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SPETTACOLI<br />
NELL’ARENA<br />
«Sono felice <strong>di</strong> festeggiare i cinquant’anni dal mio<br />
debutto a Vienna e a Berlino. Eh sì, canto da tanto,<br />
tanto tempo. Alla Scala debuttai quarantotto anni fa,<br />
quando già avevo cantato al Met» esor<strong>di</strong>sce.<br />
La prova del fuoco, cosa ricorda?<br />
«Un’immensa emozione, era Ernani, <strong>di</strong>retta dal<br />
maestro Votto, regia <strong>di</strong> Giorgio De Lullo. Come <strong>di</strong>menticare?<br />
La prima, il 7 <strong>di</strong>cembre. Ero nel teatro con più<br />
storia e tra<strong>di</strong>zione alle spalle. Solo a guardare le statue<br />
<strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>, Puccini, Donizetti, Rossini e Bellini provai un<br />
brivido, per non parlare della valanga <strong>di</strong> cantanti<br />
leggendari che avevano calcato quelle scene…».<br />
Avrebbe mai immaginato all’epoca <strong>di</strong> poter festeggiare<br />
mezzo secolo <strong>di</strong> carriera?<br />
«Non facevo previsioni né progetti, mi godevo il<br />
successo, un teatro dopo l’altro, una produzione dopo<br />
l’altra. Ed eccomi qua. Gli ultimi vent’anni sono passati<br />
in un soffio».<br />
All’Arena <strong>di</strong> Verona presenterà un programma <strong>di</strong><br />
zarzuelas. Vuole spiegare lei <strong>di</strong> cosa si tratta?<br />
«È il mio primo amore. Un genere musicale che<br />
prende il nome dal palazzo dei reali <strong>di</strong> Spagna, a<br />
Madrid (così chiamato perché e<strong>di</strong>ficato nel 1638 in<br />
una zona piena <strong>di</strong> erbacce, zarzas appunto). Erano<br />
operette che si rappresentavano a corte, concepite<br />
in regioni e <strong>di</strong>aletti <strong>di</strong>versi tra loro, alcune in Andalusia,<br />
altre in Catalogna, altre in Castiglia o Salamanca<br />
o Aragona. Alla base della storia c’è il triangolo<br />
amoroso, ma non si arriva mai alla trage<strong>di</strong>a.<br />
Nelle zarzuelas il lieto fine è d’obbligo, anche per<br />
l’immancabile coppia comica inserita nel plot. L’intrigo<br />
può anche essere scontato, ma la musica è<br />
sempre <strong>di</strong> grande qualità, tutt’altro che facile; non<br />
può immaginare quanto sia arduo cominciare a<br />
cantare dopo i lunghi recitativi. A Verona eviteremo<br />
i <strong>di</strong>aloghi, ci saranno solo arie, duetti e danze».<br />
Sarà un tuffo nel passato, la zarzuela è un tesoro<br />
<strong>di</strong> famiglia.<br />
«I miei genitori ne erano gran<strong>di</strong> interpreti, mio<br />
padre come baritono e mia madre come soprano. Non<br />
fecero una grande carriera in Spagna perché emigrarono<br />
in Messico, quando io avevo otto anni, nel ’49».<br />
A lei, bambino, <strong>di</strong>spiacque abbandonare la<br />
Spagna?<br />
«Non mi rendevo conto <strong>di</strong> quel che succedeva. Era<br />
un’avventura, mi <strong>di</strong>vertiva l’inflessione con cui i<br />
messicani parlavano spagnolo, i compagni <strong>di</strong><br />
scuola mi prendevano in giro, per loro ero un<br />
alieno. I bambini, si sa, sono cattivi, ma<br />
dopo un po’ al bullismo feci il callo. Mi consolavano<br />
le sortite in teatro, il contatto quoti<strong>di</strong>ano<br />
con la compagnia: il fine settimana assistevo<br />
anche a tre rappresentazioni <strong>di</strong> seguito. Lì nacque<br />
la mia passione per la musica».<br />
La sfiorò mai l’idea <strong>di</strong> fare un lavoro <strong>di</strong>verso<br />
SOPRA, L’ARENA<br />
DI VERONA, DOVE<br />
DOMINGO, 76 ANNI,<br />
TENORE, BARITONO<br />
E DIRETTORE<br />
D’ORCHESTRA, HA<br />
DEBUTTATO NEL 1969.<br />
IN BASSO, IL CANTANTE<br />
SPAGNOLO NEL RUOLO<br />
DI LOHENGRIN<br />
ALLA STAATSOPER<br />
DI AMBURGO NEL 1968<br />
GETTY IMAGES<br />
da quello dei suoi genitori?<br />
«Mai! Sono nato per questo, mai avuto dubbi.<br />
Mio padre sperava che <strong>di</strong>ventassi un pianista, io<br />
invece m’immaginavo <strong>di</strong>rettore d’orchestra, e occasionalmente<br />
<strong>di</strong>rigevo i piccoli ensemble che accompagnavano<br />
le zarzuelas. Vivo in teatro da<br />
quando avevo otto anni».<br />
Quando cominciò a coltivare la voce?<br />
«A 14 anni cominciai a cantare nella compagnia,<br />
fino al giorno in cui affrontai una piccola parte da<br />
solista nel Coro de los Repatriados <strong>di</strong> Gigantes y<br />
Cabezudos (canta sottovoce: Por la patria te dejé, ay<br />
de mí! y con ansia allí pensé solo en ti. Y hoy, ya loco<br />
de alegría, ¡ay, madre mia! me veo aquí). Venne giù<br />
il teatro, mi fecero ripetere quell’aria tre volte. Mia<br />
madre, che era in camerino, rimase fulminata dalla<br />
padronanza che avevo sfoggiato, e poco dopo debuttai<br />
in una zarzuela ambientata in Olanda che si<br />
chiama Molinos de viento. Precoce in tutto: mi sposai<br />
a se<strong>di</strong>ci anni (ma durò pochissimo), <strong>di</strong>ventai<br />
padre a <strong>di</strong>ciassette. Avevo bisogno <strong>di</strong> lavorare, per<br />
sbarcare il lunario suonavo il pianoforte nei caffè.<br />
Infine feci il provino per un musical famosissimo, Mi<br />
bella dama (My Fair Lady), al Teatro dell’opera <strong>di</strong><br />
Città del Messico. Lì qualcuno notò la mia impostazione<br />
operistica, preparai qualche aria da baritono<br />
ma mi <strong>di</strong>ssero: “Domingo, lei è un tenore!” Non avevo<br />
niente <strong>di</strong> pronto e improvvisai Amor ti vieta dalla<br />
Fedora <strong>di</strong> Giordano con una stecca clamorosa<br />
sull’acuto. Mi <strong>di</strong>ssero:<br />
«SÌ, CANTO<br />
DA TANTO,<br />
TANTO TEMPO.<br />
E CONTINUERÒ<br />
FINCHÉ AVRÒ<br />
VOCE: IL PALCO<br />
È LA MIA DROGA»<br />
“Anche con la stecca si<br />
è rivelato un buon tenore”.<br />
Mi offrirono la parte<br />
del Borsa in Rigoletto,<br />
poi il Dialogo delle<br />
Carmelitane e il Boris<br />
Godunov. E così è an-<br />
ALAMY / IPA<br />
106 . IL VENERDÌ . 14 LUGLIO <strong>2017</strong>