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Il Venerdi di Repubblica Luglio 2017

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ESTERI<br />

LA TERRA TREMA<br />

ALAMY / IPA X2<br />

«QUANDO<br />

UN GRANDE<br />

ICEBERG<br />

CADE IN MARE<br />

GENERA SCOSSE<br />

DI MAGNITUDO<br />

4 O ANCHE 5»<br />

po delle erosioni negli strati profon<strong>di</strong><br />

della roccia, provocando smottamenti e<br />

frane» spiega Bernstein. <strong>Il</strong> geologo ricorda<br />

come il vecchio inse<strong>di</strong>amento minerario<br />

<strong>di</strong> Qullissat, 150 chilometri più a<br />

sud, sia stato <strong>di</strong>strutto nel 2000 da onde<br />

alte trenta metri causate da uno tsunami<br />

simile, innescato dal ce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> un’altra<br />

parete sul versante meri<strong>di</strong>onale della<br />

penisola <strong>di</strong> Nuussuaq. «Frane sono<br />

state registrate in tutto il fiordo nel<br />

corso degli ultimi decenni, e non possiamo<br />

sapere se se ne verificheranno altre»<br />

conclude Bernstein.<br />

Per prevenire questo genere <strong>di</strong> incidenti<br />

le autorità locali hanno lavorato<br />

negli ultimi due anni a una mappatura<br />

geologica del fiordo. Ma il rischio resta<br />

alto, come conferma<br />

il capitano<br />

Søren Kjeldsen,<br />

che coor<strong>di</strong>na le<br />

operazioni <strong>di</strong> ricerca<br />

dei <strong>di</strong>spersi<br />

che il Comando<br />

congiunto artico –<br />

SOPRA, LA GEOLOGA<br />

MEREDITH NETTLES<br />

E IL MUSEO<br />

DI UUMMANNAQ.<br />

A SINISTRA, CACCIATORI<br />

INUIT SCARICANO<br />

CARNE DI BUE<br />

MUSCHIATO AL PORTO<br />

DI UUMMANNAQ.<br />

A DESTRA, LE<br />

CONSEGUENZE DEL<br />

TERREMOTO DEL 17<br />

GIUGNO, NELL’AREA<br />

DI NUUGAATSIAQ<br />

momento si trovava con la moglie in barca<br />

all’imboccatura del Karrat fjord, davanti<br />

allo stretto <strong>di</strong> sei chilometri che<br />

separa Nuugaatsiaq dall’isolotto <strong>di</strong>sabitato<br />

<strong>di</strong> Karrat Ø, dove un intero promontorio<br />

è venuto giù. «All’improvviso abbiamo<br />

sentito un forte rumore» continua.<br />

«Dapprima ho pensato si trattasse <strong>di</strong> un<br />

aereo. Poi ho visto una gran nuvola <strong>di</strong><br />

polvere sollevarsi, e ho dato gas per allontanarmi<br />

il più velocemente possibile. <strong>Il</strong><br />

mare ha cominciato ad agitarsi, non ho<br />

mai visto nulla <strong>di</strong> così spaventoso». <strong>Il</strong><br />

pescatore ha fatto in tempo a lanciare un<br />

allarme ra<strong>di</strong>o, e a trovare un riparo prima<br />

che le onde colpissero tutto quello che<br />

incontravano in un raggio <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse decine<br />

<strong>di</strong> chilometri. <strong>Il</strong> bilancio provvisorio<br />

parla <strong>di</strong> 11 case <strong>di</strong>strutte, nove feriti (<strong>di</strong><br />

cui due gravi) e quattro <strong>di</strong>spersi.<br />

<strong>Il</strong> villaggio <strong>di</strong> Nuugaatsiaq, il più settentrionale<br />

degli otto inse<strong>di</strong>amenti del<br />

fiordo, una vecchia stazione baleniera in<br />

declino che contava ancora una quarantina<br />

<strong>di</strong> abitanti, tutti de<strong>di</strong>ti alla pesca con<br />

meto<strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zionali (narvali soprattutto),<br />

<strong>di</strong> fatto non esiste più. Circa duecento<br />

persone sono state evacuate da Nuugaatsiaq<br />

e da altri villaggi colpiti dal maremoto,<br />

come <strong>Il</strong>lorsuit e Niaqornat, e trasferite<br />

a Uummannaq, il porto più grande<br />

della baia, 60 chilometri più a sud. «Non<br />

sappiamo se e quando potranno tornare»<br />

spiega Tobias Berg, uno degli inquirenti,<br />

«perché ancora non conosciamo la causa<br />

<strong>di</strong> questo ce<strong>di</strong>mento, e non possiamo<br />

escludere altri crolli».<br />

Secondo i primi rilevamenti del Geus,<br />

l’Istituto geologico che fa capo al ministero<br />

dell’energia e del clima danese (la<br />

Groenlan<strong>di</strong>a ha una sua autonomia <strong>di</strong><br />

governo ma ricade sotto la sovranità <strong>di</strong><br />

Copenaghen), il cataclisma sarebbe avvenuto<br />

in coincidenza con una scossa <strong>di</strong><br />

terremoto <strong>di</strong> 4,1 gra<strong>di</strong> della scala Richter,<br />

che avrebbe provocato il <strong>di</strong>stacco <strong>di</strong><br />

un’enorme parete rocciosa, una massa<br />

alta mille metri e larga 300, da un fianco<br />

dell’isola <strong>di</strong> Karrat Ø. Un fenomeno che<br />

a giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Stefan Bernstein, il geologo<br />

del Geus che si sta occupando del caso,<br />

sarebbe avvenuto già altre volte in passato<br />

nella stessa area a causa dei cambiamenti<br />

climatici. «Le gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenze<br />

<strong>di</strong> temperature determinano col temil<br />

<strong>di</strong>staccamento della Marina danese che<br />

presi<strong>di</strong>a la Groenlan<strong>di</strong>a – sta portando<br />

avanti senza sosta, nonostante le temperature<br />

vicine allo zero e la nebbia non<br />

lascino molte speranze, con una motovedetta<br />

e <strong>di</strong>versi elicotteri. Perché la frana<br />

ha creato una situazione <strong>di</strong> instabilità<br />

che rischia <strong>di</strong> portare al ce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> un<br />

altro fianco della montagna <strong>di</strong> pari proporzioni.<br />

«Quella montagna bisognerebbe farla<br />

saltare in aria, e lo stesso si dovrebbe<br />

fare con tutti i crinali pericolanti» taglia<br />

corto al telefono Erik Mølle, uno degli<br />

sfollati portati a Uummannaq, che vorrebbe<br />

tornare nella sua casa <strong>di</strong> <strong>Il</strong>lorsuit,<br />

rimasta illesa perché più in<br />

alto rispetto alla costa. Una<br />

soluzione peraltro con<strong>di</strong>visa<br />

da molti qui, ma non dalle autorità.<br />

«Un’esplosione controllata<br />

potrebbe comportare<br />

una serie <strong>di</strong> rischi impreve<strong>di</strong>bili,<br />

creando nuove aree <strong>di</strong> instabilità,<br />

con ulteriori ce<strong>di</strong>menti<br />

anche a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> anni»<br />

si legge in una nota ufficiale.<br />

Anche perché il fenomeno<br />

potrebbe interessare un’area<br />

molto più vasta <strong>di</strong> questa regione remota<br />

della Groenlan<strong>di</strong>a nordorientale.<br />

«Lo scioglimento dei ghiacci artici sta<br />

generando dei terremoti glaciali» sostiene<br />

ad esempio Mere<strong>di</strong>th Nettles, una<br />

scienziata del Lamont-Doherty Earth<br />

Observatory della Columbia University<br />

<strong>di</strong> New York, che da anni stu<strong>di</strong>a i sommovimenti<br />

tellurici del ghiacciaio <strong>di</strong><br />

Helheim, nel Sud-Est della Groenlan<strong>di</strong>a.<br />

«Per farla breve, quando un grande iceberg<br />

si stacca da un ghiacciaio cadendo<br />

in mare, sospinge quest’ultimo in<strong>di</strong>etro,<br />

generando delle scosse <strong>di</strong> magnitudo<br />

anche 4 o 5» spiega. I lastroni <strong>di</strong> ghiaccio<br />

che si sciolgono per il caldo arrivano ad<br />

essere lunghi quattro chilometri, e a pesare<br />

un miliardo <strong>di</strong> tonnellate: da qui la<br />

loro forza d’urto. Finendo in mare, muovono<br />

una massa d’acqua tale da scatenare<br />

uno tsunami. Nell’estate 2013, in neanche<br />

due mesi, la Nettles e altri suoi colleghi<br />

hanno documentato <strong>di</strong>eci terremoti<br />

<strong>di</strong> questo tipo causati da <strong>di</strong>stacchi <strong>di</strong><br />

iceberg dal ghiacciaio <strong>di</strong> Helheim. E la<br />

frequenza <strong>di</strong> questi fenomeni sismici sta<br />

30 . IL VENERDÌ . 14 LUGLIO <strong>2017</strong>

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