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ESTERI<br />
LA TERRA TREMA<br />
ALAMY / IPA X2<br />
«QUANDO<br />
UN GRANDE<br />
ICEBERG<br />
CADE IN MARE<br />
GENERA SCOSSE<br />
DI MAGNITUDO<br />
4 O ANCHE 5»<br />
po delle erosioni negli strati profon<strong>di</strong><br />
della roccia, provocando smottamenti e<br />
frane» spiega Bernstein. <strong>Il</strong> geologo ricorda<br />
come il vecchio inse<strong>di</strong>amento minerario<br />
<strong>di</strong> Qullissat, 150 chilometri più a<br />
sud, sia stato <strong>di</strong>strutto nel 2000 da onde<br />
alte trenta metri causate da uno tsunami<br />
simile, innescato dal ce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> un’altra<br />
parete sul versante meri<strong>di</strong>onale della<br />
penisola <strong>di</strong> Nuussuaq. «Frane sono<br />
state registrate in tutto il fiordo nel<br />
corso degli ultimi decenni, e non possiamo<br />
sapere se se ne verificheranno altre»<br />
conclude Bernstein.<br />
Per prevenire questo genere <strong>di</strong> incidenti<br />
le autorità locali hanno lavorato<br />
negli ultimi due anni a una mappatura<br />
geologica del fiordo. Ma il rischio resta<br />
alto, come conferma<br />
il capitano<br />
Søren Kjeldsen,<br />
che coor<strong>di</strong>na le<br />
operazioni <strong>di</strong> ricerca<br />
dei <strong>di</strong>spersi<br />
che il Comando<br />
congiunto artico –<br />
SOPRA, LA GEOLOGA<br />
MEREDITH NETTLES<br />
E IL MUSEO<br />
DI UUMMANNAQ.<br />
A SINISTRA, CACCIATORI<br />
INUIT SCARICANO<br />
CARNE DI BUE<br />
MUSCHIATO AL PORTO<br />
DI UUMMANNAQ.<br />
A DESTRA, LE<br />
CONSEGUENZE DEL<br />
TERREMOTO DEL 17<br />
GIUGNO, NELL’AREA<br />
DI NUUGAATSIAQ<br />
momento si trovava con la moglie in barca<br />
all’imboccatura del Karrat fjord, davanti<br />
allo stretto <strong>di</strong> sei chilometri che<br />
separa Nuugaatsiaq dall’isolotto <strong>di</strong>sabitato<br />
<strong>di</strong> Karrat Ø, dove un intero promontorio<br />
è venuto giù. «All’improvviso abbiamo<br />
sentito un forte rumore» continua.<br />
«Dapprima ho pensato si trattasse <strong>di</strong> un<br />
aereo. Poi ho visto una gran nuvola <strong>di</strong><br />
polvere sollevarsi, e ho dato gas per allontanarmi<br />
il più velocemente possibile. <strong>Il</strong><br />
mare ha cominciato ad agitarsi, non ho<br />
mai visto nulla <strong>di</strong> così spaventoso». <strong>Il</strong><br />
pescatore ha fatto in tempo a lanciare un<br />
allarme ra<strong>di</strong>o, e a trovare un riparo prima<br />
che le onde colpissero tutto quello che<br />
incontravano in un raggio <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse decine<br />
<strong>di</strong> chilometri. <strong>Il</strong> bilancio provvisorio<br />
parla <strong>di</strong> 11 case <strong>di</strong>strutte, nove feriti (<strong>di</strong><br />
cui due gravi) e quattro <strong>di</strong>spersi.<br />
<strong>Il</strong> villaggio <strong>di</strong> Nuugaatsiaq, il più settentrionale<br />
degli otto inse<strong>di</strong>amenti del<br />
fiordo, una vecchia stazione baleniera in<br />
declino che contava ancora una quarantina<br />
<strong>di</strong> abitanti, tutti de<strong>di</strong>ti alla pesca con<br />
meto<strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zionali (narvali soprattutto),<br />
<strong>di</strong> fatto non esiste più. Circa duecento<br />
persone sono state evacuate da Nuugaatsiaq<br />
e da altri villaggi colpiti dal maremoto,<br />
come <strong>Il</strong>lorsuit e Niaqornat, e trasferite<br />
a Uummannaq, il porto più grande<br />
della baia, 60 chilometri più a sud. «Non<br />
sappiamo se e quando potranno tornare»<br />
spiega Tobias Berg, uno degli inquirenti,<br />
«perché ancora non conosciamo la causa<br />
<strong>di</strong> questo ce<strong>di</strong>mento, e non possiamo<br />
escludere altri crolli».<br />
Secondo i primi rilevamenti del Geus,<br />
l’Istituto geologico che fa capo al ministero<br />
dell’energia e del clima danese (la<br />
Groenlan<strong>di</strong>a ha una sua autonomia <strong>di</strong><br />
governo ma ricade sotto la sovranità <strong>di</strong><br />
Copenaghen), il cataclisma sarebbe avvenuto<br />
in coincidenza con una scossa <strong>di</strong><br />
terremoto <strong>di</strong> 4,1 gra<strong>di</strong> della scala Richter,<br />
che avrebbe provocato il <strong>di</strong>stacco <strong>di</strong><br />
un’enorme parete rocciosa, una massa<br />
alta mille metri e larga 300, da un fianco<br />
dell’isola <strong>di</strong> Karrat Ø. Un fenomeno che<br />
a giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Stefan Bernstein, il geologo<br />
del Geus che si sta occupando del caso,<br />
sarebbe avvenuto già altre volte in passato<br />
nella stessa area a causa dei cambiamenti<br />
climatici. «Le gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenze<br />
<strong>di</strong> temperature determinano col temil<br />
<strong>di</strong>staccamento della Marina danese che<br />
presi<strong>di</strong>a la Groenlan<strong>di</strong>a – sta portando<br />
avanti senza sosta, nonostante le temperature<br />
vicine allo zero e la nebbia non<br />
lascino molte speranze, con una motovedetta<br />
e <strong>di</strong>versi elicotteri. Perché la frana<br />
ha creato una situazione <strong>di</strong> instabilità<br />
che rischia <strong>di</strong> portare al ce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> un<br />
altro fianco della montagna <strong>di</strong> pari proporzioni.<br />
«Quella montagna bisognerebbe farla<br />
saltare in aria, e lo stesso si dovrebbe<br />
fare con tutti i crinali pericolanti» taglia<br />
corto al telefono Erik Mølle, uno degli<br />
sfollati portati a Uummannaq, che vorrebbe<br />
tornare nella sua casa <strong>di</strong> <strong>Il</strong>lorsuit,<br />
rimasta illesa perché più in<br />
alto rispetto alla costa. Una<br />
soluzione peraltro con<strong>di</strong>visa<br />
da molti qui, ma non dalle autorità.<br />
«Un’esplosione controllata<br />
potrebbe comportare<br />
una serie <strong>di</strong> rischi impreve<strong>di</strong>bili,<br />
creando nuove aree <strong>di</strong> instabilità,<br />
con ulteriori ce<strong>di</strong>menti<br />
anche a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> anni»<br />
si legge in una nota ufficiale.<br />
Anche perché il fenomeno<br />
potrebbe interessare un’area<br />
molto più vasta <strong>di</strong> questa regione remota<br />
della Groenlan<strong>di</strong>a nordorientale.<br />
«Lo scioglimento dei ghiacci artici sta<br />
generando dei terremoti glaciali» sostiene<br />
ad esempio Mere<strong>di</strong>th Nettles, una<br />
scienziata del Lamont-Doherty Earth<br />
Observatory della Columbia University<br />
<strong>di</strong> New York, che da anni stu<strong>di</strong>a i sommovimenti<br />
tellurici del ghiacciaio <strong>di</strong><br />
Helheim, nel Sud-Est della Groenlan<strong>di</strong>a.<br />
«Per farla breve, quando un grande iceberg<br />
si stacca da un ghiacciaio cadendo<br />
in mare, sospinge quest’ultimo in<strong>di</strong>etro,<br />
generando delle scosse <strong>di</strong> magnitudo<br />
anche 4 o 5» spiega. I lastroni <strong>di</strong> ghiaccio<br />
che si sciolgono per il caldo arrivano ad<br />
essere lunghi quattro chilometri, e a pesare<br />
un miliardo <strong>di</strong> tonnellate: da qui la<br />
loro forza d’urto. Finendo in mare, muovono<br />
una massa d’acqua tale da scatenare<br />
uno tsunami. Nell’estate 2013, in neanche<br />
due mesi, la Nettles e altri suoi colleghi<br />
hanno documentato <strong>di</strong>eci terremoti<br />
<strong>di</strong> questo tipo causati da <strong>di</strong>stacchi <strong>di</strong><br />
iceberg dal ghiacciaio <strong>di</strong> Helheim. E la<br />
frequenza <strong>di</strong> questi fenomeni sismici sta<br />
30 . IL VENERDÌ . 14 LUGLIO <strong>2017</strong>