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Il Venerdi di Repubblica Luglio 2017

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uesta storia dell’hamburger<br />

tecnologico mi ricorda una<br />

«Q<br />

barzelletta che circolava in<br />

Germania durante la guerra.<br />

Gli scienziati del Reich scoprono un sistema<br />

per ricavare il burro dagli escrementi<br />

umani: viene costruito un enorme<br />

stabilimento con centinaia <strong>di</strong> operai e<br />

Hitler arriva in pompa magna a inaugurarlo.<br />

Tutto orgoglioso, il <strong>di</strong>rettore gli<br />

mostra un panetto <strong>di</strong> burro in<strong>di</strong>stinguibile<br />

da quello originale. Hitler lo assaggia<br />

e la sua reazione è quasi intimi<strong>di</strong>ta: “Herr<br />

Direktor, io non sono un tecnico ma, come<br />

<strong>di</strong>re, a me pare proprio che sappia <strong>di</strong><br />

merda”. E l’altro: “Mein Führer, c’è ancora<br />

qualche dettaglio da perfezionare...”.<br />

Non vorrei che anche con la carne sintetica<br />

fossimo a questo punto».<br />

Franco Car<strong>di</strong>ni, tra i massimi storici<br />

del Me<strong>di</strong>oevo, è appassionato <strong>di</strong> gastronomia.<br />

Nella raccolta <strong>di</strong> racconti L’appetito<br />

dell’imperatore (Mondadori) si è <strong>di</strong>-<br />

vertito a ricostruire i pasti <strong>di</strong> famosi<br />

personaggi del passato. E alle magnifiche<br />

sorti e progressive dell’industria alimentare<br />

oppone il sano scetticismo dello<br />

stu<strong>di</strong>oso: «Aspetto che ad assaggiare<br />

l’hamburger sintetico sia il mio amico<br />

Fabio Picchi, lo chef del Cibreo <strong>di</strong> Firenze;<br />

se <strong>di</strong>ce che è quasi uguale alla chianina<br />

mi fido». Car<strong>di</strong>ni però sa benissimo che il<br />

cibo è un motore della Storia, causa <strong>di</strong><br />

giganteschi sconvolgimenti geopolitici e<br />

culturali. «In fondo il vecchio Feuerbach<br />

aveva ragione, l’uomo è ciò che mangia».<br />

Professore, l’ultima grande rivoluzione<br />

alimentare è quella che seguì la<br />

scoperta dell’America...<br />

«Fu un processo graduale: all’inizio<br />

piante come il pomodoro in Europa erano<br />

considerate ornamentali. Ma poi, nell’arco<br />

<strong>di</strong> un secolo, le patate sostituirono le<br />

rape nella <strong>di</strong>eta quoti<strong>di</strong>ana dei<br />

conta<strong>di</strong>ni, il mais integrò il<br />

frumento, le colture americane<br />

si imposero in tutta Europa.<br />

E la salvarono dalla carestia».<br />

Gli scienziati americani <strong>di</strong>cono<br />

che eliminare la carne<br />

è essenziale per salvare il<br />

mondo dal cambiamento<br />

climatico e sfamare <strong>di</strong>eci<br />

miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> persone.<br />

«<strong>Il</strong> problema esiste, certo.<br />

Ma ricor<strong>di</strong>amoci che questi<br />

non sono benefattori. Le multinazionali<br />

hanno tutto l’interesse<br />

a vendere cari i brevetti<br />

e tenere alti i prezzi. Sono <strong>di</strong>namiche<br />

che già adesso colpiscono<br />

il continente africano, mandando<br />

in rovina tante persone, che poi sono costrette<br />

a emigrare. E ancora non conosciamo<br />

bene che effetti potrebbe avere una<br />

<strong>di</strong>eta prolungata a base <strong>di</strong> Ogm».<br />

Che cosa scomparirebbe se smettessimo<br />

<strong>di</strong> mangiare carne?<br />

«Di sicuro tanti animali domestici rischiano<br />

l’estinzione. Certo non cani e<br />

gatti; ma il povero maiale, già sotto tiro<br />

per i tabù religiosi e per il presunto eccesso<br />

<strong>di</strong> colesterolo? Con gli animali poi sono<br />

a rischio certi mestieri tra<strong>di</strong>zionali, penso<br />

ad esempio all’artigianato del cuoio. Probabilmente<br />

resterà una produzione <strong>di</strong><br />

nicchia, per privilegiati o tra<strong>di</strong>zionalisti».<br />

E così la carne tornerà a essere un<br />

GETTY IMAGES<br />

«IN FONDO<br />

AVEVA RAGIONE<br />

IL VECCHIO<br />

FEUERBACH:<br />

L’UOMO<br />

È CIÒ CHE<br />

MANGIA»<br />

alimento per ricchi, come è stata per<br />

buona parte della storia.<br />

«Nel Rinascimento la <strong>di</strong>eta dei nobili<br />

era quasi tutta carnivora, cacciagione<br />

soprattutto: ecco perché poi gli veniva la<br />

gotta. I poveri mangiavano carne solo<br />

quando il bue che tirava l’aratro moriva<br />

<strong>di</strong> vecchiaia. Ed era naturalmente, durissimo,<br />

veniva bollito con ossa e tutto».<br />

Ma sono mai esistite società completamente<br />

vegetariane?<br />

«Direi <strong>di</strong> no: persino nel buddhismo la<br />

questione è controversa, tanto che secondo<br />

alcune versioni Siddharta Gautama, il<br />

Buddha storico, morì a ottant’anni per<br />

aver mangiato troppa carne <strong>di</strong> maiale o <strong>di</strong><br />

montone. In Europa, se esclu<strong>di</strong>amo qualche<br />

filosofo un po’ lunatico, ci si asteneva<br />

dalla carne solo per mortificazione religiosa:<br />

gli eretici Catari erano praticamente<br />

vegani, così come i loro gran<strong>di</strong><br />

nemici, i monaci cistercensi.<br />

La rinuncia alla carne in nome<br />

del salutismo non compare<br />

prima del Sette-Ottocento, e mi<br />

sembra una hybris tipica dei<br />

nostri tempi, in cui ci si illude<br />

<strong>di</strong> poter rimuovere del tutto la<br />

malattia, la vecchiaia, la morte.<br />

Poi sulla salute non ci sono mai<br />

certezze. Come <strong>di</strong>ce Woody Allen,<br />

quello che prima faceva<br />

bene oggi fa male: il latte, la<br />

carne, il sole, l’università... ».<br />

Insomma, lei invita ad andarci<br />

cauti.<br />

«Dico solo che mi pare un<br />

po’ presto sia per gridare alla<br />

soluzione dei problemi ambientali sia per<br />

mettersi in gramaglie per la per<strong>di</strong>ta della<br />

bistecca. Poi ogni epoca ha il suo Botticelli,<br />

il suo Van Gogh: ci sarà un pittore capace<br />

<strong>di</strong> immortalare la bellezza dei campi <strong>di</strong><br />

colza, un musicista che canterà la soia<br />

come la canzone napoletana ha celebrato<br />

il pomodoro sulla pizza. Nel Cinquecento<br />

naturalmente a nessuno venne in mente<br />

che la cultura della rapa stava sparendo,<br />

oggi però stiamo attenti a preservare persino<br />

i più oscuri canti alpini, forse dovremo<br />

fare lo stesso anche per il prosciutto o<br />

il bollito. Forse i miei nipoti vedranno<br />

l’alba dell’era vegetariana. Io, a 76 anni,<br />

sono abbastanza tranquillo: qualche altra<br />

fiorentina riuscirò a farmela».<br />

14 LUGLIO <strong>2017</strong> . IL VENERDÌ . 19

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