Il Venerdi di Repubblica Luglio 2017

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GETTY IMAGES
COLLOQUIO DI LAVORO?
CON IL CURRICULUM
NON FATE I FURBETTI
di Valentina Farinaccio
Barare su competenze e capacità
non paga. Lo dimostra uno studio Usa
sulle selezioni di avvocati e insegnanti.
Con una piccola, grande avvertenza...
ii te stesso, prima di tutto. Il
Journal of Applied Psychology
pubblica la ricerca che fi-
S
nalmente mette nero su bianco
quel che ci ripetono fin da bambini:
che più dell’apparire conta l’essere, anche
in fatto di lavoro. A dispetto di ciò che
storicamente si tende a sostenere, ovvero
che quando si cerca un’occupazione bisogna
mostrare solo gli aspetti migliori
di sé per sembrare più attraenti agli occhi
degli intervistatori, lo studio firmato
da Celia Moore (Dipartimento di Management
dell’Università Bocconi) con Sun
Young Lee (University College London),
Kawon Kim (The Hong Kong Polytechnic
University) e Daniel Cable (London Business
School), introduce e fortemente incoraggia
il concetto di autoverifica, cioè
la capacità di presentare se stessi con
precisione, senza, per cominciare, esagerare
le competenze o decantare attitudini
che non si posseggono.
I risultati? Nel primo campione analizzato,
quello composto da insegnanti di
tutto il mondo in cerca di impiego negli
Usa, la probabilità di essere assunti,
laddove è stata evidente la propensione
all’autoverifica, è aumentata dal 51 al 73
per cento. Nel secondo campione, quello
composto da avvocati che fanno domanda
per una posizione nelle forze armate
statunitensi, l’autoverifica ha addirittura
quintuplicato la possibilità di ricevere
un’offerta di lavoro.
A spiegare il perché è Celia Moore: «In
un colloquio di lavoro cerchiamo spesso
di presentarci come perfetti, ma il nostro
studio dimostra che questo istinto è
sbagliato. Gli intervistatori percepiscono
una autorappresentazione troppo
perfetta come inautentica e potenzialmente
sviante».
Umana, Agenzia per il lavoro che ogni
giorno in Italia occupa 22 mila persone,
conferma quanto sostenuto dal team di
studiosi. La presidente, Maria Raffaella
Caprioglio, aggiunge: «Nella vita, come
anche nel lavoro, l’unica unione che funzioni
nel tempo è quella sincera. Un selezionatore
esperto, oggi, se ne accorge
all’istante, quando si mente. E se si bluffa,
già in fase di colloquio, il rapporto di fiducia
salta e quell’incontro fra persone è
destinato a naufragare. I nostri selezionatori
incontrano migliaia di candidati al
giorno: a parità di curriculum e di competenze,
cercano di capire chi siano davvero
queste persone, quali i loro interessi, cosa
li muova e se abbiano voglia di mettersi in
gioco: questo fa la differenza».
La controindicazione, tuttavia, è dietro
l’angolo. Va bene la sincerità, ma a patto
che le competenze siano robustissime. Lo
studio di Moore e company, infatti, sottolinea
il fatto fondamentale: l’autoverifica
funziona solo in caso di candidati di buona
qualità. Per tutti gli altri il rischio è che
peggiori la situazione.
46 . IL VENERDÌ . 14 LUGLIO 2017