Il Venerdi di Repubblica Luglio 2017

GABBIANI IN VOLO
ALLE ISOLE LOFOTEN
(NORVEGIA). SOTTO,
DA SINISTRA, LO ZOOLOGO
PIERO GENOVESI,
GABBIANI A CACCIA
AI RIFIUTI NELLE STRADE
DI ROMA, ATTACCO
A UN PICCIONE
SULL’ASFALTO GHIACCIATO
DI MILANO, FURTO
SUL TAVOLINO DI UN BAR
IN INGHILTERRA
poi li divora portandoseli in qualche
luogo più riparato». A Venezia, ma anche
a Roma, ormai capita di frequente di assistere
a queste scene per strada.
«Del resto il gabbiano è sempre stato
un predatore, ma normalmente di pesci e
crostacei. La nuova predazione del piccione
– e in alcuni rari casi di piccoli animali
domestici come tartarughe, conigli nani e
MAURIZIO MAULE / FOTOGRAMMA
piccoli cani – non è altro che un formidabile
adattamento all’ambiente urbano».
Perfetto per lui: «Anzitutto per la disponibilità
di cibo, principale fattore dietro il
boom dei gabbiani in molte città italiane
ed europee» spiega Genovesi. «I cassonetti,
con gli scarti alimentari di ristoranti,
pescherie e macellerie, e le discariche – ad
esempio, fino al 2013, quella romana di
GETTY IMAGES
Malagrotta, che era la più grande d’Europa
– permettono ai gabbiani di nutrirsi in
modo regolare e senza sforzo. In più, abituati
a nidificare su scogli e pareti rocciose,
sono particolarmente abili a sfruttare
i palazzi e più in generale le costruzioni
umane per nidificare» osserva Genovesi.
Il gabbiano ha adattato al contesto
urbano anche una curiosa abilità resa
possibile dalla sua maestria nelle manovre
aeree: il clepto-parassitismo, ossia il
furto di cibo – in genere pesci – dalle bocche
degli altri uccelli marini. In città,
questa attitudine si esercita su gelati, focacce
e panini tenuti in mano dai passanti.
«Da noi questo non si vede ancora, ma
in certe città americane, per esempio San
Diego, le caffetterie all’aperto vengono
protette con reti antigabbiano».
Ma che cosa si può fare per difendersi
dall’invasione? «Il controllo delle
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