sono passati due<br />
mesi e i chili persi sono diventati dieci.<br />
Sono stato subito contagiato dalla capacità<br />
di Chenot di entrare in empatia con<br />
me, dal suo modo di leggermi come un libro<br />
aperto. Il suo sguardo è come una risonanza<br />
magnetica. Il modo di parlare è gentile, elegante,<br />
implacabile. La sua visita è spietata,<br />
anche se addolcita dal senso dell’umorismo.<br />
Solo dal mio modo di camminare ha<br />
capito che avevo alcune otturazioni dentali<br />
obsolete. «Vanno sostituite, o il mercurio<br />
potrebbe andare in circolo». Gli è bastato<br />
appoggiare una mano sulla mia pancia per<br />
capire che respiro al 40 per cento della mia<br />
capacità polmonare. «Non ossigeni il sangue.<br />
Per questo invecchi velocemente e hai<br />
un sacco di malesseri».<br />
Un’altra occhiata e mi ha spiegato perché<br />
non dimagrisco: «Non mastichi, ingoi.<br />
Per questo sei così gonfio, il metabolismo<br />
è fermo e il corpo intossicato. Si vede dagli<br />
occhi e dalla pelle». Solo guardandomi in<br />
faccia è stato capace di sapere che soffro di<br />
bruciori di stomaco e dormo male. Nell’approccio<br />
c’è molto del suo essere dottore in<br />
psicologia. Le sue teorie affondano le radici<br />
nella medicina cinese, si basano sulla scienza<br />
e sono messe in pratica con trattamenti<br />
all’avanguardia. Il pilastro del metodo è la<br />
Ore 7 sveglia. Alle 7,30 in punto,<br />
colazione a base di frutta (poca),<br />
poi iniziano i trattamenti estetici.<br />
Ogni giornata è diversa dalle altre,<br />
in base alle esigenze dei clienti.<br />
Un lungo massaggio al viso con<br />
coppette aspiranti che aumentano<br />
la vascolarizzazione e convogliano<br />
i liquidi lungo i canali linfatici.
RINASCITE (ESTREME)<br />
Al pomeriggio un’ora con il personal trainer. La tuta «shaper» è una muta con<br />
elettrodi che inviano piccole scosse elettriche durante gli esercizi: 20 minuti<br />
equivalgono a due ore di allenamento intensivo. Massacrante.<br />
I primi tre giorni sono<br />
i più duri. Tra purghe,<br />
dieta, sport e idrocolonterapia<br />
a volte accarezzi l’idea<br />
di scappare via.<br />
Mi hanno messo sensori in<br />
testa, in mano e sul corpo<br />
per scoprire come il mio<br />
corpo incanala l’energia<br />
e dove ho infiammazioni.<br />
Sotto, a sinistra, un tapis<br />
roulant a pressurizzazione:<br />
leva l’aria dalla cintola in giù<br />
(per aumentare l’irrorazione<br />
sanguigna) e attiva<br />
dei pannelli riscaldanti.<br />
In entrambi i trattamenti<br />
si suda tantissimo.<br />
Dopo essere stato cosparso di fango vengo<br />
immerso in un guscio hi-tech con un<br />
materasso ad acqua calda ultra avvolgente.<br />
13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />
71
RINASCITE (ESTREME)<br />
Ogni giorno mezz’ora di idroterapia con olii<br />
essenziali per eliminare le tossine e i grassi,<br />
utile per il sistema cardio-circolatorio<br />
e la stimolazione della circolazione linfatica.<br />
Ogni giorno si devono<br />
bere grandi quantità di tisane<br />
e drink antiossidanti<br />
e diuretici. Il mio preferito:<br />
quello al basilico,<br />
prezzemolo e zenzero.<br />
Ultrasuoni ad alta intensità (I-lipo<br />
modellage) rompono il grasso<br />
localizzato senza danneggiare<br />
la pelle o gli organi sottostanti.<br />
Sotto, nel parco del Palace Merano,<br />
con alberi secolari, c’è un prato<br />
dove la sera, dopo le «sofferenze»<br />
della giornata, suonano l’arpa.<br />
Le coppette che attirano il sangue in<br />
superficie vengono applicate anche su<br />
tutto il corpo prima di ogni massaggio.<br />
Face led: raggi luminosi mi<br />
bombardavano il viso, stimolando<br />
il collagene. Alla fine, avevo<br />
la pelle liscia e senza rughe.<br />
72 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>
PRIMA<br />
DOPO<br />
A destra, Dominique Chenot,<br />
capo del dipartimento di<br />
dietetica dell’Espace Henri<br />
Chenot, collabora con<br />
nutrizionisti e chef per creare<br />
piani dietetici personalizzati<br />
per ogni paziente, che<br />
vengono serviti al ristorante.<br />
Biontologia: «Studia l’essenza della vita e la<br />
sua evoluzione» spiega Chenot. «L’alimentazione<br />
personalizzata sulle nostre esigenze<br />
molecolari non solo riduce il sovrappeso,<br />
ma permette di limitare i difetti scritti nel<br />
Dna». Le 98 suite sono sempre piene e i suoi<br />
terapisti fanno oltre 800 trattamenti di tecno<br />
estetica al giorno; e i clienti non esitano a<br />
pagare in media 7 mila euro a settimana.<br />
Appena entrato, mi hanno fatto ogni<br />
sorta di analisi. Hanno un laboratorio<br />
da film di fantascienza su tutto un piano<br />
dell’hotel. Sangue, urine, pressione, ossigenazione,<br />
body scan per sapere densità delle<br />
ossa, dei tessuti, localizzazione del grasso<br />
e della massa magra. Mi sono rifiutato di<br />
fare il test genetico per scoprire quali sono<br />
le patologie che potrei dover affrontare in<br />
futuro: con una tradizione familiare di infarti<br />
e tumori ho preferito evitare.<br />
Mi hanno messo sensori in testa, in<br />
mano e sul corpo per scoprire come incanalo<br />
l’energia e dove ho infiammazioni.<br />
Informazioni utilizzate durante sedute di<br />
una rivisitazione dell’agopuntura: al posto<br />
degli aghi, elettrodi rilasciano scariche<br />
elettromagnetiche. Da due anni soffrivo<br />
di un dolore alla spalla destra dovuto alla<br />
postura al computer e al dover tenere in<br />
braccio il mio bambino (15 chili). Diagnosi<br />
che a Milano mi è costata la visita da due<br />
specialisti. Dopo quattro sedute di tecno<br />
aghi il dolore è sparito e mai più tornato.<br />
Chenot prescrive un mix di trattamenti<br />
che partono dalla purificazione (purga e<br />
idrocolon terapia) e continuano con alimentazione<br />
su misura (piatti da chef in<br />
porzioni minuscole) studiata dalla moglie<br />
nutrizionista Dominique. I primi tre giorni<br />
sono durissimi. Arrivi quasi al punto di voler<br />
andare via. Si gira sempre in accappatoio<br />
e si passa da una terapia all’altra. Ciabatte e<br />
tunica bianca diventano una divisa che fa<br />
sentire tutti uguali anche se entrando nella<br />
sauna ci si scontra con l’allenatore del Real<br />
Madrid Zinédine Zidane (mi è accaduto sul<br />
serio) e si cena accanto alla moglie di un<br />
emiro arabo (vero pure questo).<br />
Mi sono sottoposto a ore di idromassaggio<br />
e fanghi con olii essenziali. Mi hanno<br />
trattato viso e corpo con ogni prodotto<br />
cosmetico e tecnologico. Lo scopo non è<br />
solo tonificare, ma purificare un organo al<br />
giorno (fegato, pancreas, reni...). Le manipolazioni<br />
vengono fatte lungo i meridiani<br />
del corpo tenendo conto della riflessologia<br />
cinese. Prima di massaggiare una parte<br />
vengono applicate coppette che aspirano<br />
e attirano il sangue in superficie. Poi i terapisti<br />
si dedicano ai tendini, dal massaggio<br />
linfatico alla riflessologia plantare.<br />
Decine i trattamenti di ringiovanimento:<br />
da quelli sul viso che utilizzano il plasma<br />
del paziente come crema di bellezza, agli<br />
ultrasuoni: producono nuovo collagene<br />
e, alla prova specchio, ringiovaniscono di<br />
una decina d’anni. Ho provato anche la<br />
liposuzione non chirurgica (dolorosissima):<br />
ultrasuoni ad alta intensità che sciolgono<br />
il grasso senza danneggiare la pelle o gli<br />
organi sottostanti. Un’ora di applicazione<br />
fa perdere, nel mese successivo, tre centimetri<br />
di circonferenza. In queste pagine<br />
c’è la foto-storia della mia esperienza. Io la<br />
considero una rinascita molto mentale più<br />
che fisica. Per la prima volta non mi sento<br />
a dieta. Il metabolismo è ripartito. Ora sto<br />
(finalmente) curando la mia salute. n<br />
© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />
13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />
73
NUOVI MITI<br />
«Mi affascina perché<br />
ha una personalità<br />
complessa: è un uomo<br />
in cammino. E, naturalmente,<br />
con quegli occhi verdi,<br />
è bellissimo».<br />
Emilia Ferrara, 41 anni, giornalista.<br />
Maurizio<br />
de Giovanni<br />
Lo scrittore<br />
napoletano, 59 anni,<br />
ha superato il milione<br />
di copie con la serie<br />
dei romanzi dedicati<br />
al commissario<br />
Ricciardi.<br />
Tutte pazze<br />
per il commissario<br />
Ricciardi<br />
Bagno di folla (soprattutto femminile)<br />
alla prima presentazione napoletana del nuovo<br />
romanzo di Maurizio de Giovanni,<br />
Rondini d’inverno. Cronaca di una serata<br />
tra le ammiratrici dell’eroe-detective<br />
protagonista (e del suo autore). Alla scoperta<br />
dei motivi per amarlo alla follia.<br />
74 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>
«Nel fan club siamo tutte pazze<br />
per il commissario, ma ci dividiamo<br />
nel giudizio sulle sue spasimanti».<br />
Da sinistra, Annalisa Testa, 35 anni, impiegata<br />
nel marketing; Luciana Fredella, 43, mamma a tempo<br />
pieno, Titti Perna, 42, avvocatessa. Tutte con «Rondini<br />
d’inverno», l’ultimo romanzo di Maurizio de Giovanni.<br />
«Canto<br />
per il commissario<br />
a tutte le sue<br />
presentazioni, c’è una<br />
corrispondenza<br />
d’amorosi sensi.<br />
Le sue avventure<br />
toccano le corde<br />
dell’anima».<br />
Emanuela Loffredo,<br />
39 anni, soprano.<br />
di Maria Pirro - foto di Roberto Salomone<br />
C’è Monica, che indossa l’abito da sera, mentre le<br />
altre sfilano sorridendo, jeans e libri, ventaglio<br />
e rossetto, avvolte nel profumo di mare. E c’è<br />
Maria, che resta sulle scale in silenzio e si sfila gli<br />
occhiali, non esattamente come quelli in tartaruga<br />
del personaggio di Enrica, ma le donne di Ricciardi,<br />
come si sa, aumentano, tutte sanno aspettare. E<br />
all’improvviso lo vedono arrivare: la sagoma stagliata contro<br />
il chiarore della luna. Sguardo impenetrabile, stessa scena<br />
descritta nei romanzi. Torna il commissario Luigi Alfredo<br />
Ricciardi. Passa in mezzo a centinaia di fan. «Puoi darmi un<br />
bacio» sussurra Titti. «Grazie di esistere» le fa eco Luciana.<br />
«Non sarei mancata per niente al mondo» mormora Marta.<br />
«Ho inseguito<br />
il commissario<br />
per acquistarne<br />
i diritti televisivi<br />
e mancato di poco<br />
l’obiettivo. Lascia<br />
sempre tutti<br />
con il fiato sospeso».<br />
Paola Lucisano, con papà<br />
e sorella è alla guida di una<br />
società di produzioni televisive.<br />
La presentazione napoletana<br />
del nuovo romanzo<br />
Rondini d’inverno, la sera<br />
del 10 luglio nel cortile<br />
del Maschio Angioino,<br />
con oltre 800 persone.<br />
Eccoci a Napoli, nel cortile del Maschio Angioino,<br />
il 10 luglio, al primo incontro per Rondini d’inverno,<br />
(Einaudi, 368 pagine, 19 euro), l’ultimo noir del prolifico<br />
Maurizio de Giovanni, che solo con questa serie<br />
ha raggiunto i 10 episodi e superato il milione di copie<br />
vendute. Una presentazione diventata evento dell’estate,<br />
per magia, e festa di famiglia. Con mamma e suocera<br />
dell’autore sedute tra sindaco e prefetti. E, subito dietro,<br />
loro: le sue spasimanti che, al firma copie durato due ore,<br />
fino a mezzanotte, svelano i motivi per amare Ricciardi.<br />
In realtà, basta tratteggiarne il carattere per capire.<br />
Mezza smorfia che per lui è un sorriso. Trentenne con<br />
mente e cuore inondati di malinconia. «Fissare di nuovo<br />
quegli occhi trasparenti è come specchiarsi nell’anima»<br />
13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />
75
«La sua caratteristica<br />
più straordinaria<br />
è la compassione.<br />
Perché il commissario<br />
è l’uomo che vede<br />
i morti, così sente<br />
il dolore degli altri».<br />
Patrizia Grima, 53enne<br />
insegnante di latino e greco,<br />
con (a sinistra) la figlia 19enne<br />
Alessia, studentessa.<br />
«C’è una bella<br />
atmosfera oggi.<br />
Il commissario<br />
ci porta in giro<br />
per Napoli e riscatta<br />
la città».<br />
Maria Paola Messina, maestra.<br />
«Acquisto le sue<br />
copie in più lingue:<br />
il suo è un nuovo tipo<br />
di noir, ma parla una<br />
lingua universale».<br />
In primo piano, tra un gruppo<br />
di fan, Irene Flagarà, 80 anni,<br />
pensionata giramondo.<br />
«Impegno e nobiltà<br />
di sentimenti lo<br />
contraddistinguono<br />
anche nella vita: da<br />
anni, l’autore partecipa<br />
gratuitamente<br />
al progetto letterario<br />
con i ragazzi detenuti».<br />
Maria Franco, 65 anni,<br />
docente di italiano nel carcere<br />
minorile di Nisida.<br />
«La passione me l’ha trasmessa<br />
papà che ritrova il nonno bambino<br />
nelle descrizioni<br />
di Napoli negli anni Trenta».<br />
Maria Ascione, 16 anni, studentessa.<br />
76 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>
NUOVI MITI<br />
«Sono qui<br />
con la mia gemella<br />
Titty. Non sarei<br />
mancata per nulla<br />
al mondo. Ormai<br />
è uno di famiglia».<br />
Rosa Alvino, 37 anni, giornalista,<br />
mentre fa un selfie con lo scrittore.<br />
sospira Annalisa Guida, 35enne impiegata nel marketing<br />
delle mostre d’arte. «È il bell’ombroso» sintetizza Linda<br />
D’Alema a <strong>Panorama</strong>, che non è riuscita a essere a Napoli<br />
ma che al noto marito Massimo contende i volumi. «Li<br />
leggiamo senza lasciare intuire la trama, altrimenti finisce<br />
male». Patrizia Grima invece, che insegna latino e greco a<br />
Bari, per l’occasione è venuta in bus con la figlia 19enne<br />
Alessia, ma le avventure di Ricciardi le ha fatte conoscere<br />
a tutti i suoi studenti. «La caratteristica più straordinaria<br />
che ha è la compassione» sostiene. Perché il commissario<br />
è «l’uomo che vede i morti»: così sente il dolore degli altri.<br />
«La sua sensibilità rimanda alla dolcezza di Maurizio sin<br />
da bambino» afferma Edda de Ruggiero, la madre dell’autore,<br />
il quale fa commuovere, ridere, denuncia. «Ha uno<br />
spettro di emozioni tanto vasto» la diagnosi di Marta Paci,<br />
psicoterapeuta di Montepulciano. «Da buone crocerossine<br />
vorremmo guarirlo» s’infiamma Annalisa. «Ma innanzitutto<br />
l’autore è disponibile e impegnato anche nella vita:<br />
partecipa gratis al progetto letterario con i ragazzi detenuti<br />
a Nisida» dice con orgoglio la professoressa Maria Franco.<br />
Anche il commissario, immerso nel lavoro, è sacerdote<br />
della giustizia più che impiegato statale. «Se dovessi<br />
commettere un crimine, vorrei che fosse lui a scoprirlo»<br />
confessa a distanza a <strong>Panorama</strong> l’attrice Simona Izzo, che<br />
vuole anche di portarlo a teatro, mentre fumetti e fiction<br />
sono già in uscita. E poi, Ricciardi adora la pizza fritta e<br />
ha un tavolino riservato allo storico Gambrinus: mostra,<br />
insomma, la città ricca e i quartieri popolari, la città sazia<br />
e quella affamata, una città piena di conflitti e contrasti.<br />
Suggestiva al punto che quattro associazioni organizzano<br />
tour sui luoghi dei romanzi. «È il riscatto di Napoli» dice<br />
Anna Copertino, giornalista come le gemelle Rosa e Titty<br />
Alvino, che alzano il cellulare per un selfie. Maria Paola<br />
Messina, maestra con statura da modella, aggiunge: «Abbiamo<br />
bisogno di serate come questa». Maria Mastropasqua si<br />
fa avanti con Maria, la figlia 16enne, e il marito Gioacchino:<br />
«Il maestro (così chiama l’autore, ndr) mi riporta negli anni<br />
Trenta che ho conosciuto grazie ai racconti di mio padre, e<br />
mi sembra di ritrovarlo bambino». Irene Flagalà, 80enne<br />
con la collana di perle, colleziona copie in lingue diverse,<br />
dal russo al francese: «Lui usa un codice universale». E,<br />
Paola Lucisano, dell’Italian international film, rivela: «Ho<br />
inseguito a lungo il commissario per comprarne i diritti<br />
televisivi, mancati per poco. Poi ho preso quelli di un’altra<br />
sua opera, ma non Ricciardi, Un telegramma da settembre».<br />
Adriana Barbato, analista del credito, lo spiega così,<br />
il fenomeno: «Lascia tutte con il fiato sospeso».<br />
Anche nei forum online, le donne hanno un ruolo<br />
centrale. Si identificano, tifano per l’una o l’altra fiamma<br />
di Luigi Alfredo. «Io sono con Livia, ne condivido l’insicurezza»<br />
spiega Titti Perna, avvocatessa tra le più attive nel<br />
fan club che conta 22 mila adesioni ed è amministrato da<br />
Flavio Scuotto. Ma Carla Colledan, impiegata 51enne, scuote<br />
la testa: «Io Livia potrei ucciderla». La terza incomoda<br />
è Bianca: «Mi rivedo in lei anche se parteggio per Livia»<br />
riparte alla carica Sofia Carotenuto, ideatrice dell’hashtag<br />
#degiovanners. Perché Ricciardi esiste, è un uomo in<br />
cammino. E c’è chi festeggia pure il suo compleanno o gli<br />
dedica la tesina all’esame di maturità. Titolo: La condanna<br />
del Fatto. Ma il poliziotto, che non scappa da se stesso, va<br />
alla ricerca della normalità. Alle nove e trenta in punto,<br />
alla finestra, osserva gesti semplici. Teresa Montisano,<br />
medico al pronto soccorso, ne apprezza il realismo dei<br />
desideri delicati e tranquilli. «Ormai è uno di famiglia».<br />
Certo, «ogni tanto due schiaffi vorresti mollarglierli pure,<br />
per quanto è indeciso» sbotta Carotenuto. «Mi ricorda più<br />
di un fidanzato...».<br />
«Quando non c’è, mi manca» ha il cuore in tumulto<br />
Luciana Fredella, mamma full time. E se de Giovanni dovesse<br />
smettere di scrivere, come ha annunciato già nel 2016<br />
a <strong>Panorama</strong> e ribadito al Maschio Angioino? «Godiamoci<br />
questi momenti» avverte lady D’Alema. «Le cose possono<br />
cambiare». Il soprano Emanuela Loffredo canta a tutte le<br />
sue prime e parla di un legame «comunque indissolubile».<br />
Perché «Ricciardi popola i nostri sogni», fa notare Monica<br />
Brancaccio, tra le donne (e non solo, per la verità) che lo<br />
amano, e amano il suo mondo. Per il sentimento nobile<br />
con cui vuole proteggerle, lasciando scorrere la vita degli<br />
altri e vivendo attraverso di loro. Così il commissario alla<br />
finestra incarna pure l’amore impossibile, tra occasioni<br />
perdute o solo immaginate. «Ma nulla è precluso al sogno»<br />
si incrina la voce dell’autore, accompagnato al sax da<br />
Marco Zurzolo. E, nel cortile, loro ascoltano: tutte pazze<br />
per il commissario.<br />
n<br />
© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />
13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />
77
HANNO SEGNATO UNA GENERAZIONE E, DO<br />
#2RENTON<br />
#1SPUD<br />
© <strong>2017</strong> TriStar Pictures, Inc. Tutti i diritti riservati.<br />
© <strong>2017</strong> Layout and Design Sony Pictures Home Entertainment S.r.l. Tutti i diritti riservati.<br />
PANORAMA + DVD E 15,90<br />
Ewan McGregor<br />
Ewen Bremner<br />
Mark (Ewan Mc Gregor), protagonista del film<br />
cult che sconvolse pubblico e critica, aveva tradito<br />
i suoi amici. Tornato a Edimburgo quarantenne,<br />
ritrova dopo anni Sick Boy, Begbie e Spud. Ora non<br />
hanno più tutta la vita davanti, ma condividono<br />
ancora molto: paure, errori, speranze e amicizia.<br />
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la reggenza di CATERINA DE’ MEDICI, la celebre “regina madre”<br />
francese, prendendone in esame i successi politici e le drammatiche<br />
decisioni che portarono alla notte di San Bartolomeo.<br />
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Opera composta da 10 uscite. L’editore si riserva la facoltà di variare il numero delle uscite periodiche complessive, nonché di modificare<br />
l’ordine, la sequenza e/o i prodotti allegati alle singole uscite, comunicando con adeguato anticipo i cambiamenti che saranno apportati al piano dell’opera.
Link<br />
STILI, CULTURA, SOCIETÀ<br />
PANORAMA<br />
IN MOSTRA<br />
L’edonismo dell’estate<br />
Il corpo che diventa icona. C’è splendore e c’è<br />
provocazione nell’opera del fotografo d’origine<br />
svizzera Hans Feurer. I suoi scatti hanno<br />
superato i confini dell’immagine di moda,<br />
testimoniando il costume di un periodo. Come<br />
questa foto, che sintetizza il lato edonistico ma<br />
sofisticato degli Anni 80. La sua mostra, con<br />
oltre 25 grandi lavori, sarà dal 15 luglio al 14<br />
ottobre, alla galleria Camera Work di Berlino.<br />
0 mese 2015 | <strong>Panorama</strong><br />
81<br />
© Hans Feurer, Elle France, 1980/ Courtesy of CAMERA WORK / www.camerawork.de
LINK_TENDENZE<br />
Il boat food<br />
prende<br />
il largo<br />
Dopo il successo del cibo<br />
di strada, sta salendo una nuova<br />
onda: quella dei «mangiarini»<br />
in barca (complice la normativa<br />
che consente ai pescatori di<br />
ricevere a bordo). Ecco alcune<br />
delle proposte più sfiziose<br />
in Italia e nel mondo.<br />
SAVONA ALALUNGA<br />
Tre ragazzi e una barca. Friggono<br />
pesce freschissimo di giornata e preparano<br />
burger spaziali: «Tutto varia rispetto<br />
al pescato del giorno».<br />
alalungapescaprofessionale.<br />
strikingly.com<br />
82 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong><br />
ENRICO TESTA<br />
Ldi Sofia Villa<br />
a tendenza dello street food, esplosa qualche<br />
anno fa, ha creato un nuovo modo di stare<br />
attorno al cibo, tra raduni e la caccia alle guide<br />
migliori per scoprire l’ultimo mezzo agghindato<br />
a ristoro. Forte di un ritorno al gusto della<br />
tradizione e della voglia di mangiare in modo meno<br />
ingessato, oltre che più economico, la ristorazione<br />
ambulante ha registrato quest’anno, secondo Unioncamere,<br />
una crescita del 13 per cento rispetto al 2016.<br />
E dalla strada si è espansa verso l’acqua.<br />
Cresce ora la voglia di mangiare a bordo: di una<br />
bella barca, un peschereccio, una chiatta o una zattera
1) LIVORNO<br />
CA’ MORO<br />
Social Bateau<br />
Ci lavorano alcuni<br />
ragazzi down della<br />
cooperativa del<br />
Parco del Mulino<br />
con l’Associazione<br />
Italiana Persone<br />
Down. Il cacciucco<br />
è notevole.<br />
Tel. 391 433 3025<br />
Federico Tovoli<br />
1<br />
2<br />
2) ISOLA<br />
DI FAVIGNANA<br />
PESCATURISMO<br />
CON DOMENICO<br />
Giro dell’isola,<br />
pescato e prodotti<br />
dell’Antica Tonnara<br />
di Favignana.<br />
pescaturismo.<br />
wixsite.com/<br />
favignana<br />
3) IMPERIA<br />
PINGONE<br />
Salvatore Pinga<br />
insegna il mare<br />
con pescaturismo<br />
e ristorazione sul<br />
suo peschereccio.<br />
Pasta alla colatura<br />
di alici e frittura.<br />
pingonepescaturismo.com<br />
3<br />
4<br />
4) NUMANA,<br />
ANCONA<br />
LA TORRE<br />
Elegante boat<br />
service dell’omonimo<br />
ristorante: tour<br />
della Riviera del<br />
Conero e del Golfo<br />
di Numana.<br />
latorrenumana.it<br />
5) PORTO<br />
CESAREO, LECCE<br />
PERVIVEREILMARE<br />
Gamberi interi fritti<br />
è la ricetta a bordo.<br />
www.pescaturismopervivereilmare.it<br />
5<br />
Alamy<br />
6<br />
6) VENEZIA<br />
AL TIMON<br />
Speciale la barca<br />
ormeggiata dove<br />
«cicchettare»<br />
crostoni di pesce<br />
e Spritz.<br />
Tel. 041 524 6066<br />
13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />
83
LINK_TENDENZE<br />
SEA FOOD<br />
MOBILE<br />
Scialuppa<br />
di salvataggio,<br />
prepara panini<br />
di mare gourmet:<br />
classico burro<br />
e acciughe di<br />
Monterosso, o per<br />
i vegani un panino<br />
di farinata<br />
e hummus.<br />
www.streetfoodmobile.com<br />
mobile. A segnare la rotta è stato l’ultimo Fuorisalone<br />
di Milano, dove, è approdata la Sea food mobile di<br />
Andrea Carletti, pioniere dei food truck made in Italy,<br />
visto che nel 2007 aveva seguito il primo progetto di Ape<br />
Piaggio riadattata per lo street food. Dieci anni dopo si è<br />
inventato la prima kitchen boat che in quell’occasione,<br />
offriva un menù pane, burro e acciughe di Monterosso<br />
o sgombro affumicato irlandese.<br />
«Ha tutti i requisiti tecnici per cucinare il cibo,<br />
servirlo e conservarlo in modo sicuro e funzionale.<br />
La vera sfida è riuscire a utilizzare ogni centimetro di<br />
spazio: in barca è così». La scialuppa, che ora si trova<br />
nel Golfo dei Poeti a La Spezia, è pronta per il varo in<br />
agosto: sarà utilizzata per servizi di delivery, feste in<br />
rada, o per servire il pubblico a terra quando approda<br />
in banchina.<br />
Il trend, insomma, è segnato. E le alternative, in<br />
Italia e all’estero, sono tante e sorprendenti (vedi le<br />
schede in queste pagine). A cominciare dal porto di<br />
Savona, dove tre ragazzi, Davide Busca, ex studente<br />
di ingegneria edile e architettura, Mauro Mantero, che<br />
lavorava nell’impresa del padre, e Lorenzo Bergesio,<br />
laureato in odontoiatria, hanno deviato le loro rotte<br />
professionali per dirigersi verso il mondo della pesca.<br />
LAGO MISENO<br />
(NAPOLI)<br />
ROOF & SKY<br />
Ristobar galleggiante,<br />
salpa la costa del lago<br />
Miseno nei pressi di<br />
Napoli. Famoso il suo<br />
panino alle cozze<br />
e il suo cielo stellato<br />
nelle serate estive.<br />
Tel. 333 276 1608<br />
Marina Sgamato<br />
84 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>
Due anni fa hanno comprato un peschereccio (sono<br />
gli armatori più giovani d’Italia: tutti sotto i 30 anni) e,<br />
prese le abilitazioni necessarie a condurre la barca e<br />
praticare la pesca, si sono mossi con l’amministrazione<br />
locale per creare le linee guida di una normativa sulla<br />
somministrazione a bordo del pescato, diventando i<br />
primi della loro zona. Ottenuti tutti i permessi, sono<br />
riusciti, questa primavera, ad avviare Alalunga, una<br />
deliziosa taverna galleggiante, dove preparano due<br />
portate: cartocci di fritto misto di triglie, luccio, nasello,<br />
più totano e calamaro, a seconda della stagione; oppure,<br />
fish burger preparato con palamita, alletterato, o<br />
tomparello. Più sofisticato, quello di gamberi biondi,<br />
poco noti ma gustosissimi. Tra gli scopi del trio, anche<br />
quello di sostenere la pesca locale: «Speriamo, nostro<br />
piccolo, di aiutare a sviluppare il settore».<br />
Ittiturismo è la parola chiave: indica le attività complementari<br />
a quelle della pesca, tra cui i servizi turistici<br />
offerti dai pescatori sulla terra ferma, come l’ospitalità<br />
nelle loro case o nei borghi marinari, oppure la ristorazione<br />
base di pescato, possibilmente a cura degli stessi,<br />
o dentro la loro comunità. Secondo il decreto legislativo<br />
del 2012 per le misure del riassetto della normativa in<br />
materia di pesca «le attività economiche organizzate in<br />
ambienti acquatici rientrano nella pesca professionale<br />
se sono esercitate attraverso l’utilizzo della propria<br />
abitazione o struttura». Non devono essere prevalenti<br />
rispetto all’attività principale e vanno effettuate utilizzando<br />
soprattutto i propri prodotti.<br />
Via libera dunque alla trasformazione, distribuzione<br />
e commercializzazione del pescato locale a<br />
bordo. Ed ecco che le nostre acque hanno iniziato<br />
a popolarsi di pescherecci che offrono giornate di<br />
piacere tra bagni, pesca e buon cibo. Succede anche a<br />
Favignana, grazie al Pescaturismo con Domenico, che<br />
recupera i passeggeri al mattino dal porto e li porta<br />
a zonzo per tutte le calette. Da Cala Azzurra a Cala<br />
Rossa, per finire mangiando,<br />
prima di rientrare in porto, al<br />
tramonto, con il sole che scende<br />
su Marettimo. In menu, la<br />
calamarata, preparata a bordo,<br />
condita con la bottarga della<br />
tonnara di Favignana.<br />
Sul molo di Viareggio, la Barchina<br />
di Alessandro Zani frigge<br />
all’impazzata per soddisfare la<br />
nomea che ormai lo precede,<br />
preparando un fritto misto «in<br />
Laif<br />
RISTO-BARCHE DEL MONDO<br />
VIRGIN GORDA, CARAIBI<br />
PIZZA PI<br />
Pizza boat delivery a Virgin<br />
Gorda, presso la baia di Saint<br />
Thomas. Famosi per la pizza<br />
con l’ananas, la sfornano dalla<br />
poppa della loro barca a vela<br />
(foto sopra).<br />
pizza-pi.com<br />
ISTANBUL - EMIN USTA<br />
Imbarcazione in stile ottomano,<br />
ormeggiata all’estremità del<br />
ponte di Galata. Servono panini<br />
al pesce di sgombro arrostito,<br />
insalata fresca, rucola, cipolla<br />
dolce e limone.<br />
Tel. +90 543 407 40 77<br />
LAGO DI ORUST, SVEZIA<br />
SALT & SILL<br />
Ristorante di pesce chic:<br />
larga proposta di aringhe<br />
dei produttori locali.<br />
www.saltosill.se<br />
FIJI - CLOUD 9<br />
Piattaforma/bar di due piani<br />
(foto sotto), paradiso confortevole<br />
circondato da acque<br />
cristalline. Sono famosi per<br />
la pizza (all’americana, però).<br />
cloud9.com.fj<br />
BELGRADO - VODENICA<br />
Barca ristorante, posizionata<br />
sotto le mura di Belgrado<br />
sul Danubio: pesce di fiume,<br />
formaggio grigliato e verdure,<br />
il loro classico.<br />
Tel. +381 11 2628250<br />
SEEBODEN, AUSTRIA<br />
KOLLER’S HOTEL<br />
Romantica tavola a lume di<br />
candela, cena di sette portate<br />
con maggiordomo personale,<br />
su una zattera in mezzo al lago.<br />
kollers.at<br />
THAILANDIA - Pawat Somtum<br />
Seafood- FLOATING MARKET<br />
Ristorante in barca e a terra<br />
nel mercato galleggiante fuori<br />
Bangkok, ideale per assaggiare<br />
il caos e il cibo locale.<br />
Tel. +66 84 149 8798<br />
LONDRA - HMS FLAKE 99<br />
È un gelataio ambulante:<br />
percorre il Tamigi su e giù,<br />
tempo permettendo.<br />
0 mese 2015 | <strong>Panorama</strong><br />
85
LINK_TENDENZE<br />
ROMA<br />
BAJA<br />
Imbarcazione ristorante<br />
sul lungotevere Arnaldo<br />
da Brescia. Ideale<br />
per il brunch domenicale.<br />
bajaroma.it<br />
ORBETELLO<br />
I PESCATORI<br />
DI ORBETELLO<br />
I pescatori della<br />
cooperativa<br />
offrono servizi di<br />
degustazione tra<br />
barca e terra.<br />
La Bottarga<br />
di Orbetello,<br />
protetta dal<br />
presidio Slow Food<br />
è da assaggiare.<br />
ipescatori<br />
orbetello.it<br />
86<br />
Dino Fracchia<br />
VIAREGGIO<br />
LA BARCHINA<br />
Barca/chioschetto<br />
paradiso del fritto<br />
misto: acciughe<br />
aperte infarinate,<br />
baccalà, patate<br />
e funghi porcini.<br />
Tel. 347 721 2848<br />
Marka<br />
punta di dito, coi gamberi sbucciati».<br />
Per una proposta più elegante e romantica, a Numana<br />
(Ancona), c’è la barca in teak del ristorante La<br />
Torre che offre un servizio di cena o aperitivo a bordo,<br />
con vista sul meraviglioso paesaggio della Riviera del<br />
Conero e del Golfo di Numana. Roof & Sky, invece, è un<br />
bar ristorante galleggiante, sul lago di Miceno a Bacoli,<br />
nei pressi di Napoli. È famoso per il panino alle cozze<br />
dello chef Michele Grande e soprattutto per il suo cielo<br />
stellato nelle serate estive.<br />
A Roma, dopo l’abbandono e un lungo restauro<br />
filologico, ha riaperto nel 2012 il leggendario Baja,<br />
imbarcazione ristorante dalla struttura deco, sul Lungotevere,<br />
in pieno quartiere Flaminio, tra ponte Pietro<br />
Nenni e ponte Margherita. Ideale per un brunch la<br />
domenica e diverso da tutti gli altri per gli aperitivi<br />
serali. Per cena, uno scenico astice alla catalana, ma<br />
anche carne alla brace: la materia prima è ben scelta.<br />
Più easy, a Venezia, è bello Al Timon, tipico bacaro<br />
locale. È possibile «cicchettare» sul bellissimo barcone<br />
piatto ormeggiato davanti al plateatico sulla Fondamenta<br />
degli Ormesini. Si mangiucchiano crostini di<br />
formaggio e fichi o quelli al baccalà mantecato.<br />
Per un esempio unico di formula turistica e golosa,<br />
ma anche etica, a Livorno, si trova Ca Moro Social Bateau,<br />
un peschereccio di 24 metri in legno dove lavorano<br />
i ragazzi down della cooperativa sociale di Parco del<br />
Mulino, in collaborazione con l’Associazione Italiana<br />
Persone Down sezione di Livorno, e la Cooperativa Itinera.<br />
In menu piatti tradizionali: dal cacciucco livornese<br />
alla pasta «sulle» vongole.<br />
n<br />
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LINK_FOOD<br />
CON IL CALDO<br />
POCO SALE<br />
E TANTO PESCE<br />
In estate, al mare,<br />
si dovrebbero seguire<br />
precise regole<br />
alimentari. Come queste.<br />
di Caterina e Giorgio Calabrese;<br />
moglie e marito: tecnologa alimentare<br />
lei, medico nutrizionista lui.<br />
RISTORANTE IN RIVA<br />
AL MARE, GUSTOSI PIATTI<br />
ELABORATI COL PESCATO<br />
DEL MOMENTO SULLE<br />
BARCHE DEL<br />
PESCATURISMO. E ancora<br />
l’ittiturismo, la possibilità<br />
di mangiare nelle case o sulle barche<br />
dei pescatori che ospitano turisti e<br />
cucinano per loro, o cibo da spiaggia<br />
fai da te. D’estate il pesce impera, sia<br />
nelle note varietà ma anche in quelle<br />
minori e semisconosciute, riabilitate<br />
persino dai superchef. In linea<br />
generale, tutte forniscono<br />
all’organismo nutrienti preziosi,<br />
come proteine di elevato valore<br />
biologico, sali minerali come sodio,<br />
iodio e anche grassi polinsaturi del<br />
tipo omega-3. Il rapporto di questi<br />
nutrienti varia di specie in specie,<br />
consigliamo quindi di cambiare<br />
spesso tipologia. Certamente è molto<br />
importante apportare la giusta dose<br />
di iodio perché questo minerale aiuta<br />
a equilibrare le funzioni della tiroide,<br />
specie nell’ipotiroidismo.<br />
LE VITAMINE LIPOSOLUBILI<br />
A E D E SONO<br />
GENERALMENTE PIÙ<br />
ABBONDANTI NEL FEGATO<br />
DEI PESCI, nelle uova e nel tessuto<br />
muscolare di quelli grassi, quindi chi<br />
soffre di ipercolesterolemia, anche<br />
per il pesce, deve attenersi alle dosi<br />
consigliate per gli altri alimenti.<br />
Gli arcinoti omega-3 sono grassi utili<br />
alla circolazione sanguigna perché<br />
la fluidificano. Il sodio abbonda<br />
principalmente nei molluschi<br />
bivalvi, è temuto per la sua capacità<br />
di trattenere i liquidi con<br />
ripercussioni sia sulla pressione<br />
sanguigna, sia sulla formazione<br />
della cellulite, fastidiosa<br />
specialmente d’estate. Chi va<br />
in giornata al mare si ferma anche<br />
nelle ore più calde, quindi deve<br />
nutrirsi con cibi idratanti,<br />
energetici e facilmente<br />
digeribili, che consentano una<br />
digestione breve per poter fare il<br />
bagno prima delle 3 ore. L’imperativo<br />
è idratarsi con liquidi freschi ma non<br />
ghiacciati: un frullato, o un estratto<br />
di frutta e verdura va benissimo.<br />
I classici cibi da spiaggia sono<br />
tramezzini, panini da farcire<br />
con tonno, insalata, pomodoro,<br />
mozzarella, frittatina (magari<br />
preparata al forno) con verdure.<br />
Un ingrediente da evitare? Le salse:<br />
sotto al sole tendono ad alterarsi<br />
risultando ghiotte anche ai batteri,<br />
meglio mantenerle refrigerate fino<br />
al consumo. Un ingrediente amico?<br />
L’aceto: ha capacità batteriostatiche,<br />
impedisce cioè la proliferazione<br />
batterica. Una sanitizzazione che<br />
il limone non consente perché è solo<br />
un eccellente antiossidante<br />
che, unito alle macedonie di frutta,<br />
ne ritarda l’ossidazione, cioè<br />
l’annerimento mantenendo l’aspetto<br />
fresco della frutta appena tagliata,<br />
almeno per qualche ora.<br />
StockFood / Haigwood Studios<br />
13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />
87
LINK_VADEMECUM<br />
IL LUOGO DEL CUORE Albori, in Costiera amalfitana: la compagna dello<br />
scrittore è originaria di qui e insieme vi trovano rifugio durante l'anno.<br />
Camera Press/Shutterstock(2)/Danielle /lebinh Devaux/4Corners<br />
È<br />
difficile scrivere anche di un temporale», ha<br />
dichiarato Hanif Kureishi in una delle sue ultime<br />
« interviste. Eppure lo scrittore anglo-pakistano,<br />
casa a Londra, passione sconfinata per l’Italia,<br />
tenta ogni volta una nuova sfida. L’ultima è quella<br />
di Uno zero, il suo nuovo romanzo, pieno di sesso,<br />
anzi «di libidine», perché non solo l’erotismo è la vita<br />
stessa per un artista, ma un elemento imprescindibile<br />
della creatività.<br />
E il cibo? Qual è il piatto che stimola la sua<br />
creatività?<br />
Al momento, ma cambio gusti di continuo, sono<br />
i paccheri con il pesto. Mi piace guardare Isabella<br />
(la sua compagna, ndr) che esce in giardino con<br />
un paio di grandi forbici per tagliare il peperoncino.<br />
Cucina per me i paccheri piccanti con i pomodorini<br />
e così il piatto diventa un incontro di culture,<br />
quella indiana e quella italiana. Un curry-pesto.<br />
Il ristorante dove va più volentieri?<br />
The Mustard on Shepherd’s Bush Road, a Londra.<br />
È il mio posto, a un minuto da casa mia. Ognuno<br />
dovrebbe avere un posto suo. Lì il cibo è notoriamente<br />
terribile e il vino è insignificante. Ma non è quella<br />
la ragione per cui ci vado: bere un bicchiere con la<br />
mia compagna, spettegolare con gli amici e portarci<br />
i bambini quando erano piccoli, per le patatine e il<br />
gelato. O sedersi fuori, d’estate, a guardare la pazza<br />
folla e il mondo com’è oggi senza pensare a niente,<br />
per quanto sia possibile: per questo ci torno sempre.<br />
Il suo albergo preferito?<br />
Il Grand Hotel et de Milan a Milano. Ci soggiorno<br />
spesso ed è legato ai ricordi felici di quando ho<br />
iniziato la mia lunga carriera pubblicato da Bompiani.<br />
È un hotel elegante, confortevole, con grandi<br />
stanze e conserva il fascino del Novecento,<br />
con un bar meraviglioso sul retro e un’ottima<br />
colazione con uova fritte e cappuccino.<br />
Se deve farsi un aperitivo che cosa sceglie?<br />
Il mio drink preferito lo bevo raramente a causa<br />
della quantità di vodka che mi dà subito alla testa:<br />
Bloody Mary speziato, con tabasco e salsa<br />
Worcester.<br />
L’accessorio che porta sempre con sé.<br />
Ho moltissime sciarpe e tante me le ha date Isabella<br />
perché, come mi ricorda ogni giorno, il tempo<br />
a Londra è imprevedibile, perciò è una buona idea<br />
avere sempre nello zaino una sciarpa calda<br />
e colorata per ogni occasione.<br />
Nello zaino c'è anche un talismano?<br />
Cibo, natura<br />
e tanta libidine<br />
Ama infinitamente l'Italia, adora i luoghi<br />
lussureggianti, la voce di Bob Dylan<br />
e i piatti che diventano un incontro<br />
di culture. Esperienze e consigli dello<br />
scrittore anglo-pakistano Hanif Kureishi.<br />
di Stefania Vitulli<br />
IL DRINK<br />
Blood Mary<br />
speziato con<br />
tabasco e salsa<br />
Worcester.<br />
PER PALATI ETNICI<br />
Il piatto preferito in questo<br />
momento da Hanif Kureishi<br />
è a base di paccheri, pesto,<br />
pomodorini e curry.<br />
Una versione indo-italiana<br />
di quella tradizionale.<br />
L'HOTEL PREFERITO Una camera del<br />
Grand Hotel et de Milan, albergo storico<br />
milanese dove lo scrittore ama dormire.<br />
88 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>
BIO<br />
GRA<br />
FIA<br />
Hanif Kureishi, nato a Londra nel 1954 da padre pakistano e madre<br />
inglese, è scrittore, drammaturgo, sceneggiatore e saggista.<br />
Ha esordito negli anni 70 come autore di romanzi porno con lo<br />
pseudonimo di Antonia French, poi il teatro lo ha lanciato. Tra le<br />
sue sceneggiature, My beautiful laundrette, tra i suoi bestseller<br />
Il Budda delle periferie, Il dono di Gabriel, Un furto e il nuovo Uno<br />
zero (editi da Bompiani). Ha tre figli e la sua compagna è nipote<br />
della scomparsa sceneggiatrice italiana Suso Cecchi d’Amico.<br />
A LONDRA<br />
L'esterno<br />
di Mustard,<br />
il ristorante<br />
londinese dove<br />
Kureishi si sente<br />
a casa e dove<br />
mangia<br />
abitualmente<br />
con la famiglia.<br />
PARADISI IN TERRA Uno scorcio dell'isola<br />
di Santa Lucia, ai Caraibi: un luogo incantevole<br />
dove la potenza della natura può farsi sentire.<br />
Ovunque vada, anche in casa, porto un piccolo<br />
taccuino. Scrivo meglio quando non sto scrivendo,<br />
i pensieri giungono inattesi e voglio conservarli<br />
per un futuro lavoro.<br />
L’oggetto che più ama?<br />
La penna. Ne ho moltissime, con inchiostri di colori<br />
diversi.<br />
Un ricordo d’infanzia.<br />
Una piccola scrivania dipinta a mano, verde, brutta<br />
e vecchia, piccola e scomoda, che conservo<br />
in soffitta. I miei genitori me la comprarono quando<br />
avevo 12 anni e fu su questa scrivania che a 14 anni<br />
scrissi il mio primo romanzo.<br />
Parliamo di luoghi: una vacanza indimenticabile.<br />
All’isola caraibica di Santa Lucia, tre anni fa, io e<br />
Isabella. Ci fu una tempesta, forse la più tremenda<br />
che abbia mai visto. L’hotel si allagò, tutto smise<br />
di funzionare, fu una catastrofe. Che però mi diede<br />
l’opportuntà di ammirare, per alcuni giorni,<br />
la straordinaria magnificenza della natura.<br />
Un posto al mondo che ogni volta la commuove.<br />
Albori, sulla costiera amalfitana. C’è una casetta,<br />
in alto, che appartiene ai genitori di Isabella, dove<br />
DA AMMIRARE<br />
Bob Dylan: per<br />
Kureishi, un<br />
esempio di integrità<br />
da seguire.<br />
DA LEGGERE<br />
Il nuovo libro di<br />
Kureishi, Uno zero.<br />
andiamo due o tre volte l’anno. Un posto rilassante,<br />
con vista sulla baia di Salerno, bar, ristorantini,<br />
passeggiate. Puoi affittare una barca e veleggiare<br />
verso Atrani e Amalfi. E poi amo guidare tra le<br />
colline di Ravello e il promotorio di Villa Cimbrone,<br />
così sublime e terrificante.<br />
Un personaggio che ammira.<br />
Sono stato molto contento che abbiano dato il Nobel<br />
a Bob Dylan. Il suo talento e integrità sono una<br />
continua ispirazione. E la sua energia e longevità<br />
un esempio per chiunque voglia intraprendere una<br />
carriera come artista.<br />
E naturalmente, alla fine, un libro che può<br />
cambiarci la vita.<br />
L’interpretazione dei sogni di Freud. È ancora un<br />
libro molto eccitante da leggere, specie se si considera<br />
il suo impatto sulla cultura del 900. Non solo<br />
per la psicoanalisi, ma per la pittura e la letteratura.<br />
È il libro che ci ha detto che al di là di quello che<br />
crediamo di sapere di noi c’è altro da comprendere,<br />
il libro che ha cambiato per sempre il modo<br />
che abbiamo di capire noi stessi.<br />
n<br />
© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />
13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />
89
LINK_INOSSIDABILI<br />
MAI UCCISO L’UOMO RAGNO<br />
Nel suo tormentone del 1992 cantava la purezza giovanile sconfitta dal mondo<br />
degli adulti. 25 anni dopo, Max Pezzali è adulto per anagrafica, ma rimane<br />
«fresco» come allora: «Voglio sentirmi un precario della musica, meglio così».<br />
90 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>
di Gianni Poglio<br />
A<br />
metà novembre compio 50 anni: la cosa<br />
strabiliante è che più di metà di questa vita<br />
l’ho vissuta da popstar. Io mi sarei accontentato<br />
di sei mesi di popolarità...». E invece è<br />
andata diversamente: Max Pezzali è a pieno<br />
titolo nel pantheon delle icone del pop italiano.<br />
Sono milioni le persone che hanno le strofe delle<br />
sue canzoni tatuate nel cuore e nella memoria,<br />
per non parlare di quelli che gli slogan degli 883<br />
se lo sono fatti incidere direttamente sulla pelle<br />
e per sempre.<br />
Marzo 1992: esplode il fenomeno 883. Hanno<br />
ucciso l’uomo ragno diventa un tormentone<br />
e la sua vita (insieme a quella dell’altro 883,<br />
Mauro Repetto) cambia per sempre.<br />
«Per sempre» non era un concetto che avevo<br />
preso in considerazione. La mia storia dimostra<br />
ancora una volta che nulla è più definitivo del<br />
provvisorio. Pensavo di durare lo spazio di una<br />
stagione, per me il traguardo era «scavallare»<br />
l’estate del 1992 con un pezzo in classifica.<br />
Ancora oggi mi sento un precario e vivo ogni<br />
album come se fosse l’ultimo: questo approccio è<br />
la mia uscita di sicurezza, il maniglione antipanico,<br />
uno stratagemma per continuare a divertirmi<br />
e a non trasformare questo lavoro in routine.<br />
Pantaloni mimetici da militare, bombetta<br />
in testa, occhiali scuri e un pezzo rap, Live<br />
in the music, cantato in un inglese «creativo»<br />
quanto improponibile. Il vostro vero esordio<br />
di coppia musicale risale in realtà alla fine<br />
degli anni Ottanta, nel programma televisivo<br />
1, 2, 3 Jovanotti. Ricorda o ha rimosso?<br />
Ricordo, ricordo... Per far scomparire ogni frame<br />
di quel video avrei assoldato anche i servizi<br />
segreti (ride), ma nell’era digitale non esiste<br />
diritto all’oblio e così quelle immagini sono<br />
magicamente rispuntate in rete. Non eravamo<br />
ancora gli 883, ma I Pop. L’apparizione a 1, 2, 3<br />
Jovanotti è stata una delle sliding door della mia<br />
vita. Io e Mauro (Repetto, ndr.) avevamo consegnato<br />
una busta con la cassetta musicale alla<br />
portinaia della radio dove lavorava Jovanotti.<br />
Novantanove volte su cento quelle buste<br />
venivano cestinate. La nostra, no, finì nelle<br />
sue mani e lui ci volle subito in trasmissione.<br />
«<br />
Evidentemente, il destino aveva deciso che quelle<br />
canzoni dovessero uscire dalla cantinetta di Pavia<br />
dove le scrivevamo.<br />
Il suo presente è un brano, Le canzoni alla<br />
radio, in cui la chitarra è suonata da Nile<br />
Rodgers, il più grande produttore di hit<br />
di tutti i tempi, da quelle degli Chic, ai Daft<br />
Punk, a Madonna, David Bowie e Inxs.<br />
Incredibile: il «padrino» del funk e della disco<br />
music che suona in un mio pezzo... Sarebbe<br />
lecito immaginarsi chissà quali retroscena,<br />
quali trattative estenuanti... Invece, sono<br />
bastati una mail e un file con la base musicale<br />
del pezzo. I veri grandi della musica sono fatti<br />
così: non se la tirano, non giocano a fare<br />
gli inaccessibili.<br />
Alcune strofe dei suoi brani sono entrate<br />
nell’immaginario collettivo, nel linguaggio<br />
comune per esprimere uno stato d’animo,<br />
un’emozione.<br />
Succede quando racconti la vita con le parole<br />
della vita vera. Secondo me tra le strofe che<br />
hanno centrato il bersaglio c’è di sicuro «Qui<br />
seduto in una stanza, pregando per un sì»<br />
(da Come mai, ndr). In tre secondi svela tutto<br />
l’imbarazzo e il senso di inadeguatezza davanti<br />
al primo vero amore che ti prende allo stomaco.<br />
Al secondo posto metterei: «Stessa storia, stesso<br />
posto, stesso bar» (da Gli anni, ndr), ovvero<br />
un’istantanea della vita di provincia. Uguale fino<br />
alla monotonia, ma estremamente rassicurante<br />
nella sua immutabilità. Io vengo da lì.<br />
Chi è per lei Mauro Repetto, l’amico che<br />
nel 1994 ha abbandonato gli 883 nel momento<br />
di massimo successo?<br />
All’inizio, io ero il timido, l’introverso, quello che<br />
non amava le luci della ribalta. Lui no, bussava<br />
a tutte le porte, si attaccava a tutti i citofoni.<br />
E mi dava molto coraggio quando non ero sicuro<br />
di quel che avevo scritto. Mauro ha avuto<br />
un ruolo molto importante nella mia storia:<br />
quando, qualche tempo fa, l’ho ospitato a un<br />
mio concerto, al Forum di Milano, è stato molto<br />
emozionante. Quella sera, gli ho restituito la sua<br />
porzione di palco.<br />
n<br />
© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />
IL NUOVO<br />
SINGOLO<br />
Si intitola<br />
Le canzoni alla<br />
radio, il brano<br />
con il quale Max<br />
Pezzali è tornato<br />
da pochi giorni<br />
nei negozi.<br />
La chitarra è<br />
suonata da una<br />
leggenda della<br />
musica: Nile<br />
Rodgers,<br />
musicista e<br />
produttore di hit.<br />
13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />
91
SCOLPITE<br />
A sinistra,<br />
la cestista<br />
americana<br />
Skylar Diggins.<br />
A destra,<br />
la tennista danese<br />
Caroline<br />
Wozniacki<br />
sulla cover<br />
del magazine<br />
sportivo ESPN.<br />
Sotto, a sinistra,<br />
la modella di<br />
Victoria’s Secret<br />
Izabel Goulart.<br />
Taylor Hill/WireImage<br />
Tra i corpi filiformi<br />
che sfilano sulle<br />
passerelle mondiali<br />
e le curve prorompenti<br />
alla Kim Kardashian,<br />
si insinua una silhouette<br />
femminile più atletica,<br />
muscolosa, virile. Forse.<br />
di Catia Donini<br />
LA DEFINIZIONE PIÙ BELLA<br />
E<br />
muscoli siano. In arduo equilibrio fra Instagram conta fan page dedicate come<br />
le magrezze emaciate a lungo imperanti<br />
in passerella e gli eccessi sinuosi alla di professione a sottolineare l’inversione<br />
@skydigg4. Non sono soltanto le sportive<br />
Kim Kardashian e Nicki Minaj, il corpo di tendenza: sull’ultima catwalk di Victoria’s<br />
Secret (dove la bellezza femminile è<br />
femminile si smarca con sollievo verso<br />
corpi tonici, addirittura atletici, considerati al suo apogeo) la supertop Izabel Goulart<br />
in passato troppo mascolini per piacere. ha sfoderato addominali scolpiti modello<br />
Così, le modelle si costruiscono un fisico tartaruga. Una nuova armoniosità piaciuta<br />
da sportive e le sportive compaiono senza anche al di fuori dell’ambiente della moda,<br />
veli sulle cover di giornali maschili. È il tanto che la brasiliana ha avuto un ruolo<br />
caso della folgorante Caroline Wozniacki, in Baywatch, film ispirato alla serie tv. Ma<br />
tennista danese già numero 1 al mondo, l’immagine più dirompente, per lo sdoganamento<br />
dei corpi vigorosi, è quella di Misty<br />
26 anni, uscita nudissima sul Body Issue<br />
del magazine sportivo americano ESPN Copeland. Dimenticate danzatrici quasi<br />
(supplemento annuale che celebra il corpo trasparenti che facevano dell’evanescenza<br />
dei campioni), appena uscito.<br />
il segno distintivo: la prima afroamericana<br />
«Non sembro una supermodella? Pazienza,<br />
vado bene come sono», dichiara lei e dell’American Ballet Theatre è minuscola<br />
nominata principal nei 75 anni di storia<br />
ha ragione, perché il suo fisico allenato è (1,57 cm) ma possente. Lei stessa si definisce:<br />
«un’atleta prestata al balletto classi-<br />
spettacolare e sui social, nuovo termometro<br />
della sensibilità estetica, l’apprezzamento co». Oltre a essere ambasciatrice del brand<br />
è totale (il suo account Instagram @carowozniacki<br />
vanta un milione di followers). mistyonpointe) dispensa spunti di fitness<br />
Under Armour, la 34enne su Instagram (@<br />
Muscolosità, sensualità, popolarità. La per aiutare a trovare la giusta ispirazione, ed<br />
cestista americana Skylar Diggins, guardia<br />
27enne dei Dallas Wings, su Facebook di danza e per le donne fuori dagli schemi.n<br />
è diventata un modello per le appassionate<br />
«piace» a quasi mezzo milione di fan e su<br />
© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />
Henry Leutwler / Contour / Getty Images<br />
92 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>
LINK_NUOVE DONNE<br />
STELLA<br />
Misty Copeland, 34 anni,<br />
è la prima étoile<br />
afroamericana dell’American<br />
Ballet Theater di New York.<br />
93
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LINK_PARIGI ALTA MODA<br />
Les italiens<br />
dettano la linea<br />
Si è conclusa l’haute couture francese<br />
e su 33 maison presenti in calendario,<br />
ben 11 erano italiane o dirette da stilisti<br />
del nostro Paese. Un motivo d’orgoglio<br />
per chi crede nella nostra sapienza del fare.<br />
di Antonella Matarrese - da Parigi<br />
L’allestimento<br />
Chanel al<br />
Grand Palais.<br />
Sulla scia delle polemiche provocate dalla mega mostra<br />
Treasure from the Vreck of the unbelievable di<br />
Damien Hirst a Venezia per la collezione Pinault,<br />
costata circa 100 milioni di dollari, gli intellettuali<br />
duri e puri, disseminati tra l’Europa e gli Stati Uniti,<br />
hanno acceso un lumino di riflessione anche sul tema degli<br />
sprechi delle produzioni faraoniche per le sfilate di moda.<br />
In special modo quelle di haute couture parigine. In special<br />
modo quelle memorabili di Chanel. Che per presentare le<br />
collezioni di alta moda per l’autunno inverno <strong>2017</strong>-2018<br />
ha fatto ricostruire, all’interno del Grand Palais, una Tour<br />
Eiffel quasi ad altezza naturale.<br />
Sebbene i due ambiti, quello delle mostre d’arte e delle<br />
Christian Dior<br />
Immersa negli archivi della storica maison, della quale<br />
si festeggiano i 70 anni, la stilista Maria Grazia Chiuri<br />
ha capito quanto sia importante che la moda attualizzi<br />
il concetto di femminilità. Lo ha fatto partendo<br />
dallo chemisier, ovvero dall’allungamento della camicia<br />
maschile, e dai tessuti pesanti tipici del secondo<br />
dopoguera, anche questi prettamente maschili.<br />
95
Victor&Rolf<br />
I designer olandesi hanno fatto una riflessione<br />
sul bomber, capo usato inizialmente da militari,<br />
e lo hanno declinato nelle forme più romantiche<br />
a sottolineare il potere della trasfomazione.<br />
VALENTINO<br />
«Mi sono<br />
imposto di<br />
scardinare i<br />
canoni classici<br />
della couture<br />
per proporre<br />
silhouette e<br />
proporzioni<br />
normalmente<br />
considerate un<br />
errore nell’alta<br />
moda»: così<br />
teorizza<br />
Pierpaolo<br />
Piccioli che<br />
ha presentato<br />
una collezione<br />
potente sia dal<br />
punto di vista<br />
semantico,<br />
sia estetico.<br />
sfilate, siano grandezze incommensurabili e pertanto<br />
non paragonabili, rimane la questione etica dei costi<br />
di allestimenti fantasmagorici che durano poche ore,<br />
nel caso delle passerelle, e dei quali non rimane traccia<br />
se non in qualche foto e negli occhi esterefatti dei selezionatissimi<br />
invitati. Spesso rapiti più dalle scenografie<br />
che dai modelli degli abiti.<br />
Ora, il dibattito (forse etico?) è solo la variante sanguigna<br />
al concreto apprezzamento di chi riconosce nella<br />
haute couture l’apoteosi della bravura di sarte dalle<br />
mani d’oro, della competenza di maestri artigiani unici,<br />
di un patrimonio culturale di maestranze straordinarie<br />
che vanno preservate e, infine, di couturier che attraverso<br />
le collezioni di alta moda affinano il loro gusto e<br />
sperimentano volumi e lavorazioni che la velocità dei<br />
ritmi del prêt-à-porter non può contemplare.<br />
Sono pochi, superano appena la trentina, i couturier<br />
ammessi alla Fédération de la Haute Couture e di questi<br />
ben 11 sono italiani, per giunta tra i più acclamati della<br />
quattro giorni parigina (2-6 luglio <strong>2017</strong>). C’è la prima<br />
donna alla direzione creativa della maison Christian<br />
Dior, Maria Grazia Chiuri, chiamata tra l’altro ad assolvere<br />
il compito, tanto prestigioso quanto complesso, di<br />
celebrare i 70 anni della casa francese con uno show e<br />
una mostra antologica al Museo delle arti decorative.<br />
C’è anche Pierpaolo Piccioli, stilista di Valentino che<br />
ha presentato una delle collezioni più innovative e<br />
rilevanti della quattro giorni parigina. Per non parlare<br />
di Giorgio Armani con Armani Privé, di Giambattista<br />
Valli, Antonio Grimaldi, Maurizio Galante. Tra gli esordi<br />
italiani anche Gabriele Moratti, noto figlio di Letizia, già<br />
alla seconda collezione couture per la griffe dal nome<br />
evocativo Redemption.<br />
Intanto, incuranti di polemiche e massimi sistemi, le<br />
compratrici di couture, circa duemila in tutto il mondo<br />
(un’alta concentrazione in Libano), stanno completando<br />
i loro ordini con il privilegio di personalizzare<br />
ciascuno dei capi unici mandati in passerella. Con un<br />
occhio speciale alle mise da giorno, quelle che richiedono<br />
maggiore competenza e meno velleità d’apparire<br />
da parte di chi compra. Perché scintillare di sera, alla<br />
fine, siamo brave tutte.<br />
n<br />
© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />
Azzedine Alaïa<br />
Lo stilista di origini tunisine rimane un gigante, per giunta<br />
ribelle e in piena couture ha presentato la sua collezione di<br />
abiti perfetti, atemporali ma sicuramente non di alta sartoria.
LINK_PARIGI ALTA MODA<br />
Alberta Ferretti<br />
Elsa Schiaparelli<br />
L’incontro<br />
tra la stilista Elsa<br />
Schiaparelli<br />
e l’artista Salvador<br />
Dalì produsse<br />
scintille creative<br />
all’epoca<br />
grandemente<br />
chiacchierate.<br />
Quel periodo<br />
fecondo viene<br />
citato in vari pezzi<br />
della collezione<br />
disegnata da<br />
Bertrand Guyon.<br />
Non una collezione di alta moda vera e propria bensì<br />
una limited edition quella presentata da Alberta Ferretti<br />
a Parigi che si è ispirata alle suggestioni mitologiche<br />
dei giardini d’oriente scegliendo per i suoi abiti nomi<br />
di poetica bellezza, come Fleur de Lune, Anémone<br />
Liquid, Portrait de Pureté.<br />
Armani Privé<br />
«Si è perso<br />
il piacere di<br />
costruire abiti<br />
con sentimento.<br />
Lo street style<br />
ha messo radici<br />
ovunque ma l’alta<br />
moda va preservata<br />
da questo»: così<br />
Giorgio Armani<br />
porta avanti<br />
la sua battaglia<br />
sulle forme<br />
classiche e sulla<br />
«mistificazione<br />
della modernità<br />
che la couture non<br />
vuole». Via libera<br />
quindi a volute,<br />
perle, paillettes,<br />
broccati, velluti<br />
e cappellini.<br />
Getty images (4)<br />
Giambattista Valli<br />
Metri di chiffon, volumi<br />
impalpabili, abiti da<br />
principesse delle fiabe<br />
infantili. La cifra estetica di<br />
Valli va incontro ai desideri<br />
delle donne più romantiche<br />
del pianeta.<br />
Fendi<br />
Haute Fourrure, alta pellicceria quella di Fendi<br />
che ha mostrato non solo cappotti ma anche abiti<br />
in pizzo di pelliccia realizzati negli atelier romani<br />
grazie a tecnologie sosfisticate supportate dalla<br />
manualità delle sarte. In foto, una lince sbiancata<br />
da 450 mila euro.<br />
13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />
97
LINK_ALTRI MONDI<br />
1<br />
2<br />
E i cinesi crearono<br />
la loro Borgogna<br />
Produce 600 milioni<br />
di bottiglie l’anno<br />
e ha costruito castelli<br />
tali e quali a quelli<br />
francesi (per la gioia<br />
dei turisti). Il gruppo<br />
Changyu sta<br />
educando gli orientali<br />
alla cultura del vino.<br />
E al suo fianco c’è<br />
un’azienda italiana:<br />
la Illva di Saronno.<br />
Con loro <strong>Panorama</strong><br />
ha scoperto questa<br />
nuova realtà.<br />
di Lucia Scajola - da Yantai<br />
Bastioni di ispirazione rinascimentale,<br />
facciate dall’aria vittoriana, saloni<br />
ricolmi di pesanti boiserie, pinnacoli<br />
dal sapore gotico, fossati, ponti levatoi<br />
e persino carrozze. È un viaggio nel<br />
futuro quello che stiamo descrivendo. Una<br />
gita in quella che si appresta a diventare la<br />
prima economia del mondo, stando alle<br />
parole del politologo Ian Bremmer, da cui<br />
abbiamo il privilegio di essere accompagnati<br />
per un pezzo del cammino.<br />
Siamo venuti in Cina per scoprire che<br />
anche qui, dove storicamente la popolazione<br />
non possedeva nemmeno l’enzima per<br />
tollerarlo, oggi si è pronti a bere - e quindi a<br />
produrre - il vino. «Made in China, for China»,<br />
con l’idea che la Repubblica Popolare<br />
possa diventare il primo mercato al mondo<br />
anche in questo settore.<br />
Lo ha capito il colosso Changyu, il più<br />
grosso gruppo vinicolo del paese (e il quarto<br />
al mondo) con una capacità produttiva di<br />
600 milioni di bottiglie l’anno, rilevato al 34<br />
per cento dalla Illva di Saronno, solidissima<br />
azienda italiana, ancora familiare, famosa<br />
soprattutto per l’Amaretto.<br />
«Sono felice di aver anticipato i tempi:<br />
un’impresa, se non si mette in discussione,<br />
muore», sentenzia il capostipite Augusto<br />
Reina, un omone di 77 anni, impressionantemente<br />
proiettato verso il futuro. «Dieci<br />
anni fa ho capito che bisognava cercare nuove<br />
direzioni e ho messo il primo piede qui.<br />
È stato difficile instaurare un rapporto di<br />
fiducia reciproca perché le differenze sono<br />
enormi: da queste parti possono stracciare<br />
gli accordi dalla mattina alla sera».<br />
Tutto questo l’imprenditore lombardo,<br />
dai modi molto diretti, lo racconta mentre<br />
ci guida attraverso i giganteschi e pacchiani<br />
saloni di un castello vicino a Xian: lo Chateau<br />
Reina, edificato per lui nel 2014, dopo<br />
QUASI UNA CITTÀ<br />
Bottiglie di Changyu: sono prodotte nella<br />
futuristica Wine City, un’area con vigneti<br />
e castelli costruita a Yantai, Cina orientale.<br />
Zhang Peng/LightRocket via Getty Images<br />
98 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>
3<br />
4<br />
COPIA E INCOLLA<br />
In queste foto, 4<br />
degli 8 castelli del<br />
gruppo Changyu,<br />
disseminati per<br />
la Cina. (1) Château<br />
Changyu Moser<br />
XV, a Helan<br />
Mountain, nella<br />
provincia di<br />
Ningxia; (2)<br />
Château Reina,<br />
a Xian; (3) Château<br />
Baron Balboa,<br />
nella provincia<br />
dello Xinjiang;<br />
(4) Château<br />
Changyu Global,<br />
a Pechino.<br />
LA SICILIA<br />
NEL BICCHIERE<br />
Davvero un gran battesimo<br />
quello dei primi vini<br />
di Feudo Luparello, azienda<br />
siciliana (in Val di Noto)<br />
recentemente acquisita<br />
dalla famiglia Bartolomei,<br />
che già con la storica Ciù<br />
Ciù aveva convinto<br />
i mercati mondiali. Per la<br />
nuova avventura, sempre<br />
sul solco dell’ottima qualità<br />
a un ottimo prezzo, si parte<br />
da due rossi, il Nero D’Avola<br />
Syrah DOP e il Rosso Noto<br />
DOP (foto), un bianco,<br />
il Grillo Viognier DOP (foto),<br />
e il Moscato Passito di Noto<br />
DOP, un gioiello. (M.R.)<br />
l’ingresso nella società. Tutto intorno, 73<br />
ettari di vigne e un parco dove spuntano carrozze<br />
in stile Cenerentola, cariche di turisti<br />
locali eccitatissimi e armati di selfie stick, e<br />
buffe installazioni pseudo artistiche, come<br />
la statua in bronzo che lo ritrae pensieroso<br />
su una panchina, mentre osserva le sue<br />
vigne piazzate al confine con la periferia<br />
di una città industriale da quasi 9 milioni<br />
di abitanti.<br />
È così, con la fascinazione, che il gruppo<br />
Changyu, nato 112 anni fa e passato<br />
per le mani dello Stato tra il 1949 e il 2004,<br />
intende raccontare al suo popolo la magia<br />
del vino. «Ai banchetti di Stato, le nostre<br />
bottiglie hanno già sostituito la grappa cinese:<br />
sta cambiando la cultura. L’obiettivo<br />
è ridurre le importazioni dall’estero dal 70<br />
al 30 per cento», spiega il vicepresidente<br />
Zhou Hong Jiang.<br />
Ci si interessa poco, è evidente, al livello<br />
di inquinamento dei terreni nazionali.<br />
Changyu va per la sua strada costellando la<br />
Cina con 8 mega castelli nuovi di zecca, attraverso<br />
i quali, grazie alla contaminazione<br />
di stili architettonici europei e all’inserimento<br />
di musei e cantine molto più simili a dei<br />
padiglioni di un Expo che a delle aziende<br />
agricole credibili, intende avvicinare almeno<br />
una parte di quel miliardo e 300 milioni<br />
abitanti a un bicchiere del suo vino. Un<br />
prodotto che, lo riconosciamo, si rivela al<br />
di sopra delle aspettative, forse anche grazie<br />
al supporto di Illva nella formazione degli<br />
enologi, tutti rigorosamente cinesi.<br />
«Questo tipo di integrazione tra un colosso<br />
asiatico e un’azienda familiare italiana<br />
è un esempio virtuoso di come ci si può<br />
muovere durante la fase di recessione geopolitica<br />
che stiamo vivendo» spiega Bremmer.<br />
«Sono saltati tutti gli assetti globali:<br />
tanto vale che ognuno faccia per sé, come<br />
il signor Reina». Lui lo sa molto bene.<br />
Per questo, durante la foto di rito, circondato<br />
dalla famiglia che lo ha accompagnato<br />
in questo viaggio, guarda con un<br />
bel sorriso verso il cielo che qui, e non è<br />
una metafora, sta diventando, ogni anno,<br />
sempre più blu.<br />
n<br />
© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />
genoapixel / Alamy Stock Photo<br />
LO SCIACCHETRÀ:<br />
UN’ECCELLENZA<br />
DA FESTEGGIARE<br />
L’Italia ha un fiore<br />
all’occhiello, le Cinque<br />
Terre, e le Cinque Terre<br />
hanno un re, lo<br />
Sciacchetrà: vino DOC<br />
passito, faticosamente<br />
ottenuto da vigne che<br />
sorgono su piccoli<br />
terrazzamenti a picco sul<br />
mare. Prezioso e ancora<br />
di nicchia. Con lo scopo<br />
di raccontarlo e diffonderlo<br />
è nato un Festival, giunto<br />
alla quinta edizione,<br />
che andrà in scena sabato<br />
22 luglio nel borgo<br />
di Riomaggiore. (M.R.)<br />
13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />
99
LINK_XXXXXXXXXXX<br />
La carica<br />
dei cinquecento<br />
Cavalli da tutto<br />
il mondo che<br />
si sfidano in mezzo<br />
a boschi profumati<br />
di mare. È la magia<br />
del Toscana<br />
Endurance Lifestyle,<br />
kermesse al via<br />
il 14 luglio nel parco<br />
di San Rossore.<br />
di Marco Morello<br />
ALLE REDINI<br />
DELL’EVENTO<br />
L’organizzatore<br />
Gianluca Laliscia<br />
si confronta<br />
con lo sceicco<br />
Mohammed<br />
bin Rashid<br />
Al Maktoum,<br />
atteso in Toscana.<br />
100<br />
Nel suo lessico stringe atmosfere antiche,<br />
evoca cavalieri, amazzoni,<br />
i viaggi lunghi e selvaggi dei veri<br />
pony express, i postini su zampe<br />
dell’Ottocento. Perché l’endurance,<br />
la maratona che si corre in sella, toglie il<br />
cavallo dalla pista e lo riporta nella sua<br />
dimensione iniziale, originale: la natura.<br />
Obbliga chi ne tiene le redini a dosarne le<br />
energie, leggerne il fiato per modularne<br />
l’andatura fino al traguardo: quello che<br />
si instaura è un dialogo istintivo, un’empatia<br />
tra uomo e animale che ha reso<br />
la disciplina la più amata e gettonata al<br />
mondo tra gli sport equestri dopo il salto<br />
ostacoli. Una tendenza in crescita, con oltre<br />
150 mila praticanti (per la metà donne,<br />
le amazzoni) e un migliaio abbondante<br />
di appuntamenti internazionali spalmati<br />
su un calendario di dodici mesi.<br />
L’Italia, da tempo, si trova in prima<br />
fila: dal 14 al 16 luglio e dal 4 al 6 agosto<br />
ospiterà «Toscana Endurance Lifestyle»,<br />
l’evento di riferimento nazionale con oltre<br />
500 iscritti e 43 nazioni rappresentate, il<br />
doppio rispetto all’anno scorso. Ad accoglierlo,<br />
per la terza edizione consecutiva,<br />
sarà la tenuta di San Rossore, vicino Pisa,<br />
un paradiso selvatico di 5 mila ettari abitato<br />
da caprioli, daini e lepri, raffrescato<br />
dall’ombra dei pini secolari e dalla brezza<br />
salina che soffia dal mare. A percorrerla,<br />
una rete di sentieri favorevoli agli zoccoli<br />
grazie al misto di sabbia ed erba. Un terreno<br />
collaudato dai destrieri di generazioni<br />
di famiglie celebri, dai Medici ai Savoia,<br />
che qui hanno soggiornato a lungo, protetti<br />
da pace e bellezza spontanee. Doti<br />
storiche, lanciate verso il futuro: nel 2020,<br />
San Rossore sarà la sede dei Mondiali di<br />
endurance, prima ancora lo sfondo di<br />
numerose competizioni internazionali.<br />
«Abbiamo trovato la location ideale,<br />
fondato la capitale globale di questo
LINK_IN SELLA<br />
sport» sintetizza Gianluca Laliscia, cavaliere,<br />
imprenditore, padre della campionessa<br />
italiana Costanza (17 anni, prima<br />
nel ranking mondiale giovanile), ideatore<br />
del format «Endurance Lifestyle». Un<br />
evento che, come il nome suggerisce,<br />
annoda gare ed esperienze, agonismo e<br />
ospitalità: domenica 16 luglio arriverà<br />
il tenore Andrea Bocelli, nato in zona;<br />
atteso, ma l’eventuale conferma si avrà<br />
solo all’ultimo momento, lo sceicco Mohammed<br />
bin Rashid Al Maktoum, vice<br />
presidente e primo ministro degli Emirati<br />
Arabi Uniti e governatore di Dubai.<br />
Grande appassionato della disciplina, è<br />
promotore di un circuito che parte proprio<br />
dalla tenuta. Montepremi in palio della<br />
tappa: oltre mezzo milione di euro.<br />
Gli invitati, inclusa la famiglia reale,<br />
saranno accolti in una tensostruttura di<br />
oltre duemila metri quadri, con arredi<br />
lussuosi e comfort da hotel a cinque stelle.<br />
«Avrà stanze con aria condizionata e<br />
controlli domotici in ognuna. Con mobili,<br />
marmi e parquet, tutti made in Italy. Uno<br />
showroom delle eccellenze nazionali» fa<br />
notare Laliscia. Perché l’appuntamento<br />
toscano diventa un’occasione per mettere<br />
Stefano Grasso/Endurance Life (2)<br />
LOCATION UNICA<br />
AL MONDO<br />
Nella foto grande,<br />
un momento<br />
dell’edizione 2016:<br />
partenza all’alba<br />
dall’ippodromo di San<br />
Rossore per la gara<br />
dei 160 chilometri.<br />
Qui sopra, Costanza<br />
Laliscia (al centro)<br />
campionessa 17enne.<br />
in mostra il meglio tricolore davanti a una<br />
platea d’imprenditori internazionali. In<br />
un ambiente curato, ma dal clima disteso:<br />
«In questi anni», racconta l’organizzatore,<br />
«sua altezza lo sceicco mi ha insegnato<br />
che prima vengono le relazioni, poi gli<br />
affari. Prima ci si conosce, dopo si può<br />
fare tutto».<br />
L’Expo 2020 di Dubai si avvicina, il<br />
collante tra il nostro Paese e gli Emirati<br />
passa, anche, da una maratona di cavalli.<br />
Che poi sono i protagonisti indiscussi: a<br />
San Rossore dovranno galoppare fino a<br />
160 chilometri e fino a circa otto ore, con<br />
velocità medie di 22 chilometri orari. Ma<br />
non soffriranno, né si sfiancheranno. È<br />
l’assillo, il dogma dell’endurance, che<br />
pone il loro benessere come priorità: «Tramite<br />
visite rigorose», spiega ancora Laliscia,<br />
«svolte da veterinari che controllano<br />
se gli animali possono affrontare la fase<br />
successiva di ogni gara, dopo un adeguato<br />
riposo». L’ossessione della vittoria sembra<br />
secondaria, la prestazione è superata<br />
dall’emozione: «Quella, indescrivibile<br />
a parole, che ti arriva addosso in sella,<br />
mentre la natura scorre intorno». n<br />
© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />
13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong> 101
THE ITALIAN<br />
COLLECTION<br />
A GRANDE RICHIESTA TORNANO TUTTI I 13 ALBUM<br />
DA STUDIO, 1 CD LIVE e 4 TRAVOLGENTI DVD LIVE,<br />
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PIANO DELL’OPERA<br />
The Joshua Tree / Achtung Baby / Rattle And Hum / The Unforgettable Fire / War /<br />
All That You Can’t Leave Behind / Songs Of Innocence / Boy /<br />
Under A Blood Red Sky Live / No Line On The Horizon /<br />
How To Dismantle An Atomic Bomb / Zooropa / Pop / October /<br />
Zoo Tv Live From Sydney DVD / U2360° At The Rose Bowl DVD /<br />
Live At Red Rocks DVD / Go Home – Live From Slane Castle, Ireland DVD
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LE EMOZIONI DELLA MUSICA, IL<br />
CARISMA DI UNA GRANDE BAND<br />
Dal 14 luglio 1º CD a solo € 9,99 *<br />
THE JOSHUA<br />
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Cofanetto in regalo<br />
*Prezzo rivista escluso. Opera composta da 18 uscite, dalla 1 a alla 14 a CD €9,99*, dalla 15 a alla 18 a DVD €12,99*.<br />
In collaborazione con
periscopio<br />
PANORAMA<br />
KATY PERRY<br />
NUMERO 38½<br />
I due dettagli che<br />
fanno impazzire i fan<br />
sono i due piccoli<br />
tatuaggi che la<br />
popstar ha nella parte<br />
interna delle caviglie:<br />
una fragolina che ride<br />
a sinistra e una<br />
caramella alla menta<br />
sulla destra.<br />
MARIA<br />
SHARAPOVA<br />
42½<br />
La tennista russa, che<br />
è alta 1,88 ha un piede<br />
da misura maschile<br />
che l’ha fatta definire<br />
«Cenerentola over».<br />
Però le proporzioni<br />
tra dita e unghie,<br />
pianta e collo sono<br />
matematicamente<br />
perfette.<br />
SELENA GOMEZ<br />
37½<br />
I piedi di Selena<br />
Gomez vantano<br />
ammiratori che li<br />
trovano delicati, belli<br />
e «in salute», paffuti<br />
al punto giusto, lisci<br />
e dalle dita piccole.<br />
Anche la taglia<br />
è perfettamente<br />
proporzionata alla<br />
sua altezza: 37 e<br />
mezzo per un metro<br />
e 65 centimetri.<br />
MILEY CYRUS<br />
36<br />
L’ex bambina Disney<br />
va pazza per<br />
i messaggi scritti sui<br />
piedi e postati sui<br />
social. Esempio:<br />
«Dirty» su uno<br />
e «Hippie» sull’altro.<br />
Molto amate anche<br />
le immagini<br />
delle sue dita<br />
con lo smalto<br />
di colori diversi.<br />
ARIANA GRANDE<br />
36½<br />
Per i «footfetish»<br />
i suoi piedi hanno<br />
proporzioni perfette:<br />
taglia 36 e mezzo,<br />
pianta piccola e<br />
stretta, dita allineate,<br />
e affusolate. Niente<br />
irregolarità, o talloni<br />
screpolati. I primi<br />
piani con i sandali<br />
gioiello o le «open<br />
toe» spopolano<br />
su Instagram.<br />
104 <strong>Panorama</strong> | 14 luglio <strong>2017</strong>
BARBARA D’URSO<br />
40<br />
«I piedi di Barbara D’Urso». Si chiama<br />
così la pagina Facebook dedicata dai<br />
fan alle estremità, pur non perfette, di<br />
Carmelita. Lei li gratifica con scarpe<br />
alte, colorate e terribilmente sexy.<br />
RIHANNA<br />
39½<br />
La cantante delle<br />
Barbados è nella<br />
parte più bassa della<br />
classifica Wikifeet<br />
dei piedi più sexy:<br />
gli esperti<br />
li giudicano<br />
ordinari. Ma il peggior<br />
difetto è che sono<br />
piatti: la sua pianta<br />
non è arcuata<br />
al punto giusto.<br />
TAYLOR SWIFT<br />
39½<br />
La sua voce mette<br />
d’accordo tutti, i suoi<br />
piedi no. Per la<br />
maggioranza dei fan<br />
sono perfetti, sottili<br />
e proporzionati.<br />
Per altri invece sono<br />
brutti e «disordinati»:<br />
il mignolino sarebbe<br />
troppo corto rispetto<br />
alle altre dita e gli<br />
alluci «arricciati»<br />
verso l’alto.<br />
I piedi, per sedurti meglio<br />
Fetish-manie. Per alcuni sono semplicemente piedi, per altri rappresentano la parte più sexy del corpo femminile.<br />
Almeno a giudicare dall’enorme successo dei siti dedicati all’estremità inferiore ma divina, tra cui il sito<br />
Wikifeet, vero e proprio database di piedi celebri: nudi, con sandali, con infradito o calzati in scarpe con tacco,<br />
fotografati e poi pubblicati per la gioia dei feticisti adoranti. Chi crederebbe che i fan dei piedi di Pamela Anderson<br />
sono più numerosi di quelli del suo prosperoso décolleté? Ma ci sono anche star nostrane che raccolgono,<br />
nonostante i non perfettissimi arti, plausi sui social. Ecco una carrellata dei più chiacchierati. (S.F.)<br />
BELEN<br />
RODRIGUEZ<br />
36½<br />
Le rose tatuate che<br />
le cingono la caviglia<br />
per alcuni sono più<br />
sexy della farfallina<br />
all’inguine. La<br />
showgirl argentina<br />
cura i suoi piedi con<br />
attenzione maniacale.<br />
Pur essendo alta 1,75<br />
porta solo il 36 e<br />
mezzo. «I miei sono<br />
piedi da fata» dice<br />
spesso con civetteria.<br />
PAMELA<br />
ANDERSON<br />
39<br />
Il primo a farle notare<br />
la bellezza dei suoi<br />
piedi premiati dalla<br />
classifica Usa<br />
è stato l’ex marito<br />
Tommy Lee, un vero<br />
feticista. Da allora la<br />
bagnina di Baywatch,<br />
oggi cinquantenne,<br />
abbellisce le estremità<br />
con anellini e<br />
cavigliere. Ma le sue<br />
foto più cliccate sono<br />
quelle a piedi nudi.<br />
Olycom (3), IPA (2), Getty Images (3), SGP, Splash<br />
14 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong> 105
PERISCOPIO<br />
DA SINISTRA:SERGIO<br />
SYLVESTRE, ANDREA<br />
BOCELLI CON IL SOPRANO<br />
ALESSANDRA MARIANEL-<br />
LI, USHER E SERENA<br />
AUTIERI SUL PALCO<br />
CON MARCO BOSCO.<br />
Getty Images<br />
INDIPENDENCE DAY<br />
Star, stelle<br />
(e strisce)<br />
a Orvieto<br />
Ad applaudire Andrea Bocelli il 4 luglio a Orvieto c’era<br />
anche una folla di turisti americani entusiasti. Merito<br />
del tam tam sui pannelli di Times Square che da tempo<br />
avevano annunciato Orvieto4Ever: l’evento creato e diretto<br />
da Marco Bosco, che da quattro anni con il patrocinio<br />
dell’ambasciata Usa porta qui le celebrazioni per il giorno<br />
dell’Indipendenza. In piazza del Duomo, accompagnati dai<br />
100 elementi dell’Indipendence orchestra e da giochi di luce<br />
sulla cattedrale, si sono esibiti oltre a Bocelli, il cantanteballerino<br />
Usher, Sergio Sylvestre e Serena Autieri, cantante<br />
e conduttrice della serata. Bosco punta in alto: «L’anno<br />
prossimo, il 3 luglio, porterò l’evento allo stadio Olimpico<br />
con un inedito Rome4Ever, e il 4 al teatro Greco di Taormina<br />
Taormina4Ever». Ma si pensa anche a un format televisivo.<br />
Tonino Frasca (3), Mario Cartelli/LaPresse<br />
DA SINISTRA: ANDREA PIAZZOLLA CON LA<br />
FIDANZATA CINZIADI BATTISTA E IL FIGLIO<br />
DI LEI. LA TORTA IN VIA CONDOTTI E, SOTTO,<br />
GINA LOLLOBRIGIDA E MARISELA FEDERICI.<br />
LOLLO, «30+30+30» CANDELINE<br />
Oltre a Gianni Letta, Mara Venier, Marisela<br />
Federici e al suo assistente Andrea<br />
Piazzolla al party per i «30+30+30 anni»<br />
a Palazzo Torlonia, Gina Lollobrigida<br />
ha voluto anche le infermiere del Campus<br />
Biomedico, che in inverno si sono prese<br />
cura di lei. Organizzata dall’associazione<br />
via Condotti con Tiziana Rocca, la festa per<br />
la star che avrà la stella nella Walk of fame,<br />
è culminata con la torta in via Condotti,<br />
dove Lollo ha concesso selfie a tutti.<br />
Assente, da copione, il figlio Milko Skofic,<br />
da anni in rotta con lei e Piazzolla. (A.P.)<br />
Italiani eccellenti<br />
Alberto Angela, premiato per<br />
il suo programma Stanotte<br />
a Venezia, ha raccontato<br />
che da piccolo sotterrava<br />
le lucertole e aspettava<br />
di vederne lo scheletro per<br />
studiarle. Simonetta Agnello<br />
Hornby, che ha ricevuto<br />
il riconoscimento per<br />
la letteratura, ha confessato<br />
la fatica giovanile di trovarsi<br />
donna avvocato nel mondo<br />
dei maschi a Londra,<br />
dove tutto cominciò. Anna<br />
Foglietta, Pegaso d’oro per<br />
La mafia uccide solo d’estate,<br />
ha condiviso la soddisfazione<br />
di essere riuscita a recitare<br />
in dialetto siciliano. Tutto<br />
questo è accaduto a Pescara,<br />
durante la 44esima edizione<br />
dei Premi internazionali<br />
Flaiano che premiano<br />
le eccellenze della cultura<br />
italiana. (L.S.)<br />
ALBERTO<br />
ANGELA<br />
(SOPRA)<br />
E ANNA<br />
FOGLIETTA<br />
Federico Guberti<br />
106
inStargram<br />
Di buona lena<br />
Savino ama pedalare e con gli<br />
amici va su e giù per i monti<br />
lombardi. Poi, di nuovo in radio<br />
(a destra, in trasmissione).<br />
Sempre a fare facce<br />
Savino va fiero delle foto<br />
giovanili, quando somigliava<br />
a Sean Penn. Sotto è con<br />
Cristiano Malgioglio, di cui fa<br />
una spettacolare imitazione.<br />
FOTO SOCIAL<br />
LE FOTO<br />
DI NICOLA SAVINO<br />
SONO TRATTE<br />
DAL SUO PROFILO<br />
INSTAGRAM.<br />
NICOLA SAVINO, DALLA RAI A LE IENE<br />
Che gran volata,<br />
sui social e in tivù<br />
Dagli esordi radiofonici nei panni di<br />
«uomo della strada» a personaggio di<br />
punta del mercato tv. Giunto alla soglia<br />
dei 50 anni (li compie il 14 novembre)<br />
la metamorfosi di Nicola Savino è<br />
compiuta: il sodalizio con Linus a Radio<br />
Deejay è granitico, quello con mamma<br />
Rai si è invece incrinato di fronte al<br />
pressing di Mediaset, che l’ha rivoluto a<br />
Cologno. Torna a Le Iene da conduttore<br />
e poi partirà con un progetto ancora in<br />
fase d’ideazione, in prima serata. Intanto<br />
si gode l’estate, in famiglia e su Instagram:<br />
tra post ad alto tasso d’ironia e<br />
selfie in coppia con la moglie Manuela<br />
Suma e con i colleghi, il suo profilo<br />
vola verso i 280 mila follower. (F.C.)<br />
Amici, colleghi<br />
e mostri sacri<br />
Il sodalizio con la Gialappa’s<br />
Band (a sinistra) riparte<br />
da Le Iene, su Italia 1,<br />
il prossimo settembre.<br />
Tra gli idoli di Nicola Savino<br />
c’è anche Valentino Rossi<br />
(foto a destra).<br />
Moglie e musa<br />
La moglie Manuela Suma, costumista,<br />
oltre a essere molto citata da Savino<br />
in radio con Linus, è una presenza fissa<br />
sul suo profilo. Insieme da 20 anni, hanno<br />
una figlia, Matilda: ma la privacy su di lei<br />
è massima, non c’è nemmeno una foto.<br />
Linus, partner ventennale<br />
Coppia di fatto radiofonica nella<br />
trasmissione cult Deejay chiama Italia<br />
(vanno in onda insieme dal ‘96), Linus<br />
e Savino sono finiti persino nel presepe.<br />
13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong> 107
LE GRANDI INIZIATIVE DI PANORAMA<br />
Ritratto a fumetti di Caterina de’ Medici<br />
È dedicato alla regina italiana sul trono francese il terzo volume della collana<br />
Historica Biografie: una protagonista che ha segnato la storia dell’Europa.<br />
Figlia di Lorenzo II de’ Medici, Caterina è stata<br />
una delle figure chiave dell’Europa moderna.<br />
Discendente diretta di una delle famiglie fiorentine<br />
più importanti, figlia di quel Lorenzo al<br />
quale Macchiavelli ha dedicato il suo Il Principe,<br />
Caterina de’ Medici nasce<br />
nel 1519 e da subito resta<br />
orfana di entrambi i genitori.<br />
Giovanissima, a soli 14 anni,<br />
sposa Enrico d’Orléans, erede<br />
al trono di Francia.<br />
Il matrimonio, di grande rilevanza<br />
politica e suggello di una<br />
fondamentale alleanza tra regno<br />
di Francia e Stato della Chiesa,<br />
è fortemente voluto dai reali<br />
francesi che conquistano così<br />
l’appoggio del Papa dopo secoli<br />
di rapporti spesso conflittuali.<br />
Divenuta regina nel 1549,<br />
Caterina si distingue subito per<br />
scaltrezza e furbizia politica. Il<br />
potere effettivo le viene garantito<br />
soltanto dieci anni dopo quando,<br />
nel 1559, la morte prematura del marito porta sul<br />
trono d’oltralpe il primogenito della coppia, appena<br />
quindicenne. Così, per i successivi trent’anni, mentre<br />
la Francia vede alternarsi al potere tre re differenti,<br />
tutti figli di Caterina, la regina continua ad esercitare<br />
un controllo più o meno diretto - ma sempre decisivo<br />
- sul destino del regno. L’abilità nel tessere trame<br />
e accordi di governo non ha però evitato a Caterina<br />
fatali errori di valutazione che hanno consegnato allo<br />
storia un ricordo della regina a lungo tempo distorto.<br />
Nonostante i tentativi di mediazione<br />
con cui la casa reale tenta<br />
di gestire le crescenti tensioni<br />
tra cattolici e protestanti, Caterina<br />
ha un ruolo di primo piano<br />
nell’escalation di violenza che<br />
porta alle Guerre di Religione in<br />
Francia e alla drammatica notte<br />
di San Bartolomeo, in cui circa<br />
30 mila protestanti vengono<br />
trucidati per le strade di Parigi.<br />
<strong>Panorama</strong> propone Caterina<br />
de’ Medici, nuovo capitolo della<br />
collana di fumetti Historica<br />
Biografie. Un volume pregiato,<br />
arricchito da splendide tavole<br />
tutte a colori, magistralmente<br />
illustrate e narrate con grande<br />
capacità e accuratezza di ricostruzione.<br />
Uno strumento inedito e affascinate per<br />
scoprire la vicende di uno dei protagonisti che hanno<br />
fatto la storia dell’Europa.<br />
In edicola con <strong>Panorama</strong>, dal 14 luglio,<br />
a soli 8,99 euro (rivista esclusa).<br />
108 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>
Una solidarietà «pelosa»<br />
Fa sorridere il richiamo dei<br />
vertici europei alla solidarietà<br />
verso l’Italia sul tema migrazioni.<br />
Se l’Europa fosse entità<br />
credibile e concreta, caro Macron,<br />
dovrebbe mettere in atto<br />
interventi politici. E la selezione<br />
di chi ha diritto all’accoglienza<br />
va fatta ben prima delle frontiere<br />
europee, con un’azione che<br />
coinvolga tutti gli Stati membri.<br />
Enrico Venturoli<br />
Liberalizzate i saldi<br />
Girando per saldi nelle strade<br />
del Vomero, si nota che la<br />
partenza è stata lenta: davanti<br />
a sconti fra 20 e 30 per cento,<br />
per l’acquisto si aspetta probabilmente<br />
che arrivino al 50. Che<br />
senso ha, allora, una stagione<br />
SCRIVETE A<br />
mandate una lettera:<br />
<strong>Panorama</strong> (Mondadori)<br />
- 20090 Segrate (MI)<br />
Anno LV - n. 31<br />
DIRETTORE RESPONSABILE<br />
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20134 Segrate (Mi)<br />
Questo periodico è iscritto<br />
alla FIEG - Federazione<br />
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Stampatore:<br />
ELCOGRAF SpA<br />
via Mondadori 15, Verona<br />
Centro stampa Amedeo Massari,<br />
via Marco Polo 2, Melzo (Mi)<br />
dei saldi a inizio estate? Meglio<br />
sarebbe liberalizzarli, come in<br />
molti altri Paesi, per permettere<br />
a ogni commerciante di praticarli<br />
alla propria clientela quando<br />
più lo ritiene opportuno.<br />
Gennaro Capodanno<br />
L’oro che non luccica<br />
Sono titolare di uno dei vituperati<br />
«Compro oro». Il 5 luglio è<br />
entrato in vigore il decreto legge<br />
relativo al nostro settore. A parte<br />
la riduzione del pagamento in<br />
contanti - ora a 500 euro - sono<br />
state create norme su cui neanche<br />
la Guardia di finanza riesce<br />
a chiarire. No, il legislatore non<br />
ha presente la situazione difficile<br />
in cui si lavora, tra rapine,<br />
furti e ricorrenti «bidoni».<br />
L.V.<br />
mandate una mail:<br />
panorama@<br />
mondadori.it<br />
Redazione: telefono: 0275421;<br />
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per segnalare disfunzioni, rivolgersi al<br />
telefono 199111999 (lun-ven,<br />
9.00-19.00, costo massimo della<br />
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0 mese <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong> 109
INCIPIT<br />
Ogni settimana un autore riscrive l’attualità come se fosse l’inizio di un libro.<br />
Un calcio alla maturità<br />
di Davide Enia<br />
IL FATTO Il fuoriclasse del Milan Gianluigi «Gigio» Donnarumma, dopo aver<br />
trovato un accordo con la propria squadra per un rinnovo di contratto da sei<br />
milioni di euro a stagione per cinque anni (con clausola di avere come suo<br />
secondo, in porta, il fratello Antonio), ha deciso di non presentarsi all’esame<br />
di maturità che avrebbe dovuto sostenere nella sessione estiva <strong>2017</strong>. Negli stessi<br />
giorni, ha preferito una vacanza sull’isola di Ibiza. Lo scrittore Davide Enia<br />
immagina come la notizia, arrivando in una redazione di giornale, crei dapprima<br />
scompiglio; quindi, vista in una luce diversa, venga trattata senza impennate<br />
moralistiche ma con realismo lucido e concretissimo. Perché, nell’università<br />
della vita, certi «immaturi» valgono almeno quanto un «magnifico rettore».<br />
«N<br />
L’AUTORE<br />
DAVIDE ENIA<br />
110 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong><br />
o, nella maniera più assoluta».<br />
Nella redazione era calato il gelo.<br />
Il direttore non si pronunciava mai in una maniera<br />
così netta.<br />
Si era pure alzato in piedi.<br />
«Ma davvero vogliamo supportare questa...<br />
questa…».<br />
Gli erano mancate le parole. L’ultima volta accadde<br />
quando la prima pagina sulle presidenziali<br />
americane fu rifatta in fretta e furia dopo il primo<br />
exit poll.<br />
«Ipocrisia!» urlò alla fine. Girovagava per la<br />
stanza, senza una meta precisa, inseguendo il filo<br />
di quel ragionamento.<br />
«Signori miei, è inutile girarci intorno».<br />
La velocità dell’andatura aumentava, costantemente.<br />
«Nessuno - nessuno! - può dire a un ragazzo di diciotto anni<br />
di sostenere l’esame di maturità per dare l’esempio».<br />
Eccolo, aveva finalmente centrato il punto.<br />
«L’esempio a chi? A coloro che mai e poi mai guadagneranno<br />
quelle cifre? Che mai e poi mai arriveranno a giocare, non dico<br />
in nazionale ma neanche in serie B? Questo ragazzo ha davvero<br />
bisogno del pezzo di carta per parare un calcio di rigore?<br />
E i genitori, dico: i genitori, sono davvero così rincoglioniti da<br />
non riuscire più a educare i figli? Questo compito spetterebbe<br />
a un portiere di serie A? Ma siamo impazziti?».<br />
Poi, di colpo si fermò, affilò un sorriso e lanciò l’affondo<br />
definitivo.<br />
«Nella università della vita, metafora che piace tanto un<br />
po’ a chiunque, uno che guadagna quelle cifre a diciotto anni<br />
è praticamente un magnifico rettore».<br />
Si sedette e, fischiettando, cominciò a muovere i polpastrelli<br />
sulla tastiera per scrivere l’editoriale dell’indomani.<br />
n<br />
© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />
Talentuoso<br />
drammaturgo<br />
italiano, ogni<br />
domenica tifa<br />
Palermo. Con il<br />
calcio ha iniziato<br />
a recitare. Italia-<br />
Brasile 3-2 è il suo<br />
lavoro più replicato.<br />
Con il calcio ha<br />
continuato in radio:<br />
Rembò è la storia<br />
di un calciatore<br />
palermitano che<br />
si ritira a 19 anni.<br />
Ha partecipato<br />
al premio Strega<br />
con il suo primo<br />
romanzo, Così<br />
in terra (Dalai<br />
editore), venduto<br />
in 16 Paesi prima<br />
della pubblicazione<br />
e vincitore del<br />
Premio come<br />
migliore romanzo<br />
d’esordio in Francia.<br />
Nel maggio 2014<br />
ha pubblicato<br />
con Edt Uomini<br />
e pecore, piccolo<br />
romanzo che parla<br />
di fame e amore,<br />
resistenza e pasta<br />
alla carbonara.
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