4 Creare contenuti per il web - Andrea Giachetti

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130 forum o i wiki. Il sistema Moodle consente di accedere ai corsi con diversi ruoli, dall'amministratore, al creatore di contenuto all'utente registrato e all'ospite, definendo per ciascun livello di accesso i permessi che limitano la possibilità di creare materiale od utilizzare strumenti. Se comunque è relativamente semplice gestire l'arricchimento di corsi con materiale multimediale ed interattivo in appoggio ad un corso tradizionale (approccio “blended”) resta invece abbastanza delicata la progettazione di attività di vero e-learning con cui lo studente possa costruire un percorso personalizzato. Si tratta però di problemi più che altro organizzativi e motivazionali: la tecnologia è, invece, ormai matura e fornisce ottimi strumenti per realizzare tali progetti. Figura 72: Esempio di pagina di corso in elearning realizzata con il LCMS Moodle.

Appendice 1: software libero/open source 131 Appendice 1: software libero/open source Il cosiddetto software “libero” è software che, pur essendo dotato di una licenza d'uso, si distingue dal normale software detto proprietario, su cui esiste cioè un titolare che ne impone dei limiti di utilizzo e copiatura dello stesso, per il fatto di non imporre questo tipo di limite, ma, anzi, incoraggia in qualche modo la sua libera diffusione. Questo software quindi non è però necessariamente privo di condizioni d'uso imposte dall'autore (cioè di pubblico dominio), ma gli autori lo rilasciano con licenze d'uso di tipo “copyleft” cioè attraverso cui non si fa in modo che gli utenti non possano copiare o diffondere il software o debbano pagare l'autore, bensì si fa in modo che le libertà di uso del programma originale vengano in genere preservate. Esistono comunque vari tipi di licenza con differenti caratteristiche. Nella maggior parte dei casi le licenze lasciano piena libertà di modifica e di uso dei programmi. Le licenze del software libero secondo quanto stabilito dal suo pioniere Richard Stallmann e dalla Free Software Foundation garantiscono che per i programmi ai quali si applicano siano garantite le cosiddette quattro "libertà fondamentali": • Libertà di eseguire il programma per qualsiasi scopo ("libertà 0") • Libertà di studiare il programma e modificarlo ("libertà 1") • Libertà di copiare il programma in modo da aiutare il prossimo ("libertà 2") • Libertà di migliorare il programma e di distribuirne pubblicamente i miglioramenti, in modo tale che tutta la comunità ne tragga beneficio ("libertà 3") Dato che si considera anche la disponibilità del codice sorgente nella definizione di software libero, spesso si usa anche la definizione di software open source, cioè di cui è disponibile il codice sorgente. La definizione però, non è del tutto coincidente: infatti con Open Source ci si riferisce a quanto stabilito da un'altra associazione detta Open Source Initiative le cui “regole” presentano delle differenze rispetto a quanto stabilito dalla FSF. In ogni caso la maggior parte degli applicativi di software libero possono essere definiti open source e viceversa. In ogni caso la metodologia di sviluppo del software libero/open source sta mostrando enormi potenzialità: le comunità di sviluppatori sono molto attive, sempre più ampie e la motivazione dei partecipanti e la facile comunicazione in rete tra utenti e programmatori rende più semplice la correzione di errori e l'aggiunta di nuove funzionalità alle applicazioni. Il successo ha fatto sì che molti progetti di software libero abbiano potuto anche beneficiare di investimenti da parte di organizzazioni pubbliche e di privati. Aziende produttrici di software possono infatti avere interesse a sponsorizzare la comunità di sviluppo del software libero in quanto, a seconda del tipo di licenza con cui il software viene rilasciato possono poi utilizzare liberamente i suoi prodotti per le proprie attività commerciali. Il software libero non coincide con il software gratuito: il software distribuito gratuitamente (freeware) può benissimo essere proprietario, mentre in teoria è possibile “vendere” il software libero: le libertà sopra citate non lo impediscono. Questo di fatto accade, tra l'altro, ad opera di grandi aziende, che forniscono insieme ai programmi liberi, assistenza e manutenzione che per l'uso professionale sono sicuramente utili.

Appendice 1: software libero/open source 131<br />

Appendice 1: software libero/open source<br />

Il cosiddetto software “libero” è software che, pur essendo dotato di una licenza d'uso, si<br />

distingue dal normale software detto proprietario, su cui esiste cioè un titolare che ne impone<br />

dei limiti di ut<strong>il</strong>izzo e copiatura dello stesso, <strong>per</strong> <strong>il</strong> fatto di non imporre questo tipo di limite,<br />

ma, anzi, incoraggia in qualche modo la sua libera diffusione.<br />

Questo software quindi non è <strong>per</strong>ò necessariamente privo di condizioni d'uso imposte<br />

dall'autore (cioè di pubblico dominio), ma gli autori lo r<strong>il</strong>asciano con licenze d'uso di tipo<br />

“copyleft” cioè attraverso cui non si fa in modo che gli utenti non possano copiare o diffondere<br />

<strong>il</strong> software o debbano pagare l'autore, bensì si fa in modo che le libertà di uso del programma<br />

originale vengano in genere preservate. Esistono comunque vari tipi di licenza con differenti<br />

caratteristiche.<br />

Nella maggior parte dei casi le licenze lasciano piena libertà di modifica e di uso dei<br />

programmi. Le licenze del software libero secondo quanto stab<strong>il</strong>ito dal suo pioniere Richard<br />

Stallmann e dalla Free Software Foundation garantiscono che <strong>per</strong> i programmi ai quali si<br />

applicano siano garantite le cosiddette quattro "libertà fondamentali":<br />

• Libertà di eseguire <strong>il</strong> programma <strong>per</strong> qualsiasi scopo ("libertà 0")<br />

• Libertà di studiare <strong>il</strong> programma e modificarlo ("libertà 1")<br />

• Libertà di copiare <strong>il</strong> programma in modo da aiutare <strong>il</strong> prossimo ("libertà 2")<br />

• Libertà di migliorare <strong>il</strong> programma e di distribuirne pubblicamente i miglioramenti, in modo<br />

tale che tutta la comunità ne tragga beneficio ("libertà 3")<br />

Dato che si considera anche la disponib<strong>il</strong>ità del codice sorgente nella definizione di software<br />

libero, spesso si usa anche la definizione di software open source, cioè di cui è disponib<strong>il</strong>e <strong>il</strong><br />

codice sorgente.<br />

La definizione <strong>per</strong>ò, non è del tutto coincidente: infatti con Open Source ci si riferisce a quanto<br />

stab<strong>il</strong>ito da un'altra associazione detta Open Source Initiative le cui “regole” presentano delle<br />

differenze rispetto a quanto stab<strong>il</strong>ito dalla FSF. In ogni caso la maggior parte degli applicativi di<br />

software libero possono essere definiti open source e viceversa.<br />

In ogni caso la metodologia di sv<strong>il</strong>uppo del software libero/open source sta mostrando enormi<br />

potenzialità: le comunità di sv<strong>il</strong>uppatori sono molto attive, sempre più ampie e la motivazione<br />

dei partecipanti e la fac<strong>il</strong>e comunicazione in rete tra utenti e programmatori rende più semplice<br />

la correzione di errori e l'aggiunta di nuove funzionalità alle applicazioni.<br />

Il successo ha fatto sì che molti progetti di software libero abbiano potuto anche beneficiare di<br />

investimenti da parte di organizzazioni pubbliche e di privati. Aziende produttrici di software<br />

possono infatti avere interesse a sponsorizzare la comunità di sv<strong>il</strong>uppo del software libero in<br />

quanto, a seconda del tipo di licenza con cui <strong>il</strong> software viene r<strong>il</strong>asciato possono poi ut<strong>il</strong>izzare<br />

liberamente i suoi prodotti <strong>per</strong> le proprie attività commerciali.<br />

Il software libero non coincide con <strong>il</strong> software gratuito: <strong>il</strong> software distribuito gratuitamente<br />

(freeware) può benissimo essere proprietario, mentre in teoria è possib<strong>il</strong>e “vendere” <strong>il</strong> software<br />

libero: le libertà sopra citate non lo impediscono. Questo di fatto accade, tra l'altro, ad o<strong>per</strong>a di<br />

grandi aziende, che forniscono insieme ai programmi liberi, assistenza e manutenzione che <strong>per</strong><br />

l'uso professionale sono sicuramente ut<strong>il</strong>i.

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