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Il Venerdi di Repubblica Luglio 2017

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ESTERI<br />

I POSTER PROGRESSO I<br />

ROTTERDAM AL BACIO.<br />

IL SINDACO MUSULMANO<br />

CONTRO I PREGIUDIZI<br />

Un bacio, tra persone <strong>di</strong> religioni<br />

<strong>di</strong>verse o tra persone dello<br />

stesso sesso, ma sempre per riba<strong>di</strong>re<br />

il no ai matrimoni forzati.<br />

Ha scatenato polemiche, come<br />

era nell’intenzione per l’impatto<br />

visivo, la campagna che il<br />

Comune <strong>di</strong> Rotterdam ha organizzato<br />

per sensibilizzare i suoi<br />

abitanti sulla pratica dei matrimoni<br />

forzati.<br />

L’obiettivo, anche se non <strong>di</strong>chiarato,<br />

era quello <strong>di</strong> rivolgersi<br />

in particolare alle migliaia <strong>di</strong><br />

citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> origine<br />

straniera. Ed è così<br />

che sono comparsi, in<br />

50 punti <strong>di</strong> Rotterdam,<br />

poster in cui –<br />

sullo sfondo del ponte<br />

Erasmus, simbolo<br />

della città – campeggia<br />

il bacio tra una<br />

ragazza musulmana<br />

velata e un ragazzo<br />

ebreo con la kippah in<br />

testa. Oppure tra due<br />

ragazze, una vestita<br />

all’occidentale e l’altra<br />

con abiti che ricordano<br />

quelli in<strong>di</strong>ani.<br />

A lanciare la campagna<br />

è stato l’assessore<br />

all’Integrazione, Ronald<br />

Schneider, capogruppo in Comune<br />

del partito populista Leefbaar<br />

Rotterdam, con il sostegno<br />

del Partito per la libertà <strong>di</strong><br />

Geert Wilders. L’iniziativa ha<br />

raccolto l’appoggio <strong>di</strong> due importanti<br />

associazioni che si<br />

battono per la <strong>di</strong>fesa dei <strong>di</strong>ritti<br />

femminili, Dona Daria e Donne<br />

per la libertà. Di quest’ultima<br />

sigla è fondatrice Shirin Musa,<br />

nata in Pakistan e citta<strong>di</strong>na<br />

olandese, simbolo delle battaglie<br />

per le libertà civili delle<br />

SOPRA, UN BACIO<br />

TRA UNA MUSULMANA<br />

E UN EBREO,<br />

FOTO SIMBOLO<br />

DELLA CAMPAGNA<br />

DI ROTTERDAM<br />

CONTRO I MATRIMONI<br />

FORZATI<br />

donne musulmane, dopo quella<br />

da lei stessa combattuta con il<br />

marito che si era rifiutato <strong>di</strong><br />

concederle il <strong>di</strong>vorzio islamico.<br />

Critica invece la consigliera<br />

comunale laburista Fatima Talbi,<br />

<strong>di</strong> origini marocchine: «Quei<br />

manifesti fanno più male che<br />

bene». Rotterdam, città natale<br />

<strong>di</strong> quell’Erasmo padre dell’Umanesimo<br />

cristiano, viene<br />

guardata come in<strong>di</strong>catore del<br />

grado <strong>di</strong> tolleranza nei Paesi<br />

Bassi, con quasi la metà della<br />

sua popolazione <strong>di</strong><br />

origine straniera. È<br />

stata la prima grande<br />

città europea ad<br />

aver eletto, nel 2009,<br />

un sindaco musulmano,<br />

il laburista Ahmed<br />

Aboutaleb, nato in Marocco e<br />

ancora in carica, che oggi è<br />

schierato per la tolleranza zero<br />

verso l’estremismo religioso.<br />

Questa campagna, a detta<br />

degli organizzatori, vuole mostrare<br />

il volto laico e non confessionale<br />

della città, ma le<br />

polemiche che hanno seguito<br />

l’affissione dei manifesti <strong>di</strong>mostrano<br />

che l’integrazione non è<br />

facile neppure in una realtà<br />

come Rotterdam.<br />

(simona verrazzo)<br />

FOLLOW<br />

THE PEOPLE<br />

PIETRO VERONESE<br />

Basta immigrati?<br />

Sono troppi?<br />

Chiedete all’Uganda<br />

governi dell’Europa sono<br />

I impegnati in un <strong>di</strong>battito sempre<br />

più aspro su come ripartire<br />

il carico <strong>di</strong> rifugiati e migranti che<br />

continuano incessanti ad affluire verso<br />

il territorio del continente. E su come<br />

eventualmente ridurlo, magari fino a<br />

bloccarlo. Nelle opinioni pubbliche cresce<br />

il numero <strong>di</strong> quanti <strong>di</strong>cono “basta”.<br />

Eppure c’è un Paese al mondo che<br />

da solo ha aperto le sue porte a più<br />

fuggiaschi <strong>di</strong> quanti ne abbia ufficialmente<br />

accolti l’intera Europa comunitaria<br />

nell’intero anno 2016. Un Paese<br />

decisamente povero, con un red<strong>di</strong>to pro<br />

capite <strong>di</strong> circa trenta volte inferiore a<br />

quello tedesco. Un Paese già densamente<br />

popolato (metà dell’Italia, ma una volta<br />

e mezzo più della Francia). Un Paese<br />

sostanzialmente agricolo e privo <strong>di</strong> mezzi.<br />

Questo Paese è l’Uganda, che<br />

attualmente detiene il record<br />

continentale <strong>di</strong> rifugiati all’interno<br />

dei propri confini: sono un milione<br />

e 200 mila, uno ogni 30 ugandesi.<br />

Come se i barconi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sperati che<br />

attraversano il Me<strong>di</strong>terraneo avessero<br />

rovesciato in un anno sulle nostre<br />

coste due milioni <strong>di</strong> persone. Questa<br />

emergenza è dovuta alla guerra civile<br />

in Sud Sudan, Paese che confina a nord<br />

con l’Uganda. L’effetto combinato<br />

<strong>di</strong> violenze inenarrabili contro gli abitanti<br />

dei villaggi e <strong>di</strong> una feroce carestia<br />

costringe chi può a scappare.<br />

L’Uganda lascia entrare, consapevole<br />

che si tratta <strong>di</strong> una questione <strong>di</strong> vita<br />

o <strong>di</strong> morte. A fine giugno si è tenuta<br />

a Kampala una conferenza internazionale<br />

sotto egida Onu per raccogliere fon<strong>di</strong>.<br />

La richiesta era <strong>di</strong> due miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> dollari.<br />

I donatori ne hanno promessi<br />

appena 358 milioni. Ma nessuno<br />

ha parlato <strong>di</strong> cacciare i rifugiati.<br />

26 . IL VENERDÌ . 14 LUGLIO <strong>2017</strong>

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