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Panorama - Luglio 2017

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13 luglio <strong>2017</strong> | Anno LV - N.30 (2668) | Settimanale 3,00 euro<br />

www.panorama.it<br />

Austria, Belgio, Francia, Spagna, Portogallo 5,70 Euro; MC, Côte d’Azur 5,80 Euro; Germania 7,00 Euro; U.K. 4,40 GBP; Svizzera 6,30 CHF; Svezia 55,50 Sek; Svizzera C.T. 6,00 CHF; U.S.A. (via aerea New York) 9,50 USD, Canada 10,00 Cad - P.I. SpA - Sped. in A.P. - D.L. 353/03 art.1, comma 1, DCB Verona<br />

ISSN 977-0553109000<br />

71730><br />

C’ERA UNA VOLTA<br />

L’UOMO IDEALE,<br />

CON UN LAVORO<br />

BEN PAGATO E SICURO.<br />

COMPLICE LA CRISI<br />

E LA RIVOLUZIONE<br />

TECNOLOGICA ORA<br />

NON È PIÙ COSÌ.<br />

ECCO DOVE GUARDARE<br />

PER ASSICURARSI<br />

UN «TESORO»<br />

DI MARITO.<br />

9 77 0553 109000<br />

AIUTO!<br />

NON SI TROVA PIÙ<br />

UN BUON PARTITO<br />

DA SPOSARE


EDITORIALE<br />

di Giorgio Mulè<br />

L’ULTIMO LINCIAGGIO<br />

C<br />

i sono alcuni principi elementari del diritto che non necessitano di una laurea per essere<br />

compresi. Se cercate su Wikipedia, appunto, la massima «nullum crimen, nulla poena<br />

sine praevia lege poenali» troverete questa spiegazione: «Rappresenta una massima<br />

fondamentale per il diritto moderno. L’espressione si fonda sull’assunto che non può<br />

esservi un reato (e di conseguenza una pena), in assenza di una legge penale preesistente<br />

che proibisca quel comportamento». Elementare, appunto. Dal che non si capisce perché<br />

questo Paese non abbia la decenza di chiedere scusa a Bruno Contrada, che dopo 25<br />

anni di calvario giudiziario si è vista revocata la condanna a 10 anni di carcere (interamente<br />

scontata) per concorso esterno in associazione mafiosa: un reato che all’epoca<br />

dei fatti contestati (1979-1988) era sconosciuto al codice penale. Per esser chiari: non<br />

poteva essere arrestato, non poteva essere giudicato, non poteva essere condannato,<br />

non doveva soprattutto scontare neanche un giorno di carcere. C’è voluta nel 2015 la<br />

Corte europea dei diritti dell’uomo per riportarci a forza dalla bara del diritto alla culla e<br />

la Corte di Cassazione, finalmente, ha ora emesso un vagito e revocato la condanna. Ma<br />

a Contrada, poliziotto palermitano di gran lignaggio e successivamente alto funzionario<br />

dei servizi segreti, nessuno chiede scusa e nessuno ha la parvenza di un rossore: deve<br />

invece subire un ulteriore, odioso supplemento di linciaggio. Che consiste in particolare<br />

nei commenti di chi a Palermo avviò l’inchiesta e sostenne l’accusa.<br />

Sono analisi figlie di una visione di «parte» che rimane spesso senza argomenti e si rifugia nel<br />

bollare come sconcertante o stupefacente (Antonio Ingroia dixit) la pronuncia della Cedu e della<br />

Suprema Corte e arriva a spingersi in una sorta di mascariamento degli operatori del diritto laddove<br />

sostiene (Gian Carlo Caselli dixit) che «negare la configurabilità del concorso esterno, nerbo della<br />

mafia, equivale in pratica a negare la stessa mafia». A costo di passare per negazionista affermo<br />

convintamente che quella del concorso esterno, in verità, è un’enorme impostura perché presuppone<br />

che chi aiuta la mafia per nove anni come nel caso di Contrada lo possa fare a intermittenza un po’<br />

come quando leggete nelle ricette «q.b.»: quanto basta. Si fa un favore a Totò Riina e poi si torna a<br />

fare il poliziotto, come se le «famiglie» fossero delle onlus di beneficenza che ricevono ogni tanto<br />

delle donazioni e non piuttosto delle schifose e crudeli macchine criminali fondate su un principio<br />

assoluto e invalicabile: o sei mafioso o non lo sei, non puoi mafiare a giorni alterni. O si aveva il<br />

coraggio (l’ardire) di processare Contrada per associazione mafiosa oppure, come finalmente ha<br />

riconosciuto la Cassazione, non si poteva condannare per un reato che non esisteva.<br />

Questo pacifico ed elementare principio è lo stesso che proprio alcuni magistrati invocano in<br />

questi giorni a proposito di una querelle godibilissima che loro stessi stanno mettendo in scena. La<br />

questione è legata alla promozione di un ex parlamentare del Pd, già ministro della giustizia ombra<br />

di quel partito, a presidente del Tribunale di Pordenone. Al Consiglio superiore della magistratura<br />

stanno volando gli stracci. Piercamillo Davigo e la sua corrente hanno abbandonato per protesta<br />

la giunta dell’Associazione nazionale magistrati perché sostengono l’assurdità di promuovere un<br />

ex parlamentare mentre si discute di una legge che regolerà in maniera severa le porte girevoli tra<br />

politica e toga. La risposta del presidente dell’associazione nazionale magistrati, Eugenio Albamonte<br />

è stata: «Questa norma più severa al momento non esiste e noi, visto che siamo dei giuristi,<br />

ci dobbiamo muovere nel solco del diritto positivo. Pretendere che il Csm faccia un atto illegittimo<br />

è veramente una mostruosità logica e giuridica». Bene, esimi giuristi che rivendicate giustamente<br />

come insuperabile il diritto a essere giudicati in forza di una norma esistente: prendete il numerino,<br />

mettetevi in coda e chiedete scusa a Bruno Contrada.<br />

n<br />

<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />

3


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Editoriale<br />

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SCENARI<br />

ITALIA<br />

Terremoto, i rimborsi per la sanità<br />

non arrivano 7<br />

Rai, così fermerò gli agenti pigliatutto 8<br />

Niente messa, il crollo incombe 10<br />

In copertina: foto di Getty Images<br />

ECONOMIA<br />

Logistica, avanti tutta 12<br />

Il made in Italy riprende quota in Russia 14<br />

Coltiviamo i buoni rapporti con il mondo 15<br />

MONDO<br />

Putin & Trump: i gemelli diversi 16<br />

L’Isis ha perso ma la guerra non è vinta 18<br />

FRONTIERE<br />

La carica delle elettriche 20<br />

La nuova tecnica per operare la prostata 22<br />

SOCIAL<br />

La fine del sesso 24<br />

CULTURA<br />

Spoleto, il festival è già nel futuro 26<br />

Nicholas Sparks, padre allo specchio 28<br />

Ci vogliono 632 persone<br />

per gestire un immigrato<br />

Ogni giorno vengono soccorsi, in Italia, 625<br />

migranti. <strong>Panorama</strong> si è posto una domanda:<br />

dal primo salvataggio in mare alle procedure<br />

per rimpatriare un extracomunitario, quante<br />

persone servono? Per la questura di Milano,<br />

per esempio, sono necessari almeno 13 poliziotti<br />

per gestire le pratiche, dal fermo all’espulsione<br />

(e 10 magistrati in caso di ricorsi). Mentre in città<br />

più piccole, come è successo a Siena, il fermo<br />

di uno straniero da espellere può significare<br />

il blocco di tutta l’attività dell’Ufficio prevenzione<br />

e della Squadra volanti. Il costo finale<br />

40<br />

per la collettività di queste 632 persone?<br />

Arriva a 948.000 euro al mese.<br />

4 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>


13 luglio <strong>2017</strong><br />

DA MERCOLEDÌ<br />

Leggi <strong>Panorama</strong> in versione<br />

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FATTI<br />

Non ci sono più i mestieri sicuri da sposare.<br />

Che fine ha fatto il buon partito 34<br />

1X632: è il rapporto tra un immigrato e le<br />

persone che lavorano per la sua gestione 40<br />

Non salveremo il welfare (solo)<br />

con gli extracomunitari 45<br />

Bossetti, le cinque domande chiave 48<br />

Il libro di Renzi. Avanti? No, indietro tutta 52<br />

Voglio una vita in carta stampata 58<br />

Le due Coree. Così simili, così differenti 60<br />

Sette chili in sette giorni («Io l’ho fatto,<br />

ma che fatica») 68<br />

Tutte pazze per il commissario Ricciardi 74<br />

Separate<br />

in casa<br />

Una, la Corea del<br />

Nord, è retta da un<br />

dittatore che si<br />

balocca con testate<br />

nucleari. L’altra,<br />

quella del Sud,<br />

è pacifica,<br />

tecnologica e<br />

occidentalizzata.<br />

Ma in tutte e due vive la stessa popolazione,<br />

separata pur con radici comuni. Lo racconta<br />

il reportage fotografico di Luca Faccio, che dopo<br />

aver viaggiato per 12 anni in entrambe,<br />

60<br />

le ha descritte nel libro «Common<br />

Ground».<br />

Per commentare #<strong>Panorama</strong>Coree<br />

La mia rinascita (estrema)<br />

Dopo anni di estenuanti lotte con la bilancia,<br />

e dopo una serie inverosimile (e inutile) di diete,<br />

il giornalista di <strong>Panorama</strong><br />

Guido Castellano (nella<br />

foto) ha deciso di «farsi<br />

imprigionare» nella clinica<br />

del benessere per<br />

eccellenza, quella di Henri<br />

Chenot a Merano.<br />

Ecco com’è andata.<br />

Per commentare<br />

#<strong>Panorama</strong>Chenot<br />

68<br />

LINK<br />

L’edonismo dell’estate 81<br />

Lo street food va in acqua 82<br />

A tavola bisogna saper che pesci<br />

prendere 87<br />

Cibo, natura e libidine 88<br />

Mai ucciso l’Uomo Ragno 90<br />

La definizione più bella 92<br />

Les Italiens dettano la linea 95<br />

E i cinesi crearono la loro Borgogna 98<br />

La carica dei cinquecento 100<br />

Periscopio 104<br />

13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />

5


Scenari<br />

ITALIA_ ECONOMIA_MONDO_FRONTIERE _CULTURA<br />

Dopo 11 mesi<br />

non sono state<br />

rimborsate<br />

ancora analisi<br />

e trattamenti<br />

alle vittime<br />

del sisma.<br />

MARCHE<br />

L’esenzione dai ticket ha<br />

compreso inizialmente<br />

gli 87 comuni marchigiani<br />

nella zona del primo<br />

e del secondo «cratere».<br />

Terremoto, i rimborsi per la sanità non arrivano<br />

Regione Marche non rifonde le prestazioni gratuite per le vittime del sisma. E i piccoli centri di cura rischiano il collasso.<br />

Le strutture sanitarie private nei comuni del Centro<br />

Italia colpiti dal terremoto sono alle corde. Il sistema<br />

di esenzione dai ticket, deciso all’indomani della<br />

prima scossa di agosto, ne sta mettendo in pericolo<br />

i bilanci. A distanza di undici mesi, infatti, non<br />

sono state ancora rimborsate le prestazioni erogate<br />

a titolo gratuito alle persone colpite. Dopo il caso<br />

degli alberghi dove sono stati alloggiati gli sfollati - le<br />

strutture turistiche hanno dovuto aspettare mesi per<br />

vedersi ripagate le spese sostenute - adesso a soffrire<br />

dei ritardi maggiori sono i centri diagnostici e di analisi<br />

convenzionati con Regione Marche.<br />

Il codice di esenzione, previsto inizialmente per i<br />

residenti nel cosiddetto «primo cratere», sono state poi<br />

estese anche quelli nel «secondo cratere», quindi a quanti<br />

abitano negli 87 comuni marchigiani. E le misure hanno<br />

riguardato sia l’assistenza specialistica ambulatoriale sia<br />

quella farmaceutica. Superata la fase dell’emergenza, dal<br />

1° maggio <strong>2017</strong> il beneficio è stato prorogato fino al prossimo<br />

30 settembre, limitato però all’assistenza specialistica<br />

ambulatoriale e al latte artificiale per i neonati fino al 6°<br />

mese di età, escludendo i medicinali. Inoltre la platea di<br />

beneficiari è stata ristretta a coloro che effettivamente<br />

hanno subito danni, cioè con la casa inagibile o che sono<br />

in attesa dei sopralluoghi. La Regione non rilascia dati precisi<br />

su entità di indennizzi e numero di strutture sanitarie<br />

coinvolte. Tuttavia sostiene che i rimborsi partiranno a<br />

breve, cominciando dal periodo tra settembre e fine 2016.<br />

Chiedendo l’anonimato, la titolare di un centro<br />

diagnostico convenzionato in provincia di Macerata,<br />

sottolinea che ora a rischiare sono soprattutto i piccoli<br />

laboratori di analisi. Lei è stata perciò costretta a ridurre<br />

lo stipendio del personale evitando di licenziare o, peggio,<br />

di chiudere. «Con l’esenzione» aggiunge «le richieste di<br />

analisi sono più che raddoppiate. Molti hanno approfittato<br />

delle agevolazioni per fare quei controlli di medicina<br />

specialistica che avevano rinviato per motivi economici».<br />

Un espediente di chi vive in zone povere e provate dalla<br />

crisi già prima del terremoto. (Laura Della Pasqua)<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />

7


SCENARI_ITALIA<br />

Dopo nani e ballerine<br />

in Rai ecco i burattinai<br />

Parla Michele Anzaldi, «super» Commissario della vigilanza: «In azienda gli<br />

agenti delle star dettano legge. Ma io so come fermarli, se me lo permetteranno».<br />

Un contratto milionario con la<br />

punta di diamante dell’agenzia<br />

«in cambio di programmi e di una<br />

ricca dose di ospitate per gli altri<br />

artisti della scuderia». La ricetta dei<br />

palinsesti Rai, «imposta dagli agenti<br />

che prendono decisioni al posto<br />

dei direttori di rete» è diventata indigesta a<br />

Michele Anzaldi, il deputato Pd segretario<br />

della commissione di Vigilanza che ha vergato<br />

raffiche di esposti alla Corte dei conti<br />

e all’Autorità anticorruzione quando in<br />

azienda regnava Antonio Campo Dall’Orto<br />

e continua a farlo anche ora che Matteo<br />

Renzi ha spinto sul trono Mario Orfeo.<br />

Ultimo boccone amaro: il contratto milionario<br />

a Fabio Fazio strappato da Beppe<br />

Caschetto, «king maker» della tv con la sua<br />

società Itc 2000: «L’azienda è sotto scacco,<br />

prende ordine dagli agenti», chiarisce a<br />

<strong>Panorama</strong> il deputato che ora è sicuro di<br />

aver trovato la strada per arginarli con il<br />

suo atto di indirizzo anticonflitto di interessi:<br />

appena presentato ai colleghi della<br />

Vigilanza («sono eccezionalmente relatore<br />

di maggioranza e minoranza, significa<br />

che mi hanno dato grande fiducia»), sarà<br />

votato entro luglio: se passerà, impegnerà<br />

la Rai a ridimensionare alla grande gli<br />

agenti, le società di produzione e<br />

Lucio Presta,<br />

le loro cordate. Una (potenziale)<br />

57 anni.<br />

rivoluzione televisiva.<br />

Nella sua<br />

Si dice che lei e Renzi siate in Arcobaleno 3<br />

figura anche<br />

rotta, tant’è che il segretario ha<br />

Roberto<br />

richiamato il suo portavoce storico<br />

Marco Agnoletti. In questa<br />

Benigni.<br />

nuova crociata tv siete in sintonia?<br />

Niente rottura: mi manda sms ogni giorno.<br />

Non sono mai stato suo portavoce, era<br />

previsto che seguissi solo la mozione<br />

8 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong><br />

Renzi-Martina al congresso del Pd. Ora<br />

sono tornato al mio lavoro, con questo<br />

prestigioso incarico da relatore.<br />

La sua risoluzione sembra costruita su<br />

misura su Beppe Caschetto: l’ha messo<br />

nel mirino?<br />

Uno che come lui tre anni fa ha fatto<br />

perdere Giovanni Floris alla Rai rendendo<br />

ricca La 7, in altri tempi non avrebbe<br />

più messo piede in azienda. E invece gli<br />

stendono tappeti rossi, con un programma<br />

a Fazio che alla fine costerà 70 milioni e<br />

un contratto zeppo di conflitti d’interesse.<br />

Ma non è il solo a comandare in Rai, come<br />

denunciano gli stessi vertici.<br />

Chi è che denuncia?<br />

La presidente Monica Maggioni a febbraio<br />

ha invocato meccanismi per l’immissione<br />

di nuovi talenti, che sfuggissero «al potere<br />

degli agenti». Il consigliere Giancarlo Mazzuca<br />

ha parlato di «burattinai che fissano<br />

cachet astronomici degli artisti e strangolano<br />

la Rai», il suo collega Franco Siddi<br />

ha chiesto «limiti da dare agli agenti».<br />

Invocano regole? Sono pronte.<br />

Nomi dei «burattinai»?<br />

Oltre a Caschetto, che rappresenta<br />

anche Luciana Littizzetto e una<br />

ventina di artisti e giornalisti tra cui<br />

spiccano Fabio Volo, Pif, Virginia Raffaele,<br />

Roberto Saviano, Cristina Parodi e Luca<br />

e Paolo, la Rai prende ordini da altri due<br />

agenti. C’è Lucio Presta, che nella sua<br />

Arcobaleno 3 ha assi nella manica come<br />

Roberto Benigni e Antonella Clerici, e<br />

Fernando Capecchi che nella sua Vegastar<br />

ha Carlo Conti e tra gli altri, Francesca<br />

Fialdini. I superartisti trainano i colleghi<br />

di scuderia e, spesso, intervistano nei loro<br />

programmi anche quelli che lavorano per<br />

Beppe la concorrenza: si veda Alessia<br />

Caschetto, Marcuzzi, che è andata ospite da<br />

60 anni: nella Fazio.<br />

sua Itc 2000,<br />

spiccano Con la sua risoluzione che cosa<br />

i nomi di cambierebbe?<br />

Fazio e Pif. Tutto: Fazio può sì diventare socio<br />

di Magnolia ma non può proporla<br />

come controparte alla Rai per i suoi programmi.<br />

Capecchi non potrà più riempire<br />

Tale e quale show con i suoi artisti perchè<br />

ne saranno ammessi al massimo tre,<br />

così vedremo finalmente altri volti. E se<br />

Benigni vorrà fare un programma su<br />

Dante non potrà più produrlo con la


sua società e quella del suo agente. La Rai<br />

ha grandi mezzi produttivi, perché deve<br />

rivolgersi sempre all’esterno?<br />

Non si rischia di regalare artisti alla<br />

concorrenza?<br />

Ha più bisogno la Rai dei volti noti, o sono<br />

loro ad avere bisogno dei suoi ascolti e<br />

dell’autorevolezza aziendale? Le offerte a<br />

Fazio, come hanno dichiarato gli editori<br />

concorrenti, erano un bluff. Se io fossi la<br />

Rai tratterei direttamente con gli artisti:<br />

«Vuoi abbandonarci per questioni di soldi?<br />

Ti preparemo una forte controprogrammazione<br />

e non ti apriremo più la porta,<br />

neanche per presentare un tuo libro». Purtroppo<br />

la Rai ha un complesso d’inferiorità<br />

da tv di paese e gli agenti sono sempre<br />

più arroganti. Caschetto è riuscito a non<br />

far mettere nel contratto di Fazio mezza<br />

riga che leghi il compenso agli ascolti. Io<br />

non so quanti ne farà su Raiuno.<br />

Torna sempre a Caschetto. Raicinema<br />

coproduce molti suoi film e adesso la<br />

sua risoluzione vieta business con società<br />

di cineproduzioni di agenti Rai.<br />

Michele Anzaldi, 56 anni,<br />

segretario della Commissione<br />

di vigilanza della Rai.<br />

È ora che venga dato spazio anche ad altri<br />

talenti. I produttori indipendenti sono<br />

spesso ignorati.<br />

Chiede pure originalità dei format da<br />

acquistare?<br />

Dov’è l’originalità di Che tempo che fa? I<br />

format hanno valore per la possibilità di<br />

esportarli all’estero.<br />

Vuole che l’azienda pubblichi i compensi<br />

degli agenti...<br />

La Rai sostiene che vengano pagati dagli<br />

artisti. Non ci credo. Vediamo le parcelle.<br />

Il suo è un atto di indirizzo, la Rai potrebbe<br />

comunque aggirarlo.<br />

Stavolta no. Con il documento votato<br />

dalla di vigilanza e che parla di soldi degli<br />

italiani potremo andare dal premier e dai<br />

ministri competenti per chiedere che venga<br />

introdotto nel contratto di servizio. Così<br />

diventerà obbligatorio. Non si scappa.<br />

(Antonella Piperno)<br />

<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

Agf - Ansa - Imagoeconomica (3)<br />

Massimo<br />

Giletti<br />

UN EDITTO DI FAZIO<br />

PER OSCURARE GILETTI?<br />

Potrà apparire paradossale ma il<br />

vero problema di Massimo Giletti<br />

è il suo successo. Con quel 22<br />

e passa per cento di share che<br />

L’Arena macina ogni domenica<br />

pomeriggio rischia di<br />

fare ombra alla nuova<br />

star (strapagata) di Rai1<br />

e cioè Fabio Fazio,<br />

che andrà in onda la<br />

domenica in prima<br />

serata. Al fondo<br />

della querelle tra<br />

l’anchorman e l’azienda<br />

c’è addirittura chi si<br />

dice sicuro di una sorta<br />

di «veto» opposto da<br />

Fazio, preoccupato dal confronto<br />

che qualcuno potrebbe azzardare<br />

tra una trasmissione a basso<br />

costo e alto rendimento e la sua,<br />

ad altissimo costo ma dal<br />

rendimento incerto. A questo c’è<br />

da aggiungere la possibilità che<br />

Giletti agganci nel pomeriggio<br />

temi o fatti di stretta attualità al<br />

volo con ospiti di prima fila<br />

«oscurando» le velleità di Fazio<br />

che vorrebbe arrivare in prima<br />

serata senza il rischio di un déja<br />

vu. Di sicuro, a dispetto delle<br />

punture del direttore generale<br />

Mario Orfeo all’indirizzo del<br />

conduttore dell’Arena, Giletti<br />

viene corteggiato eccome da<br />

viale Mazzini come provano i<br />

ripetuti contatti con il direttore<br />

di Rai1 Andrea Fabiano anche nel<br />

fine settimana. L’anchorman<br />

non ha nascosto il disappunto,<br />

tra l’altro, sulle modalità della<br />

trattativa e sulla mancanza di<br />

spiegazioni credibili alla base<br />

della scelta di «spegnere»<br />

L’Arena. A far ulteriormente<br />

storcere il naso anche il<br />

ridimensionamento, di fatto,<br />

dei reportage affidati a Giletti<br />

che sarebbero solo «eventuali»,<br />

a esclusione di fatti italiani e<br />

per giunta previsti non nel<br />

pieno della stagione (con<br />

le prime serate su Mogol<br />

e Zucchero sbancò<br />

l’Auditel) ma confinati<br />

nel periodo estivo.<br />

«La dignità non ha<br />

prezzo», ha confidato<br />

amareggiato Giletti.<br />

In ogni caso la soluzione<br />

al giallo televisivo<br />

dell’estate<br />

è dietro l’angolo.<br />

Fabio Fazio, 52 anni,<br />

ha un contratto<br />

quadriennale da<br />

11 milioni di euro.<br />

13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />

9


SCENARI_ITALIA<br />

A sinistra,<br />

la cattedrale<br />

di San Gerlando,<br />

ad Agrigento.<br />

QUINDICI, IL SINDACO<br />

NEL MIRINO DEI CLAN<br />

Niente messa, il crollo incombe<br />

Agrigento: dal 2011 la cattedrale è inutilizzabile. E la Regione non risponde agli appelli.<br />

AGF<br />

Nella Sicilia degli sprechi e delle<br />

lungaggini burocratiche c’è anche<br />

un altro tragicomico primato che<br />

va oltre l’immaginazione: riguarda<br />

il cardinale Francesco Montenegro,<br />

l’arcivescovo di Agrigento,<br />

scelto da Papa Francesco come<br />

nuovo porporato nel 2015. Don Franco,<br />

così lo chiamano i fedeli, dal lontano<br />

febbraio 2011 non ha più una cattedrale<br />

dove celebrare messa a causa del dissesto<br />

idrogeologico del colle su cui è costruita<br />

l’antica chiesa di San Gerlando, dissesto<br />

che ha causato anche danni strutturali al<br />

monumento. La basilica rischia<br />

insomma di collassare.<br />

Ma non è tutto. Sono trascorsi<br />

sei anni dalla chiusura<br />

ai fedeli e nel frattempo le<br />

crepe della navata nord hanno<br />

continuato ad allargarsi.<br />

Tra tavoli tecnici, promesse,<br />

bandi e conferenze, non<br />

si è ancora trovata una<br />

soluzione chiara: la<br />

Regione Sicilia non ha trovato i fondi per<br />

mettere in sicurezza il colle, «ma hanno i<br />

soldi per le sagre dell’agnello o del biscotto»,<br />

commentano con una punta d’ironia<br />

dai Sacri Palazzi. Un ritardo biblico dovuto<br />

anche alla mancanza di fondi per ristrutturare<br />

la cattedrale, i cui lavori sarebbero<br />

propedeutici alla sistemazione del colle.<br />

E qui il colpo di scena: per accelerare<br />

i tempi e chiudere la vicenda, la Curia<br />

di Agrigento, nonostante abbia subito un<br />

danno, ha deciso di porgere l’altra guancia,<br />

scendendo in soccorso del governatore<br />

Rosario Crocetta. Ha stanziato 800 mila<br />

euro per far partire i lavori di ristrutturazione<br />

della cattedrale, racimolando i restanti<br />

800 mila euro necessari grazie a un<br />

bando per l’edilizia di culto. Salvo nuovi<br />

intoppi, a fine 2018, il cardinale di Agrigento<br />

potrebbe veder riaperta la basilica. Nel<br />

frattempo il porporato chiede ospitalità ai<br />

parroci della città o celebra, «in trasferta»,<br />

in qualche chiesetta di campagna.<br />

(Fabio Marchese Ragona)<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

SFRATTATO Il cardinale Francesco Montenegro (foto a sinistra).<br />

Gli sparano contro<br />

l’abitazione, fanno<br />

la pipì davanti al suo<br />

ufficio in Comune,<br />

per minacciare infine<br />

di morte lui e la<br />

famiglia. Ma Eduardo<br />

Rubinaccio (foto),<br />

sindaco di Quindici,<br />

piccolo centro in<br />

provincia di Avellino,<br />

non si fa intimidire.<br />

E chiede l’utilizzo<br />

per fini pubblici di<br />

due beni confiscati<br />

alla criminalità<br />

organizzata - un<br />

terreno da destinare<br />

a orto scolastico e un<br />

appartamento che<br />

andrà a una famiglia<br />

bisognosa. Dice il<br />

primo cittadino,<br />

eletto nel 2015 con la<br />

lista civica Unione<br />

Quindicese<br />

Libera e<br />

Democratica:<br />

«È un bene<br />

confiscato a<br />

Felice<br />

Graziano,<br />

fedelissimo di<br />

Cutolo, e l’altro<br />

a un ex sindaco<br />

di Quindici, arrestato<br />

e condannato al “416<br />

bis”». Dopo questa<br />

sua richiesta è però<br />

arrivata l’ennesima<br />

intimidazione. L’8<br />

luglio, infatti, è stato<br />

incendiato un fondo<br />

agricolo, come<br />

denunciato dal<br />

neonato giornale<br />

online neifatti.it.<br />

«Tra i miei primi atti»<br />

racconta Rubinaccio<br />

«ho voluto portare<br />

qui il giudice di pace.<br />

Un presidio di legalità<br />

nel comune dove<br />

hanno dominato i<br />

Graziano, nel paese<br />

che è stato il primo in<br />

Italia a essere sciolto<br />

per camorra<br />

dall’allora presidente<br />

della Repubblica<br />

Sandro Pertini».<br />

(Marzio Di Mezza)<br />

10 <strong>Panorama</strong> | 0 mese <strong>2017</strong>


SCENARI_ECONOMIA<br />

Logistica,<br />

avanti tutta<br />

In soli nove mesi già 1.200 aziende hanno aderito ad Alis.<br />

Scali marittimi, interporti, trasportatori e operatori intermodali<br />

finalmente insieme per promuovere le Autostrade del mare.<br />

Da zero a 1.200 associati in nove mesi: è il<br />

record mondiale conquistato dall’Alis, l’Associazione<br />

per la logistica sostenibile, fondata il<br />

17 ottobre del 2016, che il 17 luglio prossimo<br />

organizza alla Stazione marittima di Napoli<br />

una giornata di lavori sotto la presidenza di<br />

Guido Grimaldi che promette di diventare<br />

una riunione degli «stati generali» della logistica italiana:<br />

«Rappresentiamo 1.210 aziende di tutti i settori<br />

della logistica, con un insieme di 125 mila addetti tra<br />

diretti e indiretti e circa 80 mila mezzi autostradali,<br />

che assicurano oltre 2.700 collegamenti settimanali<br />

via terra e oltre 120 autostrade del mare», dice Grimaldi,<br />

«e stiamo avendo successo semplicemente<br />

perché vogliamo risolvere, con poche polemiche e<br />

molti fatti concreti, i problemi veri che colpiscono<br />

noi e nuociono al Paese».<br />

Già: e che problemi... L’Italia sconta un gap<br />

di competitività nei confronti degli scali nord<br />

europei che si misura – a seconda delle metriche<br />

adottate – in molti punti percentuali di efficienza<br />

nei costi e nei tempi. Si paga la trascuratezza che<br />

ha frenato per decenni lo sviluppo delle Autostrade<br />

del mare, non solo quelle «classiche» (i collegamenti<br />

verso Spagna, Grecia, Malta e Tunisia) ma anche il<br />

cabotaggio continentale come la Genova-Salerno<br />

oppure la Venezia-Bari. «Proprio per questo, una<br />

delle novità più interessanti di Alis è che numerosi<br />

porti essenziali al sistema si siano associati in qualità<br />

di soci onorari, proprio per creare un dialogo<br />

costruttivo tra porti e interporti, cioè gli snodi dove<br />

le merci cambiano vettore passando dai Tir ai treni<br />

o alle navi e viceversa», spiega Grimaldi.<br />

Soci onorari di Alis sono infatti i porti di Napoli,<br />

12 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>


Guido Grimaldi, presidente di Alis.<br />

Ada Masella<br />

Salerno, Castellamare di Stabia, Taranto, Venezia<br />

e Chioggia e, all’estero Barcellona; mentre alcuni<br />

importanti interporti si sono associati in vista di<br />

una collaborazione strategica (come l’interporto di<br />

Verona Quadrante Europa, l’Interporto toscano Amerigo<br />

Vespucci, l’Interporto di Bologna e l’Interporto<br />

di Parma Ce.P.I.M). Ma sono moltissimi anche gli<br />

autotrasportatori ad avere risposto alla chiamata: «Sì,<br />

perché se è vero che intermodalità significa più mare<br />

e meno gomma, e che può costare fino alla metà del<br />

tutto-gomma, è anche vero che giova decisamente<br />

anche ai trasportatori stradali», spiega Grimaldi. Imbarcando<br />

il Tir o il semirimorchio a Genova per farlo<br />

navigare fino a Catania o a Palermo o sulle linee per la<br />

Spagna che collegano Savona con Barcellona o Valencia,<br />

l’autotrasportatore può arrivare a spendere fino<br />

alla metà che viaggiando via strada e risparmia anche<br />

il tempo lavorativo consentito<br />

poiché, utilizzando la nave,<br />

il conducente può riposare<br />

e concentrare le ore di guida<br />

dove servono.<br />

Molti industriali che<br />

movimentano in giro per il<br />

mondo le loro merci hanno<br />

abbracciato la logica dell’intermodalità<br />

alla luce dei<br />

vantaggi che le loro aziende<br />

ottengono abbattendo i costi<br />

logistici e, quindi, della maggior<br />

competitività dei loro<br />

prodotti sui mercati. Infatti,<br />

se l’Acqua Sant’Anna è oggi<br />

tra le più vendute in Sicilia, lo<br />

deve anche alla logistica che<br />

ha favorito la vendita al consumatore<br />

finale ad un prezzo<br />

più competitivo grazie anche<br />

all’intermodalità.<br />

Discorso analogo si può<br />

estendere all’Iveco, che<br />

sulla componentistica ha<br />

iniziato a usare molto l’intermodalità da Oriente a<br />

Occidente. «La complementarietà dei vettori è tutto.<br />

Grazie alla pluri-multimodalità, le aziende possono<br />

utilizzare i collegamenti treno più nave che stanno<br />

facendo la differenza in termini di competitività come<br />

il servizio che va dalla Germania fino a Bari e Grecia<br />

GLI STATI GENERALI A NAPOLI<br />

È Il rilancio del<br />

Mezzogiorno<br />

attraverso la<br />

logistica<br />

intermodabile<br />

sostenibile il tema<br />

sul quale Alis riunirà<br />

nella Stazione<br />

marittina di Napoli<br />

il 17 luglio tutti gli<br />

iscritti e gli addetti<br />

ai lavori per un<br />

confronto a vasto<br />

raggio: il presidente<br />

Guido Grimaldi<br />

accoglierà, nella<br />

prima sessione,<br />

nomi autorevoli<br />

come l’ex ministro<br />

Maurizio Lupi sul<br />

tema de<br />

L’evoluzione del<br />

trasporto e della<br />

logistica attraverso<br />

la modalità<br />

sostenibile. Alle 12,<br />

la seconda sessione<br />

intitolata Rilancio<br />

del Mezzogiorno,<br />

125 mila<br />

sono gli addetti tra diretti e indiretti<br />

delle 1.200 aziende associate ad Alis.<br />

che vedrà tra i<br />

relatori il ministro<br />

delle Infrastrutture<br />

e dei Trasporti,<br />

Graziano Delrio, il<br />

presidente della<br />

Regione Campania,<br />

Vincenzo De Luca, il<br />

presidente di Adsp<br />

Mar Tirreno<br />

centrale, Pietro<br />

Spirito, e il vice<br />

presidente<br />

International<br />

chamber of<br />

shipping, Emanuele<br />

Grimaldi, con Bruno<br />

Vespa moderatore.<br />

Dalle 15,30 alle<br />

17,30, il Salotto<br />

dell’Alis, con la<br />

partecipazione di<br />

Enrico Maria Puja,<br />

direttore generale<br />

del ministero e con,<br />

tra gli altri, Zeno<br />

D’Agostino,<br />

presidente<br />

Assoporti.<br />

tramite il collegamento via mare da Venezia». Alla<br />

base della «filosofia» Alis c’è il concetto di «geografia<br />

funzionale», messo a punto dall’economista Parag<br />

Khanna, a capo della Global governance initiative<br />

per conto della New America Foundation, nel suo<br />

bellissimo libro Connectography. «Khanna sostiene<br />

che sarà sempre più la connettività a ridisegnare il<br />

mondo, liberando il mercato», dice Grimaldi. «Essere<br />

contro la connettività è un po’ come essere contro<br />

la gravità. E l’Alis declinerà questo concetto di base<br />

su quattro direttrici: internazionalizzazione degli<br />

operatori italiani attraverso la maggior competitività<br />

del trasporto sostenibile; continuità territoriale piena<br />

con le grandi Isole, ma con aiuti che devono essere<br />

messi a gara in maniera trasparente<br />

al fine di non creare<br />

fenomeni di concorrenza sleale<br />

sul mercato; riscatto del<br />

Mezzogiorno perché l’Italia<br />

non potrà crescere se non cresce<br />

il Sud attraverso una riduzione<br />

del costo della logistica<br />

che utilizza l’intermodalità<br />

– e la scelta di Napoli per il<br />

primo convegno nasce anche<br />

da questo; e riduzione della<br />

Co2 in atmosfera».<br />

«Che cosa chiediamo alle<br />

istituzioni? Innanzitutto<br />

cosa chiediamo a noi stessi:<br />

imparare a spiegarci meglio,<br />

quando dialoghiamo con le<br />

istituzioni, fare un po’ di autocritica<br />

e portare al governo la<br />

voce di tutte le imprese», conclude<br />

Grimaldi: «Un esempio<br />

concreto: gli incentivi Mare<br />

bonus e Ferro bonus, sono<br />

due buone iniziative che dovrebbero<br />

seguire la velocità del mercato ma ad oggi<br />

sono ancora ferme in attesa di attuazione. Associazioni<br />

come Alis danno voce alla necessità dei propri<br />

associati di eliminare la diversa velocità tra Pubblica<br />

amministrazione e imprenditori». (Sergio Luciano)<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />

13


SCENARI_ECONOMIA<br />

Alcune immagini<br />

di Innoprom,<br />

la fiera<br />

dell’innovazione<br />

che si svolge<br />

a Ekaterinburg<br />

negli Urali.<br />

La sede<br />

di Eataly<br />

a Mosca.<br />

Il Made in Italy riprende quota in Russia<br />

Tre anni di sanzioni non hanno intaccato le relazioni commerciali con la aziende tricolori. Che tornano a crescere.<br />

Getty Images<br />

Il Made in Italy ai russi non basta più. Ora vogliono<br />

il Made with Italy: tre parole per raccontare<br />

non la classica storia di delocalizzazione, ma la<br />

lotta per la sopravvivenza delle imprese tricolori<br />

in tre anni di sanzioni europee per la crisi ucraina<br />

e controsanzioni decise da Mosca. Ma nonostante<br />

scaramucce politiche e schiaffi diplomatici, il<br />

treno delle relazioni economiche è ripartito nei primi<br />

quattro mesi del <strong>2017</strong>: l’interscambio russo-italiano<br />

è aumentato del 30,9 per cento, rispetto allo stesso<br />

periodo 2016, a 6,6 miliardi di euro. L’Italia è il sesto<br />

Paese cliente e il quinto fornitore per Mosca, secondo<br />

l’Ice, con l’import dall’Italia che cresce<br />

del 26,6 per cento a 2,46 miliardi<br />

+26,6%<br />

Import dall’Italia<br />

alla Russia, a quota<br />

2,26 miliardi di euro.<br />

di euro, e l’export a 4,14 miliardi (più<br />

33,6 per cento).<br />

I russi non si accontentano più<br />

di borsette firmate, macchinari e<br />

Parmigiano. Si va dai robot alle caciotte<br />

fatte in casa, sino ai trainer per allevare mucche<br />

e vitelli. Cercano investimenti per ripartire, dopo aver<br />

ridotto i danni della recessione, contenuto l’inflazione<br />

e capito che era il tempo di diversificare. Produrre petrolio<br />

non basta. Alle società italiane che non hanno<br />

abbandonato il campo ma hanno rilanciato, da Enel<br />

a Maire Tecnimont sino a Tecnoclima, si aggiungono<br />

nuovi casi come la modenese Laminam, diventata<br />

a marzo il primo produttore di lastre ceramiche in<br />

terra russa, con un impianto avveniristico a 100 chilometri<br />

da una Mosca in pieno boom edilizio. Nella<br />

capitale russa ha aperto Eataly. Miracolo da embargo<br />

alimentare? Basta mixare ciò che si può importare<br />

con il prodotto locale di livello. Dai cavoli 10 e lode<br />

al latte di fattorie del posto, oggi di alta qualità.<br />

Poi c’è tutto il capitolo della smart economy,<br />

per la quale i russi impazziscono. In questi giorni<br />

a Innoprom, la fiera dell’innovazione a Ekaterinburg<br />

negli Urali, storica città industriale russa, sono arrivati<br />

rappresentanti del Trentino e 23 aziende italiane,<br />

portate dall’Ice di Mosca. Tra le altre iKrea hi-tech,<br />

società pisana specializzata in costruzioni super<br />

ecologiche e riciclo della plastica, e Fondital, caldaie e<br />

termosifoni ipermoderni. Il business va a gonfie vele<br />

con i russi. Le sanzioni in fondo hanno fatto bene,<br />

come assicura a <strong>Panorama</strong> Alexander Potapov, ex vice<br />

ministro dell’Industria e manager di razza, a capo<br />

del principale produttore di carri armati al mondo<br />

Uralvagonzavod, che sta aumentando progressivamente<br />

la produzione civile. «Con le sanzioni abbiamo<br />

capito che bisognava mobilitarci tutti e lavorare per<br />

gli interessi della Russia. Qualche limite lo portano,<br />

ma ora funzioniamo meglio».<br />

n<br />

(Cristina Giuliano - da Mosca)<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

14 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>


SCENARI_ECONOMIA<br />

L’ANALISI<br />

Coltiviamo buoni rapporti con il mondo<br />

L’agricoltura italiana deve diventare sempre più globale. E il Ceta, l’accordo di libero scambio con il Canada<br />

appena siglato, è un’occasione per tutelare le nostre eccellenze alimentari e aumentare le esportazioni. Con<br />

l’eliminazione completa delle tariffe oggi vigenti tra i due Paesi, sono favoriti vini e prodotti lattiero-caseari.<br />

di Massimiliano<br />

Giansanti<br />

presidente<br />

di Confagricoltura<br />

IN VIGORE DAL PROSSIMO 21 SETTEMBRE<br />

La nostra recente assemblea all’Auditorium<br />

Parco della musica di Roma è stata organizzata<br />

a cento giorni dalla mia elezione<br />

ed è stata l’occasione di fare il punto sui<br />

temi dell’attualità agricola, soffermandosi<br />

sull’accordo di libero scambio con il Canada.<br />

Non c’è dubbio che il mercato dell’agricoltura<br />

italiana sia - e debba essere - necessariamente<br />

uno: il mondo.<br />

Quello di Confagricoltura sul Ceta (Comprensive<br />

economic and trade agreement) è, in generale,<br />

un giudizio positivo, perché apre interessanti<br />

e concrete opportunità commerciali per migliaia<br />

di produttori di latte, vino, ortofrutta, olio e altre<br />

eccellenze del nostro agroalimentare. L’agricoltura<br />

è un business, guarda lontano e come tale va<br />

sviluppata in un’ottica globale. Solo partendo da<br />

questa convinzione riusciremo a cogliere a pieno<br />

le opportunità del Made in Italy. È sotto gli occhi di<br />

tutti come, con questa lunghissima crisi economica,<br />

siano calati i consumi interni. I mercati esteri, come<br />

il Canada, che vanta una buona ricchezza pro<br />

capite e un grande potere d’acquisto, sono quindi<br />

fondamentali per l’agroeconomia.<br />

Il fatto che l’approvazione e la ratifica di questo<br />

accordo non si siano fermate in un momento<br />

nel quale i segnali di chiusura e protezionismo di<br />

alcuni Paesi – ultimi gli Stati Uniti – si fanno forti,<br />

Il Ceta (Comprensive economic and trade agreement) è l’accordo di libero<br />

scambio che prevede l’eliminazione del 98 per cento delle tariffe tra Unione<br />

europea e Canada. Dopo cinque anni di negoziati, il trattato ha avuto il via libera<br />

lo scorso febbraio ed entrerà in vigore il 21 settembre prossimo. L’Italia è l’ottavo<br />

fornitore del Canada con un interscambio bilaterale di 5,25 miliardi di euro e un<br />

export in crescita del 13 per cento. Che potrebbe crescere ancora.<br />

dimostra inequivocabilmente come la volontà di<br />

apertura dei mercati sia ancora una positiva determinazione<br />

a livello internazionale. Che va colta.<br />

È importante che sia stato confermato il concetto<br />

di tutela delle Indicazioni geografiche dell’Unione<br />

europea in Paesi terzi e che sia stato unificato l’Accordo<br />

generale e quello specifico per il vino e gli<br />

alcolici, razionalizzando e armonizzando, quindi,<br />

la materia. Analizzando i singoli comparti, per il<br />

vino italiano, presente sul mercato canadese al pari<br />

di quello francese e di quello americano, è prevista<br />

l’eliminazione completa delle tariffe, la tutela di<br />

tutte le nostre denominazioni e un generale miglioramento<br />

delle attuali condizioni esistenti. Per il<br />

settore lattiero-caseario va messo in evidenza come<br />

già oggi l’Italia sia al primo posto per le esportazioni<br />

in Canada e con l’accordo ci sarà, senza dubbio, un<br />

effetto positivo sulle vendite dei nostri prodotti, con<br />

il conseguente rafforzamento della nostra presenza<br />

nei mercati di quest’area.<br />

L’effetto fondamentale di questo accordo è<br />

che, finalmente, un Paese terzo con un mercato<br />

importante come quello canadese abbia riconosciuto<br />

il principio tutela delle indicazioni geografiche<br />

europee. Per Confagricoltura la competitività è<br />

motore di sviluppo per le imprese e il territorio.<br />

Perciò non siamo mai stati contrari ai negoziati bilaterali<br />

tra l’Unione europea e i Paesi terzi, convinti<br />

che il libero scambio delle merci anche a livello<br />

internazionale sia la condizione fondamentale<br />

per la sussistenza delle imprese ed il loro sviluppo<br />

economico. Queste considerazioni, abbinate a<br />

un sano buon senso che richiamo con piacere, ci<br />

permetteranno d’impedire che vengano svenduti<br />

o anche solo sottostimati i nostri capolavori, quelli<br />

dell’agricoltura italiana.<br />

n<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />

15


SCENARI_MONDO<br />

Putin<br />

& Trump<br />

I gemelli diversi<br />

Da mesi in America (e non solo)<br />

non si parla che dei sospetti<br />

di collusione fra Donald Trump<br />

e Vladimir Putin per sconfiggere<br />

Hillary Clinton alle elezioni,<br />

e quella fra i due uomini forti<br />

è la «relazione» geopolitica più<br />

chiacchierata del pianeta. Ma<br />

il primo faccia a faccia non è stato<br />

una scampagnata. Ad Amburgo si<br />

sono incontrati uno scacchista<br />

politico cresciuto alla scuola del Kgb,<br />

che ha guidato la Russia per 17 anni,<br />

e un istintivo tycoon prestato allo<br />

spettacolo televisivo e poi alla<br />

politica, alla guida della più grande<br />

potenza del mondo da sette mesi.<br />

Una miscela di divergenze (di indole,<br />

strategie, comportamenti) e tratti<br />

condivisi. L’impressione finale è che<br />

questi due leader pragmatici e<br />

maestri del depistaggio potrebbero<br />

davvero lavorare insieme su temi<br />

di interesse comune.<br />

n<br />

(Mattia Ferraresi - da New York)<br />

Che cosa<br />

li divide<br />

ESPERIENZA<br />

Uno è presidente da 17 anni, con<br />

una carriera nel Kgb e da<br />

sindaco, l’altro è in politica da<br />

sette mesi.<br />

INDOLE<br />

Trump è istintivo e distratto,<br />

l’altro un meticoloso<br />

pianificatore.<br />

COMUNICAZIONE<br />

The Donald è ipereattivo, abusa<br />

dei social e dei tweet, i<br />

consiglieri faticano ad arginarlo.<br />

Putin calcola con precisione le<br />

uscite pubbliche, studia le<br />

conferenze stampa,<br />

ha un apparato comunicativo<br />

disciplinatissimo... sovietico.<br />

STRATEGIA<br />

Putin è un attore razionale, la sua<br />

conduzione del paese è<br />

discutibile ma chiara, coerente<br />

rispetto alla sua idea della<br />

grande Russia. Trump non ha una<br />

strategia chiara.<br />

EFFETTO SORPRESA<br />

Trump è maestro del<br />

colpo di scena, come<br />

ha mostrato quando<br />

ha aperto l’incontro<br />

lamentando<br />

le interferenze russe<br />

sulle elezioni.<br />

Non è questo<br />

lo stile di Putin.<br />

16 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>


Che cosa<br />

li unisce<br />

VISIONE POLITICA<br />

Guardano entrambi il mondo<br />

in termini nazionalistici,<br />

basandosi sull’interesse<br />

e i rapporti bilaterali,<br />

non su valori universali.<br />

RETORICA NEI DISCORSI<br />

Entrambi fanno discorsi da<br />

uomini forti, insolentiscono<br />

gli avversari, attaccano<br />

frontalmente.<br />

MASCHI ALFA L’immagine<br />

testosteronica è un<br />

cardine per entrambi.<br />

PRAGMATISMO<br />

Tutti e due vogliono portare a<br />

casa risultati e sono pronti a fare<br />

compromessi. Tratterebbero con<br />

chiunque, senza precondizioni,<br />

se intravedono la possibilità di<br />

ottenere qualcosa.<br />

EUROPA<br />

Né l’uno né l’altro<br />

la amano granché.<br />

Mikhail Klimentyev\TASS via Getty Images<br />

Terreno<br />

comune<br />

per il futuro<br />

SIRIA/TERRORISMO<br />

Il parziale cessate<br />

il fuoco in Siria può<br />

essere l’inizio<br />

di un percorso verso<br />

un accordo comune<br />

sulla Siria.<br />

UCRAINA<br />

Le divergenze sono evidenti,<br />

il fatto di averle espresse<br />

apertamente può essere l’inizio<br />

di un negoziato sul ritiro russo<br />

e le sanzioni.<br />

La prima stretta<br />

di mano fra<br />

Vladimir Putin<br />

(a sinistra),<br />

64 anni, e Donald<br />

Trump, 71,<br />

al vertice del G20<br />

di Amburgo<br />

lo scorso 7 luglio.<br />

13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />

17


SCENARI_MONDO<br />

CHE COSA È SUCCESSO<br />

L’Isis ha perso,<br />

ma la guerra<br />

non è ancora vinta<br />

Perché il Qatar<br />

è un osso più duro<br />

del previsto<br />

La nuova partita<br />

europea della Polonia<br />

18 <strong>Panorama</strong> | 0 mese <strong>2017</strong><br />

Mosul è liberata. Il premier iracheno<br />

Haydar al Abadi ha annunciato<br />

«la fine del califfato».<br />

L’Isis aveva conquistato la seconda<br />

città dell’Iraq nel giugno 2014.<br />

L’offensiva dell’esercito iracheno<br />

è cominciata lo scorso 17 ottobre e<br />

ed è durata quasi 9 mesi. L’ultima<br />

resistenza dei jihadisti è stata nella<br />

Città vecchia, fino alle sponde del<br />

Tigri. A Mosul torna a sventolare<br />

la bandiera irachena, ma interi<br />

quartieri sono ridotti a cumuli di<br />

L’assedio al Qatar continua. L’emirato<br />

ha respinto le 13 richieste<br />

di Bahrain, Egitto, Arabia Saudita<br />

ed Emirati arabi uniti, poste come<br />

condizione per riprendere i rapporti<br />

diplomatici ed economici, interrotti<br />

il 5 giugno. Fra le più dure c’era la<br />

richiesta di chiudere la tv Al-Jazeera,<br />

e interrompere il sostegno ai Fratelli<br />

Musulmani. «Il boicottaggio continuerà<br />

fin quando il Qatar non rinuncerà<br />

alle proprie posizioni» ha detto<br />

il ministro degli esteri saudita, Adel<br />

Al Jubeir. I quattro hanno dichiara-<br />

«Siamo i leader dell’Europa centrale;<br />

per questo Trump è venuto<br />

qui» ha dichiarato il Presidente polacco<br />

Andrzej Duda (nella foto).<br />

La Polonia, schiacciata tra il fuoco<br />

russo e quello tedesco e per anni in<br />

coda all’Europa unita, con il Partito<br />

di Legge e Giustizia (PiS), salito<br />

al governo durante l’inasprimento<br />

della crisi dei rifugiati e dell’Unione<br />

europea, ha cambiato corso.<br />

Facendo leva su valori cristianoconservatori<br />

e nazionalisti, PiS vede<br />

in Trump non solo un partner<br />

macerie. Sono un milione gli sfollati<br />

e migliaia i civili uccisi. Ora si<br />

dovrà pensare alla ricostruzione.<br />

Secondo l’Onu ci vorrà oltre un<br />

miliardo di dollari. Lo stato islamico<br />

aveva fatto di Mosul la sua roccaforte<br />

in Iraq, così come Raqqa<br />

in Siria. Dal pulpito della Grande<br />

moschea di al-Nouri, distrutta a<br />

giugno scorso, il leader dell’Isis<br />

al-Baghdadi aveva proclamato<br />

nell’estate 2014 la rinascita del<br />

califfato. Ora non resta più niente.<br />

to che adotteranno «tutte le misure<br />

politiche, economiche e giuridiche<br />

per preservare la loro sicurezza». Gli<br />

Emirati pensano al blocco di tutti<br />

gli investimenti in Qatar, l’Egitto ha<br />

proposto di bloccare il transito nel<br />

Canale di Suez alle navi qatarine<br />

che trasportano gas liquefatto, la<br />

maggiore ricchezza dell’emirato. Ma<br />

il Qatar siede su un tesoro di 340 miliardi<br />

di dollari di riserve valutarie. Il<br />

governatore della banca centrale si è<br />

mostrato sicuro: «Abbiamo soldi per<br />

sopportare qualsiasi tipo di shock».<br />

commerciale e militare, ma anche<br />

un alter ego. Compra da lui missili<br />

terra-aria e lo coinvolge negli affari<br />

dell’Iniziativa dei Tre Mari (Tsi), costituita<br />

da 12 paesi europei, Polonia<br />

in testa, per contrastare il dominio<br />

franco-tedesco. Sebbene il governo<br />

polacco sia mal visto dall’Europa<br />

occidentale per aver minato i principi<br />

democratici d’indipendenza dei<br />

media e della magistratura, sa che<br />

se vuole contare qualcosa, e non<br />

solo nell’Est, non può tirare troppo<br />

la corda.


CHE COSA HANNO SCRITTO<br />

CHE COSA SUCCEDERÀ<br />

Al-Jazeera sottolinea «la preoccupazione<br />

per la situazione umanitaria a<br />

Mosul», dove la distruzione della Città<br />

vecchia «è quasi totale». Il New York<br />

Times riconosce che «la liberazione di<br />

Mosul segna una svolta fondamentale<br />

nella lotta contro il gruppo terroristico<br />

più pericoloso del mondo, che non<br />

controlla più una parte significativa del<br />

territorio iracheno, ma è troppo presto<br />

per sentirsi tranquilli». E anche il quotidiano<br />

britannico Guardian avverte che<br />

«l’Isis continuerà a propagandare online<br />

le sue idee di odio e di violenza».<br />

IL PARERE DI<br />

CARLO JEAN<br />

Generale<br />

e professore<br />

di Studi<br />

strategici<br />

all’Università<br />

«Luiss-Guido<br />

Carli»<br />

di Roma.<br />

Finisce l’esperienza dell’Isis come protostato,<br />

e diminuiranno anche i finanziamenti<br />

all’organizzazione. Forse l’Isis si fonderà<br />

con Al Qaeda oppure i due rimarranno<br />

competitivi tra loro. Il fondamento escatologico<br />

dell’Isis però non scomparirà.<br />

Sarà importante vedere anche se il premier<br />

iracheno Al Abadi soddisferà le esigenze<br />

di identità e le ambizioni degli arabi sunniti.<br />

In Siria chi trarrà vantaggio dalla sconfitta<br />

saranno Assad, l’Iran e la Russia. È<br />

probabile che sunniti e sciiti si combatteranno<br />

tra loro. Mentre i curdi sono in una<br />

situazione incerta perché la Turchia non<br />

vuole riconoscere la nascita di un Kurdistan<br />

indipendente. Sarà l’inizio di una nuova<br />

fase e non l’inizio della fine. E le guerre per<br />

procura nell’area continueranno.<br />

Khaleej Times, quotidiano degli Emirati,<br />

sottolinea che «le misure prese sono<br />

rivolte al governo del Qatar, non al suo<br />

popolo», e fa notare che «il rifiuto di Doha<br />

alle richieste di risolvere la crisi diplomatica<br />

del Golfo è la prova dei suoi legami<br />

con i gruppi terroristici» e tutto questo<br />

comporterà «l’adozione di nuove misure».<br />

Gulf news, quotidiano basato a Doha, si<br />

sofferma sulla posizione degli Stati Uniti,<br />

citando il parere del Segretario di Stato Rex<br />

Tillerson: «I vicini del Qatar dovrebbero<br />

rendere le loro richieste più ragionevoli<br />

e attuabili».<br />

IL PARERE DI<br />

WAYNE WHITE<br />

Analista del<br />

Middle East<br />

Institute<br />

di Washington.<br />

La crisi del Qatar entra in uno stadio più<br />

conflittuale. Le accuse di Riyad, Cairo, Manama<br />

e Abu Dhabi sono esagerate; molte<br />

delle persone che oggi sono in Qatar sono<br />

fuggite dall’oppressione nei 4 paesi, e i<br />

servizi di Al-Jazeera che hanno criticato gli<br />

abusi sui diritti umani in quei paesi sono<br />

veritieri. La prossima mossa riguarderà gli<br />

investimenti finanziari di Emirati e Arabia<br />

Saudita nelle banche del Qatar, e nei 4 Paesi<br />

verranno chiuse le banche qatarine. Ma<br />

la potente economia del Qatar, alimentata<br />

dal gas naturale e dal settore finanziario,<br />

potrebbe sopportare le sanzioni facilmente.<br />

Inoltre il Qatar ha ottenuto aiuti da Iran,<br />

India e Oman. L’azione militare contro il<br />

Qatar è poi improbabile a causa dell’enorme<br />

presenza militare statunitense.<br />

«Per la retorica anti-immigrazione, e le<br />

lodi ai patrioti, Trump ricorda il leader<br />

di PiS, Jaroslaw Kaczynski» scrive l’Economist.<br />

Se la Polonia oggi può contare<br />

sul supporto americano, è in Europa che<br />

però ha perso il suo più valido alleato, la<br />

Gran Bretagna post-Brexit. «La visione<br />

anti-federalista del governo conservatore<br />

inglese rispetto all’integrazione nella Ue<br />

è simile a quella di PiS» dice il blog della<br />

London School of Economics «ma il governo<br />

polacco vuole cambiare l’Europa<br />

dall’interno e per questo cerca di cooperare<br />

perfino con Berlino».<br />

IL PARERE DI<br />

BARTLOMIEJ<br />

BISKUP<br />

Analista<br />

politico<br />

all’Istituto<br />

di Scienze<br />

politiche<br />

di Varsavia.<br />

Il governo polacco cerca di riformare l’Europa<br />

in due modi. Da un lato, ha spinto per<br />

avviare l’Iniziativa dei Tre Mari: il rafforzamento<br />

di commerci, infrastrutture, cooperazione<br />

energetica tra i paesi europei affacciati<br />

sul Mar Adriatico, Baltico e Nero, di cui<br />

mira a diventare la forza trainante. Dall’altro,<br />

non intende staccarsi dall’Ue, anzi, vorrebbe<br />

guidare una nuova Unione fatta di statinazione,<br />

dove l’integrazione economica<br />

conti più di quella politica. Per ottenere<br />

questo traguardo non può però prescindere<br />

da Angela Merkel (con cui la premier<br />

polacca si è incontrata nei mesi scorsi). Per<br />

PiS non sarà facile rafforzare la sua posizione<br />

all’interno delle istituzioni europee, con<br />

Donald Tusk, suo nemico, nuovamente presidente<br />

del Consiglio d’Europa.<br />

13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />

19<br />

Getty Images (2)


SCENARI_FRONTIERE<br />

La carica delle<br />

La californiana Tesla di Elon Musk guida la corsa alla vettura green, ma tutte le maggiori case automobilistiche si danno da<br />

L’ultimo proclama elettrizzante, è il caso di dirlo, arriva<br />

dalla Svezia. Volvo ha dichiarato che dal 2019 ogni<br />

nuovo modello avrà un motore elettrico. Tradotto in<br />

termini commerciali: non sarà più possibile acquistare<br />

una Volvo solo con motore a combustione interna,<br />

benzina o gasolio che sia. Ma tutte saranno o ibride,<br />

quindi con doppio propulsore termico-elettrico, o<br />

solo a batterie: tra il 2019 e il 2021, gli svedesi metteranno<br />

in commercio cinque auto full-electric, di cui due ad alte<br />

prestazioni con marchio Polestar. L’obiettivo finale: produrre<br />

un milione di vetture a zero emissioni entro il 2025.<br />

Una rivoluzione? Sì, ma non così inattesa. Per<br />

due motivi: il primo è che la Svezia ha in atto dal 2013<br />

un programma che dovrebbe liberarla dalla dipendenza<br />

energetica dal petrolio entro il 2020. Il secondo è che Volvo,<br />

dal 2010, è di proprietà della cinese Geely che l’aveva<br />

rivelata da Ford. La Cina, uno dei Paesi più inquinati al<br />

mondo, è anche il principale mercato delle auto elettriche:<br />

su 774 mila vetture a batterie vendute nel 2016 nel mondo,<br />

507 mila sono state immatricolate nell’ex Celeste impero.<br />

Volvo è in buona compagnia: quasi tutti i costruttori<br />

hanno programmi ambiziosi per offrire dal 2020 auto<br />

elettriche con autonomia sufficiente e tempi di ricarica<br />

veloci. E tutti stanno inseguendo l’incarnazione del futuro:<br />

la californiana Tesla di Elon Musk che oggi capitalizza alla<br />

Borsa di Wall Street 51 miliardi di dollari (con solo 60 mila<br />

auto l’anno), stracciando le big di Detroit, General motors<br />

(50,89 miliardi), Ford (46) e Chrysler-Fiat (16).<br />

Gli analisti finanziari vedono nel business elettrico<br />

un’ottima opportunità di investimento. Anche perché<br />

Tesla ha messo in produzione la Model 3, che costerà<br />

un terzo delle auto americane a batterie: 35 mila dollari<br />

prima delle tasse in Usa, in Italia sui 45 mila euro. Certo, il<br />

cammino per l’auto elettrica è ancora lungo. Nel mondo si<br />

vendono 67 milioni di auto e forse quest’anno un milione<br />

sarà a zero emissioni. Con Paesi avanti e altri indietro di<br />

secoli. Giusto per sconsolarci: in Norvegia l’elettrico pesa<br />

ormai il 50 per cento del mercato. In Italia lo 0,1: meno<br />

di 1.500 auto su un paio di milioni stimati nel <strong>2017</strong>. Ma<br />

questa è un’altra storia.<br />

(Carlo Ziveri)<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

Peugeot/Citroën<br />

I francesi sono<br />

stati tra i primi<br />

a credere nell’auto<br />

elettrica con<br />

la piccola I-on,<br />

da 150 km di<br />

autonomia, per<br />

uso cittadino. Poi<br />

l’abbandono dei<br />

programmi. Ora<br />

stanno rilanciando:<br />

vogliono mettere<br />

in produzione<br />

quattro veicoli<br />

full-electric entro<br />

il 2021, il primo tra<br />

due anni. Con<br />

capacità di 450<br />

km e ricarica delle<br />

batterie all’80 per<br />

cento in 30 minuti.<br />

Mercedes-Smart<br />

Nonostante<br />

i prototipi spettacolari<br />

presentati ai<br />

saloni dell’auto di<br />

vetture elettriche<br />

e a guida autonoma,<br />

oggi l’offerta è<br />

limitata alla Classe<br />

B electric drive<br />

(200 km di autonomia<br />

per 41.600<br />

euro) e alla Smart<br />

electric drive (145<br />

km con un pieno<br />

elettrico a 24.978<br />

euro). Ma i tedeschi<br />

non stanno a<br />

guardare: entro il<br />

2022 offriranno<br />

10 nuove auto<br />

a batterie.<br />

Kia-Hyundai<br />

Senza grandi<br />

proclami, i coreani<br />

hanno cominciato<br />

a vendere auto<br />

ibride ed elettriche.<br />

Hyundai ha<br />

la berlina Ioniq<br />

a 37.650 euro con<br />

250 km di autonomia.<br />

Kia punta<br />

sulla crossover<br />

Soul Eco-electric,<br />

range di 210 km<br />

a 36 mila euro.<br />

Sono care<br />

ma servono<br />

ai coreani per<br />

dimostrare la loro<br />

capacità di investire<br />

nelle nuove<br />

tecnologie.<br />

20 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>


elettriche<br />

fare. A partire dalla Volvo, che fra due<br />

anni avrà solo veicoli ibridi o full-electric.<br />

Fondata nel 2003<br />

dall’imprenditore<br />

californiano<br />

Elon Musk, è il<br />

riferimento<br />

mondiale dell’auto<br />

elettrica. Perché,<br />

invece di proporre<br />

piccole vetture a<br />

prezzi esorbitanti,<br />

Tesla è entrata a<br />

gamba tesa nel<br />

mercato dell’alto<br />

di gamma, offrendo<br />

berline a prezzi tra<br />

70 e 100 mila<br />

dollari. Ora la<br />

svolta. Con la Model<br />

3 (a sinistra) arriva<br />

da settembre una<br />

vettura con 345 km<br />

di autonomia e un<br />

listino che partirà<br />

negli States da 35<br />

mila dollari.<br />

Volvo<br />

Oggi la Volvo più<br />

innovativa è la<br />

XC90 plug-in, con<br />

batterie ricaricabili<br />

anche da<br />

colonnina elettrica.<br />

In modalità<br />

solo elettrica può<br />

percorrere 50-60<br />

km, più che<br />

sufficienti negli<br />

spostamenti in<br />

città. Dal 2019<br />

Volvo non produrrà<br />

più auto<br />

solo con motore<br />

termico ed entro<br />

il 2021 offrirà<br />

cinque modelli<br />

nuovi totalmente<br />

a batterie.<br />

Opel<br />

Dopo lo scarso<br />

successo della ibrida<br />

Ampera, Opel<br />

(acquisita dai<br />

francesi di Peugeot-Citroen<br />

da<br />

General motors)<br />

porta in dote la<br />

nuova Ampera-e,<br />

berlina elettrica<br />

ad alte prestazioni<br />

con 400 km<br />

di autonomia<br />

a 40 mila euro.<br />

La tecnologia<br />

è americana ma<br />

potrebbe essere<br />

riversata per nuovi<br />

modelli francesi,<br />

in un settore dove<br />

sono in ritardo.<br />

Bmw<br />

La casa bavarese<br />

ha in listino una<br />

vettura elettrica,<br />

bella e di qualità, la<br />

i-3, ma con 190 km<br />

di autonomia e un<br />

prezzo elevato: da<br />

36 mila euro. Poi<br />

ha lanciato la i-8,<br />

berlina avveniristica<br />

ibrida. In solo<br />

elettrico fa 40 km<br />

e costa 139.650<br />

euro. Non poteva<br />

bastare: a settembre<br />

Bmw presenterà<br />

la concorrente<br />

della Tesla, una<br />

Serie 3 elettrica<br />

con 400 km<br />

di autonomia.<br />

Volkswagen<br />

La prima Golf<br />

elettrica è del<br />

2013. Ora è in<br />

vendita la versione<br />

a 38 mila euro con<br />

300 km di autonomia<br />

che si affianca<br />

alla city car e-Up<br />

(27 mila euro e 160<br />

km di autonomia).<br />

Vw ha un programma<br />

ambizioso:<br />

entro il 2020<br />

offrirà veicoli<br />

totalmente<br />

elettrici, dalla city<br />

car al van, con<br />

prezzi e prestazioni,<br />

dicono, pari a<br />

quelli delle vetture<br />

tradizionali.<br />

Renault-Nissan<br />

L’alleanza francogiapponese<br />

è stata<br />

la prima a presentare<br />

nel 2008 una<br />

gamma elettrica<br />

completa con<br />

quattro modelli<br />

Renault: Fluence,<br />

Kangoo, Zoe,<br />

Twizzy. Poi è<br />

arrivata la Nissan<br />

Leaf, anche<br />

in versione per<br />

consegna merci.<br />

Zoe e Leaf sono<br />

le auto a batteria<br />

più vendute in<br />

Europa. Dopo<br />

Tesla, sono<br />

i meglio piazzati<br />

nell’elettrico.<br />

Ford<br />

La prima Ford<br />

Focus elettrica,<br />

presentata nel<br />

2014, faceva 140<br />

km e costava quasi<br />

40 mila euro.<br />

Ora gli americani<br />

stanno correndo<br />

ai ripari. Hanno<br />

annunciato un<br />

investimento di 4,5<br />

miliardi di dollari<br />

da qui al 2020<br />

per realizzare una<br />

nuova gamma<br />

di 13 vetture<br />

a batteria nei<br />

prossimi cinque<br />

anni. Entro il 2025<br />

il 40 per cento<br />

sarà elettrico.<br />

13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />

21


SCENARI_FRONTIERE<br />

Aldo Bocciardi,<br />

direttore del reparto<br />

di Urologia all’ospedale<br />

Niguarda di Milano.<br />

La nuova tecnica per operare la prostata<br />

Messa a punto da Aldo Bocciardi del Niguarda di Milano, permette una ripresa più veloce e con minori problemi.<br />

I<br />

suoi interventi sono trasmessi in diretta streaming in<br />

Cina e in Corea del Sud, mentre in Francia, Inghilterra<br />

e Stati Uniti tiene congressi dove opera i pazienti dal<br />

vivo. Aldo Bocciardi, direttore del reparto di Urologia<br />

dell’ospedale Niguarda di Milano, ha sviluppato<br />

un’avanguardistica tecnica di chirurgia robotica per<br />

asportare il carcinoma prostatico, e il suo metodo si sta<br />

diffondendo in tutto il mondo. La Bocciardi technique offre<br />

risultati nettamente migliori rispetto alla chirurgia tradizionale.<br />

Dopo soli tre giorni i malati sono dimessi senza aver<br />

messo il catetere vescicale: un vantaggio importante per la<br />

qualità della vita, insieme alla miglior ripresa dell’attività<br />

sessuale. Soprattutto il rischio di incontinenza si abbatte:<br />

su 1.200 interventi è solo il 2 per cento, e scende a zero nei<br />

casi ottimali (sotto i 65 anni e con tumore iniziale).<br />

«Sono due aspetti fondamentali perché l’età della<br />

diagnosi di cancro prostatico si abbassa, dai 75 ai 55 anni<br />

di media, quindi colpisce persone ancora nel pieno della<br />

loro attività professionale e sessuale» spiega Bocciardi. «Con<br />

questa tecnica possono tornare al lavoro molto più rapidamente,<br />

con un vantaggio sulla sfera psicologica e sociale».<br />

In che cosa consiste questa piccola rivoluzione chirurgica?<br />

Con la tecnica tradizionale, per intervenire sulla<br />

prostata ci si deve aprire il cammino passando davanti alla<br />

22 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong><br />

vescica e staccandola da suoi legamenti pubici: per fare<br />

un paragone, è come se il meccanico dovesse aggiustare la<br />

coppa dell’olio di un’auto passando dal cofano.<br />

Il nuovo metodo invece segue il percorso opposto:<br />

«Passiamo dietro la vescica, in laparoscopia, senza cambiarle<br />

posizione ma lavorando dal basso verso l’alto».<br />

Proprio come un meccanico che solleva l’auto sul ponte<br />

per aggiustare direttamente quel che sta sotto. In tal modo<br />

«il percorso è più facile, rapido e poco invasivo: tocchiamo<br />

meno tessuti e non li distruggiamo». Così la ripresa post<br />

operatoria è più veloce, non comporta incontinenza e riduce<br />

il rischio di problemi di erezione.<br />

La sua efficacia è stata confermata da uno studio pubblicato<br />

su European Urology da Mani Menon, luminare<br />

della chirurgia robotica americano che ha confrontato i<br />

risultati di 10 mila interventi da lui effettuati con tecnica<br />

tradizionale con altri 60 (eseguiti sempre da Menon) tramite<br />

l’approccio del chirurgo italiano: la comparazione<br />

ne ha evidenziato la superiorità. La Bocciardi technique<br />

è applicata anche all’Henry Ford Hospital di Detroit, uno<br />

dei più importanti ospedali americani. In Italia, oltre al<br />

Niguarda di Milano, è per ora disponibile a Roma, Bassano<br />

del Grappa, Arezzo.<br />

(Angelo Piemontese)<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA


SCENARI_SOCIAL<br />

I bambini non si faranno<br />

più tra le lenzuola<br />

È quanto racconta in La fine del sesso Henry Greely, scienziato alla<br />

Stanford University: i figli saranno pianificati (quasi) tutti in provetta.<br />

Sarà sano. Senza quei geni che, come malefici<br />

incantesimi, lo condannano a qualche grave<br />

malattia. Ma non avrà neppure una blanda<br />

predisposizione a malanni come asma o cataratta.<br />

Sarà maschio. Anzi, femmina. Sarà<br />

un atleta. Avrà particolari doti musicali. E,<br />

perché no, un bel paio di occhi azzurri.<br />

Benvenuti nel futuro della nostra specie secondo la<br />

visione (assolutamente verosimile), di Henry Greely,<br />

direttore del Centro per la legge e le bioscienze alla<br />

Stanford University, California, e autore del saggio La<br />

fine del sesso (appena uscito per Codice edizioni). Il<br />

titolo non deve inquietare, il sesso sarà sempre praticato,<br />

ma solo per diletto e non per fare figli, sostiene<br />

Greely. Tra una ventina d’anni, i bambini, nei Paesi<br />

avanzati, saranno concepiti in clinica: ovuli (ricavati<br />

dalle cellule staminali della donna) e spermatozoi uniti<br />

in vitro e il Dna di decine di embrioni scrupolosamente<br />

e rapidamente sequenziato prima di decidere quale<br />

trasferire in utero. I genitori, sposati o no, gay o etero,<br />

sapranno tutto: salute, sesso, aspetto fisico, attitudini,<br />

indole. In base a queste informazioni sceglieranno.<br />

Ecco quello<br />

che si potrà<br />

sapere<br />

Nessuna grave<br />

malattia a<br />

insorgenza<br />

precoce.<br />

Rischio superiore<br />

alla media di<br />

malattia arteriosa,<br />

diabete, cataratta.<br />

Rischio inferiore<br />

alla media<br />

di schizofrenia,<br />

tumore al seno,<br />

asma.<br />

Bassa probabilità<br />

di leucemia,<br />

autismo, gotta,<br />

Alzheimer.<br />

Occhi azzurri<br />

e capelli scuri,<br />

incanutimento<br />

precoce.<br />

La fine<br />

del sesso<br />

- e il futuro della<br />

riproduzione<br />

umana,<br />

di Henry Greely,<br />

Codice Edizioni,<br />

416 pagine,<br />

29 euro.<br />

L’autore, da scienziato, non giudica. Solo pone<br />

una serie di dubbi cui non è facile rispondere. Per<br />

esempio: la combinazione di queste possibilità con<br />

particolari culture (come quelle asiatiche, disinvolte<br />

verso l’aborto e favorevoli all’eugenetica), potrebbe<br />

portare a leggi che richiedono di fare figli in questo<br />

modo. Per evitare malattie genetiche, certo, ma anche<br />

per ottenere bambini «migliorati». Giusto così? Anche<br />

per genitori del tutto liberi, la scelta non sarebbe facile.<br />

Scegliere quell’embrione con un Dna «geniale» ma a<br />

rischio di malattia cardiaca, oppure quell’altro che ha<br />

un 10 per cento di probabilità di depressione ma nessun<br />

pericolo di Alzheimer? È precisamente il mondo<br />

destinato a realizzarsi, avverte Greely. E noi dobbiamo<br />

pensarci, e prepararci, sin da ora. (Daniela Mattalia)<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

Statura alta,<br />

corporatura esile.<br />

Buona probabilità<br />

di abilità musicale<br />

sopra la media.<br />

Intelligenza<br />

sopra la media.<br />

Personalità<br />

probabilmente<br />

introversa.<br />

Getty Images<br />

24 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>


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SCENARI_CULTURA<br />

Spoleto<br />

il festival è già nel futuro<br />

Mentre chiude la sua 60esima edizione, la manifestazione<br />

dei «Due Mondi» si conferma un format artistico e culturale<br />

che conta centinaia di filiazioni in tutt’Italia. E ora guarda oltre,<br />

aprendosi a Russia, Est europeo, Sudamerica e Oriente.<br />

Gian Carlo Menotti<br />

(scomparso<br />

nel 2007) è stato<br />

il fondatore<br />

del festival<br />

dei Due Mondi<br />

nel 1958.<br />

Sessanta edizioni e un trionfo dopo l’altro:<br />

per un festival italiano è una realtà unica.<br />

Oltre 2.200 spettacoli tra opera lirica, teatro,<br />

musica, danza, arti visive ed eventi e quasi<br />

ottomila artisti ospiti dal primo anno: soltanto<br />

Spoleto ci è riuscita, in un percorso che, dalla<br />

sua nascita come primo festival poliartistico<br />

nel 1958 per volontà di Gian Carlo Menotti fino al suo<br />

rilancio negli ultimi dieci anni a opera del direttore<br />

artistico appena riconfermato Giorgio Ferrara, ha<br />

visto realizzarsi con successo il passaggio da marchio<br />

storico del «Due Mondi» a network globale.<br />

Perché la novità più grande di questo compleanno<br />

eccezionale è forse proprio questa: il «modello<br />

Spoleto» non solo resiste, ma è diventato un polo<br />

attrattivo per il contesto culturale internazionale,<br />

con produzioni provenienti da aree come la Russia,<br />

l’Est europeo, l’America del Sud, l’Oriente. Lo attesta<br />

la tavola rotonda di due giorni dal titolo Il festival<br />

dei due mondi e i festival del mondo<br />

che la scorsa settimana ha visto direttori<br />

di festival italiani e stranieri, sociologi,<br />

economisti, giornalisti celebrare<br />

Spoleto come «papà» dei festival per<br />

un format in grado di creare economia<br />

su un territorio. Lo sancisce la politica<br />

artistico-organizzativa di Ferrara, che<br />

ha appena annunciato un accordo di<br />

collaborazione con la Cina, con l’obiettivo<br />

di collaborare per le arti performative e visive.<br />

E lo confermano le co-produzioni originali con le<br />

principali istituzioni italiane dello spettacolo che<br />

viaggiano in Italia e nel mondo: Le nozze di Figaro,<br />

prodotto nel 2016, è ora ripresa in Spagna all’Escorial<br />

di Madrid e alla Quincena Musical di San Sebastián;<br />

il Don Giovanni <strong>2017</strong> andrà il prossimo gennaio al<br />

Cartagena Festival in Colombia.<br />

Una vivacità che ha le sue radici in un approdo,<br />

quello dell’inventore della kermesse Gian Carlo<br />

Menotti, che a Spoleto addirittura si trasferì, in un<br />

palazzetto liberato apposta per lui e che oggi è Casa<br />

Menotti, proprietà della Fondazione Monini e sede della<br />

memoria storica del Festival. Ma che si fonda anche sul<br />

tessuto sociale di un centro urbano che era già pronto a<br />

sperimentare il «glocal» decenni fa, al punto che in un<br />

solo mese, alla prima edizione, accolse l’equivalente<br />

di un anno di turismo locale: 11 mila presenze medie,<br />

arrivate nel 2016 a 80 mila. «Giri di boa in questi anni<br />

ce ne sono stati tanti» racconta la giornalista Antonel-<br />

26 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>


Il teatro Caio<br />

Melisso a Spoleto,<br />

restaurato grazie<br />

all’impegno<br />

di Carla Fendi<br />

(scomparsa<br />

il 19 giugno<br />

scorso).<br />

Il libro<br />

Spoleto 1958,<br />

a cura di Antonella<br />

Manni e Rosaria<br />

Mencarelli.<br />

la Manni, co-autrice di 1958. Alle<br />

radici della storia, il primo Festival<br />

dei Due Mondi (Nuova Eliografica<br />

Fiori). «I finanziatori americani nel<br />

dopoguerra, l’arrivo degli sponsor<br />

privati negli anni 80, il calo di<br />

presenze degli anni 90 e la rivoluzione<br />

di Giorgio Ferrara. E poi<br />

i nomi che hanno fatto il Festival<br />

come collaboratori e innovatori.<br />

Solo Spoleto ha saputo comprendere la visione multidisciplinare<br />

di Menotti».<br />

Mentre l’edizione <strong>2017</strong> si chiude con il concerto<br />

del maestro Riccardo Muti che dirige l’orchestra giovanile<br />

Luigi Cherubini, celebra l’anniversario una mostra<br />

diffusa nel centro storico, dalla Rocca Albornoziana<br />

all’ex chiesa di Sant’Agata (fino al 14 gennaio 2018)<br />

in cui si rievocano i principali avvenimenti artistici di<br />

tutte le edizioni. Tra le tante immagini, l’indimenticabile<br />

sorriso di Carla Fendi, che ha fatto del Festival uno dei<br />

suoi luoghi di elezione, fino a promuovere un Premio<br />

(quest’anno verrà attribuito il 16 luglio) e il restauro del<br />

Teatro Caio Melisso, ora Spazio Carla Fendi. Restauro<br />

in cui non pochi ricordano di averla vista rimboccarsi<br />

le maniche e, indossando i consueti pantaloni ampi,<br />

dare se necessario una ripulita all’intonaco del foyer.<br />

(Lamberto Barone)<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

Ivano Trabalza Studio<br />

FUORI E DENTRO<br />

LO SCHERMO:<br />

IL CINEMA<br />

VA A TAVOLARA<br />

Attesi quest’anno:<br />

Walter Veltroni in<br />

veste di regista, la<br />

produttrice<br />

Donatella Botti,<br />

gli attori<br />

Gianfranco Gallo,<br />

Lino Guanciale,<br />

Isabella<br />

Ragonese, Anna<br />

Ferzetti,<br />

Pierfrancesco<br />

Favino, Jasmine<br />

Trinca. Sono solo<br />

alcuni degli ospiti<br />

del festival del<br />

cinema di<br />

Tavolara che si<br />

svolgerà dal 18 al<br />

23 luglio. Ideato<br />

da ideato Marco<br />

Navone e con la<br />

direzione artistica<br />

di Piera Detassis,<br />

giunto alla sua<br />

27esima edizione,<br />

prenderà il via<br />

nell’Oasi<br />

Naturalistica La<br />

Peschiera di San<br />

Teodoro per poi<br />

spostarsi in altri<br />

luoghi<br />

spettacolari della<br />

Sardegna come<br />

appunto l’isola di<br />

Tavolara.<br />

Protagonista,<br />

come sempre, il<br />

cinema. Con le<br />

proiezioni, i premi<br />

e gli incontri<br />

pubblici con attori<br />

e registi.<br />

13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />

27


SCENARI_CULTURA<br />

Nicholas Sparks, padre allo specchio<br />

Un divorzio e una figlia di cui prendersi cura da solo: autobiografia e fiction si mescolano<br />

nel romanzo La vita in due, nuovo bestseller annunciato del celebre scrittore americano.<br />

Questo romanzo è solo l’ultimo di una serie di<br />

successi, ma è colmo di un Nicholas Sparks<br />

che nemmeno i suoi lettori più affezionati<br />

hanno mai conosciuto. Nelle pagine di La vita<br />

in due (Sperling & Kupfer), uno degli autori<br />

più amati al mondo si apre alla confessione<br />

dei suoi più grandi dolori in almeno due<br />

spunti autobiografici: il divorzio, dopo un quarto di<br />

secolo di matrimonio, dalla moglie Cathy, da cui ha<br />

avuto cinque figli, e la morte della sorella.<br />

L’ultracinquantenne scrittore di Omaha, Nebraska,<br />

noto soprattutto per Le parole che non ti ho detto<br />

28 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong><br />

Una vita in due di Nicholas Sparks<br />

(Sperling & Kupfer, 505 pag., 19,90 euro).<br />

e Le pagine della nostra vita, racconta qui il rapporto<br />

tra un giovane padre e sua figlia di sei anni, London.<br />

Figlia di cui Russell si deve occupare dopo il divorzio<br />

da Vivian e dopo aver perso il lavoro, figlia che sarà<br />

cruciale nel ricostruire se stesso, il nuovo amore, il<br />

nuovo futuro.<br />

Russell Green, il protagonista<br />

del romanzo,<br />

può ben essere considerato<br />

un rappresentante dei<br />

Millennials, la generazione<br />

nata dopo il 2000 che<br />

ha in mano il mondo globalizzato:<br />

oltre a moglie<br />

e figlia fantastiche e una<br />

carriera ben avviata, possiede<br />

una casa elegante a<br />

Lo scrittore americano<br />

Nicholas Sparks, 51 anni.<br />

Charlotte, in North Carolina<br />

(dove anche Sparks<br />

vive). Ma d’un tratto l’incanto<br />

si spezza e in pochi mesi Russell ha tra le mani<br />

solo altre mani, più piccole, quella della sua bambina.<br />

«Scrivendo questo romanzo ho capito, una volta di<br />

più, quale straordinaria riserva di emozioni contiene<br />

ogni famiglia» ha dichiarato l’autore. «Sono padre<br />

di tre maschi e due gemelle, perciò so molto bene<br />

quanto è unico il rapporto dei genitori con ciascuno<br />

dei propri figli. Qui però ho deciso di raccontare il<br />

legame profondo che si stabilisce tra un padre e una<br />

figlia, le difficoltà, i rischi e naturalmente le gioie<br />

immense». Ma l’affondo nell’autobiografia non basta.<br />

Nonostante i cento milioni di copie vendute nel<br />

mondo, di cui cinque soltanto in Italia, le traduzioni<br />

in 50 lingue e gli 11 film tratti dai suoi 20 romanzi,<br />

Sparks si riconferma un «fenomeno» soprattutto<br />

perché ha sempre voglia di coinvolgere e condividere.<br />

Pensando ai protagonisti di La vita in due ha<br />

chiesto al musicista «indie» americano JD Eicher di<br />

comporre una canzone a loro ispirata: Two by two.<br />

Il video raccoglie oltre 600 tra foto e video dei suoi<br />

lettori con la persona amata: una sperimentazione<br />

che dimostra come la co-creazione di contenuto abbia<br />

sempre più un ruolo chiave nella promozione dello<br />

scrittore come marchio. (Stefania Vitulli)<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

Alamy Stock Photo / IPA


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IN EDICOLA LA PROSSIMA SETTIMANA<br />

superanteprima<br />

T2: Trainspotting<br />

32 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>


Da giovedì 20 luglio<br />

il dvd con <strong>Panorama</strong><br />

e in streaming su <strong>Panorama</strong>.it<br />

Vent’anni dopo tornano gli eroi «maledetti» e ironici di una<br />

generazione, per un sequel che è divertente come l’originale.<br />

Mark Renton, Simon «Sick Boy»,<br />

Daniel «Spud». Eroinomani,<br />

sbandati, allegramente decadenti.<br />

E anche «Franco»<br />

Begbie, con tutta la sua violenza<br />

folle pronta a esplodere.<br />

Li ricordate? Li avevamo lasciati<br />

vent’anni fa, in piena bufera. E ora<br />

ritornano, con la loro trascinante spregiudicatezza.<br />

Ecco T2: Trainspotting,<br />

il sequel di cult di un cult assoluto,<br />

prossima anteprima in dvd in uscita<br />

con <strong>Panorama</strong>.<br />

Nel 1996 Trainspotting, capolavoro<br />

tratto dal romanzo del geniaccio<br />

scozzese Irvine Welsh, ha<br />

scandalizzato, diventando<br />

il film di un’intera generazione.<br />

Quattro ragazzi di<br />

Edimburgo sceglievano «di<br />

non scegliere la vita»: alla<br />

casa con famiglia e mutuo,<br />

Nell’altra pagina,<br />

da sinistra, Ewan<br />

McGregor (Renton)<br />

e Jonny Lee Miller<br />

(Simon). Qui sotto,<br />

lo scrittore Irvine<br />

Welsh che nel film<br />

è Mikey Forrester.<br />

alla carriera e ai vestiti griffati preferivano<br />

la droga. Riecco ora i quattro<br />

impudenti, con varie rughe in più ma<br />

sempre con le stesse facce: gli attori<br />

Ewan McGregor, Jonny Lee Miller,<br />

Ewen Bremner e Robert Carlyle. Con<br />

loro, sempre Danny Boyle alla regia.<br />

Dopo un ventennio molto è cambiate.<br />

Allora c’era stato il tradimento<br />

di Renton (McGregor), fuggito col<br />

malloppo del colpo fatto insieme. Sick<br />

Boy (Lee Miller) non ha mai tenuto<br />

granché alla lealtà, ma gli brucia non<br />

essere stato lui a tradire. Maledice la<br />

sua debolezza d’animo e sogna di<br />

vendicarsi. Begbie<br />

(Carlyle) è una bomba a<br />

mano che cammina e neanche<br />

ora che è in carcere<br />

i suoi amici/nemici sono<br />

al sicuro. Spud (Bremner)<br />

è disperato, al solito. Quando<br />

Renton torna all’unico posto che<br />

da sempre chiama casa, Edimburgo,<br />

dolore, gioia, odio, rimpianto, desiderio<br />

e autodistruzione tornano in<br />

circolo e in collisione. E in più c’è<br />

Veronika (Joanna Baszak), la ragazza<br />

bulgara di Simon, a influenzare le<br />

forze contraddittorie in gioco. In<br />

un’altalena di complicità e contesa,<br />

tra abbracci e zuffe, in un mix di citazioni,<br />

la reunion dei quattro è irresistibile.<br />

E la colonna sonora? Lust for<br />

Life di Iggy Pop, la canzone iconica<br />

del quartetto, risuona inebriante, proposta<br />

nel remix dei The Prodigy. n<br />

IL PRIMO CAPITOLO<br />

CON PANORAMA<br />

In questa occasione,<br />

sarà in edicola anche<br />

il 1° film Trainspotting<br />

al prezzo di 9,90 euro<br />

(rivista esclusa).<br />

13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />

33


COPERTINA<br />

Non ci sono più<br />

i mestieri sicuri<br />

da sposare.<br />

Ecco che fine<br />

ha fatto<br />

il buon partito<br />

all’italiana<br />

Notai sotto i 2 mila euro al mese. Avvocati costretti a dividere<br />

l’ufficio con altri colleghi. Piloti pagati a cottimo. E poi bancari<br />

travolti dalla crisi di sistema e giornalisti ridotti a scrivere per pochi<br />

spiccioli. Così i protagonisti del boom economico s’impoveriscono<br />

sempre di più. E i matrimoni non sono più quelli di una volta.<br />

di Antonella Piperno<br />

Getty Images<br />

34 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>


XXXXXXXXXXXXX<br />

La «posizione»<br />

tanto agognata da<br />

fidanzate e futuri<br />

suoceri ormai<br />

non esiste più.<br />

0 mese <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />

35


COPERTINA<br />

Alamy Stock Photo / IPA<br />

eanche 2 mila euro al mese, più o meno<br />

come una commessa esperta dei grandi<br />

magazzini. Ci crediate o no, è quanto<br />

guadagna oggi l’11 per cento dei notai.<br />

E l’impoverimento della categoria che<br />

fino a ieri dominava la classifica delle<br />

professioni più ricche e agognate è solo<br />

l’ultimo e definitivo segnale di una<br />

inarrestabile rivoluzione sociale. I liberi<br />

professionisti di una volta, i detentori di<br />

indiscusso status riveriti a colpi di «dottore»<br />

dai parcheggiatori cui lasciavano<br />

le chiavi delle supercar e molto corteggiati<br />

da chi puntava a un buon partito<br />

garante di agiatezza matrimoniale, si<br />

stanno estinguendo. Inesorabilmente.<br />

Quel che resta di notai, avvocati, architetti adesso<br />

bisogna metterlo in un’altra casella, quella dei liberi<br />

professionisti ex privilegiati, in compagnia di una buona<br />

fetta di dipendenti una volta molto in alto nella scala<br />

sociale, come piloti, giornalisti, bancari... Ora scesi,<br />

loro malgrado, molti gradini sotto gli startupper che<br />

se la tirano da novelli Marc Zuckerberg.<br />

«Buon partito il notaio? Una volta..» chiarisce<br />

Giampaolo Marcoz, consigliere<br />

nazionale del Notariato. «Ora<br />

non è più così perché la crisi del<br />

mercato immobiliare ha ridotto<br />

le transazioni e quella del sistema<br />

bancario ha tagliato gli atti<br />

relativi ai mutui», continua, spiegando<br />

che nonostante gli ultimi<br />

studi di settore del ministero<br />

dell’Economia (relativi al 2015)<br />

collochino i notai in testa alla classifica dei professionisti<br />

con 217 mila euro di reddito lordo medio, la realtà è<br />

ben diversa. La statistica sarebbe ingannevole, falsata<br />

da una minima percentuale che guadagna più del<br />

doppio: il 70 per cento della categoria avrebbe invece<br />

un reddito medio netto di 5 mila euro al mese e l’11 per<br />

cento non arriverebbe, appunto, a 2 mila. Tanto che il<br />

numero dei praticanti si è drasticamente ridotto. Anni<br />

di studio matto e disperatissimo non converrebbero più<br />

di fronte alla prospettiva di un futuro che non garantisce<br />

i lussi di un tempo a tutta la famiglia. Le cifre, in effetti<br />

sono impressionanti: quasi 6 milioni di atti nel 2007<br />

praticamente dimezzati nel 2015, compravendite scese<br />

dalle 809 mila del 2008 alle 589 mila nel 2016. «La crisi<br />

della filiera sta colpendo anche le strutture dei nostri<br />

studi, una voce di spesa importante: in questo senso<br />

siamo più penalizzati degli avvocati. Loro non hanno<br />

bisogno di strutture pesanti come le nostre».<br />

Non che gli studi più «leggeri» ed economici salvino<br />

la categoria che frequenta i tribunali. Anche qui buoni<br />

partiti estinti e sostituiti «da una categoria di nuovi<br />

poveracci», come chiarisce scherzando, ma neanche<br />

troppo, Andrea Perugini, avvocato civilista romano, 42<br />

anni, moglie con lavoro part time, due figli. Il reddito<br />

medio fotografato dagli studi di settore è 49 mila euro, in<br />

leggera risalita rispetto ai 37.500 dell’anno precedente.<br />

Sempre poco rispetto agli anni delle vacche grasse. E<br />

i protagonisti fanno buon viso a cattivo gioco. Perugini,<br />

che rimpiange «di non aver fatto il meccanico, il<br />

falegname o un altro mestiere spendibile all’estero»,<br />

lavora in proprio, ma divide le spese dell’affitto dello<br />

studio con un collega. Niente segretaria, «non potrei<br />

permettermi di spendere ogni mese mille euro, me la<br />

sbrigo da solo con il cellulare». Anche loro sono vittime<br />

di sovraffollamento e relativa concorrenza (sono oltre<br />

230 mila), della filiera inceppata, dell’aumento dei costi<br />

fissi per incardinare una causa che riduce, giocoforza<br />

i loro onorari.<br />

E vogliamo parlare degli architetti,<br />

fino a qualche anno fa<br />

BANCARI<br />

considerati creativi fighi e abbondantemente<br />

solvibili e oggi alle<br />

prese con guadagni ridotti di un<br />

terzo tra il 2008 e il 2013? Prima<br />

di risalire timidamente ai 21.200<br />

euro di reddito medio fotografato<br />

dall’ultimo studio di settore hanno<br />

toccato il fondo nel 2014, annus<br />

horribilis della categoria con redditi sotto i 17 mila euro,<br />

secondo l’Osservatorio del Consiglio nazionale degli architetti.<br />

Tant’è che al momento di scegliere l’università,<br />

i diplomati si tengono alla larga dalla facoltà che una<br />

volta li attirava come mosche. Tra i 150 mila architetti<br />

colpiti dalla crisi di soldi e status c’è il romano Roberto<br />

Serini che, racconta, oggi incassa in sette mesi quello<br />

che prima guadagnava in un mese ed è costretto a dividere<br />

l’affitto dello studio con tre colleghi: «E pensare<br />

che ero stato spinto a questa professione da mio padre,<br />

direttore di banca, che negli anni Ottanta aveva come<br />

clienti tanti architetti che si presentavano in Porsche.<br />

Io giro con una Smart e la sto pure pagando a rate».<br />

«Io dopo 25 anni<br />

di lavoro guadagno<br />

2.200 euro<br />

al mese»<br />

36 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>


Il problema oggi, oltre alla crisi del mercato immobiliare<br />

e al «fai da te» sul web, con siti che invitano<br />

a inviare le planimetrie delle case per consulenze da<br />

poche decine di euro è pure un altro: «Non c’è più un<br />

rapporto di progettualità tra il cliente e noi, ma solo degli<br />

episodi: ti chiamano per buttare giù un tramezzo quando<br />

vogliono ingrandire una stanza, per ristrutturare un<br />

bagno». Solo lavoretti... «Non ci sono soldi, è vero, ma è<br />

vero anche che non ci considerano più indispensabili».<br />

Le antiche, solide professioni e i relativi buoni<br />

partiti protagonisti sono agonizzanti insomma e,<br />

secondo Edoardo Narduzzi, che con Massimo Gaggi ha<br />

scritto La fine del ceto medio (Einaudi) i suoi killer facilmente<br />

identificabili: «Negli ultimi 30 anni tre tendenze<br />

hanno minato mestieri solidi» analizza. «Le nuove<br />

tecnologie che stanno rendendo superfluo il fattore<br />

umano, la scolarizzazione crescente che ha provocato<br />

un overbooking di professionisti e le liberalizzazioni<br />

che hanno creato la concorrenza low cost». Un quadro<br />

che, appesantito dalla crisi, ha reso tutti più poveri. C’è<br />

poco da fare, se non cambiare aria e mestiere.<br />

Tra i tre killer del buon partito, il web, poi è doppiamente<br />

spietato: da una parte c’è la concorrenza dei<br />

colleghi che si svendono su Groupon (escamotage degli<br />

avvocati al quale ha dato il via libera il Tar, dichiarando<br />

«anticoncorrenziale» il veto del Consiglio nazionale<br />

forense) dall’altra ci sono i clienti che puntano al «fai da<br />

te»: «Abbiamo perso clienti» spiega l’avvocato Stefano<br />

De Pierri, 48 anni, «perché la gente va a studiarsi le<br />

norme condominiali o gli articoli del codice su Internet.<br />

Ormai ci ritengono degli intermediari inutili, non<br />

pensando che le leggi le devi collegare, devi conoscere<br />

le sentenze...».<br />

Vallo a dire ai piloti di aereo una volta detentori di<br />

un fascino della divisa superiore a quello di medici, di<br />

contratti (in Alitalia) che si aggiravano sugli 8 mila euro<br />

e di pullmini con autista che, in nome della sicurezza, li<br />

andavano a prelevare a casa, con grande ammirazione<br />

e rispetto dei vicini. Oggi oltre a guidare la loro auto<br />

fino all’aeroporto devono vedersela con la crisi Alitalia<br />

e relativa procedura di cassa integrazione. O con le<br />

regole d’ingaggio di tante compagnie low cost che in<br />

nome della flessibilità utilizzano contratti a zero ore<br />

(che non garantiscono un minimo di ore lavorative, si<br />

lavora cioè a cottimo), e ai piloti fanno pagare di tasca<br />

propria anche il corso di formazione. Ma non è solo<br />

questo. «La crisi di Alitalia, dovuta non certo al costo del<br />

NOTAI<br />

il 70 per cento avrebbe<br />

un reddito medio netto di<br />

5 mila<br />

euro al mese<br />

AVVOCATI<br />

Il reddito medio lordo<br />

della categoria è<br />

49 mila<br />

euro all’anno<br />

PROFESSIONISTI<br />

i loro introiti sono scesi<br />

del 20 per cento,<br />

con una media di<br />

33.954<br />

euro lordi<br />

all’anno<br />

ARCHITETTI<br />

Guadagni al lumicino<br />

21 mila<br />

euro lordi<br />

all’anno<br />

PILOTI<br />

oggi sono visti come autisti<br />

poco rispettati che come<br />

stipendio netto d’ingresso<br />

devono accontentarsi di<br />

1.500<br />

euro al mese<br />

0 mese <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />

37


COPERTINA<br />

lavoro ma a grandi errori manageriali, ha fatto perdere<br />

autorevolezza alla nostra categoria», spiega un ex pilota<br />

che preferisce restare anonimo: «Adesso i passeggeri<br />

ci considerano dei semplici autisti». Che come salario<br />

d’ingresso devono accontentarsi di 1.500 euro, cifra che<br />

li espelle, senza pietà, dalla cerchia dei buoni partiti.<br />

Ma chi rimane, quindi? Il giornalista, una volta considerato<br />

un potente il cui ingresso in famiglia ne avrebbe<br />

fatto salire le azioni sociali, ora è tutt’altro che corteggiato:<br />

i fortunati che hanno un contratto (uno su cinque)<br />

devono vedersela con stati di crisi e ristrutturazioni, i<br />

freelance se la passano malissimo, pagati anche due o<br />

tre euro ad articolo dai siti. Tant’è che tra loro, l’80 per<br />

cento dichiara meno di 10 mila euro di reddito annuo.<br />

LA PSICOTERAPEUTA<br />

«Una volta<br />

il buon partito<br />

era quello che<br />

dava sicurezza<br />

e ruolo sociale.<br />

Ora meglio legarsi<br />

a qualcuno<br />

dotato<br />

di talento»<br />

E i detentori del posto fisso in banca, una volta<br />

invidiata certezza di tante famiglie? Per carità. La<br />

categoria ora è marchiata dai crac, dal salvataggio di<br />

Stato delle banche venete e da cifre che parlano di 12<br />

mila posti persi dal 2012 al 2015. Il segretario generale<br />

della Fabi Lando Maria Sileoni insiste nel difendere la<br />

reputazione sociale dei bancari («è una crisi occupazionale,<br />

non di identità») ma la musica che suona tra gli<br />

sportelli è diversa. «Buon partito? Lo erano i bancari di<br />

una generazione fa, quelli che potevano contare su 16<br />

mensilità e premi vari. Io dopo 25 anni guadagno 2.200<br />

euro al mese. Da quadro», racconta un bancario Bnl. Un<br />

posto fisso che ha perso appeal ma che è pur sempre<br />

più solido della situazione dei liberi professionisti, i<br />

cui redditi tra il 2008 e il 2015, secondo l’Adepp (Associazione<br />

degli enti previdenziali privati), sono scesi<br />

del 20 per cento, con una media di 33.954 euro lordi.<br />

E allora? A meno di non riuscire a cambiare in<br />

fretta mestiere, di fronte a tali tracolli e a tanti scossoni<br />

ai tenori di vita familiari la psicoterapeuta Umberta<br />

Telfener, esperta di problematiche della coppia invita<br />

a cambiare prospettiva: «Una volta il buon partito era<br />

quello che dava sicurezza e ruolo sociale» chiarisce «Ora<br />

è tutto cambiato: alla volatilità di sentimenti e relazioni<br />

si associa quella della professioni e sposare un buon<br />

partito significa soprattutto legarsi a qualcuno dotato di<br />

talento e a cui piace il suo lavoro, qualunque esso sia. E<br />

a cui piace anche quello della sua partner che non non<br />

ha più voglia, come un tempo, di fingere di valere meno<br />

di lui». Addio ai solidi conti in banca, insomma, e pure<br />

all’argenteria delle liste di nozze. «Le coppie moderne<br />

non hanno più bisogno di posate d’argento, perché<br />

viaggiano leggeri». In tutti i sensi. n<br />

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38 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>


La laurea triennale sarà obbligatoria dal 2025,<br />

ma i diplomati geometri hanno già sorpassato<br />

i più titolati «cugini» architetti. Per<br />

l’osservatorio del Cresme, il Centro ricerche<br />

del mercato dell’edilizia, tra il 2008 e il 2015<br />

il reddito annuo dei dottori progettisti si è<br />

ridotto in media del 41 per cento rispetto al modesto<br />

meno sette dei «professionisti del catasto» che, con una<br />

retribuzione media lorda di 31.832 euro l’anno, hanno<br />

sovraperformato di ben 15 punti percentuali la crescita<br />

italiana. Un traguardo importante per gli oltre 100 mila<br />

geometri italiani che nel prossimo decennio lieviteranno<br />

di altre 25 mila unità grazie ai settori emergenti dell’energia<br />

pulita, dell’ambiente e dell’acustica. E la rivincita<br />

di una professione snobbata dai giovani, che dimostra<br />

come un lavoro tradizionale possa prosperare se s’allea<br />

con l’innovazione. «Il mondo del lavoro sta cambiando<br />

in fretta: di sicuro nei prossimi anni attività come addetti<br />

Intelligenza critica<br />

e analisi dei dati<br />

per trovare lavoro<br />

L’automazione eroderà 5 milioni di posti. Ma il web<br />

e la tecnologia avranno bisogno di specialisti.<br />

Che in molti casi le aziende faticano a trovare sul<br />

mercato. Per questo serve una formazione continua.<br />

di Mikol Belluzzi<br />

al telemarketing, periti assicurativi, agenti immobiliari,<br />

addetti ai trasporti e alla vendita spariranno e anche velocemente»<br />

conferma a <strong>Panorama</strong> Paolo Gallo, responsabile<br />

delle risorse umane del World economic forum<br />

di Ginevra, che nel report The future of jobs descrive un<br />

2020 dove l’automazione eroderà 5 milioni di posti di<br />

lavoro soprattutto nell’amministrazione, nell’editoria,<br />

nell’edilizia e nel manifatturiero. Il contraltare è che<br />

«ci saranno conoscenze sempre più scarse e quindi<br />

premianti per chi le possiede, come la capacità critica,<br />

l’intelligenza contestuale ed emotiva, la capacità di<br />

collaborare e di capire la diversità culturale, la creatività,<br />

l’imprenditorialità, tutti skills che l’intelligenza artificiale<br />

non possiede». Quindi, via libera a medici, psicologi,<br />

programmatori, esperti in risorse umane e ingegneri,<br />

a patto che non smettano mai di imparare. «Per poter<br />

vincere contro il machine learning bisogna essere delle<br />

learning machine» è il consiglio di Gallo.<br />

E proprio dalla tecnologia e dall’industria 4.0 si stima<br />

che nei prossimi anni arriveranno tra i 500 e i 700 mila<br />

nuovi posti di lavoro per i giovani del Vecchio continente.<br />

In Europa gli addetti specializzati in nuove tecnologie<br />

sono il 3,6 per cento, un dato insufficiente soprattutto<br />

nel nostro Paese dove si calcola che il 20 per cento delle<br />

professionalità ricercate dalle aziende sono di difficile<br />

reperimento, mentre nel digitale mancano almeno 120<br />

mila professionisti. Su tutti il data scientist, l’esperto<br />

più introvabile (ci sono 13.700 aperte su Linkedin) e<br />

conteso dalle società hi-tech americane, disposte a<br />

sborsare dai 150 mila dollari in su più benefit pur di<br />

aggiudicarsene uno. Il super analista di Big data, mercato<br />

che lo scorso anno in Italia ha raggiunto i 183 milioni di<br />

euro di valore (più 44 per cento sul 2015), è solo la punta<br />

dell’iceberg dei tech-lavori del futuro. Per la società di<br />

ricerca del personale Hays Italia nei prossimi cinque anni<br />

l’Information technology richiederà specialisti come il<br />

digital strategist, che definirà la visione aziendale nella<br />

massimizzazione dei profitti, o il business & functional<br />

analyst, un esperto che dialoga con le varie aree di<br />

business per comprenderne le esigenze, trasformando<br />

i diversi contributi in benefici economici.<br />

Ma anche il web è affamato di professionisti nuovi<br />

di zecca. Tra i più importanti il colosso hi-tech Cisco<br />

individua gli esperti in strategie di marketing digitale, gli<br />

specialisti nell’analisi dei dati, i consulenti nell’attuazione<br />

della digital transformation<br />

e gli sviluppatori<br />

di soluzioni mobile. E<br />

se l’Italia è indietro per<br />

qualità di formazione in<br />

azienda, è avvantaggiata<br />

nella valorizzazione del<br />

fattore umano. «Questo<br />

perché è un territorio<br />

DATA SCIENTIST<br />

150 mila<br />

dollari<br />

più benefit è la paga annuale<br />

di questo super esperto<br />

negli Stati Uniti.<br />

fertile per la creatività<br />

e l’imprenditorialità»<br />

sottolinea Marco Morchio,<br />

managing director<br />

piattaforma strategy<br />

per l’Italia di Accenture.<br />

«La nostra forza lavoro<br />

è composta da professionisti<br />

formati non solo dal punto di vista scientifico<br />

e tecnologico, ma anche su aspetti quali l’intelligenza<br />

emozionale e la capacità di essere innovativi e versatili».<br />

Qualità fondamentali per mettersi in proprio, la via<br />

intrapresa da tanti giovani: nel 2016 si stima che ogni<br />

giorno abbiano aperto i battenti 325 imprese fondate<br />

da under 35.<br />

n<br />

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13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />

39


NUMERI DELL’EMERGENZA<br />

1X632<br />

ECCO IL RAPPORTO<br />

TRA UN IMMIGRATO<br />

E LE PERSONE CHE<br />

DEVONO LAVORARE<br />

PER LA SUA GESTIONE<br />

di Giorgio Sturlese Tosi<br />

Un piccolo e dispendioso esercito si occupa dell’assistenza<br />

di chi arriva in Italia, dall’intervento in mare alle complicate<br />

procedure di rimpatrio se non si hanno i requisiti<br />

per restare nel nostro Paese. Queste sono le cifre. E i costi.<br />

PERSONALE<br />

IMPIEGATO<br />

DALLO STATO<br />

NEL PRIMO<br />

SOCCORSO...<br />

1 PROFILO<br />

ROSSO<br />

EQUIVALE A<br />

100 OPERATORI<br />

625<br />

MIGRANTI IN<br />

MEDIA SOCCORSI<br />

OGNI GIORNO<br />

tra il 1 maggio e 10<br />

luglio, con punte di<br />

14 mila salvataggi<br />

il 27 e il 28 giugno.<br />

509+50+60<br />

Gli operatori dell’emergenza<br />

In questo computo indicativo figura<br />

il personale impegnato nel salvataggio dei<br />

migranti - Guardia costiera (300), Polizia<br />

scientifica per il fotosegnalamento e<br />

l’identificazione, una squadra di pronto<br />

intervento (76), Guardia di finanza (133). C’è<br />

poi il personale di Polizia, Carabinieri, Esercito<br />

impegnato nella vigilanza dei centri di<br />

accoglienza - per es. quello di Taranto - (50).<br />

Infine, è da sommare il personale,<br />

(educatori, mediatori, medici), utilizzato<br />

per la gestione quotidiana di<br />

un centro, per es. a Milano - (60).<br />

40 <strong>Panorama</strong> | 0 mese <strong>2017</strong>


XXXXXXXXXXXXX<br />

...E POI, IN CASO<br />

DI ESPULSIONE<br />

DI UN CITTADINO<br />

STRANIERO<br />

1 agente<br />

dell’ufficio<br />

immigrazione<br />

valuta la posizione<br />

della persona.<br />

1 agente<br />

dell’ufficio<br />

immigrazione che<br />

vigila sullo straniero<br />

nella camera<br />

dei fermati.<br />

1 agente<br />

dell’ufficio<br />

immigrazione che<br />

inoltra le pratiche<br />

al ministero<br />

dell’Interno<br />

e all’ambasciata del<br />

Paese del fermato.<br />

2 agenti<br />

delle «volanti»<br />

che fermano il<br />

cittadino<br />

extracomunitario<br />

e lo portano<br />

in questura.<br />

1 agente<br />

della polizia<br />

scientifica per il<br />

fotosegnalamento<br />

e verifica l’identità<br />

su Afis (schedario<br />

digitale nazionale).<br />

2 agenti<br />

per il pasto alla<br />

mensa, in caso<br />

di prolungamento<br />

in ore di pranzo<br />

o cena.<br />

1 dipendente<br />

del ministero che<br />

faxa il nulla osta<br />

e cerca il vettore<br />

(aereo)<br />

per il rimpatrio.<br />

1 dirigente<br />

della questura<br />

che valida le<br />

pratiche<br />

dell’immigrati.<br />

3 agenti<br />

dell’ufficio<br />

immigrazione<br />

(compreso autista)<br />

per accompagnare<br />

l’immigrato<br />

all’aeroporto.<br />

2 salgono in aereo<br />

e pernottano nel<br />

Paese straniero (per<br />

esempio, a Tunisi).<br />

In caso di rimpatrio<br />

problematico è<br />

previsto un medico<br />

o uno psicologo.<br />

In caso di ricorso,<br />

ci sono<br />

1 giudice<br />

di pace<br />

e 1 cancelliere.<br />

Se il fermato non è<br />

accusato di altri<br />

reati è libero per 5<br />

giorni e può recarsi<br />

da solo dal giudice<br />

di pace. Può<br />

ricorrere al Tar<br />

e alla Cassazione.<br />

948.000<br />

EURO È IL COSTO<br />

INDICATIVO AL MESE DELLE 632<br />

PERSONE * IMPEGNATE NEL<br />

SOCCORSO E NELLA GESTIONE<br />

DI UN IMMIGRATO.<br />

La cifra non include i costi di mezzi di<br />

soccorso, le trasferte e gli straordinari<br />

di questo personale; né, per esempio,<br />

i 75 euro mensili riconosciuti<br />

per le spese ai migranti<br />

ospitati nei centri<br />

d’accoglienza.<br />

* Le 632 persone<br />

impegnate nella gestione<br />

di un immigrato (agenti<br />

di polizia, carabinieri,<br />

finanzieri, personale<br />

dell’esercito e delle società<br />

private nei centri) hanno<br />

uno stipendio medio<br />

di 1.500 euro. Il loro costo<br />

complessivo è di 948 mila<br />

euro al mese. E il loro costo<br />

giornaliero è quindi<br />

di 31.600 euro.<br />

Totale personale impiegato dallo Stato: 632<br />

Totale magistrati e cancellieri in caso di ricorsi: 10 circa<br />

13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />

41


Fabio Villa<br />

NUMERI DELL’EMERGENZA<br />

opo un fine settimana di relativa calma,<br />

le partenze dalla Libia sono ricominciate.<br />

Lunedì 10 luglio tre navi delle ong hanno<br />

caricato a bordo 766 migranti. Uomini,<br />

donne e bambini, di cui uno di appena<br />

una settimana. In arrivo da Siria e Africa<br />

subsahariana. I dispersi in mare sono stati<br />

decine, almeno sette erano bambini. La<br />

Guardia costiera ha coordinato i soccorsi<br />

e, mentre scriviamo, attende ancora di<br />

conoscere il porto italiano dove sbarcare<br />

quel carico umano. Gli hotspot sono pieni.<br />

E qui lo Stato, paga solo per gli ospiti<br />

arrivati nel <strong>2017</strong>, circa 90 milioni al mese.<br />

La situazione è da emergenza quotidiana.<br />

Ogni migrante, da quando viene soccorso<br />

in mare, fa scattare procedure ormai<br />

collaudate che coinvolgono, giorno<br />

e notte, tutti i giorni, un intero esercito.<br />

All’inizio della catena di soccorsi c’è, appunto,<br />

la Guardia costiera, che coordina<br />

l’intervento delle ong da una sala operativa<br />

e mette in acqua 12 mezzi navali più<br />

tre aerei e un totale di 300 uomini e donne<br />

ogni giorno. A questi vanno aggiunti i 133<br />

militari della Guardia di finanza. Quando<br />

i migranti vengono sbarcati a terra, ad<br />

attenderli c’è, anche, il personale delle<br />

questure, dei commissariati e delle stazioni<br />

dei carabinieri del posto.<br />

Dopo una prima sommaria valutazione<br />

sanitaria e di identificazione, vengono<br />

dirottati verso gli hotspot. Quello di Taranto,<br />

per esempio, che è gestito dal comune<br />

e percepisce dallo Stato 33 euro al giorno<br />

per ogni ospite. La capienza è di 400 posti<br />

e nel marzo 2016 il comune di Taranto<br />

vantava un credito verso il ministero<br />

dell’Interno di un milione 250 mila euro.<br />

Nella struttura lavorano, ogni giorno, 50<br />

persone addette solo alla vigilanza, tra polizia,<br />

carabinieri ed esercito, impegnato in<br />

controllo esterno. Ogni migrante arrivato<br />

in Italia viene sottoposto alle procedure di<br />

fotosegnalamento, rilievo delle impronte<br />

digitali e identificazione.<br />

La polizia scientifica ha destinato 76<br />

agenti esclusivamente a questo, tra gli<br />

uffici a Roma, il personale aggregato in giro<br />

per i vari centri e una squadra di pronto<br />

intervento che, a seconda degli sbarchi,<br />

si muove con le attrezzature. Poi iniziano<br />

le pratiche per stabilire lo status di ogni<br />

persona: da chi dovrebbe essere espulso<br />

a chi ha diritto di chiedere lo status di<br />

rifugiato. Passano mesi, talvolta anni. Nel<br />

frattempo chi decide di non allontanarsi<br />

dai centri disperdendosi sul territorio italiano<br />

e, se si riesce, europeo, resta in un<br />

limbo. A Milano, in via Corelli, la Gepsa,<br />

società francese, gestisce un Centro di<br />

accoglienza straordinaria (Cas) con 500<br />

ospiti, tutti richiedenti asilo. Alcuni sono<br />

lì da un anno e mezzo. La prefettura di<br />

Milano paga, per loro, tutti i servizi: dalle<br />

lezioni allo spazzolino da denti, alle<br />

lenzuola di carta al pocket money di 75<br />

euro al mese e una tessera telefonica da<br />

15 euro per ciascuno. Oltre ai volontari,<br />

che operano gratuitamente, in via Corelli<br />

la Gepsa impiega 60 persone stipendiate,<br />

tra mediatori, infermeria, segreteria e<br />

altri compiti. Chi decide di andarsene (di<br />

giorno gli ospiti sono liberi) fa scattare<br />

altre procedure dispendiose.<br />

Per la questura di Milano, per esempio,<br />

sono necessari almeno tredici poliziotti<br />

per gestire le pratiche dal fermo<br />

all’espulsione di una singola persona. In<br />

città più piccole, invece, come è successo<br />

a Siena, il fermo di uno straniero da espellere<br />

può significare addirittura la paralisi<br />

dell’intera struttura.<br />

Prendiamo il caso di un tunisino irregolare<br />

senza documenti fermato per un<br />

controllo a Milano da una volante della<br />

polizia. I due agenti della volante sospendono<br />

l’attività di controllo del territorio<br />

e accompagnano il fermato negli uffici<br />

della polizia scientifica. Dove un agente<br />

si occuperà di prendere le impronte<br />

digitali e scattare le foto segnaletiche.<br />

Un altro verificherà se il fermato ha precedenti<br />

o è ricercato, confrontando foto<br />

e impronte nello schedario digitale nazionale<br />

(Afis). Nel frattempo, un agente<br />

dell’ufficio immigrazione, al piano terra<br />

della questura, vaglierà la posizione<br />

dello straniero, verificando, in base ai<br />

dati anagrafici forniti, la nazionalità e la<br />

presenza di eventuali domande di asilo o<br />

simili. Intanto, al quarto piano, un sottufficiale<br />

della squadra volanti si occuperà<br />

dei verbali di fermo, di identificazione e<br />

accompagnamento e, eventualmente, di<br />

Identificazione.<br />

Uno dei centri<br />

per l’accoglienza<br />

per i migranti.<br />

42 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>


perquisizione e sequestro.<br />

Nel frattempo lo straniero viene accompagnato<br />

nelle camere dei fermati<br />

dove un altro agente vigilerà su di lui. La<br />

permanenza, e la vigilanza, può protrarsi<br />

fino ad un massimo di 24 ore, e necessita<br />

in questo caso di altri agenti che si succederanno<br />

nel turno di servizio. Nell’ufficio<br />

immigrazione, intanto, un altro agente,<br />

sotto la supervisione di un superiore, inoltra<br />

le pratiche per l’espulsione al giudice<br />

di pace e, una volta ottenuto per fax il<br />

decreto, al ministero dell’Interno. Qui un<br />

altro operatore dovrà autorizzare e cercare<br />

un posto su un volo di linea per Tunisi<br />

per lo straniero e chi lo accompagnerà.<br />

Nel frattempo si fa ora di pranzo (o<br />

di cena) e due agenti della volante Argo,<br />

quella cioè impegnata nella vigilanza<br />

di obiettivi sensibili, vanno alla mensa<br />

del commissariato Sant’Ambrogio per<br />

prendere i «sacchetti», cioè il pasto (o la<br />

cena) per il tunisino. Se tutte le procedure<br />

non hanno intoppi, un dirigente della<br />

questura esamina e firma tutti gli atti e le<br />

autorizzazioni. Quindi, finalmente, si parte.<br />

Due agenti dell’ufficio immigrazione<br />

come scorta e un altro che funge da autista,<br />

a bordo di una macchina di servizio,<br />

portano il tunisino fino all’aeroporto dove<br />

è stato intanto prenotato il volo. L’autista<br />

resta a terra e torna in questura, mentre<br />

i due accompagnatori, se il comandante<br />

dell’aereo autorizza, partono alla volta<br />

di Tunisi. Nel caso lo straniero mostri<br />

comportamenti aggressivi, al viaggio<br />

può partecipare anche un medico<br />

o uno psicologo. All’arrivo a<br />

Tunisi, lo straniero viene<br />

consegnato alle autorità<br />

del posto,<br />

TRA UN’EUROPA SORDA<br />

E I PIANI INATTUABILI<br />

Perché da sei anni<br />

va avanti il grande<br />

gioco dell’oca<br />

Una politica dei migranti all’insegna<br />

dell’ipocrisia. Quella di far credere<br />

che l’Europa ci «ascolti», mentre<br />

tutte le proposte dei governi italiani<br />

a partire dal 2011, dalla guerra in Libia,<br />

sono accolte dai partner Ue a<br />

parole, senza fatti, o respinte con la<br />

spavalderia di chi ci tratta da Paese<br />

di serie B.<br />

«Aiutiamoli a casa loro» è la prima<br />

casella del gioco dell’oca. Con la firma<br />

del Trattato d’amicizia Roma-<br />

Tripoli, Gheddafi garantisce a Berlusconi<br />

di impedire nuove partenze.<br />

Accordi bilaterali con altri Paesi favoriscono<br />

i rimpatri. Risultato: flussi<br />

ridotti ed espulsioni più rapide. La<br />

parola alla cooperazione. Poi, la<br />

sciagurata decisione anglo-francese<br />

e americana di fare guerra al Colonnello.<br />

Riparte l’esodo. L’Italia inizia il gioco<br />

dell’oca mediterraneo, va oltre il<br />

mero «aiutarli a casa loro». Su spinta<br />

italiana Bruxelles estrae dal cilindro<br />

sigle di altrettanti dispositivi<br />

aeronavali senza però che le altre<br />

capitali schierino le unità promesse.<br />

Sull’onda emotiva delle stragi in mare<br />

parte la missione di soccorso tricolore<br />

«Mare Nostrum». Ma i marinai<br />

si lamentano di fare i «tassisti del<br />

Mediterraneo» e la responsabilità<br />

torna all’agenzia Frontex, al dispositivo<br />

«EunavForMed», a Triton. E<br />

accettiamo che gli unici porti di<br />

sbarco siano italiani.<br />

Naufraga intanto la possibilità di<br />

ritoccare i Trattati di Dublino per<br />

evitare che l’Italia, paese di approdo,<br />

sia pure l’unico di destinazione dei<br />

rifugiati. Ultimo sberleffo, il piano<br />

fallito dei ricollocamenti. E Renzi<br />

torna all’idea originaria: aiutiamoli<br />

a casa loro. Sei anni di gioco dell’oca.<br />

Che ne pensi delle attuali<br />

procedure per i rimpatri?<br />

Di’ la tua sulla pagina Facebook<br />

di <strong>Panorama</strong>.<br />

mentre i due agenti si trattengono la notte<br />

in albergo per ripartire sul prossimo<br />

volto che li riporterà in Italia. In totale,<br />

e se tutto va bene, per espellere un cittadino<br />

straniero occorrono almeno tredici<br />

operatori di polizia.<br />

In questure di città piccole, la faccenda<br />

si complica. Come è successo a Siena,<br />

dove sono in servizio solo due volanti per<br />

turno, nei giorni del Palio. Il semplice<br />

fermo di un cittadino straniero, a Chiusi,<br />

ha portato al blocco del servizio. Perché<br />

nelle ore necessarie per completare le<br />

pratiche d’espulsione, a vigilare sullo<br />

straniero sono stati impiegati proprio gli<br />

agenti di una delle due volanti. L’episodio<br />

è stato denunciato dal segretario toscano<br />

del sindacato di Polizia Ugl, Mauro Marruganti:<br />

«Un immigrato da rimpatriare»<br />

dice a <strong>Panorama</strong> «può mandare in tilt una<br />

questura come Siena, ed è successo con<br />

la città affollata di turisti e nonostante i<br />

rinforzi mandati dal ministero per prevenire<br />

le minacce terroristiche».<br />

Grottesca appare invece la gestione<br />

dei migranti fermi a Ventimiglia, con il<br />

ministero dell’Interno che, ormai da mesi,<br />

si è trasformato in un tour operator. Dalla<br />

Liguria, quasi ogni giorno, vengono organizzati<br />

trasferimenti in massa di stranieri<br />

fino all’hotspot di Taranto. Un viaggio<br />

attraverso tutta la penisola che è stato<br />

stimato costare 30 mila euro per volta.<br />

Due pullman privati, con due autisti per<br />

mezzo, partono da Ventimiglia, scortati<br />

da dieci carabinieri e dieci agenti di polizia.<br />

La prima tappa del viaggio è Firenze,<br />

dove avviene la staffetta: ai venti uomini<br />

di scorta, più tre ufficiali, viene dato il<br />

cambio da altrettanti colleghi. Questi si<br />

fermano a Chiusi, in un ristorante, che<br />

fornisce i pasti alla comitiva. A Napoli<br />

avviene un altro cambio e gli stranieri<br />

proseguono con la nuova scorta fino<br />

all’hotspot di Taranto. Qui gli stranieri<br />

possono uscire durante il giorno. Non<br />

sempre vi rientrano. E più di una volta<br />

gli agenti di Ventimiglia si sono rivisti<br />

davanti gli stessi migranti che avevano<br />

accompagnato lungo l’intera Penisola.<br />

Il loro sogno è più forte dell’esercito che<br />

ogni giorno noi mettiamo in campo. n<br />

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13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />

43


ALLARME SUI CONTI<br />

NON SALVEREMO IL WELFARE<br />

(SOLO) CON GLI IMMIGRATI<br />

L’Inps avverte che la chiusura delle frontiere agli stranieri, potenziali<br />

lavoratori, può aprire un grave buco nella previdenza. Ma il problema<br />

dell’Italia sta nel calo demografico e in mancate politiche per la famiglia.<br />

di Gianni Zorzi*<br />

*docente di Finanza dell’impresa e dei mercati e ricercatore del Centro studi ImpresaLavoro<br />

Nel presentare alla Camera la Relazione annuale<br />

dell’Inps, il presidente dell’istituto<br />

Tito Boeri ha sostenuto che chiudere le<br />

frontiere agli stranieri comporterebbe uno<br />

sbilancio dei conti del nostro welfare tale<br />

da richiedere «una manovrina ogni anno per ventidue<br />

anni», con un totale di 38 miliardi di euro di buco da<br />

coprire da qui al 2040. Il numero eclatante, frutto di una<br />

simulazione a cui l’Inps ha dedicato un’intera sezione<br />

del suo rapporto, rischia di creare però più confusione<br />

che altro nel più ampio dibattito in corso su accoglienza<br />

e integrazione degli immigrati.<br />

In primo luogo, non va confuso il tema con quello<br />

degli sbarchi dal Mediterraneo e dei relativi costi dell’accoglienza,<br />

che secondo le ultime stime di ImpresaLavoro<br />

potrebbero avvicinarsi nel corso del <strong>2017</strong> alla quota dei<br />

5 miliardi di euro, a tutto carico della fiscalità generale.<br />

Anzi, la relazione dell’Inps sottolinea in più punti i<br />

benefici ottenuti dalla regolarizzazione dei rapporti di<br />

lavoro, promossa anche con gli interventi normativi del<br />

2002 e del 2012: il punto allora non sarebbe l’apertura o<br />

la chiusura delle frontiere, ma la possibilità di incanalare<br />

il flusso di migranti sui binari della regolarità lavorativa<br />

38<br />

MILIARDI DI EURO<br />

è il deficit nelle casse Inps<br />

quantificato dal presidente<br />

Tito Boeri, in caso<br />

di mancati versamenti da<br />

parte dei lavoratori stranieri.<br />

in luogo della clandestinità e del sommerso. La stima dei<br />

38 miliardi si fonda infatti esclusivamente sul rapporto<br />

tra i contributi che i lavoratori regolari versano all’ente<br />

negli anni di attività e le prestazioni che dallo stesso<br />

riscuotono in un secondo momento, ovvero negli anni<br />

di quiescenza, con particolare riferimento agli assegni<br />

pensionistici.<br />

Proprio per le dinamiche previdenziali del nostro<br />

sistema, a ripartizione e orientato al contributivo,<br />

bisogna sempre tenere a mente che i versamenti dei<br />

lavoratori rivestono una duplice funzione: nel breve<br />

periodo quella di garantire, mese per mese, il pagamento<br />

degli assegni agli attuali pensionati, e nel lungo quella<br />

di costituire il montante che fungerà da base di calcolo<br />

per la pensione propria.<br />

Se ci riferissimo al ciclo di vita intero dei contribuenti<br />

stranieri, persino il 2040 risulterebbe un orizzonte<br />

troppo ravvicinato: è la stessa Inps che ammette che al<br />

di là di quella data i numeri andrebbero aggiustati per<br />

considerare il progressivo incremento delle prestazioni,<br />

ovvero del sempre maggior numero di pensioni che<br />

verrebbero liquidate agli stranieri. A meno che non<br />

Il costo dell’assistenza<br />

Secondo il Centro studi Inpresalavoro, per dare una risposta<br />

all’emergenza sbarchi sulle coste italiane nel <strong>2017</strong> saranno<br />

necessarie queste risorse, tutte a carico della fiscalità generale.<br />

5 MILIARDI<br />

DI EURO<br />

13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />

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ALLARME SUI CONTI<br />

si ipotizzi che il flusso di giovani lavoratori stranieri<br />

continui a ritmo incessante e che la speranza di vita<br />

di quelli residenti risulti inferiore a quella media degli<br />

italiani su cui si calcolano le pensioni. È pur vero che<br />

la popolazione straniera residente in Italia, secondo<br />

gli ultimi dati Istat (2016), è arrivata all’8,3 per cento e<br />

dunque è cresciuta di oltre quattro volte rispetto a ciò<br />

che risultava a inizio millennio.<br />

Tra le principali economie dell’Europa, l’Italia è<br />

quella che ha visto crescere il dato in misura maggiore,<br />

superando nel contempo la Francia (poco più del 6 per<br />

cento) e arrivando a un passo dal 10 per cento della<br />

Germania e della Spagna. Risulta ancora più evidente,<br />

dunque, che ancora per molti lustri il numero di pensionati<br />

stranieri dovrebbe essere di gran lunga inferiore<br />

a quello dei rispettivi contribuenti. Secondo i numeri<br />

ufficiali, da noi ci sono oltre due milioni di lavoratori<br />

migranti, in larga parte dipendenti (82 per cento), con<br />

un trend stabilizzatosi negli ultimi dieci anni; in costante<br />

aumento figurano invece gli autonomi (che hanno quasi<br />

LO «SBILANCIO» PREVIDENZIALE<br />

Quei frutti avvelenati<br />

del sistema retributivo<br />

che pesano sul futuro<br />

di Massimo Blasoni<br />

L’affermazione di Tito Boeri che a salvare i conti in<br />

perdita dell’Inps con i loro versamenti contributivi<br />

siano gli stranieri è fuorviante. Il tema centrale è<br />

semmai quello dei contributi silenti, che colpisce<br />

in egual misura lavoratori italiani e non. Si tratta<br />

infatti di versamenti che non sono sufficienti a<br />

maturare alcun trattamento previdenziale se<br />

versati per un periodo inferiore ai 20 anni di<br />

lavoro e che l’Istituto si guarda bene dal restituire.<br />

Se Boeri ne rendesse noto l’ammontare<br />

emergerebbe un paradosso intollerabile.<br />

Quello per cui ad alcuni capita di versare «a<br />

vuoto» i contributi senza maturare alcun diritto<br />

alla pensione mentre moltissimi altri, come è<br />

noto, incassano ogni mese un assegno<br />

previdenziale largamente superiore ai contributi<br />

versati nel corso della propria attività lavorativa:<br />

un frutto avvelenato lasciatoci in eredità da chi ha<br />

applicato in maniera generosa e irresponsabile il<br />

sistema retributivo, mettendo a rischio la tenuta<br />

del sistema previdenziale.<br />

Imprenditore e presidente del Centro studi<br />

ImpresaLavoro<br />

raggiunto la quota di 400 mila unità), mentre in lieve<br />

riduzione da tre anni, dopo un primo boom, risultano<br />

i lavoratori domestici. Prevalgono comunque in ogni<br />

categoria gli extracomunitari, per una quota di circa 1,6<br />

milioni di lavoratori ovvero il 70 per cento del totale.<br />

Il reddito medio pro-capite dichiarato è considerevolmente<br />

inferiore a quello degli italiani (circa un terzo<br />

in meno), ed è condizionato all’inizio anche da un numero<br />

minore di ore lavorate. Le entrate che garantiscono<br />

ogni anno alle casse dell’Erario corrispondono tuttavia a<br />

quasi 11 miliardi di contributi previdenziali e a 7 miliardi<br />

di Irpef, secondo quanto risulta nell’ultimo Rapporto<br />

sull’immigrazione della Fondazione Moressa. Molto<br />

più incerte sono invece le stime sulle uscite di spesa<br />

pubblica al netto delle pensioni che, come ribadito, al<br />

momento sono limitate.<br />

Approfondendo le dinamiche degli iscritti<br />

all’Inps, si scopre che ogni anno una quota vicina al 6<br />

per cento dei lavoratori stranieri (oltre 100 mila l’anno)<br />

abbandona il posto di lavoro in Italia ed è rimpiazzata<br />

da nuovi «entranti», a un ritmo che negli ultimi anni si<br />

è però ridotto, complice con ogni probabilità la crisi e la<br />

conseguente ridotta appetibilità della nostra economia<br />

rispetto ad altre dell’Unione Europea.<br />

L’età invece risulta sempre più bassa tra i nuovi<br />

entranti (con un aumento sensibile degli under 25),<br />

ma complessivamente in aumento tra i residenti, ed è<br />

legata - si legge nel rapporto - alle normali dinamiche<br />

di invecchiamento della popolazione. In altre parole,<br />

continuiamo a importare forza lavoro in prevalenza<br />

giovane, mentre nel contempo gli stranieri residenti<br />

iniziano (lentamente) a maturare una propria anzianità<br />

contributiva. Tutti quanti, però, ancora a lungo<br />

contribuiranno a pagare gli assegni agli italiani prima<br />

di incassare quelli di propria competenza.<br />

Il pericolo dei mancati incassi contributivi dagli<br />

stranieri dovrebbe però corrispondere a una riflessione<br />

di stampo più demografico e occupazionale. Il problema<br />

infatti si porrebbe nel solo caso in cui gli italiani non<br />

riuscissero a sopperire al «gap» di forza lavoro mancante<br />

nelle ipotesi di mancato afflusso di stranieri, che l’Inps<br />

ha quantificato in 140 mila nuove unità all’anno: una<br />

cifra non spaventosa se rapportata, ad esempio, ai livelli<br />

attuali di disoccupazione del nostro paese.<br />

Sotto questo punto di vista, dunque, appaiono ben<br />

più pertinenti le riflessioni sulle tematiche che coinvolgono<br />

il potenziamento delle politiche per la famiglia e<br />

per la natalità, la crescita e l’occupazione, possibilmente<br />

senza dimenticare il fattore di equità intergenerazionale<br />

che dovrebbe guidare l’ampio settore della previdenza<br />

pubblica: tematiche peraltro trasversali rispetto alla<br />

nazionalità del contribuente.<br />

n<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

46 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>


DORMIRE È IL PIACERE PIÙ IMPORTANTE.<br />

BREVETTATO<br />

DORMIRE È IL PIACERE PIÙ IMPORTANTE.


PROCESSI ECCELLENTI<br />

di Giovanni Terzi<br />

And_Tag<br />

Ci si avvia verso la sentenza di secondo<br />

grado del processo a Massimo Bossetti<br />

per l’omicidio della piccola Yara<br />

Gambirasio. Oltre alla famiglia della<br />

ragazzina bergamasca scomparsa il<br />

26 novembre del 2010 e trovata uccisa<br />

tre mesi dopo, tutti si aspettano di<br />

conoscere la verità sull’efferato delitto. Una<br />

verità che, in tanti anni d’indagine, sembra<br />

avere preso una piega apparentemente inequivocabile<br />

avendo identificato in Massimo<br />

Bossetti l’unico colpevole della morte di Yara.<br />

In realtà qualche dubbio almeno chi scrive<br />

l’ha sempre avuto partendo dal principio,<br />

sancito dall’articolo 533 del codice di procedura<br />

penale primo comma, secondo il quale<br />

«il giudice pronuncia sentenza di condanna<br />

se l’imputato risulta colpevole del reato contestatogli<br />

al di là di ogni ragionevole dubbio».<br />

Almeno cinque sono i quesiti che hanno<br />

bisogno di una risposta certa, inequivocabile<br />

e autentica per fugare ogni sospetto e condannare<br />

il colpevole «oltre ogni ragionevole<br />

dubbio». E il primo riguarda la famosa prova<br />

«regina» del Dna.<br />

Perché sapendo l’importanza del Dna<br />

trovato e riferibile a Ignoto 1, gli investigatori<br />

non hanno tenuto da parte una quota<br />

del grezzo di quella prova per incastrare<br />

con certezza assoluta il colpevole consentendo<br />

così alla difesa di fare una contro<br />

perizia?<br />

Provate a immaginare che sul corpo di una<br />

persona, a voi sconosciuta, venga trovato del<br />

vostro Dna e che nessuno vi renda possibile<br />

fare una controperizia per capire se questo sia<br />

effettivamente il vostro profilo genetico. Esiste<br />

il diritto per chiunque di potersi difendere con<br />

le medesime armi della pubblica accusa. A<br />

oggi questa possibilità non è stata concessa<br />

alla difesa e credo sia una grande crepa nelle<br />

indagini.<br />

Una seconda domanda riguarda ancora<br />

il metodo, la forma delle indagini.<br />

Può essere consentito che chi ha redatto<br />

48 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong><br />

Caso Yara,<br />

cinque domande<br />

prima dell’Appello<br />

I tanti dubbi sul Dna. Esperti in potenziale<br />

conflitto di interessi. Tabulati telefonici che non<br />

corrispondono. E ancora, complici mai cercati<br />

e figli illegittimi misteriosi. L’omicidio Gambirasio<br />

si avvia alla sentenza di secondo grado, ma i nodi<br />

sulla colpevolezza di Massimo Bossetti restano molti.


Doppio ruolo<br />

Nella pagina<br />

accanto, una foto<br />

esclusiva di<br />

Giuseppe<br />

Guarinoni, padre<br />

biologico di<br />

Massimo Bossetti<br />

(sopra). Qui a lato,<br />

la riproduzione<br />

di un documento<br />

dei Ris e di uno<br />

della Procura di<br />

Bergamo sul<br />

caso Yara firmati<br />

dal colonnello<br />

Giampietro Lago.<br />

Il comandante dei<br />

Ris, infatti, è stato<br />

anche consulente<br />

della Procura.<br />

la perizia dei Ris, il colonnello Giampietro<br />

Lago, diventi anche consulente della Procura<br />

nello stesso procedimento?<br />

Abbiamo girato queste due domande a<br />

Ferdinando Imposimato, magistrato e presidente<br />

emerito della Cassazione. Per lui «il<br />

Pubblico ministero nel nostro ordinamento, a<br />

differenza degli Stati Uniti, è organo di giustizia<br />

e non di accusa, come emerge dall’articolo<br />

358 del codice di procedura penale per cui<br />

deve cercare prove non solo contro ma anche<br />

a favore dell’indagato, anche se ignoto». Per<br />

esempio, deve chiedersi se il Dna sia stato<br />

lasciato dall’autore del delitto o da chi aveva<br />

interesse a creare prove contro un innocente<br />

(calunnia grave).<br />

Ed è vero che si può nominare o avvalersi<br />

di un consulente, ma questo deve<br />

essere imparziale e non deve essere chi<br />

ha già espresso un giudizio perché, ferma<br />

restando la bravura e la grande competenza<br />

dei Ris, è umano che si possa essere portati<br />

a difendere il proprio precedente giudizio.<br />

A parte ciò, quando si è in presenza di un<br />

accertamento irripetibile prima della distruzione<br />

dell’unico reperto di Dna disponibile<br />

la legge prevede che il Pm chieda al Gip<br />

di nominare un perito o collegio di periti,<br />

per acquisire una prova legale piena che<br />

solo il giudice può acquisire. L’articolo 111<br />

della Costituzione «la prova si forma nel<br />

contraddittorio tra le parti davanti ad un<br />

giudice terzo e imparziale» e se deve essere<br />

terzo e imparziale il giudice così lo deve<br />

essere anche il perito da lui nominato o il<br />

consulente nominato dal Pm.<br />

Ma se queste due prime domande riguardano<br />

principi giuridici, altre tre si sono imposte<br />

leggendo le carte processuali e anche la<br />

sentenza di primo grado dove è riconosciuto<br />

che il furgone bianco tanto citato è «compatibile»<br />

ma non «uguale» a quello del muratore<br />

bergamasco.<br />

Così come si scopre che, sempre da sentenza<br />

di primo grado a pagina 111, in merito<br />

alle utenze telefoniche, il telefonino di Yara<br />

«agganciava, come ultima volta, la cella di<br />

Brembate Sopra via Ruggeri settore 3» (compatibile<br />

con la palestra dove è scomparsa) e<br />

13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />

49


PROCESSI ECCELLENTI<br />

quello di Bossetti a pagina 113 della stessa<br />

sentenza agganciava, sempre come ultima<br />

volta, alle 17,45 la cella di Mapello settore<br />

3 (compatibile con la sua abitazione). Ma<br />

la stessa sentenza dichiara «in sostanza<br />

sia la vittima che l’imputato hanno come<br />

ultimo aggancio la cella di Mapello sebbene<br />

a un’ora di distanza».<br />

Da qui la terza domanda: com’è possibile<br />

che la stessa sentenza parli, a due<br />

pagine di distanza, di una «compatibilità»<br />

dei tabulati telefonici seppur questi non<br />

corrispondano per niente?<br />

La quarta domanda riguarda ancora il<br />

Dna. La perizia dei Ris datata 6 dicembre<br />

2012 evidenzia da una parte il profilo genetico<br />

di Ignoto 1 e di quello dell’insegnante<br />

di ginnastica Silvia Brena, dall’altra altri<br />

11 profili genetici mai uguali a quelli di<br />

Bossetti.<br />

Per quale motivo non si è cercato di<br />

indagare sull’appartenenza degli altri<br />

profili genetici? L’omicida non poteva<br />

avere con sé qualche complice?<br />

Questa domanda è anche legata alla<br />

Scambio di mail<br />

Le mail tra un esperto di<br />

immunoematologia forense e<br />

il procuratore Letizia Ruggeri<br />

dove già nel 2012 si parla<br />

di «figli illegittimi», quindi<br />

ancor prima che sul tema<br />

si esprimessero i Ris.<br />

50 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong><br />

difficoltà che, a oggi, si è fatta nel ricostruire<br />

la dinamica dell’accaduto. Infatti,<br />

appare strano che Yara, una ragazzina di<br />

13 anni dolce e che ancora giocava con<br />

Hello Kitty, si possa essere avvicinata al<br />

furgone dell’imputato, a lei sconosciuto,<br />

per accettare un passaggio. Così come<br />

appare impossibile che nessuno si sia accorto<br />

che una persona, in mezzo a una<br />

strada, stesse rapendo una ragazzina.<br />

Questa seconda possibilità la stessa<br />

Procura non è mai sembrata molto incline<br />

ad accettarla, non avendo mai contestato<br />

all’imputato il sequestro di persona.<br />

Va tenuto anche conto che tra le 18 e<br />

le 20 di quel 26 novembre 2010 nella zona<br />

della palestra di Brembate sono transitate<br />

ben 118 mila diverse utenze telefoniche,<br />

quindi altrettante persone (e nessuna di<br />

queste corrispondenti a Bossetti) e neppure<br />

una ha notato qualcosa.<br />

La presenza quindi di un possibile<br />

complice che quantomeno conoscesse la<br />

ragazzina appare un’ipotesi da percorrere<br />

per cercare di rendere ancora più credibile<br />

l’indagine della procura. Trascurare gli 11<br />

reperti di Dna ritenendoli, a priori, non<br />

interessanti appare bizzarro considerando<br />

che questi si riferiscono a peli, sangue cute<br />

e, forse, sudore o vomito.<br />

Esiste poi una quinta e ultima domanda<br />

che riguarda la perizia dei Ris consegnata<br />

alla procura di Bergamo il 6 dicembre<br />

2012. In questa perizia dettagliata<br />

- lunga quasi 300 pagine - si ricostruiscono<br />

scientificamente tutti i reperti recuperati<br />

sul corpo della povera Yara Gambirasio.<br />

Al termine di questa perizia si individua<br />

in Ignoto 1 il profilo genetico più significativo<br />

trovato sul corpo della vittima.<br />

Ma Ignoto 1 in questa stessa perizia dei<br />

Ris non era ancora stato individuato in<br />

Bossetti, arrestato soltanto nel giugno del<br />

2014, né tantomeno si evince dalla perizia<br />

che sia riferibile a un fantomatico figlio<br />

illegittimo.<br />

E allora perché già a luglio del 2012 il<br />

procuratore Letizia Ruggeri parlava con<br />

la stampa dicendo che si stava battendo<br />

la pista di un figlio illegittimo?<br />

E ancora come poteva essere presente<br />

nella perizia dei Ris una mail (riprodotta<br />

sotto nella pagina, ndr), giunta proprio il<br />

6 dicembre 2012 alle 17,52 al procuratore<br />

Ruggeri, in cui un dottore esperto in immunoematologia<br />

forense scrive: «Gentile<br />

dottoressa Ruggeri dopo l’interessante colloquio<br />

di martedì dove le ho fornito i dati<br />

sui figli illegittimi del nostro archivio ho<br />

pensato che potrebbero esservi utili anche<br />

i dati relativi alla tipizzazione del Dna che<br />

abbiamo raccolto nel nostro archivio a partire<br />

dal 2005...».<br />

Quindi ancor prima che i Ris si esprimessero<br />

su Ignoto 1 e sul fatto che questo<br />

appartenesse a un figlio illegittimo, la Procura<br />

già sapeva e cercava negli archivi?<br />

Questi cinque quesiti appartengono<br />

alla volontà di fare estrema chiarezza per<br />

evitare, come spesso accade purtroppo in<br />

Italia, che indagini e processi lunghissimi<br />

e costosissimi non trovino in una sentenza<br />

chiara lo sbocco più naturale perché, è bene<br />

ricordarlo, in questo processo c’è soltanto<br />

una vittima, Yara Gambirasio, che aspetta<br />

da cinque anni il colpevole e non un colpevole.<br />

n<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA


INFORMAZIONE PUBBLICITARIA<br />

#LEFFEPERNORCIA<br />

NON SI VIVE DI SOLO PANE<br />

A Norcia, Leff e si impegna a costruire<br />

la cappella antisismica per la comunità,<br />

donando tutti i proventi derivanti dalla vendita<br />

dell’edizione speciale #Leffepernorcia<br />

orcia è uno dei centri più colpiti<br />

dal terremoto del centro Italia e<br />

l’immagine del crollo della<br />

basilica di San Benedetto è il<br />

simbolo della distruzione non solo<br />

di un capolavoro quasi millenario,<br />

ma anche di un luogo dove i giovani<br />

monaci benedettini (età media 30<br />

anni), incontravano la comunità cui<br />

sono fortemente legati. Entra in scena<br />

Leffe, birra belga d’abbazia nata nel<br />

1240 grazie all’impegno e all’operosità<br />

di un gruppo di monaci norbertini. E<br />

la comunanza tra i due ordini scatena<br />

l’iniziativa #LeffeperNorcia.<br />

La nuova cappella<br />

è la prima fase di<br />

un progetto che<br />

porterà alla costruzione<br />

dell’abbazia defi nitiva.<br />

effe dà il via alla costruzione<br />

di una cappella antisismica<br />

in cui i monaci potranno<br />

celebrare messa, accogliere i fedeli,<br />

dare conforto o semplicemente<br />

ascoltare chi è in difficoltà. Contribuire<br />

alla ricostruzione è un piacere, basta<br />

acquistare la special edition della<br />

straordinaria Leffe Blonde,<br />

riconoscibile da un incarto<br />

bianco con tutte le info<br />

sul progetto che mira a<br />

realizzare una cappella<br />

in legno a San Benedetto<br />

in Monte. I proventi derivati dalle<br />

vendite delle 100.000 bottiglie<br />

sono donati per una<br />

costruzione che è attesa<br />

da tutta la cittadinanza.<br />

Per brindare ai progressi:<br />

leffepernorcia.it<br />

www.leffepernorcia.it


FATICACCE EDITORIALI<br />

AVANTI?<br />

NO, INDIETRO TUTTA<br />

Doveva segnare la ripartenza di Matteo Renzi,<br />

la summa programmatica e di pensiero dopo l’elaborazione<br />

della sconfitta al referendum. Niente di tutto ciò:<br />

il libro dell’ex premier è un’occasione perduta.<br />

E a «denunciare» il tentativo fallito non sono gufi,<br />

professoroni e parrucconi ma i suoi amici più vicini.<br />

di Andrea Marcenaro<br />

D<br />

ice che Avanti, il suo libro,<br />

non è un’operazione commerciale.<br />

Concesso, senza<br />

fatica. Dice che non è roba<br />

da festa dell’Unità, vale a<br />

dire il solito comizione per<br />

galvanizzare il popolo piddino. Concesso anche<br />

questo, quantunque con sforzo lievemente<br />

maggiore. Garantisce che «Avanti è un modo<br />

per mettersi a nudo davanti alla propria gente».<br />

Ha voluto sottolineare queste tre cose, Matteo<br />

Renzi, nella sua e-news di lunedì 10 luglio. E la<br />

sua gente le ha prese per buone.<br />

È che poi, vedendolo davvero nudo, non è<br />

che si sia levato tutto un oh! di apprezzamento.<br />

In pochi se ne sono usciti con l’auspicato:<br />

accidenti che fisico rigenerato, il Renzi! Hanno<br />

piuttosto, alcuni, notato un di più di pancetta.<br />

Quel lunedì, quando già siti e giornali sono<br />

pieni di anticipazioni e di capitoli del libro distribuiti<br />

a raggiera dall’editrice Feltrinelli, già si era<br />

consumato il piccolo scandalo dell’«aiutiamoli<br />

a casa loro» a proposito dei migranti.<br />

Perfino Pier Luigi Bersani, l’uomo più barcollante<br />

e sbandato del Paese, ma in piena sintonia<br />

con il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem,<br />

s’era concesso il lusso di bollare come<br />

«balzana» e «di destra» l’idea renziana di abbassare<br />

le tasse in deficit. E avevano incominciato,<br />

i più maligni, a far circolare l’idea che quella<br />

premessa così umana, forse troppo, e a cuore<br />

così aperto, forse troppo («questa volta nessun<br />

resoconto sui numeri dell’Istat, una semplice<br />

chiacchierata tra amici»), potesse effettivamente<br />

52 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>


Matteo Renzi,<br />

42 anni, ha<br />

appena<br />

mandato<br />

in libreria<br />

il suo Avanti.<br />

Perché l’Italia<br />

non si ferma<br />

(Feltrinelli).<br />

Agf<br />

13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />

53


FATICACCE EDITORIALI<br />

far pensare più a un modo spregiudicato di promuovere<br />

il volume che a un esame di coscienza<br />

avviato con gli iscritti. Che pazienza, fin qui.<br />

Il problema più serio era un altro. Era che<br />

tutte quelle anticipazioni di stampa, tutti quei<br />

paragrafoni dedicati ciascuno a un problema,<br />

sembrava non riuscissero a far recedere di un<br />

passo la delusione non dei nemici, ma degli amici<br />

di Renzi. Anzi, degli amicissimi. Di coloro che<br />

lo avevano difeso a spada tratta nel referendum,<br />

prima, e nelle elezioni primarie poi. Di quelli che<br />

avevano sventolato per anni la bandiera della<br />

novità renzista. Parevano proprio non farcela, gli<br />

ordinati capitoletti di Avanti, a sollevare il morale<br />

e la fiducia dei critici sinceri del segretario.<br />

Di quegli schieratissimi sostenitori, cioè, che<br />

ormai da parecchie settimane non riuscivano<br />

a nascondere la delusione per quel loro leader<br />

insabbiato, impacciato e come incapace di scuotersi<br />

per cercare la nuova strada resa obbligatoria<br />

dalla solenne tranvata del 4 dicembre.<br />

Era stato Claudio Velardi, dal suo blog, ad<br />

aprire le danze per riassumere il disagio di un<br />

renzismo ripiegato quasi sulla depressione: sei<br />

fermo al 4 dicembre, caro amico mio, se vuoi<br />

tornare a parlare all’Italia devi cambiare linguaggio.<br />

E per cambiare linguaggio, è la tua testa che<br />

devi cambiare.<br />

Giuliano Ferrara glielo stava ripetendo per la<br />

centesima volta dalle colonne del Foglio: la sconfitta<br />

referendaria, certo, un’enorme occasione<br />

perduta. Ora basta, però. È cambiato il contesto,<br />

si è ribaltato. Siamo tornati in un mondo dove i<br />

partiti contano più dei leader. Si è riaperta l’era<br />

del proporzionale. Per coincidenti nostalgie da<br />

sinistra e da destra? Vero.<br />

Ma da lì bisognerà ripartire, per un progetto<br />

capace di mordere. Non ci sono santi. E non sarà<br />

un libro destinato alla vivisezione riga per riga,<br />

a farlo. Proprio questo pare stia succedendo,<br />

mentre un Avanti paradossalmente già digerito<br />

ancora non è impilato sugli scaffali delle librerie<br />

italiane. Nessuna meraviglia se Enrico Franceschini,<br />

o Romano Prodi, prendono adesso più<br />

nettamente le distanze da un segretario del Pd<br />

54 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong><br />

SI RIMPROVERA<br />

A RENZI<br />

DI RINCORRERE<br />

UN POPULISMO<br />

ALLA GRILLINA,<br />

LA LATITANZA<br />

SULLA RIFORMA<br />

DELLA GIUSTIZIA<br />

Claudio Velardi<br />

Nel suo blog lo storico<br />

esponente della sinistra,<br />

fa questa diagnosi:<br />

Matteo Renzi non ha<br />

superato la sindrome<br />

depressiva del dopo<br />

«4 dicembre».<br />

Giuliano Ferrara<br />

Anche l’ex direttore del<br />

Foglio esorta Renzi<br />

a mettere da parte<br />

la sconfitta referendaria<br />

e prendere atto che<br />

oggi i partiti contano<br />

più dei leader.<br />

appoggiato fin qui con la boccuccia sempre di<br />

traverso. Nessuna meraviglia che Walter Veltroni<br />

abbia reso esplicito, tramite posta prioritaria,<br />

quel suo fare falsamente comprensivo e solidale.<br />

Nessuna meraviglia se un Carlo Calenda,<br />

troppo ritroso sulla propria carriera politica per<br />

suonare sincero, martella ogni giorno precisazioni<br />

polemiche con la politica economica del Renzi<br />

che lo ha voluto in quel posto. Ma l’insofferenza<br />

degli amici un secolo fa d’alemiani, e che ora<br />

hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo per Matteo,<br />

quella sì che colpisce.<br />

Fabrizio Rondolino aveva affrontato<br />

roventi platee televisive a mani nude,<br />

per battersi nel nome delle buone ragioni renziane.<br />

Aveva fatto ogni giorno, sull’Unità, da<br />

controcanto al Fatto quotidiano e alla lugubre<br />

supponenza travagliesca. Aveva fondato un sito<br />

come Italiaincammino.it, che di più entusiasticamente<br />

renziofili, francamente, nemmeno<br />

col lanternino. Finché, un bel giorno di giugno,<br />

Rondolino comunica e fa sapere a tutti, addio,<br />

«lascio l’impegno pubblico e l’attività politica<br />

nelle forme praticate finora. Per dedicarmi alla<br />

scrittura».<br />

Nessun tradimento, intendiamoci, nessuna<br />

sfiducia sbandierata contro il leader appoggiato<br />

di slancio fino al giorno prima. Anzi, «continuo a<br />

considerare Matteo Renzi la risorsa più pregiata<br />

della politica italiana». Tant’è. Pochi giorni, e<br />

arriva il «Non ti reggo più» di Velardi. Accompagnato<br />

da un sottofondo di brontolii disillusi<br />

degli amici più stretti nei caffè e sui social. E non<br />

Imagoeconomica (2)


FATICACCE EDITORIALI<br />

c’è libro che tenga, o almeno così pare, finora.<br />

Pioveranno probabilmente le vendite di<br />

Avanti. Dilagano, per adesso, i mal di pancia<br />

nel circolo più stretto. Si rimprovera a Renzi di<br />

rincorrere un populismo alla grillina. Si rimprovera<br />

la latitanza di posizioni chiare sulla riforma<br />

radicale della Giustizia.<br />

E non bastano le giuste professioni di garantismo,<br />

non sempre lineari, in verità, rivendicate<br />

con orgoglio in un importante ma deludente<br />

capitolo. Si rimprovera l’ambiguità grave di<br />

estendere il codice antimafia ai sospetti di corruzione.<br />

Neanche imputati, sospetti. Non è stato<br />

apprezzato l’allineamento (tardivo) alle critiche<br />

del magistrato Raffaele Cantone. Giusto, in extremis,<br />

ma la battaglia contro le invadenze alla<br />

Davigo sarebbero tutt’altra cosa.<br />

Quando è il sito del Pd ad anticipare<br />

le pagine del libro sui migranti con la<br />

fatidica frase «aiutiamoli a casa loro», sembra addirittura<br />

un galoppo paraleghista. Non è vero. E<br />

la fantastica battuta di Lercio, il sito satirico: «La<br />

frase è stata estrapolata da un discorso razzista<br />

più complesso», provoca risate a denti stretti.<br />

Resta probabile un fatto: ogni difetto comunicativo<br />

nasconde un’incertezza programmatica.<br />

Luca Sofri, che di Matteo Renzi è stato spesso<br />

estimatore, l’ha spiegato bene: è vero che le reazioni<br />

suscitate da quella frase «guardano al dito<br />

invece che alla luna», ma se quel dito è riuscito<br />

a oscurare la luna, «forse c’è qualcosa che non<br />

va in quel dito (e in quella testa)».<br />

L’immigrazione è tema epocale e drammatico,<br />

richiede respiro e spregiudicatezza che<br />

nessuno, ma nemmeno il libro del segretario<br />

Pd sembra avere. Si parla di un nuovo piano<br />

Marshall per l’Africa. Ottima idea. Accompagnata<br />

da nuove forme di controllo dei paesi occidentali<br />

sui ras locali? Esercitate come? Da adeguati<br />

neocolonialismi? Chissà. Avanti non risponde.<br />

Mai cedere alla rassegnazione o al pessimismo.<br />

Renzi, lui, bravo è senz’altro. Quanto a noi,<br />

aspetteremo l’uscita di Più avanti.<br />

n<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

Paolo «il temporeggiatore» irrita Matteo<br />

di Keyser Söze<br />

L’ultima ritirata il premier, Paolo<br />

Gentiloni, l’ha compiuta venerdì<br />

7 luglio. L’ennesimo colloquio<br />

tra un segretario del Pd<br />

spericolato, cioè Matteo Renzi,<br />

e un Presidente del consiglio,<br />

prudente per non dire statico.<br />

La «spina» da affrontare in<br />

quell’occasione, era la<br />

questione dello Ius soli, il<br />

provvedimento che dovrebbe<br />

rendere più facile l’acquisizione<br />

della cittadinanza per gli<br />

stranieri residenti in Italia.<br />

Il leader del Pd ne ha fatto una<br />

bandiera per i diritti civili, ma<br />

l’invasione degli immigrati di<br />

queste settimane ha reso tutto<br />

più difficile. «Paolo cosa vuoi<br />

fare?» sono le parole con cui<br />

Renzi ha posto il tema al suo<br />

interlocutore. «Se non hai voglia<br />

di andare avanti, visto che ogni<br />

giorno ce ne è una, facciamo la<br />

crisi sullo Ius soli. La poniamo<br />

come una questione di<br />

principio…». Parole troppo<br />

pugnaci per Paolo «il<br />

temporeggiatore».<br />

«A Matte’» è stata la risposta,<br />

col tono romanesco che trasuda<br />

di cinismo andreottiano, di chi<br />

ne ha viste troppe per<br />

impressionarsi, «se vediamo che<br />

non ce la facciamo, che vuoi fa’?<br />

Ritiriamo il provvedimento».<br />

E già, il moto inerziale, senza<br />

scossoni, né accelerazioni,<br />

è quello che predilige l’attuale<br />

premier, fedele al motto<br />

«perché fare oggi, ciò che<br />

si può fare domani?». E con<br />

questo atteggiamento senza<br />

spigoli né grandi ambizioni,<br />

Gentiloni si è conquistato la<br />

simpatia di molti: in Europa e tra<br />

i poteri forti nostrani. Tanto - è la<br />

tesi - non dà fastidio. Insomma,<br />

un democristiano d’antan. Una<br />

via di mezzo tra Giulio<br />

Andreotti e Arnaldo Forlani. Un<br />

simile atteggiamento, però, può<br />

piacere solo a chi vuole<br />

mantenere lo «status quo» non<br />

certo a un Paese che ha un<br />

disperato bisogno di cambiare.<br />

Per cui se, per ora, Gentiloni<br />

va bene, col passare dei mesi<br />

andrà sempre più stretto<br />

alla maggioranza degli italiani.<br />

O meglio, andrà bene<br />

all’opposizione, che potrà<br />

offrire un altro esempio dei<br />

ritardi di governo del<br />

centrosinistra. Meno bene agli<br />

scissionisti del Pd, che hanno un<br />

gran bisogno di smarcarsi dal<br />

governo per mostrare la propria<br />

identità: non per nulla Massimo<br />

D’Alema teorizza di lasciare la<br />

maggioranza. Ma chi sarà<br />

messo più in difficoltà dalla<br />

tattica di Paolo «il<br />

temporeggiatore» sarà il Pd:<br />

l’inerzia non è certo un modello<br />

di governo. E rischia di non<br />

essere un buon viatico per le<br />

prossime elezioni politiche. Ed è<br />

il motivo per cui Renzi freme.<br />

«Dicono» spiega l’ex-premier<br />

«che a Bruxelles preferiscano<br />

Gentiloni a me. Non mi<br />

meraviglia. Meglio avere a che<br />

fare con un governo debole, che<br />

con un governo forte. Un<br />

governo debole non può certo<br />

mettere in discussione il fiscal<br />

compact!». È la vecchia storia<br />

che racconta un esponente del<br />

Pd di lungo corso come<br />

Umberto Ranieri: «Oggi Renzi è<br />

odiato in giro. Come lo sono<br />

stati Bettino Craxi e dopo di lui<br />

Silvio Berlusconi. In questo<br />

Paese per non essere odiato<br />

non devi far nulla, non devi<br />

cambiare nulla».<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

Chi è Keyser Söze: lo pseudonimo è tratto<br />

dal film-cult I soliti sospetti, dove quel<br />

personaggio è interpretato da Kevin<br />

Spacey (foto), e nasconde un importante<br />

rappresentante delle istituzioni, che su<br />

<strong>Panorama</strong> racconta la politica dal di dentro.<br />

56 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>


messaggio promozionale di<br />

Netcom Group: un’azienda virtuosa, competitiva<br />

e credibile tutta italiana<br />

Da Napoli si lavora per tutto il mondo<br />

all’unione di tre realtà già presenti sul mercato, quali Media Motive, Netcom<br />

Industry ed EcoPlus (quest’ultima, oggi inglobata dalla Netcom Industry, ha<br />

lasciato il posto alla Netcom Sistemi) nel 2006 è nata Netcom Group S.P.A.,<br />

società di ingegneria che fornisce soluzioni progettuali e manutentive nei<br />

settori delle telecomunicazioni, media TV ed automotive.<br />

Nel corso degli anni, questa realtà tutta campana si è evoluta velocemente grazie<br />

alle sue innovative soluzioni High Tech su misura; in breve tempo è riuscita ad<br />

affermare la propria leadership nel settore ICT ed in quello dell’Ingegneria delle<br />

telecomunicazioni, senza mai dimenticare di esplorare e penetrare le nuove opportunità<br />

di sviluppo offerte dal mercato globale. Il Gruppo, negli ultimi<br />

centro di<br />

eccellenza<br />

di competenza<br />

ingegneristica<br />

anni ha ampliato notevolmente il proprio portafoglio clienti, tra i<br />

quali si annoverano marchi prestigiosi come H3G, Huawei, SKY,<br />

Gruppo FIAT (FCA) e le sue consociate. Ad illustrarci la mission di<br />

questa società giovane e dinamica è Domenico Lanzo, manager di<br />

esperienza e dalle spiccate capacità imprenditoriali, proprietario di questo<br />

brand di successo.<br />

Dott. Lanzo, cosa rende la Netcom Group uno dei gruppi più competitivi sul mercato internazionale?<br />

“La nostra società, centro di eccellenza di competenze ingegneristiche rivolte alla Business Innovation, è capace di concepire<br />

soluzioni all’avanguardia in grado d’incidere in modo significativo sulla efficienza dei processi di ingegnerizzazione, mediante<br />

l’applicazione di evolute tecnologie informatiche.<br />

Oggigiorno la nostra visione ci permette di supportare concretamente e proattivamente i clienti nei processi ICT più innovativi,<br />

cercando di anticiparne i bisogni, come nel campo della cyber security. In un mondo fatto di accessi multipli, connessioni<br />

remote ad ogni apparato digitale, siamo passati dalla casa interconnessa con il mondo all’automobile connessa con autoguida.<br />

Entro pochi anni la differenza tra uno smartphone ed un’automobile consisterà solo nel fatto che il primo non avrà le “ruote”.<br />

Questo sta creando non pochi allarmi per la sicurezza a bordo veicolo che non vanno assolutamente trascurati.<br />

La Netcom sta creando, pertanto, un gruppo di ricerca specializzato in anti intrusioni per la sicurezza dei veicoli stradali”.<br />

Quanto è importante per voi il capitale umano?<br />

“Moltissimo. La professionalità dei nostri giovani, circa 330, rappresenta quel “quid pluris” al servizio dei clienti. Dalle 4 sedi<br />

operative di Napoli, Milano, Torino e Roma, tutto il personale, laureato nei vari indirizzi d'Ingegneria, opera trasversalmente<br />

sia nel settore delle comunicazioni di massa che in quelli più selettivi della difesa e dei trasporti, per offrire prodotti innovativi<br />

e di grande qualità tecnica. Tutto il team, che negli anni è riuscito a sfatare i luoghi comuni di un Sud Italia incapace di creare<br />

sviluppo e ricerca d’avanguardia, punta all’internazionalizzazione. Il nuovo programma di sviluppo messo in azione dal secondo<br />

semestre 2016 prevede una espansione attraverso operazioni di acquisizione di aziende complementari nei diversi settori di<br />

mercato. Una operatività limitata ai soli confini nazionali comincia ad essere un vincolo troppo forte per una visione di<br />

business che va oltre il mediterraneo”.


FENOMENI EDITORIALI<br />

D<br />

al parlamento al comodino.<br />

È più autentico Paolo Gentiloni,<br />

che i libri «non ha più<br />

tempo di leggerli», o Matteo<br />

Renzi che non smette di<br />

scriverli? La politica è finita.<br />

Ma sullo scaffale. Per vendicarsi delle «ventisei<br />

coltellate», l’ex sindaco, Ignazio Marino, ha<br />

scritto Un marziano a Roma (Feltrinelli). Per<br />

candidarsi alle primarie del Pd, Michele Emiliano<br />

ha sudato perché Chi non lotta ha già perso<br />

(Rizzoli). In fuga dall’Italia, e da Renzi, Enrico<br />

Letta ha raccolto pensieri Contro venti e maree<br />

(Laterza). E ancora. Da «Professore», Romano<br />

Prodi ha studiato Il piano inclinato (Il Mulino),<br />

ma da esperto di coalizioni, durante la presentazione<br />

del suo libro, si è offerto d’«incollare»<br />

Renzi e Giuliano Pisapia: «Posso fare il Vinavil».<br />

Ebbene, come si vede, nessuno di questi<br />

libri è scritto per essere letto ma tutti servono<br />

per liberarsi dai propri mostri. E non sono solo<br />

saggi, memorie e diari. Da anni il nostro ministro<br />

della Cultura, Dario Franceschini, si esibisce<br />

nel romanzo che come scriveva il filosofo Jean-<br />

Paul Sartre è il «docile e spaventoso feticcio».<br />

«E a me arrivano ancora i racconti di Walter<br />

Veltroni a cui va riconosciuto il primato di<br />

uomo politico prestato alla scrittura» dice Giulio<br />

Ferroni, docente emerito alla Sapienza di Roma<br />

ed «Erodoto» della nostra letteratura italiana,<br />

che da anni auspica la necessità di un’ecologia<br />

del libro, insomma la decrescita felicissima.<br />

Logorati dalla televisione, scacciati dalle<br />

piazze e maltrattati dalle urne, i parlamentari si<br />

sono rifugiati in tipografia. E poi c’è la Noia. Per<br />

scongiurare il pericoloso male, l’ex segretario<br />

dell’Udc, Marco Follini, ha riflettuto appunto<br />

su Noia, politica e noia della politica. Lo ha<br />

pubblicato la nobile Sellerio e contiene il più<br />

severo tra i moniti. È del poeta Paul Valery:<br />

«Siamo tutti condannati a diventare noiosi!».<br />

«E però, la vera domanda è sapere chi glieli<br />

Adesso tocca al diario-manifesto di<br />

Renzi. Ma ogni esponente del Palazzo<br />

che si rispetti è autore di saggi, biografie,<br />

romanzi. Con alterne fortune di vendita.<br />

di Carmelo Caruso<br />

ENRICO<br />

LETTA<br />

Il saggio dell’ex<br />

premier parla<br />

di grandi scenari:<br />

«Rilanciare<br />

la leadership<br />

italiana in Europa<br />

e far tornare<br />

il nostro Paese<br />

protagonista» .<br />

ALESSANDRO<br />

DI BATTISTA<br />

«Oggi indignarsi<br />

non basta più»<br />

scrive il 39enne<br />

deputato<br />

5 Stelle nel suo<br />

libro che ha<br />

venduto<br />

16 mila copie.<br />

MICHELE<br />

EMILIANO<br />

Le molte vite<br />

- «migrante<br />

economico»,<br />

magistrato,<br />

politico - sono<br />

al centro del libro<br />

del 58enne<br />

governatore<br />

della Puglia.<br />

VOGLIO UNA<br />

VITA IN CARTA<br />

STAMPATA<br />

58 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong><br />

LIBROCRA


ROMANO<br />

PRODI<br />

«Senza uguaglianza<br />

la stessa crescita<br />

rallenta e le crepe<br />

nella coesione<br />

sociale alimentano<br />

i populismi»,<br />

decreta il 77enne<br />

ex premier nel suo<br />

recente saggio.<br />

ZIA<br />

scriva dato che pure il Memoriale di Napoleone,<br />

si racconta, non sia di Napoleone» si chiede<br />

ancora Ferroni che da settimane viene allagato<br />

dalla newsletter di Renzi, uno che di volumi ne<br />

ha già scritti nove se si esclude l’ultimo, Avanti,<br />

uscito giusto il 12 luglio (vedi articolo a pag. 52).<br />

Annunciato dopo le dimissioni da Palazzo Chigi,<br />

si dice sia stato scritto e riscritto da Renzi, che,<br />

insoddisfatto come il Manzoni, ne ha cambiato<br />

il finale. Non solo. Per condividere le sue fatiche,<br />

il segretario del Pd, il 5 luglio, ha pure postato<br />

sul suo profilo Twitter la foto dei caffè che è<br />

stato costretto a bere: «Notte di rilettura, come<br />

ai tempi dell’università. 238 pagine e sei caffè<br />

dopo, ci siamo». Di sicuro dobbiamo dire grazie<br />

a un altro libro, Di Padre in figlio, (Paper First),<br />

scritto dal giornalista de Il Fatto Quotidiano Marco<br />

Lillo, per averci svelato non tanto i pasticci<br />

da babbo di Tiziano Renzi quanto i tormenti del<br />

figlio Matteo che al telefono dice: «Papà, non<br />

ti credo». Ed è bastata, ancora, una pagina del<br />

libro Poteri forti (o quasi) (La Nave di Teseo),<br />

dell’ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio<br />

de Bortoli, ad appannare irrimediabilmente<br />

la luce dell’ex ministro delle Riforme, Maria<br />

Elena Boschi, che, nel 2015, scrive De Bortoli,<br />

«non ebbe problemi a rivolgersi direttamente<br />

all’amministratore delegato di Unicredit, Federico<br />

Ghizzoni, e chiese di valutare una possibile<br />

acquisizione di Banca Etruria…».<br />

Seppelliti dalla carta? «A volte un libro<br />

può favorire una crisi di governo. Ricordo<br />

che Ammazziamo il Gattopardo, del giornalista<br />

Alan Friedman, non dico che causò la fine del<br />

governo Monti ma di certo la accelerò» spiega<br />

Alessia Dimitri che a Rizzoli si è occupata di<br />

classici e che oggi lavora con gli effimeri «perché<br />

è chiaro che il libro di un politico segue la sua<br />

parabola». E però non solo li cercate, ma li pubblicate<br />

e forse glieli scrivete pure… «In alcuni<br />

casi però vendono e anche bene» risponde<br />

la Dimitri. Il libro di Alessandro Di Battista,<br />

A testa in su, (Rizzoli) ha venduto 16 mila<br />

copie. La prosa è spericolata al punto<br />

che il Foglio ogni mattina ne riproduce<br />

un frammento. Ci limitiamo a proporre<br />

alcune schegge notevoli: «Per quasi due<br />

anni viaggiai in autostop per l’America Latina<br />

alla ricerca di spremute di umanità»; «Conoscere<br />

il turpiloquio è fondamentale quando si viaggia.<br />

Infilare qualche trivialità autoctona nei tuoi<br />

discorsi riduce persino le possibilità di essere<br />

derubato». Secondo una ricerca di Gfk, lo scorso<br />

anno i libri dei politici che hanno più venduto sono<br />

quelli di Matteo Salvini, Secondo Matteo (20<br />

mila copie), Di Battista (16 mila), Marino (9 mila<br />

copie). «Ma la verità è che per due che decidiamo<br />

di pubblicare ben 8 li rifiutiamo» aggiunge<br />

Alessia Dimitri che si è occupata della biografia<br />

di Emiliano, il Mangiafuoco del Pd, che, leggete<br />

un po’, da magistrato arrivò ad Agrigento così:<br />

«Scesi dalla motocicletta davanti alla procura,<br />

in un’atmosfera che mi sembrò Mezzogiorno di<br />

fuoco». Più che biografia sembra epica. Eppure<br />

non solo si fa leggere ma diverte e funziona<br />

più della caricatura che di Emiliano ne ha fatto<br />

Maurizio Crozza.<br />

«E tutti sono forme esibizionistiche di sé. Il<br />

problema è che i libri degli onorevoli di destra<br />

si possono stroncare mentre quelli di sinistra<br />

si devono recensire» riflette Ferroni che parla<br />

quasi di morbo della prosa, la librocrazia per<br />

contagio. La verità è che resta ancora la carta il<br />

più vasto ricovero di peones e reduci, rimane<br />

la quarta (di copertina) la tenda dell’onorevole.<br />

E dunque per catarsi ha scritto Achille Occhetto,<br />

ultimo segretario del Pci, i suoi Pensieri<br />

di un ottuagenario (Sellerio), un tortuoso itinerario<br />

inverso: da Marx a Nietzsche. Più utile di<br />

un’auto blu, più prestigioso di un’onorificenza,<br />

più necessario di un vitalizio, solo il libro ha<br />

rimpicciolito i politici (in tascabili), solo i libri<br />

possono permettervi di mandarli... (in archivio).<br />

Attenzione, però. Non provate mai a bruciarli<br />

come han tentato di fare i centri sociali di<br />

Bologna con quello di Salvini. Non lo potevano<br />

sapere ma è l’ambizione di ogni scrittore (e<br />

politico). Racconta Bertolt Brecht che quando il<br />

regime ordinò un rogo di libri, un poeta si accorse,<br />

sgomento, che dall’elenco mancava il suo.<br />

Fu così che «corse al suo scrittoio, alato d’ira, e<br />

scrisse ai potenti una lettera. Bruciatemi!, scrisse<br />

di volo, bruciatemi! Questo torto non fermatelo!<br />

Non lasciatemi fuori! Che forse la verità non l’ho<br />

sempre, nei libri miei, dichiarata?».<br />

n<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

AGF (2) - Imagoeconomica (2)<br />

13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />

59


REPORTAGE<br />

LE DUE COREE<br />

COSÌ SIMILI, COSÌ DIVERSE<br />

Una penisola, due capitali, due ideologie, due Stati agli antipodi. Da oltre<br />

60 anni, Nord e Sud sono Paesi divisi dall’ultima cortina di ferro del mondo.<br />

Foto di Luca Faccio/Asablanca.Com<br />

Una è retta da un dittatore, Kim Jong-un, che si balocca con testate nucleari ed è ostile all’Occidente. L’altra<br />

è pacifica, tecnologicamente avanzata, innamorata del capitalismo. Ma in tutte e due vive la stessa popolazione,<br />

forzatamente separata pur con radici comuni. Lo racconta, in questo reportage, il fotografo e documentarista Luca<br />

Faccio, che dopo aver viaggiato per 12 anni in entrambe le nazioni, le ha descritte nel libro «Common Ground».<br />

Corea del Nord<br />

60 <strong>Panorama</strong> | 0 mese <strong>2017</strong>


Guerra<br />

e pace<br />

Nella pagina<br />

a sinistra,<br />

un’accompagnatrice<br />

davanti al Museo<br />

della Guerra<br />

a Pyongyang, che<br />

ricorda il conflitto<br />

fra le due Coree<br />

fra il 1950 e il 1953;<br />

il museo, pieno<br />

di propaganda,<br />

è una visita<br />

obbligata<br />

per qualunque<br />

visitatore. A fianco,<br />

una turista<br />

sudcoreana al<br />

Museo della guerra<br />

di Seul, di fronte<br />

alla base americana<br />

della capitale.<br />

Corea del Sud<br />

13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />

61


REPORTAGE<br />

KIM JONG-UN, IL ROMPICAPO<br />

IRRISOLTO PER TRUMP<br />

di Vittorio Emanuele Parsi<br />

GettyImages<br />

Il lancio con successo di un missile<br />

balistico intercontinentale da parte<br />

del regime di Pyongyang lo scorso<br />

4 luglio rappresenta una grave<br />

escalation nella crisi sempre più<br />

aggrovigliata che contrappone<br />

la Corea del Nord agli Stati Uniti<br />

e, almeno in linea di principio,<br />

all’intera comunità internazionale.<br />

Kim Jong-un ha voluto mandare<br />

un segnale chiaro e inequivocabile<br />

innanzitutto a Washington: di poter<br />

essere in grado di colpire,<br />

in un tempo imprecisabile ma<br />

ravvicinato, il territorio degli Stati<br />

Uniti (l’Alaska), con un missile<br />

armato di testata nucleare. Per<br />

quello che è dato sapere, i tecnici<br />

di Kim non sarebbero ancora<br />

in grado di gestire completamente<br />

la delicata fase di distacco della<br />

testata dal vettore, così da guidarla<br />

con precisione sull’obiettivo<br />

prescelto. Ma le fonti di intelligence<br />

americane fanno notare<br />

che, fino ad ora, la Corea del Nord<br />

ha sistematicamente superato<br />

le aspettative occidentali riguardo<br />

ai tempi di sviluppo sia del<br />

programma nucleare sia di quello<br />

balistico, anche grazie all’intenso<br />

calendario di test portati a termine<br />

negli ultimi sei anni.<br />

La crisi con la Corea del Nord<br />

è un rompicapo delicatissimo per<br />

l’amministrazione Trump, il quale<br />

aveva severamente criticato la<br />

«strategia della pazienza» attuata<br />

da Barack Obama. Effettivamente<br />

questa non aveva portato a grandi<br />

risultati, anche per la reticenza<br />

cinese nell’impegnarsi a fondo.<br />

Pechino da un lato è «intrappolata»<br />

nell’alleanza con la Corea: non può<br />

mollare uno dei pochi alleati storici<br />

che ha nella regione; ma non vuole<br />

neppure levare le castagne dal<br />

fuoco a Washington. Quest’ultima,<br />

dal canto suo, non appare<br />

disponibile a percorrere la via<br />

del «gran bargain», di una rinuncia<br />

alle programmate esercitazioni<br />

congiunte con il Sud Corea<br />

in cambio di una sospensione<br />

dei test balistici e nucleari<br />

da parte del Nord.<br />

Evidentemente, lo stato dei<br />

rapporti tra Trump e Xi Jinping<br />

(peggiorato anche a livello<br />

personale) non aiuta a venire fuori<br />

dall’impasse. Va peraltro segnalato<br />

che la strategia di Trump al<br />

momento appare confusa, un misto<br />

di tweet aggressivi e continuità<br />

rispetto alla politica delle sanzioni<br />

verso la Corea del Nord.<br />

La Cina però non ha apprezzato<br />

il fatto che anche alcune sue<br />

banche siano state colpite<br />

dalle sanzioni Usa, così come<br />

si è innervosita per la vendita<br />

di armi a Taiwan, la fornitura di<br />

sistemi antimissili alla Corea del<br />

Sud e l’invio del cacciatorpediniere<br />

Stehem nelle acque del Mar Cinese:<br />

tutte mosse che, ai suoi occhi,<br />

rischiano di alterare l’equilibrio<br />

regionale. Rimane il fatto che il<br />

Trattato di Non proliferazione<br />

nucleare è forse l’ultimo degli<br />

strumenti di governance della<br />

sicurezza internazionale elaborato<br />

durante la Guerra fredda e tutt’ora<br />

funzionante. La sua aperta<br />

violazione da parte di un regime<br />

inaffidabile come quello<br />

nordcoreano è un precedente<br />

pericoloso per la comunità<br />

internazionale: e se su questo<br />

tanto Washington quanto Pechino<br />

concordano, nessuno dei due<br />

intende però perdere la faccia<br />

o fare un regalo al rivali.<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

Corea del Nord<br />

Autoinvito con missile<br />

Sotto, il dittatore nordcoreano<br />

Kim Jong-un esulta dopo<br />

il lancio del missile<br />

intercontinentale Hwasong-14<br />

verso l’Alaska, il 4 luglio scorso<br />

(proprio nel giorno della festa<br />

nazionale degli Stati Uniti, e alla<br />

vigilia del G20 di Amburgo).<br />

62 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>


Dal libro «Common Ground» di Luca Faccio<br />

«NELLA GUERRA COREANA<br />

DEL 1950-53, MILIONI<br />

DI PERSONE FUGGIRONO<br />

AL SUD, SEPARATE<br />

DALLE LORO FAMIGLIE»<br />

Dalla divisa alle minigonne<br />

A Pyongyang i teenager sono integrati<br />

nelle forze armate regolari<br />

(il comandante supremo dell’Armata<br />

del popolo coreano è Kim Jong-un),<br />

e spesso devono affrontare marce<br />

lunghissime sotto il sole o la pioggia.<br />

Sotto, un gruppo di ragazzi sudcoreani<br />

che bevono e si divertono insieme.<br />

Abitudini e mentalità diverse<br />

che nascono da un terreno comune,<br />

la filosofia confuciana: ma mentre<br />

al Nord viene mantenuta la tradizione<br />

dei vecchi re coreani, al Sud<br />

sta inevitabilmente sparendo,<br />

e tutti vestono all’occidentale.<br />

Corea del Sud<br />

13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />

63


Corea del Sud<br />

Le note libere<br />

e quelle obbligate<br />

Sopra, in uno scantinato di<br />

Seul due giovani si cimentano<br />

con il punk tedesco degli anni<br />

80. A fianco, una banda<br />

militare nordcoreana: qui<br />

tutta la musica è controllata<br />

dal regime, quella occidentale<br />

è severamente vietata:<br />

se si viene trovati in possesso<br />

di un cd di musica rock,<br />

per esempio, si finisce<br />

nei campi di rieducazione.<br />

64 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>


REPORTAGE<br />

«LA COREA DEL NORD È L’ULTIMO VERO NEMICO DEGLI STATI UNITI»<br />

Corea del Nord<br />

13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />

65


REPORTAGE<br />

Corea del Nord<br />

Corea del Sud<br />

I due volti dell’amore<br />

Nella Corea del Nord ci si sposa seguendo la tradizione confuciana,<br />

a partire dal vestito della donna, l’hanbok (che le anziane indossano<br />

ancora). Nel Sud il capitalismo ha cambiato gli usi e i costumi.<br />

I matrimoni avvengono in enormi palazzi a due piani, anche<br />

50 coppie al giorno, con stile quasi industriale: al piano di sotto<br />

la cerimonia, a quello di sopra il banchetto nuziale.<br />

66 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong><br />

Vista<br />

sui grattacieli<br />

Nella foto sopra a<br />

sinistra, la piramide<br />

dell’hotel Ryugyong<br />

a Pyongyang:<br />

«l’edificio più brutto<br />

del mondo secondo<br />

Time Magazine. In<br />

costruzione dall’87, i<br />

lavori si sono interrotti<br />

nel ’92 e poi sono<br />

ripresi nel 2012. Sotto,<br />

i grattacieli di Seul:<br />

lo skyline delle due<br />

città è molto simile,<br />

entrambe furono<br />

distrutte durante la<br />

guerra intercoreana,<br />

ed entrambe furono<br />

ricostruite più o meno<br />

con la stessa edilizia.<br />

«LE PRIME VITTIME<br />

DELLA DIVISIONE<br />

FRA IL NORD E IL SUD<br />

SONO I COREANI,<br />

CHE ANCORA<br />

ASPIRANO A RIUNIRSI»


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RINASCITE (ESTREME)<br />

7 7 chiliin<br />

(«IO L’HO FATTO, MA CHE FATICA»)<br />

giorni<br />

Dopo anni di estenuanti lotte con la bilancia, e dopo aver tentato una serie inverosimile<br />

(e inutile) di diete, il giornalista di <strong>Panorama</strong> ha deciso di «farsi imprigionare» nella clinica<br />

del benessere per eccellenza, quella di Henri Chenot a Merano. Ecco com’è andata.<br />

di Guido Castellano<br />

68 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong><br />

Nella hall del<br />

Palace Hotel<br />

di Merano, sede<br />

della clinica<br />

del benessere<br />

a 5 stelle Espace<br />

Henri Chenot,<br />

il cronista<br />

di <strong>Panorama</strong><br />

Guido<br />

Castellano, 50<br />

anni (a sinistra),<br />

viene accolto dal<br />

fondatore Henri<br />

Chenot, 74.


XXXXXXXXXXXXX<br />

PRIMA<br />

DOPO<br />

Il giorno prima di partire per<br />

la settimana di detox il<br />

cronista di <strong>Panorama</strong> pesava<br />

106 chili. Al ritorno: 100.<br />

13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />

69


DIECI ORE DI DETOX<br />

Dalle 7 di mattina alle 17 del pomeriggio.<br />

La cronaca per immagini dei trattamenti<br />

e delle terapie quotidiane<br />

all’Espace Henri Chenot di Merano.<br />

Lo ammetto, sono un ciccione. Ho<br />

superato la fase «robusto» e anche<br />

quella in cui ti nascondi dietro<br />

la scusa: «Ho la struttura e le<br />

ossa grosse». Ho 50 anni appena<br />

compiuti e, se calcolo il rapporto<br />

peso-altezza (106 chili per un metro e 70),<br />

scopro che il mio indice di massa corporea<br />

è una sentenza: sono dentro la fascia «obesità».<br />

Ma non è sempre stato così. Ho un<br />

passato da sportivo agonistico nello sci e ho<br />

giocato a calcio in categorie non dilettantistiche.<br />

Poi, nel 1995, mi sono trasferito da<br />

Genova a Milano, mi sono seduto davanti<br />

a un computer e ho cominciato a scrivere.<br />

In 22 anni ho preso 25 chili. Un bel record.<br />

Palestre e campi sportivi li ho frequentati<br />

raramente, in compenso le diete le ho provate<br />

tutte. Mi sono fatto coinvolgere dalle<br />

diete miracolose: Dukan (solo proteine),<br />

Lemme (low carb), Montignac (attenzione<br />

all’indice glicemico), Mozzi (alimenti<br />

scelti in base al gruppo sanguigno). Ottimi<br />

risultati all’inizio, ma il peso l’ho ripreso<br />

tutto, sempre. Ho provato persino con il<br />

fai da te. Come un barman delle calorie,<br />

ho miscelato le varie teorie alla ricerca del<br />

cocktail perfetto. Ma il mio metabolismo<br />

non ci credeva più.<br />

Fino a quando mi sono affidato alle cure<br />

di Henri Chenot e del suo centro a 5 stelle a<br />

70 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong><br />

Merano. Un hotel extra lusso (il Palace Merano)<br />

che ospita una clinica di salute e bellezza<br />

dove vip, star e reali s’incontrano per<br />

remise en forme e per disintossicare l’organismo.<br />

Tra i clienti di questo scienziato del<br />

benessere che dagli inizi degli anni Ottanta<br />

ha scelto come sede di lavoro l’Alto Adige:<br />

Monica Bellucci, Cristiano Ronaldo, Carolina<br />

di Monaco e, dalla scorsa primavera,<br />

io. A fine maggio di quest’anno, infatti, ho<br />

avuto l’opportunità di soggiornare presso<br />

l’Espace Henri Chenot per una settimana.<br />

In sette giorni ho perso poco più di sei chili.<br />

E ciò che più importa, il mio rapporto con<br />

il cibo è cambiato. Io sono cambiato. Nel<br />

momento in cui scrivo, sono passati due<br />

mesi e i chili persi sono diventati dieci.<br />

Sono stato subito contagiato dalla capacità<br />

di Chenot di entrare in empatia con<br />

me, dal suo modo di leggermi come un libro<br />

aperto. Il suo sguardo è come una risonanza<br />

magnetica. Il modo di parlare è gentile, elegante,<br />

implacabile. La sua visita è spietata,<br />

anche se addolcita dal senso dell’umorismo.<br />

Solo dal mio modo di camminare ha<br />

capito che avevo alcune otturazioni dentali<br />

obsolete. «Vanno sostituite, o il mercurio<br />

potrebbe andare in circolo». Gli è bastato<br />

appoggiare una mano sulla mia pancia per<br />

capire che respiro al 40 per cento della mia<br />

capacità polmonare. «Non ossigeni il sangue.<br />

Per questo invecchi velocemente e hai<br />

un sacco di malesseri».<br />

Un’altra occhiata e mi ha spiegato perché<br />

non dimagrisco: «Non mastichi, ingoi.<br />

Per questo sei così gonfio, il metabolismo<br />

è fermo e il corpo intossicato. Si vede dagli<br />

occhi e dalla pelle». Solo guardandomi in<br />

faccia è stato capace di sapere che soffro di<br />

bruciori di stomaco e dormo male. Nell’approccio<br />

c’è molto del suo essere dottore in<br />

psicologia. Le sue teorie affondano le radici<br />

nella medicina cinese, si basano sulla scienza<br />

e sono messe in pratica con trattamenti<br />

all’avanguardia. Il pilastro del metodo è la<br />

Ore 7 sveglia. Alle 7,30 in punto,<br />

colazione a base di frutta (poca),<br />

poi iniziano i trattamenti estetici.<br />

Ogni giornata è diversa dalle altre,<br />

in base alle esigenze dei clienti.<br />

Un lungo massaggio al viso con<br />

coppette aspiranti che aumentano<br />

la vascolarizzazione e convogliano<br />

i liquidi lungo i canali linfatici.


RINASCITE (ESTREME)<br />

Al pomeriggio un’ora con il personal trainer. La tuta «shaper» è una muta con<br />

elettrodi che inviano piccole scosse elettriche durante gli esercizi: 20 minuti<br />

equivalgono a due ore di allenamento intensivo. Massacrante.<br />

I primi tre giorni sono<br />

i più duri. Tra purghe,<br />

dieta, sport e idrocolonterapia<br />

a volte accarezzi l’idea<br />

di scappare via.<br />

Mi hanno messo sensori in<br />

testa, in mano e sul corpo<br />

per scoprire come il mio<br />

corpo incanala l’energia<br />

e dove ho infiammazioni.<br />

Sotto, a sinistra, un tapis<br />

roulant a pressurizzazione:<br />

leva l’aria dalla cintola in giù<br />

(per aumentare l’irrorazione<br />

sanguigna) e attiva<br />

dei pannelli riscaldanti.<br />

In entrambi i trattamenti<br />

si suda tantissimo.<br />

Dopo essere stato cosparso di fango vengo<br />

immerso in un guscio hi-tech con un<br />

materasso ad acqua calda ultra avvolgente.<br />

13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />

71


RINASCITE (ESTREME)<br />

Ogni giorno mezz’ora di idroterapia con olii<br />

essenziali per eliminare le tossine e i grassi,<br />

utile per il sistema cardio-circolatorio<br />

e la stimolazione della circolazione linfatica.<br />

Ogni giorno si devono<br />

bere grandi quantità di tisane<br />

e drink antiossidanti<br />

e diuretici. Il mio preferito:<br />

quello al basilico,<br />

prezzemolo e zenzero.<br />

Ultrasuoni ad alta intensità (I-lipo<br />

modellage) rompono il grasso<br />

localizzato senza danneggiare<br />

la pelle o gli organi sottostanti.<br />

Sotto, nel parco del Palace Merano,<br />

con alberi secolari, c’è un prato<br />

dove la sera, dopo le «sofferenze»<br />

della giornata, suonano l’arpa.<br />

Le coppette che attirano il sangue in<br />

superficie vengono applicate anche su<br />

tutto il corpo prima di ogni massaggio.<br />

Face led: raggi luminosi mi<br />

bombardavano il viso, stimolando<br />

il collagene. Alla fine, avevo<br />

la pelle liscia e senza rughe.<br />

72 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>


PRIMA<br />

DOPO<br />

A destra, Dominique Chenot,<br />

capo del dipartimento di<br />

dietetica dell’Espace Henri<br />

Chenot, collabora con<br />

nutrizionisti e chef per creare<br />

piani dietetici personalizzati<br />

per ogni paziente, che<br />

vengono serviti al ristorante.<br />

Biontologia: «Studia l’essenza della vita e la<br />

sua evoluzione» spiega Chenot. «L’alimentazione<br />

personalizzata sulle nostre esigenze<br />

molecolari non solo riduce il sovrappeso,<br />

ma permette di limitare i difetti scritti nel<br />

Dna». Le 98 suite sono sempre piene e i suoi<br />

terapisti fanno oltre 800 trattamenti di tecno<br />

estetica al giorno; e i clienti non esitano a<br />

pagare in media 7 mila euro a settimana.<br />

Appena entrato, mi hanno fatto ogni<br />

sorta di analisi. Hanno un laboratorio<br />

da film di fantascienza su tutto un piano<br />

dell’hotel. Sangue, urine, pressione, ossigenazione,<br />

body scan per sapere densità delle<br />

ossa, dei tessuti, localizzazione del grasso<br />

e della massa magra. Mi sono rifiutato di<br />

fare il test genetico per scoprire quali sono<br />

le patologie che potrei dover affrontare in<br />

futuro: con una tradizione familiare di infarti<br />

e tumori ho preferito evitare.<br />

Mi hanno messo sensori in testa, in<br />

mano e sul corpo per scoprire come incanalo<br />

l’energia e dove ho infiammazioni.<br />

Informazioni utilizzate durante sedute di<br />

una rivisitazione dell’agopuntura: al posto<br />

degli aghi, elettrodi rilasciano scariche<br />

elettromagnetiche. Da due anni soffrivo<br />

di un dolore alla spalla destra dovuto alla<br />

postura al computer e al dover tenere in<br />

braccio il mio bambino (15 chili). Diagnosi<br />

che a Milano mi è costata la visita da due<br />

specialisti. Dopo quattro sedute di tecno<br />

aghi il dolore è sparito e mai più tornato.<br />

Chenot prescrive un mix di trattamenti<br />

che partono dalla purificazione (purga e<br />

idrocolon terapia) e continuano con alimentazione<br />

su misura (piatti da chef in<br />

porzioni minuscole) studiata dalla moglie<br />

nutrizionista Dominique. I primi tre giorni<br />

sono durissimi. Arrivi quasi al punto di voler<br />

andare via. Si gira sempre in accappatoio<br />

e si passa da una terapia all’altra. Ciabatte e<br />

tunica bianca diventano una divisa che fa<br />

sentire tutti uguali anche se entrando nella<br />

sauna ci si scontra con l’allenatore del Real<br />

Madrid Zinédine Zidane (mi è accaduto sul<br />

serio) e si cena accanto alla moglie di un<br />

emiro arabo (vero pure questo).<br />

Mi sono sottoposto a ore di idromassaggio<br />

e fanghi con olii essenziali. Mi hanno<br />

trattato viso e corpo con ogni prodotto<br />

cosmetico e tecnologico. Lo scopo non è<br />

solo tonificare, ma purificare un organo al<br />

giorno (fegato, pancreas, reni...). Le manipolazioni<br />

vengono fatte lungo i meridiani<br />

del corpo tenendo conto della riflessologia<br />

cinese. Prima di massaggiare una parte<br />

vengono applicate coppette che aspirano<br />

e attirano il sangue in superficie. Poi i terapisti<br />

si dedicano ai tendini, dal massaggio<br />

linfatico alla riflessologia plantare.<br />

Decine i trattamenti di ringiovanimento:<br />

da quelli sul viso che utilizzano il plasma<br />

del paziente come crema di bellezza, agli<br />

ultrasuoni: producono nuovo collagene<br />

e, alla prova specchio, ringiovaniscono di<br />

una decina d’anni. Ho provato anche la<br />

liposuzione non chirurgica (dolorosissima):<br />

ultrasuoni ad alta intensità che sciolgono<br />

il grasso senza danneggiare la pelle o gli<br />

organi sottostanti. Un’ora di applicazione<br />

fa perdere, nel mese successivo, tre centimetri<br />

di circonferenza. In queste pagine<br />

c’è la foto-storia della mia esperienza. Io la<br />

considero una rinascita molto mentale più<br />

che fisica. Per la prima volta non mi sento<br />

a dieta. Il metabolismo è ripartito. Ora sto<br />

(finalmente) curando la mia salute. n<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />

73


NUOVI MITI<br />

«Mi affascina perché<br />

ha una personalità<br />

complessa: è un uomo<br />

in cammino. E, naturalmente,<br />

con quegli occhi verdi,<br />

è bellissimo».<br />

Emilia Ferrara, 41 anni, giornalista.<br />

Maurizio<br />

de Giovanni<br />

Lo scrittore<br />

napoletano, 59 anni,<br />

ha superato il milione<br />

di copie con la serie<br />

dei romanzi dedicati<br />

al commissario<br />

Ricciardi.<br />

Tutte pazze<br />

per il commissario<br />

Ricciardi<br />

Bagno di folla (soprattutto femminile)<br />

alla prima presentazione napoletana del nuovo<br />

romanzo di Maurizio de Giovanni,<br />

Rondini d’inverno. Cronaca di una serata<br />

tra le ammiratrici dell’eroe-detective<br />

protagonista (e del suo autore). Alla scoperta<br />

dei motivi per amarlo alla follia.<br />

74 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>


«Nel fan club siamo tutte pazze<br />

per il commissario, ma ci dividiamo<br />

nel giudizio sulle sue spasimanti».<br />

Da sinistra, Annalisa Testa, 35 anni, impiegata<br />

nel marketing; Luciana Fredella, 43, mamma a tempo<br />

pieno, Titti Perna, 42, avvocatessa. Tutte con «Rondini<br />

d’inverno», l’ultimo romanzo di Maurizio de Giovanni.<br />

«Canto<br />

per il commissario<br />

a tutte le sue<br />

presentazioni, c’è una<br />

corrispondenza<br />

d’amorosi sensi.<br />

Le sue avventure<br />

toccano le corde<br />

dell’anima».<br />

Emanuela Loffredo,<br />

39 anni, soprano.<br />

di Maria Pirro - foto di Roberto Salomone<br />

C’è Monica, che indossa l’abito da sera, mentre le<br />

altre sfilano sorridendo, jeans e libri, ventaglio<br />

e rossetto, avvolte nel profumo di mare. E c’è<br />

Maria, che resta sulle scale in silenzio e si sfila gli<br />

occhiali, non esattamente come quelli in tartaruga<br />

del personaggio di Enrica, ma le donne di Ricciardi,<br />

come si sa, aumentano, tutte sanno aspettare. E<br />

all’improvviso lo vedono arrivare: la sagoma stagliata contro<br />

il chiarore della luna. Sguardo impenetrabile, stessa scena<br />

descritta nei romanzi. Torna il commissario Luigi Alfredo<br />

Ricciardi. Passa in mezzo a centinaia di fan. «Puoi darmi un<br />

bacio» sussurra Titti. «Grazie di esistere» le fa eco Luciana.<br />

«Non sarei mancata per niente al mondo» mormora Marta.<br />

«Ho inseguito<br />

il commissario<br />

per acquistarne<br />

i diritti televisivi<br />

e mancato di poco<br />

l’obiettivo. Lascia<br />

sempre tutti<br />

con il fiato sospeso».<br />

Paola Lucisano, con papà<br />

e sorella è alla guida di una<br />

società di produzioni televisive.<br />

La presentazione napoletana<br />

del nuovo romanzo<br />

Rondini d’inverno, la sera<br />

del 10 luglio nel cortile<br />

del Maschio Angioino,<br />

con oltre 800 persone.<br />

Eccoci a Napoli, nel cortile del Maschio Angioino,<br />

il 10 luglio, al primo incontro per Rondini d’inverno,<br />

(Einaudi, 368 pagine, 19 euro), l’ultimo noir del prolifico<br />

Maurizio de Giovanni, che solo con questa serie<br />

ha raggiunto i 10 episodi e superato il milione di copie<br />

vendute. Una presentazione diventata evento dell’estate,<br />

per magia, e festa di famiglia. Con mamma e suocera<br />

dell’autore sedute tra sindaco e prefetti. E, subito dietro,<br />

loro: le sue spasimanti che, al firma copie durato due ore,<br />

fino a mezzanotte, svelano i motivi per amare Ricciardi.<br />

In realtà, basta tratteggiarne il carattere per capire.<br />

Mezza smorfia che per lui è un sorriso. Trentenne con<br />

mente e cuore inondati di malinconia. «Fissare di nuovo<br />

quegli occhi trasparenti è come specchiarsi nell’anima»<br />

13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />

75


«La sua caratteristica<br />

più straordinaria<br />

è la compassione.<br />

Perché il commissario<br />

è l’uomo che vede<br />

i morti, così sente<br />

il dolore degli altri».<br />

Patrizia Grima, 53enne<br />

insegnante di latino e greco,<br />

con (a sinistra) la figlia 19enne<br />

Alessia, studentessa.<br />

«C’è una bella<br />

atmosfera oggi.<br />

Il commissario<br />

ci porta in giro<br />

per Napoli e riscatta<br />

la città».<br />

Maria Paola Messina, maestra.<br />

«Acquisto le sue<br />

copie in più lingue:<br />

il suo è un nuovo tipo<br />

di noir, ma parla una<br />

lingua universale».<br />

In primo piano, tra un gruppo<br />

di fan, Irene Flagarà, 80 anni,<br />

pensionata giramondo.<br />

«Impegno e nobiltà<br />

di sentimenti lo<br />

contraddistinguono<br />

anche nella vita: da<br />

anni, l’autore partecipa<br />

gratuitamente<br />

al progetto letterario<br />

con i ragazzi detenuti».<br />

Maria Franco, 65 anni,<br />

docente di italiano nel carcere<br />

minorile di Nisida.<br />

«La passione me l’ha trasmessa<br />

papà che ritrova il nonno bambino<br />

nelle descrizioni<br />

di Napoli negli anni Trenta».<br />

Maria Ascione, 16 anni, studentessa.<br />

76 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>


NUOVI MITI<br />

«Sono qui<br />

con la mia gemella<br />

Titty. Non sarei<br />

mancata per nulla<br />

al mondo. Ormai<br />

è uno di famiglia».<br />

Rosa Alvino, 37 anni, giornalista,<br />

mentre fa un selfie con lo scrittore.<br />

sospira Annalisa Guida, 35enne impiegata nel marketing<br />

delle mostre d’arte. «È il bell’ombroso» sintetizza Linda<br />

D’Alema a <strong>Panorama</strong>, che non è riuscita a essere a Napoli<br />

ma che al noto marito Massimo contende i volumi. «Li<br />

leggiamo senza lasciare intuire la trama, altrimenti finisce<br />

male». Patrizia Grima invece, che insegna latino e greco a<br />

Bari, per l’occasione è venuta in bus con la figlia 19enne<br />

Alessia, ma le avventure di Ricciardi le ha fatte conoscere<br />

a tutti i suoi studenti. «La caratteristica più straordinaria<br />

che ha è la compassione» sostiene. Perché il commissario<br />

è «l’uomo che vede i morti»: così sente il dolore degli altri.<br />

«La sua sensibilità rimanda alla dolcezza di Maurizio sin<br />

da bambino» afferma Edda de Ruggiero, la madre dell’autore,<br />

il quale fa commuovere, ridere, denuncia. «Ha uno<br />

spettro di emozioni tanto vasto» la diagnosi di Marta Paci,<br />

psicoterapeuta di Montepulciano. «Da buone crocerossine<br />

vorremmo guarirlo» s’infiamma Annalisa. «Ma innanzitutto<br />

l’autore è disponibile e impegnato anche nella vita:<br />

partecipa gratis al progetto letterario con i ragazzi detenuti<br />

a Nisida» dice con orgoglio la professoressa Maria Franco.<br />

Anche il commissario, immerso nel lavoro, è sacerdote<br />

della giustizia più che impiegato statale. «Se dovessi<br />

commettere un crimine, vorrei che fosse lui a scoprirlo»<br />

confessa a distanza a <strong>Panorama</strong> l’attrice Simona Izzo, che<br />

vuole anche di portarlo a teatro, mentre fumetti e fiction<br />

sono già in uscita. E poi, Ricciardi adora la pizza fritta e<br />

ha un tavolino riservato allo storico Gambrinus: mostra,<br />

insomma, la città ricca e i quartieri popolari, la città sazia<br />

e quella affamata, una città piena di conflitti e contrasti.<br />

Suggestiva al punto che quattro associazioni organizzano<br />

tour sui luoghi dei romanzi. «È il riscatto di Napoli» dice<br />

Anna Copertino, giornalista come le gemelle Rosa e Titty<br />

Alvino, che alzano il cellulare per un selfie. Maria Paola<br />

Messina, maestra con statura da modella, aggiunge: «Abbiamo<br />

bisogno di serate come questa». Maria Mastropasqua si<br />

fa avanti con Maria, la figlia 16enne, e il marito Gioacchino:<br />

«Il maestro (così chiama l’autore, ndr) mi riporta negli anni<br />

Trenta che ho conosciuto grazie ai racconti di mio padre, e<br />

mi sembra di ritrovarlo bambino». Irene Flagalà, 80enne<br />

con la collana di perle, colleziona copie in lingue diverse,<br />

dal russo al francese: «Lui usa un codice universale». E,<br />

Paola Lucisano, dell’Italian international film, rivela: «Ho<br />

inseguito a lungo il commissario per comprarne i diritti<br />

televisivi, mancati per poco. Poi ho preso quelli di un’altra<br />

sua opera, ma non Ricciardi, Un telegramma da settembre».<br />

Adriana Barbato, analista del credito, lo spiega così,<br />

il fenomeno: «Lascia tutte con il fiato sospeso».<br />

Anche nei forum online, le donne hanno un ruolo<br />

centrale. Si identificano, tifano per l’una o l’altra fiamma<br />

di Luigi Alfredo. «Io sono con Livia, ne condivido l’insicurezza»<br />

spiega Titti Perna, avvocatessa tra le più attive nel<br />

fan club che conta 22 mila adesioni ed è amministrato da<br />

Flavio Scuotto. Ma Carla Colledan, impiegata 51enne, scuote<br />

la testa: «Io Livia potrei ucciderla». La terza incomoda<br />

è Bianca: «Mi rivedo in lei anche se parteggio per Livia»<br />

riparte alla carica Sofia Carotenuto, ideatrice dell’hashtag<br />

#degiovanners. Perché Ricciardi esiste, è un uomo in<br />

cammino. E c’è chi festeggia pure il suo compleanno o gli<br />

dedica la tesina all’esame di maturità. Titolo: La condanna<br />

del Fatto. Ma il poliziotto, che non scappa da se stesso, va<br />

alla ricerca della normalità. Alle nove e trenta in punto,<br />

alla finestra, osserva gesti semplici. Teresa Montisano,<br />

medico al pronto soccorso, ne apprezza il realismo dei<br />

desideri delicati e tranquilli. «Ormai è uno di famiglia».<br />

Certo, «ogni tanto due schiaffi vorresti mollarglierli pure,<br />

per quanto è indeciso» sbotta Carotenuto. «Mi ricorda più<br />

di un fidanzato...».<br />

«Quando non c’è, mi manca» ha il cuore in tumulto<br />

Luciana Fredella, mamma full time. E se de Giovanni dovesse<br />

smettere di scrivere, come ha annunciato già nel 2016<br />

a <strong>Panorama</strong> e ribadito al Maschio Angioino? «Godiamoci<br />

questi momenti» avverte lady D’Alema. «Le cose possono<br />

cambiare». Il soprano Emanuela Loffredo canta a tutte le<br />

sue prime e parla di un legame «comunque indissolubile».<br />

Perché «Ricciardi popola i nostri sogni», fa notare Monica<br />

Brancaccio, tra le donne (e non solo, per la verità) che lo<br />

amano, e amano il suo mondo. Per il sentimento nobile<br />

con cui vuole proteggerle, lasciando scorrere la vita degli<br />

altri e vivendo attraverso di loro. Così il commissario alla<br />

finestra incarna pure l’amore impossibile, tra occasioni<br />

perdute o solo immaginate. «Ma nulla è precluso al sogno»<br />

si incrina la voce dell’autore, accompagnato al sax da<br />

Marco Zurzolo. E, nel cortile, loro ascoltano: tutte pazze<br />

per il commissario.<br />

n<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />

77


HANNO SEGNATO UNA GENERAZIONE E, DO<br />

#2RENTON<br />

#1SPUD<br />

© <strong>2017</strong> TriStar Pictures, Inc. Tutti i diritti riservati.<br />

© <strong>2017</strong> Layout and Design Sony Pictures Home Entertainment S.r.l. Tutti i diritti riservati.<br />

PANORAMA + DVD E 15,90<br />

Ewan McGregor<br />

Ewen Bremner<br />

Mark (Ewan Mc Gregor), protagonista del film<br />

cult che sconvolse pubblico e critica, aveva tradito<br />

i suoi amici. Tornato a Edimburgo quarantenne,<br />

ritrova dopo anni Sick Boy, Begbie e Spud. Ora non<br />

hanno più tutta la vita davanti, ma condividono<br />

ancora molto: paure, errori, speranze e amicizia.<br />

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PO VENT'ANNI, SONO FINALMENTE TORNATI!<br />

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Kennedy © Editions Glénat / Librairie Arthème Fayard 2016 by Runberg, Kaspi & Damour – ALL RIGHTS RESERVED. Mao Zedong © Editions Glénat / Librairie Arthème Fayard 2016 by Morvan, Voulzyé, Domenach & Ortiz – ALL RIGHTS RESERVED<br />

Caterina de’ Medici © Editions Glénat / Librairie Arthème Fayard 2015 by Gabella, Villard & Martinello – ALL RIGHTS RESERVED. Carlo Magno © Editions Glénat / Librairie Arthème Fayard 2014 by Bruneau, Delmas, Bührer-Thierry & Lemercier – ALL RIGHTS RESERVED<br />

“Ho distrutto il lavoro<br />

di una vita con<br />

un’unica decisione...”<br />

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la collana dedicata alla vita dei grandi personaggi della storia presenta<br />

un nuovo eccezionale volume inedito tutto a colori che ripercorre<br />

la reggenza di CATERINA DE’ MEDICI, la celebre “regina madre”<br />

francese, prendendone in esame i successi politici e le drammatiche<br />

decisioni che portarono alla notte di San Bartolomeo.<br />

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Opera composta da 10 uscite. L’editore si riserva la facoltà di variare il numero delle uscite periodiche complessive, nonché di modificare<br />

l’ordine, la sequenza e/o i prodotti allegati alle singole uscite, comunicando con adeguato anticipo i cambiamenti che saranno apportati al piano dell’opera.


Link<br />

STILI, CULTURA, SOCIETÀ<br />

PANORAMA<br />

IN MOSTRA<br />

L’edonismo dell’estate<br />

Il corpo che diventa icona. C’è splendore e c’è<br />

provocazione nell’opera del fotografo d’origine<br />

svizzera Hans Feurer. I suoi scatti hanno<br />

superato i confini dell’immagine di moda,<br />

testimoniando il costume di un periodo. Come<br />

questa foto, che sintetizza il lato edonistico ma<br />

sofisticato degli Anni 80. La sua mostra, con<br />

oltre 25 grandi lavori, sarà dal 15 luglio al 14<br />

ottobre, alla galleria Camera Work di Berlino.<br />

0 mese 2015 | <strong>Panorama</strong><br />

81<br />

© Hans Feurer, Elle France, 1980/ Courtesy of CAMERA WORK / www.camerawork.de


LINK_TENDENZE<br />

Il boat food<br />

prende<br />

il largo<br />

Dopo il successo del cibo<br />

di strada, sta salendo una nuova<br />

onda: quella dei «mangiarini»<br />

in barca (complice la normativa<br />

che consente ai pescatori di<br />

ricevere a bordo). Ecco alcune<br />

delle proposte più sfiziose<br />

in Italia e nel mondo.<br />

SAVONA ALALUNGA<br />

Tre ragazzi e una barca. Friggono<br />

pesce freschissimo di giornata e preparano<br />

burger spaziali: «Tutto varia rispetto<br />

al pescato del giorno».<br />

alalungapescaprofessionale.<br />

strikingly.com<br />

82 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong><br />

ENRICO TESTA<br />

Ldi Sofia Villa<br />

a tendenza dello street food, esplosa qualche<br />

anno fa, ha creato un nuovo modo di stare<br />

attorno al cibo, tra raduni e la caccia alle guide<br />

migliori per scoprire l’ultimo mezzo agghindato<br />

a ristoro. Forte di un ritorno al gusto della<br />

tradizione e della voglia di mangiare in modo meno<br />

ingessato, oltre che più economico, la ristorazione<br />

ambulante ha registrato quest’anno, secondo Unioncamere,<br />

una crescita del 13 per cento rispetto al 2016.<br />

E dalla strada si è espansa verso l’acqua.<br />

Cresce ora la voglia di mangiare a bordo: di una<br />

bella barca, un peschereccio, una chiatta o una zattera


1) LIVORNO<br />

CA’ MORO<br />

Social Bateau<br />

Ci lavorano alcuni<br />

ragazzi down della<br />

cooperativa del<br />

Parco del Mulino<br />

con l’Associazione<br />

Italiana Persone<br />

Down. Il cacciucco<br />

è notevole.<br />

Tel. 391 433 3025<br />

Federico Tovoli<br />

1<br />

2<br />

2) ISOLA<br />

DI FAVIGNANA<br />

PESCATURISMO<br />

CON DOMENICO<br />

Giro dell’isola,<br />

pescato e prodotti<br />

dell’Antica Tonnara<br />

di Favignana.<br />

pescaturismo.<br />

wixsite.com/<br />

favignana<br />

3) IMPERIA<br />

PINGONE<br />

Salvatore Pinga<br />

insegna il mare<br />

con pescaturismo<br />

e ristorazione sul<br />

suo peschereccio.<br />

Pasta alla colatura<br />

di alici e frittura.<br />

pingonepescaturismo.com<br />

3<br />

4<br />

4) NUMANA,<br />

ANCONA<br />

LA TORRE<br />

Elegante boat<br />

service dell’omonimo<br />

ristorante: tour<br />

della Riviera del<br />

Conero e del Golfo<br />

di Numana.<br />

latorrenumana.it<br />

5) PORTO<br />

CESAREO, LECCE<br />

PERVIVEREILMARE<br />

Gamberi interi fritti<br />

è la ricetta a bordo.<br />

www.pescaturismopervivereilmare.it<br />

5<br />

Alamy<br />

6<br />

6) VENEZIA<br />

AL TIMON<br />

Speciale la barca<br />

ormeggiata dove<br />

«cicchettare»<br />

crostoni di pesce<br />

e Spritz.<br />

Tel. 041 524 6066<br />

13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />

83


LINK_TENDENZE<br />

SEA FOOD<br />

MOBILE<br />

Scialuppa<br />

di salvataggio,<br />

prepara panini<br />

di mare gourmet:<br />

classico burro<br />

e acciughe di<br />

Monterosso, o per<br />

i vegani un panino<br />

di farinata<br />

e hummus.<br />

www.streetfoodmobile.com<br />

mobile. A segnare la rotta è stato l’ultimo Fuorisalone<br />

di Milano, dove, è approdata la Sea food mobile di<br />

Andrea Carletti, pioniere dei food truck made in Italy,<br />

visto che nel 2007 aveva seguito il primo progetto di Ape<br />

Piaggio riadattata per lo street food. Dieci anni dopo si è<br />

inventato la prima kitchen boat che in quell’occasione,<br />

offriva un menù pane, burro e acciughe di Monterosso<br />

o sgombro affumicato irlandese.<br />

«Ha tutti i requisiti tecnici per cucinare il cibo,<br />

servirlo e conservarlo in modo sicuro e funzionale.<br />

La vera sfida è riuscire a utilizzare ogni centimetro di<br />

spazio: in barca è così». La scialuppa, che ora si trova<br />

nel Golfo dei Poeti a La Spezia, è pronta per il varo in<br />

agosto: sarà utilizzata per servizi di delivery, feste in<br />

rada, o per servire il pubblico a terra quando approda<br />

in banchina.<br />

Il trend, insomma, è segnato. E le alternative, in<br />

Italia e all’estero, sono tante e sorprendenti (vedi le<br />

schede in queste pagine). A cominciare dal porto di<br />

Savona, dove tre ragazzi, Davide Busca, ex studente<br />

di ingegneria edile e architettura, Mauro Mantero, che<br />

lavorava nell’impresa del padre, e Lorenzo Bergesio,<br />

laureato in odontoiatria, hanno deviato le loro rotte<br />

professionali per dirigersi verso il mondo della pesca.<br />

LAGO MISENO<br />

(NAPOLI)<br />

ROOF & SKY<br />

Ristobar galleggiante,<br />

salpa la costa del lago<br />

Miseno nei pressi di<br />

Napoli. Famoso il suo<br />

panino alle cozze<br />

e il suo cielo stellato<br />

nelle serate estive.<br />

Tel. 333 276 1608<br />

Marina Sgamato<br />

84 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>


Due anni fa hanno comprato un peschereccio (sono<br />

gli armatori più giovani d’Italia: tutti sotto i 30 anni) e,<br />

prese le abilitazioni necessarie a condurre la barca e<br />

praticare la pesca, si sono mossi con l’amministrazione<br />

locale per creare le linee guida di una normativa sulla<br />

somministrazione a bordo del pescato, diventando i<br />

primi della loro zona. Ottenuti tutti i permessi, sono<br />

riusciti, questa primavera, ad avviare Alalunga, una<br />

deliziosa taverna galleggiante, dove preparano due<br />

portate: cartocci di fritto misto di triglie, luccio, nasello,<br />

più totano e calamaro, a seconda della stagione; oppure,<br />

fish burger preparato con palamita, alletterato, o<br />

tomparello. Più sofisticato, quello di gamberi biondi,<br />

poco noti ma gustosissimi. Tra gli scopi del trio, anche<br />

quello di sostenere la pesca locale: «Speriamo, nostro<br />

piccolo, di aiutare a sviluppare il settore».<br />

Ittiturismo è la parola chiave: indica le attività complementari<br />

a quelle della pesca, tra cui i servizi turistici<br />

offerti dai pescatori sulla terra ferma, come l’ospitalità<br />

nelle loro case o nei borghi marinari, oppure la ristorazione<br />

base di pescato, possibilmente a cura degli stessi,<br />

o dentro la loro comunità. Secondo il decreto legislativo<br />

del 2012 per le misure del riassetto della normativa in<br />

materia di pesca «le attività economiche organizzate in<br />

ambienti acquatici rientrano nella pesca professionale<br />

se sono esercitate attraverso l’utilizzo della propria<br />

abitazione o struttura». Non devono essere prevalenti<br />

rispetto all’attività principale e vanno effettuate utilizzando<br />

soprattutto i propri prodotti.<br />

Via libera dunque alla trasformazione, distribuzione<br />

e commercializzazione del pescato locale a<br />

bordo. Ed ecco che le nostre acque hanno iniziato<br />

a popolarsi di pescherecci che offrono giornate di<br />

piacere tra bagni, pesca e buon cibo. Succede anche a<br />

Favignana, grazie al Pescaturismo con Domenico, che<br />

recupera i passeggeri al mattino dal porto e li porta<br />

a zonzo per tutte le calette. Da Cala Azzurra a Cala<br />

Rossa, per finire mangiando,<br />

prima di rientrare in porto, al<br />

tramonto, con il sole che scende<br />

su Marettimo. In menu, la<br />

calamarata, preparata a bordo,<br />

condita con la bottarga della<br />

tonnara di Favignana.<br />

Sul molo di Viareggio, la Barchina<br />

di Alessandro Zani frigge<br />

all’impazzata per soddisfare la<br />

nomea che ormai lo precede,<br />

preparando un fritto misto «in<br />

Laif<br />

RISTO-BARCHE DEL MONDO<br />

VIRGIN GORDA, CARAIBI<br />

PIZZA PI<br />

Pizza boat delivery a Virgin<br />

Gorda, presso la baia di Saint<br />

Thomas. Famosi per la pizza<br />

con l’ananas, la sfornano dalla<br />

poppa della loro barca a vela<br />

(foto sopra).<br />

pizza-pi.com<br />

ISTANBUL - EMIN USTA<br />

Imbarcazione in stile ottomano,<br />

ormeggiata all’estremità del<br />

ponte di Galata. Servono panini<br />

al pesce di sgombro arrostito,<br />

insalata fresca, rucola, cipolla<br />

dolce e limone.<br />

Tel. +90 543 407 40 77<br />

LAGO DI ORUST, SVEZIA<br />

SALT & SILL<br />

Ristorante di pesce chic:<br />

larga proposta di aringhe<br />

dei produttori locali.<br />

www.saltosill.se<br />

FIJI - CLOUD 9<br />

Piattaforma/bar di due piani<br />

(foto sotto), paradiso confortevole<br />

circondato da acque<br />

cristalline. Sono famosi per<br />

la pizza (all’americana, però).<br />

cloud9.com.fj<br />

BELGRADO - VODENICA<br />

Barca ristorante, posizionata<br />

sotto le mura di Belgrado<br />

sul Danubio: pesce di fiume,<br />

formaggio grigliato e verdure,<br />

il loro classico.<br />

Tel. +381 11 2628250<br />

SEEBODEN, AUSTRIA<br />

KOLLER’S HOTEL<br />

Romantica tavola a lume di<br />

candela, cena di sette portate<br />

con maggiordomo personale,<br />

su una zattera in mezzo al lago.<br />

kollers.at<br />

THAILANDIA - Pawat Somtum<br />

Seafood- FLOATING MARKET<br />

Ristorante in barca e a terra<br />

nel mercato galleggiante fuori<br />

Bangkok, ideale per assaggiare<br />

il caos e il cibo locale.<br />

Tel. +66 84 149 8798<br />

LONDRA - HMS FLAKE 99<br />

È un gelataio ambulante:<br />

percorre il Tamigi su e giù,<br />

tempo permettendo.<br />

0 mese 2015 | <strong>Panorama</strong><br />

85


LINK_TENDENZE<br />

ROMA<br />

BAJA<br />

Imbarcazione ristorante<br />

sul lungotevere Arnaldo<br />

da Brescia. Ideale<br />

per il brunch domenicale.<br />

bajaroma.it<br />

ORBETELLO<br />

I PESCATORI<br />

DI ORBETELLO<br />

I pescatori della<br />

cooperativa<br />

offrono servizi di<br />

degustazione tra<br />

barca e terra.<br />

La Bottarga<br />

di Orbetello,<br />

protetta dal<br />

presidio Slow Food<br />

è da assaggiare.<br />

ipescatori<br />

orbetello.it<br />

86<br />

Dino Fracchia<br />

VIAREGGIO<br />

LA BARCHINA<br />

Barca/chioschetto<br />

paradiso del fritto<br />

misto: acciughe<br />

aperte infarinate,<br />

baccalà, patate<br />

e funghi porcini.<br />

Tel. 347 721 2848<br />

Marka<br />

punta di dito, coi gamberi sbucciati».<br />

Per una proposta più elegante e romantica, a Numana<br />

(Ancona), c’è la barca in teak del ristorante La<br />

Torre che offre un servizio di cena o aperitivo a bordo,<br />

con vista sul meraviglioso paesaggio della Riviera del<br />

Conero e del Golfo di Numana. Roof & Sky, invece, è un<br />

bar ristorante galleggiante, sul lago di Miceno a Bacoli,<br />

nei pressi di Napoli. È famoso per il panino alle cozze<br />

dello chef Michele Grande e soprattutto per il suo cielo<br />

stellato nelle serate estive.<br />

A Roma, dopo l’abbandono e un lungo restauro<br />

filologico, ha riaperto nel 2012 il leggendario Baja,<br />

imbarcazione ristorante dalla struttura deco, sul Lungotevere,<br />

in pieno quartiere Flaminio, tra ponte Pietro<br />

Nenni e ponte Margherita. Ideale per un brunch la<br />

domenica e diverso da tutti gli altri per gli aperitivi<br />

serali. Per cena, uno scenico astice alla catalana, ma<br />

anche carne alla brace: la materia prima è ben scelta.<br />

Più easy, a Venezia, è bello Al Timon, tipico bacaro<br />

locale. È possibile «cicchettare» sul bellissimo barcone<br />

piatto ormeggiato davanti al plateatico sulla Fondamenta<br />

degli Ormesini. Si mangiucchiano crostini di<br />

formaggio e fichi o quelli al baccalà mantecato.<br />

Per un esempio unico di formula turistica e golosa,<br />

ma anche etica, a Livorno, si trova Ca Moro Social Bateau,<br />

un peschereccio di 24 metri in legno dove lavorano<br />

i ragazzi down della cooperativa sociale di Parco del<br />

Mulino, in collaborazione con l’Associazione Italiana<br />

Persone Down sezione di Livorno, e la Cooperativa Itinera.<br />

In menu piatti tradizionali: dal cacciucco livornese<br />

alla pasta «sulle» vongole.<br />

n<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA


LINK_FOOD<br />

CON IL CALDO<br />

POCO SALE<br />

E TANTO PESCE<br />

In estate, al mare,<br />

si dovrebbero seguire<br />

precise regole<br />

alimentari. Come queste.<br />

di Caterina e Giorgio Calabrese;<br />

moglie e marito: tecnologa alimentare<br />

lei, medico nutrizionista lui.<br />

RISTORANTE IN RIVA<br />

AL MARE, GUSTOSI PIATTI<br />

ELABORATI COL PESCATO<br />

DEL MOMENTO SULLE<br />

BARCHE DEL<br />

PESCATURISMO. E ancora<br />

l’ittiturismo, la possibilità<br />

di mangiare nelle case o sulle barche<br />

dei pescatori che ospitano turisti e<br />

cucinano per loro, o cibo da spiaggia<br />

fai da te. D’estate il pesce impera, sia<br />

nelle note varietà ma anche in quelle<br />

minori e semisconosciute, riabilitate<br />

persino dai superchef. In linea<br />

generale, tutte forniscono<br />

all’organismo nutrienti preziosi,<br />

come proteine di elevato valore<br />

biologico, sali minerali come sodio,<br />

iodio e anche grassi polinsaturi del<br />

tipo omega-3. Il rapporto di questi<br />

nutrienti varia di specie in specie,<br />

consigliamo quindi di cambiare<br />

spesso tipologia. Certamente è molto<br />

importante apportare la giusta dose<br />

di iodio perché questo minerale aiuta<br />

a equilibrare le funzioni della tiroide,<br />

specie nell’ipotiroidismo.<br />

LE VITAMINE LIPOSOLUBILI<br />

A E D E SONO<br />

GENERALMENTE PIÙ<br />

ABBONDANTI NEL FEGATO<br />

DEI PESCI, nelle uova e nel tessuto<br />

muscolare di quelli grassi, quindi chi<br />

soffre di ipercolesterolemia, anche<br />

per il pesce, deve attenersi alle dosi<br />

consigliate per gli altri alimenti.<br />

Gli arcinoti omega-3 sono grassi utili<br />

alla circolazione sanguigna perché<br />

la fluidificano. Il sodio abbonda<br />

principalmente nei molluschi<br />

bivalvi, è temuto per la sua capacità<br />

di trattenere i liquidi con<br />

ripercussioni sia sulla pressione<br />

sanguigna, sia sulla formazione<br />

della cellulite, fastidiosa<br />

specialmente d’estate. Chi va<br />

in giornata al mare si ferma anche<br />

nelle ore più calde, quindi deve<br />

nutrirsi con cibi idratanti,<br />

energetici e facilmente<br />

digeribili, che consentano una<br />

digestione breve per poter fare il<br />

bagno prima delle 3 ore. L’imperativo<br />

è idratarsi con liquidi freschi ma non<br />

ghiacciati: un frullato, o un estratto<br />

di frutta e verdura va benissimo.<br />

I classici cibi da spiaggia sono<br />

tramezzini, panini da farcire<br />

con tonno, insalata, pomodoro,<br />

mozzarella, frittatina (magari<br />

preparata al forno) con verdure.<br />

Un ingrediente da evitare? Le salse:<br />

sotto al sole tendono ad alterarsi<br />

risultando ghiotte anche ai batteri,<br />

meglio mantenerle refrigerate fino<br />

al consumo. Un ingrediente amico?<br />

L’aceto: ha capacità batteriostatiche,<br />

impedisce cioè la proliferazione<br />

batterica. Una sanitizzazione che<br />

il limone non consente perché è solo<br />

un eccellente antiossidante<br />

che, unito alle macedonie di frutta,<br />

ne ritarda l’ossidazione, cioè<br />

l’annerimento mantenendo l’aspetto<br />

fresco della frutta appena tagliata,<br />

almeno per qualche ora.<br />

StockFood / Haigwood Studios<br />

13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />

87


LINK_VADEMECUM<br />

IL LUOGO DEL CUORE Albori, in Costiera amalfitana: la compagna dello<br />

scrittore è originaria di qui e insieme vi trovano rifugio durante l'anno.<br />

Camera Press/Shutterstock(2)/Danielle /lebinh Devaux/4Corners<br />

È<br />

difficile scrivere anche di un temporale», ha<br />

dichiarato Hanif Kureishi in una delle sue ultime<br />

« interviste. Eppure lo scrittore anglo-pakistano,<br />

casa a Londra, passione sconfinata per l’Italia,<br />

tenta ogni volta una nuova sfida. L’ultima è quella<br />

di Uno zero, il suo nuovo romanzo, pieno di sesso,<br />

anzi «di libidine», perché non solo l’erotismo è la vita<br />

stessa per un artista, ma un elemento imprescindibile<br />

della creatività.<br />

E il cibo? Qual è il piatto che stimola la sua<br />

creatività?<br />

Al momento, ma cambio gusti di continuo, sono<br />

i paccheri con il pesto. Mi piace guardare Isabella<br />

(la sua compagna, ndr) che esce in giardino con<br />

un paio di grandi forbici per tagliare il peperoncino.<br />

Cucina per me i paccheri piccanti con i pomodorini<br />

e così il piatto diventa un incontro di culture,<br />

quella indiana e quella italiana. Un curry-pesto.<br />

Il ristorante dove va più volentieri?<br />

The Mustard on Shepherd’s Bush Road, a Londra.<br />

È il mio posto, a un minuto da casa mia. Ognuno<br />

dovrebbe avere un posto suo. Lì il cibo è notoriamente<br />

terribile e il vino è insignificante. Ma non è quella<br />

la ragione per cui ci vado: bere un bicchiere con la<br />

mia compagna, spettegolare con gli amici e portarci<br />

i bambini quando erano piccoli, per le patatine e il<br />

gelato. O sedersi fuori, d’estate, a guardare la pazza<br />

folla e il mondo com’è oggi senza pensare a niente,<br />

per quanto sia possibile: per questo ci torno sempre.<br />

Il suo albergo preferito?<br />

Il Grand Hotel et de Milan a Milano. Ci soggiorno<br />

spesso ed è legato ai ricordi felici di quando ho<br />

iniziato la mia lunga carriera pubblicato da Bompiani.<br />

È un hotel elegante, confortevole, con grandi<br />

stanze e conserva il fascino del Novecento,<br />

con un bar meraviglioso sul retro e un’ottima<br />

colazione con uova fritte e cappuccino.<br />

Se deve farsi un aperitivo che cosa sceglie?<br />

Il mio drink preferito lo bevo raramente a causa<br />

della quantità di vodka che mi dà subito alla testa:<br />

Bloody Mary speziato, con tabasco e salsa<br />

Worcester.<br />

L’accessorio che porta sempre con sé.<br />

Ho moltissime sciarpe e tante me le ha date Isabella<br />

perché, come mi ricorda ogni giorno, il tempo<br />

a Londra è imprevedibile, perciò è una buona idea<br />

avere sempre nello zaino una sciarpa calda<br />

e colorata per ogni occasione.<br />

Nello zaino c'è anche un talismano?<br />

Cibo, natura<br />

e tanta libidine<br />

Ama infinitamente l'Italia, adora i luoghi<br />

lussureggianti, la voce di Bob Dylan<br />

e i piatti che diventano un incontro<br />

di culture. Esperienze e consigli dello<br />

scrittore anglo-pakistano Hanif Kureishi.<br />

di Stefania Vitulli<br />

IL DRINK<br />

Blood Mary<br />

speziato con<br />

tabasco e salsa<br />

Worcester.<br />

PER PALATI ETNICI<br />

Il piatto preferito in questo<br />

momento da Hanif Kureishi<br />

è a base di paccheri, pesto,<br />

pomodorini e curry.<br />

Una versione indo-italiana<br />

di quella tradizionale.<br />

L'HOTEL PREFERITO Una camera del<br />

Grand Hotel et de Milan, albergo storico<br />

milanese dove lo scrittore ama dormire.<br />

88 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>


BIO<br />

GRA<br />

FIA<br />

Hanif Kureishi, nato a Londra nel 1954 da padre pakistano e madre<br />

inglese, è scrittore, drammaturgo, sceneggiatore e saggista.<br />

Ha esordito negli anni 70 come autore di romanzi porno con lo<br />

pseudonimo di Antonia French, poi il teatro lo ha lanciato. Tra le<br />

sue sceneggiature, My beautiful laundrette, tra i suoi bestseller<br />

Il Budda delle periferie, Il dono di Gabriel, Un furto e il nuovo Uno<br />

zero (editi da Bompiani). Ha tre figli e la sua compagna è nipote<br />

della scomparsa sceneggiatrice italiana Suso Cecchi d’Amico.<br />

A LONDRA<br />

L'esterno<br />

di Mustard,<br />

il ristorante<br />

londinese dove<br />

Kureishi si sente<br />

a casa e dove<br />

mangia<br />

abitualmente<br />

con la famiglia.<br />

PARADISI IN TERRA Uno scorcio dell'isola<br />

di Santa Lucia, ai Caraibi: un luogo incantevole<br />

dove la potenza della natura può farsi sentire.<br />

Ovunque vada, anche in casa, porto un piccolo<br />

taccuino. Scrivo meglio quando non sto scrivendo,<br />

i pensieri giungono inattesi e voglio conservarli<br />

per un futuro lavoro.<br />

L’oggetto che più ama?<br />

La penna. Ne ho moltissime, con inchiostri di colori<br />

diversi.<br />

Un ricordo d’infanzia.<br />

Una piccola scrivania dipinta a mano, verde, brutta<br />

e vecchia, piccola e scomoda, che conservo<br />

in soffitta. I miei genitori me la comprarono quando<br />

avevo 12 anni e fu su questa scrivania che a 14 anni<br />

scrissi il mio primo romanzo.<br />

Parliamo di luoghi: una vacanza indimenticabile.<br />

All’isola caraibica di Santa Lucia, tre anni fa, io e<br />

Isabella. Ci fu una tempesta, forse la più tremenda<br />

che abbia mai visto. L’hotel si allagò, tutto smise<br />

di funzionare, fu una catastrofe. Che però mi diede<br />

l’opportuntà di ammirare, per alcuni giorni,<br />

la straordinaria magnificenza della natura.<br />

Un posto al mondo che ogni volta la commuove.<br />

Albori, sulla costiera amalfitana. C’è una casetta,<br />

in alto, che appartiene ai genitori di Isabella, dove<br />

DA AMMIRARE<br />

Bob Dylan: per<br />

Kureishi, un<br />

esempio di integrità<br />

da seguire.<br />

DA LEGGERE<br />

Il nuovo libro di<br />

Kureishi, Uno zero.<br />

andiamo due o tre volte l’anno. Un posto rilassante,<br />

con vista sulla baia di Salerno, bar, ristorantini,<br />

passeggiate. Puoi affittare una barca e veleggiare<br />

verso Atrani e Amalfi. E poi amo guidare tra le<br />

colline di Ravello e il promotorio di Villa Cimbrone,<br />

così sublime e terrificante.<br />

Un personaggio che ammira.<br />

Sono stato molto contento che abbiano dato il Nobel<br />

a Bob Dylan. Il suo talento e integrità sono una<br />

continua ispirazione. E la sua energia e longevità<br />

un esempio per chiunque voglia intraprendere una<br />

carriera come artista.<br />

E naturalmente, alla fine, un libro che può<br />

cambiarci la vita.<br />

L’interpretazione dei sogni di Freud. È ancora un<br />

libro molto eccitante da leggere, specie se si considera<br />

il suo impatto sulla cultura del 900. Non solo<br />

per la psicoanalisi, ma per la pittura e la letteratura.<br />

È il libro che ci ha detto che al di là di quello che<br />

crediamo di sapere di noi c’è altro da comprendere,<br />

il libro che ha cambiato per sempre il modo<br />

che abbiamo di capire noi stessi.<br />

n<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />

89


LINK_INOSSIDABILI<br />

MAI UCCISO L’UOMO RAGNO<br />

Nel suo tormentone del 1992 cantava la purezza giovanile sconfitta dal mondo<br />

degli adulti. 25 anni dopo, Max Pezzali è adulto per anagrafica, ma rimane<br />

«fresco» come allora: «Voglio sentirmi un precario della musica, meglio così».<br />

90 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>


di Gianni Poglio<br />

A<br />

metà novembre compio 50 anni: la cosa<br />

strabiliante è che più di metà di questa vita<br />

l’ho vissuta da popstar. Io mi sarei accontentato<br />

di sei mesi di popolarità...». E invece è<br />

andata diversamente: Max Pezzali è a pieno<br />

titolo nel pantheon delle icone del pop italiano.<br />

Sono milioni le persone che hanno le strofe delle<br />

sue canzoni tatuate nel cuore e nella memoria,<br />

per non parlare di quelli che gli slogan degli 883<br />

se lo sono fatti incidere direttamente sulla pelle<br />

e per sempre.<br />

Marzo 1992: esplode il fenomeno 883. Hanno<br />

ucciso l’uomo ragno diventa un tormentone<br />

e la sua vita (insieme a quella dell’altro 883,<br />

Mauro Repetto) cambia per sempre.<br />

«Per sempre» non era un concetto che avevo<br />

preso in considerazione. La mia storia dimostra<br />

ancora una volta che nulla è più definitivo del<br />

provvisorio. Pensavo di durare lo spazio di una<br />

stagione, per me il traguardo era «scavallare»<br />

l’estate del 1992 con un pezzo in classifica.<br />

Ancora oggi mi sento un precario e vivo ogni<br />

album come se fosse l’ultimo: questo approccio è<br />

la mia uscita di sicurezza, il maniglione antipanico,<br />

uno stratagemma per continuare a divertirmi<br />

e a non trasformare questo lavoro in routine.<br />

Pantaloni mimetici da militare, bombetta<br />

in testa, occhiali scuri e un pezzo rap, Live<br />

in the music, cantato in un inglese «creativo»<br />

quanto improponibile. Il vostro vero esordio<br />

di coppia musicale risale in realtà alla fine<br />

degli anni Ottanta, nel programma televisivo<br />

1, 2, 3 Jovanotti. Ricorda o ha rimosso?<br />

Ricordo, ricordo... Per far scomparire ogni frame<br />

di quel video avrei assoldato anche i servizi<br />

segreti (ride), ma nell’era digitale non esiste<br />

diritto all’oblio e così quelle immagini sono<br />

magicamente rispuntate in rete. Non eravamo<br />

ancora gli 883, ma I Pop. L’apparizione a 1, 2, 3<br />

Jovanotti è stata una delle sliding door della mia<br />

vita. Io e Mauro (Repetto, ndr.) avevamo consegnato<br />

una busta con la cassetta musicale alla<br />

portinaia della radio dove lavorava Jovanotti.<br />

Novantanove volte su cento quelle buste<br />

venivano cestinate. La nostra, no, finì nelle<br />

sue mani e lui ci volle subito in trasmissione.<br />

«<br />

Evidentemente, il destino aveva deciso che quelle<br />

canzoni dovessero uscire dalla cantinetta di Pavia<br />

dove le scrivevamo.<br />

Il suo presente è un brano, Le canzoni alla<br />

radio, in cui la chitarra è suonata da Nile<br />

Rodgers, il più grande produttore di hit<br />

di tutti i tempi, da quelle degli Chic, ai Daft<br />

Punk, a Madonna, David Bowie e Inxs.<br />

Incredibile: il «padrino» del funk e della disco<br />

music che suona in un mio pezzo... Sarebbe<br />

lecito immaginarsi chissà quali retroscena,<br />

quali trattative estenuanti... Invece, sono<br />

bastati una mail e un file con la base musicale<br />

del pezzo. I veri grandi della musica sono fatti<br />

così: non se la tirano, non giocano a fare<br />

gli inaccessibili.<br />

Alcune strofe dei suoi brani sono entrate<br />

nell’immaginario collettivo, nel linguaggio<br />

comune per esprimere uno stato d’animo,<br />

un’emozione.<br />

Succede quando racconti la vita con le parole<br />

della vita vera. Secondo me tra le strofe che<br />

hanno centrato il bersaglio c’è di sicuro «Qui<br />

seduto in una stanza, pregando per un sì»<br />

(da Come mai, ndr). In tre secondi svela tutto<br />

l’imbarazzo e il senso di inadeguatezza davanti<br />

al primo vero amore che ti prende allo stomaco.<br />

Al secondo posto metterei: «Stessa storia, stesso<br />

posto, stesso bar» (da Gli anni, ndr), ovvero<br />

un’istantanea della vita di provincia. Uguale fino<br />

alla monotonia, ma estremamente rassicurante<br />

nella sua immutabilità. Io vengo da lì.<br />

Chi è per lei Mauro Repetto, l’amico che<br />

nel 1994 ha abbandonato gli 883 nel momento<br />

di massimo successo?<br />

All’inizio, io ero il timido, l’introverso, quello che<br />

non amava le luci della ribalta. Lui no, bussava<br />

a tutte le porte, si attaccava a tutti i citofoni.<br />

E mi dava molto coraggio quando non ero sicuro<br />

di quel che avevo scritto. Mauro ha avuto<br />

un ruolo molto importante nella mia storia:<br />

quando, qualche tempo fa, l’ho ospitato a un<br />

mio concerto, al Forum di Milano, è stato molto<br />

emozionante. Quella sera, gli ho restituito la sua<br />

porzione di palco.<br />

n<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

IL NUOVO<br />

SINGOLO<br />

Si intitola<br />

Le canzoni alla<br />

radio, il brano<br />

con il quale Max<br />

Pezzali è tornato<br />

da pochi giorni<br />

nei negozi.<br />

La chitarra è<br />

suonata da una<br />

leggenda della<br />

musica: Nile<br />

Rodgers,<br />

musicista e<br />

produttore di hit.<br />

13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />

91


SCOLPITE<br />

A sinistra,<br />

la cestista<br />

americana<br />

Skylar Diggins.<br />

A destra,<br />

la tennista danese<br />

Caroline<br />

Wozniacki<br />

sulla cover<br />

del magazine<br />

sportivo ESPN.<br />

Sotto, a sinistra,<br />

la modella di<br />

Victoria’s Secret<br />

Izabel Goulart.<br />

Taylor Hill/WireImage<br />

Tra i corpi filiformi<br />

che sfilano sulle<br />

passerelle mondiali<br />

e le curve prorompenti<br />

alla Kim Kardashian,<br />

si insinua una silhouette<br />

femminile più atletica,<br />

muscolosa, virile. Forse.<br />

di Catia Donini<br />

LA DEFINIZIONE PIÙ BELLA<br />

E<br />

muscoli siano. In arduo equilibrio fra Instagram conta fan page dedicate come<br />

le magrezze emaciate a lungo imperanti<br />

in passerella e gli eccessi sinuosi alla di professione a sottolineare l’inversione<br />

@skydigg4. Non sono soltanto le sportive<br />

Kim Kardashian e Nicki Minaj, il corpo di tendenza: sull’ultima catwalk di Victoria’s<br />

Secret (dove la bellezza femminile è<br />

femminile si smarca con sollievo verso<br />

corpi tonici, addirittura atletici, considerati al suo apogeo) la supertop Izabel Goulart<br />

in passato troppo mascolini per piacere. ha sfoderato addominali scolpiti modello<br />

Così, le modelle si costruiscono un fisico tartaruga. Una nuova armoniosità piaciuta<br />

da sportive e le sportive compaiono senza anche al di fuori dell’ambiente della moda,<br />

veli sulle cover di giornali maschili. È il tanto che la brasiliana ha avuto un ruolo<br />

caso della folgorante Caroline Wozniacki, in Baywatch, film ispirato alla serie tv. Ma<br />

tennista danese già numero 1 al mondo, l’immagine più dirompente, per lo sdoganamento<br />

dei corpi vigorosi, è quella di Misty<br />

26 anni, uscita nudissima sul Body Issue<br />

del magazine sportivo americano ESPN Copeland. Dimenticate danzatrici quasi<br />

(supplemento annuale che celebra il corpo trasparenti che facevano dell’evanescenza<br />

dei campioni), appena uscito.<br />

il segno distintivo: la prima afroamericana<br />

«Non sembro una supermodella? Pazienza,<br />

vado bene come sono», dichiara lei e dell’American Ballet Theatre è minuscola<br />

nominata principal nei 75 anni di storia<br />

ha ragione, perché il suo fisico allenato è (1,57 cm) ma possente. Lei stessa si definisce:<br />

«un’atleta prestata al balletto classi-<br />

spettacolare e sui social, nuovo termometro<br />

della sensibilità estetica, l’apprezzamento co». Oltre a essere ambasciatrice del brand<br />

è totale (il suo account Instagram @carowozniacki<br />

vanta un milione di followers). mistyonpointe) dispensa spunti di fitness<br />

Under Armour, la 34enne su Instagram (@<br />

Muscolosità, sensualità, popolarità. La per aiutare a trovare la giusta ispirazione, ed<br />

cestista americana Skylar Diggins, guardia<br />

27enne dei Dallas Wings, su Facebook di danza e per le donne fuori dagli schemi.n<br />

è diventata un modello per le appassionate<br />

«piace» a quasi mezzo milione di fan e su<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

Henry Leutwler / Contour / Getty Images<br />

92 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>


LINK_NUOVE DONNE<br />

STELLA<br />

Misty Copeland, 34 anni,<br />

è la prima étoile<br />

afroamericana dell’American<br />

Ballet Theater di New York.<br />

93


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LINK_PARIGI ALTA MODA<br />

Les italiens<br />

dettano la linea<br />

Si è conclusa l’haute couture francese<br />

e su 33 maison presenti in calendario,<br />

ben 11 erano italiane o dirette da stilisti<br />

del nostro Paese. Un motivo d’orgoglio<br />

per chi crede nella nostra sapienza del fare.<br />

di Antonella Matarrese - da Parigi<br />

L’allestimento<br />

Chanel al<br />

Grand Palais.<br />

Sulla scia delle polemiche provocate dalla mega mostra<br />

Treasure from the Vreck of the unbelievable di<br />

Damien Hirst a Venezia per la collezione Pinault,<br />

costata circa 100 milioni di dollari, gli intellettuali<br />

duri e puri, disseminati tra l’Europa e gli Stati Uniti,<br />

hanno acceso un lumino di riflessione anche sul tema degli<br />

sprechi delle produzioni faraoniche per le sfilate di moda.<br />

In special modo quelle di haute couture parigine. In special<br />

modo quelle memorabili di Chanel. Che per presentare le<br />

collezioni di alta moda per l’autunno inverno <strong>2017</strong>-2018<br />

ha fatto ricostruire, all’interno del Grand Palais, una Tour<br />

Eiffel quasi ad altezza naturale.<br />

Sebbene i due ambiti, quello delle mostre d’arte e delle<br />

Christian Dior<br />

Immersa negli archivi della storica maison, della quale<br />

si festeggiano i 70 anni, la stilista Maria Grazia Chiuri<br />

ha capito quanto sia importante che la moda attualizzi<br />

il concetto di femminilità. Lo ha fatto partendo<br />

dallo chemisier, ovvero dall’allungamento della camicia<br />

maschile, e dai tessuti pesanti tipici del secondo<br />

dopoguera, anche questi prettamente maschili.<br />

95


Victor&Rolf<br />

I designer olandesi hanno fatto una riflessione<br />

sul bomber, capo usato inizialmente da militari,<br />

e lo hanno declinato nelle forme più romantiche<br />

a sottolineare il potere della trasfomazione.<br />

VALENTINO<br />

«Mi sono<br />

imposto di<br />

scardinare i<br />

canoni classici<br />

della couture<br />

per proporre<br />

silhouette e<br />

proporzioni<br />

normalmente<br />

considerate un<br />

errore nell’alta<br />

moda»: così<br />

teorizza<br />

Pierpaolo<br />

Piccioli che<br />

ha presentato<br />

una collezione<br />

potente sia dal<br />

punto di vista<br />

semantico,<br />

sia estetico.<br />

sfilate, siano grandezze incommensurabili e pertanto<br />

non paragonabili, rimane la questione etica dei costi<br />

di allestimenti fantasmagorici che durano poche ore,<br />

nel caso delle passerelle, e dei quali non rimane traccia<br />

se non in qualche foto e negli occhi esterefatti dei selezionatissimi<br />

invitati. Spesso rapiti più dalle scenografie<br />

che dai modelli degli abiti.<br />

Ora, il dibattito (forse etico?) è solo la variante sanguigna<br />

al concreto apprezzamento di chi riconosce nella<br />

haute couture l’apoteosi della bravura di sarte dalle<br />

mani d’oro, della competenza di maestri artigiani unici,<br />

di un patrimonio culturale di maestranze straordinarie<br />

che vanno preservate e, infine, di couturier che attraverso<br />

le collezioni di alta moda affinano il loro gusto e<br />

sperimentano volumi e lavorazioni che la velocità dei<br />

ritmi del prêt-à-porter non può contemplare.<br />

Sono pochi, superano appena la trentina, i couturier<br />

ammessi alla Fédération de la Haute Couture e di questi<br />

ben 11 sono italiani, per giunta tra i più acclamati della<br />

quattro giorni parigina (2-6 luglio <strong>2017</strong>). C’è la prima<br />

donna alla direzione creativa della maison Christian<br />

Dior, Maria Grazia Chiuri, chiamata tra l’altro ad assolvere<br />

il compito, tanto prestigioso quanto complesso, di<br />

celebrare i 70 anni della casa francese con uno show e<br />

una mostra antologica al Museo delle arti decorative.<br />

C’è anche Pierpaolo Piccioli, stilista di Valentino che<br />

ha presentato una delle collezioni più innovative e<br />

rilevanti della quattro giorni parigina. Per non parlare<br />

di Giorgio Armani con Armani Privé, di Giambattista<br />

Valli, Antonio Grimaldi, Maurizio Galante. Tra gli esordi<br />

italiani anche Gabriele Moratti, noto figlio di Letizia, già<br />

alla seconda collezione couture per la griffe dal nome<br />

evocativo Redemption.<br />

Intanto, incuranti di polemiche e massimi sistemi, le<br />

compratrici di couture, circa duemila in tutto il mondo<br />

(un’alta concentrazione in Libano), stanno completando<br />

i loro ordini con il privilegio di personalizzare<br />

ciascuno dei capi unici mandati in passerella. Con un<br />

occhio speciale alle mise da giorno, quelle che richiedono<br />

maggiore competenza e meno velleità d’apparire<br />

da parte di chi compra. Perché scintillare di sera, alla<br />

fine, siamo brave tutte.<br />

n<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

Azzedine Alaïa<br />

Lo stilista di origini tunisine rimane un gigante, per giunta<br />

ribelle e in piena couture ha presentato la sua collezione di<br />

abiti perfetti, atemporali ma sicuramente non di alta sartoria.


LINK_PARIGI ALTA MODA<br />

Alberta Ferretti<br />

Elsa Schiaparelli<br />

L’incontro<br />

tra la stilista Elsa<br />

Schiaparelli<br />

e l’artista Salvador<br />

Dalì produsse<br />

scintille creative<br />

all’epoca<br />

grandemente<br />

chiacchierate.<br />

Quel periodo<br />

fecondo viene<br />

citato in vari pezzi<br />

della collezione<br />

disegnata da<br />

Bertrand Guyon.<br />

Non una collezione di alta moda vera e propria bensì<br />

una limited edition quella presentata da Alberta Ferretti<br />

a Parigi che si è ispirata alle suggestioni mitologiche<br />

dei giardini d’oriente scegliendo per i suoi abiti nomi<br />

di poetica bellezza, come Fleur de Lune, Anémone<br />

Liquid, Portrait de Pureté.<br />

Armani Privé<br />

«Si è perso<br />

il piacere di<br />

costruire abiti<br />

con sentimento.<br />

Lo street style<br />

ha messo radici<br />

ovunque ma l’alta<br />

moda va preservata<br />

da questo»: così<br />

Giorgio Armani<br />

porta avanti<br />

la sua battaglia<br />

sulle forme<br />

classiche e sulla<br />

«mistificazione<br />

della modernità<br />

che la couture non<br />

vuole». Via libera<br />

quindi a volute,<br />

perle, paillettes,<br />

broccati, velluti<br />

e cappellini.<br />

Getty images (4)<br />

Giambattista Valli<br />

Metri di chiffon, volumi<br />

impalpabili, abiti da<br />

principesse delle fiabe<br />

infantili. La cifra estetica di<br />

Valli va incontro ai desideri<br />

delle donne più romantiche<br />

del pianeta.<br />

Fendi<br />

Haute Fourrure, alta pellicceria quella di Fendi<br />

che ha mostrato non solo cappotti ma anche abiti<br />

in pizzo di pelliccia realizzati negli atelier romani<br />

grazie a tecnologie sosfisticate supportate dalla<br />

manualità delle sarte. In foto, una lince sbiancata<br />

da 450 mila euro.<br />

13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />

97


LINK_ALTRI MONDI<br />

1<br />

2<br />

E i cinesi crearono<br />

la loro Borgogna<br />

Produce 600 milioni<br />

di bottiglie l’anno<br />

e ha costruito castelli<br />

tali e quali a quelli<br />

francesi (per la gioia<br />

dei turisti). Il gruppo<br />

Changyu sta<br />

educando gli orientali<br />

alla cultura del vino.<br />

E al suo fianco c’è<br />

un’azienda italiana:<br />

la Illva di Saronno.<br />

Con loro <strong>Panorama</strong><br />

ha scoperto questa<br />

nuova realtà.<br />

di Lucia Scajola - da Yantai<br />

Bastioni di ispirazione rinascimentale,<br />

facciate dall’aria vittoriana, saloni<br />

ricolmi di pesanti boiserie, pinnacoli<br />

dal sapore gotico, fossati, ponti levatoi<br />

e persino carrozze. È un viaggio nel<br />

futuro quello che stiamo descrivendo. Una<br />

gita in quella che si appresta a diventare la<br />

prima economia del mondo, stando alle<br />

parole del politologo Ian Bremmer, da cui<br />

abbiamo il privilegio di essere accompagnati<br />

per un pezzo del cammino.<br />

Siamo venuti in Cina per scoprire che<br />

anche qui, dove storicamente la popolazione<br />

non possedeva nemmeno l’enzima per<br />

tollerarlo, oggi si è pronti a bere - e quindi a<br />

produrre - il vino. «Made in China, for China»,<br />

con l’idea che la Repubblica Popolare<br />

possa diventare il primo mercato al mondo<br />

anche in questo settore.<br />

Lo ha capito il colosso Changyu, il più<br />

grosso gruppo vinicolo del paese (e il quarto<br />

al mondo) con una capacità produttiva di<br />

600 milioni di bottiglie l’anno, rilevato al 34<br />

per cento dalla Illva di Saronno, solidissima<br />

azienda italiana, ancora familiare, famosa<br />

soprattutto per l’Amaretto.<br />

«Sono felice di aver anticipato i tempi:<br />

un’impresa, se non si mette in discussione,<br />

muore», sentenzia il capostipite Augusto<br />

Reina, un omone di 77 anni, impressionantemente<br />

proiettato verso il futuro. «Dieci<br />

anni fa ho capito che bisognava cercare nuove<br />

direzioni e ho messo il primo piede qui.<br />

È stato difficile instaurare un rapporto di<br />

fiducia reciproca perché le differenze sono<br />

enormi: da queste parti possono stracciare<br />

gli accordi dalla mattina alla sera».<br />

Tutto questo l’imprenditore lombardo,<br />

dai modi molto diretti, lo racconta mentre<br />

ci guida attraverso i giganteschi e pacchiani<br />

saloni di un castello vicino a Xian: lo Chateau<br />

Reina, edificato per lui nel 2014, dopo<br />

QUASI UNA CITTÀ<br />

Bottiglie di Changyu: sono prodotte nella<br />

futuristica Wine City, un’area con vigneti<br />

e castelli costruita a Yantai, Cina orientale.<br />

Zhang Peng/LightRocket via Getty Images<br />

98 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>


3<br />

4<br />

COPIA E INCOLLA<br />

In queste foto, 4<br />

degli 8 castelli del<br />

gruppo Changyu,<br />

disseminati per<br />

la Cina. (1) Château<br />

Changyu Moser<br />

XV, a Helan<br />

Mountain, nella<br />

provincia di<br />

Ningxia; (2)<br />

Château Reina,<br />

a Xian; (3) Château<br />

Baron Balboa,<br />

nella provincia<br />

dello Xinjiang;<br />

(4) Château<br />

Changyu Global,<br />

a Pechino.<br />

LA SICILIA<br />

NEL BICCHIERE<br />

Davvero un gran battesimo<br />

quello dei primi vini<br />

di Feudo Luparello, azienda<br />

siciliana (in Val di Noto)<br />

recentemente acquisita<br />

dalla famiglia Bartolomei,<br />

che già con la storica Ciù<br />

Ciù aveva convinto<br />

i mercati mondiali. Per la<br />

nuova avventura, sempre<br />

sul solco dell’ottima qualità<br />

a un ottimo prezzo, si parte<br />

da due rossi, il Nero D’Avola<br />

Syrah DOP e il Rosso Noto<br />

DOP (foto), un bianco,<br />

il Grillo Viognier DOP (foto),<br />

e il Moscato Passito di Noto<br />

DOP, un gioiello. (M.R.)<br />

l’ingresso nella società. Tutto intorno, 73<br />

ettari di vigne e un parco dove spuntano carrozze<br />

in stile Cenerentola, cariche di turisti<br />

locali eccitatissimi e armati di selfie stick, e<br />

buffe installazioni pseudo artistiche, come<br />

la statua in bronzo che lo ritrae pensieroso<br />

su una panchina, mentre osserva le sue<br />

vigne piazzate al confine con la periferia<br />

di una città industriale da quasi 9 milioni<br />

di abitanti.<br />

È così, con la fascinazione, che il gruppo<br />

Changyu, nato 112 anni fa e passato<br />

per le mani dello Stato tra il 1949 e il 2004,<br />

intende raccontare al suo popolo la magia<br />

del vino. «Ai banchetti di Stato, le nostre<br />

bottiglie hanno già sostituito la grappa cinese:<br />

sta cambiando la cultura. L’obiettivo<br />

è ridurre le importazioni dall’estero dal 70<br />

al 30 per cento», spiega il vicepresidente<br />

Zhou Hong Jiang.<br />

Ci si interessa poco, è evidente, al livello<br />

di inquinamento dei terreni nazionali.<br />

Changyu va per la sua strada costellando la<br />

Cina con 8 mega castelli nuovi di zecca, attraverso<br />

i quali, grazie alla contaminazione<br />

di stili architettonici europei e all’inserimento<br />

di musei e cantine molto più simili a dei<br />

padiglioni di un Expo che a delle aziende<br />

agricole credibili, intende avvicinare almeno<br />

una parte di quel miliardo e 300 milioni<br />

abitanti a un bicchiere del suo vino. Un<br />

prodotto che, lo riconosciamo, si rivela al<br />

di sopra delle aspettative, forse anche grazie<br />

al supporto di Illva nella formazione degli<br />

enologi, tutti rigorosamente cinesi.<br />

«Questo tipo di integrazione tra un colosso<br />

asiatico e un’azienda familiare italiana<br />

è un esempio virtuoso di come ci si può<br />

muovere durante la fase di recessione geopolitica<br />

che stiamo vivendo» spiega Bremmer.<br />

«Sono saltati tutti gli assetti globali:<br />

tanto vale che ognuno faccia per sé, come<br />

il signor Reina». Lui lo sa molto bene.<br />

Per questo, durante la foto di rito, circondato<br />

dalla famiglia che lo ha accompagnato<br />

in questo viaggio, guarda con un<br />

bel sorriso verso il cielo che qui, e non è<br />

una metafora, sta diventando, ogni anno,<br />

sempre più blu.<br />

n<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

genoapixel / Alamy Stock Photo<br />

LO SCIACCHETRÀ:<br />

UN’ECCELLENZA<br />

DA FESTEGGIARE<br />

L’Italia ha un fiore<br />

all’occhiello, le Cinque<br />

Terre, e le Cinque Terre<br />

hanno un re, lo<br />

Sciacchetrà: vino DOC<br />

passito, faticosamente<br />

ottenuto da vigne che<br />

sorgono su piccoli<br />

terrazzamenti a picco sul<br />

mare. Prezioso e ancora<br />

di nicchia. Con lo scopo<br />

di raccontarlo e diffonderlo<br />

è nato un Festival, giunto<br />

alla quinta edizione,<br />

che andrà in scena sabato<br />

22 luglio nel borgo<br />

di Riomaggiore. (M.R.)<br />

13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong><br />

99


LINK_XXXXXXXXXXX<br />

La carica<br />

dei cinquecento<br />

Cavalli da tutto<br />

il mondo che<br />

si sfidano in mezzo<br />

a boschi profumati<br />

di mare. È la magia<br />

del Toscana<br />

Endurance Lifestyle,<br />

kermesse al via<br />

il 14 luglio nel parco<br />

di San Rossore.<br />

di Marco Morello<br />

ALLE REDINI<br />

DELL’EVENTO<br />

L’organizzatore<br />

Gianluca Laliscia<br />

si confronta<br />

con lo sceicco<br />

Mohammed<br />

bin Rashid<br />

Al Maktoum,<br />

atteso in Toscana.<br />

100<br />

Nel suo lessico stringe atmosfere antiche,<br />

evoca cavalieri, amazzoni,<br />

i viaggi lunghi e selvaggi dei veri<br />

pony express, i postini su zampe<br />

dell’Ottocento. Perché l’endurance,<br />

la maratona che si corre in sella, toglie il<br />

cavallo dalla pista e lo riporta nella sua<br />

dimensione iniziale, originale: la natura.<br />

Obbliga chi ne tiene le redini a dosarne le<br />

energie, leggerne il fiato per modularne<br />

l’andatura fino al traguardo: quello che<br />

si instaura è un dialogo istintivo, un’empatia<br />

tra uomo e animale che ha reso<br />

la disciplina la più amata e gettonata al<br />

mondo tra gli sport equestri dopo il salto<br />

ostacoli. Una tendenza in crescita, con oltre<br />

150 mila praticanti (per la metà donne,<br />

le amazzoni) e un migliaio abbondante<br />

di appuntamenti internazionali spalmati<br />

su un calendario di dodici mesi.<br />

L’Italia, da tempo, si trova in prima<br />

fila: dal 14 al 16 luglio e dal 4 al 6 agosto<br />

ospiterà «Toscana Endurance Lifestyle»,<br />

l’evento di riferimento nazionale con oltre<br />

500 iscritti e 43 nazioni rappresentate, il<br />

doppio rispetto all’anno scorso. Ad accoglierlo,<br />

per la terza edizione consecutiva,<br />

sarà la tenuta di San Rossore, vicino Pisa,<br />

un paradiso selvatico di 5 mila ettari abitato<br />

da caprioli, daini e lepri, raffrescato<br />

dall’ombra dei pini secolari e dalla brezza<br />

salina che soffia dal mare. A percorrerla,<br />

una rete di sentieri favorevoli agli zoccoli<br />

grazie al misto di sabbia ed erba. Un terreno<br />

collaudato dai destrieri di generazioni<br />

di famiglie celebri, dai Medici ai Savoia,<br />

che qui hanno soggiornato a lungo, protetti<br />

da pace e bellezza spontanee. Doti<br />

storiche, lanciate verso il futuro: nel 2020,<br />

San Rossore sarà la sede dei Mondiali di<br />

endurance, prima ancora lo sfondo di<br />

numerose competizioni internazionali.<br />

«Abbiamo trovato la location ideale,<br />

fondato la capitale globale di questo


LINK_IN SELLA<br />

sport» sintetizza Gianluca Laliscia, cavaliere,<br />

imprenditore, padre della campionessa<br />

italiana Costanza (17 anni, prima<br />

nel ranking mondiale giovanile), ideatore<br />

del format «Endurance Lifestyle». Un<br />

evento che, come il nome suggerisce,<br />

annoda gare ed esperienze, agonismo e<br />

ospitalità: domenica 16 luglio arriverà<br />

il tenore Andrea Bocelli, nato in zona;<br />

atteso, ma l’eventuale conferma si avrà<br />

solo all’ultimo momento, lo sceicco Mohammed<br />

bin Rashid Al Maktoum, vice<br />

presidente e primo ministro degli Emirati<br />

Arabi Uniti e governatore di Dubai.<br />

Grande appassionato della disciplina, è<br />

promotore di un circuito che parte proprio<br />

dalla tenuta. Montepremi in palio della<br />

tappa: oltre mezzo milione di euro.<br />

Gli invitati, inclusa la famiglia reale,<br />

saranno accolti in una tensostruttura di<br />

oltre duemila metri quadri, con arredi<br />

lussuosi e comfort da hotel a cinque stelle.<br />

«Avrà stanze con aria condizionata e<br />

controlli domotici in ognuna. Con mobili,<br />

marmi e parquet, tutti made in Italy. Uno<br />

showroom delle eccellenze nazionali» fa<br />

notare Laliscia. Perché l’appuntamento<br />

toscano diventa un’occasione per mettere<br />

Stefano Grasso/Endurance Life (2)<br />

LOCATION UNICA<br />

AL MONDO<br />

Nella foto grande,<br />

un momento<br />

dell’edizione 2016:<br />

partenza all’alba<br />

dall’ippodromo di San<br />

Rossore per la gara<br />

dei 160 chilometri.<br />

Qui sopra, Costanza<br />

Laliscia (al centro)<br />

campionessa 17enne.<br />

in mostra il meglio tricolore davanti a una<br />

platea d’imprenditori internazionali. In<br />

un ambiente curato, ma dal clima disteso:<br />

«In questi anni», racconta l’organizzatore,<br />

«sua altezza lo sceicco mi ha insegnato<br />

che prima vengono le relazioni, poi gli<br />

affari. Prima ci si conosce, dopo si può<br />

fare tutto».<br />

L’Expo 2020 di Dubai si avvicina, il<br />

collante tra il nostro Paese e gli Emirati<br />

passa, anche, da una maratona di cavalli.<br />

Che poi sono i protagonisti indiscussi: a<br />

San Rossore dovranno galoppare fino a<br />

160 chilometri e fino a circa otto ore, con<br />

velocità medie di 22 chilometri orari. Ma<br />

non soffriranno, né si sfiancheranno. È<br />

l’assillo, il dogma dell’endurance, che<br />

pone il loro benessere come priorità: «Tramite<br />

visite rigorose», spiega ancora Laliscia,<br />

«svolte da veterinari che controllano<br />

se gli animali possono affrontare la fase<br />

successiva di ogni gara, dopo un adeguato<br />

riposo». L’ossessione della vittoria sembra<br />

secondaria, la prestazione è superata<br />

dall’emozione: «Quella, indescrivibile<br />

a parole, che ti arriva addosso in sella,<br />

mentre la natura scorre intorno». n<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong> 101


THE ITALIAN<br />

COLLECTION<br />

A GRANDE RICHIESTA TORNANO TUTTI I 13 ALBUM<br />

DA STUDIO, 1 CD LIVE e 4 TRAVOLGENTI DVD LIVE,<br />

IN UNA ESCLUSIVA EDIZIONE DIGIPACK<br />

PIANO DELL’OPERA<br />

The Joshua Tree / Achtung Baby / Rattle And Hum / The Unforgettable Fire / War /<br />

All That You Can’t Leave Behind / Songs Of Innocence / Boy /<br />

Under A Blood Red Sky Live / No Line On The Horizon /<br />

How To Dismantle An Atomic Bomb / Zooropa / Pop / October /<br />

Zoo Tv Live From Sydney DVD / U2360° At The Rose Bowl DVD /<br />

Live At Red Rocks DVD / Go Home – Live From Slane Castle, Ireland DVD


Logo Virgin Radio for Light Background<br />

LE EMOZIONI DELLA MUSICA, IL<br />

CARISMA DI UNA GRANDE BAND<br />

Dal 14 luglio 1º CD a solo € 9,99 *<br />

THE JOSHUA<br />

Logos Virgin Radio Style Rock Italy 2016<br />

TREE<br />

Cofanetto in regalo<br />

*Prezzo rivista escluso. Opera composta da 18 uscite, dalla 1 a alla 14 a CD €9,99*, dalla 15 a alla 18 a DVD €12,99*.<br />

In collaborazione con


periscopio<br />

PANORAMA<br />

KATY PERRY<br />

NUMERO 38½<br />

I due dettagli che<br />

fanno impazzire i fan<br />

sono i due piccoli<br />

tatuaggi che la<br />

popstar ha nella parte<br />

interna delle caviglie:<br />

una fragolina che ride<br />

a sinistra e una<br />

caramella alla menta<br />

sulla destra.<br />

MARIA<br />

SHARAPOVA<br />

42½<br />

La tennista russa, che<br />

è alta 1,88 ha un piede<br />

da misura maschile<br />

che l’ha fatta definire<br />

«Cenerentola over».<br />

Però le proporzioni<br />

tra dita e unghie,<br />

pianta e collo sono<br />

matematicamente<br />

perfette.<br />

SELENA GOMEZ<br />

37½<br />

I piedi di Selena<br />

Gomez vantano<br />

ammiratori che li<br />

trovano delicati, belli<br />

e «in salute», paffuti<br />

al punto giusto, lisci<br />

e dalle dita piccole.<br />

Anche la taglia<br />

è perfettamente<br />

proporzionata alla<br />

sua altezza: 37 e<br />

mezzo per un metro<br />

e 65 centimetri.<br />

MILEY CYRUS<br />

36<br />

L’ex bambina Disney<br />

va pazza per<br />

i messaggi scritti sui<br />

piedi e postati sui<br />

social. Esempio:<br />

«Dirty» su uno<br />

e «Hippie» sull’altro.<br />

Molto amate anche<br />

le immagini<br />

delle sue dita<br />

con lo smalto<br />

di colori diversi.<br />

ARIANA GRANDE<br />

36½<br />

Per i «footfetish»<br />

i suoi piedi hanno<br />

proporzioni perfette:<br />

taglia 36 e mezzo,<br />

pianta piccola e<br />

stretta, dita allineate,<br />

e affusolate. Niente<br />

irregolarità, o talloni<br />

screpolati. I primi<br />

piani con i sandali<br />

gioiello o le «open<br />

toe» spopolano<br />

su Instagram.<br />

104 <strong>Panorama</strong> | 14 luglio <strong>2017</strong>


BARBARA D’URSO<br />

40<br />

«I piedi di Barbara D’Urso». Si chiama<br />

così la pagina Facebook dedicata dai<br />

fan alle estremità, pur non perfette, di<br />

Carmelita. Lei li gratifica con scarpe<br />

alte, colorate e terribilmente sexy.<br />

RIHANNA<br />

39½<br />

La cantante delle<br />

Barbados è nella<br />

parte più bassa della<br />

classifica Wikifeet<br />

dei piedi più sexy:<br />

gli esperti<br />

li giudicano<br />

ordinari. Ma il peggior<br />

difetto è che sono<br />

piatti: la sua pianta<br />

non è arcuata<br />

al punto giusto.<br />

TAYLOR SWIFT<br />

39½<br />

La sua voce mette<br />

d’accordo tutti, i suoi<br />

piedi no. Per la<br />

maggioranza dei fan<br />

sono perfetti, sottili<br />

e proporzionati.<br />

Per altri invece sono<br />

brutti e «disordinati»:<br />

il mignolino sarebbe<br />

troppo corto rispetto<br />

alle altre dita e gli<br />

alluci «arricciati»<br />

verso l’alto.<br />

I piedi, per sedurti meglio<br />

Fetish-manie. Per alcuni sono semplicemente piedi, per altri rappresentano la parte più sexy del corpo femminile.<br />

Almeno a giudicare dall’enorme successo dei siti dedicati all’estremità inferiore ma divina, tra cui il sito<br />

Wikifeet, vero e proprio database di piedi celebri: nudi, con sandali, con infradito o calzati in scarpe con tacco,<br />

fotografati e poi pubblicati per la gioia dei feticisti adoranti. Chi crederebbe che i fan dei piedi di Pamela Anderson<br />

sono più numerosi di quelli del suo prosperoso décolleté? Ma ci sono anche star nostrane che raccolgono,<br />

nonostante i non perfettissimi arti, plausi sui social. Ecco una carrellata dei più chiacchierati. (S.F.)<br />

BELEN<br />

RODRIGUEZ<br />

36½<br />

Le rose tatuate che<br />

le cingono la caviglia<br />

per alcuni sono più<br />

sexy della farfallina<br />

all’inguine. La<br />

showgirl argentina<br />

cura i suoi piedi con<br />

attenzione maniacale.<br />

Pur essendo alta 1,75<br />

porta solo il 36 e<br />

mezzo. «I miei sono<br />

piedi da fata» dice<br />

spesso con civetteria.<br />

PAMELA<br />

ANDERSON<br />

39<br />

Il primo a farle notare<br />

la bellezza dei suoi<br />

piedi premiati dalla<br />

classifica Usa<br />

è stato l’ex marito<br />

Tommy Lee, un vero<br />

feticista. Da allora la<br />

bagnina di Baywatch,<br />

oggi cinquantenne,<br />

abbellisce le estremità<br />

con anellini e<br />

cavigliere. Ma le sue<br />

foto più cliccate sono<br />

quelle a piedi nudi.<br />

Olycom (3), IPA (2), Getty Images (3), SGP, Splash<br />

14 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong> 105


PERISCOPIO<br />

DA SINISTRA:SERGIO<br />

SYLVESTRE, ANDREA<br />

BOCELLI CON IL SOPRANO<br />

ALESSANDRA MARIANEL-<br />

LI, USHER E SERENA<br />

AUTIERI SUL PALCO<br />

CON MARCO BOSCO.<br />

Getty Images<br />

INDIPENDENCE DAY<br />

Star, stelle<br />

(e strisce)<br />

a Orvieto<br />

Ad applaudire Andrea Bocelli il 4 luglio a Orvieto c’era<br />

anche una folla di turisti americani entusiasti. Merito<br />

del tam tam sui pannelli di Times Square che da tempo<br />

avevano annunciato Orvieto4Ever: l’evento creato e diretto<br />

da Marco Bosco, che da quattro anni con il patrocinio<br />

dell’ambasciata Usa porta qui le celebrazioni per il giorno<br />

dell’Indipendenza. In piazza del Duomo, accompagnati dai<br />

100 elementi dell’Indipendence orchestra e da giochi di luce<br />

sulla cattedrale, si sono esibiti oltre a Bocelli, il cantanteballerino<br />

Usher, Sergio Sylvestre e Serena Autieri, cantante<br />

e conduttrice della serata. Bosco punta in alto: «L’anno<br />

prossimo, il 3 luglio, porterò l’evento allo stadio Olimpico<br />

con un inedito Rome4Ever, e il 4 al teatro Greco di Taormina<br />

Taormina4Ever». Ma si pensa anche a un format televisivo.<br />

Tonino Frasca (3), Mario Cartelli/LaPresse<br />

DA SINISTRA: ANDREA PIAZZOLLA CON LA<br />

FIDANZATA CINZIADI BATTISTA E IL FIGLIO<br />

DI LEI. LA TORTA IN VIA CONDOTTI E, SOTTO,<br />

GINA LOLLOBRIGIDA E MARISELA FEDERICI.<br />

LOLLO, «30+30+30» CANDELINE<br />

Oltre a Gianni Letta, Mara Venier, Marisela<br />

Federici e al suo assistente Andrea<br />

Piazzolla al party per i «30+30+30 anni»<br />

a Palazzo Torlonia, Gina Lollobrigida<br />

ha voluto anche le infermiere del Campus<br />

Biomedico, che in inverno si sono prese<br />

cura di lei. Organizzata dall’associazione<br />

via Condotti con Tiziana Rocca, la festa per<br />

la star che avrà la stella nella Walk of fame,<br />

è culminata con la torta in via Condotti,<br />

dove Lollo ha concesso selfie a tutti.<br />

Assente, da copione, il figlio Milko Skofic,<br />

da anni in rotta con lei e Piazzolla. (A.P.)<br />

Italiani eccellenti<br />

Alberto Angela, premiato per<br />

il suo programma Stanotte<br />

a Venezia, ha raccontato<br />

che da piccolo sotterrava<br />

le lucertole e aspettava<br />

di vederne lo scheletro per<br />

studiarle. Simonetta Agnello<br />

Hornby, che ha ricevuto<br />

il riconoscimento per<br />

la letteratura, ha confessato<br />

la fatica giovanile di trovarsi<br />

donna avvocato nel mondo<br />

dei maschi a Londra,<br />

dove tutto cominciò. Anna<br />

Foglietta, Pegaso d’oro per<br />

La mafia uccide solo d’estate,<br />

ha condiviso la soddisfazione<br />

di essere riuscita a recitare<br />

in dialetto siciliano. Tutto<br />

questo è accaduto a Pescara,<br />

durante la 44esima edizione<br />

dei Premi internazionali<br />

Flaiano che premiano<br />

le eccellenze della cultura<br />

italiana. (L.S.)<br />

ALBERTO<br />

ANGELA<br />

(SOPRA)<br />

E ANNA<br />

FOGLIETTA<br />

Federico Guberti<br />

106


inStargram<br />

Di buona lena<br />

Savino ama pedalare e con gli<br />

amici va su e giù per i monti<br />

lombardi. Poi, di nuovo in radio<br />

(a destra, in trasmissione).<br />

Sempre a fare facce<br />

Savino va fiero delle foto<br />

giovanili, quando somigliava<br />

a Sean Penn. Sotto è con<br />

Cristiano Malgioglio, di cui fa<br />

una spettacolare imitazione.<br />

FOTO SOCIAL<br />

LE FOTO<br />

DI NICOLA SAVINO<br />

SONO TRATTE<br />

DAL SUO PROFILO<br />

INSTAGRAM.<br />

NICOLA SAVINO, DALLA RAI A LE IENE<br />

Che gran volata,<br />

sui social e in tivù<br />

Dagli esordi radiofonici nei panni di<br />

«uomo della strada» a personaggio di<br />

punta del mercato tv. Giunto alla soglia<br />

dei 50 anni (li compie il 14 novembre)<br />

la metamorfosi di Nicola Savino è<br />

compiuta: il sodalizio con Linus a Radio<br />

Deejay è granitico, quello con mamma<br />

Rai si è invece incrinato di fronte al<br />

pressing di Mediaset, che l’ha rivoluto a<br />

Cologno. Torna a Le Iene da conduttore<br />

e poi partirà con un progetto ancora in<br />

fase d’ideazione, in prima serata. Intanto<br />

si gode l’estate, in famiglia e su Instagram:<br />

tra post ad alto tasso d’ironia e<br />

selfie in coppia con la moglie Manuela<br />

Suma e con i colleghi, il suo profilo<br />

vola verso i 280 mila follower. (F.C.)<br />

Amici, colleghi<br />

e mostri sacri<br />

Il sodalizio con la Gialappa’s<br />

Band (a sinistra) riparte<br />

da Le Iene, su Italia 1,<br />

il prossimo settembre.<br />

Tra gli idoli di Nicola Savino<br />

c’è anche Valentino Rossi<br />

(foto a destra).<br />

Moglie e musa<br />

La moglie Manuela Suma, costumista,<br />

oltre a essere molto citata da Savino<br />

in radio con Linus, è una presenza fissa<br />

sul suo profilo. Insieme da 20 anni, hanno<br />

una figlia, Matilda: ma la privacy su di lei<br />

è massima, non c’è nemmeno una foto.<br />

Linus, partner ventennale<br />

Coppia di fatto radiofonica nella<br />

trasmissione cult Deejay chiama Italia<br />

(vanno in onda insieme dal ‘96), Linus<br />

e Savino sono finiti persino nel presepe.<br />

13 luglio <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong> 107


LE GRANDI INIZIATIVE DI PANORAMA<br />

Ritratto a fumetti di Caterina de’ Medici<br />

È dedicato alla regina italiana sul trono francese il terzo volume della collana<br />

Historica Biografie: una protagonista che ha segnato la storia dell’Europa.<br />

Figlia di Lorenzo II de’ Medici, Caterina è stata<br />

una delle figure chiave dell’Europa moderna.<br />

Discendente diretta di una delle famiglie fiorentine<br />

più importanti, figlia di quel Lorenzo al<br />

quale Macchiavelli ha dedicato il suo Il Principe,<br />

Caterina de’ Medici nasce<br />

nel 1519 e da subito resta<br />

orfana di entrambi i genitori.<br />

Giovanissima, a soli 14 anni,<br />

sposa Enrico d’Orléans, erede<br />

al trono di Francia.<br />

Il matrimonio, di grande rilevanza<br />

politica e suggello di una<br />

fondamentale alleanza tra regno<br />

di Francia e Stato della Chiesa,<br />

è fortemente voluto dai reali<br />

francesi che conquistano così<br />

l’appoggio del Papa dopo secoli<br />

di rapporti spesso conflittuali.<br />

Divenuta regina nel 1549,<br />

Caterina si distingue subito per<br />

scaltrezza e furbizia politica. Il<br />

potere effettivo le viene garantito<br />

soltanto dieci anni dopo quando,<br />

nel 1559, la morte prematura del marito porta sul<br />

trono d’oltralpe il primogenito della coppia, appena<br />

quindicenne. Così, per i successivi trent’anni, mentre<br />

la Francia vede alternarsi al potere tre re differenti,<br />

tutti figli di Caterina, la regina continua ad esercitare<br />

un controllo più o meno diretto - ma sempre decisivo<br />

- sul destino del regno. L’abilità nel tessere trame<br />

e accordi di governo non ha però evitato a Caterina<br />

fatali errori di valutazione che hanno consegnato allo<br />

storia un ricordo della regina a lungo tempo distorto.<br />

Nonostante i tentativi di mediazione<br />

con cui la casa reale tenta<br />

di gestire le crescenti tensioni<br />

tra cattolici e protestanti, Caterina<br />

ha un ruolo di primo piano<br />

nell’escalation di violenza che<br />

porta alle Guerre di Religione in<br />

Francia e alla drammatica notte<br />

di San Bartolomeo, in cui circa<br />

30 mila protestanti vengono<br />

trucidati per le strade di Parigi.<br />

<strong>Panorama</strong> propone Caterina<br />

de’ Medici, nuovo capitolo della<br />

collana di fumetti Historica<br />

Biografie. Un volume pregiato,<br />

arricchito da splendide tavole<br />

tutte a colori, magistralmente<br />

illustrate e narrate con grande<br />

capacità e accuratezza di ricostruzione.<br />

Uno strumento inedito e affascinate per<br />

scoprire la vicende di uno dei protagonisti che hanno<br />

fatto la storia dell’Europa.<br />

In edicola con <strong>Panorama</strong>, dal 14 luglio,<br />

a soli 8,99 euro (rivista esclusa).<br />

108 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong>


Una solidarietà «pelosa»<br />

Fa sorridere il richiamo dei<br />

vertici europei alla solidarietà<br />

verso l’Italia sul tema migrazioni.<br />

Se l’Europa fosse entità<br />

credibile e concreta, caro Macron,<br />

dovrebbe mettere in atto<br />

interventi politici. E la selezione<br />

di chi ha diritto all’accoglienza<br />

va fatta ben prima delle frontiere<br />

europee, con un’azione che<br />

coinvolga tutti gli Stati membri.<br />

Enrico Venturoli<br />

Liberalizzate i saldi<br />

Girando per saldi nelle strade<br />

del Vomero, si nota che la<br />

partenza è stata lenta: davanti<br />

a sconti fra 20 e 30 per cento,<br />

per l’acquisto si aspetta probabilmente<br />

che arrivino al 50. Che<br />

senso ha, allora, una stagione<br />

SCRIVETE A<br />

mandate una lettera:<br />

<strong>Panorama</strong> (Mondadori)<br />

- 20090 Segrate (MI)<br />

Anno LV - n. 31<br />

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via Mondadori 15, Verona<br />

Centro stampa Amedeo Massari,<br />

via Marco Polo 2, Melzo (Mi)<br />

dei saldi a inizio estate? Meglio<br />

sarebbe liberalizzarli, come in<br />

molti altri Paesi, per permettere<br />

a ogni commerciante di praticarli<br />

alla propria clientela quando<br />

più lo ritiene opportuno.<br />

Gennaro Capodanno<br />

L’oro che non luccica<br />

Sono titolare di uno dei vituperati<br />

«Compro oro». Il 5 luglio è<br />

entrato in vigore il decreto legge<br />

relativo al nostro settore. A parte<br />

la riduzione del pagamento in<br />

contanti - ora a 500 euro - sono<br />

state create norme su cui neanche<br />

la Guardia di finanza riesce<br />

a chiarire. No, il legislatore non<br />

ha presente la situazione difficile<br />

in cui si lavora, tra rapine,<br />

furti e ricorrenti «bidoni».<br />

L.V.<br />

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venerdì dalle 9:00 alle 19:00; fax:<br />

030.77.72.387; posta: scrivere<br />

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Spa – C/O CMP Brescia - via Dalmazia<br />

13, 25126 Brescia. L’abbonamento può<br />

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dell’anno. L’eventuale cambio di<br />

indirizzo è gratuito: informare il<br />

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0 mese <strong>2017</strong> | <strong>Panorama</strong> 109


INCIPIT<br />

Ogni settimana un autore riscrive l’attualità come se fosse l’inizio di un libro.<br />

Un calcio alla maturità<br />

di Davide Enia<br />

IL FATTO Il fuoriclasse del Milan Gianluigi «Gigio» Donnarumma, dopo aver<br />

trovato un accordo con la propria squadra per un rinnovo di contratto da sei<br />

milioni di euro a stagione per cinque anni (con clausola di avere come suo<br />

secondo, in porta, il fratello Antonio), ha deciso di non presentarsi all’esame<br />

di maturità che avrebbe dovuto sostenere nella sessione estiva <strong>2017</strong>. Negli stessi<br />

giorni, ha preferito una vacanza sull’isola di Ibiza. Lo scrittore Davide Enia<br />

immagina come la notizia, arrivando in una redazione di giornale, crei dapprima<br />

scompiglio; quindi, vista in una luce diversa, venga trattata senza impennate<br />

moralistiche ma con realismo lucido e concretissimo. Perché, nell’università<br />

della vita, certi «immaturi» valgono almeno quanto un «magnifico rettore».<br />

«N<br />

L’AUTORE<br />

DAVIDE ENIA<br />

110 <strong>Panorama</strong> | 13 luglio <strong>2017</strong><br />

o, nella maniera più assoluta».<br />

Nella redazione era calato il gelo.<br />

Il direttore non si pronunciava mai in una maniera<br />

così netta.<br />

Si era pure alzato in piedi.<br />

«Ma davvero vogliamo supportare questa...<br />

questa…».<br />

Gli erano mancate le parole. L’ultima volta accadde<br />

quando la prima pagina sulle presidenziali<br />

americane fu rifatta in fretta e furia dopo il primo<br />

exit poll.<br />

«Ipocrisia!» urlò alla fine. Girovagava per la<br />

stanza, senza una meta precisa, inseguendo il filo<br />

di quel ragionamento.<br />

«Signori miei, è inutile girarci intorno».<br />

La velocità dell’andatura aumentava, costantemente.<br />

«Nessuno - nessuno! - può dire a un ragazzo di diciotto anni<br />

di sostenere l’esame di maturità per dare l’esempio».<br />

Eccolo, aveva finalmente centrato il punto.<br />

«L’esempio a chi? A coloro che mai e poi mai guadagneranno<br />

quelle cifre? Che mai e poi mai arriveranno a giocare, non dico<br />

in nazionale ma neanche in serie B? Questo ragazzo ha davvero<br />

bisogno del pezzo di carta per parare un calcio di rigore?<br />

E i genitori, dico: i genitori, sono davvero così rincoglioniti da<br />

non riuscire più a educare i figli? Questo compito spetterebbe<br />

a un portiere di serie A? Ma siamo impazziti?».<br />

Poi, di colpo si fermò, affilò un sorriso e lanciò l’affondo<br />

definitivo.<br />

«Nella università della vita, metafora che piace tanto un<br />

po’ a chiunque, uno che guadagna quelle cifre a diciotto anni<br />

è praticamente un magnifico rettore».<br />

Si sedette e, fischiettando, cominciò a muovere i polpastrelli<br />

sulla tastiera per scrivere l’editoriale dell’indomani.<br />

n<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

Talentuoso<br />

drammaturgo<br />

italiano, ogni<br />

domenica tifa<br />

Palermo. Con il<br />

calcio ha iniziato<br />

a recitare. Italia-<br />

Brasile 3-2 è il suo<br />

lavoro più replicato.<br />

Con il calcio ha<br />

continuato in radio:<br />

Rembò è la storia<br />

di un calciatore<br />

palermitano che<br />

si ritira a 19 anni.<br />

Ha partecipato<br />

al premio Strega<br />

con il suo primo<br />

romanzo, Così<br />

in terra (Dalai<br />

editore), venduto<br />

in 16 Paesi prima<br />

della pubblicazione<br />

e vincitore del<br />

Premio come<br />

migliore romanzo<br />

d’esordio in Francia.<br />

Nel maggio 2014<br />

ha pubblicato<br />

con Edt Uomini<br />

e pecore, piccolo<br />

romanzo che parla<br />

di fame e amore,<br />

resistenza e pasta<br />

alla carbonara.


mI sono fatto In QUattro per VoI!<br />

checco Zalone<br />

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