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ultimo... lo nuevo, lo ultimo... lo nuevo, lo ultimo... lo ... - Marcelo Burlon

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Marce<strong>lo</strong> Bur<strong>lo</strong>n<br />

Tutti sanno chi è Marce<strong>lo</strong> Bur<strong>lo</strong>n a Milano. E non so<strong>lo</strong>, perché pure il New York Times gli ha dedicato un video.<br />

Qualsiasi evento lui firmi, diventa subito cool (lui è l’ideatore il fondatore, con Andrea Mazzantini, della celebre serata<br />

milanese Pink Is Punk); oltre a questo è anche b<strong>lo</strong>gger, pr, stylist, creative director, dj, fashion editor. Mi gira<br />

la testa! Marce<strong>lo</strong> è ovunque, ma mai a caso e ottiene il massimo da tutto quel<strong>lo</strong> che fa. Amico da tempi immemori<br />

di PIG, non ci potevamo esimere questa volta da un’intervista come si deve. Lo abbiamo raggiunto nella sua casa<br />

di Milano, dove tra un chiacchiera e l’altra, abbiamo cercato di scoprire la sua storia e il segreto della sua incredibile<br />

ascesa. Persona con un karma invidiabile e una costanza d’acciaio, ci ha affascinato e un po’ anche fatto<br />

invidia, perché no... Personalità in continuo fermento e movimento però, <strong>lo</strong> sapevamo che prima o poi ci avrebbe<br />

dato anche “La” famigerata notizia. Ed eccoci al dunque...<br />

Intervista di Valentina Barzaghi. Foto di Piotr Niepsuj<br />

Ciao Marce<strong>lo</strong>! Come va? Forse sono quella,<br />

che tra tutta la redazione di PIG, ti conosce<br />

meno, quindi inizia da dove vuoi.<br />

Se vuoi conoscere me, devi alzare quella<br />

cosa lì.<br />

Io ovviamente alzo, uno strano gadget di<br />

legno a forma di indiano da cui sbuca repentino<br />

un pene gigantesco. Di questo mi<br />

avevano già detto qualcosa...<br />

Ok ok... capito... ma raccontami qualcosa<br />

della tua storia... Tu sei di origine argentina.<br />

Italia: perché e quando? Hai un ricordo<br />

particolare legato a questo momento<br />

della tua vita?<br />

Sono nato nel 1976. Sono arrivato in Italia<br />

nel Marzo del 1990, avevo 14 anni. In Italia<br />

perché mio padre è italiano e quando aveva<br />

13 anni si è trasferito con i suoi genitori a<br />

Buenos Aires, nel dopoguerra. Mia mamma<br />

è argentina, ma i suoi genitori sono libanesi,<br />

trasferiti in Patagonia negli anni ‘30. Io<br />

appartengo ad una famiglia di immigranti<br />

da tutte e due le parti, e a mia volta sono<br />

un immigrante anch’io. Penso che sia una<br />

cosa che si ha nel DNA. Le generazioni prima<br />

iniziano e poi quelle dopo continuano il<br />

viaggio, io qui non mi fermo. Nel mio DNA<br />

c’è continuo movimento e quindi mi muoverò,<br />

infatti dall’Italia andrò via tra pochissimi<br />

anni.<br />

Dove?<br />

Ho pensato a New York, ho bisogno di<br />

un’esperienza forte come quella che mi<br />

potrebbe dare NYC, perché qui mi sto spegnendo<br />

un po’. Comunque continuo a seguire<br />

i miei progetti. Adesso ad esempio ho<br />

preso uno spazio in Via Custodi, che diventerà<br />

una sorta di “casa della cultura”, dove<br />

farò live show, brunch, unplugged. Uno<br />

spazio polifunzionante in cui potersi sfogare.<br />

Ho bisogno di nuovi stimoli e Milano mi sta<br />

MARCELO BURLON ENTERPRISE • Press Review • March 2012<br />

davvero stancando.<br />

Quali sono stati gli step che ti hanno portato<br />

ad essere il Marce<strong>lo</strong> Bur<strong>lo</strong>n che oggi<br />

intervistiamo?<br />

Diciamo innanzitutto che ho la terza media,<br />

non ho titoli di studio e quindi in qualche<br />

modo dovevo fare qualcosa, emergere da<br />

qualche parte. Ho studiato canto, ma quelle<br />

sai, sono cose che vanno un po’ così... non<br />

ti portano sempre da qualche parte e poi<br />

non era quel<strong>lo</strong> che volevo fare. Prima ho lavorato<br />

come operaio: la mia famiglia quando<br />

ha lasciato l’Argentina, è diventata di<br />

operai. Tu mi chiedevi un mio ricordo: la prima<br />

cosa che mi viene in mente sono i miei<br />

genitori che lavoravano un casino. Siamo<br />

passati da una vita super privilegiata, con<br />

un’agenzia di viaggio, un tabaccaio e una<br />

lavanderia in Patagonia, ad essere in Italia e<br />

a svegliarci alle 4 della mattina per andare a<br />

lavorare in fabbrica. Poi ho trovato una via<br />

di fuga nei <strong>lo</strong>cali, iniziando a guadagnare<br />

molti più soldi dei miei genitori: ballando sui<br />

cubi, portando la gente nei club. Ho trovato<br />

una mia strada. Abitavo nelle Marche, in un<br />

paesino sul mare bellissimo, che però non<br />

mi portava da nessuna parte, se non che a<br />

iniziare a fare uso di droghe. Ho fatto anche<br />

teatro sperimentale a Rimini; ero sempre<br />

alla ricerca di qualcosa e non avendo avuto<br />

la possibilità di studiare, cercavo altri sfoghi.<br />

A quel tempo facevo anche il model<strong>lo</strong> di<br />

roba commerciale, tra cui una campagna<br />

importante per un marchio chiamato Nose,<br />

il fratel<strong>lo</strong> di Fornarina. La mia foto era ovunque.<br />

Avevo 15-16 anni. Erano gli anni della<br />

house, un po’ cyborg, quelli delle Buffa<strong>lo</strong><br />

sai... Gli anni ‘90. Li ho vissuti proprio in<br />

pieno. L’ecstasy: ho vissuto una bellissima<br />

esperienza anche con le droghe, poi compiuti<br />

i 21 ho capito che non era cosa. Ho<br />

vissuto nelle Marche per otto anni dove ero<br />

diventato la faccia dei club più cool; giravamo<br />

spesso l’Italia per fare dei gemellaggi,<br />

come a Riccione. Smisi di prendere droghe<br />

grazie al buddhismo, perché mia mamma <strong>lo</strong><br />

praticava, e questo mi ha aiutato tantissimo<br />

a decidere cosa volevo fare della mia vita:<br />

andar via da lì. Sono arrivato a Milano nel<br />

1998 senza niente: non avevo soldi, conoscenze...<br />

Niente. Sapevo so<strong>lo</strong> che volevo<br />

essere qui: una città in cui sfogarmi e crescere<br />

in qualche modo. Continuavo a fare<br />

il model<strong>lo</strong> e il weekend tornavo nelle Marche<br />

a lavorare nei club dove mi pagavano<br />

molto bene, per pagarmi l’affitto a Milano.<br />

Abitavo in un <strong>lo</strong>ft sui Navigli con due amici,<br />

sai quelle robe tipo ventenni: dormivamo<br />

tutti nella stessa stanza. Un Canevale decidemmo<br />

di fare una festa e di invitare gente<br />

che conoscevamo. La festa è diventata una<br />

delle più belle che fecero in città in quegli<br />

anni, perché c’era un insieme di persone e<br />

personaggi che fecero sì che quella casa si<br />

trasformasse in una sorta di club di NY anni<br />

‘70 - tipo Studio 54. A questa festa c’erano<br />

anche i due che organizzavano il venerdì<br />

ai Magazzini Generali: Primo Piano Gallery,<br />

che all’epoca erano il top in città. Quel<strong>lo</strong><br />

che sono oggi io a Milano, <strong>lo</strong>ro <strong>lo</strong> erano<br />

negli anni ‘90. Mi dissero che erano rimasti<br />

colpiti da questo mix di gente e di iniziare<br />

a lavorare per <strong>lo</strong>ro, mi diedero la responsabilità<br />

della porta dei Magazzini. All’epoca<br />

era la festa più bella, in fila trovavi Roisin<br />

Murphy, David LaChapelle, David Byrne...<br />

c’erano tutti. Era il posto dove, se arrivavi<br />

in città, andavi. Come puoi capire, essendo<br />

il responsabile della Porta, passavano tutti<br />

sotto le mie mani: decidevo io chi entrava,<br />

chi pagava, chi beveva gratis... avevo una<br />

sorta di potere. Lì ho iniziato a conoscere<br />

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