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Il Venerdi di Repubblica Luglio 2017

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COPERTINA<br />

PANINO GIUSTO<br />

LA MISSIONE<br />

DI IMPOSSIBLE<br />

FOOD: FARE<br />

LA CARNE<br />

DALLE PIANTE<br />

SENZA PASSARE<br />

PER I BOVINI<br />

nata, domani sarà una fettina <strong>di</strong> pollo, un<br />

filetto <strong>di</strong> pesce, una bistecca. D’altronde,<br />

insiste il fondatore con le metafore ingegneristiche<br />

che fanno tanto Silicon Valley,<br />

«il treno correva quanto il cavallo, prima<br />

<strong>di</strong> superarlo. Ora noi siamo alla pari con<br />

le mucche, con la <strong>di</strong>fferenza che miglioriamo<br />

ogni giorno». Nonostante la scritta<br />

sulla maglietta, o forse proprio per quella,<br />

nihil impossibile volenti.<br />

Ma qual è la grande novità <strong>di</strong> questa<br />

svizzerina hi-tech che ha convinto Bill<br />

Gates, Google Ventures e Khosla Ventures,<br />

ovvero la crema del capitale <strong>di</strong> rischio,<br />

a investirci milioni e ad autorizzare<br />

impegnative analogie me<strong>di</strong>atiche<br />

(«La Tesla del cibo»),<br />

al punto da<br />

calamitare per la<br />

<strong>di</strong>mostrazione<br />

o<strong>di</strong>erna eccitate<br />

troupe fino dal<br />

Giappone e dalla<br />

Corea del Sud?<br />

Perché la storia<br />

tristanzuola degli<br />

hamburger vegetali non comincia oggi.<br />

L’inventore, a quanto pare, è il ristoratore<br />

lon<strong>di</strong>nese Gregory Sams, un quasi<br />

perfetto omofono del protagonista della<br />

Metamorfosi <strong>di</strong> Kafka, che li ha serviti<br />

EDWOOD CITY (California).<br />

Ho mangiato il futuro e mi ha<br />

R lasciato uno strano retrogusto.<br />

Ma niente spoiler, ogni<br />

cosa a suo tempo. Parliamo <strong>di</strong> hamburger,<br />

il sinonimo universale <strong>di</strong> cibo americano.<br />

La carne saporita che costa poco al consumatore<br />

e molto al Pianeta, tra acqua e<br />

terra che servono per pascere le mucche<br />

e il metano che infine fatalmente emettono.<br />

«Una tecnologia preistorica» la definisce<br />

sdegnoso Pat Brown, sessantaduenne<br />

asciuttissimo con t-shirt nera, jeans e<br />

sneakers, mentre illustra a un manipolo<br />

internazionale <strong>di</strong> giornalisti la sua alternativa<br />

aggiornata. D’altronde, come fa<br />

notare un’altra scienziata <strong>di</strong> Impossible<br />

Food, «le mucche sono fatte <strong>di</strong> piante, le<br />

piante <strong>di</strong> cui si cibano» e lì loro stanno<br />

solo tentando <strong>di</strong> «eliminare una colossale<br />

inefficienza. Ovvero <strong>di</strong> fare la carne<br />

dalle piante, senza passare dai bovini».<br />

Che detta così non fa una piega, al netto<br />

<strong>di</strong> un brivi<strong>di</strong>no Frankenstein a cui probabilmente<br />

dovremo fare il callo. L’intuizione<br />

dello Steve Jobs del cibo (anche gli<br />

occhiali sono molto simili) è che ogni<br />

alimento si può retroingegnerizzare, ovvero<br />

smontare, ridurre ai minimi termini<br />

e quin<strong>di</strong> rimontare una volta che si è capito<br />

come funziona. Oggi è la carne maciper<br />

la prima volta nel ‘71 nel suo locale.<br />

Poi, declinati in innumerevoli varietà,<br />

espugnando ad<strong>di</strong>rittura Burger King e<br />

McDonald’s, hanno conquistato piazzamenti<br />

anche nei menù <strong>di</strong> tante nostre<br />

trattorie. Però quelli, <strong>di</strong> tofu, <strong>di</strong> seitan,<br />

<strong>di</strong> lenticchie pressate, non provavano a<br />

sembrare altro da quel che erano. L’Impossible<br />

Burger ambisce invece a essere<br />

in<strong>di</strong>stinguibile: quanto a consistenza,<br />

sapore, odore, sfrigolio mentre lo cuoci<br />

in padella e sangue che sprizza quando<br />

lo addenti. Un programma ambizioso.<br />

Gli ingre<strong>di</strong>enti, una decina, sono allineati<br />

sul tavolo <strong>di</strong> una saletta senza finestre.<br />

Li illustrerà Celeste Holz-Schietinger,<br />

dottorata in chimica a Santa Barbara<br />

(l’organigramma aziendale sarebbe tranquillamente<br />

sovrapponibile al corpo docente<br />

<strong>di</strong> una buona/ottima facoltà) e capa<br />

della cruciale <strong>di</strong>visione “sapore”. I loro<br />

hamburger devono essere, in uno slogan<br />

che tornerà spesso, «deliziosi senza compromessi».<br />

<strong>Il</strong> livello «buoni per essere<br />

vegetali» non lo prendono neanche in<br />

considerazione. <strong>Il</strong> primo ingre<strong>di</strong>ente, in<strong>di</strong>spensabile<br />

per la consistenza masticosa,<br />

sono le proteine estratte dalle patate<br />

e dal grano, che si presentano come un<br />

trito <strong>di</strong> me<strong>di</strong>e <strong>di</strong>mensioni. Fondamentale<br />

per il sapore è invece l’eme, la parte dell’e-<br />

IL SONETTO<br />

SOPRA LA SCIENZIATA CELESTE<br />

HOLZ-SCHIETINGER HA APPENA<br />

ASSEMBLATO UN HAMBURGER.<br />

A DESTRA, PAT BROWN,<br />

EX DOCENTE A STANFORD,<br />

POI FONDATORE<br />

E AMMINISTRATORE DELEGATO<br />

DI IMPOSSIBLE FOOD<br />

<strong>di</strong> Gianni Mura<br />

Son bravi gli scienziati negli States:<br />

l’hamburger è composto da ra<strong>di</strong>ci,<br />

cocco e legumi. Tu cosa ne <strong>di</strong>ci?<br />

Ci hanno investito Google e Bill Gates.<br />

Fast food no, neanche slow, pare impossibile.<br />

Ad<strong>di</strong>o al latte delle nostre malghe,<br />

faranno il formaggio con le alghe,<br />

un cibo ambientalmente sostenibile.<br />

Ovviamente c’è un prezzo da pagare:<br />

l’hamburger non è buono e costa tanto,<br />

ma quel che conta è seguir la scienza.<br />

Palato e pancia no, ma la coscienza<br />

è sod<strong>di</strong>sfatta. Per il resto, un pianto.<br />

Anche la pizza è da riprogettare.<br />

16 . IL VENERDÌ . 14 LUGLIO <strong>2017</strong>

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