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IL CONSU n 250-FINALE

Il Giornale del Consumatore - n. 250

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LETTERE AL DIRETTORE<br />

LA MIA SARDEGNA. LA MIA CARA TERRA<br />

Faccio il punto:<br />

- Migranti eritrei che appena<br />

approdati cercano di scappare da Cagliari,<br />

occupando il porto per imbarcarsi con la<br />

prima nave verso la penisola, addirittura<br />

anche sulle navi della Tirrenia.<br />

- Migranti centroafricani che scappano da<br />

alberghi isolani a tre stelle e bloccano<br />

pullman e strade nel tentativo di scappare<br />

- Migranti che si lamentano dell'isolamento<br />

della Sardegna e pretendono di andare<br />

nelle grandi città (escluso Cagliari che fa<br />

schifo. ndr.)<br />

- Migranti che rifiutano il cibo sardo perchè<br />

non gradito e non adeguato ai loro bisogni<br />

(malloreddus, culurgiones, fregula e seadas?<br />

Cifraxiu?)<br />

- Migranti poche ore fa a Sanluri : "Qua non<br />

stiamo bene, vogliamo andare via!" Urla e<br />

minacce.<br />

- Navi di ogni nazione che continuano a sbarcare<br />

a Cagliari migliaia di migranti, che<br />

appena realizzano di essere in Sardegna<br />

vanno su tutte le furie e minacciano tutti<br />

come se fossero stati sbarcati nell'isola<br />

della Cayenna e, allo stesso modo di<br />

Papillon, cercano di lanciarsi in mare per<br />

scappare, come se la Sardegna fosse peggio<br />

delle coste libiche.<br />

Ma allora, mi domando, perché continuano a<br />

sbarcarci migliaia di migranti in Sardegna<br />

sapendo di farne degli infelici? Oltretutto<br />

stanno creando un grave danno all'autostima<br />

di noi sardi, che abbiamo sempre fatto della<br />

nostra proverbiale ospitalità il cavallo vincente<br />

di intere generazioni. Che dire poi<br />

della bellezza della nostra Terra, accessibile<br />

a tutti ma spesso proibitiva per noi poveri<br />

sardi? E del nostro cibo, onore e vanto della<br />

nostra terra, denigrato da un popolo<br />

migrante che dice di essere reduce da una<br />

grave carestia alimentare e dove anche le<br />

cavallette dovevano essere considerate commestibili,<br />

vogliamo parlarne? Io che sono<br />

Sardo e ne vado fiero, che discendo dal popolo<br />

nuragico, fatto di uomini forti e di guerrieri,<br />

che appartengo ad una cultura antica e<br />

autonoma, che considero l'insularità come<br />

un dono di Dio, che ho ritenuto ogni centimetro<br />

della mia Terra degno del paradiso<br />

terrestre, che ho fatto dei prodotti della mia<br />

Terra uno stile di vita alimentare, che considero<br />

il mare un'opportunità e non un vincolo,<br />

malgrado spostarsi verso il resto del<br />

mondo mi procuri grandi disagi e gravi<br />

sacrifici, che ho visto nella Sardegna i sacrifici<br />

dei miei avi e il futuro dei miei figli, che<br />

amo la mia Terra e che per amore l'ho voluta<br />

condividere con chiunque manifestasse il<br />

desiderio di venirci, che ho difeso contro<br />

tutti e sopratutto contro noi stessi, oggi mi<br />

sento deluso e offeso. Deluso e offeso come<br />

colui che per accontentare il suo prossimo,<br />

condivide la sua casa e divide il pane con i<br />

bisognosi, e scopre che il suo pane viene gettato<br />

per terra e la sua casa maledetta. La mia<br />

grande ospitalità, come quella di tutti i<br />

sardi, è a disposizione di chiunque ne abbia<br />

bisogno, ma non certo di chi non ne onora il<br />

sacrificio e il buon cuore. Stiano a casa loro,<br />

o vadano in posti dove si sentono più a loro<br />

agio. Noi questo abbiamo, e di questo siamo<br />

orgogliosi.<br />

Caro Fabio,<br />

Fabio Barbarossa-Cagliari -Per mail<br />

anche io amo la Sardegna che più di 50 anni fa<br />

mi venne assegnata come posto di lavoro.<br />

Anche io feci fatica ad integrarmi, per le difficoltà,<br />

allora molto più di oggi, di entrare nei<br />

gruppi e nei balli domenicali in famiglia. Lo<br />

Stato, per problemi di trasferimento di fondi, mi<br />

lasciò anche 4 mesi senza stipendio e non avevo<br />

nessuno che mi potesse aiutare. Ma ho tenuto<br />

duro e mi sono adeguato alla Sardegna ed ai<br />

sardi. Il mio collega piemontese di Cuneo, non<br />

ci riuscì nemmeno dopo tanti anni, pur sposando<br />

una sarda, ritenendo sempre di provenire da<br />

una Regione superiore. Oggi, che ho una moglie<br />

sardo-catalana e due figlie cagliaritane, amo la<br />

Sardegna molto più di tanti sardi pronti a denigrarla<br />

e, purtroppo, anche rovinarla come stanno<br />

facendo o hanno fatto molti politici, spesso<br />

servi del potere centrale. Spero che un giorno<br />

nasca un rigurgito di vero orgoglio, come il tuo<br />

e di tanti altri sardi che escano dal silenzio e<br />

creino una Sardegna libera da ogni condizionamento<br />

esterno, completamente autonoma in<br />

una Europa dei Popoli.<br />

LO SBANDAMENTO TOTALE<br />

Dovunque mi giro, il panorama non cambia.<br />

Umanità repressa, persecuzioni etniche,<br />

locali, personali. Un mondo che cambia<br />

aspetto. Tutto ciò che era, non è. Tutto<br />

ciò che è, non sarà più. Una corsa contro il<br />

tempo per fermare la scomparsa dell’umanità,<br />

così come l’abbiamo sempre<br />

conosciuta. Una sfida sul filo del rasoio per<br />

riaffermare concetti in disuso, ineluttabilmente<br />

indirizzati alla fine del tutto. A<br />

nulla servono ammonimenti, a nulla valgono<br />

manifestazioni di orrore. Tutto si<br />

assimila e si smaltisce. Tutto trova una collocazione<br />

nella mente collettiva, anche<br />

quando stride terribilmente con la<br />

coscienza personale. La negazione del<br />

passato è motivata da presunte necessità<br />

future. L’ottusità si sostituisce al patrimonio<br />

culturale dei popoli e la legge del più<br />

forte prevarica ogni possibilità di dialogo.<br />

Assistiamo ad una guerra totale, giustificabile<br />

solo da una demenza generale, dove il<br />

malato è più sano del curante. Il fine della<br />

stupidità giustifica i mezzi dell’idiozia. Un<br />

Machiavelli con il morbo di Alzheimer.<br />

Non sono un giornalista, e ne vado fiero,<br />

non sono un futurologo, e la cosa mi lusinga,<br />

non sono un politico, nessuno è perfetto.<br />

Sono solo un testimone del tempo. Un<br />

astante innocente catapultato a calci nel<br />

culo in una dimensione irreale, alla ricerca<br />

di una collocazione temporospaziale<br />

che, ahimè, non esiste più. Ho perso la<br />

strada, e a nulla servono le briciole di<br />

pane lasciate da Pollicino per tornare a<br />

casa. Gli avvoltoi hanno mangiato anche<br />

quelle. E in ogni caso ci sarà sempre un<br />

Orco, che con gli stivali delle sette leghe,<br />

cercherà di raggiungerci. Chiedo scusa a<br />

Charles Perrault per l’uso improprio del<br />

suo amato Pollicino. Buona fortuna a tutti.<br />

Fabio Barbarossa-Cagliari<br />

Posso commentare riportando il titolo di un<br />

libro di Gino&Michele, (Editore Feltrinelli)<br />

“Anche le formiche, nel loro piccolo, si incazzano”.<br />

Le formiche italiane, quei milioni di<br />

cittadini che hanno sudato una vita per<br />

crearsi una pensione che oggi non basta per<br />

campare; che hanno rinunciato a viaggi,<br />

vacanze, lussi, per farsi una casa e poterla<br />

lasciare un giorno ai figli e che molti, purtroppo,<br />

hanno perso per subire un fisco vorace<br />

che punisce chi ha vissuto come una formica<br />

pensando al domani ed alla vecchiaia;<br />

che si vedono prevaricati e impediti dall’uscire<br />

di casa per non subire scippi, borseggi,<br />

furti o, addirittura, occupata da extracomunitari;<br />

che non sono sicuri nemmeno barricati<br />

in casa perché tutti i ladri ed i delinquenti<br />

usciti dalle galere di mezzo mondo li<br />

abbiamo raccolti ed ospitati in nome di un<br />

finto solidarismo, ma servivano per arricchire<br />

personaggi in doppio petto, amici degli<br />

amici o prestanome di politici, responsabili<br />

di associazioni più a scopo di ladrocinio che<br />

senza scopo di lucro ebbene, questi milioni di<br />

italiani – rappresentati anche dalle nuove<br />

generazioni sempre più determinati a fare<br />

qualcosa, sono stufi di essere continuamente<br />

presi per i fondelli con chiacchiere e promesse<br />

con le quali si cerca di far passare per sviluppo<br />

una realtà completamente diversa,<br />

prima o poi si incazzeranno di brutto e, temo,<br />

possa venire una rivoluzione che, sull’esempio<br />

delle primavere arabe, possa finire nel<br />

sangue e la fine di una nazione.<br />

6<br />

N° <strong>250</strong> - SETTEMBRE/OTTOBRE 2015 www.ilconsumatore.eu

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