Motociclissimo Fuori
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sull’importante mercato francese. Tutti i motori<br />
Bultaco sono aggiornati con un nuovo è più<br />
compatto gruppo termico e con carter di minore<br />
ingombro. La leva del cambio può essere montata<br />
indifferentemente a destra come a sinistra.<br />
Nel 1976, l’Alpina ha un deciso restyling che la<br />
rende più attraente e moderna. Il motore, cilindrata<br />
a parte, ha un collettore d’aspirazione in gomma,<br />
mentre sulla 350 il carburatore Bing prende il posto<br />
dell’Amal. Cambia l’accensione e anche il telaio<br />
viene rivisto, rinforzato in alcuni punti strategici,<br />
con una superiore luce a terra ed è analogo a quello<br />
della Sherpa del 1975. L’ultima serie, siglata 212<br />
e 213 risale al 1977 e si distingue soprattutto per<br />
il motore verniciato in nero e per il parafango<br />
anteriore basso, in plastica come il posteriore. La<br />
350 esce di scena nel 1979, la 250 l’anno dopo. Per<br />
la Bultaco è iniziato il viale del tramonto. Le nuove<br />
norme antinquinamento americane incidono<br />
sulle vendite di Bultaco negli USA: in un anno<br />
crollano da 12.000 ad appena 2.500 unità. Nel<br />
gennaio 1980 "Paco" Bultò lascia e il consiglio<br />
di amministrazione si dimette in blocco. Viene<br />
nominato un curatore fallimentare, i lavoratori<br />
cercano in tutti i modi di far vivere l’azienda. Si<br />
costituisce una cooperativa, si cercano accordi con<br />
le altre fabbriche motociclistiche spagnole (Derbi,<br />
Montesa e Ossa, ma sono tutte agonizzanti), ma<br />
alla fine, nel 1986, si chiude.<br />
L’Alpina resta nei ricordi come tante altre belle<br />
moto nate dalla fabbrica di Barcellona. Benché<br />
non esente da qualche difetto, le si riconosce il<br />
merito di aver inventato una nuova categoria<br />
nell’ambito del fuoristrada amatoriale, quel<br />
motoalpinismo che ha affascinato e divertito tanti<br />
appassionati degli anni Settanta.<br />
Dati dichiarati<br />
Alpina 250 (tra parentesi le varianti del modello 350)<br />
MOTORE: monocilindrico verticale a<br />
2T raffreddato ad aria. Alesaggio<br />
per corsa 72x60 mm (alesaggio per<br />
corsa 83,2x60 mm; cilindrata totale<br />
326,03; 83,2x64 e cilindrata totale di<br />
347,95 cc dal mod. 138 del 1974); cilindrata<br />
totale 244,29 cc ; 71x60 mm<br />
e cilindrata totale di 237,55 mm dal<br />
mod. 165 del 1976, testa e cilindro<br />
in lega leggera con canna riportata,<br />
distribuzione regolata dal pistone<br />
piatto a tre serie di luci. Rapporto di<br />
compressione 9:1 (9,5:1), 8,5:1 dal<br />
modello 138 del 1974.<br />
ALIMENTAZIONE: carburatore Amal<br />
Concentric type 627/6-D da 27 mm<br />
(Amal 627 da 27 mm o 2928 da 28<br />
mm per mod. 138 del ‘74, Bing type<br />
84 da 28 mm dal mod. 166 del 1976),<br />
serbatoio da 10 litri (10,5 litri dal mod.<br />
115 del 1974; 8,5 litri dal mod. 165<br />
del 1976). Miscela al 5% di olio.<br />
ACCENSIONE: Femsa a volano magnete<br />
alternatore calettato sull’albero motore<br />
a sinistra. Candela Champion UN12Y,<br />
distanza tra le punte 0,35-0,45 mm<br />
(dal mod. 115 del ‘74 Champion<br />
N12Y, distanza tra le punte 0,40 mm).<br />
TRASMISSIONE: primaria a catena duplex<br />
in bagno d’olio (300 cc), rapporto<br />
2,375 (16/38); secondaria a catena,<br />
rapporto 3,500 (12/42).<br />
CAMBIO: a 5 marce con comando a<br />
destra con lubrificazione propria (600<br />
cc). Valore rapporti interni: 0,287 in prima,<br />
0,442 in seconda, 0,625 in terza,<br />
EROGAZIONE<br />
CORPOSA<br />
In sella alla<br />
versione 350<br />
del 1977, che è<br />
caratterizzata da<br />
una erogazione<br />
assolutamente<br />
lineare dai 700<br />
ai 7.000 giri. Non<br />
ha incertezze<br />
anche aprendo<br />
l'acceleratore al<br />
minimo anche se<br />
la frizione richiede<br />
forza alla leva,<br />
il cambio è duro<br />
da azionare ed è<br />
difficile trovare<br />
il folle. E ci sono<br />
pure le vibrazioni.<br />
0,821 in quarta, 1,000 in quinta.<br />
FRIZIONE: a dischi multipli in bagno<br />
d’olio.<br />
TELAIO: monoculla chiusa in tubi acciaio<br />
sdoppiato all’altezza del carter motore.<br />
Rinforzi in lamiera stampata.<br />
SOSPENSIONI: anteriore forcella teleidraulica<br />
Bultaco con steli da 35 mm di<br />
diametro, escursione 165 mm, 170 cc<br />
di olio SAE 20 per gamba; posteriore<br />
forcellone oscillante in acciaio con due<br />
ammortizzatori regolabili nel precarico<br />
della molla su 5 posizioni, escursione<br />
100 mm.<br />
FRENI: anteriore a tamburo laterale monocamma<br />
da 125x28 mm (140x35<br />
mm dal mod. 115 del 1974); posteriore<br />
a tamburo laterale monocamma da<br />
140x40 mm.<br />
RUOTE: cerchi in lega leggera a raggi.<br />
Pneumatici, anteriore 2.75-21” o 3.00-<br />
21” (2.75-21” il mod 212 del 1977),<br />
posteriore 4.00-18”.<br />
DIMENSIONI (IN MM) E PESO: lunghezza<br />
1.990 (2.002), interasse 1.300<br />
(1.310), larghezza manubio 860,<br />
altezza sella 850, altezza pedane<br />
360, luce a terra 280; peso a vuoto<br />
97 (99) kg.<br />
PRESTAZIONI: potenza max 19,8 CV a<br />
5.500 giri/min (21 CV a 5.000 giri/<br />
min), coppia max 2,72 kgm (3,18) a<br />
4.500 giri/min; 14,1 CV a 5.500 giri/<br />
min dal mod. 137 del 1974; velocità<br />
massima 105 km/h (115).<br />
MOTOCICLISMOFUORISTRADA | 8/9 2017 137