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societàinchiestepoliticacronaca<br />
IL DUCE È UNO DI NOI?<br />
I COMUNI SI DIVIDONO<br />
SULLA CITTADINANZA<br />
SIME / SIEPHOTO<br />
dal nostro inviato Paolo Berizzi<br />
Quella onoraria: il fascismo la<br />
impose nel Ventennio. Da allora molti<br />
sindaci l’hanno revocata. Altri no:<br />
«Lasciamola come monito»<br />
ERGAMO. Città che vai, citta<strong>di</strong>nanza<br />
onoraria a Mussolini<br />
che, a volte, trovi. A Berga-<br />
B<br />
mo e ad Aosta c’è ancora; a<br />
Firenze, Torino e Napoli non più. Sarà che<br />
la storia è materia complessa, o forse<br />
sarà che l’Italia è il Paese delle eterne<br />
“fazioni”. E non cre<strong>di</strong>ate che a voler conservare<br />
l’omaggio al Duce sia uno sparuto<br />
manipolo <strong>di</strong> nostalgici del Ventennio.<br />
Tutt’altro. Spesso i <strong>di</strong>fensori più strenui<br />
sono gli amministratori del Pd (o del<br />
centrosinistra in genere).<br />
BERGAMO RAVENNA BOLOGNA<br />
SOPRA, TRE COMUNI CHE CONSERVANO ANCORA LA CITTADINANZA<br />
ONORARIA A BENITO MUSSOLINI (A DESTRA)<br />
E così a 72 anni dalla Liberazione, la<br />
questione è ancora attuale. Ma, a questo<br />
punto, serve un passo in<strong>di</strong>etro. Tra il<br />
1923 e 1924 centinaia <strong>di</strong> città, per celebrare<br />
il primo anno della “rivoluzione<br />
fascista” o l’anniversario dell’inizio<br />
della Grande Guerra, proclamarono<br />
citta<strong>di</strong>no onorario Benito Mussolini.<br />
Nel 1923 lo fecero, tra le altre, Bologna,<br />
Firenze, Ravenna e Napoli. Alcuni Comuni<br />
la conferirono il 23 maggio 1924<br />
(tra questi Aosta, Pisa, Rimini, Sarno);<br />
altri ancora nei giorni precedenti (Torino<br />
l’11, Bergamo e Anzola il 22, Ronchi<br />
dei Legionari il 17). Cenno storico: il 24<br />
maggio ricorreva sì l’anniversario<br />
dell’inizio della Grande Guerra, ma,<br />
soprattutto, si inse<strong>di</strong>ava il nuovo Parlamento,<br />
eletto il 6 aprile con la legge<br />
Acerbo a seguito <strong>di</strong> una campagna elettorale<br />
nella quale i fascisti intimi<strong>di</strong>rono<br />
gli avversari con una serie <strong>di</strong> violenze.<br />
La lettura offerta da molti stu<strong>di</strong>osi è che<br />
GETTYIMAGES<br />
la concessione “in massa” della citta<strong>di</strong>nanza<br />
onoraria a Mussolini, alla vigilia<br />
del 24, potrebbe essere stata coor<strong>di</strong>nata<br />
e pretesa dai vertici del partito fascista<br />
per omaggiare il Duce. Per Nicola Fratoianni,<br />
segretario <strong>di</strong> Sinistra Italiana «fu<br />
uno degli anelli <strong>di</strong> una tragica catena<br />
che portò l’Italia alla catastrofe del fascismo<br />
e della guerra». Sulla questione<br />
onorificenza sì o no - per chiedere una<br />
mappatura dei Comuni che hanno<br />
“sbianchettato” e quelli che non l’hanno<br />
fatto - SI ha presentato un’interrogazione<br />
al ministro dell’Interno Minniti.<br />
Così, proprio per rime<strong>di</strong>are agli “errori”<br />
della storia, decine <strong>di</strong> sindaci hanno<br />
revocato la citta<strong>di</strong>nanza al Duce: Napoli<br />
(che revocò la decisione nel 1944), Firenze,<br />
Torino (nel 2014) , Anzola, Aulla, Fossombrone,<br />
Maenza, Rivoli, Salorno, Termoli,<br />
Torre Pellice. Presto potrebbero<br />
farlo anche Pisa (il via libera finale è<br />
nelle mani del Consiglio comunale) e<br />
Bologna (anche se nel capoluogo emiliano<br />
<strong>di</strong> cancellazione si parla dal 2014,<br />
senza esito). Altri Comuni, invece, hanno<br />
votato contro la revoca: Aosta, Augusta,<br />
Brescia e Ravenna. Sostenendo che si<br />
rischierebbe <strong>di</strong> fare <strong>di</strong>menticare le nefandezze<br />
del fascismo.<br />
Tra i sindaci che non vogliono cancellare<br />
la citta<strong>di</strong>nanza al Duce c’è anche<br />
Giorgio Gori, che guida il centrosinistra<br />
<strong>di</strong> Bergamo dal 2014: «Lasciamola lì<br />
come monito», ha riba<strong>di</strong>to nonostante<br />
le critiche che gli vengono mosse. <strong>Il</strong> vicesindaco<br />
Sergio Gan<strong>di</strong> e il presidente<br />
della Provincia, Matteo Rossi, sono tra<br />
i tanti che chiedono a Gori una scelta <strong>di</strong><br />
segno opposto. Senza esito.<br />
14 LUGLIO <strong>2017</strong> . IL VENERDÌ . 35