Giugno 2017
Livorno non stop Giu '17
Livorno non stop Giu '17
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Livorno<br />
Anno 31 - N° 640<br />
non stop<br />
Omaggio<br />
mensile indipendente «strettamente» livornese<br />
<strong>Giugno</strong><br />
<strong>2017</strong> l’ira di Melioco<br />
Troppe «zone calde» rendono la vita insopportabile<br />
a numerosi cittadini che hanno<br />
paura, specie di sera, di uscire o rientrare<br />
nelle loro case o che rivendicano il diritto<br />
di dormire tranquillamente. Risse, schiamazzi,<br />
spaccio, prostituzione, alcol e atti indecenti la<br />
fanno da padrone. Occorrono rimedi ancora più incisivi e<br />
fermezza da parte delle istituzioni. Il rischio che la situazione<br />
degeneri è già troppo alto.<br />
Totò<br />
e<br />
Livorno<br />
Totò alla Gran Guardia<br />
Specializzata in modellini radiocomandati esportati ovunque dagli anni ‘70<br />
si è dovuta arrendere nel 2000 all’invasione dei prodotti cinesi e giapponesi<br />
Monteleone,<br />
la fabbrica<br />
livornese<br />
che ha fatto la felicità<br />
dei bambini (e dei grandi)<br />
di tutto il mondo<br />
Otello Bacci e Totò<br />
Il grande artista<br />
conobbe la nostra<br />
città in occasione<br />
del servizio militare<br />
e proprio qui<br />
nacque la celebre<br />
battuta<br />
“Siamo uomini<br />
o caporali?”<br />
alle pagg. 4-7<br />
alle pagg. 10-12<br />
Vittorio Monteleone ospite a<br />
Maranello e alcuni modellini prodotti<br />
dalla sua fabbrica.<br />
L’eccelso critico d’arte nonchè opinionista senza peli sulla lingua<br />
è arrivato a dire che Livorno è meglio di Pisa<br />
Vittorio Sgarbi: apprezzamenti entusiastici<br />
su città, lungomare e tesori artistici<br />
alle pagg. 8-9
LIVORNOnonstop è...<br />
PRONTA RISPOSTA DELL’ASSESSORE BELAIS<br />
AD UN QUESITO DI UN NS. LETTORE<br />
Piazza della Repubblica:<br />
ecco superficie e dimensioni<br />
Gentile Signor Damari, spett.le redazione di Livornononstop,<br />
ho ricevuto una lettera protocollata lo scorso 11 maggio, da parte<br />
del signor Mario Lorenzini che, attraverso un articolo pubblicato<br />
sul vs. periodico, lamentava il fatto di non aver mai avuto risposta<br />
dal Comune e dal Sindaco in merito alla sua richiesta di conoscere<br />
la reale superficie di Piazza della Repubblica.<br />
Scrivo a lei perchè nella suddetta lettera l’interessato non ha indicato<br />
alcun contatto per potergli rispondere direttamente.<br />
Di conseguenza affido alle pagine del vs. giornale la risposta al<br />
quesito.<br />
In allegato si unisce la planimetria di piazza della Repubblica con<br />
una superficie di mq. 18.387,10.<br />
La larghezza massima è ml. 86,84 quella minima è ml. 80,58<br />
La lunghezza massima è ml. 232,85 quella minima è ml. 213,28<br />
Colgo l’occasione per porgere i miei più cordiali saluti a lei e al<br />
signor Lorenzini.<br />
Dott. Francesco Belais<br />
Assessore Cultura, Turismo & Grandi Eventi<br />
Ringraziamo l’assessore Francesco Belais per la pronta e dettagliata<br />
risposta, con tanto di planimetria allegata, sulle reali dimensioni<br />
della Piazza della Repubblica, dopo che un nostro lettore<br />
aveva posto dei quesiti in merito sul numero scorso. Oltre a<br />
risolvere il (piccolo) problema al nostro lettore, fa comuque piacere,<br />
la tempestività dell’assessore, che è anche la dimostrazione<br />
che quando un cittadino scrive agli Uffici comunali non sempre<br />
trova “porte chiuse” ma riceve prontamente risposte, a patto che<br />
indichi il suo recapito.<br />
La planimetria di Piazza della Repubblica.<br />
2<br />
«Sono arrivata a Livorno per<br />
motivi sentimentali (il padre di<br />
mio figlio Luca è livornese). Amo<br />
il senso di libertà che si respira, la<br />
vita quasi naif di questa città.<br />
Quello che da romagnola farei<br />
invece è provare a sfruttare meglio<br />
le sue potenzialità enormi<br />
specie nel turismo. A Riccione,<br />
dove c'erano solo case di pescatori,<br />
è stato creato un impero turistico,<br />
perché a Livorno, con le<br />
sue bellezze naturali, la sua arte<br />
(penso a Mascagni, a Modigliani,<br />
a Fattori) invece no?»: LAU-<br />
RA BRIOLI, mezzosoprano, direttrice<br />
artistica dell'Istituto Musicale<br />
"Rodolfo Del Corona"(Il<br />
Tirreno del 9/5/17).<br />
«In questo momento al cantiere<br />
Azimut Benetti ci lavorano 1.100<br />
persone e stiamo costruendo 10<br />
yacht sopra i 50 metri. Noi senza<br />
Livorno avremmo un terzo del<br />
fatturato attuale. In città però le<br />
cose non sono così tranquille. Il<br />
valore del cantiere non è compreso<br />
proprio da tutti. E' ancora<br />
aperta la questione sulla gestione<br />
dei bacini: senza non potremo<br />
costruire yacht superiori a<br />
100 metri, non ci sono gli spazi.<br />
Senza bacini tra 8 anni saremo<br />
costretti ad andarcene. Stiamo<br />
resistendo. Siamo orgogliosi di<br />
stare qui. A Civitavecchia hanno<br />
un'enormità di spazi vuoti e, diciamocelo,<br />
quasi ce li regalerebbero...»:<br />
VINCENZO POE-<br />
RIO, a.d. Azimut Benetti (Il Tirreno<br />
del 10/5/17).<br />
«Io sono al vostro fianco per<br />
smuovere quanto prima questo<br />
immobilismo: è da quando sono<br />
arrivato che combatto per il diritto<br />
alla casa, che è un diritto<br />
biblico»: Mons. SIMONE GIU-<br />
STI, Vescovo di Livorno, (Il Tirreno<br />
del 18/5/17).<br />
«Rispetto a una decina di anni<br />
fa facciamo circa il 30% in meno<br />
di polizze. Siamo in una fase davvero<br />
critica, le cose sono peggiorate<br />
soprattutto negli ultimi 2-3<br />
anni. Al centro di tutto c’è la crisi<br />
economica, ma non è l’unico<br />
aspetto di questo calo generale.<br />
Il boom delle compagnie assicurative<br />
online ha portato tante<br />
persone a sottoscrivere la polizza<br />
auto sui siti internet, sfruttando<br />
magari le offerte del momento.<br />
Ma alcune di queste sono agenzie<br />
fantasma, a volte trovare la<br />
sede legale è un’odissea, non ci<br />
sono garanzie in caso di sinistro<br />
e chiedere il risarcimento danni<br />
m<br />
a<br />
b<br />
r o<br />
g<br />
opinioni<br />
p<br />
s<br />
e<br />
Questo,<br />
l’ho<br />
detto io!<br />
frasi<br />
estrapolate<br />
dalla<br />
stampa<br />
cittadina<br />
e non<br />
diventa quasi impossibile»: MI-<br />
CHELE FALCHI, agente assicurativo<br />
della Zurich (Il Tirreno del<br />
18/5/17).<br />
«Ho presentato un piano di impresa<br />
con 102 posti di lavoro e<br />
un investimento di 25 milioni di<br />
euro insiema a Aldo Spinelli. Ora<br />
simao in 20, saremmo arrivati a<br />
102, quindi con 82 assunzioni. E<br />
sai cosa ha fatto l’Autorità Portuale?<br />
L’ha cestinato. Proprio<br />
così, cestinato. L’ha considerato<br />
irricevibile. Ci rendiamo conto:<br />
a Livorno ci sono 35mila disoccupati,<br />
dati Cgil, con umeri in<br />
aumento. E qui mi hanno cestinato<br />
un piano con 82 assunzioni<br />
e 25 milioni di investimento...»:<br />
CRISTIANO LUCARELLI, imprenditore<br />
(Il Tirreno del 17/4/<br />
17).<br />
Reg. Trib. Livorno n. 451 del 6/3/1987<br />
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Giorgetti, Lorena Luxardo,<br />
Marco Rossi.<br />
Photo: Roberto Onorati.<br />
Gli articoli firmati o con pseudonimo riflettono<br />
unicamente le opinioni dell'autore.<br />
Numero chiuso il giorno 30/5/<strong>2017</strong>
LIVORNOnonstop è...<br />
La terza pagina<br />
3<br />
la terza pagina<br />
di Cesare Favilla<br />
Quattro Mori, un insulto alla libertà?<br />
Il monumento dei Quattro<br />
Mori fu innalzato per commemorare<br />
la vittoria sui corsari<br />
turchi e barbareschi da<br />
parte della Marina Toscana<br />
affidata ai Cavalieri di Santo<br />
Stefano. Di qualunque colore<br />
essi fossero, a qualunque<br />
razza umana essi fossero appartenuti,<br />
resta l’inconfutabile<br />
fatto che compivano atti<br />
contro la libertà e contro la<br />
civiltà che deve sempre aver<br />
ragione sulla barbarie.<br />
E che Livorno, sorretta dai<br />
Medici, fosse una città civile<br />
anche nel più ampio senso<br />
moderno, lo dimostrano<br />
le “livornine” di Ferdinando<br />
I e l’accoglienza su questo<br />
lido di migliaia e migliaia di<br />
derelitti, di ogni razza e colore,<br />
fuggiti o scacciati dalle<br />
loro terre naturali. Ferdinando<br />
accolse tutti, bianchi, neri,<br />
ebrei e turchi e promise loro<br />
protezione a condizione che<br />
si comportassero civilmente.<br />
Livorno divenne così una<br />
città cosmopolita e forse<br />
l’unico luogo dove gli ebrei<br />
non furono mai confinati in<br />
un ghetto. E la Congregazione<br />
dei Padri Trinitari per la<br />
liberazione degli schiavi,<br />
quanto bene procurava in<br />
quei tempi all’umanità schiavizzata<br />
in ogni parte del mondo<br />
conosciuto!! !<br />
Un ricorrente slogan pubblicitario,<br />
che spesso giunge ai<br />
nostri orecchi, ci invita a leggere<br />
la storia ed a seguire<br />
certi progranuni televisivi<br />
“Per mantenere viva lo memoria<br />
di ciò che è accaduto<br />
nel passato”. Giusto, giustissimo,<br />
le generazioni presenti<br />
debbono conoscere il<br />
faticoso cammino che l’umanità<br />
ha percorso per raggiungere<br />
questo terzo millennio<br />
perché hanno il compito di costruire<br />
e lasciare ai loro discendenti<br />
un mondo sempre migliore.<br />
D’altra parte, bisogna convincersi<br />
che, nel campo dell’arte,<br />
non esiste alcun limite all’espressione<br />
di un’idea. Capolavori<br />
che rapppresentano<br />
schiavi e gruppi di schiavi si trovano<br />
a Firenze, a Roma e a Parigi<br />
e nei più grandi musei degni<br />
dell’ammirazione di milioni e milioni<br />
di turisti e di studiosi. E<br />
Cicerone, tanto per ricordare un<br />
grande dell’arte oratoria, candidamente<br />
espresse questo suo<br />
pregiudizio razziale: “Non comprare<br />
mai schiavi bntannici;<br />
sono tutti fannulloni e stupidi”.<br />
Per questo dovremmo cancellare<br />
dalla storia il grande oratore e<br />
letterato Marco Tullio Cicerone?<br />
E degli scrittori e filosofi<br />
greci e romani che ne facciamo?<br />
La croce stessa, simbolo del cristianesimo<br />
e della passione, di<br />
Gesù non è forse il più tragico<br />
esempio di razzismo? Per l’amor<br />
di Dio, finiamola di vivere nell’immaginario<br />
campo dell’utopia,<br />
finiamola con la banale retorica.<br />
Finiamola anche con<br />
quell’atteggiamento improntato<br />
ad una inutile ed artificiosa ricerca<br />
dell’effetto demagogico<br />
con espressioni, programmi e<br />
promesse che lusingano le aspirazioni<br />
delle masse.<br />
Liberare i quattro mori! E poi, che<br />
cosa si ottiene? Si cancellano i<br />
crimini e la barbarie che hanno<br />
accompagnato e tuttora accompagnano<br />
il cammino dell’uomo?<br />
Si cancella la storia? La punizione<br />
dei delinquenti, dei criminali,<br />
di coloro che turbano il vivere<br />
sociale è stata, e sarà sempre<br />
una forma di legittima autodifesa<br />
della società.<br />
Cambiano i tempi, cambiano gli<br />
ordinamenti e cambiano le sanzioni.<br />
Ciò che è accaduto nel passato<br />
deve essere conosciuto,<br />
compreso, criticato e additato<br />
come monito per il bene delle future<br />
generazioni. E’ sempre inutile<br />
nascondere la realtà, la verità.<br />
Non posso, a questo punto<br />
fare a meno di ricordare che già<br />
una volta nella storia, qualcuno<br />
tentò di “liberare i quattro mori<br />
in nome della “libertà, dell’eguaglianza<br />
e della fratellanza”:<br />
fu il generale francese Siesto<br />
Miollis che, al comando delle<br />
truppe repubblicane, preso da<br />
un esagerato sentimentalismo, o<br />
meglio da una infatuazione di false<br />
idee di libertà, sostenne, per<br />
un po’, che il monumento dei<br />
Quattro Mori era da considersi<br />
come il “monumento della tirannide<br />
sull’umanità”.<br />
Correva l’anno 1799 ed i francesi,<br />
desiderosi di riscattare il popolo<br />
oppresso dall’oscurantismo,<br />
proposero di abbattere<br />
“l’infame monumento”. In realtà<br />
il loro programma era quello di<br />
una spoliazione sistematica dell’Italia.<br />
Quando le loro velleità rivoluzionarie<br />
si estinsero con il colpo<br />
di Stato del18 Brumaio (9<br />
novembre 1799), anche i Quattro<br />
Mori furono lasciati in<br />
pace. Ferdinando I tornò sul<br />
suo piedistallo con grande<br />
giubilo di tutti i livornesi che<br />
celebrarono l’evento con tanto<br />
di cerimonia ufficiale. Con<br />
questo atto i livomesi non<br />
ucccisero né libertà, né eguaglianza,<br />
né fratellanza, anzi,<br />
basta leggere qualche pagina<br />
della storia di questa città, per<br />
rendersi conto di quanto questi<br />
tre pilastri della umana<br />
convivenza siano sempre stati<br />
gli elementi portanti della vita<br />
livornese.<br />
I francesi, invece, sempre ispirati<br />
dai lori sentimenti umanitari...,<br />
si contentarono di portar<br />
via, cioè di rubare, i trofei<br />
principeschi che ornavano il<br />
piedistallo dei Quattro Mori!<br />
Nella seconda parte del secolo<br />
XlX i livornesi non permisero<br />
nemmeno il trasferimento<br />
dei Quattro Mori in Piazza<br />
d’Arme, cioè in quella che fu<br />
la Piazza Grande, vanto di Livorno.<br />
Andate ora a dir loro di<br />
toglierli di mezzo!<br />
La storia non si cancella. L’arte<br />
non si distrugge e le tradizioni<br />
sono il piedistallo su cui<br />
poggiano i principi di sviluppo<br />
e libertà per i quali Ferdinando<br />
I de Medici, il 19 marzo<br />
del 1606, onorò Livorno col<br />
titolo di “Città”.<br />
Livorno e i Quattro Mori sono<br />
una cosa sola e tutte livornesi<br />
sono le parole che formano i<br />
versi di questo antico “rispetto”:<br />
Alla marina, che c’è i Quattro Mori,<br />
Vienitili a vede’come son neri<br />
Son quattro ladroncelli rubacuori.<br />
Altro non dico.
LIVORNOnonstop è...<br />
4<br />
amarcord<br />
Totò e Livorno<br />
Il grande artista conobbe la nostra città in occasione del servizio militare<br />
e proprio qui nacque la celebre battuta “Siamo uomini o caporali?”<br />
Martedì 22 gennaio 1957: Totò, applauditissimo, si presenta tra il pubblico della Gran Guardia all’inizio dello spettacolo “A prescindere”. (foto Del Secco)<br />
di Marcello Faralli<br />
La Caserma Carlo Pisacane di via Nazionale (oggi viale G. Marconi) in una<br />
cartolina d’epoca dove Totò ha svolto il servizio militare a Livorno.<br />
22/1/1957: Totò mentre sale sul palco<br />
della Gran Guardia tra gli applausi<br />
degli ospiti della famiglia Marinari-Lippi<br />
nel palchetto d’onore. A fianco:<br />
la locandina dello spettacolo “A<br />
prescindere”. (foto Del Secco)<br />
Il 15 aprile scorso ricorreva il cinquantesimo<br />
anniversario della<br />
morte di Totò. Può sembrare fuori<br />
luogo che questo mensile di<br />
costume livornese ricordi il grande<br />
attore e fantasista napoletano.<br />
Ma scoprirete che tra Antonio<br />
De Curtis (alias Antonio Griffo<br />
Focas Flavio Angelo Ducas<br />
Comnemo Porfirogenito Gagliardi<br />
de Curtis di Bisanzio) e Livorno<br />
c’è una forte comunanza.<br />
Racconta, nella sua prefazione<br />
al libro “Siamo uomini o caporali?”<br />
(da cui è tratto il film omonimo)<br />
della sua permanenza in<br />
città per il servizio di leva. Era<br />
poco più che un ragazzo quando<br />
decise di arruolarsi volontario<br />
nell’esercito e venne assegnato<br />
al 22° reggimento di stanza<br />
a Pisa. Comprese subito che<br />
l’esercizio meno gravoso, che<br />
gli riusciva meglio, era quello di<br />
“marcare visita”. Divenne ben<br />
presto uno specialista non gradito<br />
ai superiori i quali, appena<br />
si presentò l’occasione lo spedirono<br />
a un battaglione di fanteria<br />
destinato alla Francia. Ma<br />
nel paese transalpino non arrivò<br />
mai perché il suo repertorio<br />
di recitatore di malesseri lo portò<br />
al ricovero nell’ospedale di<br />
Alessandria.<br />
Scongiurata la destinazione transalpina<br />
fu successivamente assegnato,<br />
dopo una breve permanenza<br />
all’87° reggimento di fanteria<br />
di Siena, all’88° di stanza a<br />
Livorno. E qui sembra essersi<br />
adattato se è vero, come dice,<br />
che vi terminò il servizio militare.<br />
Racconta però che ebbe come<br />
graduato il famigerato caporale:<br />
“il caporale per antonomasia,<br />
uno di quelli che ti fanno odiare<br />
per un numero imprecisato<br />
di generazioni la vita e il rego<br />
segue a pag. 5
LIVORNOnonstop è...<br />
5<br />
amarcord<br />
da pag. 4<br />
L’interno del Cinema-Teatro Lazzeri. (foto Del Secco)<br />
do perché l’aveva fatto sentire a<br />
casa, nella sua Napoli: due città<br />
di mare, generose, aperte all’accoglienza,<br />
esagerate nelle manifestazioni<br />
di gioia, ma capaci di<br />
ironizzare sui propri difetti.<br />
L’aneddotica narra che, già attore<br />
affermato, venuto a sapere<br />
delle morte di una signora livornese<br />
che gli aveva affittato una<br />
stanza in cui andare a riposare e<br />
a cambiarsi di abiti, abbia inviato,<br />
per riconoscenza, dei fiori per<br />
il funerale e un aiuto economico<br />
alla famiglia.<br />
Ma il legame con Livorno non<br />
finisce qui. Gli anni di permanenza<br />
in città gli erano rimasti nella<br />
mente e nel cuore tanto da tornarvi<br />
più volte con i suoi spettacoli<br />
e ricordarla spesso nei numerosi<br />
suoi film e rappresentazioni.<br />
Già nel 1921, al cinema teatro<br />
Lazzeri, cantava la parodia<br />
dell’allora famosissima canzone<br />
“Vipera”.<br />
Se questi erano gli inizi della sua<br />
carriera lo ritroviamo a Livorno<br />
al tramonto della stessa, nel<br />
1957: il 22 e 23 gennaio con “A<br />
prescindere”, che in due serate<br />
fece registrare 4.000 presenze<br />
(costo del biglietto al botteghino<br />
3.000 lire, dai bagarini in piazza<br />
Cavallotti 10.000 ); alla Gran<br />
Guardia, “impazzando” con la<br />
lamento militari”. Incarnava il<br />
tipo arrogante e presuntuoso,<br />
animato da una irragionevole idiosincrasia<br />
nei confronti dei soldati e,<br />
abusando del grado, li privava della<br />
libera uscita.<br />
“La vita militare non mi si era<br />
presentata sotto un aspetto eccessivamente<br />
gradevole, dato<br />
anche il mio temperamento insofferente;<br />
tuttavia, per evitare<br />
le sue continue rappresaglie,<br />
assunsi un comportamento disciplinato,<br />
eseguendo senza discutere<br />
i suoi ordini e subendo<br />
con rassegnazione le sue osservazioni.<br />
Questa mia tattica non<br />
ebbe un esito particolarmente<br />
felice. Il caporale scambiò la mia<br />
passività per debolezza e, forte<br />
più del suo grado che dei regolamenti,<br />
raddoppiò ingiustamente<br />
la dose, rendendomi davvero<br />
asfissiante la vita in comune”.<br />
Da qui nacque l’odio per i caporali<br />
e la battuta: “Guardiamoci<br />
in faccia ... siamo uomini o caporali?”.<br />
Rientrato nella vita civile, di Livorno<br />
conservò un ottimo ricorfanfara<br />
dei bersaglieri. Si racconta<br />
delle mance di 3.000 lire alle<br />
maschere del teatro “perché signori<br />
si nasce e io lo nacqui”.<br />
Essendo poi amico<br />
E in tanti suoi film appaiono citazioni<br />
su Livorno. E’ il caso di<br />
“Totò e Cleopatra”, quando nel<br />
ruolo di Marcantonio, circondato<br />
da quattro guardie di colore,<br />
esclama: “Perbacco! Io li conosco<br />
questi. Sono i Quattro mori<br />
che stanno in piazza Grande a<br />
Livorno” (in effetti sono sempre<br />
stati davanti alla darsena<br />
nuova - n.d.a.). E, nello stesso<br />
film, alla regina che gli propone<br />
un baccanale all’egiziana replica.<br />
“Sempre baccanali all’egiziana,<br />
mai un baccanale alla<br />
livornese”.<br />
In “Totò lascia o raddoppia”<br />
rispondendo a una domanda di<br />
Mike Bongiorno cita, dopo San<br />
Siro di Milano e le Cascine di<br />
Firenze, l’ippodromo l’Ardenza<br />
a Livorno. E ancora in “Totò,<br />
Vittorio e la Dottoressa”, nella<br />
parte di un cameriere, a un cliente<br />
che gli chiede qualcosa di leggero<br />
consiglia un piatto di sugheri<br />
alla livornese”.<br />
Otello Bacci alla corte di Totò<br />
Otello Bacci (1915-1996), straordinario<br />
personaggio livornese<br />
(nacque in via della Coroncina,<br />
a due passi dall’abitazione di<br />
Giovanni Fattori, e, poco più in<br />
là, in piazza Cavallotti, di quella<br />
di pietro Mascagni) affermatosi<br />
nel mondo dello spettacolo sia<br />
come ballerino, che in veste di attore,<br />
presentatore e direttore d’orchestra,<br />
conosciutissimo anche<br />
per aver portato avanti con la<br />
moglie Maria il ristorante “da<br />
Norma” in piazza Guerrazzi, ha<br />
avuto un grande rapporto con<br />
Totò, sia a livello professionale<br />
ma anche di amicizia.<br />
Dall’ottimo libro “Otello Bacci -<br />
Un livornese alla corte di Totò”,<br />
di Piero Gambacciani (Editrice<br />
Il Quadrifoglio, Livorno, 2010),<br />
ne estrapoliamo alcuni aneddoti<br />
riguardanti appunto il rapporto<br />
di Otello con Totò.<br />
Otello Bacci con la moglie Maria e Totò all’interno del Ristorante “Da Norma” in piazza Guerrazzi. (foto Del Secco)<br />
CAPITOLO VII<br />
Conosce Totò<br />
Gli americani lasciano Livorno in<br />
forma ufficiale, come truppa di<br />
occupazione, nel Dicembre del<br />
1947. La situazione nella città si<br />
sta velocemente normalizzando.<br />
I livornesi non piangono certo<br />
questa partenza; forse le uniche<br />
a gridare “addio” con le lacrime<br />
agli occhi sono le “segnorine”<br />
che perdono la loro sorgente<br />
di reddito e fra i pochi dispiaciuti<br />
è certamente Bacci che, con<br />
la loro partenza, è costretto a<br />
sciogliere la sua orchestra, quel<br />
segue a pag. 6
LIVORNOnonstop è...<br />
da pag. 5<br />
l’orchestra alla quale era così<br />
attaccato e che gli aveva dato<br />
tante inaspettate soddisfazioni.<br />
E’ un distacco molto doloroso,<br />
dopo tanti successi!!<br />
E così è di nuovo senza lavoro...<br />
Ma ecco la fortuna che bussa<br />
alle spalle del nostro amato concittadino<br />
ormai noto per le sue<br />
brillanti prestazioni nella rivista.<br />
Un pomeriggio stava bighellonando<br />
per le strade della sua città,<br />
quando viene colpito da una<br />
locandina che annuncia l’arrivo<br />
a Livorno della Compagnia di<br />
Totò nella rivista di Galdieri<br />
“Bada che ti mangio”.<br />
Come amministratore Bacci legge<br />
il nome di Andrea Rosina; e<br />
lui questo Andrea Rosina lo conosce<br />
perché, qualche tempo<br />
prima, ha lavorato con la sua<br />
compagnia di Pistoni e Rizzo.<br />
Senza indugi si reca in teatro e<br />
si presenta da lui. Certo che Rosina<br />
lo ricorda e quando viene a<br />
conoscenza che in quel momento<br />
il suo ex ballerino è disoccupato<br />
lo porta da Totò.<br />
“Che sai fare?”: gli dice Totò<br />
appena gli viene presentato.<br />
Rosina risponde per lui: “Principe,<br />
si chiama Bacci, è di Livorno”.<br />
Totò si fa pensieroso: “E allora?”.<br />
“E’ un bravo ragazzo, balla<br />
molto bene le clacchette”, continua<br />
a dire Rosina che vuole<br />
caldeggiare ad ogni costo la sua<br />
candidatura.<br />
E ancora Totò: “Ma lui perché<br />
non parla?”.<br />
Otello si stringe nelle spalle.<br />
Totò incalza: “Tu non sei un livornese,<br />
perché i livornesi sono<br />
di parola facile...”<br />
“Sono un livornese puro sangue”,<br />
urla Bacci a quell’offesa.<br />
“Ora cominci a piacermi!”.<br />
Lo fa sedere, gli offre una sigaretta,<br />
poi, dopo averlo guardato<br />
per qualche istante, chiama la<br />
coreografa Gisa Geert:“Ecco il<br />
nostro nuovo ballerino!”.<br />
E così Otello Bacci, qualche giorno<br />
dopo, in possesso di un contratto<br />
piuttosto vantaggioso,<br />
raggiunge la compagnia a Torino.<br />
....<br />
Per tre anni il nostro artista è in<br />
giro per l’Italia con le due stupende<br />
riviste italiane “Bada che<br />
ti mangio” e “C’era una volta<br />
il mondo...” entrambe di Michele<br />
Galdieri. E’ un susseguirsi di<br />
successi più che meritati che la<br />
compagnia di Totò riceve in tutti<br />
i teatri d’Italia e quando questa<br />
prestigiosa compagnia ritorna<br />
a Livorno, alla fine dello spettacolo<br />
Totò prende per mano<br />
Otello lasciandolo solo in mezzo<br />
alla passerella per ricevere,<br />
tutti per lui, gli applausi dei suoi<br />
concittadini.<br />
E questo è uno dei ricordi più<br />
belli.<br />
Parlare di Totò e della sua umanità<br />
come uomo e come artista<br />
credo che sia superfluo, tanto è<br />
la fama del comico specialmente<br />
ai nostri giorni...<br />
Bacci me ne parla con un tale<br />
entusiasmo che non riesco a<br />
stargli dietro.<br />
Mi racconta:“Tante sono state<br />
le manifestazioni di affetto che<br />
ha sempre dimostrato nei nostri<br />
confronti; ogni sera prima<br />
dell’inizio dello spettacolo faceva<br />
il giro dei camerini e aveva<br />
per tutti parole di conforto e<br />
Il Ristorante “Norma” in piazza Guerrazzi. (fto Del Secco)<br />
6<br />
amarcord<br />
Bacci in veste ristoratore. Sullo sfondo la moglie, signora Maria. (foto Del Secco)<br />
di incoraggiamento. Era sempre<br />
di umore allegro e faceva “Erano tempi di fame quelli! –<br />
napoletane”.<br />
in modo che non ci accorgessimo<br />
delle sue preoccupazioni”. tento lo stesso e poi i livornesi<br />
aggiunse Totò -. Ma io ero con-<br />
“Con me, poi – è sempre Bacci mi hanno sempre aiutato ecco<br />
che parla – aveva un rapporto perché li ho tanto nel cuore.<br />
quasi paterno; mi chiedeva Quando, dopo tanti anni ritornai<br />
a Livorno con la rivista “Io<br />
sempre se ero contento del mio<br />
lavoro, se mi bastavano i soldi, sono un evaso” andai a trovare<br />
come stava la mia famiglia”. quella signora che era stata tanto<br />
gentile con me, ma la giovane<br />
“Ricordo che una sera andai a<br />
trovarlo nel suo camerino per che mi venne ad aprire mi disse<br />
mostrargli una cartolina di Livorno<br />
che avevo ricevuto da “Totò aveva un animo molto<br />
che sua madre era morta”.<br />
mia moglie e lui dopo averla generoso – continua a dirmi Otello<br />
– quando ci trovavamo a Mi-<br />
osservata per qualche istante,<br />
mi disse: - Lo sapevi che ho fatto<br />
il militare a Livorno? E mi racso<br />
o in qualunque altra piazza<br />
lano, sotto la galleria del Corcontò<br />
che a quel tempo aveva d’Italia, c’era sempre qualcuno<br />
che gli chiedeva un aiuto<br />
un piede a terra da una certa<br />
signora Siria in Via De Larderel<br />
e la sera si vestiva in bor-<br />
dire di no a nessuno. Ti dirò di<br />
economico e lui non riusciva a<br />
ghese per andare al Cinema più: dopo avere dato i soldi si<br />
Centrale o al Margherita ad sentiva come sollevato da un<br />
esibirsi in alcune macchiette segue a pag. 7
LIVORNOnonstop è...<br />
da pag. 6<br />
peso; sembrava che gli fosse<br />
scomparsa ogni preoccupazione<br />
e si metteva a scherzare con<br />
tutti noi”.<br />
“Nei momenti liberi cercava<br />
sempre la mia compagnia, si<br />
divertiva a sentirmi parlare il<br />
dialetto livornese; soprattutto<br />
gli piaceva ascoltare le barzellette<br />
tanto è vero che nella rivista<br />
“C’era una volta il mondo...”<br />
creò uno sketch dove io facevo<br />
la parte di un celerotto livornese<br />
e lui quella di un Questore”.<br />
“Un pomeriggio, lavoravamo a<br />
Napoli, al Teatro Metropolitan,<br />
mi mandò a chiamare nel suo<br />
camerino. Aveva un’espressione<br />
triste e gli occhi arrossati:<br />
Cinema Centrale.<br />
Cinema Margherita (foto Del Secco)<br />
mi abbracciò e mi dette il telegramma<br />
che annunziava la morte<br />
di mia madre. Mi consegnò<br />
una busta contenente del denaro<br />
e mi disse: - Pensa, anche quel<br />
giorno in cui morì mia madre fu il<br />
capocomico a darmi la notizia”.<br />
...<br />
CAPITOLO IX<br />
Rivede Totò<br />
Per lo Stabilimento Cinematografico<br />
“Pisorno” di Tirrenia è<br />
un momento felice. Si lavora a<br />
ritmo serrato.<br />
Il tecnico dello stabilimento Ivo<br />
Benedetti avverte il suo amico<br />
Bacci che a Tirrenia è arrivato<br />
Totò per girare un film con Gino<br />
Cervi, e che vuole rivederlo.<br />
7<br />
“Appena ho saputo del suo arrivo<br />
– è Otello che parla – mi<br />
sono precipitato allo stabilimento,<br />
in punta di piedi mi sono<br />
avvicinato nella sala dove stavano<br />
girando; il ciakettista<br />
aveva già battuto il ciak per<br />
l’inizio di una scena quando lui<br />
mi vede”.<br />
- “Abbiate pazienza – dice Totò<br />
– fate un attimo di pausa che<br />
devo salutare un amico che da<br />
tanti anni non vedo”.<br />
Si avvicina, mi abbraccia poi<br />
quando si accorge della mia<br />
commozione mi dà un colpo sulle<br />
spalle e mi urla: “O Bacci! Siamo<br />
uomini o caporali!”.<br />
“La sera - prosegue Bacci - venne<br />
a cena nel mio ristorante e<br />
tra una battuta e l’altra facemmo<br />
le ore piccole”.<br />
- Dopo quella parentesi cinematografica<br />
l’hai più rivisto?<br />
Esplode in una esclamazione di<br />
giubilo.<br />
Non sperava tanto.<br />
“Lo rividi esattamente la sera<br />
del 3 Gennaio del 1957 e…”.<br />
- A che ora, lo interrompo.<br />
Lui non crede allo scherzo e volge<br />
lo sguardo in alto, pensieroso<br />
nello sforzo mentale.<br />
“Saranno state…”.<br />
- Ma io scherzavo… allora?<br />
“Me lo ricordo benissimo: erano<br />
le 13 meno un quarto… mi<br />
vedo arrivare Totò con la moglie,<br />
Franca Faldini. Si trovava<br />
a Livorno al Teatro «La Gran<br />
Guardia» con la nuova rivista<br />
“A prescindere” di Nelli e Mangini.<br />
Con lui lavoravano Franca<br />
May, Enzo Turco, Franca<br />
Gandolfi e Ivana Menaro”.<br />
“Quella sera, dopo cena, facemmo<br />
ancora le ore piccole perché<br />
la signora Faldini, donna<br />
bellissima e molto simpatica,<br />
volle che le raccontassi alcune<br />
di quelle barzellette che avevano<br />
tanto divertito suo marito<br />
molti anni addietro”.<br />
“Il giorno dopo il debutto, erano<br />
da poco passate le 13, lo<br />
vedo apparire nel locale insieme<br />
al suo amministratore Rendi<br />
Bau. Pensando che volessero<br />
mangiare mi misi le mani nei<br />
capelli: il locale era tutto occupato.<br />
Alcuni clienti riconosciutolo<br />
facevano a gara per<br />
amarcord<br />
La copertina del libro “Otello Chelli<br />
- Un livornese alla corte di Totò” di<br />
Piero Gambacciani (Ed. Il Quadrifoglio,<br />
2010)<br />
cedergli il posto ma lui rifiutava<br />
la gentilezza dei clienti con<br />
garbo e signorilità”.<br />
“Poi mi prese per un braccio e<br />
mi disse: “Accompagnami a prendere<br />
le sigarette”, e così ci avviammo<br />
verso Piazza Grande”.<br />
“Man mano che ci avvicinavamo<br />
al tabaccaio aumentava il<br />
numero dei curiosi che chiedevano<br />
l’autografo. Arrivati all’uscio<br />
del negozio lui, con un<br />
gesto distratto, tira fuori dal<br />
suo paltò il pac“Io lo guardo<br />
meravigliato e sorridendo mi<br />
dice: “Sto invecchiando, amico<br />
mio. Avevo le sigarette e nemmeno<br />
lo sapevo!!”.<br />
“Che uomo meraviglioso! Aveva<br />
detto una bugia: sapeva di<br />
avere le sigarette, mi aveva portato<br />
fuori perché i livornesi mi<br />
vedessero con lui e si rendessero<br />
conto così che facevo parte<br />
delle sue affettuose amicizie”<br />
La via Grande negli anni Sessanta.
LIVORNOnonstop è...<br />
8<br />
attualità<br />
L’eccelso critico d’arte nonchè opinionista senza peli sulla lingua è arrivato a dire che Livorno è meglio di Pisa<br />
Vittorio Sgarbi:<br />
apprezzamenti<br />
entusiastici<br />
su città,<br />
lungomare<br />
e tesori artistici<br />
di Marcello Faralli<br />
L’auditorium della C.C.I.A.A.<br />
(Camera di Commercio, Industria,<br />
Agricoltura e Artigianato)<br />
nel mese scorso - domenica 30<br />
aprile - ha ospitato la conferenza<br />
del professor Vittorio Sgarbi,<br />
organizzata dal Rotaract di Livorno<br />
e il Circolo Filippo Mazzei di<br />
Pisa (con Carlotta Romualdi ottima<br />
conduttrice), sui tesori artistici<br />
presenti nella nostra città.<br />
Vittorio Corcos<br />
“Ritratto<br />
di Yorick”<br />
(Pietro Coccoluto<br />
Ferrigni),<br />
1889.<br />
Olio su tela<br />
(199 x 138 cm)<br />
Museo Civico<br />
Giovanni Fattori,<br />
Livorno:<br />
uno dei quadri<br />
maggiormente<br />
apprezzati<br />
da Vittorio Sgarbi.<br />
Di fronte a un folto pubblico,<br />
l’istrionico, espertissimo critico,<br />
dopo una visita al cospicuo patrimonio<br />
conservato all’interno<br />
delle sale della stessa Camera di<br />
Commercio, ha svolto una dotta<br />
e appassionata conferenza sui<br />
principali monumenti, opere d’arte<br />
e quadri preziosi custoditi nelle<br />
chiese e nei palazzi storici della<br />
città. Entusiastici apprezzamenti:<br />
“Livorno città aperta, solare,<br />
piena di vita - meglio di Pisa<br />
che, Piazza dei Miracoli a parte,<br />
si presenta sciatta, trascurata,<br />
poco pulita -, con un meraviglioso<br />
lungomare, un’architettura<br />
solenne di una nobiltà<br />
parigina, la Terrazza Mascagni”.<br />
Suo il proposito di tornare presto<br />
in città, per due o tre giorni,<br />
per approfondire la conoscenza,<br />
e non solo delle opere d’arte.<br />
Gran parte dell’appassionato intervento,<br />
sempre colorito, con<br />
battute salaci verso il sindaco<br />
Nogarin (“vestito da operaio”)<br />
e “quei quattro stronzetti” che<br />
hanno organizzato l’intervento,<br />
lo ha dedicato ai Macchiaioli e<br />
non e a Modigliani.<br />
Queste, in sintesi, il concetto di<br />
Vittorio Sgarbi sui tesori artistici.<br />
Livorno può essere considerata,<br />
a buon diritto, la più importante<br />
città italiana di questo movimento<br />
pittorico, in quanto non<br />
solo da qui è partito il suo capostipite,<br />
Giovanni Fattori, ma molti<br />
suoi discepoli qui hanno dipinto,<br />
rappresentando luoghi e<br />
paesaggi che sono entrati nella<br />
storia della pittura dalla seconda<br />
metà dell’ottocento in poi. Di<br />
Fattori significative sono le opere:<br />
“Lungomare di Antignano”<br />
del 1894; “Tramonto sul mare”<br />
(olio su tela, una “intuizione assoluta”);<br />
“Lega dipinge sugli<br />
scogli”(olio su tela). Insieme, e<br />
dopo di lui, meritano di essere<br />
citati: Mario Puccini (l’ultimo<br />
suo interprete), fondatore del<br />
Gruppo labronico; Benvenuto<br />
Benvenuti (il Van Gogh italiano);<br />
La locandina dell’evento.<br />
Giovanni Bartolena (migliore di<br />
Guttuso). E poi, nella prima metà<br />
del novecento, Gino Romiti, Ulvi<br />
Liegi, Plinio Nomellini (osteggiato<br />
per le sue simpatie fasciste,<br />
che si ritengono rappresentate<br />
nell’Offerta e palesi nell’Incipit<br />
nuova aetas), Renato Natali,<br />
Gastone Razzaguta, e soprattutto,<br />
Vittorio Corcos, conosciuto<br />
in particolare per i propri<br />
realistici ritratti femminili ma che<br />
apprezzo maggiormente in quel<br />
modernissmo ritratto di Yorick,<br />
visto di profilo sinistro, un<br />
uomo di bassa statura e grossa<br />
corporatura, che in dossa un<br />
cappello e un soprabito abbottonato,<br />
con quel suo muro in<br />
secondo piano dove in evidenza<br />
si notano i graffiti incisi da<br />
qualche bambino che è «prova<br />
estrema di realismo». In Toscana,<br />
al di fuori dei macchiaioli,<br />
l’unico pittore di rilievo dell’epoca<br />
può essere considerato<br />
Ottone Rosai.<br />
Un discorso a parte per Amedeo<br />
Modigliani, eterno giovane romantico,<br />
considerato il più grande<br />
artista al mondo di ritratti di<br />
una sola persona (monoteismo),<br />
che apre una “storia nuova”.<br />
Non rappresenta, parla con la<br />
anima. Perciò è considerato<br />
l’unico ritrattista che non dipende<br />
dalla fotografia. Dopo di lui il<br />
solo Betto Lotti può essere considerato<br />
suo lontano interprete.<br />
Modigliani era partito da Livorno,<br />
sul finire dell’ottocento.<br />
segue a pag. 9
LIVORNOnonstop è...<br />
9<br />
attualità<br />
da pag. 8<br />
Aveva frequentato, prima il Caffè<br />
Bardi con il gruppo degli “scapigliati”<br />
e, successivamente, la<br />
scuola di Micheli. Vi conobbe<br />
Fattori e ne rimase in qualche<br />
modo influenzato. Dopo avere<br />
frequentato la “Scuola libera di<br />
Nudo” di Firenze e “l’Istituto di<br />
belle arti di Venezia”, nel 1906, si<br />
trasferì a Parigi: il centro dell’avanguardia.<br />
Inizialmente influenzato<br />
da Henrì de Toulose-<br />
Lautrec, fu Paul Cézanne a orientarlo<br />
verso uno stile originale,<br />
unico, in cui riuscì a esprimere<br />
tutta la sua creatività. La sua<br />
produzione artistica, tra nudi e<br />
ritratti (tra cui il suo del 1919),<br />
nonostante la breve vita (solo<br />
trentasei anni), è imponente.<br />
Genio e sregolatezza, non ebbe<br />
in vita i riconoscimenti che la sua<br />
opera ha avuto dopo la morte.<br />
L’elenco dei dipinti conservati a<br />
Amedeo Modigliani: Ritratto di<br />
Lunia Czechowska,1919. Olio su<br />
tela , 33 x 46 cm.<br />
La splendida Pala del Vasari “Incoronazione<br />
della Vergine” nella chiesa<br />
di Santa Caterina.<br />
Livorno è lungo. Si va dalla pala<br />
dei “Santi Diacono e Martire<br />
Agostiniano” della scuola di<br />
Giotto (Chiesa san Jacopo in<br />
Acquaviva) al “Cristo coronato<br />
di spine” del Beato Angelico,<br />
la più importante rappresentazione<br />
del Cristo morto, della<br />
metà del ‘400, scoperta da Roberto<br />
Longhi); dalla “Madonna<br />
delle Grazie di Montenero” del<br />
1345 (“un tardogiottismo” di Jacopo<br />
di Michele detto Gera),alle<br />
già citate tele dei più importanti<br />
pittori macchiaioli; dalla “Veduta<br />
della parte del molo di Livorno”<br />
della Bottega d Antonio<br />
Piemontese, detto il Baseggio,<br />
(una “cartolina” del 1784) al<br />
“San Giorgio” della scuola Cortese<br />
(sec. XVIII).<br />
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dubbio la Pala del Vasari “Incoronazione<br />
della Vergine” che<br />
sormonta il coro della chiesa di<br />
Santa Caterina. E’ anche una<br />
delle opere più pregevoli dell’artista<br />
aretino. Realizzata intorno<br />
al 1571 è una delle ultime. Originariamente<br />
era collocata in una<br />
cappella vaticana dedicata a san<br />
Michele e presumibilmente fu<br />
trafugata dai francesi come bottino<br />
di guerra in epoca napoleonica.<br />
Successivamente, venduta<br />
all’asta, nel 1799 fu acquistata<br />
da una famiglia livornese, i<br />
Filicchi, che, nel 1818 (anno in<br />
cui la famiglia si trasferì nella parrocchia<br />
di San Ferdinando) ne<br />
fece dono alla chiesa di Santa<br />
Caterina. La tavola è stata restaurata<br />
ed è tornata nella sua<br />
collocazione nel 2007.<br />
Alla faccia di chi dice: “a Livorno<br />
non c’è nulla”!<br />
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LIVORNOnonstop è...<br />
10<br />
industrie livornesi<br />
Specializzata in modellini radiocomandati esportati in quasi tutti i continenti dagli anni ‘70<br />
si è dovuta definitivamente arrendere nel 2000 all’invasione dei prodotti giapponesi e cinesi<br />
Monteleone, la fabbrica livornese<br />
che ha fatto la felicità dei bambini<br />
(e dei grandi) di tutto il mondo<br />
di Giovanni Giorgetti<br />
Su un blog di giocattoli d’epoca,<br />
giorni fa, mi colpì l’appello<br />
di un signore romano al quale<br />
avevano rubato in casa a<br />
Roma ed era particolarmente<br />
addolorato, non tanto per il furto<br />
stesso (di poco valore) ma<br />
per la sparizione di due motoscafini<br />
della ditta Vittorio Monteleone<br />
di Livorno che erano i<br />
suoi giocattoli preferiti fin da<br />
quando era ragazzo. In rete<br />
chiedeva le misure di uno di<br />
esso, praticamente introvabile,<br />
per poterlo rifare. Fortunatamente<br />
l’appello è stato accolto<br />
da un signore tedesco<br />
che ne possedeva uno e che<br />
gli ha fornito tutte le caratteristiche<br />
tecniche richieste.<br />
Da qui lo spunto per fare delle<br />
ricerche e parlare della fabbrica<br />
dei modellini Monteleone<br />
che, abbiamo scoperto, ha fatto<br />
la felicità di milioni di bambini<br />
(ma anche di adulti), in<br />
quanto sono stati esportati in<br />
Vincenzo Monteleone (1922 - 2015)<br />
quasi tutto il mondo.<br />
Vittorio Monteleone (Toto per<br />
gli amici) nacque a Modena il<br />
9 gennaio 1922 da Nicola e<br />
Maria ed era il secondo di dieci<br />
figli. Il padre, impiegato di<br />
banca, dopo vari spostamenti,<br />
fu trasferito a Livorno e qui<br />
fissò la sua definitiva dimora,<br />
ad Ardenza, in via del Mare.<br />
Vittorio, pertanto, divenne presto<br />
“livornese”. Terminato il<br />
Liceo Classico dai Gesuiti, per<br />
volere dei suoi i genitori si<br />
Il noto marchio Monteleone su una confezione di giocattoli.<br />
Il capannone dell’Industria Giocattoli Monteleone S.r.l. che era posto in<br />
via delle Sorgenti 452 e, sotto, l’interno di un reparto di confezionamento.<br />
iscrisse al Corso Ufficiali dell’Accademia<br />
Navale ma, accortosi<br />
che non era adatto a<br />
quella vita, partì per il servizio<br />
militare.<br />
Seguì un periodo burrascoso<br />
che val la pena raccontare.<br />
L’otto settembre del 1943<br />
(l’armistizio tra Italia e Alleati),<br />
lo colse a Roma e con<br />
mezzi di fortuna tornò a Livorno.<br />
Il viaggio fu particolarmente<br />
avventuroso: per non<br />
farlo catturare dai tedeschi un<br />
parroco lo aveva travestito da<br />
prete ed in treno una pia donna<br />
voleva farsi addirittura confessare<br />
temendo di morire sotto<br />
i bombardamenti. Toto se<br />
la cavò dicendo che non aveva<br />
ancora preso i voti.<br />
Il Bando Graziani del 9 novembre<br />
1943: “In caso di mancata<br />
presentazione dei militari<br />
soggetti alla predetta chiamata,<br />
oltre alle pene stabilite
LIVORNOnonstop è...<br />
11<br />
industrie livornesi<br />
dalle vigenti disposizioni del<br />
codice militare di guerra, saranno<br />
presi immediati provvedimenti<br />
anche a carico dei<br />
capi famiglia” lo indusse a<br />
presentarsi al Distretto militare,<br />
dove venne arruolato e spedito<br />
in Germania in un Campo<br />
di Addestramento.<br />
Accortosi che veniva addestrato<br />
per combattere altri italiani<br />
decise di fuggire. Toto aveva<br />
notato che i militari che sorvegliavano<br />
i treni in partenza,<br />
procedendo avanti e indietro<br />
lungo la ferrovia, nel girarsi<br />
quando si incontravano lasciavano<br />
uno spazio non sorvegliato<br />
per pochi minuti.<br />
Approfittando di questo, riuscì<br />
a salire su un treno diretto<br />
in Italia. Dopo innumerevoli<br />
peripezie con il fratello Giorgio<br />
ed un amico decise di passare<br />
la linea gotica e di consegnarsi<br />
agli americani.<br />
Per sua sfortuna, quando aveva<br />
lasciato l’Italia per la Germania,<br />
la mamma gli aveva<br />
cucito nella fodera della giacca<br />
della divisa 5.000 Lire avvolte<br />
in una pagina strappata<br />
da un quaderno.<br />
Toto aveva scritto in quella pagina<br />
le canzoni dell’epoca<br />
come: Pippo Pippo non lo sa,<br />
Parlami d’amore Mariù, La<br />
porti un bacione a Firenze e<br />
Marameo perché sei morto.<br />
Gli americani trovando i soldi<br />
e i titoli delle canzoni pensarono<br />
ad un cifrario di una spia<br />
tedesca e lo internarono nel<br />
campo di concentramento di<br />
Coltano (Pisa), dove rimase<br />
per tre anni. Il fratello e l’amico,<br />
al contrario, furono immediatamente<br />
liberati.<br />
La profonda fede religiosa lo<br />
sostenne in quel triste periodo.<br />
Il Monteleone, terminata la<br />
Alcuni modellini prodotti dalla Monteleone: in alto due motoscafi con<br />
nomi tipicamente livornesi: Libeccio e Calafuria. Sotto: un moderno<br />
offshore radiocomandato.<br />
Vincenzo Monteleone e la moglie Bruna Recchi in foto giovanili.<br />
I piccoli Claudio e Giorgio Monteleone con i giocattoli costruiti dal padre.<br />
guerra, tornò in libertà e per<br />
vivere si mise a costruire motorini<br />
nel garage della casa di<br />
suo padre: motorini che vendeva<br />
ai costruttori di giocattoli.<br />
Comprese così che quella<br />
era la sua vita e che poteva<br />
creare giocattoli in proprio.<br />
Partendo da zero si costruì<br />
anche le macchine per produrre<br />
i giocattoli. I primi soldi per<br />
comprare un tornio glieli prestò<br />
l’amico Biagio Amoroso,<br />
che diventerà un noto medico<br />
dermatologo.<br />
Nacque così negli anni ’60 la<br />
ditta Monteleone, prima in<br />
Piazza San Marco, poi in Via<br />
delle Sorgenti 452, zona Cisternino.<br />
Nel 1963 si sposò con Bruna<br />
Recchi, affermata stilista, dalla<br />
quale avrà due figli Claudio<br />
e Giorgio.<br />
La moglie Bruna lascerà il proprio<br />
lavoro per aiutarlo nella<br />
ditta, che, nel periodo di massima<br />
espansione, produrrà più<br />
di 300.000 giocattoli, con una<br />
sessantina di dipendenti. La<br />
fabbrica era costituita dai seguenti<br />
reparti: Ufficio Amministrativo,<br />
Ufficio Progetti,<br />
Officina costruzione stampi,<br />
Reparto stampaggio plastica a<br />
segue a pag. 12
LIVORNOnonstop è...<br />
12<br />
industrie livornesi<br />
Vincenzo Monteleone ospite a Maranello. Sotto: un modellino della<br />
prestigiosa Ferrari P6 Pininfarima prodotto dall’industria livornese e<br />
che la stessa Ferrari ha utilizzato da mostrare nei punti vendita.<br />
da pag. 11<br />
iniezione, Reparto stampaggio<br />
plastica Vacuum, Reparto montaggio<br />
e controllo, Magazzino.<br />
Il Monteleone curava molto i<br />
giocattoli, che progettava e costruiva<br />
direttamente. Provvedeva<br />
a tutto nei minimi particolari:<br />
ideava i cataloghi (anche<br />
in cinque lingue), faceva<br />
le foto alle sue creazioni e costruiva<br />
addirittura gli imballaggi.<br />
Riproduceva in scala navi<br />
famose, motovedette, rimorchiatori<br />
e anche auto come la<br />
Ferrari, spesso facendo le scatole<br />
di montaggio. La maggior<br />
parte dei giocattoli erano telecomandati<br />
e radiocomandati ed<br />
accuratamente realizzati.<br />
La Ferrari gli aveva commis-<br />
sionato centinaia di modellini<br />
in scala da mostrare nei vari<br />
punti vendita.<br />
Nel 1979 Vittorio Monteleone<br />
vinse il Pinocchio d’oro (emblema<br />
dei giocattoli) ed il premio<br />
gli fu consegnato a Collodi<br />
da Febo Conti. Vinse anche<br />
la Medaglia d’oro dell’Artigianato<br />
a Firenze.<br />
Vittorio partecipava alle principali<br />
Fiere del Giocattolo (Milano<br />
e Norimberga), spesso<br />
accompagnato dai cari amici<br />
Mario e Anna Santarelli. Negli<br />
anni Ottanta la Regina d’Inghilterra<br />
aveva invitato la Ditta<br />
Monteleone a Londra (Fiera dei<br />
più bei giocattoli del mondo), assieme<br />
ad un’altra ditta italiana, la<br />
Sebino con il bambolotto Cicciobello.<br />
L’anno successivo Grace Kelly,<br />
per la Festa del Fanciullo,<br />
volle la serie Le Stelle di Monteleone,<br />
da mostrare come i<br />
giocattoli che allietano il fanciullo.<br />
Modesto di natura e tutto preso<br />
dal suo lavoro, non andava<br />
mai alle premiazioni ma mandava<br />
un suo collaboratore o il<br />
fratello Luigi.<br />
La concorrenza giapponese all’inizio<br />
e successivamente<br />
quella cinese costrinsero la<br />
ditta Monteleone ad un lento<br />
declino. La ditta divenne familiare<br />
e nel 2000 fu costretta<br />
inesorabilmente a chiudere.<br />
Vittorio Monteleone si spense<br />
serenamente il 24 novembre<br />
Monteleone premiato da Febo Conti<br />
con il “Pionocchio d’oro 1979”.<br />
2015 assistito dalla moglie, i<br />
due figli, la nuora e una nipotina.<br />
E’ veramente un peccato che<br />
tutta la sua esperienza lavorativa<br />
non si sia trasmessa a dei<br />
giovani, comunque resta in<br />
tante persone il ricordo di una<br />
persona onesta, amante della<br />
famiglia e intrisa di valori umani<br />
e religiosi.<br />
Su eBay i suoi modellini sono<br />
tuttora ricercati: esempio di eleganza<br />
Made in Italy, dato che<br />
alcune persone fanno collezione,<br />
e sono gelosissimi custodi<br />
(come il signore romano cui<br />
avevano rubato un modellino)<br />
dei giocattoli Monteleone.<br />
Un modellino di motoscafo radiocamandato realizzato dall’Industria Monteleone.
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LIVORNOnonstop è...<br />
14<br />
canti popolari livornesi<br />
Canti Popolari Livornesi<br />
Riportiamo alcuni canti popolari livornesi,<br />
tratti dall’omonimo libbricino a cura<br />
di Giorgio Fontanelli, Ugo Bastogi Editore,<br />
1978.<br />
La donna,<br />
Livorno<br />
e i Quartieri<br />
E siamo di Livorno e siam bargelli,<br />
siamo ragazze da farsi stimare,<br />
vogliamo giovanotti grandi e belli,<br />
dei capponi da farglieli pelare.<br />
Noi semo di Livorno e tanto basta,<br />
pe’ canzonare siamo fatte apposta,<br />
per dare noia alla gente che passa.<br />
E le ragazze dell’Acquaviva<br />
a canzonarle non ci si arriva,<br />
e quando poi le hai canzonate<br />
loro ti prendono a granatate.<br />
E le ragazze di San Benedetto<br />
le portan le pianelle a mezzo tacco,<br />
piglian marito e poi lo fanno becco.<br />
E gira e frulla<br />
e la Botti lo vende il riso,<br />
le ragazze di Torretta<br />
sono brutte e fanno schifo.<br />
E semo di Venezia e siamo siamo<br />
paura non abbiamo di nessuno,<br />
abbiamo bona lingua e svelta mano.<br />
Se le civette fossero lampioni,<br />
l’Ardenza sarebbe tutta illuminata,<br />
al Municipio ‘un gli parrebbe vero,<br />
sarebbe tutta luce risparmiata.<br />
E tutti i giovanotti dell’Ardenza<br />
prendano le ragazze a canzonare,<br />
non hanno né quattrini né presenza,<br />
da signorini vogliono passare.<br />
A Pisa a Pisa le belle pisane,<br />
a Siena a Siena le belle senese,<br />
l’oro e l’argento l’han le veneziane,<br />
ma le più belle son le livornese.<br />
La donna<br />
e le donne<br />
Civetta, civettona, leccapiatti,<br />
e perché dài la baia ai giovanotti?<br />
Se tocchi il mio marino, bimba, ne tocchi.<br />
E gira e fai la rota<br />
e la rigiri sul Pontino,<br />
la tu’ mamma t’ha fatto i fogli<br />
per mandarti nel casino.<br />
Affacciati alla finestra, o muso nero,<br />
vieni alla fontana, io te lo lavo,<br />
col cencio del carbone te lo asciugo.<br />
Al Molo Novo ci si va in barchetta,<br />
ci vuole i remi per poterci andare,<br />
di questo posto sei la più civetta,<br />
dagli ammogliati ti fai mantrugiare.<br />
Se vuoi marito, vai nella pineta,<br />
prendi un pinello e grattati la topa.<br />
E t’hanno messo nome Squacquarella,<br />
sei piena d’importanza e fantasia,<br />
sarai una libbra con la coratella,<br />
se viene una ventata ti porta via.<br />
Cosa t’ho fatto, o lingua serpentina,<br />
che dappertutto vai a dirne male?<br />
Faresti meglio a startene zittina,<br />
come la legna sul fuoco a bruciare.<br />
Io della mi’ rivale ‘un ho paura,<br />
nemmeno la vedessi all’altarino,<br />
tanto sono certa e sicura<br />
che ritorna da me quel bel morino.<br />
Civetta, puppemosce, leccapiattti,<br />
te la civetta l’hai fatta con tutti,<br />
co’ vecchi, l’ammogliati e i giovanotti.<br />
E gitara la rota,<br />
la rota del calesse,<br />
sei brutta e gavinosa,<br />
le gambe fatte a esse.<br />
Mi voglio fare monaca velata<br />
nel convento di Santa Margherita,<br />
dove fanno la vita spensierata.<br />
E se voi fa’ la picca a stornellare,<br />
la faccia rossa ti farò venire,<br />
al Molo Novo ti ci faccio andare.<br />
Io da Livorno vedo tutta Pisa,<br />
vedo Maria Teresa che si spucia,<br />
e ‘r su’ marito ‘he l’alza la camicia.<br />
Le pèsche all’occhi te le fai col nero,<br />
lo fai pe’ da’ nell’occhio a’ giovanotti.<br />
Ricordo quella sera a Montenero,<br />
nella tu’ rete ci pescai ranocchi.<br />
Ti credi d’esse’ bella e bella ‘un sei,<br />
dimmele le bellezze ‘n dove l’hai,<br />
se ‘un sei bella di sotto, sopra ‘un sei.<br />
E gira e frulla<br />
tanto a me, un poi fa’ nulla,<br />
tanto a me nulla mi fai,<br />
ci ho la dote e te ‘un ce l’hai.<br />
Se vuoi marito, abbraccia un campanile,<br />
ti leverai la voglia di sonare.<br />
Madonna notte,<br />
se dalle corna ti sortisse il latte,<br />
s’affogherebbe in mezzo alle ri’otte.<br />
Maritati, maritati, zittella,<br />
e per marito prendi un capotromba,<br />
che notte e giorno ti soni la banda. segue a pag. 15
LIVORNOnonstop è...<br />
15<br />
canti popolari livornesi<br />
E la mi socerina è una gran donna,<br />
mi par mill’anni di chiamarla mamma<br />
e lei mi chiamerà figliola degna.<br />
Sono andata alla macchia a far la stipa<br />
pe’ brucia’ da mi’ socera arrahbiata,<br />
come ’ncomincia, ’un la fa più finita.<br />
E gira e frulla,<br />
la mi’ socera è ’n sergente,<br />
gli venisse un accidente<br />
smetterebbe di brontola’.<br />
Cosa t’ho fatto, socera maligna,<br />
che ’l tu’ figliolo non me lo vuoi dare?<br />
Io non t’ho chiesto né campi né villa,<br />
solo il tuo nome io voglio portare.<br />
Renato Natali: Ottobrata livornese, 1930 ca., olio su tela, 105x147.<br />
E la tu’ mamma ’un vole che tu’ m’ami,<br />
anche malata in fondo del letto:<br />
digli di te, imbecille, ’un me ne importa,<br />
digli che mangio e bevo a suo dispetto.<br />
da pag.14<br />
A Pisa, a Pisa, ché c’è l’aria bona<br />
e chi ci va malato ci risana.<br />
Perchè nun ci vai te, brutta giallona?<br />
A Montenero c’è il sole che brilla,<br />
c’è una ragazza che si stima bella,<br />
e pare un pomodoro con la bolla.<br />
E ti vorrei vedere in cima in cima<br />
e pendoloni come una campana,<br />
tirarti il collo come a una gallina.<br />
E girala la rota,<br />
la rota gira bene,<br />
sei bella bella bella,<br />
il becco ti mantiene.<br />
Ti credi d’esse’ bella e bella ‘un sei,<br />
ti credi d’esse figlia d’un signore.<br />
Ti manca il cavallino con la sella<br />
e l’ombrellino per pararti il sole.<br />
E gira e fai la rota,<br />
la rigiri in Via Reale,<br />
pe’ fatti il culo finto<br />
ti sei sfatta il guanciale.<br />
Se avessi la virtù che ci ha l’anguilla,<br />
tutta la pancia ti vorrei bucare<br />
e lo vorrei vede’ se sei pupilla<br />
oppure una ragazza da scartare.<br />
E Marcellina è bella e elegante,<br />
co’ un trentino si leva le mutande,<br />
co’ un quarantina se le butta giù,<br />
co’ un cinquantina fa zum-zum.<br />
Conoscete la bella Gina,<br />
conoscete la bella Gina,<br />
per chi non la conosce già lo sa,<br />
la Gina è la figliola del tegame di su’ ma’.<br />
O chiaccherona, quanto hai chiaccherato,<br />
dici male di me, l’ho risaputo.<br />
Scema, ‘mbecille, ‘osa ci hai guadagnato?<br />
E nel mezzo del mar c’è una vaschetta,<br />
e tutti i pesci vanno a bere l’acqua,<br />
o canta meglio o chétati, civetta.<br />
Passa dall’uscio e non dalla finestra,<br />
passaci dalla via della ragione,<br />
e se tu eri una ragazza onesta<br />
non ti mettevi col mio primo amore.<br />
Bella ragazza,<br />
non siete né boccale né mezzetta,<br />
chi piglia voi, vòle sciupa’ la razza.<br />
La donna<br />
e la suocera<br />
Te lo ricordo, sono la tu’ nora,<br />
non me la fare bere l’acqua amara,<br />
tanto col tu’ figliolo so’ ’n parola.<br />
E se non mi va in casa, io vado fora,<br />
se non mi vuoi fuori, io vô sul tetto,<br />
tanto so’ la tu’ norta per dispetto.<br />
Quand’ero piccolina e andavo a scuola,<br />
la mamma del mi’ damo mi diceva:<br />
«Cresci,’ bellina, e poi verrai mia nuora».<br />
In questa strada che ci tira vento,<br />
ce l’ho un morino che mi piace tanto,<br />
ma ’1 becco di su’ padre ’un è contento.<br />
E la tu’ mamma lo vuole il cordone,<br />
io, poverina, ’un me lo posso fare,<br />
dille si trovi meglio l’occasione.<br />
Senti Santa Lucia come scampana,<br />
povera me, m’è morto il mio amore,<br />
vedo tutta la camera abbrunata,<br />
e la su’ mamma grida di dolore.<br />
Facciam l’amore e la mi’ mamma ’un vole,<br />
ora bisognerà che t’abbandoni.<br />
Caro morino, amiamoci di cuore,<br />
e di lasciarci non se ne ragioni.<br />
Sono passata dal tuo vicinato<br />
e la tu’ casa sembrava la mia,<br />
ho trovato tu’ madre e m’ha parlato,<br />
sembra che m’abbia dato la malìa.<br />
La donna<br />
e il sesso<br />
Al primo bacio io lo persi il colore<br />
e al secondo non mi vergognai,<br />
son cose che si fanno nell’amore,<br />
come son baci, ‘un si rifiutan mai.<br />
segue a pag. 16
LIVORNOnonstop è...<br />
16<br />
canti popolari livornesi<br />
da pag. 4<br />
E che dolore fu la prima sera<br />
quando il morino me lo mise in mano<br />
e poi mi disse: «Fammela una sega».<br />
E che dolore fu la prima sera<br />
quando il morino mio mi sverginava<br />
e il sangue fra le cosce mi cadeva<br />
e lui con la .pezzina m’asciugava.<br />
Per ragazza, sono onesta,<br />
non ho mai preso marito,<br />
sette volte ho partorito<br />
pe’ vede’ come si fa.<br />
Altri cinque ne farei<br />
pe’ compire la dozzina,<br />
son ragazza, poverina,<br />
e nessun può dir di me.<br />
Morino, l’altra sera avevi il muso<br />
perché ‘un ti diedi cosa tu volevi.<br />
Lo sai che in casa mia non c’è quest’uso,<br />
e tu, imbecille, a metterlo insistevi.<br />
‘Un ci veni’ a attaccarti alla gonnella,<br />
finché non m’hai sposato, ‘un ti do nulla,<br />
con mezza lira levati la voglia.<br />
Amore, amore, sei la mia rovina,<br />
almeno ‘un mi fini’ di rovinare.<br />
Lo sai, ma la mi’ casa è piccolina,<br />
e la tua grande non ci pòle stare.<br />
Ma guarda quant’è stupida la donna,<br />
ce l’ha due mele in seno e non le mangia,<br />
quando prende marito le consegna.<br />
L’avevo un uccellino senza penne,<br />
volava sulla patta (bocca) delle donne,<br />
a una beccata rimanevan pregne.<br />
Il mi’ morino è tanto che mi prega,<br />
solo un bacino io glielo voglio dare,<br />
ma glielo voglio dare in tal maniera<br />
che giorno e notte ci dovrà pensare.<br />
E gira e frulla,<br />
lascerò la parla aperta,<br />
si farà sulla ‘operta<br />
come fece mi’ pa’ e mi’ ma’.<br />
La donna<br />
e la fame<br />
Cosa m’importa a me de’ tuoi bacini,<br />
se a casa non mi porti da mangiare?<br />
Lo senti come piangono i bambini,<br />
gridano: «Babbo e mamma, abbiamo fame!»<br />
E cos’importa a me se il pane è caro?<br />
Tanto ce l’ho lo sposo contadino,<br />
gli do un bacino e lui un sacco di grano.<br />
Caro marito, disse la Nena,<br />
se si desina, ‘un si cena<br />
e alla domanda mia risponderai:<br />
Del tu’ guadagno cosa ne fai?<br />
Nata d’un cane, levati di torno,<br />
lo sai guadagno tre lire al giorno,<br />
e Dio ti mandi più che un accidente<br />
ché quando piove non guadagno niente.<br />
Bada, bambina, tu mi ‘omprometti,<br />
i miei guadagni tu dove li metti?<br />
Perché a pagare io sarò pronto,<br />
vieni un po’ino a fare il conto.<br />
E scrivi e scrivi sempre, o cervellone,<br />
cosa guadagni? Tre lire al giorno,<br />
e quattrini non ce l’hai,<br />
e cosa fai? ‘Un ce n’hai mai.<br />
Un franco e venti ci vole di pane,<br />
un’e settanta me ne rimane,<br />
metti un trentina di fagioli<br />
e son po’ini pe’ quattro figlioli.<br />
Dal macellaio ‘un ci posso più anda’<br />
perché la ‘arne ‘un me la vo’ più da’.<br />
Cinque lire me l’avanza il lattaio<br />
e dieci lire anche il fornaio...<br />
E cara Nena, mondo birbone,<br />
ora lo vedo che tu hai ragione.<br />
Quando i figlioli cresceranno,<br />
le cose meglio anderanno.<br />
La donna<br />
e il mare<br />
Mi voglio fa’ la casa alla marina<br />
e le finestre sull’onde del mare,<br />
mi voglio leva’ presto la mattina<br />
pe’ vede’ ‘il mio morino navigare.<br />
La via del mare l’ho fatta piangendo<br />
e lacrimando per tutta la via,<br />
le mani agli occhi e la bocca dicendo:<br />
«Bisogna abbandonarsi, anima mia».<br />
O lume che fai lume ai Quattro Mori,<br />
fai lume ai bastimenti e ai marinari;<br />
fai lume allo mio amor che vien di fòri<br />
E le stelle nel cielo son millanta,<br />
tutte le sere conto e poi ·riconto,<br />
quella dell’amor mio sempre ci manca.<br />
O porto di Livorno traditore,<br />
m’hai portato il mio amore in alto mare,<br />
me 1’hai portato al Porto di Tolone.<br />
Lascialo sta’ Livorno e i Quattro Mori,<br />
il porto dove sbarca i marinari,<br />
e i giovanotti belli come fiori<br />
che pe comprarli ‘un bastano i denari.<br />
GIORGIO FONTANELLI (Livorno 20<br />
maggio 1925 - 5 giugno 1993) - Drammaturgo<br />
e poeta. Nacque in via Goldoni<br />
48. Prof. Laureatosi nel 1950 in<br />
Lettere Moderne (Storia del Risorgimento)<br />
all’Università di Pisa, insegnò<br />
latino e italiano al Liceo Classico<br />
"G.B. Niccolini", allo Scientifico<br />
di Piombino, poi, per molti anni, all’Istituto<br />
Nautico "A. Cappellini". Dal<br />
1978 fu docente di Storia dello Spettacolo<br />
all’Accademia di Belle Arti di<br />
Carrara. Oltre che insegnante fu poeta,<br />
uomo di teatro (numerosi sono<br />
i suoi testi teatrali) e ricercatore appassionato<br />
della tradizione popolare<br />
cittadina, lasciandoci un autentico<br />
trattato di livornesità con “O porto<br />
di Livorno traditore” (1975), che<br />
ancor oggi rimane un classico del<br />
nostro teatro popolare. Altri suoi scritti<br />
di successo furono “Quel gennaio<br />
del ‘29” sulla scissione del partito<br />
comunista e “La Pietra sotto la Croce”<br />
(1982) sugli ex voto di Montenero.<br />
Nel libro “Il punto dei quattro nasi”<br />
Fontanelli offre interessanti osservazioni<br />
originali della sua città, così<br />
come nei “Proverbi livornesi” e nei<br />
“Canti popolari livornesi”.
LIVORNOnonstop è...<br />
quiz<br />
17<br />
La storia delle nostre strade<br />
QUIZ A PUNTEGGIO PER SAGGIARE LA TUA LIVORNESITÀ<br />
LIVORNESE DOC O ALL’ACQUA DI ROSE?<br />
...a spasso<br />
per la città<br />
dallo Stradario Storico di Livorno, antico,<br />
moderno e illustrato di Beppe Leonardini<br />
e Corrado Nocerino e della<br />
Editrice Nuova Fortezza di Livorno.<br />
Via dell’Antica Polveriera -<br />
Dalla via S.Jacopo in Acquaviva<br />
a via del Forte dei cavalleggeri.<br />
Si riferisce ad una polveriera<br />
costruita nel 1720 e abbandonata<br />
nel 1827 poiché risultava<br />
troppo vicina alle abitazioni. La<br />
polveriera fu poi costruita sull’area<br />
della attuale darsena Toscana.<br />
Via Achille Valenti - Da via<br />
A.M. Agnoletti a via I. Marchiani,<br />
in zona “Corea”. E’ così denominata<br />
dal 1962 in ricordo del<br />
garibaldino livornese (1843-<br />
1928).<br />
Proverbi<br />
livornesi<br />
✔ Hai mangiato l’ovo n’culo<br />
alla gallina.<br />
✔ Bria’i e bimbi fori di ‘asa.<br />
✔ Fai onco ai ba’i ce’i.<br />
✔ È meglio ave’ paura ‘e toccanne.<br />
✔ Brutta in viso, e sotto il paradiso.<br />
✔ Accidenti a quelli boni.<br />
✔ Meglio invidiati ‘he compatiti.<br />
✔ N’e cascato lo spadino.<br />
✔ Deve lavorà chi ‘un ha nulla<br />
da fa’.<br />
Scoprilo rispondendo a queste domande; quindi controlla punteggio e valutazione:<br />
1<br />
In<br />
quale anno la Madonna di<br />
Montenero è stata proclamata<br />
patrona della Toscana?<br />
A 1966<br />
B 1947<br />
C 1930<br />
2<br />
Chi<br />
A<br />
B<br />
C<br />
3<br />
Via<br />
A<br />
B<br />
C<br />
4<br />
Chi<br />
A<br />
B<br />
C<br />
è l’autore del monumento<br />
a Giuseppe<br />
Garibaldi?<br />
Augusto Rivalta<br />
Vincenzo Cerri<br />
Lorenzo Gori<br />
Calatafimi ricorda la località<br />
teatro di una gloriosa battaglia?<br />
In quale regione è ubicata?<br />
Veneto<br />
Sicilia<br />
Lombardia<br />
ha scritto a metà<br />
1800 la guida Cenni su<br />
Livorno e i suoi contorni?<br />
Ippolito Nievo<br />
Pietro Martini<br />
Angelica Palli<br />
5<br />
In<br />
quale anno è scomparso<br />
il pittore Giovanni Fattori?<br />
A 1825<br />
B 1936<br />
C 1908<br />
6<br />
Quale<br />
A<br />
B<br />
C<br />
7<br />
Dove<br />
A<br />
B<br />
C<br />
8<br />
In<br />
livornese ha scritto<br />
il noto poemetto Rapsodie<br />
Garibaldine?<br />
Antonio Mangini<br />
Giovanni Marradi<br />
Francesco Domenico Guerrazzi<br />
è collocato il busto del<br />
patriota e uomo politico<br />
Adriano Lemmi?<br />
Accademia Navale<br />
Villa Fabbricotti<br />
Emeroteca<br />
quale anno fu inaugurato<br />
il Teatro La Gran Guardia?<br />
A 1954<br />
B 1963<br />
C 1949<br />
RISPOSTE: 1 (B), 2 (A), 3 (B), 4 (C), 5 (C), 6 (B), 7 (B), 8 (A), 9 (A), 10 (A), 11 (B), 12 (C)<br />
Meno di 2 risposte corrette: ...all’acqua di rose - Da 3 a 6 risposte corrette: ...sui generis<br />
Da 7 a 10 risposte corrette: alla moda - Nessun errore: LIVORNESE DOC honoris causa<br />
Quiz visivo e di orientamento a conferma del tuo grado di livornesità<br />
Che razza di livornese sei?<br />
...di SCOGLIO,<br />
di FORAVIA<br />
o... PISANO?<br />
Qui a fianco c'è la foto di una strada<br />
della tua città. Sai riconoscere di<br />
quale via si tratta?<br />
9<br />
Da<br />
A<br />
B<br />
C<br />
10 A<br />
B<br />
C<br />
11 chi sono stati progettati<br />
i portici di Via<br />
Grande?<br />
Alessandro Pieroni<br />
Luigi Vagnetti<br />
Bernardo Buontalenti<br />
Da cosa ha preso origine<br />
il toponimo della<br />
località Rombolino?<br />
Nome di un podere<br />
Zona di caccia<br />
Piatto tipico<br />
In quale anno fu costruito<br />
il Ponte di Marmo degli<br />
omonimi scali?<br />
A 1788<br />
B 1629<br />
C 1856<br />
12 Quante presenze ha collezionato<br />
Cristinao Lucarelli<br />
nel Livorno?<br />
A 136<br />
B 222<br />
C 174<br />
Se trovi degli errori in questo<br />
giornale, tieni presente<br />
che sono stati messi di proposito.<br />
Abbiamo cercato di<br />
soddisfare tutti, anche coloro<br />
che sono sempre alla ricerca<br />
di errori!<br />
Se rispondi ESATTAMENTE significa<br />
che sei un... livornese di scoglio!<br />
Se rispondi CONFONDENDO la via<br />
con altra della stessa zona, significa<br />
che sei un...livornese di foravia,<br />
Se NON RIESCI A CAPACITARTI di<br />
quale via si tratta, allora significa<br />
che... sei un pisano!<br />
Per la risposta, vedi pag. 19<br />
Grado di difficoltà:
LIVORNOnonstop è...<br />
18<br />
storia<br />
Corrosione, degrado e mancanza di rispetto per il secolare obelisco di Pasquale Poccianti<br />
Monumento<br />
al ‘Che’?<br />
No, è la secolare<br />
Fonte Guglia!<br />
I giovani lo hanno ormai ribattezzato<br />
l’obelisco di Che Guevara,<br />
anche perché l’effige, con<br />
tanto di sfondo amaranto, dedicato<br />
al noto rivoluzionario, guerrigliero,<br />
scrittore e medico argentino,<br />
fa bella mostra (?) di sé, ormai<br />
da un bel po’ di tempo. E’<br />
uno dei tipici esempi di scempio<br />
della storia secolare livornese.<br />
Sono difatti trascorsi quasi duecento<br />
anni da quando l’obelisco<br />
fu posto nell’allora piazza di<br />
Marte (l’attuale piazza Giuseppe<br />
Mazzini che prese questo nome<br />
nel 1872, proprio subito dopo la<br />
morte dell’apostolo del Risorgimento<br />
Italiano). La realizzazione<br />
del manufatto, che, per la precisione<br />
risale al 1836, fu appositamente<br />
voluta da Ferdinando I,<br />
che voleva delimitare lo spazio<br />
entro in cui era proibito costruire<br />
le abitazioni.<br />
Fu innalzato da Pasquale Poccianti<br />
con i lavori di ampliamento<br />
dell’acquedotto. Prese il nome<br />
di Fontana “Fonte Guglia” anche<br />
perché quì era posta una fonte<br />
pubblica.<br />
I libri di storia non evidenziano<br />
l’originaria altezza della costruzione,<br />
ma sicuramente l’obelisco<br />
era alto più di due-tre volte di ciò<br />
che rimane oggi (ce ne possiamo<br />
rendere conto anche dalle cartoline<br />
dell’epoca). Il troncamento<br />
fu dovuto sia alla naturale corrosione<br />
e allo sfaldamento della<br />
pietra arenaria (bella a vedersi ma<br />
non è proprio l’ideale per la costruzione<br />
di un elemento architettonico<br />
o scultorio) ma anche,<br />
e soprattutto, alla mancata attenzione<br />
(leggi adeguata manutenzione)<br />
che richiede un manufatto<br />
più che secolare. Il Comune,<br />
dopo che la parte superiore<br />
era già stata a suo tempo rimossa,<br />
nel 2009, per motivi di sicurezza<br />
e per garantire l’incolumità<br />
dei cittadini, fu costretto a “tagliarlo”<br />
ulteriormente.<br />
Considerato che a tutt’oggi lo<br />
Come si presenta oggi l’obelisco di piazza Mazzini, con dipinta l’effige del<br />
Che Guevara. Innalzato dal Poccianti nel 1836, per volere di Ferdinando I,<br />
delimitiva la zona oltre la quale era proibito costruire abitazioni. All’epoca<br />
era conosciuto come Fonte Guglia, per la presenza di una fontana pubblica.<br />
“scheletro” presenta ancora vari<br />
problemi (è ormai transennato da<br />
lungo tempo), nasce spontanea<br />
l’amarezza per un sito secolare<br />
abbandonato a se stesso (c’è di<br />
mezzo anche la Soprintendenza di<br />
Pisa), senza alcun rispetto per la<br />
sua storia e per quella della città.<br />
Una cartolina dei primi del 1900 che mostra la piazza Mazzini e l’obelisco di Pasquale Poccianti in tutta la sua originaria altezza.
LIVORNOnonstop è...<br />
19<br />
amarcord<br />
Cara, vecchia Livorno<br />
oltre<br />
dalla collezione di Roberto Leonardi<br />
che alla ns. Redazione<br />
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Ma che razza<br />
di livornese sei?<br />
La strada in questione, di cui a<br />
pag. 17, è:<br />
Via Pasquale Poccianti<br />
Navicelli e Fortezza vecchia<br />
1980 - Via Strozzi: arco.<br />
posta tra piazza XX Settembre<br />
e corso Amedeo