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COPERTINA<br />
PANINO GIUSTO<br />
LA MISSIONE<br />
DI IMPOSSIBLE<br />
FOOD: FARE<br />
LA CARNE<br />
DALLE PIANTE<br />
SENZA PASSARE<br />
PER I BOVINI<br />
nata, domani sarà una fettina <strong>di</strong> pollo, un<br />
filetto <strong>di</strong> pesce, una bistecca. D’altronde,<br />
insiste il fondatore con le metafore ingegneristiche<br />
che fanno tanto Silicon Valley,<br />
«il treno correva quanto il cavallo, prima<br />
<strong>di</strong> superarlo. Ora noi siamo alla pari con<br />
le mucche, con la <strong>di</strong>fferenza che miglioriamo<br />
ogni giorno». Nonostante la scritta<br />
sulla maglietta, o forse proprio per quella,<br />
nihil impossibile volenti.<br />
Ma qual è la grande novità <strong>di</strong> questa<br />
svizzerina hi-tech che ha convinto Bill<br />
Gates, Google Ventures e Khosla Ventures,<br />
ovvero la crema del capitale <strong>di</strong> rischio,<br />
a investirci milioni e ad autorizzare<br />
impegnative analogie me<strong>di</strong>atiche<br />
(«La Tesla del cibo»),<br />
al punto da<br />
calamitare per la<br />
<strong>di</strong>mostrazione<br />
o<strong>di</strong>erna eccitate<br />
troupe fino dal<br />
Giappone e dalla<br />
Corea del Sud?<br />
Perché la storia<br />
tristanzuola degli<br />
hamburger vegetali non comincia oggi.<br />
L’inventore, a quanto pare, è il ristoratore<br />
lon<strong>di</strong>nese Gregory Sams, un quasi<br />
perfetto omofono del protagonista della<br />
Metamorfosi <strong>di</strong> Kafka, che li ha serviti<br />
EDWOOD CITY (California).<br />
Ho mangiato il futuro e mi ha<br />
R lasciato uno strano retrogusto.<br />
Ma niente spoiler, ogni<br />
cosa a suo tempo. Parliamo <strong>di</strong> hamburger,<br />
il sinonimo universale <strong>di</strong> cibo americano.<br />
La carne saporita che costa poco al consumatore<br />
e molto al Pianeta, tra acqua e<br />
terra che servono per pascere le mucche<br />
e il metano che infine fatalmente emettono.<br />
«Una tecnologia preistorica» la definisce<br />
sdegnoso Pat Brown, sessantaduenne<br />
asciuttissimo con t-shirt nera, jeans e<br />
sneakers, mentre illustra a un manipolo<br />
internazionale <strong>di</strong> giornalisti la sua alternativa<br />
aggiornata. D’altronde, come fa<br />
notare un’altra scienziata <strong>di</strong> Impossible<br />
Food, «le mucche sono fatte <strong>di</strong> piante, le<br />
piante <strong>di</strong> cui si cibano» e lì loro stanno<br />
solo tentando <strong>di</strong> «eliminare una colossale<br />
inefficienza. Ovvero <strong>di</strong> fare la carne<br />
dalle piante, senza passare dai bovini».<br />
Che detta così non fa una piega, al netto<br />
<strong>di</strong> un brivi<strong>di</strong>no Frankenstein a cui probabilmente<br />
dovremo fare il callo. L’intuizione<br />
dello Steve Jobs del cibo (anche gli<br />
occhiali sono molto simili) è che ogni<br />
alimento si può retroingegnerizzare, ovvero<br />
smontare, ridurre ai minimi termini<br />
e quin<strong>di</strong> rimontare una volta che si è capito<br />
come funziona. Oggi è la carne maciper<br />
la prima volta nel ‘71 nel suo locale.<br />
Poi, declinati in innumerevoli varietà,<br />
espugnando ad<strong>di</strong>rittura Burger King e<br />
McDonald’s, hanno conquistato piazzamenti<br />
anche nei menù <strong>di</strong> tante nostre<br />
trattorie. Però quelli, <strong>di</strong> tofu, <strong>di</strong> seitan,<br />
<strong>di</strong> lenticchie pressate, non provavano a<br />
sembrare altro da quel che erano. L’Impossible<br />
Burger ambisce invece a essere<br />
in<strong>di</strong>stinguibile: quanto a consistenza,<br />
sapore, odore, sfrigolio mentre lo cuoci<br />
in padella e sangue che sprizza quando<br />
lo addenti. Un programma ambizioso.<br />
Gli ingre<strong>di</strong>enti, una decina, sono allineati<br />
sul tavolo <strong>di</strong> una saletta senza finestre.<br />
Li illustrerà Celeste Holz-Schietinger,<br />
dottorata in chimica a Santa Barbara<br />
(l’organigramma aziendale sarebbe tranquillamente<br />
sovrapponibile al corpo docente<br />
<strong>di</strong> una buona/ottima facoltà) e capa<br />
della cruciale <strong>di</strong>visione “sapore”. I loro<br />
hamburger devono essere, in uno slogan<br />
che tornerà spesso, «deliziosi senza compromessi».<br />
<strong>Il</strong> livello «buoni per essere<br />
vegetali» non lo prendono neanche in<br />
considerazione. <strong>Il</strong> primo ingre<strong>di</strong>ente, in<strong>di</strong>spensabile<br />
per la consistenza masticosa,<br />
sono le proteine estratte dalle patate<br />
e dal grano, che si presentano come un<br />
trito <strong>di</strong> me<strong>di</strong>e <strong>di</strong>mensioni. Fondamentale<br />
per il sapore è invece l’eme, la parte dell’e-<br />
IL SONETTO<br />
SOPRA LA SCIENZIATA CELESTE<br />
HOLZ-SCHIETINGER HA APPENA<br />
ASSEMBLATO UN HAMBURGER.<br />
A DESTRA, PAT BROWN,<br />
EX DOCENTE A STANFORD,<br />
POI FONDATORE<br />
E AMMINISTRATORE DELEGATO<br />
DI IMPOSSIBLE FOOD<br />
<strong>di</strong> Gianni Mura<br />
Son bravi gli scienziati negli States:<br />
l’hamburger è composto da ra<strong>di</strong>ci,<br />
cocco e legumi. Tu cosa ne <strong>di</strong>ci?<br />
Ci hanno investito Google e Bill Gates.<br />
Fast food no, neanche slow, pare impossibile.<br />
Ad<strong>di</strong>o al latte delle nostre malghe,<br />
faranno il formaggio con le alghe,<br />
un cibo ambientalmente sostenibile.<br />
Ovviamente c’è un prezzo da pagare:<br />
l’hamburger non è buono e costa tanto,<br />
ma quel che conta è seguir la scienza.<br />
Palato e pancia no, ma la coscienza<br />
è sod<strong>di</strong>sfatta. Per il resto, un pianto.<br />
Anche la pizza è da riprogettare.<br />
16 . IL VENERDÌ . 14 LUGLIO <strong>2017</strong>