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Il Venerdi di Repubblica Luglio 2017

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SCIENZE<br />

LORENZO MELONI/CONTRASTO<br />

cinquemila metri quadrati, questa primavera,<br />

insieme alla rimozione <strong>di</strong> ni<strong>di</strong> e<br />

all’uso <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssuasori acustici, che possono<br />

emettere i versi dei rapaci (sistema già<br />

sperimentato anni fa a Venezia con successo)<br />

o i versi d’allarme del gabbiano. Di<br />

portata strettamente locale è un altro sistema<br />

antigabbiano tutto biologico: «I<br />

falchi. In alcune città sono stati fatti esperimenti<br />

coinvolgendo dei falconieri, e si è<br />

visto che l’effetto verso gabbiani e piccioni<br />

è <strong>di</strong>ssuasivo: può allontanarli dalle<br />

zone dove questi animali possono scorgere<br />

in cielo l’inconfon<strong>di</strong>bile sagoma del<br />

falco». A Padova questo sistema è stato<br />

usato a febbraio per tenere i gabbiani<br />

lontani dal deposito della <strong>di</strong>fferenziata.<br />

Poi c’è la sterilizzazione delle uova: «È<br />

stata applicata a Trieste per un paio d’anpopolazioni<br />

animali da noi ha dei paletti<br />

stringenti in termini <strong>di</strong> autorizzazioni, e<br />

può essere effettuato, per esigenze ambientali,<br />

solo dalle Regioni, o dai Comuni,<br />

quando ci sono problemi sanitari o <strong>di</strong> sicurezza<br />

pubblica» spiega Genovesi. «In<br />

città non è semplice intervenire sui gabbiani.<br />

La misura <strong>di</strong> gran lunga più efficace<br />

sarebbe ridurre le fonti <strong>di</strong> cibo. Ma servirebbe<br />

un grande sforzo educativo, perché<br />

sono ancora molti coloro che offrono cibo<br />

a questi uccelli, cosa che andrebbe evitata.<br />

In tante città è proibito, ma è un <strong>di</strong>vieto<br />

<strong>di</strong>fficile da far rispettare». Un’altra soluzione<br />

potrebbe essere svuotare più regolarmente<br />

i cassonetti e controllare in maniera<br />

più efficace i rifiuti <strong>di</strong> ristoranti,<br />

pescherie, macellerie. Ma anche questa<br />

misura è complicata da far rispettare.<br />

«Però si può fare prevenzione. Laddove<br />

si in<strong>di</strong>viduino tetti <strong>di</strong> palazzi dove i gabbiani<br />

iniziano ad aggregarsi – soprattutto<br />

nel periodo pre-ni<strong>di</strong>ficazione, quin<strong>di</strong> a<br />

febbraio – si può intervenire con i <strong>di</strong>ssuasori,<br />

quei lunghi spilloni che, piazzati sui<br />

tetti, rendono più <strong>di</strong>fficile l’atterraggio e<br />

la permanenza dei volatili» osserva Genovesi.<br />

«Misure più efficaci, poi, sono quelle<br />

già usate in alcuni contesti: tendere dei<br />

robusti fili, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> un metro l’uno<br />

dall’altro, inferiore all’apertura alare del<br />

gabbiano, che impe<strong>di</strong>scono <strong>di</strong> atterrare e<br />

decollare in scioltezza. Così i gabbiani<br />

vanno a ni<strong>di</strong>ficare altrove». È una delle<br />

prime misure che sono state adottate a<br />

Cesenatico, per proteggere un’area <strong>di</strong><br />

GETTY IMAGES<br />

IN ALTO, GABBIANI SULLA DISCARICA DI<br />

MALAGROTTA (ROMA) OGGI CHIUSA.<br />

SOPRA, DUE GABBIANI CACCIANO PESCI<br />

SUL BOSFORO (TURCHIA)<br />

ni: si sterilizzano le uova bucandole o<br />

impermeabilizzandole con uno spray –<br />

che non lascia sviluppare l’embrione – e<br />

lasciandole nel nido, perché altrimenti il<br />

gabbiano tende a ridepositarle vanificando<br />

l’effetto» spiega Genovesi. A Trieste<br />

però le femmine, accortesi dei fori, hanno<br />

abbandonato le covature e deposto altre<br />

uova. Non lontano da Trieste, nell’area tra<br />

Cittanova e Rovigno, in Croazia, ha avuto<br />

invece successo una strategia analoga:<br />

sostituendo nei ni<strong>di</strong> le uova vere con uova<br />

<strong>di</strong> plastica, il numero dei gabbiani tra il<br />

2011 e il <strong>2017</strong> è calato <strong>di</strong> un terzo. «Nelle<br />

città però» <strong>di</strong>ce Genovesi «è un sistema<br />

poco praticabile, visto che i ni<strong>di</strong> sono sui<br />

tetti o comunque in posti poco accessibili».<br />

Per la precisione, secondo un report del<br />

biologo e ornitologo Maurizio Fraissinet,<br />

meno del 5 per cento dei ni<strong>di</strong> del centro <strong>di</strong><br />

Roma, hotspot per la densità riproduttiva<br />

del gabbiano reale, è raggiungibile senza<br />

l’uso <strong>di</strong> tecniche alpinistiche.<br />

Per le più accessibili spiagge, invece, la<br />

soluzione è più semplice: la biologa americana<br />

Elizabeth Wheeler Alm sostiene che<br />

la semplice presenza <strong>di</strong> un cane da pastore<br />

è sufficiente a ridurre <strong>di</strong> oltre il 90 per<br />

cento il fasti<strong>di</strong>o per i bagnanti. E non è<br />

solo questione <strong>di</strong> fasti<strong>di</strong>o: uno stu<strong>di</strong>o<br />

dell’Environmental Protection Agency<br />

americana mostra che la <strong>di</strong>ssuasione tramite<br />

cani ha l’effetto <strong>di</strong> annullare la presenza<br />

sulle spiagge <strong>di</strong> batteri patogeni<br />

contenuti nel guano dei gabbiani.<br />

Giuliano Aluffi

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