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SCIENZE<br />
LORENZO MELONI/CONTRASTO<br />
cinquemila metri quadrati, questa primavera,<br />
insieme alla rimozione <strong>di</strong> ni<strong>di</strong> e<br />
all’uso <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssuasori acustici, che possono<br />
emettere i versi dei rapaci (sistema già<br />
sperimentato anni fa a Venezia con successo)<br />
o i versi d’allarme del gabbiano. Di<br />
portata strettamente locale è un altro sistema<br />
antigabbiano tutto biologico: «I<br />
falchi. In alcune città sono stati fatti esperimenti<br />
coinvolgendo dei falconieri, e si è<br />
visto che l’effetto verso gabbiani e piccioni<br />
è <strong>di</strong>ssuasivo: può allontanarli dalle<br />
zone dove questi animali possono scorgere<br />
in cielo l’inconfon<strong>di</strong>bile sagoma del<br />
falco». A Padova questo sistema è stato<br />
usato a febbraio per tenere i gabbiani<br />
lontani dal deposito della <strong>di</strong>fferenziata.<br />
Poi c’è la sterilizzazione delle uova: «È<br />
stata applicata a Trieste per un paio d’anpopolazioni<br />
animali da noi ha dei paletti<br />
stringenti in termini <strong>di</strong> autorizzazioni, e<br />
può essere effettuato, per esigenze ambientali,<br />
solo dalle Regioni, o dai Comuni,<br />
quando ci sono problemi sanitari o <strong>di</strong> sicurezza<br />
pubblica» spiega Genovesi. «In<br />
città non è semplice intervenire sui gabbiani.<br />
La misura <strong>di</strong> gran lunga più efficace<br />
sarebbe ridurre le fonti <strong>di</strong> cibo. Ma servirebbe<br />
un grande sforzo educativo, perché<br />
sono ancora molti coloro che offrono cibo<br />
a questi uccelli, cosa che andrebbe evitata.<br />
In tante città è proibito, ma è un <strong>di</strong>vieto<br />
<strong>di</strong>fficile da far rispettare». Un’altra soluzione<br />
potrebbe essere svuotare più regolarmente<br />
i cassonetti e controllare in maniera<br />
più efficace i rifiuti <strong>di</strong> ristoranti,<br />
pescherie, macellerie. Ma anche questa<br />
misura è complicata da far rispettare.<br />
«Però si può fare prevenzione. Laddove<br />
si in<strong>di</strong>viduino tetti <strong>di</strong> palazzi dove i gabbiani<br />
iniziano ad aggregarsi – soprattutto<br />
nel periodo pre-ni<strong>di</strong>ficazione, quin<strong>di</strong> a<br />
febbraio – si può intervenire con i <strong>di</strong>ssuasori,<br />
quei lunghi spilloni che, piazzati sui<br />
tetti, rendono più <strong>di</strong>fficile l’atterraggio e<br />
la permanenza dei volatili» osserva Genovesi.<br />
«Misure più efficaci, poi, sono quelle<br />
già usate in alcuni contesti: tendere dei<br />
robusti fili, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> un metro l’uno<br />
dall’altro, inferiore all’apertura alare del<br />
gabbiano, che impe<strong>di</strong>scono <strong>di</strong> atterrare e<br />
decollare in scioltezza. Così i gabbiani<br />
vanno a ni<strong>di</strong>ficare altrove». È una delle<br />
prime misure che sono state adottate a<br />
Cesenatico, per proteggere un’area <strong>di</strong><br />
GETTY IMAGES<br />
IN ALTO, GABBIANI SULLA DISCARICA DI<br />
MALAGROTTA (ROMA) OGGI CHIUSA.<br />
SOPRA, DUE GABBIANI CACCIANO PESCI<br />
SUL BOSFORO (TURCHIA)<br />
ni: si sterilizzano le uova bucandole o<br />
impermeabilizzandole con uno spray –<br />
che non lascia sviluppare l’embrione – e<br />
lasciandole nel nido, perché altrimenti il<br />
gabbiano tende a ridepositarle vanificando<br />
l’effetto» spiega Genovesi. A Trieste<br />
però le femmine, accortesi dei fori, hanno<br />
abbandonato le covature e deposto altre<br />
uova. Non lontano da Trieste, nell’area tra<br />
Cittanova e Rovigno, in Croazia, ha avuto<br />
invece successo una strategia analoga:<br />
sostituendo nei ni<strong>di</strong> le uova vere con uova<br />
<strong>di</strong> plastica, il numero dei gabbiani tra il<br />
2011 e il <strong>2017</strong> è calato <strong>di</strong> un terzo. «Nelle<br />
città però» <strong>di</strong>ce Genovesi «è un sistema<br />
poco praticabile, visto che i ni<strong>di</strong> sono sui<br />
tetti o comunque in posti poco accessibili».<br />
Per la precisione, secondo un report del<br />
biologo e ornitologo Maurizio Fraissinet,<br />
meno del 5 per cento dei ni<strong>di</strong> del centro <strong>di</strong><br />
Roma, hotspot per la densità riproduttiva<br />
del gabbiano reale, è raggiungibile senza<br />
l’uso <strong>di</strong> tecniche alpinistiche.<br />
Per le più accessibili spiagge, invece, la<br />
soluzione è più semplice: la biologa americana<br />
Elizabeth Wheeler Alm sostiene che<br />
la semplice presenza <strong>di</strong> un cane da pastore<br />
è sufficiente a ridurre <strong>di</strong> oltre il 90 per<br />
cento il fasti<strong>di</strong>o per i bagnanti. E non è<br />
solo questione <strong>di</strong> fasti<strong>di</strong>o: uno stu<strong>di</strong>o<br />
dell’Environmental Protection Agency<br />
americana mostra che la <strong>di</strong>ssuasione tramite<br />
cani ha l’effetto <strong>di</strong> annullare la presenza<br />
sulle spiagge <strong>di</strong> batteri patogeni<br />
contenuti nel guano dei gabbiani.<br />
Giuliano Aluffi