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ACTA APOSTOLICAE SEDIS - La Santa Sede

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168 Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale<br />

sufficienti titoli di Croi,... per indicare con essi pur soltanto appros­<br />

simativamente l'attività mondiale, le grandi creazioni e la imperitura<br />

gloria dei Papi ». 2<br />

Mossi pertanto dall'esempio dei Nostri Predecessori, anche Noi, Ve­<br />

nerabili Fratelli, consideriamo, in questo tempo di strettezze e di po­<br />

vertà senza esempio, come Nostro sacro dovere di rivolgere la Nostra<br />

sollecitudine pastorale, in un'ampiezza finora difficilmente superata<br />

o raggiunta, alla indigenza che da ogni parte ci circonda e reclama<br />

aiuto. Non già che la Chiesa, massime nell'ora presente, aspiri in qual­<br />

siasi modo a vantaggi terreni o a gloria umana; perchè ad una sola meta<br />

sono tesi di giorno e di notte i Nostri pensieri, come cioè Ci sia pos­<br />

sibile di ovviare a così acerba prova, soccorrendo tutti senza distinzione<br />

di nazionalità e di stirpe, e come Ci sia dato di cooperare affinchè alla<br />

umanità tormentata dalla guerra possa essere alfine ridonata la pace.<br />

Sollecitudine per le gravi condizioni di Roma<br />

Che se al presente la Nostra premura si volge in modo particolare<br />

a Roma, ciò nasce dalle miserevoli condizioni, in cui una così gran<br />

parte della popolazione dell'Urbe, che è anche Nostra diocesi, è venuta<br />

a trovarsi. Certamente non è questa la prima volta che il turbine scuote<br />

la eterna Città. <strong>La</strong> Roma cristiana nel lungo corso della sua storia ha<br />

conosciuto altre e ben aspre avversità : occupazioni e saccheggi, da Ala­<br />

rico all'orrido Sacco del 1527; lotte intestine dei partiti, come nel secolo<br />

decimo; abbandono, come nel periodo avignonese e all'epoca del grande<br />

scisma d'Occidente ; peste, come ai calamitosi giorni del grande S. Gre­<br />

gorio e sotto il Pontefice Sisto IV; fame e carestia per causé naturali,<br />

come durante il Pontificato di Clemente XIII negli anni 1763 e 1764 3<br />

Anche in questa ultima pubblica sciagura si rifugiarono in Roma da<br />

tutti gli Stati della Chiesa, e perfino dalla Toscana e da Napoli, le mol­<br />

titudini affamate, la cui assistenza con alloggio e vitto richiese i più<br />

grandi sforzi. Il Papa con instancabile e generosa mano riuscì ad im­<br />

pedire una catastrofe. Eppure che cosa erano i 6.000 profughi di allora,<br />

uniti ai meno di 160.000 romani — l'intero Stato Pontificio contava<br />

poco più di due milioni di anime —, che cosa erano, diciamo, se si para­<br />

gonano con le condizioni di oggi ? col numero degli abitanti, con la<br />

inopia, i rischi, le angosce, le separazioni, i dolori di ogni specie, per<br />

cui tanti trepidano e soffrono ?<br />

2<br />

FERDINAND GBEGOBOVITJS, Geschichte der Stadt Rom im Mittelalter, t. 8 [Stuttgart<br />

.1896], p. 668.<br />

3<br />

Cfr. PASTOB, Geschichte der Päpste, t. II, p. 579; t. XVI p. 1, pp. 461-463.

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