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Il Venerdi di Repubblica Luglio 2017

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CONTROMANO<br />

CURZIO MALTESE<br />

L’ITALIA SMEMORATA<br />

CHE SI INDIGNA PER GLI SBARCHI<br />

el cosiddetto <strong>di</strong>battito<br />

sulla crisi dei migranti,<br />

N in breve precipitato<br />

nel solito pollaio<br />

a caccia <strong>di</strong> consensi, sono arrivate<br />

parole <strong>di</strong> buon senso da parte<br />

<strong>di</strong> Emma Bonino, testimone <strong>di</strong><br />

un’epoca in cui la politica ancora<br />

pensava invece <strong>di</strong> twittare scemenze<br />

a getto continuo. La madre dei<br />

ra<strong>di</strong>cali ha invitato tutti a fare uso<br />

<strong>di</strong> una facoltà ormai desueta, la<br />

memoria, dunque a in<strong>di</strong>gnarsi certo<br />

del crudo egoismo <strong>di</strong> Francia e<br />

Spagna, ma anche a riflettere sugli<br />

errori dell’Italia. Non vi sarebbe<br />

neppure bisogno <strong>di</strong> andare troppo<br />

in<strong>di</strong>etro nel tempo, ma solo <strong>di</strong><br />

ripercorrere la strategia suicida<br />

degli ultimi tre o quattro anni. In<br />

principio era Mare Nostrum. Sulla<br />

scia emotiva dell’ennesima trage<strong>di</strong>a<br />

al largo <strong>di</strong> Lampedusa, il governo<br />

Letta ebbe nell’ottobre del 2013<br />

questa grande e generosa intuizione.<br />

In pochi mesi, grazie al lavoro <strong>di</strong><br />

marina e aeronautica, furono<br />

salvate 150 mila vite, conquistando<br />

all’Italia per una volta l’ammirazione<br />

del mondo intero e l’entusiastico<br />

riconoscimento <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> organizzazioni<br />

internazionali, dall’Onu ad<br />

Amnesty. A quel punto il nostro<br />

Paese sarebbe potuto andare a<br />

Bruxelles per battere davvero i<br />

pugni sul tavolo, e chiedere che<br />

Mare Nostrum <strong>di</strong>ventasse un<br />

progetto europeo, magari affiancato<br />

dall’apertura <strong>di</strong> corridoi umanitari,<br />

dunque finanziato con i miliar<strong>di</strong><br />

necessari da tutta l’Unione. Questo<br />

se avessimo una classe <strong>di</strong>rigente<br />

all’altezza. L’Italia del governo<br />

Renzi ha invece chiuso Mare<br />

Nostrum perché «costava troppo» –<br />

salvare vite è in effetti spesso<br />

antieconomico, per quanto<br />

infinitamente meno costoso che<br />

salvare banchieri – e ha accettato <strong>di</strong><br />

aderire al fallimentare programma<br />

europeo Triton. Nel contempo, come<br />

ricorda Bonino, «siamo stati noi,<br />

fra il 2014 e il 2016, a chiedere<br />

all’Europa che gli sbarchi<br />

avvenissero tutti sulle nostre coste,<br />

violando il trattato <strong>di</strong> Dublino».<br />

Questo mirabile cocktail <strong>di</strong> miopia e<br />

autolesionismo è stato sfruttato<br />

dalla Germania, che una classe<br />

<strong>di</strong>rigente ce l’ha. Si è giunti dunque<br />

alla vergogna dell’accordo fra Ue<br />

e Turchia per chiudere le rotte dei<br />

Balcani. I miliar<strong>di</strong> che noi avremmo<br />

dovuto chiedere e ottenere con<br />

ragione, in cambio <strong>di</strong> una vera<br />

azione umanitaria, li abbiamo dati<br />

al governo fascista <strong>di</strong> Ankara, per<br />

creare lager, finanziare il fanatismo<br />

islamista e spostare i flussi verso<br />

le nostre coste. Ora <strong>di</strong> fronte<br />

alla preve<strong>di</strong>bilissima emergenza,<br />

il governo italiano scopre <strong>di</strong> colpo<br />

che sarebbe stato meglio aprire<br />

anche i porti <strong>di</strong> Francia e Spagna,<br />

che naturalmente se ne guardano<br />

bene e sventolano le firme italiane<br />

sui trattati, e che i 200 milioni<br />

<strong>di</strong> mancia elargiti dall’Europa<br />

a Roma sono un insulto rispetto<br />

ai 6 miliar<strong>di</strong> destinati a Erdogan.<br />

<strong>Il</strong> prossimo passo sarà dare sol<strong>di</strong><br />

anche al governo libico,<br />

che non esiste e, dove opera, fa<br />

rimpiangere il caos. Ecco la storia<br />

dell’emergenza sbarchi. Una storia<br />

molto italiana, e un po’ italiota.<br />

SCOPERTINE<br />

MARCO FILONI<br />

scopertine@repubblica.it<br />

WALTER BENJAMIN<br />

GENIO CON DUE VOLTI<br />

Un volto che in molti riconoscono:<br />

montatura esile che <strong>di</strong>verrà spessa<br />

con gli anni, capelli arruffati, baffi novecenteschi,<br />

sigaretta in mano. Un’espressione<br />

mesta, mai un sorriso. <strong>Il</strong><br />

viso <strong>di</strong> Walter Benjamin è un’icona per<br />

alcuni suoi ritratti. La sua effigie, come<br />

ha scritto lo stu<strong>di</strong>oso Massimo Palma,<br />

fa <strong>di</strong> lui un «valore in esposizione» con<br />

cui identificare due categorie: il genio<br />

e la vittima (il filosofo ebreo-tedesco fu<br />

entrambe le cose). Ritroviamo una <strong>di</strong><br />

queste foto, scattata da Germaine<br />

Krull nel 1926, nella copertina <strong>di</strong> Giuseppe<br />

Buondonno, <strong>Il</strong> soggetto rivoluzionario.<br />

Attualità <strong>di</strong> Walter Benjamin,<br />

pubblicato da Ombre corte. E qui l’autore<br />

vuol proprio liberarsi <strong>di</strong> alcuni luoghi<br />

comuni, restituire il ruolo che gioca<br />

il «soggetto politico»<br />

nell’opera <strong>di</strong> Benjamin,<br />

al <strong>di</strong> là della ricezione<br />

(«la fama postuma» <strong>di</strong><br />

cui parlava anche Hannah<br />

Arendt) dopo la<br />

sua morte, da suicida,<br />

nel 1940. Un libro che<br />

riesce nei suoi intenti.<br />

Per osservare la foto, in<br />

copertina, e non pensare<br />

solo a un santino.<br />

6 . IL VENERDÌ . 14 LUGLIO <strong>2017</strong>

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