Il Venerdi di Repubblica Luglio 2017
ECONOMIE OCCHIO ALLO SPORTELLO BANCHE DI NEBBIA E PAROLONI. MA USCIRNE È POSSIBILE di Massimiliano Panarari Una massa di informazioni inutili. Codicilli tanto invisibili quanto determinanti. Un esperto spiega come districarsi nella giungla della finanza fra truffe e salvataggi ANGELO BAGLIONI E LA COPERTINA DI BANCHE DI NEBBIA (UNIVERSITÀ BOCCONI, PP. 158, EURO 16). IN BASSO A DESTRA, MARIO DRAGHI GETTY IMAGES è nebbia in Val Padana, si era usi dire prima che il riscaldamento globale rendesse C’ questa espressione merce rara. Ma il grigio è rimasto, eccome, a livello finanziario. E proprio da questa allegoria atmosferica prende le mosse Banche di nebbia (Università Bocconi editore, pp. 158, euro 16), l’ultimo libro di Angelo Baglioni, professore di Economia politica all’Università Cattolica di Milano e componente della redazione della voce.info. Un volume che dispensa suggerimenti pratici per orientarsi nella giungla della finanza e per sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto al fatto che dai protagonisti principali (banche e autorità finanziarie), arrivino troppo spesso informazioni parziali o poco utili per i nostri investimenti. Quando non si tratta direttamente di truffe e malversazioni, come nella crisi che ha travolto Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza. Per giunta, «la situazione delle banche vene- te è stata gestita male» annota Baglioni. «Dopo molti ritardi e alcuni tentativi falliti, come il fondo Atlante, il governo è stato costretto a cedere alle severe condizioni poste da Banca Intesa, per evitare il bail in (salvataggio interno). Risultato? Gli azionisti hanno perso i loro risparmi e i contribuenti ci metteranno molti soldi. Un bel pasticcio». Nonostante tutto, Baglioni non ci tiene a passare per un nemico del sistema creditizio. «Il mio non è un libro contro le banche» precisa l’economista della Cattolica, «ma nel loro rapporto con la clientela esiste un problema di fondo: quello delle informazioni. Ci sono casi in cui non vengono date. E altri nei quali ne vengono fornite troppe». Perché l’eccesso può rivelarsi altrettanto dannoso della carenza, «come quando si nasconde un dato rilevante immergendolo in un mare di dati inutili. Infine, ci sono i casi in cui le informazioni vengono trasmesse usando termini tecnici, incomprensibili alla stragrande «LA SITUAZIONE VENETA È STATA GESTITA IN RITARDO E MALE. ORA PAGHIAMO GLI SBAGLI» maggioranza delle persone. Danneggiando i clienti e non mettendoli nella condizione migliore per effettuare scelte finanziarie consapevoli». Come, per esempio, non permettere a un investitore di valutare fino in fondo i rischi e facendogli prendere rischi eccessivi. «Oppure non consentendogli di conoscere con chiarezza i costi dei servizi, con la conseguenza di rendere più difficile il confronto tra le offerte delle diverse banche. In sintesi, questo è un modo per ostacolare la concorrenza» ragiona Baglioni. Ma come siamo arrivati al complesso – e caotico – contesto finanziario attuale? «A inizio anni Novanta ci trovavamo ancora in una sorta di “foresta pietrificata”, dove la concorrenza non era di casa. Poi sono sorte le cosiddette “ban- 48 . IL VENERDÌ . 14 LUGLIO 2017
A SINISTRA, UNO SPORTELLO DELLA BANCA POPOLARE DI VICENZA. A DESTRA, LA SEDE DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENA. SOTTO, LA PROTESTA DEI RISPARMIATORI VENETI che universali”, che possono offrire molti prodotti finanziari, e si sono aperte le frontiere, consentendo agli istituti di credito europei di farsi concorrenza tra loro. La maggiore competizione ha progressivamente ridotto il “margine”, ovvero la differenza tra i tassi d’interesse fatti pagare dalle banche ai loro debitori e quelli pagati da loro stessi ai titolari dei depositi. Una nuova situazione che ha generato benefici per i clienti, ma anche una serie di effetti negativi per il sistema creditizio. Per questo le banche hanno reagito sia sul piano dei costi (tagliandoli) che su quello dell’offerta di prodotti. Così ridurre il personale è diventato una priorità che si è affiancata a un secondo obiettivo fondamentale: l’individuazione di nuove fonti di ricavo con l’offerta di servizi di gestione del risparmio (come polizze e fondi comuni) che generano profitto dalle commissioni anziché dagli interessi. In pratica il bancario si è tramutato in un venditore di prodotti finanziari, mentre la clientela è stata obbligata a imparare a orientarsi di fronte a un’offerta sempre più estesa e complicata. E, con l’irruzione catastrofica della crisi finanziaria, la situazione si è fatta ancora più intricata». Ma alla crisi non è seguita una reazione in termini di regolamentazioni più rigidi? «La reazione c’è stata e ha avuto una funzione positiva (come nel caso del rafforzamento patrimoniale previsto dai vari Accordi di Basilea). Tuttavia, i regolamenti europei impongono spesso una struttura farraginosa. Va riconosciuto il fatto che, limitatamente al campo dei fondi comuni, è aumentata la trasparenza grazie all’introduzione del MIRCO TONIOLO/ERREBI / AGF ALEANDRO BIAGIANTI / AGF «A VOLTE LE REGOLE EUROPEE SONO UTILI, ALTRE VOLTE APPESANTISCONO IL SISTEMA» modulo Kiid (Key investor information document): un documento che contiene le informazioni fondamentali sulle caratteristiche di un fondo. A cominciare dai rischi e dai costi. Ma in questo, come in molti gli altri casi, siamo in presenza di un eccesso di tecnicalità di difficile comprensione. Inoltre il Kiid è obbligatorio solo per i fondi comuni, e non per le obbligazioni». E l’Europa, ci aiuta o ci danneggia? «Dipende. A volte la Ue viene in aiuto delle istituzioni di vigilanza nazionali, mentre in altre occasioni le appesantisce. Come con i prospetti informativi che, nati per aiutare i gli investitori, finiscono spesso per tutelare più le banche che i clienti. Mettendo le prime al riparo dai contenziosi legali. Pensi al questionario Mifid (il “profilo di rischio” dell’investitore). Doveva essere uno strumento per garantire a chi investe una perfetta conoscenza dei prodotti finanziari. Invece si è trasformato in un rito al quale ci siamo tutti sottoposti senza capirne bene il significato». Per colpa di chi? «Le responsabilità sono diverse. Da quelle degli intermediari finanziari a quelle delle autorità di vigilanza che, in alcuni casi, avrebbero dovuto vigilare meglio». Siamo davvero a rischio in Italia? «Nel nostro sistema bancario ci sono punti di forza e altri di debolezza. I primi riguardano il patrimonio e le risorse finanziarie liquide (grazie anche alla Bce), mentre i secondi rimandano ai prestiti a soggetti insolventi, ai titoli di Stato in portafoglio e alla bassa redditività. Oltre a questo ci sono stati, purtroppo, casi truffaldini e di manipolazione vera e propria (da Banca Etruria al Monte dei Paschi e alle due popolari venete)». Concludendo? «Nel complesso mi sento moderatamente ottimista. Il sistema bancario italiano è ancora sostanzialmente solido, anche se esistono elementi critici da affrontare in tempi rapidi». ARMANDO DADI / AGF 14 LUGLIO 2017 . IL VENERDÌ . 49
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OCCHIO ALLO SPORTELLO<br />
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DI NEBBIA<br />
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È POSSIBILE<br />
<strong>di</strong> Massimiliano Panarari<br />
Una massa <strong>di</strong> informazioni inutili.<br />
Co<strong>di</strong>cilli tanto invisibili quanto<br />
determinanti. Un esperto spiega<br />
come <strong>di</strong>stricarsi nella giungla<br />
della finanza fra truffe e salvataggi<br />
ANGELO BAGLIONI E LA COPERTINA DI BANCHE<br />
DI NEBBIA (UNIVERSITÀ BOCCONI, PP. 158, EURO 16).<br />
IN BASSO A DESTRA, MARIO DRAGHI<br />
GETTY IMAGES<br />
è nebbia in Val Padana, si era<br />
usi <strong>di</strong>re prima che il riscaldamento<br />
globale rendesse<br />
C’<br />
questa espressione merce<br />
rara. Ma il grigio è rimasto, eccome, a<br />
livello finanziario. E proprio da questa<br />
allegoria atmosferica prende le mosse<br />
Banche <strong>di</strong> nebbia (Università Bocconi<br />
e<strong>di</strong>tore, pp. 158, euro 16), l’ultimo libro<br />
<strong>di</strong> Angelo Baglioni, professore <strong>di</strong> Economia<br />
politica all’Università Cattolica<br />
<strong>di</strong> Milano e componente della redazione<br />
della voce.info.<br />
Un volume che <strong>di</strong>spensa suggerimenti<br />
pratici per orientarsi nella giungla<br />
della finanza e per sensibilizzare l’opinione<br />
pubblica rispetto al fatto che dai<br />
protagonisti principali (banche e autorità<br />
finanziarie), arrivino troppo spesso<br />
informazioni parziali o poco utili per i<br />
nostri investimenti. Quando non si tratta<br />
<strong>di</strong>rettamente <strong>di</strong> truffe e malversazioni,<br />
come nella crisi che ha travolto Veneto<br />
Banca e Banca Popolare <strong>di</strong> Vicenza. Per<br />
giunta, «la situazione delle banche vene-<br />
te è stata gestita male» annota Baglioni.<br />
«Dopo molti ritar<strong>di</strong> e alcuni tentativi<br />
falliti, come il fondo Atlante, il governo è<br />
stato costretto a cedere alle severe con<strong>di</strong>zioni<br />
poste da Banca Intesa, per evitare<br />
il bail in (salvataggio interno). Risultato?<br />
Gli azionisti hanno perso i loro risparmi<br />
e i contribuenti ci metteranno<br />
molti sol<strong>di</strong>. Un bel pasticcio».<br />
Nonostante tutto, Baglioni non ci tiene<br />
a passare per un nemico del sistema<br />
cre<strong>di</strong>tizio. «<strong>Il</strong> mio non è un libro contro le<br />
banche» precisa l’economista della Cattolica,<br />
«ma nel loro rapporto con la clientela<br />
esiste un problema <strong>di</strong> fondo: quello<br />
delle informazioni. Ci sono casi in cui<br />
non vengono date. E altri nei quali ne<br />
vengono fornite troppe».<br />
Perché l’eccesso può rivelarsi altrettanto<br />
dannoso della carenza, «come<br />
quando si nasconde un dato rilevante<br />
immergendolo in un mare <strong>di</strong> dati inutili.<br />
Infine, ci sono i casi in cui le informazioni<br />
vengono trasmesse usando termini<br />
tecnici, incomprensibili alla stragrande<br />
«LA SITUAZIONE<br />
VENETA<br />
È STATA GESTITA<br />
IN RITARDO<br />
E MALE.<br />
ORA PAGHIAMO<br />
GLI SBAGLI»<br />
maggioranza delle<br />
persone. Danneggiando<br />
i clienti<br />
e non mettendoli<br />
nella con<strong>di</strong>zione<br />
migliore per effettuare<br />
scelte finanziarie<br />
consapevoli».<br />
Come, per esempio, non permettere<br />
a un investitore <strong>di</strong> valutare fino in fondo<br />
i rischi e facendogli prendere rischi eccessivi.<br />
«Oppure non consentendogli <strong>di</strong><br />
conoscere con chiarezza i costi dei servizi,<br />
con la conseguenza <strong>di</strong> rendere più<br />
<strong>di</strong>fficile il confronto tra le offerte delle<br />
<strong>di</strong>verse banche. In sintesi, questo è un<br />
modo per ostacolare la concorrenza»<br />
ragiona Baglioni.<br />
Ma come siamo arrivati al complesso<br />
– e caotico – contesto finanziario attuale?<br />
«A inizio anni Novanta ci trovavamo<br />
ancora in una sorta <strong>di</strong> “foresta pietrificata”,<br />
dove la concorrenza non era <strong>di</strong><br />
casa. Poi sono sorte le cosiddette “ban-<br />
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