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LETTERE AL DIRETTORE<br />
LA MIA SARDEGNA. LA MIA CARA TERRA<br />
Faccio il punto:<br />
- Migranti eritrei che appena<br />
approdati cercano di scappare da Cagliari,<br />
occupando il porto per imbarcarsi con la<br />
prima nave verso la penisola, addirittura<br />
anche sulle navi della Tirrenia.<br />
- Migranti centroafricani che scappano da<br />
alberghi isolani a tre stelle e bloccano<br />
pullman e strade nel tentativo di scappare<br />
- Migranti che si lamentano dell'isolamento<br />
della Sardegna e pretendono di andare<br />
nelle grandi città (escluso Cagliari che fa<br />
schifo. ndr.)<br />
- Migranti che rifiutano il cibo sardo perchè<br />
non gradito e non adeguato ai loro bisogni<br />
(malloreddus, culurgiones, fregula e seadas?<br />
Cifraxiu?)<br />
- Migranti poche ore fa a Sanluri : "Qua non<br />
stiamo bene, vogliamo andare via!" Urla e<br />
minacce.<br />
- Navi di ogni nazione che continuano a sbarcare<br />
a Cagliari migliaia di migranti, che<br />
appena realizzano di essere in Sardegna<br />
vanno su tutte le furie e minacciano tutti<br />
come se fossero stati sbarcati nell'isola<br />
della Cayenna e, allo stesso modo di<br />
Papillon, cercano di lanciarsi in mare per<br />
scappare, come se la Sardegna fosse peggio<br />
delle coste libiche.<br />
Ma allora, mi domando, perché continuano a<br />
sbarcarci migliaia di migranti in Sardegna<br />
sapendo di farne degli infelici? Oltretutto<br />
stanno creando un grave danno all'autostima<br />
di noi sardi, che abbiamo sempre fatto della<br />
nostra proverbiale ospitalità il cavallo vincente<br />
di intere generazioni. Che dire poi<br />
della bellezza della nostra Terra, accessibile<br />
a tutti ma spesso proibitiva per noi poveri<br />
sardi? E del nostro cibo, onore e vanto della<br />
nostra terra, denigrato da un popolo<br />
migrante che dice di essere reduce da una<br />
grave carestia alimentare e dove anche le<br />
cavallette dovevano essere considerate commestibili,<br />
vogliamo parlarne? Io che sono<br />
Sardo e ne vado fiero, che discendo dal popolo<br />
nuragico, fatto di uomini forti e di guerrieri,<br />
che appartengo ad una cultura antica e<br />
autonoma, che considero l'insularità come<br />
un dono di Dio, che ho ritenuto ogni centimetro<br />
della mia Terra degno del paradiso<br />
terrestre, che ho fatto dei prodotti della mia<br />
Terra uno stile di vita alimentare, che considero<br />
il mare un'opportunità e non un vincolo,<br />
malgrado spostarsi verso il resto del<br />
mondo mi procuri grandi disagi e gravi<br />
sacrifici, che ho visto nella Sardegna i sacrifici<br />
dei miei avi e il futuro dei miei figli, che<br />
amo la mia Terra e che per amore l'ho voluta<br />
condividere con chiunque manifestasse il<br />
desiderio di venirci, che ho difeso contro<br />
tutti e sopratutto contro noi stessi, oggi mi<br />
sento deluso e offeso. Deluso e offeso come<br />
colui che per accontentare il suo prossimo,<br />
condivide la sua casa e divide il pane con i<br />
bisognosi, e scopre che il suo pane viene gettato<br />
per terra e la sua casa maledetta. La mia<br />
grande ospitalità, come quella di tutti i<br />
sardi, è a disposizione di chiunque ne abbia<br />
bisogno, ma non certo di chi non ne onora il<br />
sacrificio e il buon cuore. Stiano a casa loro,<br />
o vadano in posti dove si sentono più a loro<br />
agio. Noi questo abbiamo, e di questo siamo<br />
orgogliosi.<br />
Caro Fabio,<br />
Fabio Barbarossa-Cagliari -Per mail<br />
anche io amo la Sardegna che più di 50 anni fa<br />
mi venne assegnata come posto di lavoro.<br />
Anche io feci fatica ad integrarmi, per le difficoltà,<br />
allora molto più di oggi, di entrare nei<br />
gruppi e nei balli domenicali in famiglia. Lo<br />
Stato, per problemi di trasferimento di fondi, mi<br />
lasciò anche 4 mesi senza stipendio e non avevo<br />
nessuno che mi potesse aiutare. Ma ho tenuto<br />
duro e mi sono adeguato alla Sardegna ed ai<br />
sardi. Il mio collega piemontese di Cuneo, non<br />
ci riuscì nemmeno dopo tanti anni, pur sposando<br />
una sarda, ritenendo sempre di provenire da<br />
una Regione superiore. Oggi, che ho una moglie<br />
sardo-catalana e due figlie cagliaritane, amo la<br />
Sardegna molto più di tanti sardi pronti a denigrarla<br />
e, purtroppo, anche rovinarla come stanno<br />
facendo o hanno fatto molti politici, spesso<br />
servi del potere centrale. Spero che un giorno<br />
nasca un rigurgito di vero orgoglio, come il tuo<br />
e di tanti altri sardi che escano dal silenzio e<br />
creino una Sardegna libera da ogni condizionamento<br />
esterno, completamente autonoma in<br />
una Europa dei Popoli.<br />
LO SBANDAMENTO TOTALE<br />
Dovunque mi giro, il panorama non cambia.<br />
Umanità repressa, persecuzioni etniche,<br />
locali, personali. Un mondo che cambia<br />
aspetto. Tutto ciò che era, non è. Tutto<br />
ciò che è, non sarà più. Una corsa contro il<br />
tempo per fermare la scomparsa dell’umanità,<br />
così come l’abbiamo sempre<br />
conosciuta. Una sfida sul filo del rasoio per<br />
riaffermare concetti in disuso, ineluttabilmente<br />
indirizzati alla fine del tutto. A<br />
nulla servono ammonimenti, a nulla valgono<br />
manifestazioni di orrore. Tutto si<br />
assimila e si smaltisce. Tutto trova una collocazione<br />
nella mente collettiva, anche<br />
quando stride terribilmente con la<br />
coscienza personale. La negazione del<br />
passato è motivata da presunte necessità<br />
future. L’ottusità si sostituisce al patrimonio<br />
culturale dei popoli e la legge del più<br />
forte prevarica ogni possibilità di dialogo.<br />
Assistiamo ad una guerra totale, giustificabile<br />
solo da una demenza generale, dove il<br />
malato è più sano del curante. Il fine della<br />
stupidità giustifica i mezzi dell’idiozia. Un<br />
Machiavelli con il morbo di Alzheimer.<br />
Non sono un giornalista, e ne vado fiero,<br />
non sono un futurologo, e la cosa mi lusinga,<br />
non sono un politico, nessuno è perfetto.<br />
Sono solo un testimone del tempo. Un<br />
astante innocente catapultato a calci nel<br />
culo in una dimensione irreale, alla ricerca<br />
di una collocazione temporospaziale<br />
che, ahimè, non esiste più. Ho perso la<br />
strada, e a nulla servono le briciole di<br />
pane lasciate da Pollicino per tornare a<br />
casa. Gli avvoltoi hanno mangiato anche<br />
quelle. E in ogni caso ci sarà sempre un<br />
Orco, che con gli stivali delle sette leghe,<br />
cercherà di raggiungerci. Chiedo scusa a<br />
Charles Perrault per l’uso improprio del<br />
suo amato Pollicino. Buona fortuna a tutti.<br />
Fabio Barbarossa-Cagliari<br />
Posso commentare riportando il titolo di un<br />
libro di Gino&Michele, (Editore Feltrinelli)<br />
“Anche le formiche, nel loro piccolo, si incazzano”.<br />
Le formiche italiane, quei milioni di<br />
cittadini che hanno sudato una vita per<br />
crearsi una pensione che oggi non basta per<br />
campare; che hanno rinunciato a viaggi,<br />
vacanze, lussi, per farsi una casa e poterla<br />
lasciare un giorno ai figli e che molti, purtroppo,<br />
hanno perso per subire un fisco vorace<br />
che punisce chi ha vissuto come una formica<br />
pensando al domani ed alla vecchiaia;<br />
che si vedono prevaricati e impediti dall’uscire<br />
di casa per non subire scippi, borseggi,<br />
furti o, addirittura, occupata da extracomunitari;<br />
che non sono sicuri nemmeno barricati<br />
in casa perché tutti i ladri ed i delinquenti<br />
usciti dalle galere di mezzo mondo li<br />
abbiamo raccolti ed ospitati in nome di un<br />
finto solidarismo, ma servivano per arricchire<br />
personaggi in doppio petto, amici degli<br />
amici o prestanome di politici, responsabili<br />
di associazioni più a scopo di ladrocinio che<br />
senza scopo di lucro ebbene, questi milioni di<br />
italiani – rappresentati anche dalle nuove<br />
generazioni sempre più determinati a fare<br />
qualcosa, sono stufi di essere continuamente<br />
presi per i fondelli con chiacchiere e promesse<br />
con le quali si cerca di far passare per sviluppo<br />
una realtà completamente diversa,<br />
prima o poi si incazzeranno di brutto e, temo,<br />
possa venire una rivoluzione che, sull’esempio<br />
delle primavere arabe, possa finire nel<br />
sangue e la fine di una nazione.<br />
6<br />
N° <strong>250</strong> - SETTEMBRE/OTTOBRE 2015 www.ilconsumatore.eu