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uesta storia dell’hamburger<br />
tecnologico mi ricorda una<br />
«Q<br />
barzelletta che circolava in<br />
Germania durante la guerra.<br />
Gli scienziati del Reich scoprono un sistema<br />
per ricavare il burro dagli escrementi<br />
umani: viene costruito un enorme<br />
stabilimento con centinaia <strong>di</strong> operai e<br />
Hitler arriva in pompa magna a inaugurarlo.<br />
Tutto orgoglioso, il <strong>di</strong>rettore gli<br />
mostra un panetto <strong>di</strong> burro in<strong>di</strong>stinguibile<br />
da quello originale. Hitler lo assaggia<br />
e la sua reazione è quasi intimi<strong>di</strong>ta: “Herr<br />
Direktor, io non sono un tecnico ma, come<br />
<strong>di</strong>re, a me pare proprio che sappia <strong>di</strong><br />
merda”. E l’altro: “Mein Führer, c’è ancora<br />
qualche dettaglio da perfezionare...”.<br />
Non vorrei che anche con la carne sintetica<br />
fossimo a questo punto».<br />
Franco Car<strong>di</strong>ni, tra i massimi storici<br />
del Me<strong>di</strong>oevo, è appassionato <strong>di</strong> gastronomia.<br />
Nella raccolta <strong>di</strong> racconti L’appetito<br />
dell’imperatore (Mondadori) si è <strong>di</strong>-<br />
vertito a ricostruire i pasti <strong>di</strong> famosi<br />
personaggi del passato. E alle magnifiche<br />
sorti e progressive dell’industria alimentare<br />
oppone il sano scetticismo dello<br />
stu<strong>di</strong>oso: «Aspetto che ad assaggiare<br />
l’hamburger sintetico sia il mio amico<br />
Fabio Picchi, lo chef del Cibreo <strong>di</strong> Firenze;<br />
se <strong>di</strong>ce che è quasi uguale alla chianina<br />
mi fido». Car<strong>di</strong>ni però sa benissimo che il<br />
cibo è un motore della Storia, causa <strong>di</strong><br />
giganteschi sconvolgimenti geopolitici e<br />
culturali. «In fondo il vecchio Feuerbach<br />
aveva ragione, l’uomo è ciò che mangia».<br />
Professore, l’ultima grande rivoluzione<br />
alimentare è quella che seguì la<br />
scoperta dell’America...<br />
«Fu un processo graduale: all’inizio<br />
piante come il pomodoro in Europa erano<br />
considerate ornamentali. Ma poi, nell’arco<br />
<strong>di</strong> un secolo, le patate sostituirono le<br />
rape nella <strong>di</strong>eta quoti<strong>di</strong>ana dei<br />
conta<strong>di</strong>ni, il mais integrò il<br />
frumento, le colture americane<br />
si imposero in tutta Europa.<br />
E la salvarono dalla carestia».<br />
Gli scienziati americani <strong>di</strong>cono<br />
che eliminare la carne<br />
è essenziale per salvare il<br />
mondo dal cambiamento<br />
climatico e sfamare <strong>di</strong>eci<br />
miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> persone.<br />
«<strong>Il</strong> problema esiste, certo.<br />
Ma ricor<strong>di</strong>amoci che questi<br />
non sono benefattori. Le multinazionali<br />
hanno tutto l’interesse<br />
a vendere cari i brevetti<br />
e tenere alti i prezzi. Sono <strong>di</strong>namiche<br />
che già adesso colpiscono<br />
il continente africano, mandando<br />
in rovina tante persone, che poi sono costrette<br />
a emigrare. E ancora non conosciamo<br />
bene che effetti potrebbe avere una<br />
<strong>di</strong>eta prolungata a base <strong>di</strong> Ogm».<br />
Che cosa scomparirebbe se smettessimo<br />
<strong>di</strong> mangiare carne?<br />
«Di sicuro tanti animali domestici rischiano<br />
l’estinzione. Certo non cani e<br />
gatti; ma il povero maiale, già sotto tiro<br />
per i tabù religiosi e per il presunto eccesso<br />
<strong>di</strong> colesterolo? Con gli animali poi sono<br />
a rischio certi mestieri tra<strong>di</strong>zionali, penso<br />
ad esempio all’artigianato del cuoio. Probabilmente<br />
resterà una produzione <strong>di</strong><br />
nicchia, per privilegiati o tra<strong>di</strong>zionalisti».<br />
E così la carne tornerà a essere un<br />
GETTY IMAGES<br />
«IN FONDO<br />
AVEVA RAGIONE<br />
IL VECCHIO<br />
FEUERBACH:<br />
L’UOMO<br />
È CIÒ CHE<br />
MANGIA»<br />
alimento per ricchi, come è stata per<br />
buona parte della storia.<br />
«Nel Rinascimento la <strong>di</strong>eta dei nobili<br />
era quasi tutta carnivora, cacciagione<br />
soprattutto: ecco perché poi gli veniva la<br />
gotta. I poveri mangiavano carne solo<br />
quando il bue che tirava l’aratro moriva<br />
<strong>di</strong> vecchiaia. Ed era naturalmente, durissimo,<br />
veniva bollito con ossa e tutto».<br />
Ma sono mai esistite società completamente<br />
vegetariane?<br />
«Direi <strong>di</strong> no: persino nel buddhismo la<br />
questione è controversa, tanto che secondo<br />
alcune versioni Siddharta Gautama, il<br />
Buddha storico, morì a ottant’anni per<br />
aver mangiato troppa carne <strong>di</strong> maiale o <strong>di</strong><br />
montone. In Europa, se esclu<strong>di</strong>amo qualche<br />
filosofo un po’ lunatico, ci si asteneva<br />
dalla carne solo per mortificazione religiosa:<br />
gli eretici Catari erano praticamente<br />
vegani, così come i loro gran<strong>di</strong><br />
nemici, i monaci cistercensi.<br />
La rinuncia alla carne in nome<br />
del salutismo non compare<br />
prima del Sette-Ottocento, e mi<br />
sembra una hybris tipica dei<br />
nostri tempi, in cui ci si illude<br />
<strong>di</strong> poter rimuovere del tutto la<br />
malattia, la vecchiaia, la morte.<br />
Poi sulla salute non ci sono mai<br />
certezze. Come <strong>di</strong>ce Woody Allen,<br />
quello che prima faceva<br />
bene oggi fa male: il latte, la<br />
carne, il sole, l’università... ».<br />
Insomma, lei invita ad andarci<br />
cauti.<br />
«Dico solo che mi pare un<br />
po’ presto sia per gridare alla<br />
soluzione dei problemi ambientali sia per<br />
mettersi in gramaglie per la per<strong>di</strong>ta della<br />
bistecca. Poi ogni epoca ha il suo Botticelli,<br />
il suo Van Gogh: ci sarà un pittore capace<br />
<strong>di</strong> immortalare la bellezza dei campi <strong>di</strong><br />
colza, un musicista che canterà la soia<br />
come la canzone napoletana ha celebrato<br />
il pomodoro sulla pizza. Nel Cinquecento<br />
naturalmente a nessuno venne in mente<br />
che la cultura della rapa stava sparendo,<br />
oggi però stiamo attenti a preservare persino<br />
i più oscuri canti alpini, forse dovremo<br />
fare lo stesso anche per il prosciutto o<br />
il bollito. Forse i miei nipoti vedranno<br />
l’alba dell’era vegetariana. Io, a 76 anni,<br />
sono abbastanza tranquillo: qualche altra<br />
fiorentina riuscirò a farmela».<br />
14 LUGLIO <strong>2017</strong> . IL VENERDÌ . 19